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SUONO n° 478

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PM1<br />

Solo il piacere<br />

di ascoltare<br />

Ci sono momenti in cui solo la<br />

musica conta. Quando vuoi dimenticare<br />

la realtà che ti circonda,<br />

e immergerti semplicemente<br />

nella dimensione del<br />

suono. PM1 è stato creato per<br />

questi momenti. Il suo tweeter<br />

al carbonio, l’unità medio bassi<br />

in Kevlar, il cabinet Matrix<br />

rinforzato, ovvero una perfetta<br />

combinazione di elementi per<br />

rendere tutto il resto privo di significato.<br />

Sicuramente il più raffinato<br />

tra i diffusori di piccole<br />

dimensioni realizzati da B&W.<br />

www.audiogamma.it


N. <strong>478</strong><br />

LUGLIO 2013<br />

Sommario<br />

EDITORIALE di Paolo Corciulo .....................................................................5<br />

@<strong>SUONO</strong> ...................................................................................... 6<br />

ANTENNA ....................................................................................8<br />

DALLA PARTE DI PROUST di Daniel C. Marcoccia ..................................................146<br />

Inside DENTRO LA MUSICA<br />

RIFLESSIONI SUL MERCATO Eppur si muove di Paolo Corciulo ....................................16<br />

THOM YORKE / ATOMS FOR PEACE Anatomia di una voce controcorrente di Alfonso Colella ........ 22<br />

RAY MANZAREK Le due vite di Ray di Massimo Bargna ........................................... 26<br />

TEHO TEARDO Visione d’insieme di Roberto Paviglianiti ........................................... 30<br />

STEFANO BATTAGLIA Il mio canto semplice di Maurizio Favot .................................... 34<br />

ALESSANDRO LANZONI Se non ascolti, parli da solo di Jacopo Cosi ............................... 38<br />

A FAVORE O CONTRO Perché sostenere Pereira di Pietro Acquafredda ............................. 42<br />

REPORTAGE METROPOLIS STUDIOS Welcome to the pleasure dome di Paolo Corciulo .............. 44<br />

LE CITTÀ DELLA MUSICA di Federico Geremei ......................................... 50<br />

I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> Italia ‘70 di Guido Bellachioma ...............................................55<br />

Quasi come Guccini... ......................................................................56<br />

........................................... 60<br />

Né trucchi né illusioni… .................................................................. 64<br />

Dedicato ai Semiramis .................................................................... 66<br />

Il grande gioco dell’Albero Motore ......................................................... 70<br />

Selector TUTTO IL MEGLIO IN ARRIVO SUL MERCATO<br />

TECNICA di Agostino Bistarelli ................................................72<br />

AMPLIFICATORE INTEGRATO a cura della redazione ..................................76<br />

AMPLIFICATORE INTEGRATO Rotel RA-1 a cura della redazione ............................................82<br />

DIFFUSORI a cura della redazione ........................................................86<br />

CUFFIA Focal Spirit One a cura della redazione ................................................................98<br />

CUFFIA Sennheiser IE 800 a cura della redazione ............................................................102<br />

AMPLIFICATORE PER CUFFIE Micromega MyZic a cura della redazione ...................................106<br />

DISCO DEL MESE a cura di Max Stèfani ...........................................................110<br />

RECENSIONI .................................................................................114<br />

FILM di Rocco Mancinelli ..........................................................................126<br />

AMATO MIO LP di Carlo D’Ottavi ..................................................................128<br />

LINK di Vittorio Amodio ..........................................................................130<br />

FIORI FRUTTA CITTÀ a cura di Paolo Corciulo .....................................................132<br />

LIBRI a cura di Max Stèfani .......................................................................134<br />

Cut‘n’mix MUSICA | CINEMA | LIBRI | SOCIETÀ | ARTE | FUMETTI ...................136


Invito alla liquida<br />

STREAMING PLAYER AMPLIFICATO<br />

SIMPLE AUDIO ROOMPLAYER I<br />

(PREZZO DI LISTINO EURO 799,00)<br />

+<br />

DIFFUSORI Q ACOUSTICS 2010<br />

(PREZZO DI LISTINO EURO 199,00*)<br />

=<br />

840,00 EURO<br />

* color grafite (disponibili anche nero laccato<br />

con sovrapprezzo 20 euro)<br />

FINO AL 31 LUGLIO<br />

Tutto quello che serve<br />

per ascoltare<br />

<br />

<br />

www.audiodistribution.it<br />

AUDIO DISTRIBUTION | info: 331.133.65.25 | info@audiodistribution.it


Editoriale<br />

di Paolo Corciulo<br />

Se la cultura non si mangia,<br />

chi si mangia la cultura<br />

Fiera e disperata al contempo, la<br />

bionda violinista suona tra le lacrime<br />

e guarda il suo strumento<br />

come si guardano i propri cari quando si<br />

sa che non li si vedrà più: è l’ultimo concerto<br />

dell’Orchestra della TV di Stato Ert, dismessa<br />

come la rete televisiva pubblica greca…<br />

<br />

si salverà, in extremis per l’intervento del<br />

sindaco Renzi che si è impegnato a ricoprire<br />

i buchi di bilancio. Sembra davvero, per dirla<br />

con Tremonti, che “la gente la cultura non<br />

se la può mangiare” e dunque a far cultura<br />

si rischia di morire di fame!<br />

Poco importa, verrebbe da dire, di<br />

fronte a una crisi economica ben<br />

più grave che può passare sopra<br />

<br />

Quest’ultima interpretazione della musica,<br />

sembra quella accreditata a spiegare l’assordante<br />

silenzio sancito dalla sedia vuota,<br />

bianca, lasciata vacante da Papa Francesco<br />

in occasione del concerto dell’Orchestra<br />

nazionale della RAI per l’Anno della<br />

Fede. Come se il Papa abbia ritenuto, nel<br />

suo quasi ossessivo marcare il distacco da<br />

quella chiesa opulenta e lontana dai valori<br />

di povertà e semplicità di S.Francesco, che<br />

arte e fede, musica e spirito non possano<br />

arricchire entrambe l’anima. Se così fosse,<br />

e io spero che non lo sia, Papa Francesco<br />

sbaglierebbe, avvalorando l’ipotesi che l’arte<br />

nelle sue svariate forme di cui la musica è<br />

una delle più immediate (la prima cosa che<br />

fa un bambino per comunicare appena viene<br />

al mondo è emettere il suo grido), è cosa<br />

troppo complessa per l’anima, soprattutto<br />

per quella del popolo.<br />

E in questa bella Italia, dalle tante risorse<br />

mal sfruttate, si aggiungerebbe un altro<br />

tassello ai tanti, tra tutti quello delle risorse<br />

<br />

il nostro paese spende, in media, poco più<br />

di un terzo degli altri), per mantenere quel<br />

“popolo” nell’ignoranza; non si diceva un<br />

tempo che “la religione è l’oppio dei popoli”<br />

Sostituite “religione” con “televisione”,<br />

“Non è che la gente la cultura se la mangia...”<br />

Giulio Tremonti<br />

“predicatori d’accatto” o quel che si vuole<br />

e l’equazione non cambia: può far comodo<br />

mantenere i più nell’ignoranza…<br />

Non è lo scopo di questa rivista che, nel suo<br />

piccolo, tenta invece di svincolarsi dalle<br />

<br />

numero, articolo dopo articolo la realtà in<br />

maniera consapevole e questa consapevolezza<br />

tenta di trasferirla ai suoi lettori anche<br />

loro malgrado, resistendo alla tentazione<br />

di fare quel che è più semplice, di scrivere<br />

quel che ci si vuol sentire dire. Scomoda,<br />

semplicemente spiacevole: è la realtà che<br />

andiamo cercando, lontani dall’oppio e da<br />

ogni forma di ottundimento (o almeno ci<br />

proviamo).<br />

Chi sono io per alzare la mia voce in materia<br />

Nessuno. Ma vi posso dire che in questi giorni,<br />

di fronte alla violinista greca, di fronte<br />

<br />

mi è tornata in mente un’immagine di molti<br />

anni fa: era il 1988 e in occasione dell’IFA di<br />

Berlino mi ritrovai a pernottare nella parte<br />

est della città. Sì, esisteva ancora il Muro e<br />

la stazione della metropolitana che sanciva<br />

la dogana era presidiata da guardie e cani<br />

<br />

Checkpoint Charlie avevo assistito ad una<br />

perquisizione al pullman che mi avrebbe<br />

riportato al di là del Muro (come ogni mattina)<br />

che - anche solo minimamente<br />

- dava l’idea di quel che stava passando<br />

lì la gente. Alla sera, dal lussuoso<br />

ma decadente Grand Hotel<br />

che mi ospitava, mi ero “arrischiato” in una<br />

<br />

spazi grandiosi in contrasto con negozi vuoti<br />

di ogni genere di prodotto, dove era persino<br />

<br />

lire che eri costretto a cambiare in moneta<br />

<br />

qualche fumosa Trabant (queste vetture<br />

erano a due tempi!) e un peso, enorme, lì,<br />

proprio sull’anima…<br />

Su una piazza, enorme e manco a dirlo e vuota,<br />

improvvisamente si riversarono migliaia<br />

<br />

uomini e donne singoli o che si tenevano<br />

per mano. Chiassosi allegri, vitali: erano<br />

appena usciti da un concerto e tutto questo<br />

a me, fece bene all’anima!<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 5


CI AVETE DETTO CHE...<br />

scrivete a p.corciulo@suono.it & max.stefani@suono.it<br />

@<strong>SUONO</strong><br />

EVVIVA IL MICROLUSSO<br />

Ho letto l’editoriale di questo mese e<br />

devo darle perfettamente ragione. Devo<br />

dire che anche con molto meno di 1.000 euro,<br />

cercando in rete, sono riuscito ad assemblare<br />

un impiantino da scrivania che, a mio modesto<br />

parere, suona e mi procura momenti di<br />

“godimento musicale”. Allora: pc netbook<br />

Asus (che già possedevo), ampli classe D Fe-<br />

<br />

<br />

ma dopo un opportuno rodaggio dei minidiffusori<br />

in questione, i quali appena sballati<br />

suonavamo malissimo, tanto da farmi credere<br />

di aver sbagliato acquisto, devo proprio dire<br />

di essermi ricreduto a tal punto da passare<br />

ore e ore ad ascoltare musica liquida sia in<br />

formato compresso sia in formato lossless; in<br />

<br />

wow! Ora, considerato che non potrei mai e<br />

poi mai permettermi le Avalon e compagnia<br />

andante, vorrei fare una considerazione. Ma<br />

vale davvero la pena spendere interi patrimoni<br />

per assemblare impianti per i quali bisogna accendere<br />

un mutuo ventennale per poi sforzarsi<br />

di ascoltare il lieve tossire dello spettatore che<br />

<br />

destra In fondo ciò che interessa veramente<br />

<br />

certi negozianti che se non entri con un bell’assegno<br />

a molti zeri non si degnano neanche di<br />

darti uno sguardo, anzi ti trattano da pezzente<br />

Io da parte mia preferisco la musica.<br />

Michele Sclafani - Cesate (MI)<br />

Sono un vecchio nuovo lettore della<br />

-<br />

<br />

in relazione al suo editoriale del numero di<br />

<br />

me) miracoloso impianto per sentire musica<br />

(liquida) con meno di mille euro. Faccio<br />

una premessa per farmi inquadrare meglio: il<br />

<br />

a metà anni ‘90 (credo che tra tutto si arrivi<br />

attorno ai 100 anni di età, ma devo dire che<br />

funziona ancora egregiamente), da allora in<br />

poi mi sono “disinteressato” a tutto il settore<br />

limitandomi a sentire musica e dedicando-<br />

<br />

successe di cose, per esempio ho imparato a<br />

usare il computer (poco e male) abbastanza<br />

per farmi trascinare nel mare magnum degli<br />

mp3, abituandomi così a fruire la musica in<br />

modo diverso. Ora, leggendo la sua rivista<br />

<br />

e di tutto quello che ci viene appresso e mi<br />

chiedo se non sia il caso di... aggiornarmi. Dico<br />

subito che, essendo io un metalmeccanico, i<br />

soldi da eventualmente investire nell’opera<br />

andranno in qualche modo tolti a qualcosa<br />

d’altro... Quindi mi chiedo: ha senso aggiungerci<br />

un aggeggio come l’M2Tech HiFace per<br />

cercare di sentire un po’ meglio quello che<br />

esce dal computer (tenendo presente che non<br />

<br />

tenta, ma credo che in ordine di acquisto venga<br />

dopo l’M2Tech, anche perché non ho molto<br />

chiaro come potrei usarlo: se lo sostituisco<br />

al mio Technics non potrò più usare lettore<br />

<br />

dovrei trovare il modo di collegare le mie casse<br />

<br />

fare. Insomma, un sacco di dubbi, a cui si<br />

aggiunge l’ultimo: ma in tutta questa catena<br />

sonora che importanza assume il software che<br />

<br />

uguali I computer anche Io per esempio<br />

<br />

completo e versatile, ma sicuramente ce ne<br />

saranno di migliori...<br />

Luca Mozzi<br />

Non da oggi vado dicendo che la frontiera<br />

più interessante che si è andata delineando<br />

in questi ultimi anni è quella del microlusso,<br />

affiancata da nuove aree di pertinenza<br />

nell’ascolto della musica riprodotta che<br />

aprono le porte ad un rimescolamento degli<br />

equilibri del mercato, a patto che gli attori di<br />

quel mercato se ne accorgano. Obtorto collo<br />

anche gli italiani (gli operatori intendo…)<br />

prenderanno atto di quello che i loro colleghi<br />

esteri hanno infine capito, tornando a<br />

confrontarsi su quella che è la fascia più bassa<br />

<br />

che può creare aperture allo sviluppo del<br />

mercato. Le due lettere che pubblichiamo ne<br />

sono una testimonianza.<br />

E si è diffuso (o si diffonderà) il dibattito e,<br />

spero, una nuova forma di pensiero che non<br />

guardi con la stessa alterigia dei due coniugi<br />

della Dacia Duster (pubblicità tv) alle forme e<br />

alle soluzioni per ascoltare musica. 1.000 euro<br />

bastano per ascoltare musica Sicuramente<br />

bastano in generale per cominciare con<br />

soddisfazione. Nel campo della liquida quei<br />

mille euro (nel caso segnalato nell’editoriale<br />

servivano per un pc tablet, l’HiFace DAC,<br />

il Nuforce e una coppia di B&W) possono<br />

dar vita ad una rappresentazione sonora di<br />

tutto rispetto.<br />

Certo, l’approccio alle nuove forme della<br />

riproduzione sonora comporta nuove<br />

competenze e le molte domande del lettore<br />

Mozzi ne sono una dimostrazione: purtroppo<br />

per rispondere a tutte ci vorrebbe una… liqui-<br />

<br />

<br />

una modica spesa (200 euro per l’HiFace)<br />

consente di usufruire di tutte le nuove forme<br />

di consumo musicale (penso a Spotify e simili<br />

oltre ai più tradizionali fornitori di musica<br />

<br />

in alta risoluzione anche con un impianto<br />

“archeologico” male non fa; 2) è importante<br />

comprendere se il computer verrà dedicato<br />

interamente all’hi-fi e se in alternativa<br />

è possibile far convivere logisticamente<br />

esigenze di produttività individuale e<br />

l’intrattenimento domestico. Nel caso che<br />

<br />

attorno al computer un secondo sistema,<br />

da minimale - con una spesa di circa 300<br />

euro (una cuffia di qualità o dei diffusori<br />

<br />

WS100) - a più “strutturato”.<br />

<br />

6 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


MC 601<br />

POWER AND BEAUTY<br />

Finale monofonico MC 601<br />

Una performance assoluta nasce dal perfetto<br />

equilibrio tra purezza musicale e una riproduzione<br />

sonora di altissima qualità.<br />

MC 601 è straordinaria potenza per un suono<br />

che è già leggenda. Un design senza tempo,<br />

nel segno di una grande tradizione.


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Antenna<br />

Se 125 vi sembran pochi…<br />

Motocicli, strumenti musicali, motori marini e, <br />

quella che sarebbe diventata, a Hamamatsu,<br />

125mo anniversario con 4 prodotti hi-end, due <br />

<br />

tende<br />

entusiasmo assoluto, uno stato mentale <br />

<br />

di ispirazione… Kando, ovvero emozione: come <br />

quella di Mitsuru Umemura, attuale presidente <br />

- <br />

Elton John trasmessa in contemporanea in<br />

do,<br />

presumibilmente, l’intuizione che condusse <br />

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8 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


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1<br />

2<br />

Yamaha CD-S3000<br />

€ 4.299,00<br />

43,50 x 14,20 x 44 cm (lxaxp)<br />

19,20 kg<br />

da tavolo -<br />

-<br />

CD, CD-R, CD-RW,<br />

MP3, SACD stereo,<br />

WMA <br />

ESS 32<br />

bit -<br />

32 bit - 192 kHz <br />

2-20.000 (CD), 2-50.000 +0,-3 dB (SACD) THD<br />

0,002 116 <br />

stereo, bilanciata coassiale, ottico,<br />

USB standard ottica, coassiale<br />

ingresso USB con driver Asio 2.0 Yamaha<br />

Steinberg per file HiRes.<br />

3<br />

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Paolo Corciulo<br />

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4<br />

Yamaha A-S3000<br />

€ 4.799,00<br />

43,50 x 18 x 46,40 cm (lxaxp)<br />

24,60 kg<br />

stereo -<br />

a stato<br />

solido 2<br />

x 100 W su 8 Ohm<br />

(160 W su 4 Ohm)<br />

in classe AB -<br />

<br />

telecomando, ingresso cuffia, controlli<br />

di tono 5-100.000 +0,-3 dB THD<br />

0,025 74 <br />

103 MM (2,5 mV/47 kOhm) MC (0,1<br />

mV/50 Ohm) 4 RCA (200 mV/47<br />

kOhm) 2 XLR (200 mV/47 kOhm) -<br />

2 RCA.<br />

Yamaha Music Europe GmbH<br />

Branch Italy<br />

Viale Italia, 88 - 20020 Lainate (MI)<br />

Tel. 02-935771 - Fax 02-9370956<br />

www.yamaha.it<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 9


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Una “D” per Spendor<br />

Diffusori Spendor D7<br />

Prezzo: € 4.365,00<br />

Dimensioni: 19,2 x 95 x 32 cm (lxaxp)<br />

Peso: 21 kg<br />

Per info: www.dmlaudio.it<br />

Tipo: da pavimento Caricamento: Spendor bass<br />

reflex a flusso lineare smorzato N. vie: 2,5 Potenza<br />

(W): 200 Impedenza (Ohm): 8 Frequenze di<br />

crossover (Hz): 900 e 3.200 Risp. in freq (Hz): 29-<br />

25.000 Sensibilità (dB): 90 Altoparlanti: Wf 18 cm<br />

Spendor composito kevlar, Md Spendor EP77 18<br />

cm, Tw Spendor cupola 22 mm LPZ Rifinitura: ciliegio<br />

chiaro, nero, quercia chiara, noce Note: mono<br />

wire. Versione finitura pregiata Premium Spendor<br />

scuro o bianco euro 4.989.<br />

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C.D’O)<br />

Springsteen e il suo social movie<br />

Arriverà il 22 luglio anche in Italia, in contemporanea mondiale, Springsteen<br />

& I, il primo social movie a carattere musicale incentrato sulla rockstar americana.<br />

Prodotto da Ridley Scott, Springsteen & I documenta la vita e la lunga<br />

carriera di Bruce Springsteen attraverso gli occhi e le emozioni dei suoi fan,<br />

portando alla luce le fantasie, le speranze e le riflessioni sull’influenza che le<br />

canzoni del Boss hanno esercitato sulla loro vita e come l’hanno cambiata.<br />

Le info riguardo le sale cinematografiche coinvolte e le iniziative legate al<br />

fim saranno rese note sui social dedicati all’evento, su Facebook e Twitter<br />

#SpringsteenAndI<br />

Qui l’indirizzo del trailer: www.youtube.com/watchv=HVQUeCi9V0s<br />

10 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


EXCLUSIVE HI-END & VIDEO<br />

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<br />

, Kef.


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Parola di Matsudaria<br />

Fonorivelatore<br />

My Sonic Lab Eminent Signature Gold<br />

Prezzo: € 9.240,00<br />

Per info: www.audioreference.it<br />

Nobili natali<br />

Convertitore Weiss Medus<br />

Prezzo: da definire<br />

Per info: www.tedes.it<br />

Sistema di conversione: 24 bit Frequenza di campionamento<br />

(kHz): 192 Ingressi digitali: AES/EBU,<br />

S/PDIF, USB Uscite analogiche: bilanciata XLR e<br />

sbilanciata RCA Note: ingressi digitali ottico in fibra<br />

di vetro e Firewire opzionali. DSD via USB. Display<br />

LCD. Telecomando. Livello d’uscita selezionabile<br />

nel dominio analogico.<br />

Fedele alla mitologia greca, Weiss, dopo la<br />

meccanica digitale Giasone e il convertitore<br />

Medea sceglie il nome di Medus, Medo in ita-<br />

<br />

menzionata, per il convertitore di riferimento<br />

del costruttore svizzero che succede proprio<br />

al Medea ultima versione, quello Plus. Del<br />

predecessore adotta la medesima architettura<br />

del DAC proprietario. Si tratta di un 32<br />

bit realizzato con 8 moduli di guadagno per<br />

canale Weiss Sota OP1-BP. Questo modulo<br />

<br />

appositamente pensato per l’audio e lavora<br />

completamente in bilanciato dallo stadio di<br />

conversione a quello d’uscita. Le principali<br />

differenze si sono concentrate sull’alimentazione<br />

potenziata e sulla comparsa di un<br />

display a LCD che segnala l’ingresso selezionato,<br />

il bit rate e la frequenza del segnale<br />

agganciato. L’ingresso USB supporta anche<br />

segnali nativi in DSD dei quali Weiss è in<br />

grado di effettuare la conversione PCM grazie<br />

al software proprietario Saracon, ritenuto<br />

uno dei migliori al mondo attualmente disponibile.<br />

Tramite telecomando è possibile<br />

controllare il volume principale. Il Medus può<br />

<br />

dalle sue uscite analogiche, in bilanciato o<br />

non, potendo scegliere il livello d’uscita otti-<br />

C.D’O)<br />

Tipo: MC Tensione di uscita (mV): 0.5 Risp. in freq.<br />

(Hz): 10-50.000 Forza di appoggio (g): 1,9-2,2 Separazione<br />

canali (dB): >30 Bilanciamento tra i canali<br />

(dB):


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Un forte “Impulso”<br />

Convertitore North Star Design<br />

Impulso<br />

Prezzo: € 1.350,00<br />

Dimensioni: 30 x 7 x 17 cm (lxaxp)<br />

Peso: 3,5 kg<br />

Per info: www.audiograffiti.com<br />

Sistema di conversione: 32<br />

bit Frequenza di campionamento<br />

(kHz): da 44,1 a 384, a 32 bit DSD<br />

nativo 325,8-384 su USB Sovracampionamento:<br />

x 64, x 128 THD<br />

(%): 0,0003 Ingressi digitali: 4 S/<br />

PDIF: 2 RCA coax, 2 TosLink; 1 USB<br />

2.0 Uscite analogiche: bilanciata<br />

XLR e sbilanciata RCA Note: DAC<br />

ESS Sabre ES9016, configurazione<br />

doppio bilanciato; filtri digitali selezionabili<br />

distinti tra modo PCM<br />

e DSD; fase: 0° e 180°. USB asincrona<br />

Hi-Speed; supporta segnali in<br />

DSD nativo 2,8-5,6 Mbit/sec e a 32<br />

bit/384 kHz.<br />

Il più piccolo dei nuovi convertitori<br />

North Star (Excelsior<br />

ed Extrema, gli altri due) si distingue<br />

per le dimensioni più<br />

contenute, per un più ridotto<br />

numero d’ingressi - cinque<br />

contro i sette degli altri - e per<br />

l’utilizzo di un chip, sempre<br />

dello specialista ESS Sabre.<br />

Come gli altri due l’Impulso è<br />

in grado di gestire i suoi quattro<br />

ingressi digital S/PDIF e i<br />

relativi segnali nei formati fino<br />

ai 192 kHz dell’Hi Res. Tramite<br />

l’ingresso USB è possibile inoltre<br />

elaborare file musicali scaricati<br />

in DSD. Filtri digitali sono<br />

selezionabili distintamente<br />

nella modalità PCM e in quella<br />

DSD. La presenza di un controllo<br />

di volume master e la<br />

possibilità di variare il livello<br />

d’uscita, in bilanciato o sbilanciato,<br />

consente di utilizzare il<br />

DAC come preamplificatore digitale<br />

pilotando direttamente<br />

dei finali di potenza. L’unica<br />

mancanza significativa per questa<br />

tipologia è uno stadio appositamente<br />

dedicato per una<br />

eventuale uscita cuffia, cosa<br />

invece sempre più presente in<br />

modelli della concorrenza. I<br />

due DAC superiori, l’Excelsio<br />

e il Supremo adottano un chip<br />

di conversione sempre ESS Sabre,<br />

ma si tratta dell’ES9018 di<br />

prestazioni audio leggermente<br />

superiori rispetto all’ES9016<br />

montato nell’Impulso. Inoltre<br />

possiedono due ingressi digitali<br />

in più: uno bilanciato AES/<br />

EBU di tipo XLR e uno I2S nel<br />

formato RJ45. (C.D’O)<br />

Alta “valenza”<br />

Diffusori Avantgarde Acoustic Zero 1<br />

Prezzo: da definire<br />

Dimensioni: 49 x 104 x 38 cm (lxaxp)<br />

Peso: 30 kg<br />

Per info: www.h-fidelity.com<br />

Tipo: da pavimento N. vie: 3 Potenza (W): attivo<br />

a tre vie: totale 500 Frequenze di crossover<br />

(Hz): 250 e 2.000 Risp. in freq (Hz): 30-20.000 Sensibilità<br />

(dB): > 104 Altoparlanti: Wf 30 cm, Md<br />

12,5 cm caricato a tromba, Tw 25 mm caricato<br />

a tromba Rifinitura:bianco o grigio scuro Griglia:<br />

solo per woofer.<br />

Avantgarde presenta un diffusore insolitamente<br />

compatto, almeno per le sue abitudini,<br />

dal costo tutto sommato abbordabile, specie<br />

se si osserva che tutto quello che necessita per<br />

ascoltarlo è una sorgente digitale, in quanto<br />

lo Zero 1, questo il suo nome, incorpora<br />

tutta l’elettronica che serve per completare<br />

<br />

digitale. Si tratta di un tre vie con i medi<br />

e alti caricati, naturalmente, a tromba dal<br />

<br />

<br />

<br />

l’uno in classe AB. Quattro sono gli ingressi<br />

digitali, 2 S/PDIF su RCA, 1 ottico TosLink e<br />

uno USB. Il crossover, sempre nel dominio<br />

digitale è un DSP a sei canali. Il DAC è triplo<br />

da 24 bit della Burr Brown. Dei due diffusori<br />

uno è il master che trasmette il segnale audio<br />

in wireless all’altro, lo slave. La trasmissione<br />

wireless è a quattro bande, una per ogni via<br />

più una per il livello globale del sistema. Il<br />

tutto è inserito in un mobile monoscocca di<br />

poliuretano realizzato per stampo. Un unico<br />

pezzo, con la sola eccezione per il pannello<br />

<br />

tromba del medio e degli alti. Finiture bianco<br />

e grigio molto scuro. Alla base un’ampia staffa<br />

metallica per rendere stabile la struttura.<br />

Il prezzo dovrebbe essere tra i 9 e i 10mila<br />

euro, più abbordabile rispetto alla restante<br />

produzione ma senza avere snaturato le caratteristiche<br />

più tipiche delle acustiche di<br />

Avantgarde. (C.D’O)<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 13


RAY MANZAREK<br />

Vita e opere di un’altra<br />

leggenda che ci ha<br />

lasciato. p. 26<br />

ENFANT PRODIGE<br />

Stefano Battaglia e il suo<br />

fare jazz attraverso la<br />

semplicità. p. 34<br />

ARRIVA PEREIRA<br />

La successione di Lissner<br />

alla Scala non è impresa<br />

facile. p. 42<br />

RIFLESSIONI SUL MERCATO<br />

di Paolo Corciulo<br />

Eppur si muove<br />

Ascoltare la musica è un hobby bellissimo, ascoltarla bene non solo<br />

è ancor più bello ma è quasi un doveroso omaggio a chi lavora, fatica e tenta<br />

di trasmettere le sue emozioni a chi poi lo ascolterà…


C<br />

è stata un’epoca in cui l’ascolto della musica era un vero e<br />

’<br />

proprio fenomeno sociale, coincidente con la “liberazione”<br />

dei costumi e delle idee, non solo del nostro paese ma in<br />

tutto il mondo. È il periodo più creativo della musica, quello che ci<br />

ha regalato capolavori indimenticabili ma anche un’epoca di grande<br />

fulgore di tutto quello che ruotava attorno alla musica: a cavallo<br />

tra gli anni ‘60 e ‘70, con il passaggio dalle valvole ai transistor, la<br />

riproduzione musicale da hobby riservato a pochi sarebbe diventata di<br />

pubblico dominio, complice anche, tra i giovani di allora, la mancanza<br />

di alternative! Esistevano due soli canali televisivi, rigorosamente<br />

di stato, non erano ancora nate né le radio libere, né, tantomeno,<br />

videogiochi, computer, telefoni cellulari… Da lì a poco sarebbero<br />

arrivati inoltre i produttori giapponesi per rendere ancor più<br />

accessibili gli apparecchi per la<br />

riproduzione della musica…<br />

Legnano: Dan D’Agostino<br />

Scorrendo le immagini dell’epoca,<br />

ammirandone le realizza-<br />

presso Il Centro della Musica.<br />

zioni, tanto dal punto di vista<br />

artistico che tecnologico, non<br />

può sfuggire il grande senso<br />

di ricchezza, a tratti opulenza,<br />

che attraversava il mondo della<br />

musica (non a caso c’è chi par-<br />

<br />

noi aggiungiamo, altrettanto si<br />

potrebbe dire per la musica in<br />

generale). Gli anni a seguire, fatti<br />

salvi i cambiamenti di attori, metodologie,<br />

supporti e tecnologie,<br />

sembrano riproporre, via via più<br />

stancamente, quello che diventa un cliché, quasi che l’unica strategia<br />

di sviluppo (o di sopravvivenza) fosse da un lato aumentare i<br />

<br />

<br />

intrapresa da alcune aziende di elettronica, segnatamente quelle<br />

orientali) depauperando inevitabilmente la qualità dei beni e dei<br />

servizi offerti. Una politica che non è riuscita nel tempo a preservare<br />

<br />

e l’altro approccio. La debolezza di questa “forma pensiero” per me<br />

è sintetizzata dall’epopea della Sony. Ai tempi in cui cominciai ad<br />

occuparmi di questo settore, uno dei refrain più ricorrenti dipingeva<br />

l’azienda giapponese come “uno dei cinque marchi più conosciuti al<br />

mondo” (IBM, Ford, Coca Cola gli altri; con un vuoto di memoria, mi<br />

<br />

di “guinea pig” (i porcellini d’India utilizzati come cavie) per la sua<br />

propensione ad affrontare il nuovo, l’ignoto, con insospettabile veemenza,<br />

risultati alterni ma inscrollabile determinazione: storico il<br />

<br />

video!). Altrettanto storico fu il “rumore”, prima, il successo poi, per<br />

aver inventato (noi vecchi, cresciuti con il mangiadischi, diremmo<br />

“reinventato”) il mercato della musica portatile. Dico “musica portatile”<br />

perché l’occasione si presentò attraverso la duplice forma del<br />

programma e degli strumenti per ascoltare un programma, costituiti<br />

dalla nascita delle compilation e della possibilità, assai congeniale<br />

ad esse, di ascoltarle in mobilità. Nasceva il Walkman, un riproduttore<br />

a cassette appena più grande della cassetta stessa; di lì a poco<br />

<br />

di prodotto, indipendentemente dalla sua marca ma comunque<br />

in modo da sancire il successo della Sony nel settore. Una rendita<br />

di posizione che l’azienda aveva conquistato anche nel campo dei<br />

televisori con il “Triniton”…<br />

Limitandoci al settore della riproduzione musicale, va notato che la<br />

Sony, aveva anche compreso che il settore dell’hardware poteva bene-<br />

<br />

CBS, oggi Sony Music): tutti elementi che farebbero immaginare una<br />

egemonia assoluta e duratura; non è stato così! Lo tzunami Apple<br />

ha fatto piazza pulita nell’uno e nell’altro pur partendo da zero in<br />

entrambi i settori, mettendo a nudo le debolezze del leader e degli<br />

altri che gli stavano attorno! Andate oggi a chiedere ad un ragazzo<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 17


RIFLESSIONI SUL MERCATO<br />

Monsummano Terme: Audio Natali festeggia gli<br />

oltre 50 anni di attività del negozio.<br />

Nella pagina accanto: Audio Sound ha ospitato<br />

l’anteprima nazionale della serie Roma di<br />

Synthesis.<br />

(e non solo ad un ragazzo…) che cosa è un walkman e che cosa è un<br />

iPod! Se questo è accaduto, le ragioni sono principalmente due: da<br />

un lato la spallata tecnologica costituita dalla nascita e dalla crescita<br />

<br />

rivoluzione dopo la nascita del vinile; dall’altra le conseguenze della<br />

globalizzazione che, come sosteneva lo stesso fondatore e a lungo<br />

presidente proprio di Sony, Akio Morita, di fronte ad un’assemblea<br />

allora sbigottita (si trattava di tempi non sospetti), avrebbe “ridotto<br />

a 4/5 i player del settore e speriamo che tra questi ci sia ancora la<br />

Sony”. Rivoluzione tecnologica e rivoluzione economica: due elementi<br />

ognuno caratterizzato dalla possente capacità di mischiare il mazzo<br />

delle carte e servirne di completamente nuove, alla faccia delle rendite<br />

di posizione! Per inciso, l’elemento ulteriore che ha caratterizzato<br />

gli sconvolgimenti non solo del mercato dell’elettronica di consumo<br />

ma dell’economia mondiale tutta è l’affacciarsi, all’interno di un<br />

fenomeno di concentrazione, di nuovi soggetti: Corea, Cina, India…<br />

Non c’è torta abbastanza grande da non cacciare fuori dal tavolo, o<br />

renderlo residuale, qualche commensale.<br />

Non si può dunque dire che la parola “cambiamento” non faccia<br />

parte dell’humus e dello sviluppo di un settore come quello dell’intrattenimento<br />

domestico; eppure abbiamo a lungo assistito ad un<br />

<br />

discostavano dal passato: se andiamo a vedere quello che è lo specchio<br />

di un settore, nel nostro caso la maggiore manifestazione italiana dedicata<br />

ai prodotti per la riproduzione sonora, il Top Audio (diventato<br />

poi Top Audio & Video), la sua formula è rimasta sostanzialmente<br />

la stessa dalla sua nascita all’ultima edizione, affermazione che<br />

APPUNTAMENTI<br />

posso sostenere con dovizia di<br />

testimonianze, avendone presenziato<br />

ognuna delle oltre venti<br />

14 - 15 settembre<br />

Audiario di Settembre<br />

edizioni! Stesso ragionamento<br />

H2c Hotel - Via Roggia Bartolomea 5<br />

Assago (Mi)<br />

si potrebbe applicare, e lo può<br />

tranquillamente fare da sé anche<br />

28 - 29 settembre<br />

chi ci legge, alle politiche e alle<br />

Gran Galà dell’Alta fedeltà strategie dei punti vendita e, in<br />

NH Fiera Rho Milano<br />

<br />

tutta dedicata ai prodotti per la<br />

riproduzione sonora. Perché non estendere poi l’analisi alle riviste e,<br />

conseguentemente, ai lettori delle stesse e, in genere agli appassio-<br />

<br />

e impreparato ai cambiamenti che di fronte ad essi si ritrae nella<br />

propria nicchia pensando che sia una cuccia sicura. Ma questa nicchia<br />

nella logica economica moderna non è più praticabile né è possibile<br />

declinare il concetto di qualità senza considerare le economie di scala.<br />

<br />

<br />

vale ancor più nel nostro settore dove si assiste ad un ossimoro mal<br />

digerito, anzi per niente accettato: i prodotti di alta classe e qualità<br />

<br />

da chi scrive in passato, ma che “non passa” né tantomeno trova il suo<br />

refugium peccatorum nell’alternativa, ’o famo artigianale, di cui al<br />

consumatore piace la favola e l’essenza, non lo scotto da pagare! Ecco<br />

così che il mondo della musica e della sua riproduzione si ritrovano<br />

in un corto circuito che rappresenta il passo prima della caduta a vite<br />

18 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


se non si mettono in atto le contromisure; un mondo che, invece di<br />

cercare soluzioni e alternative, genera mostri (come si può parlare<br />

seriamente di rinascita del vinile senza inserire la sua pur inusuale<br />

parabola all’interno di quel 1% che rappresenta nel mercato musicale)<br />

di ogni genere, incluso il pre da 20.000 euro dove la lamiera<br />

del mobile taglia e la diafonia è tale che la soluzione consiste nello<br />

staccare un ingresso per utilizzarne l’altro (a noi è capitato e questo<br />

è il consiglio del distributore che, sorprendente, ne ha avuto a male<br />

per il giudizio non lusinghiero…).<br />

Poiché questo accade non è un merito, ma rientra nel minimo sindacale,<br />

azzeccare almeno alcune previsioni su sorti e andamenti già delineati e<br />

io rivendico quel “minimo” di lucidità in svariati casi, opportunamente<br />

segnalati da questa rivista: la sorte dei formati SACD e DVD Audio,<br />

la nascita della liquida, l’inutilità delle manifestazioni perlomeno nel<br />

format attuale… Per quest’ultimo argomento, e così veniamo al punto,<br />

<strong>SUONO</strong> si è spesa nel tempo non per distruggere ma per cambiare,<br />

prima evidenziando limiti e pecche del modo di organizzarle, poi<br />

<br />

protesta (la mancata partecipazione al Top Audio 2011, quella formale<br />

e di provocazione del 2012). Fatto è, e non consideratemi anche voi<br />

che leggete come il grillo parlante (si tratta solo di buon senso), che<br />

il Top Audio quest’anno non si fa e a mio parere (potete credete sulla<br />

<br />

a se stesso… Il che a ben vedere può rappresentare un’opportunità,<br />

anche se forse era meglio non sedersi con le gambe a penzoloni sul<br />

baratro per accorgersi che è ora di cambiare! Sindrome della Fenice…<br />

Comunque sia, cercando di interpretare in modo positivo la situazione,<br />

l’opportunità che ci si schiude davanti è quella di ridisegnare un panorama<br />

dove comunque almeno qualche elemento si va delineando:<br />

solo in questo numero di <strong>SUONO</strong> potete trovare vari argomenti che<br />

dovrebbero stimolarvi in tal senso: dal ruolo della “bellezza” all’evoluzione<br />

delle forme della musica. A questo punto si tratta di vedere<br />

se chi riempirà il vuoto lasciato dal quel che è stato lo farà nel solco<br />

della tradizione o, con un impeto di ingegno, delineando nuovi scenari.<br />

Tra questi mi sento di segnalare la rinnovata energia di alcuni<br />

punti vendita che grazie al ricambio generazionale o semplicemente al<br />

mutato punto di vista, hanno cominciato a disegnare ipotesi e format<br />

chi più chi meno nuovi. C’è un negozio del nord relativamente nuovo,<br />

esattamente a Legnano, che già da tempo organizza, con la partecipazione<br />

delle aziende, delle giornate a tema. C’è n’è un’altro che pur non<br />

essendo esattamente al centro della terra (a meno che il baricentro<br />

non si sia spostato a Monsummano!) festeggia i suoi 50 anni di attività<br />

mostrandosi più bello che prima e, soprattutto, accoglie i clienti<br />

con una buona rappresentanza di prodotti economici per la liquida<br />

perché: “bisogna accogliere i giovani e mostrargli come possono<br />

migliorare i loro ascolti” (maggiori delucidazioni nel prossimo numero<br />

di <strong>SUONO</strong>). Il bello è che in quella stessa Monsummano (che non è,<br />

lo ribadisco, il centro del mondo!) c’è un ulteriore negozio che vive<br />

anch’esso di buona salute e, spostandosi più a sud c’è chi con opera<br />

meritoria torna a dar spazio a Mark Levinson, lui in persona non il<br />

<br />

in musica, suonata, dagli stessi protagonisti.<br />

L’unico limite è la nostra fantasia Dovremmo cominciare a pensarlo<br />

perché iniziano ad essere più d’uno i casi in cui la fantasia e la<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 19


RIFLESSIONI SUL MERCATO<br />

L’EVOLUZIONE DELLA MUSICA<br />

determinazione portano a buoni risultati: ne ha molta di entrambe<br />

<br />

e “vision” il mercato se lo sta “pappando” e in questa luce offrirà da<br />

qui a breve una nuova esperienza sonora; prove di trasmissione in<br />

atto negli States e ho già detto troppo, essendo vincolato all’embargo<br />

sull’argomento! Sembra insomma il momento delle proposte e tra<br />

queste vanno annoverate quelle che più direttamente riempiranno<br />

il vuoto del Top Audio: due mini manifestazioni entrambe a Milano,<br />

l’una a pochi giorni dall’altra, sono già in programma. Una,<br />

il Gran Galà organizzato da Giulio Cesare Ricci, appare, almeno<br />

sulla carta, quella più tradizionale nel senso che si allinea ad un<br />

Caserta: presentazione del nuovo<br />

marchio Daniel Hertz by Mark<br />

Levinson, presso Audio Corner.<br />

format già consolidato e può vantare ormai edizioni in varie città<br />

a cui si aggiunge quest’anno sia Milano (28 – 29 settembre) che<br />

Torino (26 – 27 ottobre). L’altra, l’Audiario di Settembre, è una<br />

completa novità perché non ha precedenti. Ecco come la presenta<br />

Marco Lincetto che ne è il mentore: “Non vuole essere l’ennesima<br />

<br />

<br />

<br />

”.<br />

Comunque vadano, entrambe le manifestazioni nonché gli altri<br />

eventi programmati e quelli che lo saranno, nessuna e nessuno al<br />

momento sembra in grado riempire<br />

il vuoto lasciato dall’unica<br />

organizzazione destinata alla<br />

promozione dell’alta fedeltà,<br />

quell’APAF che, oltre a rinunciare<br />

quest’anno ad organizzare<br />

il Top Audio, ha anche una presidenza<br />

vacante che non lascia<br />

ben sperare. Eppure è proprio<br />

da qui a mio parere che si dovrebbe<br />

ripartire; da un’associazione<br />

che coordini e indirizzi gli<br />

sforzi per promuovere un settore<br />

che vive nel paradosso di<br />

vedere rallentato il suo sviluppo<br />

nel momento in cui storicamente<br />

si ascolta più musica che mai<br />

nel mondo.<br />

Modesta opinione di uno che<br />

immodestamente qualcosa ogni<br />

tanto l’azzecca…


THOM YORKE / ATOMS FOR PEACE<br />

di Alfonso Colella<br />

Anatomia di una voce<br />

controcorrente<br />

Thom Yorke è sempre stato un musicista del<br />

cambiamento e dello sconfinamento, specie quando<br />

l’azoto che sta nell’aria invade i flussi sanguigni<br />

e minaccia embolie gassose. Nella semantica di<br />

Yorke, l’azoto è la routine e la ripetizione. La terapia<br />

è il cambiamento a trecentosessanta gradi. Amok,<br />

primo album degli Atoms For Peace (formazione<br />

che coinvolge musicisti eterogenei ruotanti intorno<br />

alla scena di Los Angeles) è una sintesi stilistica di<br />

tutta la stagione Radiohead.<br />

T<br />

dall’infanzia deve convivere con una paresi all’occhio sinistro.<br />

Subisce una serie di operazioni ma con quell’occhio levatoio<br />

non può sfuggire alle angherie dei bulli. Con una infanzia del genere<br />

hai tutta una serie di motivazioni per costruirti le ragioni di una tua<br />

riscossa, senza Chiese e senza partiti. Controcorrente. Yorke a tutt’oggi<br />

risulta il prodotto di mescolanze e varie sollecitazioni letterarie. Da<br />

Monbiot a Pynchon, da Chomsky a Douglas Adams, da Elliot a Okri, da<br />

Vonnegut a Goethe. Ne viene fuori l’identikit di un letterato-rockstar, o<br />

meglio un trickster-bricoleur, cioè uno che opera negli scarti della realtà,<br />

<br />

indirettamente vengono in contatto<br />

con lui. Forse senza il lavoro<br />

di un trickster-bricoleur non si è<br />

capaci di comprendere alcune verità<br />

e accettarle e la parola chiave è “cambiamento”…<br />

Succede già nel secondo album dei Radiohead (The Bands - 1995)<br />

quando Yorke traghetta la band oxfordiana dalle secche del rock convenzionale<br />

alla musica elettronica. The Bands diventa un pilastro degli<br />

anni Novanta<br />

fortemente il sound di quegli anni. Poi con Kid A (2000) i suoi riff e<br />

accordi jazz, intrappolati tra tessiture classiche e rumori, arriva il primo<br />

22 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


Idioteque<br />

-<br />

<br />

<br />

Mild und Leise<br />

<br />

The Gloaming<br />

<br />

<br />

overdubsglitches<br />

<br />

This is the gloaming <br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Just <br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Sagra della<br />

Primavera -<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

(The Creep<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

maledettamente speciale<br />

<br />

jump cutting<br />

But I’m a Creep <br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

“sono una nullitàsono grande e posso superare<br />

<br />

The Creep<br />

<br />

Amok<br />

<br />

-<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

Before Your Very Eyes…<br />

-<br />

The Creep e in<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

You’re young and good<br />

lookin/ The keys to the kingdom/Sooner or later/And before your<br />

very eyes/Old soul on young shoulders/How you’ll look when you’re<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Atoms for Piece<br />

<br />

<br />

<br />

Rabbit in Your Headlights <br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 23


THOM YORKE / ATOMS FOR PEACE<br />

primo disco degli U.N.K.L.E. Su atmosfere armoniche che si rifanno ad<br />

Erik Satie, canta “Ho una macchina con dei discreti fari blu e il colore<br />

dei fari si mescola con la vita selvatica che corre tra i cespugli”. Nel<br />

frattempo stabilisce contatti con i produttori della scena internazione<br />

europea, americana e tedesca. Di recente ha collaborato con i Modeselektor<br />

(This) e con Burial (Mirror). Con questi musicisti condivide<br />

l’idea di liberare la musica elettronica dagli spazi angusti del clubbing<br />

per farla arrivare negli apparati stereofonici domestici dove è più facile<br />

valorizzarne certe sfumature dark e crepuscolari. Nel 2009 collabora<br />

ad un brano del rapper mascherato MF Doom (Gazzillion Ear, 2009).<br />

Con lui condivide un’esigenza di sintesi, secondo cui le cose interessanti<br />

devono essere dette in una breve frazione di tempo musicale e in modo<br />

atipico, anche a rischio di risultare poco didascalici e manifesti. Questo<br />

approccio estetico già era presente nell’esperienza con i Radiohead.<br />

Si pensi a quei testi, video e persino magliette della band che ancora<br />

<br />

questa o quell’altra canzone. Perché quel modo insolito di pronunciare<br />

le parole E poi quegli orsi che sogghignano e i minotauri che piangono.<br />

Stessi enigmi si trovano nei testi e nelle simbologie di Amok. Forse i suoi<br />

testi sono tutti esiti di conversazioni orecchiate qua e là o resoconti di<br />

un diario personale amaro e triste. Fatt’è che ogni frase richiede sempre<br />

una ermeneusi perché le modalità espressive vanno oltre i codici<br />

convenzionali. Come accade in Default, la seconda traccia del disco,<br />

dove Yorke sembra guardare al suo passato. Le tastiere sono suonate<br />

come fossero degli archi, mentre il mix di beat e percussioni spalma<br />

una venatura di nervoso in tutto il brano. “I’ve made my bed/And I’m<br />

lying in it./But it’s eating me up,/But it’s eating me up,/It’s eating me<br />

up (If I could feel all the snakes on my heads) (Ho fatto il letto e mi<br />

sono disteso. Ma mi sta consumando. Ma mi sta consumando. Mi sta<br />

consumando (se potessi sentire tutti i serpenti nella mia testa) Il basso<br />

costruisce una linea luttuosa sulle note di SIb, SI, SOLb, LAb, Mib. Le<br />

tastiere suonano all’unisono e reggono una melodia cantilenante che non<br />

<br />

non c’è un preciso approdo armonico, tutto è lasciato nell’indeterminato<br />

<br />

cataloghi della Warp Records. In Ingenue (la terza traccia) è ancora un<br />

<br />

cupo. La voce di Yorke si inerpica per cantare quella che potrebbe essere<br />

interpretata come una storia d’amore molto intensa (Ti conosco come<br />

il palmo della tua mano). Dropped, che è la quarta traccia, parte lenta<br />

per poi accelerare con l’inserto del basso e di una drum-machine. Il<br />

testo si impone per gli aspetti deleteri provocati dalla ruggine, ma non<br />

capiamo bene quale sia l’area semantica o affettiva di riferimento: “Sono<br />

<br />

romperla/sono ruggine./Aspetto/sono qui/senza peso/ sono ruggine”.<br />

Se dobbiamo individuare una unitarietà, questa sta nella preponderanza<br />

di campionamenti a basse frequenze con relativi innesti di rumori seriali<br />

e compulsivi, mascheramenti digitali della voce, abuso di ridondanze. Il<br />

tutto ibridato con pattern jazzistici mediati da una tradizione colta che<br />

rimonta al free jazz. A tratti la voce si presenta come un corpo mutante<br />

<br />

accade in Unless, dove la voce di Yorke trasmette perfettamente l’angoscia<br />

espressa nel testo, mentre la musica si erge su un crescendo di tastiere<br />

conferendo al brano il climax tipico delle composizioni dei Radiohead.<br />

Stuck Together Pieces ci racconta di una divisione dolorosa mentre il<br />

basso duetta con una chitarra.<br />

Ma soffermiamoci con più calma su Judge, Jury and Executioner<br />

(traccia numero 7). Forse è il pezzo di maggior rilievo che più degli altri<br />

rimanda all’esperienza con i Radiohead. Parte con un basso che si muove<br />

su un disegno sincopato in 7/4 poi sul tessuto ritmico si aggrovigliano<br />

<br />

galleggiare. Il testo è coinvolgente. Focalizza su una passeggiata (I went<br />

for my usual walk) cui segue un buio senza futuro (When darkness<br />

follows/And no tomorrows), dal momento che tutto è stato deciso da<br />

24 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


ingannevoli spie e voci che rimbalzano nella camera di riverberazione<br />

(It’s all been decided/ All spies deceptive/ All bouncing voices down the<br />

echo chamber). Ma non c’è da preoccuparsi, basta riderci su ed evitare<br />

Don’t worry,<br />

laugh about/ just can’t talk or reason with my executioner/ Judge and<br />

jury, executioner/ Judge and jury). Conclude il brano una dichiarazione<br />

di impotenza “I’m like the wind and my anger will disperse” (Io sono<br />

come il vento e la mia rabbia si disperderà).<br />

Ad ogni modo la sequenza Judge, Jury and Executioner già da anni fa<br />

parte dell’immaginario espressivo di Yorke. Risulta come titolo aggiuntivo<br />

a Myxomatosis, un brano presente in Hail to the Thief (Radiohead 2003).<br />

Lì c’era un riff violento di un basso sintetico imbottito di saturazioni<br />

e su una base ritmica funk. Ci risulta che la myxomatosis è un virus<br />

<br />

ciò lascia una forte impressione sui ragazzini. Tuttavia la canzone parla<br />

del controllo delle menti, e quindi sei indotto a chiederti cosa c’entra<br />

una tematica del potere con la morte dei conigli per malattia Niente,<br />

eppure Yorke ha la sensazione di sentirsi scuoiato anche lui. Abbiamo<br />

l’impressione che la sua incursione nella epidemiologia veterinaria gli<br />

<br />

quando viene composto il brano Myxomatosis, Yorke si sente prosciugato<br />

dall’esperienza del “Jubilee 2000 Drop The Debt” avviata insieme a<br />

Bono degli U2. Nonostante l’impegno formale, sappiamo che in quella<br />

occasione i politici non hanno mantenuto i patti e che le loro citazioni<br />

e le loro promesse sono risultate solo una copertura. Il dato di fatto è<br />

che il debito dei paesi poveri nutre tutto l’establishment del potere e<br />

<br />

lebbrosi Non credo, magari il nostro stato d’animo è lo stesso di Yorke,<br />

<br />

propri stati di crisi all’esistenza dell’orso grigio. I got myxonatosis, mi<br />

sento confuso strangolato, abbattuto, continua a gridare Yorke. Eppure,<br />

approfondendo l’indagine, ci si accorge che l’associazione Myxomatosis-<br />

Judge, Jury and Executioner si trova anche nel ritornello del brano<br />

La Haine degli Asian Dub Foundation. La canzone nasce in ambienti<br />

L’odio di Mathieu Kassowitz del<br />

1995, dove si racconta una storia di violenza nella periferia parigina. La<br />

costellazione di riferimenti semantici allora si allarga e conferma ancora<br />

una volta l’aspetto intellettualistico e tricker della produzione yorkiana.<br />

Anche l’analisi di Amok<br />

chiude il CD, mescolando melodie eteree con percussioni a ritmo incalzante.<br />

Il titolo Amok rimanda al mondo oscuro delle intenzioni omicide e<br />

dei riti catartici. Dal punto di vista medico, Amok è una sindrome tipica<br />

delle regioni del Sud-est asiatico, della Malesia, dell’Indonesia e della<br />

Nuova Guinea<br />

nel delitto. La patologia riguarda chi ha subito un torto intollerabile e<br />

non ne sopporta le conseguenze. Dopo un breve periodo di solitudine,<br />

aggredisce prima i familiari e poi gli estranei. Con la sindrome di<br />

Amok si corre per le strade e tra i campi uccidendo qualsiasi vita che ti<br />

viene incontro. Poi ci si accascia nell’amnesia e nell’esaurimento, come<br />

succede in un racconto di Herbert George Wells (Through a Window<br />

1894). Ma torniamo ad Amok degli Atoms for Peace. Ad un certo punto<br />

della canzone ci imbattiamo in un verso dove si dice “Trying round<br />

pieces of string to run amok run amok run amok” (Sto cercando pezzi<br />

di stringa per un corsa amok). Più avanti la smania omicida si riversa<br />

contro il pensiero I’m trying to be a thought killer (Sto cercando di<br />

essere un killer di pensiero). Ma ci sono anche altre implicazioni e le<br />

troviamo in Der Amokläufer di Stefan Zweig (1922). In questo romanzo<br />

Amok è fondamentalmente un eccesso d’amore che si converte in follia<br />

omicida. Riguarda inoltre gli abulici, quelli che per natura oscillano tra<br />

depressione e stati di eccitazione. Fatt’è che passata la furia omicida poi<br />

non si ricorda più niente. Chi è preso da Amok ha un occhio allenato<br />

“Un occhio allenato sulla tacca nel mirino, colpisce con indifferenza<br />

chi gli si fa avanti e non spreca pallottole”. Così viene descritta questa<br />

patologia in un brano di una band tedesca (Eisbrecher 2010). Il brano<br />

si conclude nella corsa omicida. “Corriamo in preda alla furia omicida!<br />

Corriamo in preda alla furia omicida! Siamo sotto shock! Corriamo<br />

in preda alla furia omicida! Corriamo<br />

- Amok!”.<br />

A questo punto abbiamo costruito<br />

un buon puzzle di riferimenti ma<br />

non siamo soddisfatti, c’è qualcosa<br />

che ci sfugge. L’imprendibilità in<br />

fondo è una delle caratteristiche<br />

del genio e Yorke corre per essere<br />

<br />

La voce si dissolve e sprofonda<br />

nelle linee cupe del basso e delle<br />

<br />

scibile.<br />

Gli ultimi campionamenti<br />

strisciano ormai sui tappeti sonori<br />

stabiliti. Poi ogni complessità si<br />

estingue, nel silenzio.<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 25


RAY MANZAREK<br />

di Massimo Bargna<br />

Le due vite di Ray<br />

Un’altra leggenda<br />

del rock che se ne va:<br />

il 20 maggio, all’età<br />

di 74 anni, il tastierista<br />

dei Doors è deceduto a<br />

Rosenheim,<br />

in Germania, vinto<br />

da un male incurabile.<br />

Ci resta la sua musica,<br />

indissolubilmente<br />

legata al mito di Jim<br />

Morrison e degli anni<br />

Sessanta ma che,<br />

con alterne fortune,<br />

ha brillato anche dopo.<br />

L<br />

immagine che conserveremo nella memoria, è quella di lui<br />

’<br />

piegato sulla tastiera, sorridente, capelli lunghi e biondi,<br />

occhiali da intellettuale, estraniato dall’ambiente circostante,<br />

Ligth<br />

My Fire. Ray Manzarek, cofondatore con Jim Morrison dei Doors e<br />

organista che ha fatto scuola per intere generazioni di musicisti, era<br />

fondamentalmente un uomo innamorato della musica nelle sue più<br />

diverse declinazioni: rock, blues, jazz, etnica e classica. Tutta la sua vita<br />

lo dimostra. È stato anche colui che, unendo al proprio innato talento<br />

artistico uno spiccato intuito imprenditoriale, ha saputo trasformare<br />

Jim Morrison in un idolo del rock e i Doors in una band di successo<br />

internazionale. È unanimemente riconosciuto che fu lui a scoprire il<br />

re lucertola, cioè a intravedere in Morrison quelle potenzialità che ne<br />

avrebbero fatto un nuovo Mick Jagger, un sex-symbol e un’icona degli<br />

anni Sessanta, gli anni della rinascita del rock, del Flower Power, del<br />

Viet-Nam e della contestazione giovanile. Tutto cominciò, ma questa<br />

è ormai storia, con l’incontro dei due sulla spiaggia di Venice, a Los<br />

Angeles, nel 1965. Jim che canticchia Moonlight Drive, Ray che dice<br />

di non aver mai sentito versi del genere e i due che stringono un sodalizio<br />

artistico per sfondare nel mondo musicale con una rock band a<br />

cavallo fra psichedelia, blues, jazz, poesia visionaria, citazioni colte e<br />

atmosfere decadenti. Il nome del gruppo era preso da una poesia di<br />

William Blake: “Se le porte della percezione fossero aperte, ogni cosa<br />

”. Lì, sulla sabbia, Ray pronunciò<br />

con uno stile enfatico che lo caratterizzerà per tutta la vita, la celebre frase<br />

“guadagneremo un milione di dollari” che si rivelò profetica ma di cui<br />

26 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


il musicista, anni più tardi, si rammaricò perché fu proprio a causa di<br />

<br />

<br />

che Ray aveva conosciuto a un corso di meditazione trascendentale, e<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

e, se imparò a cantare e stare su un palco, fu soprattutto grazie a Ray che<br />

lo incoraggiò e gli dispensò pre-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Light My Fire-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

alla dissoluzione dei propri sogni<br />

<br />

<br />

IL DOPO MORRISON<br />

un virtuoso dello strumento ma I primi due lavori solisti di Ray sono Golden Scarab (1973) e The Whole Thing -<br />

<br />

<br />

Started With Rock & Roll Now It’s Out Of Control (1974) in cui si apprezza una<br />

buona varietà d’ispirazione e un chiaro tentativo di affrancarsi dal periodo<br />

<br />

grande sofferenza e frustrazione<br />

Doors. Brani come Whirling Dervish e The Moorish Idle con il loro miscuglio di<br />

<br />

il progressivo estraniamento di<br />

sonorità jazz e orientali in stile tipicamente anni ’70, ci mostrano un Ray inedito,<br />

se<br />

musicista a tutto campo. Più scontati gli altri brani, soprattutto i blues, anche<br />

<br />

di fare tutto lui utilizzando un<br />

<br />

se ci sono delle valide eccezioni come Bicentennial Blues e Begin The World<br />

Again che ricordano per certi versi Frank Zappa. In piena era punk, ritroviamo<br />

-<br />

<br />

Manzarek con un look assolutamente Doors nel gruppo rock Nite City, in cui<br />

-<br />

Sofferenza e frustrazione accresciute<br />

dal fatto che il naufragio<br />

canta e suona le tastiere in due dischi: Nite City del ’77 e Golden Days Diamond<br />

<br />

Night dell’anno successivo. All’esplosione del punk parteciperà nella veste di<br />

controcorrente e che fece storcere<br />

<br />

produttore della band losangelina degli X, che nel disco d’esordio includerà<br />

una reinterpretazione di SoulKitchen, cavallo di battaglia dei Doors. Inattesa<br />

<br />

come ovvia conseguenza anche<br />

È stato detto, giustamente, che<br />

e sorprendente, nel 1983, la collaborazione con Philip Glass per l’album Carmina<br />

Burana, riadattamento in chiave rock delle composizioni di Carl Orff.<br />

<br />

<br />

<br />

Un ambizioso disco di musica corale a cui, chi è abituato alle sonorità Doors<br />

<br />

incanalare in modo costruttivo la<br />

di Manzarek, deve accostarsi con molta cautela. Negli ultimi anni, a dispetto<br />

dell’età avanzata, Ray aveva dimostrato la sua inesauribile vitalità tornando<br />

così tanto e che sentiva come una<br />

ors<br />

si sentiva in trappola, voleva<br />

ai dischi solisti. Del 2006 è Love Her Madly, album di musica strumentale (un<br />

gradevole mix di elettronica e jazz d’ambiente) che faceva da colonna sonora al<br />

<br />

<br />

film omonimo, codiretto da Manzarek. Dello stesso anno Atonal Head, raffinato<br />

dionisiaca del gruppo, quella più progetto di commistione musicale jazz, rock, classica ed etnica condotto con il oscura<br />

e minacciosa, Ray incarna-<br />

<br />

compositore e trombettista Bal. Due anni dopo arriva Ballads Before The Rain in<br />

tandem con il chitarrista Roy Rogers, che sembra quasi una rivisitazione jazz di<br />

<br />

<br />

Satie. E non a caso, tra le cover figura Riders On The Storm. Non si può gridare<br />

-<br />

che il tastierista pensasse solo ai<br />

al capolavoro ma lo sforzo è apprezzabile. Il capitolo finale di Ray, nel 2011, è<br />

la seconda collaborazione con Roy Rogers per l’album Translucent Blues. L’ex <br />

<br />

<br />

doors torna alle sue origini blues con una serie di canzoni di discreta fattura<br />

(ad esempio Hurricane). Il CD fu accolto bene da critica e pubblico. Da ricordare<br />

<br />

<br />

anche i due dischi in stile beatnik con il poeta della beat generation Michael<br />

<br />

<br />

McClure, amico di Jim Morrison: The Third Mind (2006) e Piano Poems: live in<br />

<br />

San Francisco del 2012. Sono la testimonianza di una mai sopita passione per<br />

-<br />

<br />

<br />

la musica e le operazioni artistiche colte e sofisticate.<br />

<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 27


RAY MANZAREK<br />

COME ERAVAMO<br />

Il nome dei Doors è uno spettro che torna instancabilmente a infestare la<br />

chiesa del rock. Si pronuncia a caso nelle interviste. Lo si dissotterra per rifinire<br />

le esegesi. Come un marchio vintage o come un sigillo definitivo per autentificare<br />

il presente. In questa intervista di 20 anni fa, Ray Mazanek, cinquantenne<br />

in fiore e saggiamente epicureo, affabile possessore di una carriera meteorite,<br />

ha accettato di prestarsi al gioco dei ricordi e di raccontare.<br />

Ray Mazarek: Io e Jim Morrison eravamo studenti alla scuola di cinema<br />

UCLA (Università della California, Los Angeles). Due amici che parlavano di<br />

arte, di teatro, di cinema, di jazz. Parlavamo di rock’n’roll, ma mai di formare<br />

un gruppo insieme. Due settimane prima della consegna dei diplomi, nel<br />

giugno ‘65, Jim mi ha detto che sarebbe partito per New York. Tre o quattro<br />

settimane dopo, ero sulla spiaggia, a Venice. E chi vedo venire verso di me<br />

Jim, o qualcuno che somigliava a Jim, visto che non l’avevo riconosciuto<br />

del tutto: non era del tutto lui, era molto più bello... mi sono avvicinato e<br />

ho visto che era davvero Jim, e non il David di Michelangelo. Era fantastico.<br />

Gli ho chiesto che stava combinando, perché non era a New York. Mi ha<br />

risposto: “Ho deciso di restare qui, abito sul tetto della casa di Dennis Jacobs”,<br />

un amico dell’UCLA, che è finito a lavorare per Francis Ford Coppola in<br />

Apocalypse Now e che alla fine è stato rinchiuso con i matti, viveva sul suo<br />

tetto e scriveva canzoni.<br />

Gli ho detto: “Scrivi delle canzoni Allora siediti e cantamene una”. Si è seduto<br />

sulla spiaggia, era metà luglio, una di quelle giornate calde e assolate di Los<br />

Angeles... Ha iniziato a cantare Moonlight Drive e ho pensato che erano le<br />

parole più belle che avessi mai sentito in una canzone rock. Ne ha cantata<br />

un’altra o altre due e gli ho detto: “Queste canzoni sono fantastiche, perché non<br />

fondiamo un gruppo rock” Jim ha risposto: “È proprio quello che vorrei fare”.<br />

È stato immediatamente colpito dal suo carisma<br />

Le parole delle sue canzoni erano molto belle: “Let’s swim to the moon, let’s<br />

climb through the tide, penetrate the evening that the city sleeps to hide...” Non<br />

era solo rock, era poesia. In quel momento, in piena estate 1965, i Beatles non<br />

erano ancora psichedelici, cantavano ancora “She loves you yeha yeah yeah...”<br />

i Rolling Stones cantavano il blues di Chicago, erano più funky e più cattivi.<br />

C’era della poesia in Dylan, ma non c’erano i temi jungiani della poesia di Jim.<br />

Dylan era molto bello, ma era troppo New York... mancava una certa qualità<br />

mistica. Era della grande poesia di strada, ma era folk rock, quando la poesia<br />

di Jim era jungiana, aveva il senso della paura, della morte, della trascendenza,<br />

che mancava alla poesia di Dylan.<br />

Qual era la vostra idea all’inizio, quando avete formato il gruppo<br />

Di fare di tutto. Evidentemente non potevamo cantare come i Beatles. Mc-<br />

Cartney e Lennon erano grandi cantanti. Noi stavamo per fare della musica<br />

psichedelica “trip-out” (termine collegato all’LSD, viaggio della musica che fa<br />

viaggiare come l’acido - ndr), strana e insolita, con una poesia straordinaria.<br />

Stavamo per fare qualcosa il più artistico possibile, e dato che due membri del<br />

gruppo erano laureati a un’università artistica, sarebbe stato qualcosa di fottutamente<br />

artistico, se così posso dire. Quale altro gruppo rock poteva servirsi<br />

disertava o si presentava ubriaco alle prove (persino a quelle in sala di<br />

registrazione). Ma se il tastierista sopportò stoicamente per anni questo<br />

ed altro, non fu soltanto per una questione di denaro. Ray provava un<br />

sincero affetto per il cantante. Tutti lo ricordano come una persona<br />

simpatica e cordiale, un vero gentleman. In ogni caso nel 1971, dopo la<br />

registrazione dell’ultimo album L.A. Woman, Morrison se ne andò a<br />

morire a Parigi. E scomparso il loro leader, anche i Doors erano morti.<br />

Qui, dopo sei dischi indimenticabili, montagne di dollari guadagnati e<br />

<br />

<br />

sempre degna di nota.<br />

Il problema più urgente per i superstiti della band, era come sopravvivere<br />

<br />

cominciò a commettere una serie di errori che, nel corso degli anni, gli<br />

alienarono le simpatie di una parte dei fans. A cominciare dal tentare<br />

di mantenere in vita i Doors con una sorta di accanimento terapeutico.<br />

Come si poteva del resto rinunciare a un nome che era di per se stesso<br />

<br />

d’accordo, ma le vendite di L.A. Woman non erano andate male e il<br />

singolo Riders On The Storm (in cui Ray svolgeva un ruolo predominante<br />

al piano) con i suoi splendidi passaggi jazzati sembrava aprire<br />

nuovi sbocchi musicali per il gruppo. Jim era insostituibile ma Ray,<br />

che durante i concerti dei Doors ogni tanto cantava dei blues, avrebbe<br />

potuto rimpiazzarlo senza ingenerare nel pubblico la sensazione di un<br />

<br />

pubblicarono altri due dischi: Other Voices (uscito di corsa soltanto sei<br />

mesi dopo L.A. Woman, quasi si volesse esorcizzare lo spettro di Jim)<br />

28 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


di Brecht e Weil Nel primo album c’è anche un pezzo di Willie Dixon, The End<br />

è un omaggio a Ravi Shankar e alla musica indiana, Light My Fire è influenzato<br />

dal jazz. Cercavamo di mettere insieme tutti i generi musicali possibili. Non<br />

era jazz, non era nu-jazz, non era blues propriamente detto, era rock’n’roll<br />

suonato da una band di tipi bianchi in California del sud. In quel momento,<br />

la roba che andava in California, erano le cose psichedeliche: Peace and Love,<br />

il movimento flower-power. Tutti i gruppi erano come sotto acido, i Grateful<br />

Dead, i Jefferson Airplane... I Doors erano più orientati al blues, erano più duri,<br />

più hard, più oscuri. Perché i Doors leggevano. Non voglio dire che gli altri non<br />

leggessero, ma... penso che la nostra visione fosse un po’ diversa, uscita dai<br />

film tedeschi, dal cinema espressionista, e dalla poesia simbolista francese,<br />

Rimbaud. Per me erano i film tedeschi: Pabst, Fritz Lang, questo genere di cose.<br />

E anche Parigi. Io e Jim amavamo la Parigi e la Berlino tra le due guerre. Dalla<br />

fine della prima guerra mondiale a quando Hitler blocca la Bauhaus. I Doors<br />

sono quindi fondamentalmente un gruppo dadaista, surrealista e Bauhaus.<br />

Ma siccome sono americani, hanno subito la vecchia influenza nera: io vengo<br />

da Chicago e Jim era del sud, quindi il blues, le radici del blues.<br />

Molti considerano L.A. Woman come il vostro capolavoro. Cos’è che ha<br />

dato a questo disco questa unità e questa forza incantevole<br />

C’è già il fatto che abbiamo registrato nella nostra sala prove, al Workshop.<br />

La nostra casa discografica era dall’altro lato della strada. Abbiamo preso dei<br />

microfoni, un registratore e una vecchia console che abbiamo installato negli<br />

uffici, al primo piano, e provavamo. Non eravamo in studio ma veramente a<br />

casa nostra. Ci sentivamo bene gli uni con gli altri, stavamo bene. Abbiamo<br />

preso in mano la produzione. Era una tappa completamente nuova per i Doors.<br />

Forse c’era qualcosa nell’aria, forse Jim sentiva che quello poteva essere<br />

il suo ultimo album... Durante la registrazione, l’8 dicembre 1979, il giorno<br />

del suo compleanno, si è fatto come regalo di venire al Workshop con un<br />

producer, per registrare tutta la poesia che aveva, cinque o sei ore di poesie...<br />

“Voglio assolutamente registrarlo su nastro, solo una volta” ci diceva. Perché ha<br />

avuto bisogno di farlo in quel momento, il giorno del suo compleanno, sei<br />

mesi prima della sua morte... Non lo so... .<br />

Perché Jim è andato a Parigi, solo<br />

Per riposarsi, per prendersi delle lunghe vacanze. Il nostro contratto con<br />

Elektra, la nostra casa discografica, era scaduto, erano usciti i sette album<br />

previsti. Potevamo rinnovare il contratto, potevamo firmare con un’altra<br />

casa discografica, potevamo continuare, potevamo fermarci e decidere di<br />

non registrare più, tutto era permesso. Alla domanda “Ci vogliamo fermare”<br />

tutti hanno risposto “Well... no!!!” (ride)... Ma non dovevamo più lavorare così<br />

duramente, i Doors erano sul punto di entrare in una nuova fase, avevamo<br />

una sensazione di rilassamento, di confort, di benessere. Era il momento di<br />

prendere un po’ le distanze: “Non siamo obbligati a fare tournée, non siamo<br />

obbligati a far uscire un disco all’anno”... Progettavamo dei film... E Jim è partito<br />

per Parigi per andare dove era andato Hemingway (ride - ndr)... dove vanno<br />

gli americani, dove vanno gli artisti, dove era andato Fitzgerald...<br />

È stato segnato dal mistero che circonda la sua morte<br />

Certo! È terribile.<br />

e Full Circle del ’72 ma il risultato fu deludente, sia dal punto di vista<br />

musicale che di riscontro nelle vendite. Questo insuccesso e i contrasti<br />

<br />

guardare avanti, pensare a una carriera solista e nello stesso tempo<br />

gestire con oculatezza l’eredità Doors. Ed è ciò che Ray Manzarek ha<br />

sempre fatto nel corso della sua “seconda vita”, mantenendo un piede<br />

<br />

contemporaneo di cui ha continuato a far parte anche se con un ruolo<br />

non più da protagonista.<br />

Ancor più dopo lo scioglimento del gruppo, Ray Manzarek si convinse<br />

che il mito dei Doors doveva continuare a vivere. E che spettava a lui,<br />

<br />

<br />

numerose critiche, fu che la sua visione di ciò che avevano rappresentato e<br />

rappresentavano i Doors non coincideva strettamente con quella dei fans<br />

<br />

An<br />

American Prayer. Progetto legittimo visto che era nelle intenzioni dello<br />

stesso Morrison che, a più riprese, aveva registrato delle performance<br />

poetiche pensando di farci un disco con sottofondo musicale. Finita<br />

nelle mani dei Doors superstiti, l’idea venne parzialmente snaturata<br />

col risultato che il disco fu duramente stroncato dall’ex produttore Paul<br />

Rothchild. La musica era invadente, conteneva continue citazioni delle<br />

<br />

<br />

<br />

Alive She Cried che<br />

<br />

<br />

Gloria, di Van Morrison. A partire<br />

<br />

<br />

<br />

culminare con le edizioni integrali di Live At The Matrix e Live At The<br />

Roundhouse. Manzarek ha inoltre continuato a suonare in concerto<br />

i pezzi dei Doors con diverse formazioni che hanno visto l’adesione,<br />

oltre che di Krieger, di artisti famosi come Stewart Copeland dei Police<br />

-<br />

<br />

<br />

Densmore, glielo avevano impedito.<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 29


di Roberto Paviglianiti<br />

TEHO TEARDO<br />

Visione d’insieme<br />

Le uscite degli album<br />

Music For Wilder Mann<br />

e Still Smiling, realizzato<br />

con Blixa Bargeld,<br />

sono state delle ottime<br />

opportunità per puntare<br />

i riflettori su Teho<br />

Teardo, un personaggio<br />

che si muove<br />

nell’ombra, dalla quale<br />

ricava un privilegiato<br />

punto di osservazione.<br />

foto A. Boccalini<br />

S<br />

sparsi ovunque e un banco di lavoro che ha l’aria di essere<br />

rimasto acceso per diverse ore. Lo studio di registrazione<br />

casalingo di Teho Teardo è accogliente, c’è anche un divano per gli<br />

ospiti. Ci riceve alla porta, ci offre caffè e biscotti, è gentile. La musica<br />

che ci fa ascoltare no; non dà carezze e vibra d’imprevedibilità. È<br />

quella del suo Music For Wilder Mann, <br />

di Charles Fréger. Ti prende per la gola, ti stringe in una morsa di<br />

suoni. Proietta un’immagine forte e inquietante. Immagini con le<br />

<br />

Diaz, Il divo, Lavorare con<br />

lentezza<br />

vive di luce propria in un continuo e affasciante rincorrersi d’idee<br />

creative. Situazioni che lo hanno portato a collaborare anche con Blixa<br />

Bargeld (fondatore degli Einstürzende Neubauten) per l’album Still<br />

Smiling, un altro episodio di rilevante importanza di un processo<br />

creativo che sa emozionare.<br />

È vera la storia che il libro di Charles Fréger ti è caduto su<br />

un piede in una libreria di Berlino<br />

Certo. Mi piace pensare che un libro che ti cade addosso, facendoti<br />

anche un po’ male, sia un segnale da cogliere immediatamente, e<br />

30 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


guarda cosa è successo dopo: mi sono chiuso in studio e non ne<br />

Music For<br />

Wilder Mann.<br />

<br />

<br />

Music For Wilder Mann<br />

È stata dunque una precisa esigenza espressiva<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

sivamente<br />

sui due lati di un vinile. Per quale motivo e a<br />

quale scopo<br />

<br />

-<br />

<br />

-<br />

-<br />

<br />

<br />

mano che si chiama “copertina”<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

dentro un mio disco.<br />

In quest’album, come in altri,<br />

giocano un ruolo deci-<br />

<br />

spesso a questo ingrediente<br />

timbrico.<br />

<br />

Music<br />

For Wilder Mann <br />

Negli ultimi mesi ti sei dedicato anche a Still Smiling, l’album<br />

con Blixa Bargeld.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

foto S. Caleo<br />

Che cosa rappresenta per te il cinema Da dove è nata la<br />

passione per l’arte in genere<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Come si sviluppa solitamente<br />

il tuo processo creativo<br />

riguardo alle colonne sonore<br />

Trai ispirazione dalle<br />

<br />

-<br />

-<br />

<br />

Registri e trovi le soluzioni<br />

compositive nel tuo studio<br />

casalingo, nel quale trascorri<br />

molto tempo. Hai una<br />

“giornata tipo” con delle<br />

precise scadenze o procedi<br />

in maniera totalmente libera<br />

e improvvisata<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Lo studio di registrazione è per te un luogo dove dar forma<br />

alle tue idee o lo intendi più come uno strumento vero e<br />

proprio<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 31


TEHO TEARDO<br />

rimodella in base alla sua forma.<br />

Perché la tua musica riesce a<br />

vivere di luce propria anche<br />

se ascoltata senza l’ausilio<br />

<br />

Cerco di fare musica che sia in<br />

grado di sostenere se stessa al<br />

mula<br />

del commento musicale.<br />

Stabilisco un rapporto drammaturgico<br />

in cui la musica entra<br />

nella narrazione senza divenire<br />

un banale accessorio narrativo<br />

o, ancora peggio, un riempitivo.<br />

Sei molto attratto dall’ibridazione di elettronica e strumenti<br />

acustici.<br />

Mi piace il suono, nelle sue innumerevoli varianti. Quello delle tangenziali,<br />

dei ghiacciai e del violoncello; nessuno primeggia sull’altro,<br />

sono tutti là a nostra disposizione, dobbiamo solamente trovare delle<br />

relazioni sensate tra questi.<br />

Remixare altri artisti ha<br />

portato delle variazioni<br />

sul tuo modo di concepire<br />

<br />

Mi ha certamente aiutato nell’essere più obiettivo con la mia musica<br />

attraverso un percorso da ascoltatore. Tutto passa prima dall’ascolto.<br />

Per quello che fai hai ricevuto dei complimenti da parte di<br />

<br />

Sì, gli ho chiesto di fare un album usando solo due sintetizzatori indossando<br />

un camice bianco come nello studio di fonologia negli anni<br />

sound designerto<br />

Cinquanta. Io e lui, soli con un synth ciascuno. Mi sarebbe piaciuto<br />

molto, ma sapevo sarebbe stato<br />

preciso che dai a questa<br />

<br />

Teho Teardo e Blixa Bargeld STILL SMILING Spècula, 2013<br />

<br />

In Still Smiling convergono i percorsi stilistici, e di vita, di due grandi artisti, Mica potevo proporgli di fare un<br />

La consapevolezza della tridimensionalità<br />

del suono. Quando<br />

qualcuno mi dice che quel suono<br />

Teho Teardo e Blixa Bargeld, che riversano nelle dodici tracce proposte, dieci<br />

delle quali inedite, le loro attitudini e i loro mondi sonori, dando vita a una<br />

forma particolarmente interessante, per contenuti ed espressività d’insieme.<br />

disco con l’orchestra, non credo<br />

che il mondo ne abbia bisogno.<br />

Così gli ho proposto qualcosa<br />

Registrato tra Roma e Berlino, l’album trae forte connotazione dall’utilizzo<br />

l’ha sentito sulla pancia io sto già<br />

che avrebbe potuto spiazzare<br />

degli archi – tradotti da Martina Bertoni e il Balanescu Quartet - e trova nella<br />

bene. Nonostante troppi ascoltino<br />

entrambi.<br />

voce di Bargeld l’elemento catalizzatore, messo in primo piano sugli sfondi<br />

musica solo con i cellulari,<br />

il suono è tutto intorno a noi e<br />

non nello spazio angusto di un<br />

sonori pensati da Teardo, sinistri e forti di una certa inquietudine. Brani cantati<br />

in italiano, come l’iniziale Mi scusi, inglese e tedesco, formano un itinerario<br />

perennemente in bilico tra il passaggio cantabile e la spigolatura melodica<br />

<br />

diventare musicista vista la<br />

microchip. Un compositore non<br />

da interpretare, dove le matrici ritmiche sono al contempo solide e capaci<br />

grave crisi che sta attanadi<br />

flettere a seconda dello scenario. Alone with the Moon (cover del brano<br />

può non tenerne conto. Oltre a<br />

<br />

firmato dei Tiger Lillies) è una sorta di ballata romantica, quasi rassicurante;<br />

questo la necessità di stabilire un What If… è un momento che unisce teatralità e fantasia, presa di coscienza <br />

legame con i luoghi. La musica<br />

ha un rapporto strettissimo con<br />

la spazialità, anche quando registro<br />

e ironia sottintesa; la struggente A Quiet Life – dalla soundtrack del film Una<br />

vita tranquilla di Claudio Cupellini - è proposta in una nuova versione; mentre<br />

il resto presenta momenti costruiti con l’unione di sonorità elettroniche e<br />

di fare quello che si sentono<br />

e di farlo al meglio. Abbiamo<br />

bisogno di gente che faccia le<br />

con un quartetto d’archi.<br />

cose con passione e seriamente,<br />

acustiche, capaci di vivere in simbiosi e di rimanere perfettamente in piedi<br />

anche se presi singolarmente. Lavoro importante, di forte intensità e pensato<br />

Sono attratto dall’idea della musica<br />

ci sono troppi incompetenti in<br />

nel dettaglio, al quale vanno dati un paio di ascolti di vantaggio, soprattutto se<br />

da camera, spesso più per la<br />

forma che può avere la camera<br />

che, contenendo la musica, la<br />

non si è seguaci dei due protagonisti della vicenda, ma poi, una volta entrati<br />

in sintonia, sarà difficile rinunciare alla loro idea di sorriso. (R. P.)<br />

questo Paese che occupano spazi<br />

strategici abbassando la qualità<br />

delle cose.<br />

32 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


Audio Research REFERENCE 250<br />

Amplificatore monofonico a valvole<br />

Come altri prodotti presentati recentemente,<br />

anche per il Reference 250 le novità riguardano<br />

la veste estetica, ma più ancora il design<br />

interno. Si coglie innanzitutto l’aspetto<br />

moderno ed il perfetto abbinamento cromatico,<br />

che comprende un pannello frontale totalmente<br />

rinnovato con un piccolo pulsante di accensione in alluminio,<br />

oltre al fatto che le serie in colore naturale hanno<br />

maniglie e griglia superiore in argento, la versione nera<br />

maniglie e griglia neri. Un nuovo indicatore analogico sostituisce<br />

il display digitale fluorescente; questo indica<br />

potenza di uscita, tensione di alimentazione e aggiustamento<br />

del bias delle valvole, che si effettua per mezzo<br />

di regolazioni al di sotto del display. Tre sono i livelli di<br />

illuminazione, inclusa la possibilità dello spegnimento<br />

totale, mentre un piccolo schermo LCD posto all’interno,<br />

ma visibile attraverso il pannello superiore, indica le ore<br />

di funzionamento delle valvole. La silenziosissima ventola<br />

di raffreddamento sul pannello posteriore è abbinata<br />

ad una griglia di ingresso a bassa turbolenza ed opera a<br />

due velocità. Il cavo di alimentazione da 20 A è lo stesso<br />

del REF210, mentre le connessioni di uscita prevedono i<br />

tre diversi valori di impedenza 4, 8 e 16 Ohm.<br />

L’impatto devastante del REF 250 è diretta conseguenza<br />

del nuovo trasformatore di alimentazione con un corrispondente<br />

incremento del 50 % di capacità energetica,<br />

unitamente alla corrente di uscita dei tubi KT120. Anche<br />

la velocità nella risposta in gamma bassa, il controllo e<br />

la definizione del tessuto sonoro hanno fatto un deciso<br />

passo avanti. Inoltre, i nuovi condensatori in Teflon migliorano<br />

risoluzione e focalizzazione della scena con ogni<br />

genere musicale. L’esplosivo micro e macro contrasto<br />

dinamico, il bassissimo livello di rumore ed il ferreo controllo<br />

esercitato su ogni sistema di altoparlanti rappresenta<br />

il nuovo standard offerto da questo amplificatore.<br />

Con esso, ancora una volta, Audio Research ridefinisce<br />

lo stato dell’arte della riproduzione sonora.<br />

Audio Natali Srl - Via Alessandro Volta 14 - 51016 Montecatini Terme - Pistoia - Tel 0572-772595 - Fax 0572-913216<br />

Web: www.audionatali.com - E-mail: info@audionatali.com


STEFANO BATTAGLIA<br />

di Maurizio Favot - foto Caterina Di Pierri<br />

Il mio canto semplice<br />

Classe 1965, Stefano Battaglia è stato uno schietto enfant prodige del jazz italiano: alla fine<br />

degli anni ’70 era già nel giro creativo milanese. Precoce anche nel raggiungere una peculiare<br />

maturità espressiva, non ha mai smesso di cercare strade nuove.<br />

La sua scelta più recente è quella di una coinvolgente, fascinosa semplicità.<br />

Dopo una solida preparazione accademica, Battaglia ha imboccato<br />

con entusiasmo i sentieri dell’improvvisazione,<br />

Things Ain’t<br />

What They Used To Be<br />

esperienze e oltre sessanta titoli alle spalle, è uno dei pianisti di punta<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Quando hai cominciato a suonare<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

Studiare uno strumento. Quello che alle volte per i bambini<br />

è un po’ una costrizione, per te era piacevole.<br />

<br />

<br />

<br />

È dunque partito in tenera età un iter accademico che è<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

molto importanti, perché mentre mia nonna era assolutamente incen-<br />

<br />

34 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


maggiormente nelle mie corde: i clavicembalisti, Bach e Scarlatti, le<br />

suite di Haendel. Un repertorio che mia nonna snobbava, perché lei<br />

era proprio pianista al 100%. La direzione che avevo preso, comunque,<br />

era quella di fare il concertista.<br />

Quand’è che poi hai cominciato ad accostare a questa formazione<br />

degli interessi diversi<br />

Io andavo tutti i sabato pomeriggio da Buscemi, un famoso negozio<br />

di dischi a Milano. Rimanevo lì per ore. Cercavo soprattutto cose<br />

di musica classica, le cose che stavo studiando, o che avrei voluto<br />

preparare. Un giorno presi invece due dischi diversi, perché erano di<br />

<br />

Si è un po’ ossessivi a quell’età… Praticamente ascoltavo solo dischi<br />

di pianisti. Non sapevo assolutamente nulla dei musicisti, che erano<br />

Paul Bley e Keith Jarrett. È stata la seconda svolta. Dopo la scoperta<br />

del pianoforte da bambino c’è stata quella di questa musica che non<br />

capivo da dove venisse, perché non sapevo nulla di jazz, ammesso che<br />

quei dischi siano di jazz, visto che<br />

c’è un po’ di tutto…<br />

Penso che all’epoca c’erano<br />

sostanzialmente due strade<br />

che potevano portare al jazz. Pianisti di quel tipo per chi<br />

proveniva da percorsi accademici, il jazz-rock per chi arrivava<br />

dal rock.<br />

Ecco, io quelle strade le ho percorse entrambe. Perché oltre all’amore<br />

per la musica classica andavo matto per il progressive inglese. Il primo<br />

pezzo che ho imparato a suonare tramite i dischi è stato Fifth Of Fifth<br />

da Selling England By The Pound dei Genesis. Quindi in realtà già<br />

cercavo altre cose. Mi perdevo con quella musica, King Crimson, Peter<br />

Gabriel, anche per i testi. Poi ho cominciato a comprare tutti i dischi<br />

di Paul Bley e Keith Jarrett. Con Jarrett ho conosciuto Dewey Redman<br />

e quindi il gruppo Old & New Dreams, e poi Ornette Coleman e si è<br />

formato un albero, con tanti rami…<br />

Le prime esperienze nel settore jazzistico sono state da solo<br />

o con altri musicisti<br />

In realtà io già improvvisavo al pianoforte, anche prima di ascoltare<br />

Jarrett e Bley, ovviamente senza sapere minimamente cosa facessi. Il<br />

canale del giocare con lo strumento è stato attivo da subito. E questo<br />

grazie al fatto che io non ho avuto un maestro normale, del tipo che<br />

vai e poi esci dalla lezione. Io andavo a casa di mia nonna, lei mi cucinava,<br />

poi mi faceva un’oretta di lezione, e io dopo rimanevo lì tutto il<br />

giorno al pianoforte, a giocare. Lei non mi diceva mai nulla, mi lasciava<br />

fare. Quindi ho respirato da subito un senso di libertà. Quel cuore di<br />

nonna è stato molto importante. Non ho avuto la parte oppressiva<br />

dello studio. Mi perdevo per tutto il pomeriggio nella ricerca un po’<br />

uterina del suono, anche isolandomi. Questa cosa la ritrovo ancora<br />

oggi nel piano solo, consapevolezza a parte. Il processo è esattamente<br />

lo stesso. Non sono cambiato. Non sono cresciuto…<br />

Dopo tante ore passate a suonare o ad insegnare, non<br />

desideri ricevere ancora dall’esterno. Serve il silenzio<br />

per avere di nuovo il desiderio di ascoltare.<br />

Si tratta in effetti di un percorso davvero peculiare, con un<br />

grado di libertà non comune…<br />

Ho cominciato a frequentare la scena milanese dei concerti. Io abitavo<br />

in via Solari, nella zona dei Navigli, e ho cominciato a suonare con l’area<br />

creativa… Erano tutti più grandi di me, di almeno 10 anni, come Paolino<br />

Dalla Porta, Tiziano Tononi, Manu Roche, ma per motivi misteriosi<br />

mi accettavano a casa loro. Assorbivo tutto: le conferenze di Arrigo<br />

<br />

e inizio ’80, il jazz era in espansione e ai concerti potevi trovare anche<br />

2000 persone. All’Orfeo l’Art Ensemble Of Chicago fece 2500 spettatori.<br />

Come regalo per aver preso il diploma io chiesi ai miei genitori<br />

l’iscrizione al seminario di Siena Jazz, una cosa che a Milano aveva una<br />

<br />

<br />

concertistica, basata molto sull’improvvisazione. Alla tradizione boppistica<br />

mi sono invece avvicinato dopo, proprio per colmare quella specie<br />

di vuoto che avevo alle spalle. Proprio durante quel seminario estivo<br />

lavorai un paio di settimane con<br />

Enrico Pieranunzi. Al terzo livello,<br />

il più alto, eravamo in due, io e<br />

Alberto Tafuri (che poi si è rivolto<br />

maggiormente all’ambito pop ed<br />

è stato anche vocal coach della squadra di Elio per l’edizione 2010 di X<br />

Factor - ndr). Ebbene, Alberto chiese di passare al secondo livello, con<br />

Riccardo Zegna, perché così si sentiva più a suo agio, e io rimasi da solo<br />

con Pieranunzi! È stata una cosa fondamentale, perché Enrico era in<br />

una fase particolare, voleva cambiare il suo modo di fare musica, era<br />

molto aperto. Il suo insegnamento non fu “canonico”, non mi spinse a<br />

studiare, ma a proseguire una mia strada. Fu straordinario sul piano<br />

umano e in termini di motivazioni. Io tornai a casa gasatissimo.<br />

Poi, dopo pochi anni, sei passato dall’altro lato, assumendo<br />

il ruolo di insegnante…<br />

Nel 1988 Franco Caroni mi chiamò per sostituire Luca Flores, che<br />

<br />

parte degli allievi erano più anziani di me! Quello fu un periodo in cui<br />

mi accostai seriamente anche alla tradizione e ad alcuni autori che<br />

mi stavano a cuore, come Lennie Tristano e Bill Evans. In particolare<br />

realizzando anche delle incisioni in trio con Dalla Porta e Aldo Romano,<br />

anche se non evansiani nello stile, però dedicati al suo repertorio.<br />

A un certo punto hai anche incrociato uno dei tuoi principali<br />

punti di riferimento, che hai già citato: Paul Bley…<br />

Passò un periodo a Milano, durante il quale incise con Dino Betti Van<br />

Der Noot e Tiziana Ghiglioni. Gli dissi subito che era lui il principio di<br />

tutto per me. Forse anche perché così nutrito nell’ego, fu molto generoso<br />

con me, prodigo di consigli. Certo è un tipo particolare, e in quel periodo<br />

era particolarmente arrabbiato con i giornalisti… In effetti, forse non è<br />

mai stato completamente riconosciuto, mentre molti dei pianisti che a<br />

lui debbono molto hanno avuto paradossalmente attenzioni maggiori,<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 35


STEFANO BATTAGLIA<br />

Non è facile, oggi, resistere su posizioni rigorose ed evitare<br />

compromessi. Anche per chi, come te, incide per un’etichetta<br />

autorevole come la ECM e ottiene riconoscimenti interna-<br />

<br />

Siamo comunque dei privilegiati, perché siamo nella musica, nel giar-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

momento complesso, anche eccitante in un certo senso. So che come<br />

musicista raccolgo quello che semino. Quello che ho è il frutto di ciò<br />

-<br />

<br />

ha grande successo è talmente lontano da quello che voglio difendere<br />

<br />

anche degli aspetti dolorosi, ma sono perfettamente conscio di doverli<br />

accettare. Faccio quello che sono e non voglio fare ciò che non sono!<br />

come lo stesso Jarrett e il primo Chick Corea, quello dei dischi Blue<br />

Note, del trio con Altschul e Holland e poi in quartetto con Braxton. In<br />

quel momento io ero completamente dentro il mondo del free “melodico”,<br />

Bley, Ornette, Don Cherry, Dewey Redman… Era proprio la mia<br />

musica di riferimento. Credo che se si confronta Bley con il Bill Evans<br />

dello stesso periodo degli anni ’60, quello dei famosi dischi al Village<br />

<br />

<br />

era nel mistero totale, pur proponendo una visione lirica, melodica e<br />

poetica straordinaria. Lì è proprio il mio eroe. È un retaggio dal quale<br />

non mi separo mai.<br />

Tutto questo porta comunque ad una scelta che riduce le<br />

dimensione dell’organico…<br />

-<br />

<br />

chiave nella storia evolutiva del linguaggio non li amo. Faccio fatica ad<br />

accettare i musicisti che suonano tanto, forte, sempre. Questo ha fatto<br />

sì che mi sia anche separato dai miei colleghi milanesi più legati, anche<br />

ideologicamente, a quell’estetica. A me interessa proprio l’opposto: la<br />

<br />

vicino ad un’idea romantica. I gruppi superiori al trio o al quartetto sono<br />

<br />

<br />

<br />

Ho scelto musicisti non solo vicini per poetica, ma anche logisticamente,<br />

<br />

<br />

<br />

Vuoi raccontarci qualcosa a proposito di Songways, il tuo più<br />

recente lavoro pubblicato a inizio anno dalla ECM (L’album<br />

è già stato recensito da Roberto Paviglianiti, in <strong>SUONO</strong> n.<br />

475, aprile 2013 – ndr).<br />

È il secondo volume di un grande lavoro che sto facendo, sulla musica<br />

-<br />

<br />

miro ad essere in qualche modo un musicista di 1000 anni fa, con un<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

vicino a una chiesa romanica. Ho usato molto delle armonie arcaiche,<br />

<br />

<br />

In questi tempi dominati da piccoli dispositivi digitali portatili<br />

<br />

ed ascoltare della musica riprodotta come si deve<br />

No, no! Io sono un dinosauro. Amo il rapporto poltrona/casse eccetera.<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

per avere di nuovo il desiderio di ascoltare.<br />

36 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


GX Gold Series<br />

mpi electronic - tel. 02.93.61.101 - fax 02.93.56.23.36 - info@mpielectronic.com - www.mpielectronic.com<br />

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ALESSANDRO LANZONI<br />

di Jacopo Cosi<br />

Se non ascolti, parli da solo<br />

Alessandro Lanzoni è diventato grande. Sfuggito miracolosamente alla trappola dell’enfant prodige,<br />

tipologia di artista sempre sull’orlo del fenomeno da baraccone, che cessa di apparire una volta<br />

passato l’effetto sorpresa, trappola tesagli dal destino a soli quattordici anni. Oggi che di anni ne ha<br />

venti, è un pianista jazz maturo, completo, con uno straordinario senso della melodia.<br />

Dark Flavour, in trio con Matteo Bortone al contrabbasso ed<br />

Enrico Morello alla batteria, è di una bellezza cristallina.<br />

Undici tracce con tre pezzi presi da Monk (Introspection,<br />

Crepescule with Nellie, Bright Mississippi), uno da<br />

Coltrane (Satellite), e una composizione di Bortone<br />

(Song One). Tutto quello che avremmo voluto<br />

ascoltare in ambito jazz, e che non avremmo mai<br />

osato chiedere ad uno, meglio, tre giovani talenti. Un<br />

album che a dispetto del titolo e dei brani scelti non<br />

prende mai un solo colore dalla tavolozza sincopata.<br />

Attraversa la classica (Levra, terzo in scaletta, è<br />

l’anagramma di Ravel) con sfumature romantiche,<br />

naviga con la ritmica in poppa tra sequenze impossibili di accordi,<br />

per approdare nelle acque dell’interplay, senza paura, nell’oceano<br />

di Bill Evans, dove il trio si trova a meraviglia, per poi ripartire e far<br />

<br />

rientrare tutti insieme in scia, senza esagerare nello<br />

sfoggio di tecnica, mentre la mano destra di Lanzoni<br />

accarezza di melodie l’interno corpo del disco, e la<br />

sinistra pesca, copiosa, armonie.<br />

Tutti insieme gli ingredienti sapientemente miscelati<br />

Dark Flavour, uno<br />

di quei tipi di cocktail che una volta provato non si<br />

può farne a meno, e diventa “il solito, grazie” per<br />

38 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


un bel po’. Insomma, uno di quei dischi che una volta usciti dalla<br />

custodia, staranno molto nello stereo prima di tornarci.<br />

A quattordici anni Alessandro Lanzoni si ritrova a suonare e incidere<br />

prima con Ares Tavolazzi, poi con lo stesso grande maestro contrabbassista<br />

e un altro nome “miliare” del mainstream jazz, Walter Paoli,<br />

<br />

ad un big assoluto come Lee Konitz. Intanto gli anni sono passati.<br />

Ma tutto questo comincia quando vince il concorso “International<br />

Massimo Urbani Award 2006”, al quale seguono altri riconoscimenti<br />

come il “Concorso Luca Flores 2008” e il “Best Young Soloist” a<br />

Parigi, nel 2010, in occasione dell’ultima edizione del concorso<br />

internazionale Martial Solal, la più prestigiosa fra le competizioni<br />

jazzistiche dedicate al pianoforte.<br />

La famiglia di musicisti, babbo, mamma, sorella, la sua testa, e chissà<br />

<br />

<br />

<br />

della musica. Lanzoni si diploma in pianoforte al conservatorio<br />

“Cherubini” di Firenze (sua città natale) con il massimo dei massimi<br />

e tutte le lodi possibili. Si specializza in quel di Siena nel campo jazz,<br />

con i più grandi maestri in circolazione a livello internazionale. Da<br />

qui, tra l’altro, gli arriva anche la possibilità di suonare con Kurt Rosenwinkel.<br />

Non si fa scappare un seminario. E quando si ripresenta<br />

sul mercato con Dark Flavour, adesso, non è più il minorenne che<br />

<br />

Di pappa, come si dice nella sua Firenze, ne ha mangiata davvero<br />

tanta. È cresciuto. È un musicista fatto, che può divertirsi a scoprire<br />

tutto quello che la sua curiosità lo porterà a scoprire. Un compositore<br />

maturo. Un nuovo grande jazzista italiano al quale, da qui in avanti,<br />

nessuna strada potrà essere preclusa. Un ragazzone alto e timido, ma<br />

di quella timidezza pronta ad esplodere in un sorriso. Flemmatico<br />

e felino, sia nell’andamento, che nell’approccio al piano. Una sorta<br />

di gatto gigante.<br />

Un “gattone”, come Gianni Clerici soprannominava il tennista Mecir,<br />

<br />

Come hai cominciato<br />

<br />

al settembre scorso, quando mi sono diplomato al conservatorio.<br />

<br />

un “piano solo” ci metto sempre qualcosa. La settimana scorsa, per<br />

esempio, Debussy, tra cui un preludio, su cui ho improvvisato un<br />

po’ sopra. Mi piace omaggiare Debussy: oltre alla bellezza delle sue<br />

composizioni ci sono tanti sbocchi per l’improvvisazione. La struttura<br />

dei pezzi è rapsodica, e da lì è facile ricavare qualcosa.<br />

Ti piacciono altri autori classici<br />

Soprattutto autori del Novecento, come Ravel.<br />

Anche la dinamica classica, il crescendo<br />

Sì, mi piace giocare con le dinamiche, una cosa non molto usata nel<br />

jazz. Si tende a suonare a quel tipo di volume, perché il suono della<br />

batteria è sempre abbastanza forte. Provando insieme, con Matteo e<br />

Enrico, ci siamo accorti che si può suonare molto piano. Dal vivo si<br />

sente ancora di più. E non sono sbalzi a caso di dinamica, in Levra,<br />

per esempio, il crescendo è dato dalla scrittura del brano, la melodia<br />

che sale proprio in quel punto porta a far salire il volume.<br />

<br />

Dark Flavour, che è anche un brano dell’album - uno dei più riusciti<br />

secondo me, per questo l’ho usato come titolo - ha un carattere<br />

scuro, che non deriva dal mio di carattere, non sono depresso, è<br />

più una questione di discorso compositivo: casco facilmente sugli<br />

accordi minori.<br />

Nel quartetto con Nico Gori suoni il violoncello. Perché<br />

Lo suonava mio nonno, anche se non l’ho mai conosciuto. Era un<br />

violoncellista dilettante. C’era questo strumento in casa, così l’ho<br />

provato.<br />

Non lo suona tua sorella<br />

No, lei suona il violino. I miei, il piano. E la nonna era insegnante di<br />

armonia. La nonna, e il nonno, dalla parte materna.<br />

Hai mai sentito quando eri un enfant prodige il rischio<br />

“baraccone”<br />

C’è questo rischio, quando sei giovane, che ti spingano tantissimo, e<br />

<br />

dischi con la Philology di Paolo Piangiarelli. Lui è uno vivacissimo.<br />

<br />

insieme a me. Lo devo ringraziare tantissimo. Era lui il direttore del<br />

concorso Urbani, che vinsi. Ho fatto il primo disco con lui. Mi ha<br />

fatto conoscere Tavolazzi, Paoli, con cui ho avuto il trio per diversi<br />

anni, e poi mi ha fatto incidere con Lee Konitz.<br />

Ma<br />

Ho pensato che prima di fare un altro disco, era meglio pensarlo,<br />

<br />

sono arrivate quando ho fatto il biennio di specializzazione a Siena<br />

Jazz. È stata un’esperienza incredibile, ho conosciuto tanti musicisti<br />

americani, tanti stimoli nuovi. Con uno degli insegnanti, Kurt<br />

Rosenwinkel, ho fatto dei concerti insieme a Gatto, anche lui mio<br />

insegnante. E con Gatto ci suono tuttora.<br />

A Siena hai conosciuto il tuo trio<br />

Enrico era in classe con me nel biennio. E Matteo passava di lì una<br />

sera. Ci siamo messi a suonare insieme degli standard. La base e<br />

l’amore per la tradizione, specie per Monk, che è stato il nostro punto<br />

<br />

sperimentato dei brani nostri.<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 39


ALESSANDRO LANZONI<br />

DICO DI LUI<br />

Nico Gori è uno dei più importanti<br />

clarinettisti jazz italiani. Membro inamovibile<br />

dei Visionari di Stefano Bollani,<br />

ha suonato, clarinetto solista e<br />

primo sax alto, con la Vienna Art Orchestra,<br />

la più prestigiosa del mondo,<br />

per tutto l’emisfero terracqueo.<br />

Gori ha collaborato con i più straordinari<br />

artisti, da Caetano Veloso<br />

a Fred Hersch, pianista newyorkese<br />

definito “il poeta del jazz”, con cui ha<br />

dato ultimamente alle stampe l’album<br />

Da Vinci. Dieci brani tra standard<br />

(Tea for Two) e composizioni<br />

di entrambi (in prevalenza Hersch)<br />

da ascoltare e riascoltare all’infinito,<br />

lasciandosi sorprendere ogni volta<br />

dal contrappunto, l’estro, il timing e<br />

il lirismo di questi due maestri, uniti<br />

da uno spirito unico, e da un talento<br />

senza limiti di letteratura e tecnica.<br />

Gori si è appena trasferito in Danimarca,<br />

dove, a differenza dell’Italia<br />

la crisi non ha intaccato l’economia<br />

culturale, e i musicisti fanno vite da<br />

musicisti, a partire dalle paghe e a<br />

finire al posto che occupano nei gradini,<br />

alti, della scala sociale. Passerà<br />

almeno metà anno là, tra concerti,<br />

festival e seminari di cui sarà professore.<br />

Di Alessandro Lanzoni è “il<br />

babbo” jazz. Babbo perché anche<br />

lui fiorentino, e distante di età quasi<br />

venti anni. Insieme hanno un quartetto<br />

che porta il nome “Gori Lanzoni<br />

quartet”.<br />

“Il gruppo poteva anche essere a mio<br />

nome – dice Nico – perché all’interno<br />

sono il più anziano”. Stefano<br />

Tamborrino alla batteria, e Gabriele<br />

Evangelista al contrabbasso, completano<br />

la line up. “Ad Alessandro<br />

ho insegnato i primi rudimenti – continua<br />

-. Veniva a sentirmi suonare,<br />

e poi ne avevo sentito parlare da<br />

Walter Paoli e altri. Così tre anni fa<br />

abbiamo messo insieme il gruppo. A<br />

due nomi leader, perché lui è forte, e<br />

a me piaceva dargli subito una certa<br />

responsabilità”.<br />

Nico Gori sostiene poi che Lanzoni<br />

è “un ragazzo maturo, molto oltre la<br />

sua età, anche dal punto di vista musicale.<br />

Tanto lo ha aiutato essere figlio<br />

di musicisti”. Con il quartetto Lanzoni<br />

non suona solo il piano, ma anche<br />

il violoncello. Saranno il 25 giugno<br />

al circolo arci del Girone, all’interno<br />

del calendario del Festival Estate<br />

Fiesolana. Ma secondo Gori quali<br />

sono le caratteristiche del giovane<br />

talento “Ha una grande sensibilità<br />

e intelligenza musicale. E una cosa<br />

bellissima, sa ascoltare e accompagnare.<br />

Non è per niente scontato. Ci<br />

sono tanti pianisti, che suonano con<br />

il pilota automatico, in attesa di sdarsi<br />

sul proprio solo”. E Lanzoni ha anche<br />

grande cultura classica. La stessa che<br />

condivide con il compagno leader di<br />

quartetto, grazie agli studi presso il<br />

conservatorio “Cherubini” di Firenze.<br />

“Ha una grande conoscenza anche<br />

della tradizione jazz. Altri ragazzi della<br />

sua età, che hanno venti anni, partono<br />

magari dagli anni Novanta, e quindi<br />

non hanno idea di chi possa essere<br />

Teddy Wilson o John Lewis. Questo fa<br />

di lui un musicista completo. E, non<br />

solo conosce la tradizione, gli piace”.<br />

E cosa ne pensa invece Gori del fatto<br />

che alcuni abbiano tirato in ballo il<br />

nome di Luca Flores, altro grande<br />

jazzista fiorentino (d’adozione, palermitano<br />

di nascita), morto suicida<br />

e celebrato in un libro, di Walter<br />

Veltroni, e un film Piano, solo, di Riccardo<br />

Milani. “Secondo me non c’entra<br />

niente. Forse perché è un ragazzo<br />

introverso, più timido forse che introverso.<br />

Ma quando suona, è uno che<br />

spacca. Timidezza e flemma lasciano<br />

il campo alla vitalità”.<br />

Infine se Dark Flavour è un gran disco,<br />

merito va anche agli altri due<br />

del Lanzoni trio, Matteo Bortone e<br />

Enrico Morello. “Menzione d’onore<br />

pure per loro – chiosa Gori - Altri due<br />

ragazzi che hanno fatto esperienza, e<br />

studiato molto. Matteo è da tanto a<br />

Parigi, ha fatto un gran lavoro e adesso<br />

suona come un grande. Morello era<br />

nella classe di specializzazione a Siena,<br />

insieme ad Alessandro. E non va<br />

sottovalutato, il fatto che siano tutti e<br />

tre della stessa età, che condividano<br />

gli stessi ascolti, le stesse problematiche<br />

dei vent’anni. Sono amici con<br />

caratteristiche, e intenzioni, molto simili”.<br />

Talmente simili che vorrebbero<br />

andare in vacanza insieme. Ultima<br />

notizia di gossip, per chiudere. Fidanzate<br />

permettendo. Jacopo Cosi<br />

È sbocciato l’amore e...<br />

Siamo passati al lavoro sui dettagli. La dinamica, come dicevo, la<br />

ritmica. Abbiamo fatto molti esercizi ritmici.<br />

di dimenticarci tutto, proprio per evitare di essere scolastici. Quando<br />

suoniamo, ci lasciamo alle spalle il lavoro precedente, e in prima<br />

linea c’è il dialogo tra di noi, l’interplay.<br />

Nel disco sembra che stiate suonando guidati dal “clic”.<br />

Non è così<br />

Quando studiavamo, usavamo il metronomo. Ma durante la registrazione<br />

no. Ci siamo esercitati molto perché nel disco ci sono<br />

brani dispari, cambi di ritmo. Tutto questo è soprattutto un pallino<br />

di Enrico, il suo campo.<br />

<br />

Una volta che eravamo a registrare il disco, dal vivo, abbiamo cercato<br />

<br />

Siamo interessati a fare la nostra musica, ma proveniamo dallo studio<br />

dei classici. Diciamo che, tra i tanti linguaggi del jazz, ci piace molto<br />

la pronuncia swing.<br />

<br />

Il bello del jazz è questo. Essendoci l’improvvisazione, quando suoni<br />

con altri, diventa proprio uno scambio. Se non ascolti, è come se tu<br />

parlassi da solo. Si deve ascoltare. È così e basta.<br />

40 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


Anche se ce ne sono a bizzeffe<br />

che suonano aspettando<br />

il momento del loro<br />

solo. A chi ti sei ispirato per<br />

le linee melodiche della tua<br />

mano destra<br />

L’influenza di Jarrett, all’inizio,<br />

è stata fortissima. Ultimamente<br />

penso di essermene staccato un<br />

po’. Mi ha sempre colpito la sua<br />

forte inclinazione melodica. Di<br />

ascolti ne ho fatti tanti comunque.<br />

Lee Konitz e i musicisti che<br />

suonavano con lui, Tristano,<br />

Marsh.<br />

<br />

disco c’è Coltrane. Perché<br />

Abbiamo scelto Satellite perché<br />

in scaletta ci mancava qualcosa<br />

di veloce. Originariamente<br />

è più lenta, ma noi l’abbiamo<br />

accellerata, e funziona. E poi<br />

è coerente alla complessità<br />

armonica degli altri brani di<br />

Dark Flavour. Ci sono delle<br />

progressioni molto difficili da<br />

eseguire. Ma abbiamo trovato<br />

un arrangiamento, e poi abbiamo<br />

fatto a modo nostro.<br />

Però siete un trio senza sax<br />

Ci trovavamo bene così. Non mi veniva in mente nessun altro da<br />

aggiungere. Va bene così. E poi, si può suonare Coltrane senza<br />

avere per forza un sassofonista nel gruppo.<br />

Anche perché a svisare, a fare il sax, ci pensi tu con la<br />

mano destra. Altri pianisti tuoi idoli<br />

Prima di Jarrett è arrivato Bill Evans. Mi ha attratto subito, perché<br />

ha questo modo classico di approcciare al piano, che si sente anche<br />

nel suono. Quando ero bambino ascoltavo solo classica. Però, oltre<br />

alla classica, Jarrett aveva già tutto del jazz, le armonie, ecc. Mi<br />

ha veramente affascinato, e da lì ho cominciato. Ultimamente mi<br />

piace il linguaggio di Herbie Nichols. Anatolio, primo brano del<br />

mio disco, si ispira a lui, al suo stile, che è una sorta di be bop<br />

articolato e dissonante.<br />

Primo disco<br />

Il mio primo disco jazz era una selezione che aveva in copertina<br />

quattro pianisti: Evans, Jarret, Tyner e Hancock.<br />

Ti hanno paragonato a<br />

Luca Flores.<br />

Sì, ma credo sia impossibile<br />

fare paragoni. Forse per il<br />

mio carattere, apparentemente<br />

chiuso, timido.<br />

Ti emozioni molto quando<br />

suoni<br />

Bisogna stare attenti a non<br />

umanizzare tutto quello che si<br />

fa in musica. Soprattutto nel<br />

momento dell’esibizione uno<br />

deve essere concentrato solo<br />

su quello che sta suonando, sul<br />

linguaggio musicale. Se sei depresso,<br />

se ti viene in mente la<br />

ragazza che ti ha lasciato, finisce<br />

che ti distrai. E allora arrivi<br />

a qualcosa di meno creativo.<br />

Potresti essere accusato di<br />

freddezza<br />

Ci sono tanti che dicono che la<br />

musica e la matematica vanno<br />

di pari passo. Il ritmo è vero, è<br />

matematica, i tasti del piano, gli<br />

intervalli, tutto torna, ma per<br />

quanto riguarda l’aspetto creativo,<br />

la matematica non c’entra<br />

niente. La musica è un linguaggio molto irrazionale.<br />

Da che parte andrai<br />

Non voglio fare programmi a lungo termine. Adesso sta andando<br />

bene con il trio, e voglio continuare con questo. Ho già cominciato<br />

a scrivere pezzi nuovi. Fare una tournée con questa crisi è molto<br />

difficile. Abbiamo già suonato in molti club importanti, ma ci<br />

mancano un po’ di festival, speriamo di incrementare l’attività.<br />

E poi voglio continuare con gli altri progetti, le collaborazioni.<br />

Spero che rinasca per bene il quartetto con Nico Gori, anche se è<br />

andato in Danimarca. Continuerò a suonare con Gatto, e a Parigi<br />

con Aldo Romano. E mi piacerebbe andare a New York. Ma per<br />

adesso è solo un sogno. Costa molto stare là.<br />

<br />

Non mi sono mai sentito un “enfant prodige”, anche quando<br />

ero più giovane, non sono mai stato il “mostro” tutta tecnica<br />

e super-virtuosismi. Certo, la tecnica l’ho studiata al conservatorio,<br />

ma suonare è una cosa che ho sempre approcciato in<br />

maniera naturale.<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 41


A FAVORE O CONTRO<br />

di Pietro Acquafredda<br />

Perché sostenere Pereira<br />

Nominato a Milano il successore di Stéphane Lissner. È Alexander Pereira, che si è fatto le ossa<br />

all’Opera di Zurigo, da dove è emigrato tre anni fa, destinazione Salisburgo, dove però sembra non<br />

goda della stessa buona fama zurighese. Arriverà a Milano nel 2015. Salvo che…<br />

Q<br />

<br />

Lohengrin<br />

<br />

La Traviata<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

42 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


parte di alcuni giornali (capitanati dalla Aspesi repubblicana); alla da principio, su regie nuove. L’orchestra del teatro zurighese non può<br />

certo competere con quella milanese e dunque i direttori ospiti devono<br />

il Corriere della Sera che, questa volta, ha deciso di rendere pubblica essere di più alto livello, e magari non giovanissimi, lasciando che la<br />

la censura del sovrintendente nei confronti del critico. E poi, aggiungiamo<br />

anche, che qualche cast – dalla regia ai cantanti ai direttori di giovani che trovano il pubblico sempre accondiscendente in molti<br />

Scala sia un traguardo faticosamente raggiunto e non la passerella<br />

<br />

<br />

augurano, anche per evitare alla Scala la scoppiettante coesistenza di assolutamente a digiuno di melodramma, come sembrò ad un certo<br />

due “papi” che certamente hanno visioni diverse della conduzione del punto esser venuta in mente all’attuale dirigenza scaligera. E non<br />

massimo teatro d’opera del mondo; perché se una tale coabitazione <br />

<br />

A Lissner, al quale non si può non riconoscere di aver tenuto il timone <br />

fermo in un periodo in cui il teatro sembrava essere allo sbando, dopo cui vetrina ogni anno devono per forza apparire tutte le star monl’uscita<br />

traumatica di Fontana e di Muti e il salutare allontanamento <br />

di Mauro Meli, va rimproverata la gestione scaligera che in nome artistica che non ha e non deve neanche difendere, mentre invece la<br />

della “internazionalità”, sta rischiando di far perdere a Milano quella <br />

identità che fa sì che i Wiener<br />

<br />

Stéphane Lissner.<br />

<br />

pur avendo le capacità per farlo<br />

Nella pagina accanto, Alexander Pereira.<br />

-<br />

con buoni risultati.<br />

boim<br />

- pagata cara dal teatro,<br />

far tornare la Scala ad essere<br />

<br />

anche in termini economici - sta<br />

quella di Muti, senza avere Muti<br />

facendo perdere alla Scala quella<br />

che, sia chiaro, mai e poi mai tornerebbe<br />

a dirigere l’Orchestra<br />

sua personalità alimentata dalla<br />

grande tradizione interpretativa<br />

nifestatagli,<br />

alla vigilia del suo<br />

italiana: per molti anni Verdi non<br />

gurazione<br />

di stagione - la qual<br />

<br />

abbandono, del quale fu causa<br />

<br />

ne<br />

melodrammatica italiana,<br />

scandalosa - e gli altri grandi autori<br />

dell’opera italiana non sono<br />

che nella gestione Lissner-Baneanche<br />

apparsi in cartellone.<br />

<br />

<br />

(curioso poi che Barenboim alla<br />

temente<br />

mal consigliato dai suoi<br />

lodramma italiano che invece ha<br />

Scala non ha mai diretto il me-<br />

più stretti collaboratori, la girandola<br />

di giovanotti sul podio del<br />

larmente, diretto nel suo teatro<br />

regolarmente, abbastanza rego-<br />

<br />

<br />

ha mancato ogni obiettivo, anche di semplice decenza.<br />

nel curriculum sulla sua abilità a trovar soldi per le istituzioni per le<br />

tutto<br />

non dovrà fare della Scala una Zurigo più grande, fra i due teatri <br />

<br />

<br />

teatro di periferia nei confronti del teatro milanese. Certo con la sua <br />

- “Concerti Bach” di Francoforte, all’Opera di Zurigo, ed ora alla Scala.<br />

prodasse<br />

nella carica di Sovrintendente, un italiano, sebbene ve ne fosse<br />

<br />

<br />

Gatti che probabilmente vorrà insediare, trionfatore a Milano; e con <br />

<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 43


REPORTAGE METROPOLIS STUDIOS<br />

di Paolo Corciulo<br />

Welcome to<br />

the pleasure dome<br />

Che sensazione fa entrare in uno dei più titolati studi del mondo Proviamo a raccontarvelo<br />

dopo aver visitato a Londra i Metropolis Studios, un’esperienza indimenticabile sia dal punto di<br />

vista architettonico (si tratta di un incredibile recupero di archeologia industriale) che musicale.<br />

Abbiamo ascoltato i master di Gianna Nannini e toccato con mano l’antro dove incide Vangelis.<br />

Poi ci hanno dato udienza due dei “guru” della masterizzazione…<br />

44 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


Vestigia del passato,<br />

echi dal futuro... In<br />

alto la struttura della<br />

vecchia stazione<br />

elettrica per i filobus,<br />

il cui parcheggio è<br />

ancora qui. A fianco:<br />

la sezione regia della<br />

Sala A.<br />

Si potrebbe definire “predestinato” il distretto di Londra<br />

<br />

Chiswick Records) e forse non a caso sono nati lì John Entwistle,<br />

Pete Townshend degli Who nonché Phil Collins…<br />

Non vi sorprenderà allora scoprire che proprio in questo quartiere,<br />

recentemente tirato a lucido da una serie impressionante di ristrut-<br />

<br />

nelle grandi città estere e in particolare a Londra), si trova la sede dei<br />

Metropolis Studios, uno dei più titolati studi di registrazioni al mondo,<br />

come testimoniano i numerosi riconoscimenti internazionali per<br />

<br />

<br />

sono un lampante esempio di archeologia industriale: trovano posto<br />

<br />

no,<br />

appunto, su un parcheggio dove stazionano gli attuali autobus<br />

<br />

di scale e strutture in ferro per sfruttare su più piani la notevole<br />

<br />

intricato percorso che via via si “apre” su questa o quella meraviglia<br />

<br />

per merito e per interesse della PMC, azienda inglese di diffusori che<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 45


REPORTAGE METROPOLIS STUDIOS<br />

Sala A: uno dei tre ambienti dove si registra. Si intravede il<br />

pianoforte Fazioli utilizzato da Freddie Mercury. A destra la regia<br />

della Sala B.<br />

Il complesso coacervo di tastiere<br />

e pedali utilizzato da Vangelis<br />

nello Sutudio E monopolizzato<br />

dal compositore greco.<br />

divide i suoi sforzi tra il mercato consumer e quello professionale ed<br />

è, non a caso, uno dei principali fornitori dei Metropolis: l’abbinata<br />

Bryston / PMC viene utilizzata praticamente in tutte le sale destinate<br />

<br />

multicanale) e alle due di registrazione. Proprio dalla più grande<br />

delle due cominciamo la visita…<br />

Lo Studio A che si spalanca davanti a noi una volta raggiunto il primo<br />

<br />

è composto da tre ambienti ognuno con differenti caratteristiche<br />

acustiche: alla sala principale, di circa 90 mq in grado di ospitare<br />

<br />

riverberante e una completamente assorbente (dead room). Tutte<br />

vengono controllate da una control room di 60 mq, dove svetta la<br />

<br />

<br />

informa che il Fazioli gran piano presente nella sala è stato l’ultimo<br />

strumento suonato da Freddie Mercury prima della sua morte!<br />

La visita continua con lo Studio B, molto simile al precedente<br />

ma leggermente più piccolo tanto nell’area riservata alla control<br />

<br />

46 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


L’UOMO DEL MONTE…<br />

Quando entri nello studio di Tim<br />

Young, a parlare per lui sono i numerosi<br />

premi affastellati sulle poche<br />

superfici libere: “Masterin Engineer<br />

of the Year”… Quasi immediatamente<br />

attacca la musica e ascolto<br />

i Genesis in multicanale così come<br />

non li avevo mai ascoltati: “Abbiamo<br />

completamente remixato, in stereo e<br />

in 5.1 tutto il catalogo. È stato un lavoro<br />

infernale! L’ingegnere del suono<br />

originale, Nick Davis, ha avuto due<br />

anni per realizzare il suo lavoro ma il<br />

punto è che lui aveva tutto il tempo<br />

che voleva per completare il lavoro,<br />

non erano previsti termini di consegna,<br />

capisci Mentre realizzava il mixup<br />

faceva costantemente riferimento<br />

agli originali!”.<br />

Come era registrato il materiale<br />

originale<br />

Tutti i primi dischi erano analogici,<br />

abbiamo avuto dei master digitali<br />

solo per le ultime registrazioni. Abbiamo<br />

rimasterizzato il tutto in DSD<br />

e da lì a 96/24 per i DVD e 44,1 per i<br />

CD. I master stereo a 96/24, quelli voluti<br />

da Peter Gabriel in occasione del<br />

25mo anniversario sono quelli poi<br />

messi in vendita sul sito della B&W,<br />

anche se credo che siano poche le<br />

persone che possono scaricare quei<br />

file ed ascoltarli con convertitore<br />

D/A Prism (ride - ndr).<br />

Beh in Italia qualcuno lo fa, magari<br />

non con un Prism ma con MSB e<br />

dCS…<br />

Sì, dCS è ottimo!<br />

Certo si tratta ancora di poca gente<br />

anche perché, dal punto di vista<br />

della qualità, nella musica viviamo<br />

un periodo di oscurantismo!<br />

Quando ho iniziato ad ascoltare la<br />

musica, come tutta la gente della<br />

mia generazione (forse anche tu, Paolo,<br />

appartieni a quella generazione<br />

lì…), la maggior parte di ciò che veniva<br />

registrato allora era una performance<br />

in uno studio, erano musicisti<br />

che suonavano in uno studio. Ora la<br />

maggior parte dei dischi non sono<br />

concepiti così! E credo che questo sia<br />

uno dei motivi per cui personalmente<br />

sono appassionato della musica di<br />

ECM, dei dischi di questa etichetta:<br />

perché magari a volte la musica è<br />

difficile ma si tratta sempre di musicisti<br />

che si danno ascolto l’un l’altro<br />

suonando musica. Ed è per questo<br />

che mi piace, a parte il fatto che<br />

sembra sempre magnifica, o suona<br />

quasi sempre in modo magnifico. E<br />

questo è il punto per me, è quello<br />

che la musica dovrebbe fare, e quello<br />

che per me manca alla maggior<br />

parte della musica pop. Musica per<br />

me vuol dire principalmente questo:<br />

una sorta di viaggio dove si cerca di<br />

scoprire dove ci si trova, chi si è; ci si<br />

addentra in un percorso che ti può<br />

sorprendere… oppure no! E allora<br />

pensi: “Oh, capisco cosa sta cercando<br />

di fare” e questo è quanto. In fondo è<br />

persino ingiusto paragonare questa<br />

idea della musica alla musica popolare:<br />

il pop moderno di solito è un’idea<br />

melodica che magari ti martella<br />

fino a piegarti e farti fischiettare. Ma<br />

lo stile ECM, indipendentemente<br />

che sia jazz o qualcosa di simile, è<br />

in realtà musica con i musicisti che<br />

fanno ogni sforzo per attirarti. Per<br />

me questo è essenzialmente la musica,<br />

e lo stesso vale per uno come<br />

Peter Gabriel, perché quello che fa<br />

nel creare è cercare di farti rispondere,<br />

di attirarti dentro quel progetto!<br />

Una sorta di spettacolo audio<br />

che va al di là del puro ascolto<br />

musicale<br />

È un effetto visivo che si crea nell’audio.<br />

Penso sia un punto di vista giusto,<br />

perché quando ascolto un disco<br />

dal punto di vista del mastering,<br />

ascolto la profondità, la larghezza,<br />

l’altezza, delle dimensioni sonore. Se<br />

penso: “Beh in realtà questa cosa sta<br />

interessando la parte melodica del<br />

brano”, in qualche modo cerco di evidenziarlo.<br />

Da un po’ invece la gente<br />

ha iniziato a mixare solo con i computer,<br />

solo nei computer. È come se<br />

non ci fosse niente dietro: solo un<br />

muro e poi niente al di là di esso…<br />

Hai ragione troppo spesso nel pop<br />

la produzione si focalizza soltanto<br />

sull’obiettivo finale: fatemi suonare<br />

la chitarra come quella dell’artista<br />

A, il basso come Mr. B e la<br />

batteria del Signor C…<br />

Un sacco di musica pop è ispirata<br />

solamente da considerazioni di carattere<br />

commerciale. Se Rihanna fa<br />

un disco che ha un suono che alla<br />

gente piace, allora puoi stare sicuro<br />

che quel suono si sente ovunque.<br />

Avete mai sentito parlare degli Scritti<br />

Politti, un gruppo di tanto tempo<br />

fa Il loro sound era incredibilmente<br />

“influente”: se ascoltate alcuni suoni<br />

di tastiere è come sentirli ancora…<br />

Per non parlare della compressione…<br />

Il fatto è che ti portano il lavoro e poi<br />

ti chiedono: “possiamo registrare ad<br />

un livello più alto”. Naturalmente si<br />

può, basta girare una manopola verso<br />

l’alto! Il punto è che se si interviene<br />

sul segnale con la compressione, si<br />

diminuiscono le possibilità di tornare<br />

indietro. Questo chi fa mastering lo sa<br />

e, personalmente, penso che rovini<br />

un sacco di musica. Ma a determinare<br />

le scelte sono le ragioni commerciali:<br />

se noi tutti in questo studio<br />

decidessimo di non comprimere la<br />

musica come vuole il cliente, quel<br />

cliente comunque la volta dopo non<br />

tornerebbe da noi! La cosa curiosa è<br />

che esiste addirittura una scuola di<br />

pensiero secondo cui comprimere<br />

sarebbe meglio; non lo capisco. Se<br />

non c’è “spazio” nella musica, la musica<br />

non respira e non si può vivere<br />

senza respirare…. O si può<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 47


REPORTAGE METROPOLIS STUDIOS<br />

Vinile e vecchi merletti Ai<br />

Metropolis i banchi regia<br />

utilizzano una sezione pre<br />

realizzata ad hoc e ogni<br />

sala master dispone di<br />

un registratore a bobine.<br />

All’interno della struttura<br />

anche un tornio Neumann e<br />

una lavadischi Loricraft. Nella<br />

pagina accanto: una delle tre<br />

sale multicanale.<br />

facilmente adattabile alle esigenze estemporanee delle registrazioni<br />

e viene spesso utilizzata per live in studio. Per accedere allo Studio C<br />

(come non segnalare il banco Neve che lo occupa) occorre raggiungere<br />

il piano più alto dei Metropolis e, infatti, è tutto un muoversi<br />

di persone che percorrono le scalette in metallo che portano dal<br />

pianterreno al secondo piano! Posto che lo Studio D… non esiste (!)<br />

una sorpresa ci attende allo Studio E, quello successivo in ordine<br />

alfabetico: buona parte dei 55 mq della control room sono occupati<br />

da una sequela pazzesca di sintetizzatori: solo i pedali che li controllano<br />

sono 16! È l’attrezzatura di Vangelis che al momento della<br />

mia visita sta registrando il suo nuovo lavoro… Il tutto presente in<br />

una penombra, per non indispettire il “maestro”, lo ammetto mette<br />

in soggezione e l’impressione è quella di aver appena profanato un<br />

tempio: emozionante! Ma di emozioni ne devo ancora vivere alcune<br />

perché, così mi annunciano, stiamo per entrare nel regno di Tim<br />

Young. Young è uno dei più famosi mastering engineer europei,<br />

nonché uno dei fondatori dei Metropolis Studio. Damon Albarn,<br />

Sex Pistols, Manic Street Preachers, Chris Rea, Queen, Kim Wilde,<br />

Massive Attack, Zazie, Van Morrison, The Beatles e Madonna, sono<br />

solo alcuni degli artisti di cui ha curato i prodotti. Mi dedicherà<br />

48 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


PIACERE ASSOLUTO<br />

Lo studio dove opera Tony Cousin<br />

è una vera bomboniera hi-fi: da leccarsi<br />

i baffi! L’enorme finestrone su<br />

cui guarda la consolle è attorniato<br />

da due giganti che farebbero invidia<br />

a qualsiasi appassionato; si tratta dei<br />

monumentali PMC BB5. Rimango un<br />

po’ sorpreso quando entro perché<br />

sento parlare in italiano: è Gianna<br />

Nannini, o meglio la sua voce che<br />

canta Indimenticabile, perché ai Metropolis<br />

stanno realizzando il master<br />

di Inno, raffinatissimo lavoro (gli<br />

archi sono stati registrati qui vicino<br />

agli Abbey Road Studios) della cantante<br />

toscana. Rubo qualche nota e<br />

qualche foto prima che Cousin applichi<br />

l’embargo e, per non lasciarmi<br />

a bocca asciutta, tiri fuori qualche<br />

chicca dal suo archivio. Torna nella<br />

stanza con una pila di CD: sono le<br />

rimasterizzazioni dell’opera intera di<br />

Peter Gabriel. Prende qualche disco<br />

e lo mette sul platorello. Poi è piacere<br />

assoluto, alla faccia di chi crede<br />

che “professionale” non faccia rima<br />

con audiofilo!<br />

una buona fetta del poco tempo a sua disposizione (vedi intervista)<br />

rivelando le sue preferenze in fatto di artisti: “I Weather Report<br />

per me sono la più grande band del loro tempo e forse di sempre.<br />

Se ascolti la musica del gruppo originario anche adesso è ancora<br />

‘fresca’; è veramente, musica straordinaria! Erano musicisti meravigliosi,<br />

fuori da questo mondo in termini compositivi. Credo<br />

davvero che Zawinul sia un genio e comunque il gruppo ha avuto<br />

tre compositori (Shorter, Zawinul, Pastorius) al più alto livello<br />

di abilità musicale. Sono stati davvero straordinari. Perché anche<br />

se li si confronta con il grande Miles Davies, la musicalità è<br />

impareggiabile.” Mentre Miles controllava tutto, Zawinul lascia<br />

che ogni strumento ‘lavori’ insieme agli altri...<br />

La visita continua con l’incontro di un altro decano del mastering come<br />

Tony Cousins, al quale chiedo se i vari Ampex (ce n’è uno in ogni sala,<br />

accanto all’immancabile Pro Tools) vengano utilizzati e se esistano<br />

committenti che chiedono di realizzare prodotti nell’uno e nell’altro<br />

formato: “Raramente” risponde Cousins, “i costi per realizzare un<br />

master su nastro sono oggi troppo alti e quasi tutti rinunciano”.<br />

Segno dei tempi: siamo a bordo di un’astronave futuristica e si rischia<br />

che manchi il carburante…<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 49


LE CITTÀ DELLA MUSICA<br />

di Federico Geremei<br />

Pacific Beat<br />

foto T. McKenna<br />

L’invito, per una volta, è a guardare in basso. Tra i piedi che si muovono lungo il marciapiede<br />

di una strada al centro di Papeete, la capitale. E non col naso all’insù – come suggeriscono le brochure<br />

dal lessico troppo patinato (ma in Polinesia più azzeccato che altrove) – o con lo sguardo che spazia,<br />

saturo ma non sazio, dall’atollo in primo piano all’orizzonte sul Pacifico e oltre.<br />

Capita d’imbattersi in una scritta rosa: “C’est à travers les mots,<br />

entre les mots, qu’on voit et qu’on entend”. È una frase di<br />

<br />

sonalissimo<br />

resoconto – condensa l’esotismo polinesiano in un cocktail<br />

<br />

<br />

le tradizioni orali a dare forza al canto, alle danze, alla musica. Le corde<br />

vocali al servizio dei racconti e dei canti accordano quelle di ukulele & co,<br />

<br />

comprendere la miscela di ritualità partecipata, arte, socialità ed estro.<br />

Un rebus antropologico liquidato in fretta dai primi avventurieri e dai<br />

<br />

lascive. E così i pehe<br />

mito e lo calavano nella vita di tutti i giorni – sono stati riconvertiti in<br />

himene-<br />

orero sopravvive oggi tra amarcord<br />

e nuove, inevitabili forme e varianti. Come orientarsi in tutto questo<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

non esoterica) o melange percorribile – ci si può nutrire con assaggi<br />

<br />

50 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


-<br />

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bringue<br />

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airoi<br />

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upa<br />

upa<br />

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<br />

INFO<br />

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<br />

Ente del Turismo della Polinesia Francese in Italia<br />

<br />

www.tahiti-tourisme.it<br />

-<br />

<br />

-<br />

Ori Tahiti – La<br />

info@tahiti-tourisme.it – 02-66980317<br />

Compagnia di bandiera Air Tahiti Nui<br />

www.airtahitinui.com<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

Danse à Tahiti<br />

<br />

Formalità di ingresso<br />

Passaporto con validità di almeno sei mesi dalla data di rientro. Per chi vola <br />

-<br />

<br />

passando per gli Stati Uniti – anche solo in transito – valgono disposizioni<br />

ulteriori: eventuale visto e certificazione ESTA.<br />

<br />

<br />

foto F. Geremei<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 51


LE CITTÀ DELLA MUSICA<br />

L’UKULELE<br />

È da secoli protagonista della musica polinesiana. Per qualcuno è la derivazione<br />

dei portoghesi cavaquinho e rajão, altri lo ritengono una variante del<br />

kamaka hawaiano. Che sia fiorito spontaneamente alle isole Marchesi (e da lì<br />

nel resto della Polinesia) o abbia prima germinato sulle coste lusitane e/o tra<br />

i vulcani dell’arcipelago su cui oggi sventola lo star-spangled banner, poco<br />

importa: ha quattro corde (a volte otto) – sol, do, mi, la – e niente cassa di<br />

risonanza. Ha però risuonato spesso oltre i confini di Tahiti: Rino Gaetano l’ha<br />

portato sul palco dell’Ariston per accompagnare Gianna (Sanremo 1978) e<br />

qualche anno dopo è stata fondata la Ukulele Orchestra of Great Britain. C’è<br />

poi voluto un decennio ed è stata la volta di Israel Kamakawiwo’ole con la<br />

sua Over the Rainbow. Ultime due segnalazioni, per gli anni Duemila: Amanda<br />

“Fucking” (sic) Palmer dei Dresden Dolls s’è cimentata a reinterpretare alcuni<br />

brani dei Radiohead con l’ukulele ed Eddie Vedder ha realizzato un interno<br />

album, Ukulele Songs.<br />

foto F. Geremei<br />

quell’anno – e, di nuovo, per trent’anni – che si entra in una nuova<br />

fase. Tutto merito di Madeleine Moua, istruttrice di danza che standardizza<br />

alcuni canoni artistici, ne promuove la diffusione e dà il la ai<br />

<br />

e promozione partecipata, pone le basi per il revival i cui echi si sentono<br />

ancora oggi. Quali princìpi sono rimasti immutati in questi due secoli<br />

ote ‘a, l’uso delle mani<br />

per rafforzare ciò che i testi evocano e i movimenti molto limitati della<br />

testa che resta quasi sempre immobile. Un turbocompendio è dunque<br />

necessario. La hura, una delle danze più antiche, aveva un carattere<br />

speciale: i costumi particolarmente elaborati coprivano buona parte<br />

ote ‘a, nata invece<br />

come danza maschile di guerra, s’è poi articolata ed estesa alle donne<br />

<br />

panorama polinesiano. La hivinau e la pa’o’a puntano sul dialogo tra<br />

un coro e un solista per mezzo di corrispondenze sonore e movimenti<br />

circolari. L’aparima<br />

alternativamente forza espressiva dai movimenti (aparima vava) e dalle<br />

parole (aparima himene).<br />

La scena musicale tahitiana, intesa come contenitore e arena di performance,<br />

è stata poco varia e piuttosto eventuale per tanto tempo. Le<br />

cose stanno però cambiando e l’offerta della vie nocturne si fa sempre<br />

più affollata. Orbita tra il lungomare nel cuore di Papeete e qualche<br />

tratto costiero non lontano dai moli capitolini. Il Morrison Cafè ed il<br />

Mango si contendono la scena hi-end del Vaima – il centro del centro di<br />

Papeete – con dj set e cocktail dal tramonto in poi. Idem per l’Ute Ute<br />

(rue Collette 45) mentre il Velvet si rivolge ad un pubblico più giovane.<br />

Al Manava Café (avenue Bruat) si ozia miscelando l’alcool coi decibel:<br />

a volte è lounge music, ogni tanto sono le improbabili performance di<br />

karaoke ad animare l’ambiente. Il panorama istituzionale si integra con<br />

quello di bistrot et similia. Vale dunque la pena informarsi su cosa sia<br />

in programma in Place To’ata ed al Grand Théâtre de la Maison de la<br />

Culture (te Fare Tauhiti Nui). Il Royal Tahitien si sta affermando come<br />

ribalta di musica locale, tradizionale e moderna, consolidando l’offerta<br />

dei weekend con concerti che spaziano tra i generi, per un pubblico<br />

trasversale e attento. La rassegna cittadina, parziale ma orientativa, si<br />

chiude col Retrò e Les Trois Brasseurs: locali storici sui cui palchi ogni<br />

tanto si affacciano artisti degni di nota ed esordienti più volenterosi che<br />

<br />

la macchina o un passaggio via mare. Piroga, catamarano o taxi, non<br />

<br />

e si beve bene e le proposte musicali sono interessanti. Le alterazioni<br />

cromatiche del Blu Banana e del Pink Coconut non alludono a psichedelismi<br />

oceanici, sono i nomi di due valide alternative al boulevard della<br />

capitale. Si trovano sui moli della Marina Taina a Punaauia (un quarto<br />

d’ora da Papeete). Al Maru Kafé di Mahina (pk 10, côté mer) si va per<br />

la cucina fusion hawaiana e per le sporadiche jam session.<br />

Lo stardom musicale tahitiano ha un centro di gravità denso: è composto<br />

da miscele sempre diverse di rock tradizionale – più o meno mainstream,<br />

con sperimentazioni che attingono a vivai locali e impreviste contaminazioni<br />

– e da un folkpop in buona parte presidiato da voci femminili.<br />

Ragionare per generi ha comunque poco senso, meglio provare a tracciare<br />

<br />

ordine molto soggettivo di preferenza: Toa Ura, Tikahiri, Manahune,<br />

Pepena, Maruao. Sull’altro fronte vanno segnalati Nyah, Angelo, Taloo<br />

e Sabrina Laughlin. Una menzione a parte la meritano Jean Gabilou<br />

– settantenne eroe locale che ha attraversato gli anni ’70, ’80 e ’90 tra<br />

avanguardie curiose e melodie catchy – e l’hip hop che ha mosso i primi<br />

veri passi con Fenua Stile e Code98 e inizia ora a proporre nuove realtà.<br />

Te Fare Upa Rau, il conservatorio di Papeete, è attivo da oltre un trentennio<br />

e dal 2005 è guidato da Fabien Dinard, etoile delle danze tahitiane:<br />

per quindici anni ha diretto il corpo di ballo Te Maeva, uno dei<br />

più importanti dell’arcipelago, ed è stato riconosciuto come il miglior<br />

ballerino della Heiva i Tahiti. L’istituto, con sede al centro di Tipaerui,<br />

è articolato in due dipartimenti (più uno): arti tradizionali, arti classiche<br />

ed arti plastiche. Oltre mille studenti, un terzo dei quali frequenta<br />

i corsi di danza. Attivo tutto l’anno, si apre alla comunità locale ed ai<br />

viaggiatori in visita per far conoscere i propri talenti in diverse occasioni.<br />

Le prossime due sono il Grande Concerto della Pace (settembre) e La<br />

Giornata Portes Ouvertes (dicembre).<br />

52 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


I COLORI DEL <strong>SUONO</strong><br />

di Guido Bellachioma<br />

Italia ‘70<br />

Negli anni ‘60<br />

il batterista era spesso<br />

al servizio degli altri,<br />

nei ‘70 con la rottura<br />

delle barriere stilistiche<br />

diventa un musicista<br />

come tutti gli altri,<br />

persino più selvaggio...<br />

immagine perfetta come<br />

simbolo per l’avventura<br />

denominata Italia ‘70.<br />

foto F. D’Emilio<br />

Gianni Belleno, dopo lo<br />

scioglimento dei New Trolls,<br />

con gli Ibis nel 1973.<br />

Il numero 70 esce spesso sulla ruota della musica contemporanea,<br />

quindi conviene giocarvelo senza troppe remore, rischiate di<br />

vincere… e in quella italiana non poteva andare diversamente.<br />

Da quella decade pazzesca, non solo a livello musicale, provengono<br />

i personaggi che compongono questo sesto numero de I colori del<br />

suono. Due cantautori, sia pure decisamente diversi, come Francesco<br />

Guccini e Francesco De Gregori, e tre gruppi rock, in qualche modo<br />

legati tra loro, sia dalla matrice progressive sia dalla provenienza<br />

romana. Banco del Mutuo Soccorso (la nuova e monumentale<br />

versione del capolavoro Darwin, CD e vinile, merita attenzione). I<br />

riformati Semiramis, in cui militò a inizio anni ‘70 un giovanissimo<br />

Michele Zarrillo, stanno scaldando i motori per riportare in pista<br />

il loro Dedicato a Frazz, album che nel 1973 lasciava ben sperare<br />

per il loro futuro, se non si fossero sciolti come tante altre realtà di<br />

<br />

nel settore progressivo, pure loro bruciati come una supernova<br />

dall’instabilità emotiva e artistica. Mi scusino gli altri protagonisti<br />

ma questo numero è dedicato in particolare a Marcello Vento e<br />

Maurizio Rota, motore ritmico e voce di questa band; entrambi ci<br />

hanno lasciato troppo presto…<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 55


I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> ITALIA ‘70<br />

di Guido Bellachioma<br />

Quasi come Guccini...<br />

Parafrasando il titolo di uno dei più riusciti<br />

lavori del cantautore, Quasi fosse Dumas,<br />

interamente live, tentiamo di tracciarne il ritratto<br />

con l’ausilio di una corposa chiacchierata...<br />

E se fosse “quasi” un’intervista vera<br />

Rieti, 2011<br />

foto F. Desmaele<br />

D<br />

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<br />

Oggi gli artisti rinnovano l’immagine tutte le stagioni, a volte<br />

ogni settimana, non è perlomeno strano che per numerose<br />

decadi tu abbia pubblicizzato i concerti col manifesto che ti<br />

ritrae intorno alla metà degli anni ‘70 Consuetudine scaramantica<br />

o paura del tempo che passava<br />

<br />

-<br />

<br />

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<br />

<br />

<br />

<br />

Nel 1961 cantavi L’antisociale, ritratto dei disagi sociali di<br />

quella generazione. Nonostante fosse una canzone impegnata<br />

aveva un timbro allegro, persino sereno. Come dipingeresti<br />

56 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


FRANCESCO GUCCINI<br />

l’antisociale odierno, ormai a molti decenni di distanza da<br />

quella prima volta<br />

Non si può scrivere la stessa canzone due volte, quindi non saprei<br />

come descrivere l’antisociale. I cantautori scrivono canzoni sulla<br />

loro pelle e sugli anni che trascorrono in un certo modo. Si cambia<br />

troppe volte nel corso della vita, il 21enne di ieri non è più l’uomo<br />

“maturo” odierno, oppure lo è ma in maniera diversa. Ho composto<br />

una canzone intitolata Nostra signora dell’ipocrisia, non si tratta<br />

<br />

Parla delle brutture della nostra società in modo diverso che in<br />

precedenza, seguendo, ovviamente, le idee di un passato che non ho<br />

rinnegato. Solo bisogna rendersi conto che molte cose sono cambiate,<br />

spesso in peggio.<br />

Scontata ma doverosa una domanda su Augusto Daolio, altra<br />

“icona”, come il tuo manifesto, della musica italiana. Parlavi<br />

dei Nomadi e inevitabilmente spuntava il nome di Guccini.<br />

(borbottio indistinto - ndr) Purtroppo<br />

gli anni aumentano: è facile<br />

andare ad un funerale, meno ad un<br />

matrimonio, e questo fatto risulta,<br />

disgraziatamente, inevitabile. Al<br />

di là della retorica, lui era troppo<br />

giovane per essere naturalmente<br />

<br />

di una grave perdita. Certo sarà<br />

<br />

Era l’unico personaggio dell’intera schiera dei gruppi anni ‘60 ad essere<br />

ancora voce importante della canzone italiana. Il pubblico stravedeva<br />

per Augusto e lui lo ripagava con estrema partecipazione. Ha voluto<br />

<br />

per lui uno sforzo titanico.<br />

spesso si tratta soltanto di un naturale ricambio generazionale, perché<br />

sono arrivati in certe strutture le persone che sono cresciute con quelle<br />

determinate canzoni, perciò non hanno nessuna vergogna o nessun<br />

pavido timore, come facevano i vecchi accademici, che si trinceravano<br />

dietro la cultura con la K.<br />

Finalmente il riconoscimento della canzone come opera<br />

d’arte<br />

Opera d’arte non so e non mi interessa più di tanto; sicuramente progetto<br />

vitale e valido culturalmente. Prende molta parte della nostra vita, questo<br />

è il punto interessante nel bene e nel male, quindi degna di attenzione.<br />

<br />

<br />

In fondo una pagina scritta, sia una poesia che una<br />

canzone, non è una realtà immutabile come può<br />

apparire a livello superficiale. A volte, riascoltando i<br />

testi delle nostre canzoni preferite, che sembravano<br />

misteriosi e nuovi, ci accorgiamo come siano logici<br />

ed inevitabili.<br />

Non tutti la pensano allo stesso modo, compresa la maggior<br />

parte degli stessi artisti.<br />

Lo so, mi dispiace ma non posso<br />

fare molto, tranne che continuare<br />

ad avere il medesimo comportamento.<br />

Circa 30 anni fa due<br />

ragazzi francesi diedero la tesi<br />

universitaria sulle mie canzoni,<br />

mentre una ragazza bolognese<br />

<br />

per la propria. Le risposero, più<br />

o meno brutalmente: “Insomma,<br />

vuol fare una tesi su quelle canzoni... via, che diavolo mette nella rela-<br />

<br />

lezioni, o semplici conversazioni, sulla mia attività di compositore.<br />

Non è importante tanto per me quanto come doveroso riconoscimento<br />

alla canzone d’autore.<br />

Il gruppo ha continuato. Ha senso, secondo te È possibile<br />

avere i Nomadi senza Augusto<br />

Onestamente non sta a a me dirlo. Sono loro scelte, ecco, ovviamente<br />

Augusto è impossibile da sostituire. Sarebbe stato più facile nel caso di<br />

un musicista, forse: lui era la voce, l’immagine, l’anima.<br />

Cosa pensi dell’odierno e acclamato “Rinascimento della<br />

musica italiana”, dopo gli anni ‘80 e ‘90 dominati dal pop internazionale,<br />

quando, tuttavia, il tuo Madame Bovary, 1987,<br />

scalzò Notorius<br />

(ride - ndr) Ah, siamo addirittura al Rinascimento. Esiste, certamente,<br />

un’attenzione maggiore per la canzone italiana, però non è tutto oro<br />

ciò che luccica; può essere frutto di accorte strategie di mercato. Odio<br />

citarmi ma in questo caso mi fa comodo farlo... ormai molti anni fa mi<br />

hanno consegnato il premio Montale, segno abbastanza preciso di un<br />

atteggiamento in progressiva mutazione, persino in ambienti un tempo<br />

ostili alla canzone, come quelli accademici. Attenti a cantare vittoria,<br />

Cosa dovrebbe differenziare le canzoni incise in uno studio<br />

di registrazione e quelle riproposte dal vivo<br />

Problema complesso, meriterebbe una dissertazione profonda. Ho<br />

iniziato a discuterne in seminari universitari, perché sono molte le<br />

considerazioni da fare. La canzone è gestualità, teatro, e cambia incessantemente.<br />

Sono convinto che bisognerebbe riuscire a cantarla prima<br />

davanti al pubblico e solo successivamente in studio, perché ogni canzone<br />

s’impara a cantare attraverso il tempo e non subito. Qualcuna la<br />

canto meglio adesso di quando l’ho scritta. Nel momento dell’incisione<br />

di un disco è ancora troppo fresca, non capisco come rappresentarla<br />

esattamente, perché non possiede...<br />

Una vita propria<br />

Esatto. Sarebbe importantissimo riuscire ad interpretarla prima,<br />

quando diventa teatro, spettacolo, col pubblico davanti. Non mi sono<br />

mai cantato addosso a casa da solo; ho sempre avuto bisogno di<br />

una spalla, come Totò con Peppino De Filippo... e in questo senso il<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 57


I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> ITALIA ‘70<br />

Palasojourner, Rieti, 2011<br />

foto F. Desmaele<br />

pubblico è una spalla meravigliosa, ti porta ad interpretare la canzone<br />

con passione, al meglio delle forze, altrimenti perde in intensità. Gli<br />

<br />

<br />

<br />

Sicuramente.<br />

<br />

<br />

Se posso fare un paragone azzardato, la lettura della Divina Commedia<br />

<br />

<br />

<br />

Bisogna considerare il momento storico e politico, la cultura personale.<br />

In fondo una pagina scritta, sia una poesia che una canzone, non è una<br />

scoltando<br />

i testi delle nostre canzoni preferite, che sembravano misteriosi<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

La canzone del bambino nel ventoAuschwitz<br />

<br />

<br />

Auschwit<br />

<br />

è ancora attualissima, oggi come ieri.<br />

Radici<br />

<br />

Le radici e le ali<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

culturale, sociale e politico cui si attinge. Impossibile rispondere per<br />

tutti. Grosso modo i miei grandi maestri sono stati tre: Jacques Brel,<br />

George Brassens e Bob Dylan.<br />

Panorama<br />

<br />

Credo si tratti soprattutto di una coincidenza. La cultura della propria<br />

terra non è elemento marginale nei brani di qualsiasi compositore; però<br />

<br />

<br />

se dovessi cambiare città, per<br />

vivere sceglierei sicuramente Roma<br />

<br />

troppo<br />

nel corso degli ultimi anni sono cambiate tante situazioni, forse<br />

<br />

rapporti umani per la frenesia della troppa gente che corre senza sapere<br />

dove andare o cosa fare. Ma questi sono mali di ogni metropoli e, devo<br />

ammettere, pure Bologna non è più quella di una volta.<br />

<br />

Ho ancora voglia di raccontare storie che siano patrimonio di tutti quelli<br />

che hanno ancora voglia di pensare...<br />

58 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> ITALIA ‘70<br />

di Guido Bellachioma<br />

Banco... sempre Banco...<br />

fortissimamente Banco<br />

Non sono poi molti i gruppi, specialmente nel rock progressivo, che possono mettere tanti lavori<br />

discografici in fila: in studio e dal vivo, raccolte di materiale edito e inedito, ristampe con succulente<br />

novità, come questa straordinaria versione “rivoluzionata” di Darwin!, capolavoro targato 1972 di<br />

una musica senza frontiere.<br />

60 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


BANCO DEL MUTUO SOCCORSO<br />

La storia del Banco del Mutuo Soccorso è, quasi inevitabilmente,<br />

una porzione consistente della storia del rock, non solo<br />

italiano. Vittorio Nocenzi e Francesco Di Giacomo non sono<br />

certo artisti che possono vivere stancamente ciò che accade intorno;<br />

devono in qualche modo lasciare il segno. Riescono a farlo in modo<br />

credibile con la “lavorazione” di canzoni di più di 40 anni fa, come<br />

nel caso della pubblicazione in vinile triplo e doppio CD del cofanetto<br />

Darwin! contenente l’album originale missato direttamente dai nastri<br />

8 piste originali, Darwin! live, registrato a Cassino nel 2012, il brano<br />

inedito Imago Mundi, un po’ il capitolo conclusivo mancante con<br />

l’esortazione all’uomo di non sprecare tempo per salvaguardare la<br />

nostra Terra, interpretato con l’amico di sempre Franco Battiato e<br />

<br />

roba, ma la cosa più importante è che le fantastiche composizioni<br />

di questo classico sono ancora valide, oggi quasi più di ieri. L’evoluzione<br />

(13:59), La conquista della posizione eretta (8:42), Danza dei<br />

grandi rettili (3:42), Cento mani<br />

<br />

stagione e di oggi, sorta di Tex Willer e Kit Carson del rock italico.<br />

D’altronde non ci può essere Banco senza uno dei due.<br />

Darwin! e su altre storie…<br />

C’è sempre il punto esclamativo su questo Darwin 2013 o<br />

è cambiato qualcosa rispetto al Darwin! del 1972<br />

Sono cambiate molte cose dal 1972 a oggi e quasi mai in meglio:<br />

al concept di Darwin<br />

tassello, dovuto anche al frenetico scorrere dei minuti di questa<br />

vita stravolgente. Non ci sembrava giusto lasciarlo incompiuto, un<br />

po’ come fece lo scrittore Isaac Asimov, che dopo 30 anni riprese la<br />

saga de La Fondazione e aggiunse i capitoli mancanti, secondo una<br />

foto G.Bellachioma<br />

e cento occhi (5:22), 750.000<br />

anni fa...l’amore (5:38), Miserere<br />

alla storia (5:58), Ed ora<br />

io domando tempo al tempo ed<br />

egli mi risponde... non ne ho!<br />

(3:29)…<br />

In un’epoca in cui l’acquiescenza<br />

al sistema è segnata dall’omologazione<br />

più sfrenata, il Banco<br />

del Mutuo Soccorso va oltre il<br />

<br />

dei brani e centra il volto dell’incauto<br />

ascoltatore grazie a testi<br />

tosti come i colpi del Mike Tyson<br />

pre-carcere, e il fatto che siano<br />

stati scritti all’alba degli anni ‘70,<br />

rimanendo freschi, lucidi, ma po-<br />

<br />

<br />

di questa coppia artistica - uno<br />

visione mutata. Imago Mundi è la conclusione adeguata ai tempi che<br />

viviamo, dove tutto è così strillato ma ormai nessuno ci fa caso, ci si<br />

anestetizza alle grida di allarme su questo nostro pianeta martoriato<br />

e noi non vogliamo che questo grido rimanga inascoltato, almeno<br />

tunatamente<br />

non tutti si abituano e si adeguano a uno stile di vita<br />

che sta massacrando tutto e tutti, presente e futuro. Nel 1972 con<br />

Darwin! c’interrogavamo e ci rispondevamo sull’evoluzione, oggi<br />

sull’involuzione. In particolare l’Occidente mi pare sia messo male:<br />

pochi valori e pure confusi. Il punto esclamativo costituiva lo sprone<br />

a guardare tutto con gli occhi della scienza e a combattere le regole<br />

<br />

Darwin: l’evoluzione E la risposta non c’è, la cerchiamo ma non<br />

l’abbiamo ancora trovata.<br />

Perché riportare alla luce questo disco, sia pure in una<br />

veste mai così ricca<br />

È ancora attuale in modo sconcertante.<br />

Nel 1972 il Banco aveva<br />

appena fatto il Salvadanaio,<br />

album antimilitarista, contro le<br />

follie dell’uomo, diretto nelle musiche<br />

e nelle liriche: la band preferiva<br />

scrivere senza strettoie e<br />

costrizioni. Il nostro produttore,<br />

Alessandro Colombini (Equipe<br />

84, Lucio Battisti, Maxophone,<br />

Formula 3, Antonello Venditti,<br />

Premiata Forneria Marconi,<br />

Edoardo Bennato - proprio il<br />

<br />

al produttore milanese una strofa<br />

della canzone Rinnegato: a mia<br />

Francesco Di Giacomo , discolpa cito Sandro Colombini<br />

Roma 1989. <br />

americani / è lui che mi consiglia<br />

rock a tutto spiano / però lo<br />

dice sempre con un mitra in mano - ndr) , suggerì come tema di un<br />

album concept la teoria dell’evoluzionismo e l’argomento piacque a<br />

tutti, così fu Darwin! Comunque nelle composizioni l’evoluzionismo<br />

<br />

un po’ diverso, senza paraocchi”. La conquista del pianeta, il vulcano,<br />

l’eruzione, le melodie cromatiche: nell’attimo stesso di tirarsi in piedi,<br />

<br />

anni e lo scontro dell’individuo e il gruppo, il pericolo di essere soli<br />

ma anche il limite; 75.000 anni, cosa c’è di più attuale dello scimmione,<br />

che resta nascosto a contemplare l’oggetto del proprio amore<br />

<br />

vita che si chiude e io domando tempo al tempo ed egli mi risponde<br />

non ne ho. Non abbiamo politiche ecosostenibili, proseguiamo a<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 61


I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> ITALIA ‘70<br />

foto G.Bellachioma<br />

Vittorio Nocenzi, Torino 1995.<br />

Come mai Battiato per quello<br />

che consideri il capitolo<br />

Darwin<br />

Franco è una delle persone più<br />

<br />

pre! Ci conosciamo da 40 anni,<br />

<br />

lungo strade con molti punti in<br />

contatto: è artista poliedrico,<br />

<br />

alla pittura, stimola e si lascia<br />

<br />

<br />

Francesco. Sia La Cura, suo bra<br />

no del 2000, sia 750.000 anni<br />

fa<br />

<br />

dal medesimo cuore. Franco è<br />

un altro dei pochi che è rimasto<br />

lo stesso, arricchendo il proprio<br />

<br />

<br />

proprio passato, ma non rima<br />

nendone strangolato.<br />

distruggere il pianeta, noi siamo in sintonia con Greenpeace. Imago<br />

Mundi (supportato da un video con le immagini “forti” fornite da<br />

<br />

<br />

serve oggi: “stamo in campana”.<br />

Imago Mundi è ricerca di semplicità e sintesi anche musicale;<br />

vicino nello spirito ma con un linguaggio musicale<br />

meno intricato rispetto al rock progressivo degli esordi…<br />

Non accade mai nulla per caso, almeno a noi. Rinnegare il passato,<br />

<br />

nostra musica deriva dal nostro modo di essere, non seguiamo mode<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

riusciti a creare un ponte tra i due Darwin: sempre Banco del Mutuo<br />

<br />

anche se le mie in particolare risalgono alla passione per la musica<br />

<br />

e amo Beethoven e Schoenberg, Bach e Stravinskij.<br />

Sei cosciente che attraverso<br />

la tua musica puoi scatenare<br />

tempeste emotive profonde<br />

nelle anime e nelle menti di chi ti ascolta<br />

<br />

sia uno dei fattori più stimolanti nel comporre e suonare la tua<br />

<br />

<br />

ca è possibile dipingere una tela infinite volte, trovare infinite<br />

<br />

vissuta, non solo da chi la compone, con la testa e con il cuore.<br />

Non bisogna usare sempre la ragione ma neanche solo la pancia<br />

<br />

lei, infine, arriva…<br />

Tu e Francesco siete una coppia ormai indissolubile nella<br />

musica, senza distinzione di generi: come si fa a rimanere<br />

insieme per più di 40 anni, neanche la maggior parte dei<br />

matrimoni o delle unioni di fatto regge tanto<br />

<br />

le cose possono portare a malintesi, più o meno gravi, dipende dalla<br />

<br />

<br />

<br />

che ripara il terreno dal sole e dalla pioggia, sotto la vita.<br />

62 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


OMNIRAY<br />

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Fedeltà Assoluta.<br />

La tecnologia Omniray, creata da Giuseppe Zingali<br />

nel 1995, è considerata nel mondo un riferimento<br />

assoluto per la riproduzione delle frequenze medioalte<br />

nei diffusori acustici. Le straordinarie prestazioni<br />

offerte dalla serie Client Name sono oggi disponibili<br />

nella nuova linea entry level di Zingali Acoustics,<br />

la "ZingaliZero EVO" che si pone sul mercato con il<br />

ruolo da protagonista.<br />

Alta dinamica, estrema linearità e grande precisione<br />

timbrica per una coinvolgente riproduzione sonora<br />

simile alla musica dal vivo. Una gamma di diffusori<br />

acustici destinata a valorizzare ogni ambiente<br />

d'ascolto, progettati e costruiti con cura e attenzione<br />

da un Artigiano del Suono.<br />

Ascoltateli e non potrete più rinunciare alla loro<br />

presenza nella vostra casa.<br />

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ZingaliZero Evo<br />

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OMNIRAY È UN MARCHIO DI PROPRIETÀ ZINGALI ACOUSTICS - TUTTI I DIRITTI RISERVATI<br />

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Tel. 06-9282577<br />

Email: zingali@zingali.it<br />

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I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> ITALIA ‘70<br />

di Guido Bellachioma<br />

Né trucchi né illusioni…<br />

Il cantautore romano è<br />

ormai tra le icone più<br />

rappresentative della<br />

musica italiana, dagli<br />

anni ‘70 sino a oggi…<br />

eppure proprio in questa<br />

fase sembra aver trovato<br />

il proprio equilibrio,<br />

senza concedersi<br />

alle mode e senza<br />

rinnegare nulla. Persino<br />

la dimensione live<br />

sembra dargli maggiore<br />

soddisfazione che in<br />

passato…<br />

Atlantico, Roma, 14 marzo 2013<br />

foto S. Cecchetti<br />

Oggi come ieri Francesco De Gregori - nato a Roma<br />

il 4 aprile 1951 sotto il segno dell’Ariete - è uno dei<br />

pochi artisti a non aver mai perso la propria identità,<br />

sia musicale sia testuale, mantenendo la memoria di se stesso,<br />

i propri ricordi e le proprie convinzioni, e in questa epoca di<br />

trasformisti, che amano cavalcare con troppa ambiguità mode<br />

e tendenze, non è una qualità da sottovalutare. Poi ognuno di<br />

noi, probabilmente anche De Gregori stesso, ha gli album che<br />

gli piacciono e lo convincono di più. In lui le vecchie e le nuove<br />

canzoni diventano un unicum credibile. Persino la dimensione<br />

live sembra dargli maggiore soddisfazione che in passato: ho<br />

avuto modo di vedere/ascoltare le lunghe prove all’Atlantico Live<br />

di Roma il 13 marzo, giorno precedente del concerto d’apertura<br />

del tour, e l’ho visto davvero motivato e con una band di livello<br />

eccellente, e scorrendo i brani che ha eseguito mi sono reso conto<br />

nuovamente di quante canzoni, belle e anche importanti, abbia<br />

composto; solo rimanendo a parte di quelle incluse nella scaletta<br />

di Sulla strada tour 2013… Generale, Vai in Africa, Celestino!,<br />

La donna cannone, Guarda che non sono io, Santa Lucia (la<br />

canzone tratta da Bufalo Bill del 1976 che lui dedica a Lucio<br />

Dalla. Il cantautore bolognese la definì la sua canzone preferita<br />

di De Gregori), Titanic, Sulla strada, W l’Italia, Passo d’uomo,<br />

Belle Époque, Sempre e per sempre, Bambini venite parvulos,<br />

Showtime, Rimmel, Buonanotte fiorellino…<br />

64 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


FRANCESCO DE GREGORI<br />

È opinione comune che tu sia un po’ orso nei confronti del<br />

prossimo, specialmente nei rapporti con la stampa. Cosa<br />

ne pensi<br />

Non sono affatto l’orso scorbutico dipinto da giornalisti frettolosi,<br />

con cui, nella maggior parte dei casi, non ho mai parlato. Ciò nasce<br />

soprattutto dall’esigenza, che reputo sacrosanta, di discutere esclusivamente<br />

delle mie canzoni e non della mia sfera privata, che, in<br />

ogni modo, ha poco d’interessante per il pubblico.<br />

Come mai questo malessere nel parlare della tua sfera<br />

personale<br />

Per prima cosa bisogna fare una distinzione: la sfera personale non<br />

corrisponde a quella privata.<br />

Della prima, che può equivalere<br />

a quella di molte altre persone,<br />

parlo anche volentieri, della seconda<br />

no.<br />

Ma le tue composizioni cantano solo i problemi della società<br />

moderna<br />

Le mie canzoni parlano di tutto: dell’amore, della gioia, della tristezza,<br />

della voglia di lottare per un mondo migliore, delle piccole disavventure<br />

quotidiane, dell’amicizia... della vita stessa. Ovviamente il mio linguaggio<br />

è diverso da quello di altri cantautori, forse più diretto. Un esempio:<br />

Bambini venite parvulos, inclusa in Miramare 19.4.89, è una canzone<br />

d’amore e di speranza per i giovani d’oggi, pure se parla del progressivo<br />

abbassamento dell’età dei killer, delle loro vittime e del fatto che spesso<br />

portano la stessa marca di scarpe.<br />

Quotidianamente si parla dei problemi ecologici, vorremmo<br />

Una domanda che ti sarà<br />

stata posta innumerevoli<br />

volte: quale disco prediligi<br />

tra quelli che hai inciso<br />

In genere si è portati a rispondere:<br />

l’ultimo, perchè il coinvolgimento<br />

emotivo risulta maggiore,<br />

anche per una questione<br />

di tempo. Tengo molto a Mira<br />

Mare 19.4.89 (1989), un disco<br />

che non è stato capito a fondo,<br />

ed a Titanic (1982). Rispetto a<br />

questo album vorrei fare una<br />

considerazione: oggi tutti lo<br />

citano come uno dei miei lavori<br />

più belli, però ricordo che<br />

appena uscito molti storcevano<br />

Rieti, 2005<br />

la bocca ed i negozianti lo esponevano<br />

malvolentieri. È un po’<br />

il mio destino essere capito in ritardo, comunque preferisco tale<br />

comportamento alla frenesia consumistica grazie a cui i dischi<br />

vengono bruciati in pochi giorni e immediatamente dimenticati.<br />

cialità<br />

e completo disinteresse ai problemi della società.<br />

Sei d’accordo con tale affermazione<br />

Assolutamente no, sono invece cambiati i metodi per esprimere il<br />

dissenso ed il malumore nei confronti di ciò che non funziona. Esiste<br />

una larga fetta di mondo giovanile che vuole cambiare le cose, che<br />

non prova nessuna gioia nell’accettare passivamente i gravi problemi<br />

della nostra società, quali la tossicodipendenza, la disoccupazione,<br />

le disfunzioni della scuola, etc.<br />

foto D. di Bona<br />

sapere la tua opinione in proposito.<br />

Mi sembra che il problema sia impostato male, purtroppo oggi le disfunzioni<br />

dell’ambiente sono la realtà e l’emergenza quotidiane, mentre spesso<br />

diventano una moda da cavalcare per mettersi in evidenza. Bisogna<br />

<br />

Quali esperienze hanno lasciato un segno nella tua vita<br />

La vita è tutta un segno. Esperienze particolari da segnalare non ce ne<br />

sono, forse alcune tappe della mia carriera, il successo di un disco che mi<br />

ha emozionato in maniera particolare. Sono arrivato ad essere quello che<br />

sono oggi senza grandi strappi o traumi, una crescita progressiva, pur se<br />

critica. Non ho mai avuto, come Bob Dylan, un incidente di moto o una<br />

donna che mi ha abbandonato, cambiando il mio modo di essere.<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 65


I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> ITALIA ‘70<br />

di Guido Bellachioma<br />

Dedicato ai Semiramis<br />

Teatro Politeama, Palermo, 1973.<br />

Da sinistra Marcello Reddavide,<br />

Paolo Faenza, Michele Zarrillo<br />

Nel panorama del rock italiano degli anni ‘70 i romani Semiramis occupano un posto di seconda<br />

fila solo per scarsità di materiale prodotto: Dedicato a Frazz, loro unico album del 1973, è un lavoro<br />

solido e passionale, pienamente immerso nel suono progressivo e contaminato del periodo.<br />

Dalla band sono usciti due artisti di rilievo, anche se lontani dall’immagine progressiva, ovvero<br />

Michele Zarrillo e Giampiero Artegiani.<br />

I<br />

Semiramis proprio in questi mesi hanno deciso di tornare in<br />

pista, riportando alla luce l’intero loro album, con due membri<br />

storici in formazione, il batterista Paolo Faenza e il chitarrista<br />

acustico Giampiero Artegiani, che suona anche i sintetizzatori come<br />

nel disco originale. Hanno la benedizione di Michele Zarrilo, all’epoca<br />

chitarrista solista, che ha fatto loro il miglior in bocca al lupo, e del<br />

fratello Maurizio, tastierista, oltre che di Marcello Reddavide, bassista;<br />

gli ultimi due non suonano più da molti anni. La nuova line up<br />

prevede, oltre ai due Semiramis storici: Roberto Iannone (tastiere),<br />

Antonio Trapani (chitarra), Ivo Mileto (basso), Vito Ardito (voce).<br />

La band tornerà dal vivo a settembre in occasione del 20ennale del<br />

Progressivamente festival a Roma (notizie in divenire su www.progressivamente.com.).<br />

Maurizio Zarrillo e Paolo Faenza parlano di<br />

quella bruciante avventura che fu l’incontro tra i Semiramis e Frazz.<br />

Avete inciso un unico LP, ma qualcuno ogni tanto parla di<br />

un mitico 45 giri, che, però, nessuno ha mai visto...<br />

P.F. In realtà registrammo un 45 giri con Luna Park e Frazz allo<br />

66 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


SEMIRAMIS<br />

studio 38 di Roma, però cominciammo a lavorare subito ad altri<br />

brani e il progetto fu accantonato. La versione di Luna Park, diversa<br />

dal 33 giri, comparve nel 2004 nella compilation Progressivamente.<br />

La nascita dei Semiramis<br />

M.Z. I Semiramis nascono per volontà mia e di Marcello Reddavide<br />

con Memmo Pulvano alla batteria, cugino di Marcello, e un chitarrista<br />

di cui mi sfugge il nome, che non ha mai suonato con noi dal vivo.<br />

Io, Marcello e Memmo avevamo già “giocato” insieme in un altro<br />

gruppo, Ipotesi di una Metamorfosi, il cui repertorio è la base del<br />

primo concerto dei Semiramis al Festival Pop di Villa Pamphili nel<br />

1972, che vide l’ingresso di mio fratello Michele alla chitarra e alla<br />

voce, prima in un altro gruppo con Artegiani e Faenza. Memmo abbandona<br />

dopo Villa Pamphili (senza nessun problema personale, anzi,<br />

si trattava di un buon elemento<br />

a livello tecnico, solo che non<br />

guadagnava abbastanza per vivere).<br />

Così Michele chiama Paolo e Roma, 1973.<br />

Maurizio Zarrillo,<br />

Giampiero e solo con questa formazione<br />

i Semiramis trovano la<br />

propria dimensione artistica. Le<br />

possibilità strumentali si allargano,<br />

Giampiero suona la chitarra<br />

acustica e raddoppia il mio pianoforte<br />

coi sintetizzatori. Nasce<br />

l’idea di Frazz, un fantoccio che<br />

rappresenta tutte le costrizioni<br />

della società intorno a noi, che<br />

viene distrutto da Giampiero alla<br />

<br />

le forze negative.<br />

P.F. Quando io e Giampiero<br />

entrammo nella band non avevamo<br />

assolutamente idea di cosa<br />

saremmo andati a suonare; sapevamo<br />

solo che si trattava di<br />

musica originale e molto rock.<br />

Non avevamo bisogno di altro per essere convinti. Dei brani eseguiti<br />

<br />

improvvisando molto, accorgendoci che dalla chitarra di Michele<br />

<br />

periodo. Il nostro suono non rimase legato solo ai virtuosismi chitarristici<br />

che, però, servirono come stimolo al nascere della tendenza<br />

all’intreccio e al contrappunto di tutti gli strumenti. Nella saletta<br />

prove dei Zarrillo c’era un vibrafono, abbandonato e impolverato;<br />

immediata la decisione collettiva: lo avrei suonato io! Marcello, a cui<br />

si deve anche la scelta dell’appellativo Semiramis, portò un giorno<br />

questo “romanzo” al cui personaggio principale mancava il nome.<br />

Ci venne in mente di trovarlo unendo le iniziali dei nostri cognomi<br />

(FaenzaReddavideArtegianiZarrilloZarrillo)… Così nacque Frazz. i<br />

primi pezzi che vennero di getto furono Luna Park e Frazz. Entrò in<br />

scena Robert Cunningham, editore americano (fondatore di Sound<br />

FlashDaily American ed ex membro<br />

dei Barefoot (durante gli anni ‘80 nello staff politico del presidente<br />

Reagan), che diventò produttore per hobby. S’innamorò della nostra<br />

musica e decise di lanciarci. Tramite lui arrivò il contratto con la Trident,<br />

proprietà di Maurizio Salvatori, ma, altrettanto rapidamente,<br />

Cunningham perse l’interesse nel progetto e si allontanò. L’ultimo<br />

brano dell’album ad essere composto fu Clown, che io ritengo il capolavoro<br />

del disco. Uno Zoo di Vetro è fantastica per la parte hard,<br />

Per una Strada Affollata ha dei cambi bellissimi dal rock al sinfonico.<br />

A volte mi chiedo come cavolo abbiamo fatto a tirare fuori un lavoro<br />

del genere.... mah! Eravamo molto giovani al momento dell’incisione<br />

del 33 giri: Michele 16anni e mezzo, io compii 18 anni mentre ero lì<br />

a Milano a registrare. Provammo<br />

la travolgente emozione di essere<br />

in uno degli studi più importanti<br />

d’Italia, Studi di registrazione<br />

sonora Regson (poi diventati nel<br />

<br />

Mauro Pagani - ndr), dove nello<br />

stesso periodo Franco Battiato<br />

registrò Pollution. Avevano sia<br />

l’8 che il 16 piste; a noi, giovani<br />

di belle speranze, fornirono l’8<br />

piste, pensavamo sarebbe bastato<br />

così ci costrinsero a molti<br />

premissaggi per riuscire a terminare<br />

le registrazioni. Nella sala<br />

c’erano a disposizione una marea<br />

di strumenti: Hammond C3,<br />

Mellotron, ARP 2600, Moog, un<br />

vibrafono da grande orchestra…<br />

Eravamo come dei bambini in<br />

un negozio di giocattoli, dove<br />

potevamo prendere tutto senza<br />

nessuno che ci dicesse cosa fare.<br />

Un’esperienza totalizzante e liberatoria.<br />

Musicalmente parlando, cosa hanno rappresentato per te<br />

gli anni ‘70<br />

M.Z. Gli anni ‘70 sono ancora oggi il decennio che musicalmente<br />

<br />

Genesis, Emerson Lake & Palmer, Nice, Jimi Hendrix Experience,<br />

Santana, Who, Yes, mentre a livello più generale ci colpiva molto<br />

Woodstock. Sono un nostalgico perché vivo ancora nel ricordo dei<br />

‘70; gli anni ‘80 mi hanno portato, ovviamente in ritardo, alla conoscenza<br />

più approfondita dei Pink Floyd.<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 67


I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> ITALIA ‘70<br />

Paolo Faenza<br />

Roma, 1973.<br />

al nostro impianto. Suonammo<br />

anche col Rovescio della Meda-<br />

<br />

<br />

inglesi suonarono male, mentre<br />

al nord andarono meglio.<br />

Dal vivo eseguivate mai<br />

cover o improvvisavate sui<br />

vostri pezzi<br />

M.Z. Non abbiamo mai eseguito<br />

brani altrui, suonavamo<br />

esclusivamente i nostri brani,<br />

magari dilungandoci negli assoli,<br />

specie Michele con la chitarra,<br />

sempre, però, su una struttura<br />

ben precisa.<br />

foto F. D’Emilio<br />

Un brano in particolare di<br />

Dedicato a Frazz che ancora<br />

vi colpisce<br />

M.Z. Il disco mi piace nel suo<br />

complesso, però ritengo Luna<br />

Park il brano più attuale, sia musicalmente<br />

sia a livello di testi.<br />

parte di una scena complessiva<br />

La parola progressive non era assolutamente usata dai gruppi che<br />

suonavano: noi Semiramis ci consideravano un gruppo pop-rock. La<br />

nostra idea era d’ispirarci dichiaratamente ai gruppi stranieri, più<br />

inglesi che americani; componendo le prime cose, ci accorgemmo<br />

di possedere delle nostre radici espressive. Curavamo abbastanza<br />

l’immagine. Il padre di Artegiani lavorava a Cinecittà e molti dei<br />

<br />

nel brano Clown-<br />

<br />

<br />

I concerti negli anni ‘70...<br />

M.Z. <br />

P.F. <br />

-<br />

<br />

invece, i rapporti coi Garybaldi, penso ci vedessero come dei rivali,<br />

<br />

di noi suonavano sempre più a lungo per gelarci le mani. Facemmo<br />

nato,<br />

allora quasi sconosciuto, che ci chiedeva sempre di attaccarsi<br />

Compositivamente come<br />

lavoravate<br />

M.Z. I pezzi partivano dalle idee base di tutti, poi Michele le sviluppava<br />

e Marcello scriveva i testi, mentre gli arrangiamenti erano comuni.<br />

Tuo fratello Michele ormai ha intrapreso una carriera<br />

piuttosto lontana dal rock, più leggera...<br />

M.Z. È vero solo in parte, perchè Michele dal vivo è più rock e,<br />

<br />

musica. Le belle canzoni d’amore, comunque, possono portare ad<br />

un discorso alternativo e non necessariamente stereotipato. Dopo lo<br />

scioglimento dei Semiramis suonò, senza incidere nulla, col Rovescio<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

Gli ultimi giorni…<br />

P.Z. -<br />

<br />

La magia era svanita con la rottura del delicato equilibrio interno.<br />

Un ultimo concerto a Magliano Sabina e poi addio Semiramis; ma<br />

ora si ricomincia…<br />

68 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


L’anno di Mr. Williamson<br />

La nascita delle valvole termoioniche,<br />

i pionieri dell’High-Fidelity,<br />

<br />

Storia” del tecnico inglese D.T.N. Williamson,<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

440 pagine 255 43 <br />

€ 26,90<br />

Per info: paolo.ppf@libero.it


I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> ITALIA ‘70<br />

di Guido Bellachioma<br />

Il grande gioco<br />

dell’Albero Motore<br />

Roma, 1974, da sinistra<br />

Glauco Borrelli, Marcello Vento,<br />

Adriano Martire, Sebastiano Pallottino,<br />

Maurizio Rota, Fernando Fera.<br />

Questo gruppo romano fu tra le migliori e più<br />

sottovalutate realtà del rock italiano degli anni<br />

‘70, sospeso tra suoni progressivi ancora senza<br />

nome e altre pulsioni ritmiche, mediterranee e<br />

anglofone. Di quella formazione non ci sono più<br />

Marcello Vento, vero e proprio uomo del ritmo,<br />

e Maurizio Rota, voce in stile Joe Cocker, il<br />

primo scomparso il 7 febbraio 2013, il secondo<br />

il 23 aprile 2010. A loro due, veri cuori rock,<br />

dedichiamo questo articolo.<br />

Nel 1974 la scena progressiva italiana viveva uno degli ultimi<br />

momenti di grande creatività, sottolineato da opere<br />

eccellenti come L’isola di niente della Premiata Forneria<br />

Marconi, Crac degli Area, Tilt degli Arti+Mestieri, l’omonimo debutto<br />

del Biglietto per l’inferno, Io sono Murple dei Murple, Contrappunti<br />

de Le Orme, Landscape Of Life degli Osanna, Genealogia del Perigeo,<br />

Pierrot Lunaire dei Pierrot Lunaire, Samadhi dei Samadhi. Eppure,<br />

nonostante tale copiosa produzione, si avvertiva che il vento stava<br />

cambiando e non certo a favore del rock progressivo. I gruppi trova-<br />

<br />

Festival Pop stile Caracalla o Viareggio, veri fallimenti economici e non<br />

certo per i compensi, quasi sempre inesistenti, spettanti ai musicisti<br />

70 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


ALBERO MOTORE<br />

portò a Milano per registrare alcuni provini<br />

la prima scritta da Arthur Hamilton<br />

per Ella Fitzgerald e la seconda dei Beatles, entrambe immortalate<br />

da Joe Cocker in… e da quel momento<br />

Il grande gioco iniziò la nostra collaborazione. Fondò la Intingo con Nanni Ricordi<br />

e produsse il nostro unico album<br />

<br />

Insieme al<br />

Canzonieredividevamo la sala prove sulla via Cassia<br />

a Roma. Facevamo della musica davvero uno stile di vita e i ricordi<br />

legati a quei momenti sono molto belli. Provavamo sino alla nausea<br />

arrangiamenti e nuovi brani, cosa che non ci riuscì più di fare in<br />

- seguito<br />

<br />

Avevamo la strumentazione da pagare, vera spada di<br />

Damocle per ogni giovane musicista. Suonare, suonare, suonare.<br />

Questa era la parola d’ordine per fare fronte agli impegni economici<br />

pressanti. Una situazione insostenibile e in fondo poco creativa, non<br />

riuscivamo più a trovare il tempo per comporre e cercare nuove<br />

<br />

tutti bisogno di altri stimoli: le canzoni dell’album ormai non ci<br />

rappresentavano più, eravamo andati oltre”. <br />

Prima di Albero Motore <br />

eravamo solo una band che suonava in giro per <br />

i locali con musicisti che si alternavano, sino ad arrivare alla line (IsraeleLandruLe esperienze<br />

passateMessico lontano<br />

Haimy Hackett e Elisabeth Gavaris, questa aveva fatto parte del cast <br />

dell’edizione italiana del musical Hair. Per riassumere, io e Maurizio <br />

formammo il nucleo iniziale, poi entrò Fernando Fera, chitarra, e in <br />

successione Marcello Vento, batteria, e Adriano Martire, tastiere. Dal Capodanno ‘74<br />

vivo non eseguivamo la maggior<br />

<br />

, tranne in rare<br />

occasioni e comunque sempre<br />

in inglese, perché Maurizio<br />

preferiva esprimersi così.<br />

Ricordo che piaceva molto al<br />

pubblico il brano che poi sarebbe<br />

diventato <br />

<br />

<br />

<br />

<br />

.<br />

Ricky ci venne ad ascoltare in<br />

un club al Nord<br />

e s’innamorò del<br />

modo di Maurizio di eseguire<br />

le canzoni di Joe Cocker, allora<br />

al massimo della popolarità. Ci<br />

DISCOGRAFIA<br />

LP/CD<br />

Il grande gioco (Intingo ITGL 14001, 1974)<br />

1) Cristoforo Colombo 6’15” - 2) Le esperienze passate 3’35” - 3) Una vita di<br />

notte 5’28” - 4) Landru 4’43” - 5) Israele 6’30” - 6) Nel giardino dei lillà 5’30” - 7)<br />

Capodanno ‘73 2’41” - 8) Provvisorietà 5’43”<br />

Facciata A (1/4): musiche di Fernando Fera (1,3), Glauco Borrelli (2,4). Testi di<br />

Ricky Gianco e Gianni Nebbiosi (1,3,4), poesia di Gianni Nebbiosi (2) Facciata B:<br />

(5/8): musiche di Fernando Fera, testi di Ricky Gianco e Gianni Nebbiosi<br />

SINGOLI<br />

Messico Lontano/ Mandrake (Intingo ITG 401, 1975)<br />

Il giardino dei lillà/Landru (Intingo promo, 1974)<br />

PARTECIPAZIONI<br />

Capodanno ‘74 sulla compilation Progressivamente 1993-2003<br />

(Progressivamente GMP 002 - 2004)<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 71


Q/P AL MASSIMO<br />

Come d’abitudine Rotel<br />

propone il suo mix<br />

concreto e duraturo. p. 82<br />

LO FAMO STRANO<br />

La Spirit One è la prima<br />

cuffia di Focal.<br />

p. 98<br />

MYZIC<br />

Sorprendente il piccolo<br />

Micromega per ascoltare<br />

in cuffia. p. 106<br />

TECNICA<br />

di Agostino Bistarelli<br />

Nuove frontiere per la liquida<br />

L’annuncio di iRadio da parte di Apple a poca distanza dal compimento dei 10 anni di iTunes<br />

prefigura ulteriori cambiamenti nella modalità di fruizione della liquida e il possibile passaggio<br />

dal downloading allo streaming, annullando completamente il senso di proprietà nella musica.<br />

Da qualche giorno con<br />

sempre maggiore<br />

insistenza sento gli<br />

rienze<br />

con Spotify; persone al di<br />

sopra di ogni sospetto, musicalmente<br />

parlando, che sembrano<br />

aver ritrovato il gusto della ricerca<br />

musicale tramite questo<br />

sistema…<br />

Qualche mese fa (28 aprile 2013)<br />

iTunes ha festeggiato i suoi primi<br />

dieci anni di vita nel segno di una<br />

serie di record impressionanti<br />

che pochi avrebbero immaginato<br />

possibili in quell’ormai lontano<br />

giorno del 2003 in cui il servizio<br />

prese il via: un catalogo di<br />

35 milioni di canzoni, disponibili<br />

in 199 paesi per un totale di<br />

vendite di 2,4 miliardi di dollari,<br />

con una crescita annuale del<br />

28% e un peso sul mercato della<br />

musica del 20% in assoluto, che<br />

ha superato il 50% nel digitale.<br />

Quel giorno ha segnato la nascita<br />

di un vero e proprio eco-sistema<br />

che ha portato una boccata di ossigeno<br />

alla rantolante industria<br />

nata<br />

a crescere anche se di un<br />

modesto 0,3%) sebbene la miopia<br />

di quest’ultima ha fatto sì che<br />

buona parte dei proventi siano<br />

approdati alla casa della mela e<br />

non ai diretti interessati! Eppure,<br />

nonostante l’impressionante<br />

palmares ed un ciclo di vita ancora<br />

breve nel campo delle tecnologie<br />

audio (ma si sa, questi<br />

72 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


cicli di vita si vanno accorciando<br />

vieppiù), ci si interroga sul futuro<br />

di iTunes e la stessa Apple,<br />

secondo una prassi consolidata,<br />

proprio recentemente con iRadio<br />

ha presentato quel che almeno<br />

in parte sembra il sistema per<br />

cannibalizzare iTunes…<br />

Diciamo “almeno in parte” perché<br />

Apple ha scelto per lo streaming,<br />

come sottolinea il nome<br />

stesso, il modello “stazione radio”,<br />

compatibile e non sostitutivo<br />

di iTunes. Sostanzialmente<br />

scegli un artista, un brano o un<br />

genere e ci costruisci una stazione<br />

radio intorno! Non è possibile<br />

sti<br />

o album in un ordine speci-<br />

<br />

tratta comunque di un “modello<br />

di sviluppo” di successo se si<br />

considera che è stato adottato<br />

da Pandora, il principale competitor<br />

del nuovo nato e anche il<br />

più diffuso sistema di streaming<br />

(ancora non disponibile in alcuni<br />

paesi tra cui il nostro). Se si<br />

bada aridamente ai numeri poi,<br />

<br />

sembra un po’ fasciarsi la testa<br />

prima ancora di essersi feriti:<br />

iTunes ha 450 milioni di utenti<br />

lì dove il concorrente più agguerrito<br />

(per le ragioni che diremo),<br />

<br />

stesso modo di ragionare, se ancora<br />

nessun provider è in grado<br />

di garantire tutto lo scibile musicale,<br />

quello che ci si avvicina di<br />

più è certamente YouTube e non<br />

iTunes! Perché qui in gioco non<br />

è tanto questo o quel fornitore<br />

di servizi quanto una modalità<br />

contro l’altra: downloading vs<br />

<br />

più tradizionale di negozio virtuale<br />

viene assicurata proprio<br />

con il dowloading di iTunes, e<br />

l’immediato futuro non è certo<br />

a rischio, in termini di prospettive<br />

lo streaming (di entrambi abbiamo<br />

parlato su queste pagine<br />

nei due numeri scorsi grazie ai<br />

begli articoli di Giosuè Impellizzeri)<br />

corrisponde in maniera più<br />

completa alla “vision” complessiva<br />

di un servizio che si può fruire<br />

“in qualsiasi modo, in qualsiasi<br />

posto, in qualsiasi momento”.<br />

Perché portarsi appresso quel<br />

che può essere sempre disponibile<br />

Vincendo l’egoismo tipico<br />

del collezionista, da un punto di<br />

vista culturale è certamente affascinante<br />

poter immaginare una<br />

sorta di biblioteca di Alessandria<br />

che si arricchisce, a buon bisogno,<br />

con le modalità del social!<br />

Vorrei in tal senso rammentare<br />

una storia citata più volte dal direttore<br />

di questo giornale, legata<br />

alla Grande Depressione americana.<br />

Fino a quel momento (soprattutto<br />

prima dell’avvento del<br />

sonoro) il ruolo della musica era<br />

considerato fondamentale in un<br />

nore<br />

(spesso eseguite live durante<br />

la proiezione) venivano scritturate<br />

intere orchestre i cui direttori<br />

erano pagati meglio persino<br />

dei registi. Nonostante il peso<br />

della musica nell’industria cine-<br />

<br />

concomitante concorrenza della<br />

sponsabili<br />

degli studio, in un’ottica<br />

di economia, a cominciare<br />

<br />

ri-incidendoci sopra. Il periodo<br />

d’oro del cinema, anche in funzione<br />

del concomitante successo<br />

della tv, non tornerà per lungo<br />

tempo, consolidando la prassi e<br />

relegando l’importanza dell’audio<br />

nel cinema. È così che importantissimi<br />

originali, come la colona<br />

sonora di Cenerentola, sono<br />

andati perduti! Anche nei tempi<br />

recenti bisogna ricordare che le<br />

logiche amministrative, che considerano<br />

il magazzino un valore<br />

a bilancio, hanno portato le case<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 73


TECNICA<br />

SPOTIFY IN PILLOLE<br />

CHI Spotify è uno dei principali servizi<br />

di musica on demand in streaming a<br />

livello mondiale. Consente agli utenti<br />

di accedere a oltre 20 milioni di canzoni<br />

(con accordi con le 4 principali major)<br />

da computer, tablet e smartphone.<br />

QUANTI Attualmente il servizio conta<br />

più di 20 milioni di utenti attivi e oltre<br />

5 milioni di abbonati.<br />

DOVE Spotify è presente in 20 paesi:<br />

USA, UK, Svezia, Finlandia, Norvegia,<br />

Danimarca, Francia, Svizzera, Germania,<br />

Austria, Belgio, Paesi Bassi, Spagna,<br />

Australia, Nuova Zelanda, Irlanda, Lussemburgo,<br />

Polonia, Portogallo e Italia.<br />

AL COMANDO UNA DONNA Veronica<br />

Diquattro è la responsabile del mercato<br />

Italiano. Bolognese, la Diquattro<br />

proviene da Google, dove ha lavorato<br />

nella sede di Dublino ricoprendo diversi<br />

ruoli prima di contribuire al lancio<br />

del mercato Android e di Google Play<br />

in Italia.<br />

TRE TIPOLOGIE DI ACCOUNT<br />

Spotify free – completamente gratuito,<br />

l’account free permette di accedere<br />

a milioni di brani musicali in modo<br />

semplice e immediato dal desktop<br />

del proprio computer. La versione è<br />

supportata da annunci pubblicitari.<br />

Spotify unlimited – musica senza limiti<br />

e senza interruzioni. Con questo tipo<br />

di account l’utente può accedere al<br />

servizio senza annunci pubblicitari.<br />

4,99 euro al mese.<br />

Spotify premium – è possibile ascoltare<br />

brani su tutti i dispositivi mobili e accedere<br />

alle proprie playlist anche offline,<br />

con una qualità del suono la massima<br />

consentita. 9,99 euro al mese.<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

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<br />

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-<br />

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-<br />

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-<br />

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-<br />

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<br />

<br />

<br />

Goldfoil <br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

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<br />

<br />

-<br />

-<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

74 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


Nuove frontiere per la liquida<br />

cui è in atto una collaborazione.<br />

Loro ci hanno assicurato di “po-<br />

<br />

<br />

nale!”.<br />

Che sia già vero o meno,<br />

che i “liquidoscettici” lo accettino<br />

o no, se non è oggi accadrà<br />

domani, esattamente come in<br />

fotografia ormai si utilizzano<br />

sto<br />

dei Tiff!<br />

gnalare<br />

che se l’iniziale adesione<br />

ci<br />

di hardware al mondo dello<br />

streaming è stata lenta e mode-<br />

<br />

legati al mondo immateriale ha<br />

fornito nuovi stimoli all’indu-<br />

ezer,<br />

un sistema simile, sono<br />

<br />

non è arrivato Pandora!) e ha<br />

cominciato a “smuovere” qual-<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

20 milioni di brani e annovera<br />

Nella pagina accanto: la<br />

schermata di Spotify su<br />

computer consente una semplice<br />

gestione del programma.<br />

Qui a destra: i nuovi Receiver<br />

Denon sono compatibili con<br />

Spotify.<br />

Sotto: con i nuovi Smart TV<br />

Samsung è implementata<br />

l’applicazione per Deezer.<br />

26 milioni di utenti di cui 3 già<br />

<br />

nell’ultima generazione di sin-<br />

<br />

za<br />

bisogno di accedervi tramite<br />

chi<br />

stessi sono degli streamer<br />

in grado di interfacciarsi con la<br />

rete. Uno di questi l’AVR-3313 è<br />

<br />

scorso numero di <strong>SUONO</strong> all’interno<br />

del dossier dedicato alla<br />

<br />

anche, grazie alla sua straordinaria<br />

versatilità, in grado di<br />

<br />

-<br />

-<br />

<br />

<br />

-<br />

-<br />

<br />

interfaccia, estremamente sem-<br />

<br />

meno intuitiva. Come che sia,<br />

<br />

<br />

anche gratuitamente (e quindi è<br />

<br />

<br />

rienza<br />

che è la somma di quello<br />

<br />

e di quello che riuscivamo a fare<br />

con una musicassetta. Tutto<br />

questo ristabilisce, in versione<br />

moderna, quell’equilibrio auri-<br />

<br />

<br />

cassetta stereo 4 convivevano<br />

felicemente. La diffusione delle<br />

audiocassette era notevolmente<br />

-<br />

<br />

morte del vinile!<br />

Naturalmente niente rimane<br />

uguale a se stesso e non è detto<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

oltre 500 milioni di dollari, è<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

che lo streaming venga ricono-<br />

-<br />

<br />

il fatto che sulla qualità audio<br />

dei sistemi streaming si sta da<br />

<br />

<br />

<br />

ma<br />

adattivo che tiene conto del-<br />

<br />

utilizzato, fornendo la massima<br />

ne<br />

alle condizioni di utilizzo.<br />

Fantascienza<br />

No, solamente quello che Peter<br />

contato<br />

già due anni fa (<strong>SUONO</strong><br />

do<br />

un futuro che, allora, era del<br />

<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 75


TEST<br />

a cura della redazione<br />

Prezzo: € 6.725,00<br />

Dimensioni: 43,18 x 12,10 x 40,64<br />

cm (lxaxp)<br />

Peso: 13,60 kg<br />

Distributore: Audio Reference<br />

Via Giuseppe Abamonti, 4<br />

20129 Milano (MI)<br />

Tel. 02-29404989 - Fax 02-29404311<br />

www.audioreference.it<br />

Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido<br />

Potenza: 2 x 135 W su 8 Ohm<br />

(180 W su 8 Ohm) in classe AB Risp.<br />

in freq. (Hz): 20-20.000 +/- 0,05 dB<br />

THD (%):


l’ingresso USB; l’impostazione<br />

di Bryston non è “completamente”<br />

modulare ma è configurata<br />

per offrire la possibilità<br />

di scegliere di installare alcuni<br />

elementi opzionali ma senza<br />

una completa libertà, condizionata<br />

anche dai limiti strutturali<br />

<br />

sul pannelo posteriore sono già<br />

state destinate e attribuite alle<br />

funzioni specifiche. In questo<br />

senso, sono forse da preferire<br />

quelle soluzioni che contemplano<br />

le varie soluzioni: ingressi<br />

solo analogici, solo linea o con<br />

anche quello phono, ingressi<br />

digitali con DAC, in modo modulare<br />

mettendo a disposizione<br />

del cliente uno o più slot dove<br />

collocare le schede aggiuntive<br />

con gli input supplementari che<br />

si desiderano. In questo modo,<br />

nel caso, probabile, di sopravvenuta<br />

obsolescenza, una scheda<br />

con DAC può essere sostituita<br />

da una più aggiornata. Vengono<br />

così in mente le soluzioni offerte,<br />

per esempio, da Accuphase<br />

o Primare, a cui si aggiunge ora<br />

proprio la casa canadese...<br />

Il B 135 offre la possibilità di<br />

installare moduli aggiunti per<br />

espandere alcune funzionalità<br />

come ad esempio la sezione<br />

DAC e quella phono. La versione<br />

base si presenta con i<br />

soli ingressi analogici di alto<br />

livello, sei per la precisione. Un<br />

ingresso può essere convertito<br />

in phono MM, oppure con una<br />

sezione d’ingressi digitali ottici<br />

ed elettrici S/PDIF, e anche in<br />

questo caso il telecomando è una<br />

opzione, anche abbastanza cara!<br />

Va detto che il DAC opzionale<br />

per l’integrato in prova non è<br />

<br />

rappresentato dai BDA-1 e dal<br />

più recente BDA-2, tra i migliori<br />

in assoluto e per rapporto qualità/prezzo<br />

disponibili al mondo<br />

attualmente ma uno di diverso<br />

tipo.<br />

Per quanto ci riguarda la sezione<br />

DAC è da considerare esclusivamente<br />

come un optional di<br />

ripiego per gli utenti che non<br />

hanno particolare interesse alle<br />

sorgenti digitali e vogliono comunque<br />

usufruire con comodità<br />

di contenuti che provengono<br />

da sorgenti “alternative”. Per<br />

ottenere in massimo, anche in<br />

seguito alla scelta di non dotare<br />

l’apparecchio di ingresso USB<br />

<br />

della sezione DAC, è consigliabile<br />

orientarsi verso il BDP 2<br />

che offre tra l’altro prestazioni<br />

di primissimo piano.<br />

Dal punto di vista sonoro a risaltare<br />

da subito, già durante i<br />

primissimi ascolti, è il grande<br />

equilibrio, domina la neutralità,<br />

mentre migliorano progressivamente<br />

con il rodaggio la matericità,<br />

l’impulsività e potenza<br />

del basso donando sempre più<br />

vivacità a un suono prima forse<br />

un poco troppo levigato,<br />

dove precisione e correttezza<br />

tendevano a prevalere eccessivamente<br />

su altri parametri,<br />

leggi dinamica e regolarità in<br />

bassa frequenza. Il suono pur<br />

mantenendo la sua neutralità<br />

timbrica si è fatto più caldo e<br />

coinvolgente e tali caratteristiche<br />

appaiono evidenti anche<br />

La dotazione e la disposizione<br />

delle connessioni è ampia<br />

con una ottima collocazione<br />

sul pannello. Gli ingressi RCA<br />

nel dominio analogico sono<br />

disposti in modo simmetrico<br />

per i due canali, quindi si deve<br />

far accortezza ad utilizzare<br />

cavi di segnali singoli per ogni<br />

canale, mentre gli ingressi<br />

digitali occupano la parte<br />

centrale. I morsetti di potenza,<br />

una sola coppia per canale,<br />

sono completamente isolati<br />

e accettano forcelle, banane<br />

e cavi spellati anche di grandi<br />

dimensioni.<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 Capacità di analisi del dettaglio ...................2<br />

2 Messa a fuoco e corposità ............................2<br />

3 Ricostruzione scenica altezza .......................2<br />

4 Ricostruzione scenica larghezza ...................1<br />

5 Ricostruzione scenica profondità .................1<br />

6 Escursioni micro-dinamiche ........................2<br />

7 Escursioni macro-dinamiche .......................1<br />

8 Risposta ai transienti ...................................1<br />

9 Velocità .......................................................1<br />

10 Frequenze medie e voci ...............................2<br />

11 Frequenze alte .............................................1<br />

12 Frequenze medio-basse...............................1<br />

13 Frequenze basse ..........................................1<br />

14 Timbrica ......................................................1<br />

15 Coerenza .....................................................2<br />

16 Contenuto di armoniche ..............................2<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

ASCOLTO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

I voti sono espressi sulla base di un criterio qualitativo<br />

relativo al parametro qualità/prezzo determinato<br />

in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è un<br />

parametro, frutto dalla nostra esperienza, che<br />

racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 77


TEST<br />

A REGOLA D’ARTE<br />

Il layout dall’apparecchio, denota<br />

una sensibilità davvero unica frutto<br />

dell’esperienza maturata in anni di<br />

militanza nel settore professionale.<br />

Lo chassis, la disposizione delle parti<br />

funzionali e l’assemblaggio uniscono<br />

efficienza ed eleganza come pochi<br />

altri prodotti nel settore hi-fi. Innanzitutto<br />

ci troviamo di fronte a<br />

tre apparecchi in uno: un preamplificatore<br />

tra l’altro costruito come due<br />

pre separati, e due finali di potenza<br />

monofonici. L’aspetto interessante<br />

è che anche le alimentazioni sono<br />

completamente distinte e dedicate<br />

per ogni sezione, ma quello che<br />

colpisce è il modo di disporre i componenti<br />

e le sezioni: abbiamo due<br />

grandi PCB, uno montato a ridosso<br />

dei connettori e l’altro a ridosso del<br />

pannello frontale. Nel primo sono integrati<br />

i connettori e anche lo stadio<br />

di amplificazione e di regolazione<br />

del volume, in fin dei conti come<br />

dire che il percorso del segnale è<br />

ridotto ai minimi termini, ad eccezione<br />

dell’uscita cuffia che per necessità<br />

è stata portata sul pannello<br />

anteriore tramite il flat cable centrale<br />

dedicato principalmente alle<br />

funzioni di controllo; nel secondo ci<br />

sono tutti i controlli e le due sezioni<br />

di alimentazione degli stadi finali. I<br />

due stadi finali sono inseriti quindi<br />

tramite due connettori ad innesto<br />

fra il PCB frontale e il PCB posteriore.<br />

Anche i cavi di alimentazione che<br />

provengono dai due trasformatori<br />

toroidali sono fissati con attacchi<br />

rapidi di inusuale tenacia.<br />

La sezione di preamplificazione<br />

utilizza un regolatore di livello Burr<br />

Brown PGA23201 per ogni canale,<br />

Sano pragmatismo: i 4 piedoni<br />

sono in gomma , senza nessuna<br />

velleità “audiofila”, ma con tutte<br />

le carte in regola per svolgere la<br />

loro funzione.<br />

alternando i diffusori abbinati,<br />

che siano i grandi e complessi<br />

Triangle Magellan Cello, gli XTZ<br />

99.36 o i piccoli Indiana Line<br />

Tesi 504. L’integrato dimostra<br />

di essere capace di mantenere<br />

<br />

stesso tempo delicati, anche<br />

nei fortissimo, non indurendo<br />

praticamente mai. Se il suono<br />

non è così rotondo come solo<br />

i migliori valvolari riescono a<br />

fare, non è detto che questo sia<br />

il “vero” suono, semplicemente<br />

diventa una scelta personale<br />

tra le due tipologie. In realtà il<br />

Bryston dimostra di saper riprodurre<br />

un suono completo, ricco<br />

di informazioni, particolari e<br />

armonici degno delle migliori<br />

amplificazioni, anche separate,<br />

di questa fascia di costo del<br />

resto molto elevata. La sua naturale<br />

trasparenza gli permette<br />

di abbinarsi sia con diffusori dal<br />

carattere aperto che con quelli<br />

più introspettivi e scuri senza<br />

calcare troppo la mano sulle<br />

loro tendenze. Va sottolineato<br />

che il B 135 SST2 non mostra<br />

insofferenze o limiti verso parti-<br />

<br />

di diffusori.<br />

Se con i Magellan Cello il suono<br />

si fa rigoglioso, aperto senza diventare<br />

troppo squillante, dalla<br />

grande immagine tridimensionale,<br />

con i più piccoli XTZ le<br />

sonorità appaiono lievemente<br />

meno eleganti, ma dal basso<br />

ugualmente robusto e prorompente<br />

quando serve, solo alcuni<br />

passaggi appaiono leggermente<br />

sottolineati in modo più marcato,<br />

colorati in un modo forse<br />

78 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


Amplificatore integrato Bryston B 135 SST2<br />

controllato dal potenziamento motorizzato<br />

posto sul frontale dell’apparecchio.<br />

Lo stadio di uscita è sviluppato<br />

a componenti discreti con<br />

tecnologia SMD. L’alimentazione<br />

della sezione pre è posta a ridosso<br />

del pannello anteriore con un trasformatore<br />

da +/- 9V e il circuito di stabilizzazione<br />

separato per i due canali. È<br />

presente anche un alimentatore monolitico<br />

realizzato da MeanWell con<br />

uscita a +5V per la sezione logica e lo<br />

stand by. La sezione di filtro, posta in<br />

prossimità del connettore ad innesto<br />

rapido utilizza per ogni finale due<br />

condensatori da 15.000μF da 63V e<br />

le piste di alimentazione e del piano<br />

di massa sono molto larghe e ad alto<br />

spessore. Dal lato opposto il finale ha<br />

un altro connettore a pettine rapido<br />

in cui transitano i segnali audio e<br />

quelli di controllo. Sul PCB del finale<br />

è collocato il dissipatore di calore<br />

a ridosso dei transistor di potenza,<br />

una coppia di transistor bipolari di<br />

potenza della ON Semiconductors<br />

MJL21194 e MJL21193. Si nota la caratteristica<br />

tecnica di montaggio dei<br />

dispositivi di potenza che sfrutta il<br />

più possibile la lunghezza del reoforo<br />

che si innesta non in un foro del PCB<br />

ma in una apposita gola molto lunga<br />

e metallizzata lungo i bordi.<br />

L’OPINIONE<br />

Le prestazioni<br />

essenziali del<br />

Bryston sono<br />

caratterizzate da<br />

notevole finezza,<br />

pulizia, potenza<br />

e dettaglio.<br />

L’immagine appare di ampie<br />

dimensioni, con forse una<br />

leggera preferenza per la zona<br />

centrale, con una progressiva<br />

sfumatura verso i bordi esterni.<br />

Di conseguenza le voci o gli<br />

strumenti posti al centro della<br />

scena godono di una posizione<br />

in qualche modo privilegiata.<br />

Questo comporta un loro<br />

ingrandimento, come se fossero<br />

trasportati un poco più avanti,<br />

rispetto agli altri attori della<br />

scena. Un po’ come sottolineare,<br />

evidenziare, le linee principali<br />

della trama musicale, la polpa.<br />

Va detto però che la correttezza<br />

della riproduzione è tale che<br />

questa sottolineatura dei<br />

protagonisti non produce fastidi,<br />

perché le voci o gli strumenti in<br />

primo piano suonano in modo<br />

preciso ed elegante: è come<br />

trovarsi qualche fila più avanti<br />

del solito, molto vicini a loro.<br />

Una posizione che per molti può<br />

risultare preferibile anche se c’è<br />

chi invece ama di più un ascolto<br />

da lontano per meglio apprezzare<br />

l’insieme generale.<br />

Carlo D’Ottavi<br />

troppo carico. I sempre sorprendenti<br />

piccoli Indiana Line restituiscono<br />

un suono ancora caldo<br />

e affascinante con un’immagine<br />

ovviamente molto scalata nelle<br />

dimensioni ma, quel che più<br />

conta, mantenendo ancora le<br />

giuste proporzioni senza sbilanciamenti<br />

di sorta.<br />

Molto interessante la resa con<br />

i diffusori da stand. L’integrato<br />

canadese riesce a tirare fuori<br />

prestazioni molto interessanti<br />

con diffusori a due vie con medio/basso<br />

da 15 cm di diametro<br />

(ad esempio i Venere 1.5 in prova<br />

in questo stesso numero di<br />

<strong>SUONO</strong>) e anche meno, dai<br />

quali la logica farebbe pensare<br />

che non si possano ottenere gli<br />

stessi risultati ottenibili con i<br />

grandi modelli da pavimento a<br />

larga banda. Ma se un diffusore<br />

di questa taglia ha comunque<br />

delle potenzialità, allora il<br />

Bryston non esita a mostrarle<br />

con un suono piacevolissimo<br />

perché dotato di un formidabile<br />

equilibrio, con una risposta<br />

in frequenza regolarissima ed<br />

estesa fin dove l’altoparlante<br />

permette. Trasparenza e calore<br />

si fondono in una miscela così<br />

azzeccata che davvero non si<br />

pensa alla eventuale mancanza<br />

dell’ottava più profonda e, cosa<br />

forse ancora più sorprendente,<br />

la scena è ampia, piena tra i due<br />

diffusori e dotata all’occorrenza<br />

di una notevole profondità.<br />

Il merito di questo integrato<br />

è dunque quello di mettere<br />

in luce prestazioni che non<br />

ci si aspetterebbe da diffusori<br />

di tal cabotaggio. Va detto<br />

comunque che neppure questo<br />

Bryston può fare il miracolo e<br />

se il diffusore abbinato ha dei<br />

limiti, magari un basso un po’<br />

monocorde, delle medie arretrate<br />

o acuti troppo in evidenza,<br />

l’integrato potrà soltanto confermare<br />

questi problemi senza<br />

poter fare molto per limitarne i<br />

sgradevoli effetti.<br />

Ma avrebbe senso abbinare a<br />

<br />

costo aggiungiamo, un partner<br />

acustico scadente Non stiamo<br />

dicendo che la giusta classe di<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 79


TEST<br />

al banco di misura<br />

La risposta in frequenza della sezione<br />

pre è più estesa di quella della sezione<br />

di potenza: si estende oltre i 100<br />

kHz ma la sezione di potenza mostra<br />

un’attenuazione di -3 dB a circa 80<br />

kHz. Entrambe non presentano variazioni<br />

di livello dovute al carico o alla<br />

regolazione del livello del volume.<br />

In pratica, in ogni situazione l’apparecchio<br />

mantiene stabili i paramenti<br />

caratteristici di funzionamento. Per<br />

quanto riguarda la regolazione del<br />

volume in ingresso ciò è dovuto<br />

all’utilizzo di un PGA23201 per ogni<br />

canale che esibisce straordinarie doti<br />

di linearità anche a bassi livelli. La<br />

distorsione armonica e da intermodulazione<br />

si attesta su livelli trascurabili.<br />

La potenza massima rilevata<br />

si allinea con quanto dichiarato dal<br />

costruttore e oltrepassa i 165 Wrms<br />

su 8R per una THD+N fissata all’1%.<br />

La distorsione è molto bassa in tutto<br />

il range anche se il clipping si manifesta<br />

in modo abbastanza rapido.<br />

Il tappeto di rumore dell’apparecchio,<br />

prelevato sia all’uscita pre che<br />

ai morsetti di potenza, evidenzia un<br />

circuito di alimentazione eccellente<br />

ed accurato riguardo alla reiezione,<br />

ai disturbi di rete e dai residui di filtratura.<br />

Anche a livelli molto alti di<br />

regolazione del volume il rapporto<br />

segnale rumore si attesta su valori<br />

molto bassi.<br />

diffusori da abbinare debba<br />

rientrare nella stessa categoria<br />

di costo del Bryston, si può<br />

spendere anche molto meno,<br />

e proprio la bontà dei risultati<br />

ottenuti con gli XTZ o i nuovi<br />

Sonus faber Venere 1.5 sono lì<br />

a dimostrarlo.<br />

Il confronto tra la sezione di potenza<br />

dell’apparecchio e quella<br />

to<br />

come riferimento da <strong>SUONO</strong>)<br />

vede il canadese uscirne a testa<br />

molto alta. In particolare con<br />

i diffusori Triangle Magellan<br />

Cello le sonorità sono appena<br />

smussate, arrotondate e più delicate,<br />

elemento che con questi<br />

diffusori appare tutt’altro che<br />

pare<br />

più chiaro, dinamico e veloce<br />

ma le differenze sono davvero<br />

minime. Sempre in questa<br />

direzione, ma più sensibili, si<br />

ritrovano le differenze con un<br />

diffusore dal suono più gentile<br />

e introverso come i nuovi Sonus<br />

faber Venere 3, e in questo<br />

caso la preferenza va in modo<br />

nale<br />

ben più potente e robusto<br />

statunitense.Nel complesso, se<br />

si supera il fastidio psicologico<br />

nello scoprire che la bella sommetta<br />

necessaria ad acquistare<br />

l’apparecchio va integrata di ben<br />

<br />

concedere il lusso del telecomando,<br />

siamo di fronte ad uno<br />

<br />

provati si contano sulle dita di<br />

una mano) in grado di mettere<br />

in dubbio la supremazia del nostro<br />

riferimento, il che “rimodula”<br />

le considerazioni sul prezzo.<br />

Si aggiunga che il livello costruttivo<br />

di questo apparecchio<br />

è straordinario, unendo i ragionevoli<br />

precetti del mondo professionale<br />

alle attenzioni quasi<br />

<br />

la possibilità di inserire schede<br />

orientate al mondo del digitale o<br />

a quello dell’analogico completa<br />

la versatilità dell’apparecchio...<br />

Faites vos jeux!<br />

80 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


Velut Luna<br />

PRESENTA<br />

DI<br />

SETTEMBRE<br />

CONVEGNO ATTORNO ALLA MUSICA E ALLA SUA RIPRODUZIONE<br />

L’ AUDIARIO DI SETTEMBRE è un evento dedicato alla Musica, alla Musica in Video<br />

e alla sua riproduzione con la massima qualità in sale acusticamente adeguate.<br />

Saranno presenti impianti di altissimo profilo concepiti per valorizzare il suono<br />

di differenti tipologie di diffusori (tradizionali, planari, ect.).<br />

Sarà presente anche una grande sala audio-video con audio multicanale<br />

e un videoproiettore 4K su schermo con base di 4 metri.<br />

Gli ascolti, distribuiti nell’arco delle due giornate con cadenza oraria senza soluzione di continuità,<br />

saranno organizzati secondo un programma volto a valorizzare i vari generi musicali a cura di<br />

Pierre Bolduc, Marco Cicogna, Emidio Frattaroli,<br />

Marco Lincetto e Sergio Veschi.<br />

NEL CORSO DEL CONVEGNO SONO PREVISTI INTERVENTI<br />

A CURA DELLE REDAZIONI DELLE PIÙ NOTE RIVISTE DI SETTORE.<br />

Ingresso libero.<br />

Facilmente raggiungibile.<br />

In auto: uscita Assago Tangeziale Ovest di Milano.<br />

Metropolitana: MM2 fermata a duecento metri dall’hotel.<br />

H2c Hotel, Via Roggia Bartolomea, 5 - Assago, MI<br />

14 settembre: 9.30 - 19.00<br />

15 settembre: 9.30 - 18.00


a cura della redazione<br />

TEST<br />

Prezzo: € 400,00<br />

Dimensioni: 43 x 7,20 x 34,20 cm<br />

(lxaxp)<br />

Peso: 5,90 kg<br />

Distributore: Audiogamma<br />

Via Pietro Calvi, 16<br />

20129 Milano (MI)<br />

Tel.02-55181610 - Fax 02-55181961<br />

www.audiogamma.it<br />

Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido<br />

Potenza: 2 x 40 W su 8 Ohm in<br />

classe AB Accessori e funzionalità<br />

aggiuntive: telecomando, ingresso<br />

cuffia, controlli di tono Risp. in freq.<br />

(Hz): 10-100.000 +/- 1 dB THD (%):<br />


dello stesso amplificatore in<br />

modo da offrire funzionalità<br />

che realmente interessano il potenziale<br />

utilizzatore. Rotel deve<br />

molte delle sue fortune a una<br />

produzione, ormai pluri decen-<br />

<br />

quanto ben suonanti e piuttosto<br />

versatili. Per poter continuare<br />

su questa fruttuosa strada ha<br />

dovuto affrontare questo nodo<br />

e ha deciso di... non scegliere,<br />

percorrendo le due strade<br />

contemporaneamente! Una è<br />

essenziale, rivolta a coloro che<br />

non sono interessati alla musica<br />

digitale a tutti i costi, o che,<br />

al contrario, proprio perché già<br />

fruitori in questo ambito si sono<br />

già procurati il necessario, vedi<br />

DAC, streamer e quant’altro: a<br />

ri<br />

integrati, diciamo di tipo tradizionale<br />

come l’RA-10 qui in<br />

prova e l’RA-1520. A coloro che<br />

invece vogliono avere insieme<br />

in un unico apparecchio tutto il<br />

necessario sia in analogico che<br />

in digitale Rotel propone altri<br />

due modelli della medesima<br />

serie RA: l’RA-11 (provato da<br />

<strong>SUONO</strong> 474 - marzo 2013) e il<br />

più potente RA-12. Dato che una<br />

delle caratteristiche che da sempre<br />

contraddistingue il catalogo<br />

Rotel, in particolare nel compar-<br />

<br />

menti<br />

successivi (piccoli o grandi<br />

che siano) piuttosto che con<br />

sconvolgimenti da generazione<br />

a generazione (e dunque c’è una<br />

grande contiguità tra i prodotti,<br />

quelli della gamma del momento,<br />

quelli del passato e quelli che<br />

successivamente sostituiranno<br />

gli attuali), l’opportunità di aver<br />

avuto contemporaneamente in<br />

redazione sia l’RA 10 che l’RA<br />

11 (molto simili, al punto da essere<br />

stati utilizzati in coppia con<br />

cazione<br />

- vedi <strong>SUONO</strong> 477 - giugno<br />

2013) ci ha consentito una<br />

<br />

poco che cambia che potremmo<br />

tare<br />

le scelte di chi, giunto a quel<br />

fatidico bivio di cui sopra, si trovasse<br />

a percorrere una o l’altra<br />

mo<br />

futuristica o tradizionale...<br />

Da quest’ultimo punto di vista<br />

non ci sono particolari sorprese<br />

nell’utilizzo dell’RA-10, in tutto<br />

e per tutto un ampli tradizionale<br />

piuttosto ricco di comandi sul<br />

frontale, controlli dei toni escludibili<br />

compresi, ma tutti usuali.<br />

Il massimo dell’innovazione, si<br />

fa per dire, è dato dalla presenza<br />

di un ingresso di tipo minijack<br />

sul frontale dell’apparecchio<br />

dedicato all’uso di lettori portatili<br />

tipo mp3 prelevandone però<br />

l’uscita analogica tra l’altro introdotta<br />

ormai da qualche anno:<br />

allora fece scalpore l’ingresso<br />

per lettori mp3, quando non si<br />

trattava altro che di un ulteriore<br />

ingresso analogico comodamente<br />

posto sul pannello frontale invece<br />

che dietro all’apparecchio!<br />

Il Rotel RA-10 mostra qualità da<br />

<br />

buon comportamento un po’ su<br />

tutti i parametri: a livello di pilotaggio<br />

non sembra spaventarsi<br />

troppo persino con diffusori di<br />

altra categoria, dal comportamento<br />

sia acustico che elettrico<br />

non facile da sfruttare. I grandi<br />

Triangle Magellan rappresentano<br />

un carico tutt’altro che facile<br />

ma, in compenso, con la loro<br />

elevata sensibilità possono con-<br />

<br />

non troppo potenti di cavarsela<br />

decorosamente. Ed è questo<br />

certamente il caso del piccolo di<br />

casa Rotel, che riesce a produrre<br />

volumi sostenuti con questi<br />

grandi diffusori. Nonostante la<br />

Come sempre massimo<br />

equilibrio tra funzionalità e<br />

costo per quanto riguarda<br />

le connessioni. Da notare la<br />

presenza del Pre Out (che con<br />

il collegamento di un finale<br />

consente la biamplificazione)<br />

di due coppie di morsetti di<br />

potenza che, sebbene di stampo<br />

economico, risultano abbastanza<br />

funzionali.<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 Capacità di analisi del dettaglio ...................0<br />

2 Messa a fuoco e corposità ............................1<br />

3 Ricostruzione scenica altezza .......................0<br />

4 Ricostruzione scenica larghezza ...................1<br />

5 Ricostruzione scenica profondità .................0<br />

6 Escursioni micro-dinamiche ........................0<br />

7 Escursioni macro-dinamiche .......................0<br />

8 Risposta ai transienti ...................................1<br />

9 Velocità .......................................................1<br />

10 Frequenze medie e voci ...............................1<br />

11 Frequenze alte .............................................0<br />

12 Frequenze medio-basse...............................1<br />

13 Frequenze basse ..........................................0<br />

14 Timbrica ......................................................1<br />

15 Coerenza .....................................................1<br />

16 Contenuto di armoniche ..............................0<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

ASCOLTO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

I voti sono espressi sulla base di un criterio<br />

qualitativo relativo al parametro qualità/prezzo<br />

determinato in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è<br />

un parametro, frutto dalla nostra esperienza, che<br />

racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 83


TEST<br />

L’OPINIONE<br />

Un sempre<br />

maggior numero<br />

di costruttori torna<br />

a concentrarsi<br />

su quello che<br />

potremmo definire<br />

“un ampli tradizionale” dove, in<br />

conseguenza della modesta (per<br />

entità) ma significativa (per valore<br />

culturale) risurrezione del vinile, un<br />

posto d’obbligo spetta all’ingresso<br />

phono. Non fa eccezione (e ci<br />

avrebbe stupito se proprio uno dei<br />

più tradizionali costruttori lo avesse<br />

fatto!) Rotel con l’RA-10, per il quale<br />

mi sento di spezzare una lancia non<br />

solo per le più ovvie virtù ma anche<br />

per questa piccolissima possibilità<br />

che, sorprenderà, può fare la<br />

differenza per tanti amanti della<br />

musica “di ritorno” che non riescono<br />

a farsi una ragione dell’eventuale<br />

mancanza di un elemento simile a<br />

bordo dell’ampli che si è appena<br />

acquistato. Più che accettabili da<br />

questo punto di vista le prestazioni<br />

che, in linea con la filosofia<br />

aziendale e del prodotto stesso,<br />

sono tali da poter rappresentare<br />

un punto fermo per il presente e<br />

per il futuro, magari integrato dai<br />

vari prodotti per la gestione di file e<br />

musica dal computer.<br />

Agostino Bistarelli<br />

al banco di misura<br />

Il comportamento al banco di misura dell’RA-10 è sostanzialmente<br />

identico a quello dell’RA-11 per quanto<br />

riguarda la sezione analogica del preamplificatore, pur<br />

abbastanza differenti fra loro, e quella di potenza che<br />

invece è praticamente la stessa.<br />

La risposta in frequenza è molto estesa e non presenta<br />

variazioni di livello e andamento in funzione del carico e<br />

della posizione della manopola del volume. Nella parte<br />

inferiore la risposta dell’RA-10 evidenzia una attenuazione<br />

più lieve di quella del RA-11 che comunque non<br />

evidenzia differenze costruttive ed architetturali fra i<br />

due apparecchi. La potenza di uscita oltrepassa i 60<br />

Wrms su 8R per una THD+N dell’1%. Il raggiungimento<br />

del clipping è molto repentino con un innalzamento<br />

brusco della distorsione e, all’aumentare del segnale<br />

di ingresso segue un successivo calo della tensione di<br />

uscita. Il rumore di fondo è molto basso, si nota solo<br />

qualche residuo di alimentazione comunque a basso<br />

livello. La distorsione armonica si attesta su valori molto<br />

bassi e sono praticamente assenti componenti spurie e<br />

da intermodulazione.<br />

La sensibilità di ingresso è abbastanza alta e fa sì che<br />

con un segnale di ingresso da 2 Vrms si raggiunge la<br />

potenza massima molto prima della posizione centrale<br />

del potenziometro.<br />

caratteristica aperta, ma corretta,<br />

dei Triangle, per far strillare<br />

in modo fastidioso il sistema<br />

bisogna spingere molto in alto<br />

il livello d’ascolto. La natura<br />

invece dell’RA-10 è quella di un<br />

amplificatore tranquillo e pacioso,<br />

ottimo compagno nell’ascolto<br />

dei generi più diversi, in<br />

grado di adattarsi a un’ampia<br />

gamma di diffusori. Va da sé<br />

che appare logica l’abbinata<br />

con diffusori di pari categoria,<br />

e in questo caso modelli come<br />

gli Indiana Line Tesi 504 vengono<br />

subito in mente. Ma un<br />

esito molto felice lo si è ottenuto,<br />

per esempio, anche con gli<br />

XTZ 99.36, un modello da pavimento,<br />

adattabile in modo alquanto<br />

unico e intelligente a un<br />

numero elevato di situazioni, in<br />

svariati sistemi, ambienti compresi.<br />

In questo caso l’abbinata<br />

Rotel-XTZ è riuscita a tirare<br />

fuori anche il lato più estroverso<br />

e solare della musica, in altri<br />

casi un poco più compassato e<br />

restio ad esprimersi in questa<br />

misura da parte dell’RA-10:<br />

non si possano sollevare grosse<br />

accuse per eclatanti manchevolezze<br />

al Rotel. Il motivo è legato<br />

all’equilibrio generale delle sue<br />

prestazioni sonore che fanno sì<br />

che poi l’anima essenziale della<br />

musica ci sia, qualsiasi sia il genere<br />

ascoltato, ed è solo quando<br />

si vuole pretendere di più che si<br />

è portati ad alzare il volume oltre<br />

il consigliabile e i limiti, prima<br />

descritti, diventano preponderanti<br />

rispetto alla norma.<br />

Tutte le performance, come segnalato<br />

nello speciale dedicato<br />

gono<br />

migliorate ma non stra-<br />

<br />

comunque in maniera tale da<br />

ottenere prestazioni superiori a<br />

quelle aspettate nella fascia di<br />

prezzo in cui i Rotel “duplicati”<br />

si vanno a posizionare.<br />

Possiamo sostanzialmente confermare<br />

dunque che coerentemente<br />

con la politica della casa<br />

inglese, che le ha permesso di<br />

offrire prodotti magari non<br />

particolarmente originali sotto<br />

l’aspetto circuitale ma estremamente<br />

ottimizzati e spesso imbattibili<br />

dal punto di vista del<br />

Q/P, anche l’RA-10 è un piccolo<br />

campione nel suo genere, forse<br />

ancor più rappresentativo<br />

ce<br />

che ha fatto la fortuna della<br />

casa! Questo probabilmente<br />

<br />

meno la risposta (resa possibile<br />

dal confronto all’interno della<br />

stessa casa dei due modelli RA-<br />

84 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


VALORI DURATURI<br />

L’impostazione dell’apparecchio è<br />

fra le più tradizionali e sperimentate<br />

con alcune soluzioni che non<br />

sono variate da molte generazioni.<br />

Lo stadio phono è realizzato con<br />

un operazionale Texas Intruments<br />

NE5532 non vede variazioni significative<br />

da oltre 10 anni! La sezione<br />

di preamplificazione, almeno nelle<br />

funzioni di controllo è fra le più minimaliste<br />

della categoria in quanto<br />

l’apparecchio, non essendo dotato<br />

di telecomando, utilizza solo potenziometri<br />

e commutatori manuali di<br />

sufficiente qualità. Anche la sezione<br />

di potenza, quella di alimentazione<br />

e il PCB principale, hanno subito pochissime<br />

modifiche nel tempo ed<br />

in particolare sono praticamente le<br />

stesse dell’RA11. L’amplificatore è realizzato<br />

con una coppia di transistor<br />

bipolari D1047 e B817C installati sul<br />

dissipatore al centro dell’apparecchio.<br />

Pochissimo è cambiato negli<br />

anni anche per quello che riguarda le<br />

capacità di filtraggio e la qualità dei<br />

componenti nonché della potenza di<br />

uscita; tuttavia oggi i due condensatori<br />

sono Rubycon (da 6.800μF ciascuno<br />

a 50Volt) e lo stadio di potenza,<br />

anche grazie a un trasformatore<br />

toroidale più potente, ha aumentato<br />

di circa un 40% la potenza rispetto<br />

ai capostipiti della linea.<br />

10 e RA-11) alla domanda: “Ha<br />

ancora senso acquistare un am-<br />

<br />

ingressi analogici”.<br />

Il confronto con il consimile<br />

(non è comunque un gemello!)<br />

RA-11 ha denotato una forte<br />

somiglianza sonora ma, curiosamente,<br />

non una perfetta<br />

sovrapponibilità dell’impronta<br />

sonora. L’RA-11, assai più dotato<br />

di connessioni, ingressi digitali,<br />

convertitore e discreto display<br />

che ci aiuta ad addentrarci nei<br />

meandri delle sue molteplici<br />

funzioni, risulta musicalmente<br />

più morbido, diremmo scuro anche,<br />

rispetto al più tradizionale<br />

RA-10 che appare più articolato<br />

e aperto, aggraziato e completo.<br />

Si tratta di piccole differenze,<br />

comunque avvertibili e un po’<br />

inaspettate.<br />

La differenza di costo tra le due<br />

opzioni, non enorme in assoluto,<br />

notevole però in percentuale<br />

(circa il 60 percento in più),<br />

può essere un invito ad optare<br />

per la versione più accessoriata<br />

e, soprattutto, più rivolta verso<br />

le nuove sorgenti e le nuove<br />

modalità di fruizione rispetto a<br />

quelle tradizionali. Scegliere il<br />

modello tradizionalista può però<br />

nella realtà risultare assai meno<br />

conservatore di quanto si pensi.<br />

In fondo il settore della musica<br />

liquida, dello streaming da fonti<br />

digitali più disparate è in continua<br />

evoluzione, con prestazioni<br />

sempre migliori e prezzi che si<br />

stanno abbassando rispetto ai<br />

primi modelli.<br />

Tra l’altro ci sono in questo momento<br />

un gran numero di DAC<br />

interessanti, molti già provati da<br />

<strong>SUONO</strong>, ad un prezzo paragonabile<br />

alla differenza richiesta<br />

tra l’RA-10 e l’RA-11: gli Arcam<br />

della serie r, l’HRT Micro Streamer,<br />

l’Audioquest Dragon Fly,<br />

il V-DAC II di Musical Fidelity,<br />

il nuovo M2Tech HiFace DAC,<br />

ognuno più versato di altri in un<br />

campo, ma tutti dalle buone o<br />

buonissime prestazioni musicali<br />

che possono tornare utili. Quindi,<br />

in fondo, si torna all’antico<br />

dilemma: meglio un sistema a<br />

componenti separati, con tutte<br />

le complicazioni e i pericoli relativi<br />

agli abbinamenti più o meno<br />

riusciti, o il sistema compatto,<br />

più semplice da gestire, spesso<br />

anche più carino ed economico<br />

Al solito dipende dalle vostre<br />

priorità ma certo il sistema più<br />

specializzato che prevede per<br />

questo componenti separati appare,<br />

ancora una volta, dotato di<br />

un potenziale, specie in prospettiva,<br />

ben superiore.<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 85


TEST<br />

a cura della redazione<br />

DIFFUSORI<br />

Sonus faber Venere<br />

Molte parole e al-<br />

<br />

(cercheremo di dar-<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

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-<br />

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<br />

modelli di vertice; per altri ver-<br />

<br />

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-<br />

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<br />

ne hanno cambiato connotati,<br />

-<br />

<br />

-<br />

<br />

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<br />

<br />

varie componenti del mercato<br />

<br />

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-<br />

-<br />

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-<br />

<br />

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-<br />

<br />

orizzonti del mercato, dovendo<br />

-<br />

-<br />

<br />

-<br />

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-<br />

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-<br />

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-<br />

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<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

86 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


indispensabile per consacrare<br />

ulteriormente una leadership...<br />

Ecco a nostro avviso uno degli<br />

obiettivi della serie Venere:<br />

guardare verso un segmento più<br />

ampio del mercato, guardare a<br />

chi potrà ampliare questo mercato.<br />

Un segmento presidiato in<br />

passato da Sonus faber prima<br />

quasi con fastidio, poi con una<br />

serie, la Domus, assai poco “coerente”<br />

con i valori della casa:<br />

non ci stupisce che, per la prima<br />

volta in una storia fatta di<br />

Homage e rivisitazioni, una<br />

serie, quella, sia stata abolita,<br />

sostituita proprio da Venere a<br />

cui si chiede, inevitabilmente,<br />

di essere “portatrice democratica”<br />

dei valori fondanti di Sonus<br />

faber: ecco il secondo elemento<br />

caratterizzante. Il terzo ne è<br />

quasi una conseguenza: dato<br />

<br />

non è mai lunga abbastanza,<br />

come far quadrare i conti Interrogati<br />

in merito, in Sonus<br />

faber ci hanno risposto più o<br />

meno così: “Volevamo realizzare<br />

un prodotto di design ma<br />

entry level con un alto tasso di<br />

qualità intrinseca e in grado<br />

di generare numeri di vendita<br />

notevoli. Per farlo dovevamo<br />

guardare là dove la produzione<br />

consente di fare numeri che<br />

noi qui non potevamo assicurare...”:<br />

Lì è inevitabilmente l’O-<br />

<br />

dove Sonus faber è già radicata<br />

grazie a Fine Sounds Asia Limited,<br />

la consociata che si occupa<br />

della commercializzazione dei<br />

prodotti della casa nel paese del<br />

dragone.<br />

<br />

sono realizzati, ci verrebbe quasi<br />

da dire “proudly made...” in<br />

<br />

nasconderlo, anche perché, lo<br />

VENERE 1.5<br />

Il modulo è abbastanza alto e non scende mai sotto i 6 Ohm.<br />

L’accordo non è spinto molto in basso con una minore estensione<br />

ma anche un miglior controllo della gamma bassa<br />

emessa. In alta frequenza, oltre all’innalzamento in prossimità<br />

dell’incrocio aperto fra i due altoparlanti, si nota il contributo<br />

dell’attenuazione del tweeter. Nella configurazione biamping<br />

ci troviamo in una condizione molto favorevole con una<br />

sezione bassa che si attesta su un’impedenza al di sopra<br />

dei 6 Ohm e quella alta sopra ai 16 Ohm. L’attenuazione in<br />

serie al tweeter, in certe condizioni riduce anche l’influenza<br />

del cavo di collegamento e aumenta i benefici anche di un<br />

bi-wiring semplice, senza ricorrere alla biamplificazione.<br />

VENERE 2.0<br />

Il modulo dei 2.0, sostanzialmente simile a quello dei 1.5, è<br />

comunque leggermente più basso, scende fino a 5.2 Ohm<br />

e presenta un accordo più importane e più in basso del più<br />

piccolo della serie. Si può classificare anche questo come un<br />

6 Ohm nominale. Si nota nella curva complessiva e in quella<br />

del woofer l’intervento della cella di equalizzazione centrata<br />

introno a 850 Hz e una attenuazione del tweeter meno<br />

evidente che non scende al di sotto di 12 Ohm. Il sistema<br />

non costituisce un carico difficile per le amplificazioni ma<br />

la biamplificazione aumenta la separazione fra il woofer e<br />

il tweeter che in questo caso sono più critici, anche se di<br />

poco, rispetto agli 1.5.<br />

VENERE 2.5<br />

I 2.5 da un lato evidenziano una netta analogia con i sistemi<br />

da stand, come se si trattasse dello stesso ma con l’aggiunta<br />

di un woofer a sostegno, mentre da un altro punto di<br />

vista introducono una soluzione interessante riguardo lo<br />

smorzamento della risonanza (soluzioni non affrontate nei<br />

due sistemi da stand). Il primo picco è totalmente assente e<br />

accennato il secondo, frutto anche di interventi meccanici<br />

effettuati con l’assorbente acustico all’interno del mobile.<br />

Comunque, nonostante il secondo woofer sia di impedenza<br />

doppia rispetto a quello superiore, il modulo scende a 3.6<br />

Ohm, classificando il sistema come un 4 Ohm nominali. La<br />

biamplificazione è caldamente percorribile e consigliata.<br />

VENERE 3.0<br />

L’impedenza rilevata ai capi dei morsetti mette in luce una<br />

separazione abbastanza netta fra la parte bassa del diffusore<br />

a cui sono collegati i due woofer da 18 cm e quella alta (mid e<br />

tweeter). La separazione avviene intorno ai 260 Hz in modo<br />

netto, senza che l’impedenza complessiva subisca variazioni<br />

significative nel caso di monowiring o di biwiring. Si nota<br />

l’assenza di picchi di risonanza sia nella sezione bassa che in<br />

quella alta, frutto della capacità di ridurre sia a livello elettrico<br />

che meccanico il caricamento. Il sistema si colloca fra quelli che<br />

beneficiano maggiormente della biamplificazione, anche se,<br />

in generale, il modulo complessivo rientra fra i più semplici da<br />

abbinare, anche se è classificabile come un 4 ohm nominale.<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 87


TEST<br />

LA “MADRE”<br />

TWEETER<br />

Le pareti laterali del mobile sono<br />

fresate all’interno lungo la parte<br />

curva e adagiate su una serie di<br />

centine che danno la forma vista<br />

all’esterno. La parte posteriore<br />

a cuspide e i due elementi di<br />

rinforzo del pannello anteriore<br />

assolvono alla funzione di<br />

longheroni. Una struttura che<br />

ricorda uno scafo o un’ala di<br />

un aeroplano. L’MDF è di tipo a<br />

basso contenuto di formaldeide<br />

e sono presenti all’interno degli<br />

stiker antimuffa.<br />

rivela Paolo Tezzon responsabile<br />

tecnico della casa: “Per farlo,<br />

dopo aver sviluppato il concetto<br />

da tutti i punti di vista e dettate<br />

le regole abbiamo testato<br />

tantissimi possibili fornitori,<br />

decidendo poi, contrariamente<br />

a come d’abitudine in quel paese,<br />

di utilizzarne più d’uno in<br />

pool, sotto la supervisione del<br />

nostro personale e con procedure<br />

di controllo qualità messe<br />

a punto da noi”.<br />

Se si sceglie di seguire un<br />

Il processo di ottimizzazione ha<br />

avuto inizio a partire dalla scelta<br />

degli altoparlanti che, in seguito<br />

alla necessità di allestire un prodotto<br />

di fascia economica seppur senza<br />

compromessi importanti, deve avere<br />

come caposaldo del progetto il massimo<br />

dell’ottimizzazione produttiva.<br />

Il risultato ottenuto è decisamente<br />

interessante, in quanto nei quattro<br />

sistemi Venere vengono utilizzati<br />

quasi gli stessi componenti con alcuni<br />

piccoli interventi di fine tuning<br />

e poco oltre. Il tweeter è lo stesso per<br />

tutti i modelli, il che ha semplificato<br />

di molto la realizzazione dei punti<br />

d incrocio e di abbinamento con la<br />

parte media.<br />

Il tweeter ha la membrana in tela con<br />

la cupola leggermente più ampia del<br />

consueto, con l’equipaggio mobile<br />

da 29 mm e una camera di carico<br />

posteriore di piccole dimensioni ma<br />

che porta la risonanza complessiva<br />

al di sotto dei 900 Hz con un picco<br />

lievemente accennato. È presente<br />

ferrofluido all’interno del traferro.<br />

La membrana è fissata ad un supporto<br />

in plastica a sua volta serrato<br />

al gruppo magnetico tramite la flangia<br />

in plastica dotata di una piccola<br />

ghiera in alluminio che uniscea la<br />

membrana e il pannello esterno di<br />

raccordo.<br />

Un altro elemento in comune alla<br />

serie lo troviamo nei componenti<br />

destinati all’altro estremo banda, ovvero<br />

fra il woofer degli 1.5 e il medio<br />

dei 3.0, in quanto si tratta praticamente<br />

dello stesso altoparlante con<br />

le stesse caratteristiche elettriche e<br />

alcune variazioni “meccaniche”: nella<br />

versione woofer degli 1.5 è presente<br />

il parapolvere solidale con la membrana,<br />

tra l’altro realizzato con un<br />

materiale differente dal polipropilene<br />

che è più “musicale”, necessario<br />

per ottenere un po’ di punch in più<br />

quando l’altoparlante si utilizza a<br />

banda intera, mentre nella versione<br />

“medio” dei 3.0 è presente l’ogiva in<br />

alluminio centrale che aumenta la<br />

dispersione della risposta fuori asse e<br />

la tenuta in potenza dell’equipaggio<br />

mobile. L’impedenza dei due altoparlanti<br />

è praticamente la stessa, con<br />

una leggera variazione all’estremo<br />

superiore dovuta all’innalzamento<br />

dell’induttanza della bobina mobile,<br />

leggermente aumentata in seguito<br />

alla presenza dell’ogiva.<br />

Dopo il tweeter presente su tutti i<br />

modelli, il secondo posto se lo aggiudica<br />

il woofer da 18 cm: è lo stesso<br />

per i 2.0, per il woofer alto dei 2.5<br />

e quello alto dei 3.0. Invece nei 2.5<br />

e nei 3.0 il secondo woofer, anche<br />

se identico al precedente per forma,<br />

materiali utilizzati e complesso<br />

88 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


Diffusori Sonus faber Serie Venere<br />

magnetico, è stato realizzato con<br />

impedenza nominale doppia per<br />

evitare di portare troppo in basso<br />

l’impedenza complessiva dei due sistemi<br />

a torre che hanno in un range<br />

di frequenza i due woofer in parallelo<br />

fra loro. Il cestello è in pressofusione<br />

di alluminio, l’equipaggio mobile di<br />

grande diametro e ad alta escursione<br />

e la membrana in polipropilene<br />

realizzata in Europa dalla DKM con<br />

la particolare tecnica di formatura<br />

che non parte dall’iniezione di un<br />

agglomerato ma da un tessuto di<br />

filamenti in polipropilene intrecciati<br />

e poi termoformati.<br />

L’aspetto esteriore appare come<br />

un tessuto, ma la superficie è abbastanza<br />

omogenea ed è dotata di<br />

caratteristiche molto differenti di<br />

emissione e dispersione rispetto ad<br />

una superficie liscia e stampata. Inoltre,<br />

questa soluzione è stata scelta<br />

proprio per equipaggiare una serie<br />

economica, in quanto la resa sonora<br />

e il controllo di qualità innalzano il<br />

valore e abbattono il rischio di difformità<br />

nella produzione di massa.<br />

L’impedenza dei due altoparlanti<br />

è una il doppio dell’altra ma la frequenza<br />

di risonanza è identica per<br />

entrambi.<br />

Si tratta di un set di altoparlanti<br />

pensato per essere filtrato e integrato<br />

con facilità e risultati ottimali<br />

in tutte le configurazioni in cui, nei<br />

sistemi a torre, il woofer basso ha la<br />

funzione di sostenere l’emissione di<br />

quello superiore, tanto che nei 2.5<br />

si sovrappone per una minima parte<br />

di frequenza mentre nei 3.0 è in<br />

parallelo con l’altro.<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 89


TEST<br />

I morsetti sono stati realizzati<br />

appositamente per la serie:<br />

sono estremamente robusti,<br />

hanno una ghiera antifrizione e<br />

ampia superficie di contatto e la<br />

posizione in verticale favorisce<br />

la connessione di cavi anche di<br />

grandi dimensioni.<br />

Il basamento in cristallo<br />

temperato ha le quattro sedi<br />

degli appoggi in alluminio<br />

incollati ai vertici e nella parte<br />

inferiore un rivestimento nero.<br />

progetto molto complesso (che<br />

è un coacervo di soluzioni e<br />

competenze molto differenti fra<br />

loro) è indispensabile scelgliere<br />

<br />

e mantenere al massimo livello<br />

lità<br />

“interno”! La realizzazione<br />

dei mobili ha anche avuto in<br />

<br />

di rispondere alla normative<br />

lo<br />

che riguarda la presenza di<br />

formaldeide all’interno degli<br />

agglomerati in legno, un altro<br />

fattore che ha reso necessaria<br />

una selezione dei fornitori e<br />

dei risultati ottenuti. Anche se<br />

più “biocompatibile” il nuovo<br />

materiale ha differente struttura<br />

e caratterstiche meccaniche,<br />

pertanto anche le procedure di<br />

<br />

<br />

rispetto al passato.<br />

Ottimizzazione: così potrebbe<br />

intitolarsi il capitolo dedicato al<br />

<br />

<br />

sono capaci di creare un top di<br />

gamma senza compromessi, la<br />

vera abilità è realizzare un ottimo<br />

prodotto economico.<br />

Ottimizzazione è la risposta e<br />

<br />

Sonus faber; per la prima volta,<br />

viene abbandonata la pelle<br />

come elemento distintivo del<br />

prodotto e al suo posto viene<br />

scelto di utilizzare un pannello<br />

in MDF molto sottile laccato<br />

e avvitato che fa da raccordo<br />

fra gli altoparlanti che sono<br />

<br />

al pannello anteriore “piatto e<br />

grezzo” e al mobile. Si opta anche<br />

per un mobile con le pareti<br />

curve al posto della forma trapezoidale<br />

utilizata in passato<br />

ad esempio per la serie Domus.<br />

Una scelta che impone soluzioni<br />

estreme per il contenimento<br />

dei costi di produzione ma che<br />

mantiene il design curvilineo,<br />

cifra stilistica del design aziendale.<br />

È stato scelto di utilizzare<br />

dei pannelli in MDF fresati<br />

all’interno in modo da poter<br />

essere adagiati su centine di<br />

<br />

accade nella costruzione navale.<br />

La struttura risulta leggermen-<br />

<br />

tutti i modelli sono provvisti internamente<br />

di setti di rinforzo<br />

spesso surdimensionati.<br />

Anche gli altoparlanti sono realizzati<br />

in oriente, ma secondo<br />

<br />

per di più con materiali forniti<br />

direttamente da loro, almeno<br />

brane<br />

dei woofer, caratterizzati<br />

da una soluzione piuttosto<br />

particolare: un tessuto di<br />

polipropilene termoformato<br />

e stampato, soluzione la più<br />

performante nell’ambito delle<br />

produzioni economiche, di gran<br />

lunga più performante rispetto<br />

alla membrane in polipropilene<br />

<br />

Una curiosità: le membrane<br />

sono realizzate i Europa da<br />

DKM e inviate agli assemblatori<br />

di altoparlanti in oriente,<br />

con un duplice ciclo di control-<br />

<br />

“arricchito” da un top in vetro<br />

temperato che richiama il design<br />

di Aida e per i modelli a<br />

pavimento dalla insolita base<br />

in cristallo.<br />

Verifica delle ipotesi, controllo<br />

dei prototipi dei cabinet, definizione<br />

del corretto volume di<br />

accordo in base alle verifiche<br />

con i primi prototipi funzionanti<br />

e messa in produzione<br />

hanno richiesto più di un anno<br />

di gestazione, un periodo lungo<br />

e inusuale per un’azienda<br />

abituata a lavorare su canoni<br />

consolidati. Anche la messa a<br />

punto dei filtri crossover ha subito<br />

molti livelli di tuning dalla<br />

fase prototipale che hanno<br />

tenuto conto delle soluzioni di<br />

installazione e delle caratteristiche<br />

dei componenti utilizzati<br />

dai fornitori locali. Persino<br />

la finitura dei prodotti giunti<br />

<br />

<br />

più per riuscire a trovare chi<br />

fosse in grado di lavorare il<br />

legno secondo gli standard e<br />

l’immagine della casa.<br />

Ne valeva la pena!<br />

TAGLI DECISIVI<br />

Il tweeter comune a tutti i modelli è<br />

tagliato con un filtro del primo ordine<br />

in cui è presente una rete RLC serie<br />

in parallelo all’altoparlante, per la<br />

compensazione seppur minima della<br />

risonanza. È stata utilizzata la configurazione<br />

“bilanciata” introdotta da<br />

qualche tempo sui modelli rivisitati<br />

da Sonus faber in cui il condensatore<br />

è collocato non sulla linea del positivo<br />

ma su entrambi i collegamenti.<br />

Nei quattro sistemi vediamo alcune<br />

minime variazioni del valore complessivo<br />

dei due condensatori per<br />

ottimizzare la sovrapposizione di<br />

risposta con la sezione del medio,<br />

dovute anche alle variazioni del livello<br />

di emissione che, per necessità,<br />

deve essere allineato a quello del resto<br />

del diffusore. Infatti notiamo che<br />

la massima attenuazione è presente<br />

sugli 1.5, una lievemente inferiore sui<br />

2.0 e la stessa, ovvero la minima della<br />

serie, per i due diffusori a torre. È un<br />

altro modo di “stabilire” quale sistema<br />

è più sensibile degli altri. Se ne deduce<br />

che il primato è in ballottaggio,<br />

ma l’ultimo ad arrivare al traguardo<br />

è l’1.5, senza ombra di dubbio.<br />

I 2.0 e i 2.5, anche se hanno in comune<br />

lo stesso woofer, adottano una<br />

filtratura leggermente differente<br />

sempre impostata con un primo<br />

ordine ma con equalizzazioni e compensazioni<br />

abbastanza differenti. Sul<br />

woofer dei 2.0, come d’altronde su<br />

quello degli 1.5, la bobina di filtro è<br />

distribuita su entrambi i poli di connessione,<br />

nella stessa “configurazione<br />

bilanciata” utilizzata per i tweeter<br />

ad eccezione dell’equalizzazione che,<br />

invece, è implementata in parallelo<br />

ad un solo induttore, quello sulla<br />

linea del positivo. Invece, nei 2.5 lo<br />

schema è decisamente più classico<br />

ed entrambi i woofer adottano una<br />

soluzione con un induttore in serie<br />

e un rete RC - quello in alto - e RLC<br />

- quello in basso - a compensare la<br />

risonanza del reflex. Il 3.0 fa un po’<br />

caso a sé in quanto si tratta di un<br />

tre vie abbastanza classico con un<br />

taglio blando sul medio e un filtro del<br />

terzo ordine sui due woofer<br />

connessi in parallelo.<br />

90 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


Diffusori Sonus faber Serie Venere<br />

VENERE 1.5<br />

VENERE 2.0<br />

VENERE 2.5<br />

VENERE 2.5<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 91


TEST<br />

Venere 1.5<br />

È il più piccolo modello della<br />

serie. Un due vie con woofer<br />

da 15 cm e feritoia di accordo<br />

sivamente<br />

profonda realizzata<br />

con un pannello parallelo alla<br />

base. È anche il sistema con<br />

il mobile differente dagli altri<br />

come ingombro in pianta: meno<br />

largo e meno profondo dei tre.<br />

Nonostante le dimensioni è stato<br />

utilizzato un anello di rinforzo<br />

interno, posto fra tweeter e<br />

woofer, necessario anche per<br />

dare la forma curva alle pareti<br />

laterali. Tuttavia l’utilizzo è ben<br />

lungi di quello a scaffale, semmai,<br />

con 30 cm di profondità si<br />

potrebbe azzardare il posizionamento<br />

su un mobile basso<br />

a patto i essere a circa 60 cm<br />

di altezza. La timbrica rimane<br />

<br />

contributo delle pareti ma l’effetto<br />

dato dal discostamento dei<br />

diffusori dalla parete di fondo<br />

è un incremento della profondità<br />

della scena davvero notevole,<br />

con un effetto suggestivo<br />

e confrontabile con quello dei<br />

migliori diffusori di questa tipologia.<br />

Del resto la ricostruzione<br />

dell’immagine tridimensionale<br />

è il punto forte di questo tipo<br />

di diffusori. Il bello però è che<br />

qui parliamo di un diffusore che<br />

comunque è molto più economico<br />

dei possibili concorrenti,<br />

specie inglesi. Dei Venere 1.5 si<br />

ammira la pulizia e la trasparenza<br />

unite comunque a una<br />

emissione più che robusta del<br />

basso e medio/basso. Di conseguenza<br />

il diffusore dimostra<br />

di non prediligere un genere<br />

musicale in particolare ma risulta<br />

alquanto universale. Tale<br />

versatilità si apprezza anche per<br />

quanto riguarda l’abbinamento<br />

<br />

zioni<br />

anche di piccola potenza,<br />

tipo i piccoli di casa Rotel, o<br />

li<br />

come quelle della serie Icon<br />

di Nu Force. In questi casi la<br />

<br />

in fatto di fermezza e controllo,<br />

dinamica e stabilità per cui è<br />

consigliabile. Tra l’altro, in certi<br />

casi, l’esborso per questo tipo di<br />

<br />

rispetto al sorprendente incremento<br />

prestazionale che può<br />

essere di gran lunga preferibile<br />

rispetto alla sostituzione con<br />

te.<br />

Tuttavia i fuoriclasse sono<br />

sempre fuoriclasse: quello che<br />

riescono a fare con il Bryston<br />

B-135 SST2 è sorprendente<br />

spingendo il loro grado di risoluzione<br />

a livelli decisamente insospettati.<br />

Un diffusore quindi<br />

molto più completo e universale<br />

di quanto il prezzo farebbe so-<br />

<br />

anche in grado di ricostruire<br />

un’immagine ampia, ben oltre<br />

il suo posizionamento, e dotato<br />

cienti<br />

e che crescono con i Watt<br />

messi a sua disposizione. Timbro<br />

neutro, con una piacevole<br />

punta di calore che però non si<br />

traduce mai in annacquamento<br />

o intorbidimento a detrimento<br />

di una trasparenza invece sempre<br />

ben presente.<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 Capacità di analisi del dettaglio ...................1<br />

2 Messa a fuoco e corposità ............................0<br />

3 Ricostruzione scenica altezza .......................1<br />

4 Ricostruzione scenica larghezza ...................1<br />

5 Ricostruzione scenica profondità .................1<br />

6 Escursioni micro-dinamiche ........................1<br />

7 Escursioni macro-dinamiche .......................0<br />

8 Risposta ai transienti ................................1<br />

9 Velocità .......................................................1<br />

10 Frequenze medie e voci ...............................2<br />

11 Frequenze alte .............................................1<br />

12 Frequenze medio-basse...............................0<br />

13 Frequenze basse ..........................................0<br />

14 Timbrica ......................................................1<br />

15 Coerenza .....................................................1<br />

16 Contenuto di armoniche ..............................0<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

ASCOLTO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

I voti sono espressi sulla base di un criterio<br />

qualitativo relativo al parametro qualità/prezzo<br />

determinato in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è<br />

un parametro, frutto dalla nostra esperienza, che<br />

racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

92 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


Diffusori Sonus faber Serie Venere<br />

Venere 2.0<br />

cazione<br />

che li colloca nella categoria<br />

“due via da scaffale con feritoia<br />

di accordo frontale” hanno<br />

la stessa pianta dei due modelli<br />

a torre (sono larghi uguali<br />

e hanno circa 5 cm in meno di<br />

profondità) ed appaiono tra l’al-<br />

ci<br />

dei 1.5. Per quanto riguarda<br />

l’altezza del tweeter è molto<br />

simile a quella degli 1.5 ma la<br />

profondità e le caratteristiche<br />

di emissione della gamma bassa<br />

consigliano vivamente l’utilizzo<br />

con piedistallo. La feritoia<br />

è molto profonda e assolve<br />

anche ad elemento strutturale<br />

che la ripiega a 90° all’interno<br />

del mobile. è presente un setto<br />

di rinforzo suddiviso in due<br />

sezioni che ha la funzione di irrobustire<br />

la struttura e dare la<br />

sagoma di formatura delle pareti<br />

laterali curve. Si dimostrano<br />

assai più critici ed esigenti in<br />

quanto ad abbinamento in fat-<br />

<br />

accettano ben volentieri anche<br />

piccoli integrati di bassa potenza,<br />

purché o partner di qualità e<br />

quantità superiore, i 2.0 appaiono<br />

assai meno accomodanti.<br />

Alcune amplificazioni hanno<br />

avuto l’effetto di realizzare, in<br />

abbinata con questi diffuso-<br />

<br />

lento, dal basso ingombrante e<br />

-<br />

dati<br />

alle medie e medio/basse<br />

frequenze. A dispetto dunque<br />

di una iniziale impressione di<br />

maggiore potenza, grandezza<br />

d’immagine e resa più appariscente,<br />

si evidenzia in breve un<br />

suono alquanto spento e poco<br />

coinvolgente. Le cose cambiano<br />

tori<br />

più potenti e di maggiore<br />

qualità. In questo caso il basso<br />

<br />

riequilibrandosi in maniera ragionevole<br />

con il resto. Se prima<br />

si aveva l’impressione di una<br />

risposta in frequenza dall’andamento<br />

a sella non proprio<br />

piacevole, ora sembra tutto un<br />

poco più riequilibrato. Guidati<br />

quindi con nerbo e precisione i<br />

2.0 possono mostrare una scena<br />

più grande, di poco, e piena,<br />

rispetto a quanto ottenibile dai<br />

1.5. Sconsigliata la collocazione<br />

a ridosso della parete di fondo<br />

ed è di gran lunga preferibile<br />

quella su piedistallo, ben distante<br />

dalle pareti circostanti.<br />

L’impostazione timbrica, nelle<br />

condizioni ottimali, diventa<br />

a questo punto molto simile<br />

agli 1.5: sonorità calde, buona<br />

estensione e grandezza della<br />

scena tridimensionale. Rimane<br />

l’impressione di una minore regolarità<br />

della risposta, sebbene<br />

leggermente più estesa in profondità.<br />

Le voci appaiono meno<br />

in evidenza, come se il solista<br />

fosse qualche passo più indietro<br />

nel palcoscenico virtuale.<br />

Le tinte sonore si mantengono<br />

più scure e leggermente meno<br />

brillanti mentre in compenso<br />

la grande orchestra viene resa<br />

con una dimensionailità e una<br />

dinamica di tutto rispetto e, a<br />

queste condizioni, in modo me-<br />

<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 Capacità di analisi del dettaglio ...................0<br />

2 Messa a fuoco e corposità ...........................-1<br />

3 Ricostruzione scenica altezza .......................1<br />

4 Ricostruzione scenica larghezza ...................1<br />

5 Ricostruzione scenica profondità .................1<br />

6 Escursioni micro-dinamiche ........................1<br />

7 Escursioni macro-dinamiche .......................0<br />

8 Risposta ai transienti ...................................0<br />

9 Velocità .......................................................0<br />

10 Frequenze medie e voci ...............................0<br />

11 Frequenze alte .............................................1<br />

12 Frequenze medio-basse..............................-1<br />

13 Frequenze basse ..........................................0<br />

14 Timbrica ......................................................0<br />

15 Coerenza .....................................................0<br />

16 Contenuto di armoniche ..............................0<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

ASCOLTO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

I voti sono espressi sulla base di un criterio<br />

qualitativo relativo al parametro qualità/prezzo<br />

determinato in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è<br />

un parametro, frutto dalla nostra esperienza, che<br />

racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 93


TEST<br />

Venere 2.5<br />

I 2.5 sono un diffusore da pavimento<br />

con due altoparlanti<br />

in parallelo accordati in bass<br />

to<br />

il volume a disposizione è<br />

utilizzato per il carico dei due<br />

woofer e l’interno del mobile è<br />

caratterizzato da numerosi setti<br />

suddivisi in tre parti che irrobustiscono<br />

la struttura alleggerita<br />

in prossimità dei fori degli altoparlanti.<br />

È stato fatto uso di<br />

molto materiale assorbente di<br />

differente natura, tra cui una<br />

specie di feltro ad alta massa,<br />

un altro meno compatto e due<br />

curiosi rotoli di pluriball collocati<br />

in prossimità della feritoia.<br />

Le proporzioni a differenza dei<br />

<br />

la linea, come pure contribuisce<br />

l’inclinazione data dalle punte<br />

anteriori più lunghe di quelle<br />

posteriori installate sulla base.<br />

<br />

l’inserimento dei Venere 2.5 in<br />

ambiente. A rendere ulteriormente<br />

meno problematica la<br />

collocazione di questi diffusori<br />

c’è anche la sua relativamente<br />

modesta interazione con le<br />

pareti circostanti: le caratteristiche<br />

sonore non cambiano<br />

in modo poi così drammatico<br />

e vistoso allontanandoli o avvicinandoli<br />

alle pareti. Non<br />

possono però, come la maggior<br />

parte dei sistemi a torre, essere<br />

piazzati a ridosso della parete<br />

di fondo o messi in un angolo.<br />

Abbiamo notato come già una<br />

distanza tra i 30 e i 50 cm dalla<br />

<br />

ottenere un buon equilibrio della<br />

risposta in frequenza. Importante<br />

è mantenere una distanza<br />

anche maggiore dalle pareti<br />

laterali, mentre lo spazio tra i<br />

due diffusori può essere davvero<br />

ampio perché questi 2.5 si<br />

dimostrano in grado di ricreare<br />

un fronte sonoro molto grande<br />

e pieno senza impoverimenti al<br />

centro. I 2.5 dimostrano caratteristiche<br />

sonore e di interfacciabilità<br />

molto simili a quelle<br />

dei 1.5: ritroviamo il medesimo<br />

colore sonoro caldo, ambrato,<br />

sparente.<br />

Analoga la capacità<br />

di adattarsi a tutti i generi<br />

con la possibilità di una scena<br />

più grande, maestosa, quasi<br />

imponente e suggestiva con<br />

la grande orchestra, le grandi<br />

dinamiche e l’ariosità di un<br />

grande spazio. L’aspetto più interessante<br />

è forse la coerenza e<br />

naturalezza con le quali le varie<br />

porzioni di frequenze si legano<br />

tra loro. Le voci, acute o baritonali<br />

che siano, emergono dalla<br />

scena senza gigantismi ma senza<br />

neppure rimanere soffocate<br />

dall’accompagnamento sonoro<br />

in un equilibrio indovinato. I<br />

particolari ben riprodotti non si<br />

traducono in una sensazione di<br />

sovraesposizione, come di troppa<br />

lucentezza, ma il tutto mantiene<br />

delle proporzioni credibili<br />

e adeguate e questo è favorito<br />

da un timbro lievemente caldo<br />

che contribuisce a non stancare<br />

e a non aggredire l’ascoltatore.<br />

L’altra similitudine con i Venere<br />

1.5 sta nella notevole adattabilità<br />

ai più diversi tipi di am-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

2.5 non si scompongono più di<br />

tanto accettando ben volentieri<br />

la potenza di qualità, anche<br />

chiaramente sovrabbondante.<br />

-<br />

<br />

fornendo quella marcia in più<br />

che rende il suono più vivace e<br />

<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 Capacità di analisi del dettaglio ...................1<br />

2 Messa a fuoco e corposità ............................1<br />

3 Ricostruzione scenica altezza .......................1<br />

4 Ricostruzione scenica larghezza ...................1<br />

5 Ricostruzione scenica profondità .................1<br />

6 Escursioni micro-dinamiche ........................1<br />

7 Escursioni macro-dinamiche .......................1<br />

8 Risposta ai transienti ...................................1<br />

9 Velocità .......................................................1<br />

10 Frequenze medie e voci ...............................2<br />

11 Frequenze alte .............................................1<br />

12 Frequenze medio-basse...............................2<br />

13 Frequenze basse ..........................................1<br />

14 Timbrica ......................................................1<br />

15 Coerenza .....................................................2<br />

16 Contenuto di armoniche ..............................1<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

ASCOLTO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

I voti sono espressi sulla base di un criterio<br />

qualitativo relativo al parametro qualità/prezzo<br />

determinato in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è<br />

un parametro, frutto dalla nostra esperienza, che<br />

racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

94 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


Diffusori Sonus faber Serie Venere<br />

Venere 3.0<br />

I 3.0 hanno rispetto agli altri<br />

modelli in più la camera del<br />

medio che è isolato dal resto e<br />

caricato in sospensione pneumatica.<br />

Il volume rimanente è<br />

<br />

<br />

anteriore. Il volume del medio<br />

è ricavato in seguito alla chiusu-<br />

<br />

<br />

Inoltre le due pareti sono collocate<br />

con angolo acuto verso<br />

sce<br />

alla rigidità della camera e<br />

<br />

sul mid. L’interno è completa-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

specie di neoprene adesivo.<br />

<br />

siano tanto maggiori rispetto<br />

-<br />

mente<br />

maggiori dove possono<br />

esprimere meglio tutto il loro<br />

<br />

un suono completo sotto tutti<br />

<br />

assai poco di più e che soltanto<br />

modelli molto più costosi sono<br />

in grado di dare. L’ascolto nel<br />

<br />

sore<br />

sia un modello capace di<br />

-<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

tridimensionalità è assicurata;<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

gna<br />

su alcuni parametri come<br />

<br />

no<br />

ed emergono dal palcoscenico;<br />

tutto in generale risulta più<br />

<br />

<br />

si dilatino di più tra di loro re-<br />

<br />

più spettacolare che in prece-<br />

<br />

<br />

<br />

presente allo stesso tempo.<br />

Invariata resta una certa gen-<br />

<br />

saggi<br />

più vivaci e aggressivi dei<br />

-<br />

<br />

Un risultato a tutto tondo che<br />

<br />

un nuovo stile sonoro per So-<br />

<br />

materico e deciso all’occorren-<br />

<br />

<br />

<br />

accattivanti ma a volte anche in<br />

<br />

<br />

<br />

si dimostrano tutt’altro che<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

creare un piacevolissimo con-<br />

<br />

<br />

serie Icon di NuForce o il sin-<br />

<br />

casa Denon.<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 Capacità di analisi del dettaglio ...................1<br />

2 Messa a fuoco e corposità ............................1<br />

3 Ricostruzione scenica altezza .......................1<br />

4 Ricostruzione scenica larghezza ...................2<br />

5 Ricostruzione scenica profondità .................0<br />

6 Escursioni micro-dinamiche ........................0<br />

7 Escursioni macro-dinamiche .......................1<br />

8 Risposta ai transienti ...................................1<br />

9 Velocità .......................................................1<br />

10 Frequenze medie e voci ...............................1<br />

11 Frequenze alte .............................................1<br />

12 Frequenze medio-basse...............................1<br />

13 Frequenze basse ..........................................1<br />

14 Timbrica ......................................................1<br />

15 Coerenza .....................................................1<br />

16 Contenuto di armoniche ..............................1<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

ASCOLTO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

I voti sono espressi sulla base di un criterio<br />

qualitativo relativo al parametro qualità/prezzo<br />

determinato in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è<br />

un parametro, frutto dalla nostra esperienza, che<br />

racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 95


TEST<br />

Una famiglia con tanti caratteri<br />

Quattro modelli (due<br />

da pavimento e due<br />

da piedistallo) più un<br />

centrale e un canale posteriore<br />

per l’A/V. In sintesi massima,<br />

la serie Venere della casa vicentina<br />

è tutta qui anche se, come<br />

abbiamo visto, non solo questa<br />

gamma svolge un ruolo strategico<br />

all’interno delle politiche<br />

della casa ma rappresenta anche<br />

un “modello di sviluppo” nuovo,<br />

sebbene legato alle origini artigianali,<br />

rispetto alle abituali politiche<br />

aziendali. Il risultato da un<br />

punto di vista della percezione<br />

immediata è ottimo: raramente<br />

abbiamo visto prodotti realizzati<br />

“in economia” (le virgolette in<br />

questo caso sono d’obbligo) che<br />

possano essere percepiti con un<br />

altrettanto elevato valore…<br />

Il vestito naturalmente non è<br />

LA SERIE VENERE<br />

MODELLI A CONFRONTO<br />

teressante,<br />

quella decisiva della<br />

serie Venere: all’aspetto corrisponde<br />

un altrettanto e concreto<br />

valore<br />

Con diverse gradazioni distribuite<br />

ci pare di poter dire senz’altro<br />

di si, visto che i vari prodotti che<br />

la costituiscono sono in grado di<br />

competere come minimo onorevolmente<br />

per prestazioni nel loro<br />

segmento di mercato.<br />

tà<br />

di ciascuno di questi modelli.<br />

Certo, l’intera famiglia è il frutto<br />

di componenti fortemente imparentati<br />

non solo dal punto di<br />

vista estetico ma anche da quello<br />

sonoro, con un ‘imprinting fortemente<br />

somigliante tra i quattro<br />

modelli ma, forse anche in relazione<br />

alle differenti soluzioni<br />

adottate per la riproduzione delle<br />

basse frequenze e dell’attenuazione<br />

del tweeter, ognuno dei<br />

prodotti della serie Venere manifesta<br />

una sua forte identità sia<br />

dal punto di vista sonoro, che in<br />

termini di interfaccia con l’ambiente<br />

e con i possibili partner.<br />

Forse è questa la principale chiave<br />

di lettura che chiarisce la ragione<br />

di due coppie (i modelli da<br />

piedistallo e quelli a torre) i cui<br />

appartenenti appaiono a prima<br />

vista molto simili ma che pre-<br />

<br />

per ognuno.<br />

Un altro tipo di lettura può essere<br />

fatta esaminando le soluzioni<br />

tecniche e gli elementi adottati,<br />

che stabilisce per “comunanza”<br />

due nuove coppie (1.5 e 3.0 - 2.0<br />

e 2.5). Soprattutto la seconda<br />

di queste ipotizza una risposta<br />

all’antica diatriba tra diffusori da<br />

Modello 1.5 2.0 2.5 3.0<br />

Tipo da supporto da pavimento<br />

N. vie 2 2 2.5 3<br />

Tweeter<br />

a cupola in seta da 29 mm<br />

Midrange - - - da 15 mm<br />

Woofer da 15 cm (1) da 18 cm (1) da 18 cm (2)<br />

Potenza (W) 30 – 150 50 – 200 40-250 40 - 300<br />

Impedenza (Ohm) 6<br />

Freq. di crossover (Hz) 2.000 2.500 250 e 2.500 180-220-2.300<br />

Sensibilità (dB) 85 88 89 90<br />

Dimensioni (cm lxaxp) 39,4 x 20,6 x 30 44,9 x 24,6 x 33,6 34 x 110,7 x 43,7 1157 x 340 x 438<br />

Peso (Kg) 6 7 19,45 21,30<br />

Stand (€ - la coppia) 360,00 359,00 - -<br />

Prezzo (€ - la coppia) 1.090,00 1.589,00 2.400,00 3.199,00<br />

piedistallo e a torre (se entrambi<br />

<br />

ingombri e costano quasi uguali,<br />

che cosa conviene), perlomeno<br />

in casa Sonus faber!<br />

<br />

fornisce interessanti indicazioni,<br />

per noi “esperti” ma anche per il<br />

<br />

successo di differenti soluzioni e<br />

utilizzo di componenti che, proprio<br />

perché gli stessi o di poco<br />

differenti, mettono così in luce<br />

non tanto come si è ma come ci<br />

si comporta in determinate situazioni,<br />

corroborando le tesi sostenute<br />

da questo giornale: non<br />

soffermatevi tanto su cognizioni<br />

nozionistiche su questa o quella<br />

soluzione ma piuttosto concentrandovi<br />

sul modo sinergico con<br />

cui viene applicata.<br />

Per i tecno-scettici valgano comunque<br />

le valutazioni d’ascolto,<br />

sebbene come in ogni caso di<br />

esame soggettivo, i responsi non<br />

abbiano raggiunto l’unanimità<br />

all’interno della redazione (ma<br />

geneità<br />

da stilare i giudizi racchiusi<br />

nel suonogramma e nella<br />

“pagellina”): a tal proposito vale<br />

l’avvertenza costituita dal fatto<br />

che lo street price della serie Venere<br />

è particolarmente vantaggioso<br />

e non abbiamo potuto non<br />

tenerne conto nelle valutazioni<br />

riguardanti il rapporto qualità/<br />

prezzo!<br />

Ne emerge una gamma variegata<br />

e per nulla scontata nelle performance<br />

e nel come sono distribuite<br />

nei vari parametri.<br />

Ma non è poi vero, in fondo, che<br />

ogni famiglia ha diversi tipi di<br />

“pecorelle”..<br />

96 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


a cura della redazione<br />

TEST<br />

Prezzo: € 199,00<br />

Distributore: Tecnofuturo<br />

Via Rodi 6 - 25124 Brescia (BS)<br />

Tel. 030-2452475 - Fax 030-2475606<br />

www.tecnofuturo.it<br />

Tipo: chiusa Trasduttori: dinamici<br />

Impedenza (Ohm): 32 Risp. in<br />

freq. (Hz): 6-22.000 THD (%):


<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 Capacità di analisi del dettaglio ...................0<br />

2 Messa a fuoco e corposità ............................0<br />

3 Ricostruzione scenica altezza .......................0<br />

4 Ricostruzione scenica larghezza ...................0<br />

5 Ricostruzione scenica profondità .................0<br />

6 Escursioni micro-dinamiche ........................1<br />

7 Escursioni macro-dinamiche .......................1<br />

8 Risposta ai transienti ...................................1<br />

9 Velocità .......................................................1<br />

10 Frequenze medie e voci ...............................1<br />

11 Frequenze alte .............................................0<br />

12 Frequenze medio-basse...............................1<br />

13 Frequenze basse ..........................................0<br />

14 Timbrica ......................................................0<br />

15 Coerenza .....................................................0<br />

16 Contenuto di armoniche ..............................0<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

POCO ERGONOMICA<br />

I pad sono installati su un supporto<br />

in plastica che si fissa con quattro clip<br />

sul pannello e tramite una pellicola<br />

di tenace biadesivo che non favorisce<br />

la semplice rimozione, né per<br />

manutenzione né per tuning. L’altoparlante<br />

da 40 mm, con la membrana<br />

in mylar con deposito di titanio e<br />

magnete in neodimio, è collocato<br />

sul pannello anteriore del padiglione<br />

che a sua volta è fissato al guscio<br />

esterno. Entrambi sono in plastica<br />

e quello esterno non presenta alcuna<br />

foratura per favorire l’isolamento<br />

acustico dall’ambiente circostante. Il<br />

pannello anteriore è fissato tramite<br />

quattro viti autofilettanti al guscio<br />

esterno di sostengo. I cavi di connessioni,<br />

multifilari di piccola sezione,<br />

sono collegati al jack di ingresso<br />

collocato sul padiglione sinistro e il<br />

collegamento di quello destro passa<br />

all’interno dell’archetto e del sistema<br />

di regolazione dell’altezza. Al centro<br />

dell’archetto, realizzato con un materiale<br />

gommoso differente dagli altri,<br />

in cui è presente comunque l’anima<br />

metallica elastica, è collocato un cuscinetto<br />

dello stesso materiale dei<br />

pad che poggia sul capo. La forma<br />

allungata e stretta assume un profilo<br />

leggermente a cuspide che grava<br />

al centro della testa e rende poco<br />

piacevole indossare la cuffia: anche<br />

dopo un po’ di ore di utilizzo e qualche<br />

pressione “digitale” nel tentativo<br />

di omogeneizzare la pressione, non<br />

abbiamo ottenuto risultati tangibili.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

COMODITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

ASCOLTO ■ ■ ■ ■ ■ | ■<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />

I voti sono espressi sulla base di un criterio<br />

qualitativo relativo al parametro qualità/prezzo<br />

determinato in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è<br />

un parametro, frutto dalla nostra esperienza, che<br />

racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 99


TEST<br />

non consentire con chiarezza<br />

di stabilire se gli snodi siano in<br />

questo materiale o, piuttosto, in<br />

alluminio leggero. I padiglioni<br />

sono ampi, tra i più ampi della<br />

categoria e ricoperti in similpelle,<br />

molto piacevole sia alla vista che<br />

al tatto, così come la protezione<br />

dell’archetto. Quest’ultima però<br />

si è rivelata poco ergonomica,<br />

contribuendo a concentrare il<br />

<br />

testa con una sensazione poco<br />

gradevole. In generale l’indos-<br />

<br />

da archetto, snodi e padiglioni<br />

non è delle migliori: il raggio di<br />

curvatura dell’archetto è eccessivamente<br />

stretto cosicché quando<br />

<br />

spanciare. Poco male dal punto di<br />

vista estetico ma poiché l’archetto<br />

è costituito da tre parti, le due<br />

esterne tendono a forzare in maniera<br />

innaturale determinando<br />

uno stress sulle giunture e, cosa<br />

ancor più grave, sui cavi che trasportano<br />

il segnale dal padiglione<br />

con il jack a quello senza. Nel nostro<br />

caso questo ha determinato<br />

il degrado del collegamento che,<br />

<br />

garantiva il funzionamento solo<br />

a tratti. La morfologia del sistema<br />

garantisce un isolamento<br />

parziale dall’esterno, ottenuto<br />

però con una certa costrizione a<br />

causa di quanto precedentemente<br />

affermato, ma anche per come<br />

“calzano” i padiglioni. Va anche<br />

considerato il fatto che se la cuf-<br />

<br />

deve poter aderire in modo tenace<br />

come accade (sebbene manchi<br />

la “sensazione di leggerezza”<br />

che altri modelli sono in grado<br />

di produrre); in questi termini<br />

però i due cordoni in dotazione<br />

(uno con e l’altro senza comandi)<br />

risultano troppo lunghi (1,2 m) e<br />

NON TUTTO FILA LISCIO<br />

Gran parte degli snodi e dei leveraggi<br />

è realizzata con alluminio e sedi<br />

in plastica. Si notano i due blocchi<br />

di rotazione dei padiglioni per il<br />

trasporto nelle due modalità previste:<br />

con padiglioni interni oppure<br />

esterni ma ruotati di 180°. Il guscio<br />

esterno è in plastica e presenta il<br />

pesanti, soprattutto ai capi. Visto<br />

lo sforzo (che corrisponde ad una<br />

intenzione, forse eccessivamente<br />

recondita, di garantire un utiliz-<br />

<br />

potevano differenziare i due cordoni<br />

ad hoc per i diversi utilizzi!<br />

Considerando anche il fatto che è<br />

possibile ma non semplicissimo<br />

trovare cavi alternativi a quello<br />

fornito!<br />

Le caratteristiche elettriche del-<br />

<br />

l’interfacciamento con iPod e<br />

similari: alta sensibilità e bassa<br />

impedenza (anche se non completamente<br />

lineare) consentono<br />

foro di ingresso spostato di lato e<br />

non in asse, tale che la sede è piatta<br />

in fondo ma la superficie esterna ha<br />

una forma ellittica curva molto accentuata<br />

che sfiora nel suo massimo<br />

quasi 8 mm di profondità. Anche il<br />

diametro interno utile è molto piccolo,<br />

poco meno di 6.3 mm, il che<br />

riduce la possibilità di utilizzare cavi<br />

un facile abbinamento con questo<br />

tipo di apparecchi, mentre per<br />

<br />

maggiore cautela per raggiungere<br />

i migliori risultati.<br />

Da un punto di vista sonoro appare<br />

immediatamente chiara la<br />

destinazione della Spirit One, che<br />

privilegia performance dinamiche<br />

e muscolari ad un approccio<br />

in punta di forchetta: quale<br />

che sia l’abbinamento, traspare<br />

un’enfasi verso le basse frequenze,<br />

dove prevale una certa effettistica<br />

piuttosto che il rispetto<br />

cattedratico degli equilibri lungo<br />

l’arco delle frequenze. Ne risulta<br />

differenti da quelli in dotazione, in<br />

quanto il diametro del Jack da 3.5<br />

mm è più piccolo del solito: 5.95<br />

mm del corpo in alluminio esterno<br />

a fronte degli oltre 7 mm in genere<br />

anche dei connettori da auricolari<br />

per telefono più comuni. Ciò rende<br />

difficoltoso l’utilizzo di cavi non in<br />

dotazione sia per il tuning sia in casi<br />

in gamma bassa una performance<br />

abbondante e non molto articolata,<br />

certamente coinvolgente<br />

e tendente ad un effetto live che<br />

piacerà ai più giovani, adatta ai<br />

generi musicali che tra di essi<br />

vanno per la maggiore. Sul resto<br />

ta<br />

in maniera abbastanza neutra,<br />

anche se nel complesso lo stage<br />

che se ne ricava non brilla particolarmente<br />

(ma nemmeno difetta<br />

in maniera palese) per profondità<br />

e credibilità e la correttezza<br />

timbrica è al più nella norma per<br />

questa fascia di prezzo. Forse, lo<br />

accennavamo, Focal dopo aver<br />

100 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


Cuffia Focal Spirit One<br />

di emergenza (perdita o rottura)! È<br />

possibile ripiegare i padiglioni in due<br />

posizioni per il trasporto, una che<br />

facilita l’inserimento nella custodia<br />

rigida (ovvero con i padiglioni ruotato<br />

di 180° rispetto alla posizione di<br />

ascolto) e l’altra adatta alla custodia<br />

morbida, di tipo a sacchetto, con i<br />

padiglioni orientati e affiancati verso<br />

l’archetto. In entrambi i casi lo spazio<br />

occupato è eccessivo e non consente<br />

una comoda trasportabilità; in<br />

particolar modo questo vale per la<br />

soluzione a sacchetto, forse la più ingombrante<br />

rispetto ad altri prodotti<br />

che rendono ancora più compatte le<br />

dimensioni ruotando i padiglioni in<br />

posizioni addirittura asimmetriche.<br />

Sono disponibili due cavi in dotazione,<br />

uno stereofonico “puro” e<br />

l’altro dotato di microfono e di regolazione<br />

del volume da abbinarsi<br />

con smartphone di casa Apple, ma<br />

compatibili anche con altri dispositivi<br />

di recente produzione. Si tratta<br />

di un’opportunità molto utile che<br />

consente all’utente di scegliere lo<br />

scenario più consono alle sue esigenze.<br />

Entrambi i cavi sono rivestiti<br />

in tessuto, sono molto flessibili, non si<br />

attorcigliano ed eventuali nodi si sciolgono<br />

rapidamente. Alle estremità sono<br />

terminati con connettori minijack a tre<br />

o quattro poli a secondo della versione<br />

pura o con microfono e si può avvitare<br />

l’adattatore jack da 6,3 mm.<br />

imboccato con veemenza una<br />

strada (che non le è naturale) ha<br />

avuto qualche ripensamento; for-<br />

<br />

è dentro ognuno di noi “corrotti”<br />

dalla lunga militanza nel settore<br />

ad un certo punto inevitabilmente<br />

viene fuori e ha la meglio...<br />

Chissà! Di certo, al di là del successo<br />

che sembra comunque dare<br />

ragione all’azienda, la Spirit One<br />

per certi versi sembra un’incompiuta,<br />

anche nel posizionamento<br />

di mercato: né completamente<br />

destinata alla M Generation, né<br />

<br />

appassionati di riproduzione<br />

sonora, alcuni dei quali si sono<br />

rinnovati nell’ascolto in cuffia<br />

stanziale; troppo costosa rispetto<br />

ai concorrenti per l’ascolto in<br />

mobilità e troppo poco performante<br />

rispetto a i modelli classici<br />

per l’ascolto stanziale. Non è un<br />

caso, a parer nostro, che la nuova<br />

Spirit Classic in realtà più che il<br />

modello successivo (quello au-<br />

to<br />

del precedente, con interventi<br />

sui punti deboli (se si guarda il<br />

prodotto secondo i crismi della<br />

corretta riproduzione sonora),<br />

come testimonia anche il discostamento<br />

di prezzo (dovrebbe<br />

essere introdotta a poco meno di<br />

300 euro), troppo modesto per<br />

far pensare che la Classic sia il<br />

modello audiophile che ci si sarebbe<br />

aspettati (magari peccando<br />

di immaginazione) dalla casa<br />

francese. Il risultato è un prodotto<br />

che per mancanza di know how<br />

<br />

<br />

se ne centra altri, più legati al<br />

marketing, come una indubbia<br />

bella presenza, una riproposizione<br />

sonora coinvolgente al primo<br />

impatto e un prezzo comunque<br />

estremamente competitivo rispetto<br />

al leader di mercato a cui<br />

si ispira per linea e potenziali<br />

prestazioni (da questo punto di<br />

vista la Spirit esibisce una maggiore<br />

adesione ai canoni sonori<br />

<br />

tempo). Vista da un altro punto<br />

di vista la Spirit One, se non soddisfa<br />

pienamente né nell’una né<br />

nell’altra area di utilizzo identi-<br />

<br />

non delude particolarmente, in<br />

relazione alla classe di appartenenza,<br />

risultando una possibile<br />

scelta per chi non ha ancora le<br />

idee chiare su come utilizzare una<br />

<br />

un costante uso promiscuo.<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 101


TEST<br />

a cura della redazione<br />

Prezzo: € 700,00<br />

Peso: 25 gr<br />

Distributore: Exhibo S.p.A.<br />

Via Leonardo da Vinci, 6 - 20854<br />

Vedano al Lambro (MB)<br />

Tel.039-49841<br />

www.exhibo.it<br />

Tipo: intraurale Trasduttori: dinamici<br />

Impedenza (Ohm): 16 Risp. in<br />

freq. (Hz): 8 - 41.000 THD (%): 0,06<br />

Cavo: 1,2 m OFC Auricolari: altoparlante<br />

da 7 mm Note: pressione<br />

acustica 125 dB, connettore jack da<br />

3,5 mm. Inclusi nella confezione set<br />

di gommini di diverse misure.<br />

CUFFIA<br />

Sennheiser IE 800<br />

L<br />

IEM (In Ear Monitor) si<br />

arricchisce di un nuovo<br />

interessante capitolo. Con la IE<br />

800, infatti, la Sennheiser non<br />

solo posiziona al vertice un suo<br />

prodotto che precedentemente...<br />

non esisteva in questa categoria,<br />

se si esclude la IE80,<br />

comunque lontana per prezzo e<br />

categoria da AGG K3003, Ultrasone<br />

IQ, Ortofon e-Q5 e gli altri<br />

concorrenti, pochi, che affollano<br />

il segmento di eccellenza di questo<br />

tipo di mercato, destinato soprattutto<br />

all’utilizzo da parte degli<br />

artisti sul palco in luogo dei<br />

diffusori “spia” per monitorare<br />

quel che stanno facendo.<br />

sto<br />

tra ingombri e prestazioni,<br />

visto che le regole in merito alle<br />

prestazioni degli altoparlanti ci<br />

informano che generalmente le<br />

ridotte dimensioni mal si abbinano<br />

ad una elevata aspettativa<br />

sonora. Così, se in genere le<br />

<br />

l’ascolto domestico garantiscono<br />

certamente buona musica, e<br />

non un altrettanto elevato coef-<br />

to<br />

e nel “ricovero”, per contro la<br />

maggior parte delle intraurali<br />

eccellono esattamente all’opposto.<br />

La problematica è però da<br />

qualche anno al centro dell’attenzione<br />

dei costruttori non solo<br />

o non tanto per facilitare lo svago<br />

musicale, quanto per favorire<br />

chi opera professionalmente con<br />

<br />

Le intraurali IEM sono sviluppate<br />

con particolari tecnologie<br />

che da un lato consentono a chi<br />

le indossa di potersi isolare dal<br />

frastuono della location dove<br />

avviene il concerto, dall’altro<br />

-<br />

<br />

che è indispensabile a chi con<br />

la musica ci lavora. A tal scopo<br />

sticatezza<br />

offerta da alcuni co-<br />

<br />

che richiedono all’acquirente<br />

un calco del proprio padiglione<br />

auricolare per modellare ad hoc<br />

(e dunque personalizzare) la cuf-<br />

<br />

perché uno dei problemi delle<br />

<br />

offrire il massimo delle performance<br />

(specialmente in fatto<br />

di emissione delle frequenze<br />

basse), devono essere correttamente<br />

inserite nell’orecchio,<br />

operazione facile a dirsi, meno<br />

da mettere in pratica perché<br />

ogni orecchio fa storia a sé per<br />

morfologia e non è raro, anzi<br />

frequentissimo, vedere penzolare,<br />

o quantomeno non nella<br />

posizione ideale, gli auricolari<br />

di questo tipo... Senza arrivare<br />

<br />

realizzare un calco del proprio<br />

orecchio, qualche costruttore<br />

ha cominciato a studiare come<br />

trovare la quadra in maniera più<br />

semplice: alcuni si sono concentrati<br />

su aspetti tecnici per ottenere<br />

maggiori risultati sonori<br />

dai piccoli auricolari intraurali<br />

<br />

senso adottano una soluzione<br />

strutturalmente differente da<br />

102 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


un tradizionale altoparlante dinamico,<br />

detta “ad armatura bilanciata”<br />

che utilizza più driver<br />

per coprire tutto il range); Senneheiser,<br />

veterano sia in campo<br />

professionale che consumer di<br />

<br />

se pur a caro prezzo ha realizza-<br />

<br />

IE 800, che con un approccio diverso<br />

e per certi versi più tradizionalista,<br />

quella quadra sembra<br />

averla pienamente trovata per<br />

altre vie! La strada non è stata<br />

certo semplice ma ha portato l’azienda<br />

a brevettare molte delle<br />

soluzioni tecniche adottate che<br />

hanno dato luce ad un sistema<br />

costoso ma “quasi universale”!<br />

Contrariamente a modelli simili<br />

(e altrettanto costosi), la IE 800<br />

utilizza infatti un sistema basato<br />

su un unico altoparlante dinamico<br />

da soli 7 mm, soluzione che<br />

ha consentito ai progettisti di<br />

modellare in maniera opportuna<br />

il guscio del sistema, realizzato<br />

in ceramica, convogliando le<br />

onde sonore e utilizzando per la<br />

prima volta in un sistema di questo<br />

tipo un assorbitore a doppia<br />

camera (brevettato) con lo scopo<br />

di minimizzare le tipiche risonanze<br />

del condotto uditivo nella<br />

gamma dei 7-8 kHz, causa del<br />

cosiddetto “mascheramento”<br />

di componenti sonore in alta<br />

frequenza. La struttura interna<br />

dell’auricolare dal lato più lontano<br />

dal padiglione auricolare<br />

(le due “corna” che si vedono<br />

in foto) diventa un sorta di prolungamento<br />

dell’assorbitore che<br />

ne favorisce il funzionamento.<br />

Anche la parte terminale della<br />

cuffia, il classico “gommino”<br />

stituito<br />

da una parte esterna in<br />

silicone e una interna in plastica<br />

che una volta inserita nel corpo<br />

ne<br />

“a rientrare” che favorisce la<br />

presa: l’insieme rende molto<br />

stabile l’auricolare che può venir<br />

posizionato facilmente nell’orecchio.<br />

Le IE 800 sono fornite<br />

di 5 serie di pad, tre circolari e<br />

due ellittiche con un disegno<br />

estremamente funzionale abbinato<br />

alla geometria del corpo<br />

dell’auricolare. Le cinque forme,<br />

seppur differenti per dimensioni<br />

e impostazioni si adattano alla<br />

maggior parte dei condotti uditivi,<br />

ma in base alle personali<br />

esigenze si può ottimizzare in<br />

modo capillare il risultato dal<br />

punto di vista della comodità:<br />

si tratta di uno dei primi casi in<br />

cui il risultato che si ottiene è di<br />

In dotazione viene fornita una<br />

pratica, seppur ingombrante,<br />

custodia in pelle con sede<br />

in schiuma sagomata. Le<br />

dimensioni non sono maggiori<br />

di quelle di un taccuino, ma<br />

consentono di collocare in modo<br />

ordinato e rapido il prezioso<br />

oggetto. L’operazione è semplice:<br />

si collocano gli auricolari nella<br />

sede, si arrotola il cavo intorno<br />

e si inserisce il jack nell’apposito<br />

foro. La chiusura è magnetica<br />

e all’interno è posta la targa<br />

con il numero seriale. Di vitale<br />

importanza l’accessorio per la<br />

pulizia della griglia di protezione.<br />

<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 Capacità di analisi del dettaglio ...................1<br />

2 Messa a fuoco e corposità ............................1<br />

3 Ricostruzione scenica altezza .......................1<br />

4 Ricostruzione scenica larghezza ...................1<br />

5 Ricostruzione scenica profondità .................1<br />

6 Escursioni micro-dinamiche ........................2<br />

7 Escursioni macro-dinamiche .......................2<br />

8 Risposta ai transienti ...................................2<br />

9 Velocità .......................................................2<br />

10 Frequenze medie e voci ...............................0<br />

11 Frequenze alte .............................................0<br />

12 Frequenze medio-basse...............................1<br />

13 Frequenze basse ..........................................2<br />

14 Timbrica ......................................................1<br />

15 Coerenza .....................................................1<br />

16 Contenuto di armoniche ..............................1<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

COMODITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

ASCOLTO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

I voti sono espressi sulla base di un criterio<br />

qualitativo relativo al parametro qualità/prezzo<br />

determinato in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è<br />

un parametro, frutto dalla nostra esperienza, che<br />

racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

altissimo livello comunque ma<br />

si può anche scegliere la soluzione<br />

più piacevole in termini<br />

di “oppressione” e di sensazione<br />

di stabilità. Pur disponendo di<br />

5 alternative, nel 100% dei casi<br />

abbiamo rilevato al primo colpo<br />

una estrema facilità nell’inserire<br />

e mantenere stabile l’auricolare<br />

nell’orecchio nella posizione<br />

ideale.<br />

Comunque sia una volta trovata<br />

la posizione migliore, la riproduzione<br />

delle basse frequenze risulta<br />

estesa e possente (in generale<br />

provate a variare la pressione<br />

di un auricolare intraurale,<br />

vedrete come cambia la risposta<br />

alle basse frequenze!) che non fa<br />

<br />

un ascolto di alta qualità. Benché<br />

questa, con il cordone verso<br />

il basso, debba essere considerata<br />

dunque una soluzione ottimale,<br />

occorre aprire un capitolo<br />

su eventuali posizionamenti alternativi,<br />

a cui peraltro non si fa<br />

riferimento nelle comunicazioni<br />

<br />

alcune prove effettuate si ottengono<br />

risultati eccellenti con il<br />

cavo passato verso l’alto intorno<br />

all’orecchio e dietro la testa: in<br />

goli<br />

dall’auricolare al connettore<br />

ad Y che sono piuttosto corti<br />

non tendono a stringere sul collo<br />

come accade nella posizione canonica.<br />

Questo modo di indos-<br />

<br />

possibile e se non ci sono impedimenti<br />

strutturali, offre molte<br />

opportunità in termini di resa e<br />

di riduzione dei rumori esterni.<br />

La forma asimmetrica della IE<br />

800 non facilita però questo<br />

tipo di soluzione in quanto la<br />

parte posteriore dell’auricolare<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 103


TEST<br />

IN MOVIMENTO<br />

La scelta del partner “giusto” in mobilità<br />

da abbinare alle IE 800 si è orientata<br />

verso strade meno battute da quelle<br />

più ovvie e è ricaduta sul Sandisk<br />

Sansa Clip+; molteplici le ragioni della<br />

scelta: innanzitutto le dimensioni e il<br />

peso minimi (34,7 x 55 x 15,33 mm<br />

per 24 grammi di peso), poi il costo,<br />

estremamente basso, infine alcune caratteristiche<br />

tecniche e “filosofiche”che<br />

possono esaltarne l’abbinamento...<br />

Lo street price varia da 50 a 80 euro<br />

a seconda delle dimensioni della memoria<br />

interna a stato solido (da 2, 4 e 8<br />

GB: consigliamo quest’ultimo “taglio”<br />

se si desidera immagazzinare musica<br />

ad alta risoluzione oltre al fatto che è<br />

possibile inserire una scheda miniSD<br />

fino a 64Gb dal costo intorno ai 50<br />

Euro). Il Sansa Clip+ è prodotto da uno<br />

dei giganti americani che si occupano<br />

principalmente di memorie di massa,<br />

il che, con oggetti molto economici, è<br />

comunque una garanzia rispetto alle<br />

molte “cineserie” offerte in questa fascia<br />

di prezzo.<br />

Inoltre l’apparecchio supporta il sistema<br />

operativo Rockbox, un progetto<br />

open source che si affianca bypassandolo<br />

al software installato in fabbrica.<br />

Oltre ad essere costantemente<br />

aggiornato, Rockbox consente l’utilizzo<br />

di ogni tipo di file e codec, e in particolare<br />

quelli FLAC, standard considerato<br />

il migliore e che offre anche l’opzione<br />

ad alta definizione. Inoltre il software<br />

di gestione dei contenuti non presenta<br />

tutti i limiti dei software chiusi e proprietari<br />

come iTunes e Media Player...<br />

Sebbene il Clip+ ricampioni i file, lo fa<br />

abbastanza bene e in particolar modo<br />

nel caso di file pcm a 16 bit /44,1 kHz<br />

(in pratica i CD) il risultato è davvero<br />

sensazionale; ottima la resa sonora anche<br />

con file campionati a frequenze<br />

maggiori, con l’unica idiosincrasia per<br />

quelli multipli di 48 kHz, almeno per<br />

ora e fino a che la comunità di sviluppo<br />

non risolverà.<br />

L’abbinamento tra la IE 800 e il Clip+ è<br />

deflagrante da ogni punto di vista: gli<br />

ingombri sono minimali, il peso ancor<br />

di più, il risultato sonoro sorprendente,<br />

con l’impagabile vantaggio della<br />

assoluta trasportabilità.<br />

Risultato raggiunto dunque, con la possibilità,<br />

magari esile ma non si sa mai,<br />

che qualche DJ che vuole dirazzare dal<br />

main stream possa decidere che un dj<br />

apparentemente senza cuffia (perché<br />

la cuffia sparisce nell’orecchio) possa<br />

fare tendenza.<br />

L’OPINIONE<br />

Per dar corpo ad un<br />

passaggio evolutivo<br />

c’è bisogno di un<br />

contributo corale:<br />

intuito di alcuni,<br />

genio di altri e<br />

concretezza e<br />

risorse irraggiungibili dai singoli e<br />

alla portata delle grandi aziende.<br />

Senza un operato congiunto non<br />

è possibile fare “il salto”. Nel caso<br />

di Sennheiser, siamo di fronte<br />

al secondo prodotto realizzato<br />

in questa logica. Speriamo che<br />

il fenomeno continui e che il<br />

prossimo salto evolutivo sia<br />

quello di una collaborazione e<br />

coinvolgimento ancora più aperti<br />

di quanto è adesso. HDVD 800<br />

e IE800 raccontano senza mezzi<br />

termini tutto questo.<br />

Paolo Corciulo<br />

andrebbe ad adagiarsi sul padiglione<br />

auricolare riducendo anche<br />

la praticità di inserimento<br />

che in condizioni normali avviene<br />

facilmente, tenendo la parte<br />

posteriore con la punta dell’indice<br />

e del pollice esercitando<br />

una lieve pressione. Invertendo<br />

i canali ci si troverebbe con la<br />

“geometria” ottimale, ma i canali<br />

risulterebbero invertiti e<br />

occorrerebbe utilizzare un cavo<br />

custom!<br />

Perché darsi questa pena La<br />

IE 800 è abbastanza isolata dai<br />

traverso<br />

il cavo vengono veicolati<br />

urti e sfregamenti, in modo<br />

meno evidente che in altri sistemi<br />

ma pur sempre udibile e<br />

fastidioso. La collocazione “alternativa”<br />

consente di ridurre<br />

se non addirittura annientare<br />

ogni trasmissione di rumore<br />

attraverso il cavo e di ridurre<br />

anche la tensione del cavo sul<br />

corpo dell’auricolare: nella posizione<br />

alternativa ci si dimentica<br />

quasi completamente di averle<br />

indosso! In quella standard anche,<br />

solo che si percepiscono<br />

un po’ di rumori del cavo ed è<br />

più frequente lo spostamento<br />

dell’auricolare dalla sede durante<br />

i movimenti. In merito<br />

al posizionamento va inoltre<br />

aggiunto che ogni auricolare è<br />

contraddistinto dal suo verso<br />

anche se, complici le ridottissime<br />

dimensioni degli auricolari,<br />

l’operazione di riconoscimento<br />

rappresenta la classica ricerca<br />

dell’ago nel pagliaio! Il cavo, di<br />

<br />

destinate all’uso portatile (1,2<br />

m) risulta un po’ costrittivo per<br />

un ascolto domestico; essendo<br />

costituito da due parti, la Y e il<br />

cordone vero e proprio, entrambe<br />

in kevlar rinforzato che con-<br />

<br />

allo stesso tempo, non è escluso<br />

che venga introdotta una versione<br />

del cordone più lungo, magari<br />

terminato con jack da 6,3 mm.<br />

Dal punto di vista sonoro la<br />

IE 800 fornisce prestazioni<br />

inaspettate: in genere verrete<br />

sorpresi da una riproposizione<br />

musicale di enorme energia e di-<br />

104 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


Cuffia Sennheiser IE 800<br />

NUOVE SOLUZIONI<br />

Il guscio delle IE800 è fra le cose più<br />

curiose che abbiamo avuto fra le<br />

mani: leggerissimo e con un rumore<br />

mai sentito quando i due auricolari,<br />

penzolando sbattono uno su l’altro.<br />

Il primo timore è quello di rompere o<br />

sbeccare qualcosa, tipico di tutte le<br />

volte che si maneggiano oggetti in<br />

ceramica, a cui però si sostituisce la<br />

consapevolezza che esiste ceramica<br />

e ceramica!<br />

Una tazzina da tè è sicuramente<br />

un’altra cosa rispetto ad altri composti<br />

che “tagliano” gli acciai più duri!<br />

Il suono emesso sembra quello delle<br />

collane e braccialetti in ematite! La<br />

leggerezza e la solidità restituite al<br />

tatto sono uniche nel loro genere.<br />

Un solo appunto, sull’identificazione<br />

dei canali: impossibile ad occhio<br />

nudo, difficoltoso anche con utilizzo<br />

di magnificatori (occhiali e lenti di<br />

ingrandimento). L’altoparlante è<br />

contenuto in una camera di carico<br />

“ottimale” dove è stato possibile attuare<br />

anche correzioni acustiche e di<br />

emissione: i due condotti posteriori,<br />

con fori di diametro e lunghezza differenti<br />

intervengono sulle risonanze,<br />

sulla parte anteriore della membrana<br />

invece intervengono sulla dispersione<br />

ed equalizzazione.<br />

namica, con un ottimo rispetto<br />

per la ricostruzione della scena<br />

sonora.<br />

Una nota di colore: le IE 800<br />

si sentono “vibrare” addosso.<br />

L’eterica sensazione di punch e<br />

gamma bassa, tipica dell’ascolto<br />

<br />

una “forma” concreta decisamente<br />

unica nel suo genere!<br />

Inoltre, per le ragioni spiegate in<br />

precedenza, l’isolamento dall’esterno<br />

è notevole, senza fastidiose<br />

controindicazioni relative<br />

alla pressione sul canale uditivo.<br />

Sebbene tutto ciò lasci supporre<br />

una propensione per l’ascolto<br />

in movimento (dove peraltro la<br />

<br />

vertice della categoria) quello<br />

che sorprende davvero è che la<br />

IE 800 se la batte ad armi pari<br />

anche in ambito domestico! Il<br />

confronto diretto “in famiglia”<br />

con la HD 650 presenta due<br />

le<br />

stabilire chi vince e chi perde:<br />

la IE 800 offre prestazioni<br />

più grintose e solide, con articolazione<br />

sulle basse frequenze<br />

straordinaria, la HD 650 offre<br />

nate<br />

in gamma alta ma senza<br />

preponderanza, se non a causa<br />

dei gusti, dell’una o dell’altra.<br />

L’unico limite della IE 800 è<br />

costituito allora dall’impedenza,<br />

non particolarmente critica<br />

ma bassa quel tanto che basta<br />

a consigliare un attento abbinamento<br />

alla sorgente. Nelle prove<br />

effettuate con i diversi ampli cuf-<br />

denzia<br />

una tendenza a variare<br />

leggermente l’impronta sonora<br />

in funzione dell’abbinamento,<br />

con particolare attenzione nel<br />

caso di ampli con alta tensione<br />

di uscita dove si rischia l’overdose<br />

di decibel. In ogni caso anche<br />

<br />

namento<br />

risulta azzardato.<br />

Se dunque nel complesso il costo<br />

previsto per venire in possesso<br />

di questo prodotto è abbastanza<br />

elevato in assoluto, va detto che<br />

in cambio si entra in possesso<br />

satile,<br />

in grado di garantire una<br />

qualità assoluta da ogni punto<br />

di vista. Materiali e soluzioni<br />

adottate sono al top e la strada<br />

intrapresa risulta nei fatti una<br />

valida alternativa alla soluzione<br />

ad armature bilanciate dei concorrenti<br />

soprattutto rispetto ai<br />

loro punti di forza. L’isolamento<br />

verso l’esterno, la leggerezza, le<br />

distorsioni e gli altri rumori sono<br />

stati affrontati positivamente in<br />

questo progetto almeno quanto<br />

nelle soluzioni alternative. A suo<br />

vantaggio la IE 800 può annoverare<br />

una maggiore versatilità e<br />

minor precarietà nelle condizioni<br />

di utilizzo, punto debole della<br />

soluzione alternativa. Un vero<br />

punto di svolta dunque, anche<br />

se non te la regalano!<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 105


TEST<br />

a cura della redazione<br />

Prezzo: € 199,00<br />

Dimensioni: 14 x 4 x 14,5 cm (lxaxp)<br />

Peso: 0,4 Kg<br />

Distributore: Audio Natali<br />

Viale Alessandro Volta, 14 - 51016<br />

Montecatini Terme (PT)<br />

Tel. 0572-772595 - Fax 0572-913216<br />

www.audionatali.com<br />

Tipo: stato solido Risp. in freq. (Hz):<br />

10 - 100.000 ± 0,5 dB THD (%): > 0,005<br />

Ingressi: 1 RCA Uscite: linea RCA e<br />

cuffia jack Neutrik Impedenza cuffie:<br />

> 16 S/N (dB): > 115 Note: alimentazione<br />

da 85 a 265V, guadagno 12 dB,<br />

funzione automatica di stand by in<br />

base al livello minimo del segnale e<br />

alla presenza del jack inserito. Finitura<br />

bianca o nera chassis in ABS. Dimensioni<br />

(l x a x p) cm: 14 x 4 x 14,5 Peso<br />

(kg): 0,4<br />

AMPLIFICATORE PER CUFFIE<br />

Micromega MyZic<br />

Ne è passata di acqua<br />

sotto i ponti da quando<br />

su questa rivista<br />

apparve l’ultimo test di un prodotto<br />

Micromega! Non molto<br />

prima avevamo avuto modo di<br />

visitare l’azienda, un piccolo<br />

gioiello improntato alla produzione<br />

hi-end e diretto dalla<br />

dinastia Schar: Daniel, il padre<br />

<br />

(responsabile commerciale)...<br />

Da lì a poco la Micromega,<br />

sotto i primi colpi della crisi,<br />

avrebbe dovuto abbandonare la<br />

forma di azienda familiare per<br />

approdare altrove: una problematica<br />

comune a molte altre<br />

aziende che negli ultimi cinque<br />

anni hanno cambiato proprietà,<br />

creato pool, cercato nuovi<br />

<br />

assetti in grado di far fronte alle<br />

mutate condizioni del mercato.<br />

<br />

nel 2007 approda nelle mani di<br />

Didier Hamdi eclettico imprenditore<br />

in passato campione di<br />

moto con la Yamaha ma anche<br />

proprietario di alcune aziende<br />

tra cui la Sicom che si è occupata<br />

dell’illuminazione della Torre<br />

Eiffel!<br />

Tramite la società Audis Hamdi<br />

(nel suo curriculum va ascritta<br />

la passione per la riproduzione<br />

sonora, male oscuro e con cui è<br />

<br />

quando si è affetti da infezione<br />

acuta) rivede l’intera linea,<br />

cambia parzialmente il marchio,<br />

aggiungendo un HD al nome Micromega<br />

e mette in incubazione<br />

una decina di prodotti nell’arco<br />

di due anni di silenzio (e con la<br />

collaborazione di Daniel Shar<br />

rimasto come capo progettista),<br />

tutti orgogliosamente costruiti<br />

in Francia anche se naturalmente<br />

i componenti provengono da<br />

tutto il mondo e in particolar<br />

modo dall’Oriente. La vocazione<br />

hi-end viene parzialmente<br />

reindirizzata tant’è che uno dei<br />

primi prodotti introdotti è l’Airdream<br />

e, a seguire l’AS 400, un<br />

potente integrato con convertitore<br />

D/A e Airdream a bordo.<br />

L’intenzione è chiara: cavalcare<br />

i nuovi fenomeni emergenti nella<br />

riproduzione sonora a costo<br />

di alienare quell’immagine di<br />

livello top conquistata in passato<br />

con apparecchi come il Duo e<br />

<br />

<br />

o diventa meno evidente quella<br />

collaborazione che in passato<br />

aveva consentito a Micromega<br />

106 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


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<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />

1 Capacità di analisi del dettaglio ...................2<br />

2 Messa a fuoco e corposità ............................2<br />

3 Ricostruzione scenica altezza .......................1<br />

4 Ricostruzione scenica larghezza ...................1<br />

5 Ricostruzione scenica profondità .................1<br />

6 Escursioni micro-dinamiche ........................2<br />

7 Escursioni macro-dinamiche .......................2<br />

8 Risposta ai transienti ...................................2<br />

9 Velocità .......................................................2<br />

10 Frequenze medie e voci ...............................3<br />

11 Frequenze alte .............................................2<br />

12 Frequenze medio-basse...............................2<br />

13 Frequenze basse ..........................................1<br />

14 Timbrica ......................................................2<br />

15 Coerenza .....................................................2<br />

16 Contenuto di armoniche ..............................2<br />

Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />

-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />

esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />

analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />

IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />

COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />

BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

ASCOLTO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />

QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />

I voti sono espressi sulla base di un criterio<br />

qualitativo relativo al parametro qualità/prezzo<br />

determinato in relazione alla classe di appartenenza<br />

dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è<br />

un parametro, frutto dalla nostra esperienza, che<br />

racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />

prodotto, del marchio e del distributore.<br />

Da un lato il connettore<br />

di alimentazione di rete<br />

con innesto ad 8 e dal lato<br />

opposto le due coppie<br />

di connettori RCA uno per<br />

l’ingresso e l’altro passante<br />

se si vuole inserire il MyZic in una<br />

catena preesistente già cablata<br />

e con un solo collegamento.<br />

Una grande opportunità<br />

che aumenta la versatilità<br />

dell’apparecchio. Il prodotto in<br />

prova però, in fase di stand by,<br />

introduce distorsione nel resto<br />

della catena.<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 107


TEST<br />

L’OPINIONE<br />

Sarà la vecchiaia,<br />

sarà l’overdose di<br />

“grandi calibri”<br />

ascoltati, sarà più<br />

probabilmente la<br />

consapevolezza<br />

dei mutati stili di<br />

vita ma tendo ad entusiasmarmi<br />

sempre di più di fronte a prodotti<br />

economici quando hanno poco<br />

o nulla da invidiare a quelli più<br />

costosi.<br />

È la convinzione che questa sia<br />

la chiave del futuro ma anche<br />

una sorta di liberazione da<br />

un approccio eccessivamente<br />

impegnativo alla riproduzione<br />

della musica.<br />

Il MyZic è tutto questo e molto<br />

altro di più basti dire che ad uno<br />

come me, che non si è mai sognato<br />

di allestire un proprio sistema per<br />

l’ascolto in cuffia, ha fatto venire<br />

questa voglia!<br />

Il paragone con il Bryston BHA-1<br />

riesce al tempo stesso a confortare<br />

il valore dell’esperienza (il Bryston<br />

suona meglio e si percepisce) e<br />

quello della ragionevolezza: il<br />

MyZic non è tanto distante e val<br />

bene ragionare su quel “di più” e il<br />

costo che lo contraddistingue!<br />

Paolo Corciulo<br />

al banco di misura<br />

La risposta in frequenza si estende oltre i 100 kHz e non<br />

evidenzia nessuna variazione dovuta all’influenza del<br />

carico né alla posizione della manopola del volume.<br />

L’impedenza di uscita è di poco superiore a 0,7 Ohm,<br />

pertanto anche con cuffie a bassissima impedenza è<br />

difficile perturbare la risposta dell’apparecchio. L’impedenza<br />

di uscita dello stadio finale è molto bassa e<br />

l’amplificatore è in grado di produrre tensioni fino ad 8<br />

Vrms in uscita senza evidenziare significativi incrementi<br />

di distorsione armonica con carichi alti. Il clipping avviene<br />

poco oltre e dipende dal carico in uscita e si riduce a poco<br />

più di 3.5 Vrms su 16 R di carico! Il tappeto di rumore è<br />

estremamente basso e privo di spurie in banda e fuori<br />

banda. Con segnali in ingresso dell’ordine di 2 Vrms,<br />

data l’attenuazione del livello, il tappeto di rumore si<br />

abbassa ulteriormente e affiora una leggerissima presenza<br />

di armoniche centrata introno a 15 kHz legata<br />

all’alimentazione. Si tratta di disturbi insignificanti e che<br />

rimarcano l’eccellente circuito di alimentazione privo<br />

di disturbi in ingresso e in uscita. È curioso invece il<br />

fenomeno di distorsione presente sui connettori RCA<br />

quando l’apparecchio inserisce la condizione di stand-by.<br />

Si tratta di una variazione importante che impedisce il<br />

collegamento in cascata dell’apparecchio ad altri ma non<br />

preclude il suo funzionamento in modalità stand alone.<br />

e si desta dal suo “torpore” (segnalandolo:<br />

il led passa da rosso<br />

a bianco) solo quando si inserisce<br />

il jack e si alza il volume.<br />

Durante lo stand by il consumo<br />

è irrisorio e non si apprezzano<br />

rumori o disturbi di rete anche<br />

in fase di funzionamento; in altri<br />

termini si tratta del sistema<br />

<br />

della sua categoria. Inoltre, la<br />

scelta di utilizzare un alimentatore<br />

interno ha dato l’opportunità<br />

al costruttore di impiegare<br />

una tensione di alimentazione<br />

dello stadio di potenza senza i<br />

tipici vincoli di tanti altri prodotti<br />

che impiegano alimentatori<br />

esterni in corrente continua, oltre<br />

ad ottenere un netto miglioramento<br />

dei parametri elettrici<br />

dell’apparecchio: la tensione di<br />

uscita è molto elevata e consente<br />

<br />

poco sensibili e ad alta impedenza.<br />

In effetti il set di riferimenti<br />

La presenza di un caratteristico<br />

potenziometro rotativo al centro<br />

del pannello anteriore sembra<br />

essere una costante della linea<br />

“My”. Piacevole l’effetto della<br />

rotazione grazie all’inerzia<br />

della pesante ghiera in metallo:<br />

basta iniziare l’operazione per<br />

“risvegliare” l’apparecchio dallo<br />

stand by!<br />

utilizzati per testare il MyZic<br />

ha dato luogo ad una impronta<br />

sonora abbastanza stabile e in-<br />

lizzata<br />

se si esclude la Sennheiser<br />

IE 800 (vedi in altra parte di<br />

questo stesso numero) dove si<br />

<br />

contenuto di basse frequenze e<br />

una tendenza ad un indurimento<br />

sull’intera gamma a livelli di segnale<br />

elevati. Se proprio si vuole,<br />

è quest’ultimo l’unico elemento<br />

che contraddistingue in generale<br />

l’apparecchio da concorrenti<br />

ben più titolati, dato che il MyZic<br />

per le sue caratteristiche, avendo<br />

primeggiato a mani basse rispetto<br />

a concorrenti della medesima<br />

fascia di mercato, è stato principalmente<br />

paragonato a prodotti<br />

di ben altra caratura. Dal<br />

questo punto di vista va detto,<br />

infatti, che le prestazioni offerte<br />

dall’apparecchio sono davvero<br />

straordinarie e inaspettate in<br />

108 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


NUOVI STANDARD<br />

Lo chassis è realizzato in sei elementi<br />

componibili in ABS. La forma e le<br />

modalità di assemblaggio sono a dir<br />

poco curiose ma appaiono anche del<br />

tutto funzionali: due coperchi e quattro<br />

placchette laterali, due uguali e<br />

una con i fori delle connessioni e<br />

l’altra con la fessura per la ghiera di<br />

regolazione del volume. Il coperchio<br />

superiore è rivestito internamente<br />

con un tappetino bituminoso<br />

smorzante. Quattro viti installate<br />

sul fondo tengono in posizione le<br />

placchette laterali in un sandwich.<br />

L’intera area interna, seppur di piccole<br />

dimensioni, è completamente<br />

occupata da un PCB di eccellente<br />

fattura multistrato con piste di differenti<br />

sezioni. Da un alto è implementata<br />

la sezione di alimentazione<br />

di rete switching dotata di filtri in<br />

ingresso e in uscita. Al centro il circuito<br />

di amplificazione del segnale<br />

e poi la sezione di potenza affidata<br />

a due circuiti integrati della National<br />

LME49600, uno per canale, espressamente<br />

studiati per l’amplificazione<br />

di cuffie anche a bassa impedenza.<br />

La fattura e i componenti utilizzati<br />

sono eccellenti, molto al di sopra<br />

della classe del prodotto: condensatori<br />

blindati e resistori tradizionali<br />

ma installati con tecnica tipo SMD<br />

Mini-Melf.<br />

un prodotto di questa fascia di<br />

prezzo. L’impostazione timbrica<br />

è centrata particolarmente sulla<br />

gamma media con un effetto abbastanza<br />

proiettato in avanti della<br />

voce: non che la gamma alta<br />

sia velata ma prevale la gamma<br />

medioalta, in particolare le voci<br />

femminili che non perdono il<br />

copro ma assumono una specie<br />

di prevalenza che in alcuni casi<br />

è molto piacevole. In generale<br />

l’apparecchio propone una musicalità<br />

molto elevata e solo il paragone<br />

con prodotti dal costo ben<br />

superiore (il nostro riferimento<br />

assoluto Bryston BHA-1) mette<br />

in luce una leggera perdita di<br />

<br />

nella parte bassa della gamma,<br />

che comporta un impatto ed una<br />

estensione in basso minore che<br />

nel riferimento ma in una misura<br />

talmente ridotta da mettere<br />

fortemente in dubbio che quel<br />

quid in più meriti una spesa che<br />

è pari a 10 volte il prezzo del<br />

MyZic! Come accennato, l’unico<br />

elemento che a questo livello<br />

fa davvero la differenza sono<br />

le prestazioni ad alto volume,<br />

peraltro - vista la tensione d’uscita<br />

- si tratta sostanzialmente<br />

di una condizione inapplicabile:<br />

se si mantengono gli equilibri<br />

generali, oltre un certo livello<br />

i piani tendono a schiacciarsi<br />

fra loro e le voci ad indurirsi,<br />

effetto tipico della saturazione.<br />

Nel complesso e in funzione<br />

della sua classe di prezzo l’apparecchio<br />

presenta comunque<br />

parametri di eccellenza che ne<br />

consentono senza imbarazzo (e<br />

con ottimi risultati!) l’accoppia-<br />

tanti<br />

(nel nostro caso Sennheiser<br />

HD 800 e Audeze LCD3), senza<br />

mettere in luce particolari idiosincrasie.<br />

Non sorprende che il<br />

MyZic per molti punti di vista<br />

le<br />

esigenze dell’utente comune<br />

per quanto riguarda l’utilizzo,<br />

l’interfacciabilità e tutti gli aspetti<br />

pratici; se si esclude il malfunzionamento<br />

dell’uscita passante,<br />

affetta da una distorsione rilevata<br />

prima in fase di ascolto e poi<br />

confermata al banco di misura<br />

-<br />

<br />

progettazione ottimizzata che da<br />

un lato lascia intravedere i nuovi<br />

orizzonti qualitativi alla portata<br />

dei prodotti di prima fascia,<br />

dall’altro conforta su quella che<br />

è una tesi condivisa da questa<br />

rivista: può essere il microlusso<br />

la chiave di rilancio di questo<br />

settore... Il MyZic ne è un degno<br />

rappresentante!<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 109


Disco del mese<br />

a cura di Max Stèfani<br />

non aver gettato i tuoi soldi alle<br />

ortiche, ecco Wrote A Song For<br />

Everyone che colpisce basso e<br />

da dietro con l'assolo di Morello<br />

che (lui sì andrebbe gettato alle<br />

ortiche) firma l'episodio peggiore<br />

dell'album. Credere senza<br />

<br />

Bad Moon Rising proposta dalla<br />

Zac Brown Band con un azzecca-<br />

John Fogerty<br />

to accompagnamento bluegrass.<br />

WROTE A SONG<br />

FOR EVERYONE<br />

Incolore Long As I Can See The<br />

Light con i My Morning Jacket,<br />

Vanguard<br />

scolastica e bolsa. Il guizzo che<br />

non ti aspetti è Born On The<br />

John Cameron Fogerty è uno dei<br />

Bajou, se a Kid Rock non darei<br />

migliori songwriter di sempre e,<br />

un soldo, devo riconoscere che<br />

dote più rara, un incredibile per-<br />

<br />

former; visto nel tour 2010 nella<br />

voci e chitarre e il pezzo ci sta<br />

data di Lucca, ha sfoggiato una<br />

tutto.<br />

forma perfetta, la voce ancora<br />

Train Of Fools è l'altro inedito,<br />

<br />

un rock cadenzato; il treno del<br />

voglia di star sul palco, insom-<br />

giudizio trasporta un'umanità<br />

ma, dimostrava l'età che avreb-<br />

vinta, è il vecchio tema dell'ine-<br />

be voluto farci credere avesse,<br />

-<br />

con tutti quei lifting facciali ed<br />

te, ma il brano ha un suo fascino,<br />

il pacchiano posticcio di capelli<br />

nero. Someday Never Come con<br />

ramati. E se va bene per il corpo,<br />

i Dawes è una nenia senza spe-<br />

deve aver pensato John, andrà<br />

ranza mentre Bob Seger prova a<br />

bene anche per la musica e così<br />

nobilitare una Who'll Stop The<br />

abbiamo fra le mani l'ennesimo<br />

Rain che non ricorderemo a<br />

album tributo-a-se-stesso del<br />

lungo. Hot Road Heart con Brad<br />

dinosauro di turno che convo-<br />

Paisley è inutile, il giochino dei<br />

ca improbabili chirurghi per<br />

duetti ha stancato. Restano due<br />

svecchiare almeno l'aspetto, la<br />

Have You<br />

pelle, di brani che han fatto la<br />

Ever Seen The Rain con Alan<br />

storia e che, spesso, un simile<br />

Jackson, cantautore country,<br />

trattamento non lo avrebbero<br />

davvero insipida, e, buona ul-<br />

meritato. Non voglio dire che<br />

del sig. Fogerty, un ascolto privo<br />

Keith Urban, atmosfere country<br />

tima Proud Mary in una ver-<br />

l'autore non sia libero di assas-<br />

di pregiudizi qualche sprazzo di<br />

e chiusura di banjo, Lodi John<br />

sione cajun che rende onore a<br />

sinare la title track o che la Sony<br />

luce tra le ombre, lo rivela.<br />

-<br />

tanta scrittura, Allen Toussaint<br />

non possa restaurare il marchio<br />

Partenza incoraggiante, la<br />

gliolanza e questo avrebbe dovu-<br />

dirige le danze, la Rebirth Brass<br />

"Vanguard" per dare veste nobi-<br />

Fortunate Son con i Foo<br />

to restare un episodio domesti-<br />

Band ci mette un caldo suono di<br />

le, business is business, al pro-<br />

Fighters è tirata, compatta, ben<br />

co. Mystic Highway è il primo<br />

ottoni e Jennifer Hudson voce<br />

dotto, ma non siamo di primo<br />

suonata e cantata meglio, con<br />

-<br />

ed anima.<br />

pelo. Detto della sostanziale inu-<br />

le voci di John e Dave che si al-<br />

ra; ballata countryrock con cori<br />

Dopo tanto amaro John ci lascia<br />

tilità artistica dell'operazione e<br />

ternano per ritrovarsi nei cori,<br />

alla Creedence impreziosita dal<br />

con un sorso di whiskey della<br />

dell'effetto opposto che la mossa<br />

davvero niente male. Ordinaria<br />

<br />

Louisiana.<br />

avrà sul cospicuo conto corrente<br />

Almost Saturday Night con<br />

ma mentre cominci a pensare di<br />

Giampiero Marcenaro<br />

110 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


Mark Kozelek & Jimmy LaValle<br />

PERILS FROM THE SEA<br />

Caldo Verde<br />

Mark Kozelek fa parte di quella<br />

generazione di musicisti americani<br />

baciata dalla grazia creativa<br />

e dal tormento esistenziale,<br />

quella di Elliott Smith e Kurt<br />

Cobain, ma, pur avendo avuto<br />

sin dagli esordi il supporto della<br />

critica, non ha mai raggiunto il<br />

grande pubblico e oggi è uno dei<br />

segreti meglio custoditi dell’indie<br />

d’oltreoceano. All’inizio degli<br />

anni ’90 ha realizzato una serie<br />

un monumento dello slowcore<br />

esitazione di dare seguito con<br />

e minimale. Dall’andamento<br />

di album in cui la sofferta au-<br />

contenente, oltre a Lord Kill The<br />

un intero album. Affidando<br />

ciondolante di Gustavo all’at-<br />

<br />

Pain, altri cinque brani epoca-<br />

completamente le musiche e gli<br />

mosfera soffocante di Baby In<br />

ballate folk dalle tinte plumbee,<br />

li. Conclusa l’esperienza Red<br />

arrangiamenti alle mani esperte<br />

Death Can I Rest Next To Your<br />

l’infanzia fatta di traumi e dipen-<br />

House Painters, Kozelek formò<br />

di LaValle, Kozelek si è concen-<br />

Grave, passando per l’elettro-<br />

denze (la leggenda narra che fos-<br />

i Sun Kil Moon con il batterista<br />

trato sulle liriche e, ancora una<br />

country di You Missed My<br />

se invischiato con le droghe già<br />

Anthony Kautsos e iniziò a dare<br />

volta, ha praticato una tale vivi-<br />

Heart, per le tastiere alla Suicide<br />

a dieci anni) tradotta in liriche<br />

alle stampe diversi dischi soli-<br />

sezione della propria anima da<br />

di Ceiling Gazing, per l’arpeggio<br />

crude in cui Kozelek si metteva<br />

sti, la maggior parte dei quali di<br />

<br />

penetrante di Caroline o per la<br />

<br />

pregevole fattura.<br />

secche, dure si alternano ad al-<br />

sussurrata He Always Felt Like<br />

all’autolesionismo. In Lord Kill<br />

Già da un po’ si parlava di un<br />

tre più oniriche ma mai meno<br />

Dancing, vicina agli Arab Strap<br />

The Pain cantava “don't want to<br />

album in collaborazione con<br />

che dolorose. Kozelek è paro-<br />

di Philophobia, Perils From The<br />

ask you again/kill my girlfriend<br />

Jimmy LaValle, meglio co-<br />

liere capace di creare una sce-<br />

Sea è un disco privo di orpelli,<br />

and kill my best friend Sam/<br />

nosciuto con il moniker The<br />

na con pochi tocchi, refrattario<br />

scarno eppure vivo di un amore<br />

cause I saw them making eyes<br />

Album Leaf, e l’attesa, tra i fan<br />

all’inutile. Raccoglie la propria<br />

impossibile, solcato dalla voce<br />

again/…/kill my neighbors and<br />

e non solo, non era poca. Il pri-<br />

lingua attorno a grumi di poesia<br />

rotta ma a suo modo suadente di<br />

all my family too/they doubt<br />

mo vagito del progetto risale al<br />

che rappresentano, messi uno di<br />

Kozelek. Una raccolta di undici<br />

my direction”, giusto per rende-<br />

settembre 2011 quando Kozelek,<br />

seguito all’altro, un affresco sul<br />

brani lunghi, ipnotici, che sanno<br />

re l’idea del genere di crudezza a<br />

grande ammiratore dei lavori di<br />

mal di vivere che in pochi, dopo<br />

divincolarsi dalla forma canzo-<br />

cui mi riferisco. La sua band si<br />

LaValle, propose al collega di<br />

oltre venti anni di psicoanalisi<br />

ne per abbracciare un deserto<br />

chiamava Red House Painters e,<br />

scrivere una canzone insieme e<br />

pubblica, sarebbero capaci di<br />

musicale fatto di monologhi<br />

se ai tempi l’avete perso, dovete<br />

il risultato fu la splendida What<br />

sostenere. Non inganni la so-<br />

dell’anima e di una meravigliosa<br />

recuperare almeno il debutto<br />

Happened To My Brother,<br />

leggiata copertina, i toni sono<br />

<br />

Down Colorful Hill del 1992,<br />

alla quale i due decisero senza<br />

quelli della folktronica più cupa<br />

Pierluigi Lucadei<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 111


Disco del mese<br />

a cura di Max Stèfani<br />

The National<br />

TROUBLE WILL FIND ME<br />

4AD<br />

Partiamo dalla considerazione<br />

che i National si stanno imponendo<br />

come una delle band<br />

die<br />

rock contemporaneo: dagli<br />

esordi in poi sono andati costantemente<br />

migliorando, sia in<br />

termini di qualità che di visibilità,<br />

senza mai compiere passi<br />

falsi. Prima con Alligator, il loro<br />

terzo album, che li rivelò ai più<br />

televisiva americana, senza mai<br />

sicuro come grandi classici nel<br />

digipack, fra le quali la coperti-<br />

recettivi, poi con Boxer, il disco<br />

scadere nel vuoto cosmico degli<br />

repertorio della band. L’iniziale<br />

na, Fragmentation, ovvero studi<br />

che li impose come realtà di pri-<br />

ultimi Coldplay, che di questo<br />

I Should Live In Salt ed i mo-<br />

sul sezionamento e la distorsio-<br />

missimo piano, e tre anni fa con<br />

sub-genere sono diventati gli<br />

menti moderatamente più up-<br />

ne del corpo umano attraverso<br />

High Violet, la consacrazione a<br />

<br />

tempo (Don’t Swallow The Cup,<br />

l’utilizzo di lastre di vetro a spec-<br />

livello mondiale. Trouble Will<br />

Se accettate un suggerimento,<br />

Graceless e Humiliation) emer-<br />

chio, realizzata dalla sudcoreana<br />

Find Me non poteva deludere,<br />

partite dall’ascolto di Demons,<br />

gono sulle altre, sapientemente<br />

Bohyun Yoon.<br />

ed infatti non delude, aggiun-<br />

la canzone perfetta, fra le mi-<br />

alternate con gli episodi più<br />

Trouble Will Find Me chiu-<br />

gendo un ulteriore tassello al<br />

gliori del primo scorcio di 2013:<br />

soffusi (chi non ama i National<br />

de una fase della carriera dei<br />

loro percorso di crescita. È vero<br />

tre strofe e tre ritornelli in co-<br />

dirà “più noiosi”). Dalle note<br />

National, imponendoli come<br />

che non muta di un millimetro<br />

stante crescendo, nessun inutile<br />

di copertina apprendiamo del-<br />

una delle formazioni più im-<br />

l’approccio stilistico del quin-<br />

orpello, non una nota di troppo,<br />

la presenza di Annie Clark (St.<br />

portanti a livello mondiale e<br />

tetto di Brooklyn, rendendolo<br />

un ending da applausi, una com-<br />

Vincent) e Sufjan Stevens, ma i<br />

<br />

un tantino troppo prevedibile,<br />

posizione che è un piccolo capo-<br />

loro apporti risultano impercetti-<br />

quintetto le porte del mainstre-<br />

ma è altrettanto vero che con-<br />

lavoro, in grado di proseguire<br />

bili nell’economia di un progetto<br />

am. Un affresco dei nostri tempi,<br />

fermarsi più volte su livelli di<br />

-<br />

che viaggia benissimo senza bi-<br />

sempre a cavallo fra cantauto-<br />

eccellenza è cosa tutt’altro che<br />

neato Mistaken For Strangers<br />

sogno di stampelle: se gli ospiti<br />

<br />

semplice o scontata. Il nuovo<br />

e Bloodbuzz Ohio. Tutto è inap-<br />

avessero osato di più, avremmo<br />

new wave, fra minimalismo da<br />

lavoro di Matt Berninger e soci<br />

puntabile in questa traccia: la<br />

magari assistito a qualche piace-<br />

camera e costante ricerca del-<br />

propone una sequenza di belle<br />

voce baritonale, il drumming<br />

vole diversivo.<br />

la melodia perfetta, senza mai<br />

canzoni che potrebbero fare la<br />

tutto giocato sui tom, il lavoro ar-<br />

Ricco di spunti il booklet, che<br />

uscire dalle righe, cosa che in<br />

gioia dei produttori di Grey’s<br />

tigianale svolto dalle tenui chitar-<br />

raccoglie tredici opere di al-<br />

proiezione futura potrebbe rap-<br />

Anatomy, tracce malinconi-<br />

re. Ma dentro Trouble Will Find<br />

trettanti artisti contempora-<br />

presentare l’unico pericoloso<br />

camente perfette per fungere<br />

Me ci sono almeno altri quattro<br />

nei, ognuna associata ad un<br />

limite della band.<br />

da sottofondo a qualsiasi serie<br />

episodi che si imporranno di<br />

testo, più le immagine del<br />

Claudio Lancia<br />

112 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


RECENSIONI<br />

Editors<br />

Guy Davis<br />

Hollis Brown<br />

Inge Andersen<br />

THE WEIGHT OF YOUR LOVE<br />

JUBA DANCE<br />

RIDE ON THE TRAIN<br />

FALLEN ANGEL<br />

PIAS Records<br />

Dixie Frog<br />

Alive Records<br />

Meyer<br />

Dopo le folli corse riprese nel video-<br />

Che il blues abbia un'importanza<br />

Mike Montali e Jon Bonilla, voce e<br />

Sarebbe interessante capire perché<br />

clip di Papillon e l'immersione electro<br />

decisiva nella nascita della popular<br />

chitarra degli Hollis Brown, sono<br />

il folk rock e il country rock hanno<br />

(peraltro non completamente riusci-<br />

music è un dato di fatto acquisito.<br />

due ragazzi di New York che devono<br />

sempre avuto in Olanda un pubbli-<br />

ta) di In This Light And On This Evening,<br />

Quelle che mancano, d'altra parte,<br />

aver trovato il modo di viaggiare nel<br />

co molto attento. Tanto da spingere<br />

gli Editors tornano ad indossare vesti<br />

sono le occasioni per ascoltarlo dal<br />

tempo e hanno deciso di fare un giro<br />

una casa discografica come la A&M<br />

analogiche. Son passati quattro anni<br />

vivo. Le generazioni più giovani non<br />

nel 1968, con gli Stones che tornano<br />

a pubblicare solo lì un album come<br />

dalla svolta sintetica, la pausa più lun-<br />

amano ricordare il passato e per rac-<br />

alle radici blues con Beggars Banquet,<br />

Roadmaster di Gene Clark. Sono<br />

ga intercorsa fra due loro album, un<br />

contare il presente preferiscono usa-<br />

Hendrix che realizza il capolavoro<br />

passati molti anni, è vero, ma la ter-<br />

periodo reso difficile dalla partenza<br />

re altri linguaggi. Anche per questo,<br />

Electric Ladyland e, soprattutto, con<br />

ra dei tulipani continua ad essere un<br />

del chitarrista Chris Urbanowicz, per<br />

a prescindere dall'intrinseco valore<br />

i Creedence Clearwater Revival che<br />

rifugio sicuro per un certo tipo di so-<br />

divergenze di opinioni sulla direzione<br />

di quello che fa, ci sembra molto<br />

esordiscono nel segno dello swamp<br />

norità e di poetica. Inge Andersen<br />

musicale da intraprendere.Lo scorso<br />

importante la presenza di un mu-<br />

rock. Ride On The Train è un disco in<br />

ha sempre amato il songwriting e<br />

anno la band di Birmingham si è data<br />

sicista che rivendica con orgoglio il<br />

tutto e per tutto figlio delle intuizioni<br />

la poesia, e pur essendo laureata<br />

uno scossone ed oggi confeziona un-<br />

suo status di bluesman. Attraverso il<br />

musicali che hanno fatto la fortuna<br />

in Scienze Sociali, ha coltivato le<br />

dici nuove tracce (più altre tre nella<br />

recupero dei classici e dei racconti<br />

di John Fogerty e soci, un disco che<br />

sue passioni sul campo. L'amicizia<br />

deluxe edition) di orecchiabile e ma-<br />

di nonni e bisnonni, Davis narra le<br />

però sarebbe un peccato perdere<br />

con il cantautore americano Eric<br />

linconico indie pop, che potrebbero<br />

vicissitudini del popolo nero. Ci ren-<br />

scoraggiati da un derivativismo sfac-<br />

Andersen, che si era da tempo tra-<br />

far breccia su non pochi nuovi adepti.<br />

de altresì partecipi del come e del<br />

ciatamente palesato già dalla grafica<br />

sferito in Norvegia, è diventata un<br />

Dalle atmosfere Depeche Mode dell'i-<br />

perché un bimbo cresciuto nei sob-<br />

di copertina, tipicamente Sixties. La<br />

grande amore e Fallen Angel ne è l'i-<br />

niziale The Weight a certi riferimenti<br />

borghi della middle-class di New York<br />

scrittura di Mike e Jon è fresca, cari-<br />

spirata testimonianza. C'è l'Olanda<br />

epici stile U2 (A Ton Of Love, scelta<br />

si sia interessato alle sue radici, com-<br />

ca di vitalità, e ad evitare una sterile<br />

filoamericana di cui dicevamo - Eric<br />

come primo singolo), la band di<br />

piendo un percorso spesso doloro-<br />

operazione nostalgia ci pensa la pro-<br />

e Inge vivono a Utrecht - ma ad essa<br />

Tom Smith si spossessa in maniera<br />

so. Tra gli artisti che Davis considera<br />

duzione grintosa di Adam Landry (già<br />

si è aggiunta una forte attitudine co-<br />

quasi definitiva del fantasma dei Joy<br />

essenziali nella sua crescita spicca-<br />

a lavoro con i Deer Tick, che si muo-<br />

smopolita: l'album ha testi in inglese,<br />

Division.Brani come Sugar sono indi-<br />

no Blind Willie McTell, Skip James,<br />

vono in un ambito musicale molto vi-<br />

ma è stato registrato in Italia con la<br />

scutibilmente ben fatti, anche se già<br />

Mance Lipscomb, Mississippi John<br />

cino). Gli undici brani si susseguono<br />

coproduzione di Eric Andersen e del<br />

sentiti, e largo spazio viene riservato<br />

Hurt, Taj Mahal e Buddy Guy. Alcuni<br />

con un ritmo serrato, facendo venir<br />

violinista Michele Gazich, e con il<br />

alle soluzioni più delicate (What Is This<br />

di questi nomi li troviamo tra i credits<br />

voglia di scuotere il sedere anche<br />

contributo di Paolo Costola, Fabrizio<br />

Thing Called Love, Nothing), ma nella<br />

di questo bel disco, ma Davis non si<br />

all'ascoltatore più pigro. Più che nelle<br />

Carletto e Reinhard Kobialka e della<br />

sfida a distanza con gli Interpol per<br />

limita al pur prezioso impegno di<br />

ballate When The Water's Warm e If It<br />

tedesca Meyer Records. L'ambiente<br />

aggiudicarsi lo scettro di paladini del-<br />

"storico" del blues acustico e scrive<br />

Ain't Me è infatti nel ritmo sostenuto<br />

protetto che si è creato intorno a<br />

la scena new new wave, continuano a<br />

brani originali, creando un efficace<br />

di Walk On Water, nel sensuale soul di<br />

Inge le ha consentito di esprimersi<br />

soccombere a causa dell'incapacità di<br />

cortocircuito tra ieri e oggi. Alla sua<br />

Faith & Love e soprattutto nel suda-<br />

al meglio e di scrivere e realizzare un<br />

produrre un disco cult dello spessore<br />

bella voce e al suo limpido stile chi-<br />

tissimo Doghouse Blues che il valore<br />

album molto intenso e appassiona-<br />

di Turn On The Bright Lights.<br />

tarristico fa da contraltare l'armonica<br />

degli Hollis Brown emerge prepoten-<br />

to, un classico e splendido esempio<br />

Claudio Lancia<br />

dell'ottimo Fabrizio Poggi.<br />

temente. Da tenere d'occhio.<br />

di singer-songwriting folk.<br />

Giancarlo Susanna<br />

Pierluigi Lucadei<br />

Giancarlo Susanna<br />

114 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


RECENSIONI<br />

Jacco Gardner<br />

Laura Marling<br />

Loveless Whizzkid<br />

Mavis Staples<br />

CABINET OF CURIOSITIES<br />

ONCE I WAS AN EAGLE<br />

WE WERE ONLY TRYING TO SLEEP<br />

ONE TRUE VINE<br />

Trouble In Mind<br />

Virgin<br />

Seahorse 2013<br />

Anti<br />

C'è qualcuno qua fuori che sa ancora<br />

Solo sei anni fa Laura Marling era un<br />

Venti anni a testa, Catania la loro cit-<br />

Torna la coppia che tre anni fa con lo<br />

divertirsi Jacco Gardner è olandese,<br />

tenero germoglio nel vivaio planeta-<br />

tà. I Loveless Whizzkid pare abbiano<br />

splendido You're Not Alone portò a<br />

ha 24 anni, ed ha registrato un disco<br />

rio di MySpace, e oggi, ad appena 23<br />

registrato l'album d'esordio in soli<br />

casa un Grammy come miglior album<br />

nel 1967. Cioè, ha registrato un disco<br />

anni , ha già fruttificato per la quarta<br />

cinque giorni, e ne è venuto fuori un<br />

di Americana. Sono Mavis Staples,<br />

come se l'avesse fatto nel 1967, so-<br />

volta, dando alla luce un disco ritroso<br />

disco che scorre incandescente come<br />

erede della gloriosa famiglia omoni-<br />

gnando la California di Monterey o,<br />

e difficile come pochi, specie di questi<br />

la lava di un vulcano. La tradizione in-<br />

ma del gospel e probabilmente ulti-<br />

più appropriatamente, l'UFO Club di<br />

tempi. È lei, a detta di molti l'erede<br />

ternazionale targata anni Novanta di-<br />

ma grande interprete ancora vivente<br />

Londra. Polistrumentista di talento,<br />

naturale di Joni Mitchell e Sandy<br />

chiara ispirazioni: Pavement, Mogwai,<br />

del genere, e l'eroe dell'alternative/<br />

Jacco canta e registra ogni strumento<br />

Denny. Io sarei più prudente: parlerei<br />

Nirvana. Ma basta dire che il maste-<br />

kraut/rock, Jeff Tweedy. Come allora,<br />

(tranne la batteria), compresi quelli<br />

piuttosto di una pretendente al trono.<br />

ring dell'album è di Bob Weston degli<br />

lui produttore, lei voce meravigliosa. Il<br />

più strani come il clavicembalo e<br />

Le troppe lacune in Composizione (la<br />

Shellac e il mixaggio è di Sasha Tilotta<br />

secondo episodio del sodalizio ripete<br />

il mellotron. E mette assieme bra-<br />

materia più importante all'Accademia<br />

dei Three Second Kiss, e ce ne cavia-<br />

quanto tracciato la volta precedente,<br />

ni come si trattasse di un disco dei<br />

dei cantautori) la espongono a ine-<br />

mo fuori. C'è qualcosa di sensuale, in<br />

forse in modo ancor più minimalista:<br />

Turtles, di Donovan, Syd Barrett,<br />

vitabili sudditanze stilistiche, e alla<br />

quel modo di cantare scazzato su un<br />

voci, tante e maestose, quella di Mavis<br />

Nick Drake, un po' di Kinks, un po' di<br />

facile deriva delle lungaggini. Ma a<br />

tappeto post-rock spruzzato di noise.<br />

su tutte, e poi soltanto basso, batte-<br />

Brian Wilson. No, a dire il vero come<br />

sistemar le cose ci pensa il produt-<br />

La durezza dei Loveless Whizzkid è<br />

ria, chitarre acustiche e pochissime<br />

si trattasse di un disco dei Pink Floyd<br />

tore Ethan Johns (giusto sarebbe<br />

solo una difesa: i loro suoni sono in<br />

elettriche e tastiere solo accennate.<br />

"di Syd Barrett", al netto della sua fol-<br />

chiamarlo coautore, come precisa la<br />

realtà colmi di sogni. È un rock che<br />

Lo spazio è appunto tutto per la voce<br />

lia: diciamo uno dei bei brani scritti<br />

stessa Marling nelle note di coperti-<br />

non risparmia bordate taglienti,<br />

di lei e dei suoi accompagnatori, un<br />

da Rick Wright o Roger Waters, tipo<br />

na), plasmando rilievi e chiaroscuri<br />

eppure a tratti si avvicina allo shoe-<br />

gospel rock antico come i segreti che<br />

Paintbox, Remember a Day o Julia<br />

in una materia sonora che altrimenti<br />

gaze. Sporchi ma raffinati, i Loveless<br />

si celavano nei basement tapes di Bob<br />

Dream. Il risultato è sempre grade-<br />

risulterebbe piuttosto informe. Gli<br />

Whizzkid esordiscono bene: Lovely<br />

Dylan, e come quella cantina sprigio-<br />

volissimo, innalzandosi talvolta a<br />

bastano un contrabbasso, un violon-<br />

Ball of Snot è slabbrata e sensualmen-<br />

nò un vento nuovo su tutta la scena<br />

sfiorare la magia, come in Chameleon<br />

cello e qualche percussione per dar<br />

te poprock quanto basta per aprire la<br />

rock di allora, questo disco ne preser-<br />

o Clear The Air, quando si ha davvero<br />

forma e dinamica alle canzoni, e far-<br />

strada all'ascolto di un album molto<br />

va per i posteri la bellezza. Dal gospel<br />

l'impressione di aver messo sullo ste-<br />

ne emergere tutti i numi tutelari: Joni<br />

carnale. Blue Butted Baboons è una<br />

purissimo di brani come Holy Ghost,<br />

reo uno di quei dischi con la fluida<br />

Mitchell ma anche Gillian Welch, Nick<br />

sorta di filastrocca, quasi recitata su<br />

antico e pregiato come un vecchio<br />

etichetta Harvest che ci ipnotizzava.<br />

Drake ma anche Bonnie "Prince" Billy.<br />

un tappeto di scarafaggi rock. Jassie's<br />

bourbon, attraverso inquietanti visio-<br />

Cabinet Of Curiosities è intrigante,<br />

Il disco è diviso in due distinte parti:<br />

Disappeared si fa aerea e spicca il volo,<br />

ni bluesy come Every Step, al sound<br />

emozionante, evocativo e capace di<br />

la prima più cupa e monocorde; la<br />

mentre gli oltre nove minuti di The<br />

inconfondibilmente The Band come<br />

trascinare l'ascoltatore in uno spazio<br />

seconda che invece fa progressiva-<br />

Golden Cockroach's Pingball Song<br />

Jesus Wept, al debordante funk di I Like<br />

tempo affascinante. Canzoni che reci-<br />

mente spazio a strumenti e melodie,<br />

sono follemente geniali e trascinano<br />

the Things About Me, alla deliziosa bal-<br />

tano l'incantesimo dei pensieri felici.<br />

e culmina nel favoloso Hammond<br />

senza soluzione di continuità verso<br />

lata folkie di For Celestial Shores, fino al<br />

Per me tanto basta per fare del disco<br />

di Where Can I Go e della successiva<br />

una Cousin Lizard che almeno per<br />

blues downhome di Sow Good Seeds<br />

di questo pifferaio magico un prodot-<br />

Once. Ci vuole calma e predisposizio-<br />

metà smussa gli spigoli della mente<br />

e alla conclusiva title track, un disco<br />

to unico nell'offerta di quest'anno.<br />

ne d'animo, ma ne vale la pena.<br />

già stimolati da cotanta corrosività.<br />

incantevole e senza tempo.<br />

Blue Bottazzi<br />

Claudio Di Marco<br />

David Drago<br />

Paolo Vites<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 115


RECENSIONI<br />

Miracle Mile<br />

Phoenix<br />

Savages<br />

Scott Matthew<br />

IN CASSIDY'S CARE<br />

BANKRUPT!<br />

SILENCE YOURSELF<br />

UNLEARNED<br />

MeMe<br />

V2 Records<br />

Matador/Self<br />

Glitterhouse<br />

Uno dei problemi che da sempre as-<br />

Replicare un disco ottimo come<br />

Arriva dalla sempre frenetica Londra<br />

Dell'arte della cover si potrebbe<br />

sillano i musicisti - rock, folk o pop che<br />

Wolfang Amadeus Mozart non è<br />

una nuova band tutta al femminile ri-<br />

scrivere a lungo. C'è chi fa cambia-<br />

siano - riguarda la possibilità di fare<br />

un'impresa semplice, soprattutto<br />

ottosa ed arrabbiata, in grado di cen-<br />

menti minimi alle versioni originali<br />

della musica un lavoro, quello che gli<br />

quando è il migliore della propria<br />

trifugare nel proprio esordio almeno<br />

e chi, al contrario, preferisce stravol-<br />

anglosassoni chiamano "day job" e<br />

carriera, ma in ogni caso, cercare<br />

trent'anni di musica, da Siouxsie<br />

gerle, sottolineando soltanto alcuni<br />

che dovrebbe garantire la sopravvi-<br />

di mantenere un alto standard è<br />

Sioux alle Sleater-Kinney. Jehnny<br />

aspetti. Visto e considerato che Scott<br />

venza. Potremmo riempire pagine e<br />

comunque un nobilissimo senti-<br />

Beth (già nel duo francese indie-rock<br />

Matthew aveva in mente un intero<br />

pagine con le vicende di chi è riuscito<br />

mento. La formula è la stessa: pop<br />

John & Jehn) ci mette la voce, Gema<br />

album di cover, i due atteggiamen-<br />

a far quadrare il cerchio e di chi, inve-<br />

da classifica tirato e ben suonato,<br />

Thompson le chitarre, Ayse Hassan e<br />

ti coincidono e convivono in modo<br />

ce, è stato costretto ad abbandonare<br />

melodie appiccicose che strizzano<br />

Fay Milton si occupano della sezio-<br />

a volte sorprendente. Prendiamo I<br />

la parte creativa della propria esisten-<br />

l'occhio agli Strokes (il primo singo-<br />

ne ritmica. Sei corde grungiate che<br />

Wanna Dance With Somebody, per<br />

za. Il cantautore inglese Trevor Jones,<br />

lo estratto Entertainment) e alla fine<br />

generano cascate di elettricità (I Am<br />

esempio, tratta dal repertorio di<br />

che da anni si cela dietro la sigla<br />

degli anni '80 (Don't; Drakkar Noir), il<br />

Here) ed abrasivi approcci post punk<br />

Whitney Houston. Matthew ne met-<br />

Miracle Mile, è riuscito a coniugare<br />

tutto diretto dalla produzione pom-<br />

(City's Full) sono le colonne portanti<br />

te in evidenza il lato malinconico,<br />

l'amore per la musica con un lavoro<br />

posa di Philippe Zdar dei Cassius. Se<br />

sulle quali vengono costruite undici<br />

con una operazione che ricorda la<br />

impegnativo come quello dell'inse-<br />

si ripensa alla carriera dalla band di<br />

tracce di garage rock tanto derivati-<br />

versione di Save The Last Dance For<br />

gnante elementare. Scrivere canzoni<br />

Versailles si rimane piacevolmente<br />

vo quanto diretto ed istintivo, teso<br />

Me realizzata da Harry Nilsson con la<br />

e poi inciderle in modo professionale<br />

colpiti dai continui cambi di dire-<br />

anche alla denuncia sociale, come<br />

produzione di John Lennon. Altrove<br />

nel tempo che l'insegnamento gli la-<br />

zione: il primo disco United in stile<br />

emerge in maniera chiara dalla lettu-<br />

il barbuto cantautore di Shortbus si<br />

scia non è per lui un sogno irraggiun-<br />

French touch, il secondo più soul<br />

ra dei testi. L'approccio a volte sfocia<br />

accontenta - si fa per dire - di una ri-<br />

gibile. Siamo abituati alla bellezza dei<br />

Alphabetical, un terzo, It's Never Been<br />

nell'hardcore (la spedita Hit Me), altre<br />

lettura discreta, puntando sull'inne-<br />

suoi dischi, ma questa volta Jones -<br />

Like That, quasi rock e ora con que-<br />

volte richiama l'estetica tipicamente<br />

gabile fascino della sua voce. Mondi<br />

sostenuto come sempre da Marcus<br />

sto Bankrupt e con lo scorso WAM<br />

Banshees (No Face). Lo strumenta-<br />

apparentemente lontani si ritrovano<br />

Cliffe - si è superato. In Cassidy's Care,<br />

decisamente virati sul pop; ciò nono-<br />

le ambient-industrial Dead Nature,<br />

simili nel formato di una canzone e<br />

che sta già raccogliendo i consensi<br />

stante pur con tutti questi cambi di<br />

l'urticante eleganza di Strife e le due<br />

ci ricordano che sono quasi sempre<br />

della critica, è un album praticamente<br />

direzione, lo stile à la Phoenix esiste,<br />

riuscite dark ballad Waiting For A Sign<br />

le canzoni a scandire il respiro delle<br />

perfetto, in mirabile equilibrio tra folk<br />

ed è uno stile che ricorda gli Sparks<br />

e Marshal Dear completano lo spettro<br />

nostre vite, che siano dei Radiohead<br />

pop e canzone d'autore. Impossibile<br />

più melodici e più pop (S.O.S in Bel<br />

musicale proposto. Di passaggio in<br />

o di Morrissey, dei Joy Division o di<br />

citare un solo titolo, ma non si può<br />

Air, Clorophorm). Dicevamo dunque<br />

Italia per una data del loro tour (il 21<br />

Kris Kristofferson, di Neil Young o di<br />

ignorare Beach Song, impreziosita dal<br />

che replicare un successo inaspet-<br />

maggio al Magnolia di Milano), han-<br />

Danny Whitten, lo sfortunato leader<br />

coro formato dagli studenti di Jones.<br />

tato come il precedente disco non è<br />

no confermato anche dal vivo tutto il<br />

dei Crazy Horse. Quello che Scott<br />

Il quale, non contento del suo doppio<br />

umanamente possibile, ma tentarci<br />

bene che di loro si sta dicendo in giro.<br />

Matthew ci chiede è un lasciarsi anda-<br />

impegno, ha pubblicato un racconto<br />

è comunque ammirevole.<br />

Sembrano avere tutti gli ingredienti<br />

re alla loro bellezza senza tener con-<br />

con lo stesso titolo del disco in forma-<br />

Lorenzo Cibrario<br />

necessari per non diventare l'ennesi-<br />

to di steccati culturali troppo rigidi,<br />

to Kindle su Amazon.uk.<br />

ma meteora bruciata troppo in fretta.<br />

unlearned, appunto. A noi sembra che<br />

Giancarlo Susanna<br />

Claudio Lancia<br />

abbia ragione. Ascoltare per credere.<br />

Giancarlo Susanna<br />

116 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


RECENSIONI<br />

The Piedmont Brothers Band<br />

These New Puritans<br />

Todd Rundgren<br />

Tre Allegri Ragazzi Morti<br />

RARITIES<br />

Autoprodotto<br />

FIELD OF REEDS<br />

Infectious<br />

STATE<br />

Cherry Red - Esoteric Recordings<br />

NEL GIARDINO DEI<br />

FANTASMI<br />

La Piedmont Brothers band è indub-<br />

Tre anni fa Hidden lanciò in orbita il<br />

ll Mozart di Philadelphia è il so-<br />

La Tempesta<br />

biamente legata al suono country-<br />

nome di questa compagine inglese,<br />

prannome che si è procurato Todd<br />

Da eterna promessa a realtà consoli-<br />

rock degli anni '60, che ha avuto la<br />

oggi pronta a fornire risposte con-<br />

Rundgren, per il suo talento di raf-<br />

data di casa nostra: a due anni dalla<br />

punta di diamante nei mitici The Byrds.<br />

crete sulla propria direzione artistica.<br />

finato songwriter e virtuoso poli-<br />

virata Jamaican style di Primitivi del<br />

La formazione italo-americana, giun-<br />

Field Of Reeds, terzo episodio della<br />

strumentista e per la facilità con cui<br />

futuro, torna la band di Pordenone.<br />

ta al quinto CD, è costituita principal-<br />

discografia dei Puritans, è una se-<br />

scriveva hit a comando. Un talento<br />

Di quegli esperimenti restano poche<br />

mente dai due leader: l'americano Ron<br />

quenza di paesaggi dipinti su tela,<br />

concentrato negli anni Settanta<br />

tracce nel rocksteady di La mia vita<br />

Martin, che vive a Eden, e il varesino<br />

ambizioso nel suo essere orchestrale<br />

su una sequenza di album (spesso<br />

senza te, nelle movenze in levare di<br />

Marco Zanzi che vive ai piedi del Sacro<br />

e quasi privo di ritmo, con la batteria<br />

doppi), creativi ed orecchiabili mix<br />

Alle anime perse e nelle digressioni<br />

Monte e delle Prealpi. I due si sono co-<br />

presente in poche circostanze, e la<br />

di tradizione musicale americana,<br />

dub de Il nuovo ordine. I TARM affron-<br />

nosciuti sul web e allo stesso modo<br />

vivacità affidata ai contrappunti di<br />

dalle operette di Broadway al soul<br />

tano il settimo lavoro con spirito in-<br />

hanno conosciuto l'australiano Ray O'<br />

archi e ottoni. Un progetto profon-<br />

della Motown, dai cantautori à la<br />

die e testi giovanilistici che trattano<br />

Neill che qui risulta come Executive<br />

damente debitore verso quegli stessi<br />

Laura Nyro al sound della Philles, dai<br />

d'incertezze sul futuro, amori naufra-<br />

Producer del progetto. Questo Rarities,<br />

lieder (composizioni della tradizione<br />

gruppi della British Invasion alle rock<br />

gati, disillusione dei ventenni degli<br />

stampato in Australia e contenente in-<br />

tedesca per piano e voce) che hanno<br />

opera. Recentemente ha riproposto<br />

anni '90, fantasmi che occupano sia<br />

cisioni effettuate tra il 1980 e il 2013,<br />

influenzato anche l'ultimo Baustelle.<br />

in concerto i suoi album più celebri,<br />

la cronaca odierna che il nostro mon-<br />

è disponibile via internet collegandovi<br />

Jack Barnett ha grande talento e, no-<br />

come Something Anything e A Wizard<br />

do interiore. Undici tracce piene di<br />

con il sito www.piedmontbrothyer-<br />

nostante gli inevitabili momenti di<br />

A True Star. Nel 2011 ha registrato un<br />

melodie e ritornelli appiccicosi (La<br />

sband.com. Sono 14 canzoni, tra cui 4<br />

tedio, riesce a colpire nel segno con<br />

disco di canzoni di Robert Johnson<br />

via di casa) che diventeranno i loro<br />

alternate takes (brani già pubblicati ma<br />

imponenti movimenti strumentali,<br />

e un album interamente elettronico<br />

nuovi inni generazionali: easy rock<br />

qui presentati in una versione alter-<br />

in particolar modo quelli posti sulla<br />

di cover. Ma per molti versi il suo<br />

blues influenzati da ritmi afro carai-<br />

nativa): Another Love, My Everything Is<br />

lunga coda di V (Island Song), l'in-<br />

vero ritorno alla creatività è questo<br />

bici con tribalismi assortiti. Diviene<br />

You, I Been Dreaming 'Bout You (scritte<br />

discutibile capolavoro dell'album.<br />

coraggioso State, un disco in cui<br />

centrale l'utilizzo di strumenti mai<br />

da Ron Martin) e I Like The Christian Life<br />

Sembrerebbe un suicidio commer-<br />

ancora una volta, all'età di 64 anni,<br />

utilizzati prima dalla band, quali<br />

dei Louvin Brothers. Rarities contiene<br />

ciale, ma non è nelle intenzioni di<br />

sperimenta strade non battute in<br />

ukulele, balafon, cajon e mandoli-<br />

anche due preziose cover: Turn! Turn!<br />

Field Of Reeds vendere milioni ci co-<br />

precedenza. Un disco elettronico, di<br />

no, i quali conferiscono un sapore<br />

Turn! di Pete Seeger (resa famosa in<br />

pie, bensì dispensare intime emozio-<br />

un'elettronica che si rifà come gene-<br />

afrocentrico a Come mi guardi tu e La<br />

chiave country-rock alla Byrds) e Willin'<br />

ni a chi riuscirà a superare lo scoglio<br />

re alla musica dance, talora fino alla<br />

fine del giorno, diffusa in anteprima<br />

composta da Lowell George e incisa<br />

del primo angusto approccio. E sarà<br />

house, ma che in definitiva è ancora<br />

la notte di Halloween. Davide Toffolo<br />

dai Little Feat. Rarities è completato da<br />

un piacere perdersi fra l'estatica cir-<br />

Art Rock, ed ancora più in definitiva è<br />

canta, suona la chitarra e condivide<br />

altre canzoni ben congegnate come<br />

colarità di Organ Eternal, i cori grego-<br />

il suo classico accattivante songwri-<br />

il progetto grafico con Alessandro<br />

Women And Waves (Jimmy Ibbotson/<br />

riani di Spiral, gli arrangiamenti ap-<br />

ting in una salsa diversa. Un disco co-<br />

Baronciani e Steven Jonger; accanto<br />

Nitty Gritty) e Hickory Wind di Gram<br />

pena più rigogliosi di Fragment Two<br />

raggioso ma anche perfettamente a<br />

a lui i fidi Enrico Molteni al basso e<br />

Parson. Un disco ben suonato e con<br />

o le derive ambient-jazzy di Nothing<br />

fuoco, e soprattutto divertente, nato<br />

Luca Masseroni alla batteria.<br />

voci altrettanto notevoli e graziate,<br />

Else, in un disco tanto antico quanto<br />

per suonare in loop in questa esile<br />

Claudio Lancia<br />

all'altezza della situazione.<br />

contemporaneo.<br />

estate del nuovo millennio.<br />

Aldo Pedròn<br />

Claudio Lancia<br />

Blue Bottazzi<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 117


RECENSIONI<br />

Big Blue<br />

Bocconi Jazz Business Unit<br />

Charles Lloyd & Jason Moran<br />

Claudio Farinone<br />

STRANGE WONDER<br />

JAZZ & MOVIES II<br />

HAGAR’S SONG<br />

PLAYS RALPH TOWNER<br />

Cam Jazz<br />

Abeat Records<br />

Ecm/Ducale<br />

Abeat Records<br />

Non è certamente un caso che un’e-<br />

Durante la storia, il cinema e la<br />

Lloyd è un visionario sentimentale<br />

Nel percorso di ogni artista la pro-<br />

tichetta importante come la Cam<br />

musica jazz hanno più volte avuto<br />

che non teme confronti. La riprova<br />

va in solo rappresenta un momen-<br />

Jazz abbia aperto le porte ai musi-<br />

modo di incontrarsi, trovare affini-<br />

in questo album in cui viene ac-<br />

to di fondamentale importanza, e<br />

cisti nordeuropei. Del resto è una<br />

tà, mettersi al servizio reciproco,<br />

compagnato dal solo Moran, ormai<br />

lo è ancor di più se si decide per il<br />

delle scene musicali più interes-<br />

scambiarsi ingredienti creativi. In<br />

diventato il suo pianista di riferi-<br />

confronto con un repertorio di alto<br />

santi del jazz contemporaneo che<br />

Jazz & Movies II la band Bocconi Jazz<br />

mento (è con lui dal 2008), dove il<br />

livello. È il caso di Claudio Farinone,<br />

in questo periodo sta dimostrando<br />

Business Unit - tra le cui fila troviamo<br />

filo della sua memoria, dalla lunga<br />

che ha scelto come riferimento la<br />

una grande vitalità. E l’ultimo gio-<br />

il trombettista Marco Mariani, auto-<br />

ombra, viene riannodato passando<br />

musica di Ralph Towner (con l’uni-<br />

iellino proveniente direttamente<br />

re degli arrangiamenti proposti in<br />

da alcuni snodi o ricordi fondamen-<br />

ca eccezione di Waltz for Debby di<br />

dalla Scandinavia si intitola Strange<br />

scaletta - mette in serie nove brani<br />

tali davvero curiosi nella loro ben<br />

Bill Evans) per dar vita alla visione<br />

Wonder, il secondo disco, dopo<br />

che prendono spunto e omaggiano<br />

differente estrazione. Si passa da<br />

intima e personale contenuta nelle<br />

quello dal titolo omonimo, pubbli-<br />

alcuni temi provenienti dal mondo<br />

Strayhorn (Pretty Girl) ed Ellington<br />

dodici tracce qui proposte. Musica,<br />

cato dalla formazione finlandese<br />

delle immagini. Quello operato da<br />

(Mood Indigo), alla prediletta Billie<br />

ottenuta con la chitarra a otto corde<br />

Big Blue. A far parte di questa nuo-<br />

Mariani e soci non è un semplicistico<br />

Holiday (You’ve Changed) a dei clas-<br />

e la chitarra baritono, che denuncia<br />

va avventura, che per un’ora e passa<br />

lavoro di rivisitazione, ma è un modo<br />

sici moderni di Beach Boys e Dylan,<br />

una forte passione per le melodie<br />

ci ha condotto nelle desolate lande<br />

espressivo improntato sulla costru-<br />

restando avvinti da una musica che<br />

lineari, la calibrazione e l’amore per<br />

del Nord Europa, ci sono ancora<br />

zione di itinerari personali, dove il<br />

agita emozioni diverse nella bellezza<br />

le sfumature timbriche e per la pre-<br />

Kalevi Louhivuori alla tromba, Antti<br />

gusto per l’accostamento di situazio-<br />

del suono compresa fra l’ipnotico e<br />

cisione esecutiva, in questo episodio<br />

Kujanpää al pianoforte, Jori Huhtala<br />

ni diverse riesce a dar vita a luoghi<br />

l’incalzante. Il sassofonista che ten-<br />

bilanciata in maniera costante con<br />

al contrabbasso e Joonas Leppänen<br />

d’incontro curiosi e coinvolgenti. È<br />

ne a battesimo Michel Petrucciani,<br />

la fantasia espressiva dell’improv-<br />

alla batteria. E il loro merito è innan-<br />

il caso della Ironside Suite - dove si<br />

ha ulteriormente affinato il suo lin-<br />

visazione. I temi sono esposti con<br />

zitutto quello di aver dato vita ad<br />

innesta anche del funk - o della con-<br />

guaggio espressivo con un misto di<br />

estrema chiarezza, e lasciano nel<br />

una musica originale, che si discosta<br />

clusiva Last Tango in Paris, firmata da<br />

forza, poesia e senso geometrico che<br />

loro interno ampi spazi di libertà, nei<br />

dagli schemi senza, però, rinunciare<br />

Gato Barbieri nel 1973 e qui propo-<br />

esonda nell’omaggio a Levon Helm,<br />

quali affiora la consapevolezza e il<br />

alla ricerca melodica di ogni singo-<br />

sta in chiave chiaroscurale. Colonne<br />

pedina fondamentale della gloriosa<br />

carattere di Farinone, sempre atten-<br />

lo brano. Atmosfere rarefatte, che ci<br />

sonore e sigle di telefilm diventano<br />

Band (sì, proprio quella) di Robbie<br />

to nel mantenere per l’intera scaletta<br />

hanno trascinato in una terra rico-<br />

terreno fertile per far crescere l’idea<br />

Robertson e Bob Dylan. Moran dal<br />

una fondamentale idea di coerenza.<br />

perta dal ghiaccio, accompagnate<br />

jazzistica di questa band, e nel suo<br />

canto suo ha un eloquio asciutto di<br />

Registrato da Luca Martegani nell’af-<br />

da una ricerca stilistica raffinata e<br />

insieme l’album si lascia ampiamen-<br />

matrice gospel che ben si adatta alle<br />

fascinante acustica del Chiostro di<br />

da un’eleganza sobria e mai ecces-<br />

te apprezzare sia per il movimento<br />

sollecitazioni di Lloyd, specie nella<br />

Voltorre, presso Varese, l’album rila-<br />

siva. Non c’è mai uno strumento che<br />

di gruppo, soprattutto nei passaggi<br />

lunga suite dedicata ad una sua lon-<br />

scia una grande sensazione di me-<br />

prevale su un altro e ogni elemento<br />

più veloci, vedi la parte iniziale di Eli’s<br />

tana trisavola ridotta alla schiavitù, in<br />

ditazione ed equilibrio, e trova nelle<br />

sembra trovarsi al posto giusto nel<br />

Comin’, sia per le uscite soliste dei<br />

cui il leader passa per buona parte al<br />

corde suonate da Farinone un’ine-<br />

momento giusto. Il singolo si perde<br />

vari interpreti.<br />

flauto, doppiato dal pianoforte che<br />

sauribile fonte emozionale.<br />

nell’insieme generando una musica<br />

Roberto Paviglianiti<br />

lo segue in un fraseggio articolato<br />

Roberto Paviglianiti<br />

evocativa e ricca di mistero.<br />

per ritmo, cadenza e riflessione.<br />

Carlo Cammarella<br />

Vittorio Pio<br />

118 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


RECENSIONI<br />

GLI INDISPENSABILI<br />

Cecil Taylor Conquistador! Blue Note 1966<br />

Cristiano Arcelli<br />

BROOKS<br />

Auand<br />

Un omaggio ad un’attrice che con il<br />

passare del tempo è stata rivalorizzata<br />

trovando il giusto spazio nell’Olimpo<br />

del cinema. Così potremmo<br />

definire l’ultimo progetto del sassofonista<br />

Cristiano Arcelli che ha<br />

scelto come musa ispiratrice Louise<br />

Brooks, diva del cinema muto morta<br />

in completa solitudine per poi essere<br />

acclamata dalla critica. Tuttavia, un<br />

progetto del genere, a cui hanno partecipato<br />

alcuni dei più interessanti<br />

musicisti del panorama odierno,<br />

non può essere minimizzato in questi<br />

termini. Lo diciamo soprattutto<br />

perché all’interno di questo disco<br />

Cristiano Arcelli ci ha messo dentro il<br />

background accumulato in una vita.<br />

E infatti, pur essendo un musicista<br />

dal trascorso jazzistico, ha saputo<br />

coniugare il suo mondo con quello<br />

del rock, del punk, con i ritmi incalzanti<br />

che provengono da un emisfero<br />

diametralmente opposto. Del resto<br />

con due chitarristi come Federico<br />

Casagrande e Marcello Giannini il<br />

risultato finale non poteva che essere<br />

decisamente multiforme, con<br />

melodie che passano da momenti<br />

incalzanti, ad attimi più rarefatti, in<br />

cui si percepisce un piacevole stato di<br />

sospensione, per sfociare in un rock<br />

deciso, aggressivo a tratti psichedelico.<br />

Molte le dediche all’attrice Louise<br />

Brooks, filo conduttore di un disco<br />

dal sapore decisamente moderno.<br />

Carlo Cammarella<br />

Riconosciuto alla stregua di un manifesto programmatico<br />

della New Thing, questo album è uno degli irrinunciabili<br />

documenti dell’epoca e di un’estetica: un lavoro in grado<br />

di convincere anche i neofiti dello straordinario spessore<br />

di questo autentico rivoluzionario dell’improvvisazione.<br />

Dopo aver studiato il pianoforte con la madre danzatrice<br />

all’età di cinque anni e aver compiuto un percorso<br />

accademico, con una particolare<br />

attenzione per Bartók e la musica<br />

contemporanea europea, Taylor<br />

esordisce da outsider, senza far riferimento<br />

ad alcuna corrente jazzistica:<br />

tuttavia nelle sue prime incisioni<br />

sono evidenti sia una matrice hardbop<br />

che alcuni riverberi monkiani. Il<br />

suo approccio successivo è sganciato<br />

dalla tonalità e in questa session,<br />

registrata per la Blue Note nel 1966,<br />

insieme all'altrettanto importante<br />

Unit Structures, la scaletta si articola<br />

in due lunghi brani originali. Musica complessa, spigolosa,<br />

ma dal disegno trasparente e dall’ispirazione<br />

profonda, nella quale la ricerca della sonorità sembra<br />

quasi attingere agli abissi impenetrabili dell'inconscio.<br />

“Penso alla musica in termini di possessione e di trance”,<br />

ha ribadito Taylor, “e se la musica è in qualche modo una<br />

sorta di metafora della vita, allora nella mia esistenza queste<br />

due componenti diventano inscindibili”. Il sestetto si<br />

avvantaggia molto della presenza di Dixon, ispirato e<br />

sensibilissimo nel suo fraseggio in cui note e silenzi si<br />

articolano secondo una logica ferrea. Lyons è un perfetto<br />

contraltare, con un eloquio capace di sviluppare assoli<br />

magmatici o delicati ma sempre rigorosamente condotti;<br />

ideale è l’osmosi ritmica tra piano e batteria, strumento in<br />

cui Cyrille si dimostra in assoluta sintonia rispetto allo stile<br />

tellurico di Taylor. Sullo sfondo c’è il lavoro incessante dei<br />

due contrabbassisti, uno sul pizzicato (Grimes), e l'altro<br />

con l'archetto (Silva), che mettono il sigillo su fondali<br />

armonici di grande suggestione. Una scheggia tematica<br />

funge in realtà da punto di ritrovo, nel quale ciascun<br />

musicista scambia proposte tematiche<br />

e stimoli ritmici. Su tutto però<br />

emerge l’energia satanica di Cecil.<br />

La sua è una costruzione furibonda<br />

e turbinosa, sequenze in cui le mani<br />

volteggiano libere sulla tastiera, ed è<br />

un trionfo di clusters che appaiono e<br />

scompaiono, di tensione e distensione.<br />

Un fraseggio estremo e serrato<br />

che crea il vortice sonoro del nuovo<br />

jazz. “Non ci sarebbe musica senza<br />

ordine” - ha sottolineato Taylor in<br />

una recente intervista - “ma la sua<br />

definizione esula da qualsiasi condizionamento esterno<br />

o da ciò che i critici pensano che il jazz dovrebbe essere:<br />

l’ordine superiore della musica è il ritmo, perché è il ritmo<br />

che produce la vita, e il punto cruciale è la possibilità esplicita<br />

di riconoscere idee differenti da ciò che è ortodosso<br />

come espressione comunque di ordine. Nella musica bianca<br />

il tocco più apprezzato tra i pianisti è del tipo lieve, nella<br />

black music invece noi pensiamo al pianoforte in termini<br />

di strumento a percussione, colpiamo la tastiera, lavoriamo<br />

dentro lo strumento. Gli europei ammirano Bill Evans per il<br />

suo tocco. Ma la forza fisica che sovrintende alla creazione<br />

della black music se è fraintesa porta all'urlo”. Verissimo.<br />

Vittorio Pio<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 119


RECENSIONI<br />

Di Sabatino-Ruggieri duo<br />

Enzo Pietropaoli Quartet<br />

Eva Quartet & Hector Zazou<br />

Giovanni Guidi Trio<br />

INNI D’ITALIA<br />

YATRA VOL. 2<br />

THE ARCH<br />

CITY OF BROKEN DREAMS<br />

Voglia d’Arte Production<br />

Via Veneto Jazz, Jando Music<br />

Elen Music<br />

Ecm/Ducale<br />

Il pianista Paolo Di Sabatino e il fisar-<br />

È un percorso cominciato diversi<br />

The Arch è stato uno degli ultimi pro-<br />

Guidi si è messo in mostra nelle ulti-<br />

monicista Renzo Ruggieri mettono<br />

anni fa quello che Enzo Pietropali ha<br />

getti messi in atto da Hector Zazou<br />

me formazioni di Enrico Rava, anche<br />

insieme le proprie intenzioni espres-<br />

intrapreso insieme a Fulvio Sigurtà<br />

prima di salutarci per sempre. Il com-<br />

agli occhi di Manfred Eicher - uno che<br />

sive in un repertorio composto da<br />

alla tromba, Julian Mazzariello al<br />

positore ha voluto unire le matrici<br />

difficilmente sbaglia un colpo, men<br />

quindici rivisitazioni, prese in presti-<br />

pianoforte ed Alessandro Paternesi<br />

elettroniche con le caratteristiche<br />

che meno se decide che un giovane<br />

to dal songbook della canzone ita-<br />

alla batteria. Un percorso che ha<br />

del quartetto vocale bulgaro Eva<br />

musicista è pronto ad esordire da lea-<br />

liana e restituite in maniera inedita<br />

portato alla pubblicazione di Yatra<br />

Quartet, aggiungendo una nutrita<br />

der anche per la sua etichetta, sinoni-<br />

e personale, più l’unico originale fir-<br />

(che nella lingua urdu hindustani<br />

serie di inserti di varia natura stili-<br />

mo di eccellenza. E gli obiettivi sono<br />

mato da entrambi, Così Pa.Re. La sca-<br />

significa viaggio), disco nato nel<br />

stica, derivanti dai musicisti chia-<br />

stati probabilmente oltrepassati da<br />

letta proposta varia per genere ed<br />

2011 dopo una serie di concerti in<br />

mati in causa, tra i quali spiccano i<br />

questo disco maturo e consapevole<br />

epoca, spaziando dall’inno nazionale<br />

India. E visto il successo ottenuto dal<br />

nomi di Ryuichi Sakamoto, Robert<br />

in cui il pianista umbro dimostra una<br />

di Mameli alle immortali Azzurro, Nel<br />

disco precedente, il contrabbassista<br />

Fripp, Bill Frisell e Laurie Anderson.<br />

conoscenza della tradizione applicata<br />

blu dipinto di blu, Con te partirò, fino<br />

romano, che ha dato prova di sapersi<br />

Le dodici tracce in programma - re-<br />

alla contemporaneità, che pochi altri<br />

alle più recenti Margherita o La vita<br />

destreggiare come leader, ha deci-<br />

gistrate in diverse riprese, dal 2006<br />

nomi oggi in circolazione potrebbero<br />

è bella. I temi delle versioni origina-<br />

so di dar vita ad un secondo volume<br />

al 2009 - muovono verso sentieri di<br />

vantare. I dieci brani che formano il<br />

li sono lasciati intatti in modo da<br />

che riprende le tematiche del pre-<br />

musica medio-orientale (Planinsko),<br />

lavoro, condivisi insieme a Thomas<br />

rendere ogni brano riconoscibile,<br />

cedente. Il risultato è stato un disco<br />

scenari che rimandano in mente<br />

Morgan (contrabbasso) e Joao Lobo<br />

anche se i due musicisti interagi-<br />

composto da cinque tracce originali<br />

l’essenzialità delle ambientazioni<br />

(batteria) sono rapinosi nella sospe-<br />

scono in ampi spazi improvvisativi<br />

e cinque brani presi tra alcuni dei più<br />

sacre (Gospodi, Pomiluy), e tangen-<br />

sa delicatezza di un tocco agile che<br />

e in fitti dialoghi strumentali dove si<br />

grandi successi della musica mon-<br />

ti di sperimentazione e ibridazione<br />

sa parafrasare ed improvvisare in un<br />

scambiano ripetutamente il ruolo di<br />

diale. Filo conduttore la coerenza del<br />

formale, che arrivano a lambire le<br />

contesto di reale interplay. A partire<br />

primo piano melodico, facendo così<br />

linguaggio che, unita all’eleganza e<br />

melodie indiane (Yana). Un labirin-<br />

dalla title-track, il trio inizia una ricer-<br />

risultare l’ascolto lontano da forme<br />

alla raffinatezza di Enzo Pietropaoli,<br />

to sonoro ottenuto, oltre che alla<br />

ca sottile, a volte evanescente, dai<br />

di monotonia. Determinante risulta<br />

riesce a far sì che il discorso musi-<br />

visionarietà di Zazou, anche grazie<br />

marcati accenti folk, su colori e dina-<br />

l’azzeccato accostamento timbrico<br />

cale risulti omogeneo. Un progetto,<br />

all’istinto di ogni musicista coin-<br />

miche che intrigano e conquistano<br />

tra piano e fisarmonica, in un pro-<br />

dunque, che senza discostarsi dal<br />

volto, dato che - come spiega il co-<br />

nella loro trasognata gentilezza. E se<br />

gramma dove si rintracciano anche<br />

precedente, risulta fresco, leggero e<br />

produttore Dimiter Panev nelle note<br />

gli accenti si fanno più caldi in Leonie,<br />

dei medley, come quello che coniu-<br />

adatto anche ad un pubblico etero-<br />

di copertina - a nessuno di loro era<br />

la più meditativa The Forbidden Zone<br />

ga il verbo della tradizione popolare<br />

geneo. Ed è proprio questa la forza<br />

stata fornita in anticipo la partitura<br />

calibra il grande valore espressivo<br />

di Munasterio ‘e Santa Chiara e ‘O sole<br />

di Enzo Pietropaoli, quella di riuscire<br />

da sviluppare in studio. Album dal<br />

delle pause che sviluppano i restanti<br />

mio. Nella conclusiva Vola, vola, vola<br />

ad allargare gli orizzonti, con un lin-<br />

forte impatto emozionale, dove le<br />

brani lungo un percorso logico, quasi<br />

- dedicata alla gente dell’Abruzzo -<br />

guaggio semplice e diretto.<br />

trame vocali costituiscono un cata-<br />

come si trattasse di racconti da sfo-<br />

si unisce al duo la voce di Antonella<br />

Carlo Cammarella<br />

lizzante nucleo espressivo, attorno<br />

gliare. Un’esperienza d’ascolto ulte-<br />

Ruggiero.<br />

al quale ruotano, a diverse velocità,<br />

riormente impreziosita dal magistrale<br />

Roberto Paviglianiti<br />

molti elementi funzionali.<br />

standard dinamico che da sempre ca-<br />

Roberto Paviglianiti<br />

ratterizza l’etichetta tedesca.<br />

Vittorio Pio<br />

120 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


RECENSIONI<br />

Ivan Mazuze<br />

Ketil Bjørnstad<br />

Marco Valeri Quartet<br />

Nilson Matta’s<br />

NDZUTI<br />

LA NOTTE<br />

THE APPLE<br />

BLACK ORPHEUS<br />

Etnisk Musikklubb<br />

ECM<br />

Via Veneto Jazz, Jando Music<br />

Motèma/Egea<br />

Il sassofonista Ivan Mazuze ha fino-<br />

Registrato dal vivo al Molde<br />

È stata una scelta coraggiosa quel-<br />

Matta è un contrabbassista emer-<br />

ra intrapreso un percorso singolare,<br />

International Jazz Festival il 21 luglio<br />

la portata avanti da Marco Valeri<br />

gente e di solide capacità. Racconta<br />

che l’ha visto entrare in contatto<br />

2010, La notte è l’album con il qua-<br />

che per il suo disco d’esordio,<br />

di essersi avvicinato alla musica tra-<br />

con diverse realtà musicali, dall’A-<br />

le il pianista Ketil Bjørnstad celebra<br />

dal titolo The Apple, ha scelto un<br />

mite un disco particolare che gli fu<br />

frica Meridionale alla Norvegia, co-<br />

l’omonimo film del 1960 firmato da<br />

quartetto piano-less completato<br />

fatto ascoltare dal padre quando era<br />

sicché il suo linguaggio trova nella<br />

Michelangelo Antonioni, figura tra le<br />

da Daniele Tittarelli al sassofono,<br />

poco più che un bimbo. Quell’album<br />

mistura di ritmi, parti vocali, sezioni<br />

sue maggiori fonti d’ispirazione insie-<br />

Francesco Lento alla tromba e<br />

era Orfeu da Conceição, opera scrit-<br />

di piano e fiati, una sua determinata<br />

me a Godard, Bresson e Miles Davis.<br />

Pietro Ciancaglini al contrabbasso.<br />

ta dal sommo maestro Vinicius De<br />

personalità. Nell’album Ndzuti coniu-<br />

La musica è stata pensata e realizzata<br />

Tuttavia la via intrapresa dal giovane<br />

Moraes, che in uno slancio di ardita<br />

ga al presente un verbo che arriva<br />

come fosse una colonna sonora all’in-<br />

batterista romano, che nonostante la<br />

fantasia immaginò il mito di Orfeo<br />

dal passato, da quell’eredità cultu-<br />

terno del lungometraggio (quella ori-<br />

giovane età ha dimostrato una ma-<br />

ed Euridice traslato nel Brasile in cui<br />

rale africana dalla quale prendono<br />

ginale fu curata da Giorgio Gaslini) e<br />

turità artistica notevole, si è rivelata<br />

viveva. Da quel racconto fu costruito<br />

spunto gli undici episodi proposti<br />

ne riflette per lunghi tratti le atmo-<br />

assolutamente vincente. E lo dicia-<br />

Black Orpheus, un film affascinante le<br />

in scaletta. Il leader si ricava diver-<br />

sfere scure e drammatiche, attraver-<br />

mo soprattutto perché, oltre ad aver<br />

cui musiche vennero firmate anche<br />

se parti di primo piano (alternando<br />

so un approccio alla materia sonora<br />

dimostrato di sapersi cimentare con<br />

da Tom Jobim e Luiz Bonfà proiettan-<br />

soprano, alto, tenore e flauto), an-<br />

calibrato nel dettaglio e dall’ampio<br />

il proprio strumento, Marco Valeri ha<br />

do la bossa nova in tutt’altra dimen-<br />

che se importanti spazi vengono<br />

ventaglio timbrico. Al centro degli<br />

dato prova di essere un abilissimo<br />

sione di popolarità. A distanza di oltre<br />

concessi ai vari musicisti presenti<br />

sviluppi espressivi di questo lavoro<br />

compositore. Al resto ci hanno pen-<br />

cinquant’anni Matta ha riunito un<br />

tra i credits. Rimarchevole l’appor-<br />

troviamo la forza delle melodie, che<br />

sato Daniele Tittarelli e Francesco<br />

collettivo di strepitosi turnisti (fra cui<br />

to del percussionista maliano Sidiki<br />

sono coniugate dal violoncello di<br />

Lento che con un fraseggio fluido e<br />

Kenny Barron, Anat Cohen e Randy<br />

Camara, come del resto quello del-<br />

Anja Lechner, come nel primo degli<br />

costante, che molto spesso vede sax<br />

Brecker), per rileggere con intensità<br />

la vocalist Hanne Tveter e di Andre<br />

otto movimenti in scaletta, dal pia-<br />

e tromba intrecciarsi, hanno saputo<br />

e calore alcuni dei più grandi classici<br />

Virvoll al pianoforte, al quale in al-<br />

nismo morbido del leader e dal sax<br />

gestire al meglio le potenzialità di<br />

di un paese grande quanto un conti-<br />

cuni passaggi si è sostituito l’ospite<br />

di Andy Sheppard, capace di alcuni<br />

una formazione sperimentale come<br />

nente, che deve anche a questa mu-<br />

Omar Sosa. Le melodie sono spesso<br />

soli lineari e cantabili. Le esecuzioni<br />

questa. E in un contesto del genere,<br />

sica una buona parte del suo fascino,<br />

lineari e cantabili, mentre gli anda-<br />

si sedimentano con lentezza e la-<br />

in cui le potenzialità dei fiati sono<br />

compresi gli intermezzi strumentali,<br />

menti ritmici sono di solito orientati<br />

sciano spazio anche agli interventi<br />

state utilizzate al meglio, spicca il gu-<br />

in cui il musicista ha esplorato le radici<br />

verso le tipiche atmosfere della dan-<br />

solisti degli altri interpreti, che sono:<br />

sto raffinato di un giovane musicista<br />

più popolari e carnevalesche in piena<br />

za collettiva. Nella varietà stilistica<br />

Marilyn Mazur alle percussioni, Arild<br />

che per cominciare la sua avventura<br />

coscienza. Da notare l’apporto delle<br />

dell’album non mancano momenti<br />

Andersen al contrabbasso e Eivind<br />

da leader, ha scelto di cimentarsi con<br />

cantanti Gretchen Parlato (deliziosa<br />

sia timbricamente aperti e dal mood<br />

Aarset alla chitarra elettrica. Nel com-<br />

una formazione certamente difficile<br />

in Valse d’Euridice per sensualità e di-<br />

gioioso, come in Nwana wa ku kasa,<br />

plesso si tratta di un lavoro dal grande<br />

da gestire. Ed il risultato è un disco<br />

namismo timbrico) e Leni Andrade,<br />

sia situazioni più riflessive ed essen-<br />

respiro melodico e dall’estrema forza<br />

vivace, raffinato che esce fuori dagli<br />

il cui timbro grumoso circoscrive la<br />

ziali, come in Conversations.<br />

narrativa, realizzato da un ensemble<br />

schemi.<br />

struggente Se Todos Fossen Iguais a<br />

Roberto Paviglianiti<br />

di fuoriclasse dal valore assoluto.<br />

Carlo Cammarella<br />

Voce. Ottima ricostruzione dello spa-<br />

Roberto Paviglianiti<br />

zio sonoro.<br />

Vittorio Pio<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 121


RECENSIONI<br />

LA SAGRA DELLA PRIMAVERA COMPIE 100 ANNI<br />

Ultimo atto dedicato alla commemorazione dell’opera di Stravinsky: tutto il meglio reperibile su disco.<br />

Con l’avvicinarsi del centenario della<br />

prima del Sacre, si sono moltiplicate<br />

le registrazioni e le ristampe di quelle<br />

edizioni storiche ritenute imprescindibili.<br />

Il brano ha sempre rappresentato<br />

una formidabile sfida non solo<br />

per gli interpreti ma anche per ingegneri<br />

del suono e case discografiche.<br />

Il disco in vinile e i giradischi sono<br />

stati sovente messi in crisi dall’inaudito<br />

impatto violento e dagli enormi<br />

sbalzi dinamici forniti da una partitura<br />

che aggiunge anche una ricchezza<br />

di miniature, particolari e sovrapposizioni<br />

come pochi. Con l’avvento<br />

del CD si è avuta una straordinaria<br />

opportunità di superare molte di<br />

queste difficoltà e le edizioni di buona<br />

qualità si sono infittite. Oggi sono<br />

disponibili nei più diversi formati, soprattutto<br />

digitali, quindi oltre al solito<br />

CD, in SACD, in video DVD e Blu-ray<br />

Disc che ci offrono anche versioni con<br />

tanto di balletto, ora fedele all’originale<br />

di Nijinsky, ora in nuove versioni,<br />

volendo anche punk! Anche il mondo<br />

della musica in streaming si sta attrezzando<br />

e sono sempre più presenti<br />

versioni in questo formato e anche<br />

in alta risoluzione sempre più vicini<br />

per impatto a quanto si può ascoltare<br />

dal vivo. Esperienza quest’ultima che<br />

consigliamo comunque fortemente<br />

perché può rappresentare il migliore<br />

metro di paragone con quanto viene<br />

riprodotto.<br />

Difficile scegliere tra oltre 150 (sì avete<br />

letto bene) versioni di questo lavoro,<br />

probabilmente il più registrato in assoluto,<br />

almeno per quanto riguarda<br />

la musica del ‘900. Praticamente tutti<br />

si sono cimentati con Stravinsky,<br />

autore compreso, e tra i tanti esclusi<br />

da questo breve elenco ce ne sono<br />

sicuramente alcuni che meriterebbero<br />

di figurare ugualmente. Pensiamo<br />

a Boulez, specie la sua versione del<br />

1972 con la Cleveland Orchestra,<br />

Abbado, Chailly, Markevitch e altri<br />

ancora. Essendo però anche degli inguaribili<br />

audiofili abbiamo cercato di<br />

scegliere quelle edizioni che uniscono<br />

una valida interpretazione con una<br />

altrettanto buona qualità della registrazione.<br />

Unici strappi alla regola per<br />

le antiche registrazioni di Monteaux<br />

e Stravinsky, troppo importanti per<br />

potere essere sottovalutate. Per completare<br />

la vostra conoscenza, perché<br />

poi non vedere anche il film Fantasia<br />

della Disney, che per descrivere la<br />

nascita della vita sulla Terra, dai primi<br />

organismi monocellulari ai dinosauri,<br />

scelse proprio il Sacre Proprio il<br />

drammatico duello finale tra il feroce<br />

Tirannosauro e lo Stegosauro, descritto<br />

con colori vivacissimi, si abbina a<br />

meraviglia con uno dei momenti<br />

sonori più violenti e dinamici del<br />

Sacre. L’interpretazione di Stokovsky<br />

è chiaramente piegata alle esigenze<br />

filmiche stravolgendo la successione<br />

originale dei quadri, enfatizzando<br />

o diminuendo volutamente alcune<br />

parti ma l’effetto finale, immagini e<br />

suono, è riuscito. Carlo D’Ottavi<br />

Simon Rattle<br />

Berliner Philarmoniker<br />

2011 – EMI CD<br />

Quasi cento anni<br />

dopo la prima ancora<br />

una versione che<br />

scalda gli animi, impressiona<br />

ed emoziona,<br />

aiutata da una grande registrazione,<br />

potente e calda che evidenzia<br />

la potenza di fuoco dei Berliner. Il direttore<br />

principale dell’orchestra appare<br />

più sicuro che mai in una interpretazione<br />

in bilico tra grazia e<br />

incisività.<br />

Mariss Jansons<br />

Concertgebow Orchestrale<br />

2006 – RCO Live SACD Hybrid<br />

Multichannel<br />

Con le vaporose e<br />

morbide sonorità<br />

della grande orchestra<br />

olandese,<br />

Jansons sceglie una<br />

visione meno “pagana” e tellurica del<br />

Sacre, mettendo in rilievo, invece,<br />

quelle morbidezze e finezze di cui<br />

pure la pagina non manca. Per chi<br />

cerca qualcos’altro aiutato da una<br />

registrazione sopraffina.<br />

Valery Gergiev<br />

Kirov Orchestra<br />

2001 – Philips CD<br />

A metà strada tra lo<br />

sciamano e lo show<br />

man, Gergiev è probabilmente<br />

tra i direttori<br />

attuali quello<br />

che può assicurare una delle interpretazioni<br />

più autentiche del Sacre, qui<br />

nella versione 1960. Tempi discutibili<br />

ma solo l’emozionante chiusura, con<br />

quella pausa piena di suspense meritano<br />

l’ascolto.<br />

Yoel Levi<br />

Atlanta Symphony Orchestra<br />

1992- Telarc CD<br />

Questa è senza dubbio<br />

una delle versioni<br />

più emozionanti<br />

mai realizzate. Non<br />

colpisce solo il suono<br />

registrato, quello che ha reso famosa<br />

l’etichetta americana, ma anche<br />

l’interpretazione, brutale quando lo<br />

deve essere, è comunque eccezionalmente<br />

capace di creare eccitamento<br />

e stordimento.<br />

Antal Dorati<br />

Chicago Symphony Orchestra<br />

1981 – Decca CD<br />

Uno dei primi CD di<br />

riferimento per la<br />

qualità sonora della<br />

registrazione. Nella<br />

realtà con i primi<br />

lettori CD suonava spesso in modo<br />

esageratamente aggressivo e stridente.<br />

Con il migliorare dei lettori ci si è<br />

potuto accorgere che il CD era molto<br />

meglio di quanto sembrava. Oggi<br />

esistono registrazioni ancora più dettagliate<br />

e dinamiche ma la versione<br />

di Dorati resta tra le migliori.<br />

Herberth von Karajan<br />

Berliner Philarmoniker<br />

1977 – DG CD<br />

Dopo che una prima<br />

interpretazione di<br />

Karajan, del 1964,<br />

era stata pungentemente<br />

criticata<br />

dall’autore, il direttore salisburghese<br />

riprese il Sacre nel 1977. Il risultato è<br />

forse meno viscerale di altri, ma l’unione<br />

tra ossessione e malinconia<br />

sono un elemento orignale e affascinate<br />

della visione di Karajan.<br />

Igor Stravinsky<br />

Columbia Symphony Orchestra<br />

1960 - Sony CD<br />

Non da tutti considerato<br />

altrettanto<br />

grande come direttore,<br />

eppure ascoltare<br />

l’interpretazione<br />

data dall’autore del Sacre, è una<br />

esperienza fondamentale dalla quale<br />

partire alla scoperta di questo capolavoro.<br />

La versione è quella riveduta<br />

in quello stesso anno, per alcuni maligni<br />

con lo scopo di ottenere nuove<br />

royalties.<br />

Leonard Bernstein<br />

New York Philarmonic Orchestra<br />

1958- Sony CD<br />

Per questa interpretazione<br />

Bernstein si<br />

guadagnò un<br />

“Wow” da parte del<br />

compositore, notoriamente<br />

non tanto incline ai complimenti<br />

verso i suoi interpreti. A<br />

oltre cinquant’anni di distanza questa<br />

versione suona come una nuova<br />

creazione di tale originalità e potenza<br />

che ancora oggi travolge<br />

l’ascoltatore.<br />

122 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


RECENSIONI<br />

Pierre Monteux<br />

Boston Symphony Orchestra<br />

1955 – Guild CD<br />

Registrazione radiofonica<br />

storica, con<br />

gli ovvi limiti tecnici<br />

legati al tempo, ma<br />

interessantissima<br />

perché possiamo ascoltare il Monteux<br />

pensiero, ovvero di colui che ha diretto<br />

la prima, e molte altre, collaborando<br />

non poco con l’autore per rendere<br />

il Sacre rappresentabile. Stupisce<br />

come l’ottantenne direttore francese<br />

fosse capace di una versione incredibilmente<br />

veloce e ardente.<br />

AA. VV.<br />

THE PUPILS OF TARTINI<br />

Črtomir Šiškovič, v.no, Luca<br />

Ferrini. pf.<br />

Buxtehude - Bach<br />

DE DIVINA INVENTIONE -<br />

WORKS FOR ORGAN<br />

Ivana Valotti, org.<br />

Domenico Mazzocchi<br />

LA CATENA D'ADONE<br />

Nicolas Achten, dir.<br />

Alpha<br />

Valery Gergiev<br />

Mariinsky Opera and Ballet<br />

2013 – Bel Air Classiques DVD<br />

In questo DVD, possiamo<br />

assistere alla rappresentazione<br />

di due dei tre capolavori<br />

stravinskjani<br />

scritti per i Ballet Russes<br />

di Diaghilev, con le coreografie originali<br />

di Fokine per l’Oiseau de Feu e,<br />

nella ricostruzione di Millicent<br />

Hodgson, di Nijinsky per il Sacre.<br />

Dynamic<br />

L'eccellente violinista triestino, che<br />

tante consonanti annoda nel suo<br />

nome, riunisce qui pagine violinistiche<br />

di alta scuola, eco di una civiltà<br />

strumentale che è andata scolorendo<br />

nel tempo, a tal punto che dei<br />

cinque allievi - veneti o istriani - del<br />

sommo Giuseppe Tartini, presenti<br />

nel prezioso CD si troverà, ad essere<br />

fortunati, solo qualche riga nei più<br />

Dynamic<br />

Organista e musicologa, allevatrice<br />

di nuove leve impegnate nella difficile<br />

arte barocca al Conservatorio<br />

di Milano, Ivana Valotti incrocia in<br />

questo CD i nomi capitali di Dietrich<br />

Buxtehude (1637-1707) e di Johann<br />

Sebastian Bach (1685-1750). Johann<br />

Sebastian Bach fu protagonista, ventenne,<br />

di uno dei viaggi più volentieri<br />

ricordati nella storia della musica:<br />

Nobile di Civita Castellana, Domenico<br />

Mazzocchi (1592-1665) fu ordinato<br />

sacerdote nel 1619. A ventidue anni<br />

era cittadino romano, e dalla Città<br />

eterna si allontanò solo per la corte<br />

dei Farnese a Parma; a Roma si laureò<br />

in filosofia e diritto, ma è nella musica,<br />

attività in cui Mazzocchi si considerò<br />

sempre un dilettante, che lasciò il segno<br />

della sua rispettabilissima presenza.<br />

La catena d'Adone (1626), dedicata<br />

Michael Tlson Thomas<br />

San Francisco Symphony Orchestra<br />

2013 – Avie Blu-ray Disc<br />

Non solo la riproduzione<br />

del Sacre ma<br />

anche un viaggio alla<br />

ricerca della sua genesi<br />

da parte del direttore<br />

stabile dell’orchestra californiana,<br />

viaggio che lo porta da San<br />

Pietroburgo fino a Parigi. Il concerto è<br />

filmato in alta definizione, in 16:9 e<br />

l’audio è in Dolby True HD anche 5.1<br />

canali.<br />

attenti dizionari musicali; tant'è: soccorre<br />

il booklet che traccia un capitolo<br />

di storia della musica, o meglio,<br />

dell'arco, in quella formidabile stagione<br />

settecentesca di affermazione<br />

della prodigiosa liuteria lombarda.<br />

Cinque gli autori, presenti ognuno<br />

con una sonata tripartita per violino<br />

e basso continuo: Michele Stratico<br />

(1721-1782), Domenico Dall'Oglio<br />

(1700-1764), Antonio Nazari (- dopo<br />

il 1780), Ignazio Gobbi (1722-1793) e<br />

Pietro Nardini (1722-1793), composi-<br />

quando chiese ai suoi datori di lavoro<br />

di Arnstadt una licenza per recarsi<br />

a Lubecca, a piedi, ad ascoltare il vecchio<br />

maestro, il quale mai lasciò la<br />

sua città.Quanto il giovane apprese<br />

- e tesaurizzò con ricchissimi interessi<br />

- germogliò e fruttò nel repertorio<br />

per organo, che è parte cospicua<br />

dell'immenso lascito del Cantor<br />

(ma egli mai gradì essere limitato in<br />

questa definizione) di Eisenach, ed<br />

è sunteggiato qui, nell'importante<br />

CD organistico che Ivana Valotti re-<br />

a Odoardo Farnese, tratta dall'Adone<br />

di G.B.Marino, fu allestita a Roma<br />

nella casa di Evandro Conti duca di<br />

Poli, e subito pubblicata a Venezia da<br />

Giacomo Vincenti. Non a caso: la "favola<br />

boschereccia" in cinque atti prende<br />

forma, per il piacere del musicofilo<br />

d'oggi, con tutte le carte in regola nei<br />

confronti dello stile - varietà, splendore<br />

ed eloquenza espressiva - del<br />

nascente teatro secentesco, sfarzoso<br />

negli infiniti intrecci, sorprese, incantamenti,<br />

amori; l'opera, che a suo tempo<br />

Paavo Jarvi<br />

Orchestre de Paris<br />

2012 – Electric Picture Blu-ray Disc<br />

Condotta dal premio<br />

Grammy Paavo Järvi<br />

l’Orchestre de Paris esegue<br />

squisitamente tre<br />

pezzi di riferimento della<br />

musica orchestrale del ‘900: oltre a<br />

due balletti di Stravinsky, L’après-midi<br />

d’un faune di Debussy. I diversi stati<br />

d’animo, sotto la guida esperta di<br />

Jarvi, sono superbamente catturati in<br />

questa produzione di alta qualità.<br />

tore che ha lasciato sul pentagramma<br />

più degli altri, orma di sé. Šiškovič<br />

cava con bell'arco da queste eleganti,<br />

sciolte e anche aggraziate pagine,<br />

il sereno sorriso di un'invenzione<br />

musicale cordiale vissuta lungo un<br />

arco storico probabilmente breve,<br />

ma che ha assolto l'impegno civilissimo<br />

di fare stare insieme signore e<br />

signori lietamente. Per un'arte è dote<br />

non da poco.<br />

Umberto Padroni<br />

alizza con bella invenzione timbrica:<br />

Toccata e Fuga BWV 540, Fantasia e<br />

Fuga BWV 542, e Passacaglia BWV<br />

582, pagine alternate alla Toccata<br />

Bux WV 156, al Prelude Bux 149, e<br />

alla Passacaglia Bux 161 di Dietrich<br />

Buxtehude; per entrare e aggirarsi in<br />

questo grandioso mondo sonoro si<br />

raccomanda come sempre il Bach di<br />

Piero Buscaroli (Mondadori).<br />

Umberto Padroni<br />

fece rumore nella mondanità romana,<br />

è il lavoro di maggiore rilievo nel catalogo<br />

di Domenico Mazzocchi, peraltro<br />

ricco di opere soprattutto vocali per la<br />

Chiesa e per le corti.Meritevoli di ogni<br />

lode sono le voci e la ricostruzione<br />

sonora operata dai dotti e autorevoli<br />

Scherzi Musicali, ensemble francofono<br />

versato in questo repertorio sotto<br />

la direzione del polivalente Nicolas<br />

Achten.<br />

Umberto Padroni<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 123


RECENSIONI<br />

J.S.Bach<br />

Liszt<br />

Prokofiev<br />

Prokofiev<br />

THE FRENCH SUITES<br />

Alessandra Artifoni, clav.<br />

PIANO SONATA IN B MIN.<br />

Vardan Mamikonian, pf.<br />

QUARTETS NOS. 1 & 2<br />

Quartetto Energie Nuove<br />

PIANO SONATAS 4-7-8,<br />

TOCCATA<br />

Dynamic<br />

Dynamic<br />

Dynamic<br />

Amir Tebenikhin, pf.<br />

Johann Sebastian Bach (1685-1750)<br />

In copertina è sulla spiaggia a pie-<br />

I due Quartetti per archi di Sergej S.<br />

Piano Classics<br />

compose le Suites Francesi - l'agget-<br />

di nudi, ma in abito scuro; Vardan<br />

Prokof'ev (1891-1953), formulati en-<br />

Potrebbe essere ritenuta legittima,<br />

tivo è apocrifo, postumo - in un arco<br />

Mamikonian - giovane pianista<br />

trambi in tre movimenti, lasciano al CD<br />

senza profonde incertezze, l'afferma-<br />

di tempo (1720-1722) più control-<br />

armeno che fu alla scuola imolese<br />

spazio sufficiente per riunire le venti<br />

zione che la presenza di Prokof'ev<br />

lato di quello dedicato alle conge-<br />

di Lazar Berman, grande pietrobur-<br />

Visions fugitives (1915-17) in origine<br />

(1891-1953) nel pianoforte sia un ca-<br />

neri Inglesi, e le incluse nello storico<br />

ghese - avvia sottovoce il program-<br />

per pianoforte, qui elaborate per quar-<br />

pitolo importante della Storia della<br />

primo volume del Klavier-Büchlein<br />

ma del CD tutto dedicato a Franz<br />

tetto, nel 1995, da Sergej Samsonov.<br />

musica nel Novecento, suo scorcio<br />

per la giovane seconda moglie Anna<br />

Liszt (1811-1886), con il carezzevole<br />

Prokof'ev, che nel 1918 scampò alla<br />

finale. L'organico CD, animato da<br />

Magdalena. Saranno pubblicate a<br />

Notturno n.3, ma ben presto, con<br />

rivoluzione sovietica in occidente, USA<br />

Amir Tebenikhin, dotatissimo pia-<br />

Lipsia, dopo l'eclissi, solo nel 1817.Le<br />

irrefrenabili trasalimenti, Vardan<br />

ed Europa, dove incontrò lusinghieri<br />

nista moscovita, trentaquattrenne<br />

sei Suites - un'ora e mezza di grande<br />

lascia trasparire la libertà, e la ric-<br />

successi come compositore e pianista,<br />

all'epoca della registrazione (2011)<br />

musica - sono una lussuosa vetrina<br />

chezza della sua inventiva strumen-<br />

ritornò, morso - forse, come ogni buon<br />

in terra veneta, riunisce la Toccata<br />

di stile, di gusto, di storia, di sapien-<br />

tale, realizzata con una digitalità<br />

russo - dalla nostalgia, definitivamente<br />

op.11 (1912), la Sonata n.4 (1917)<br />

za tastieristica, e sulle danze francesi<br />

encomiabile in termini assoluti, ma<br />

in URSS nel 1932, a condividere con<br />

- dunque composte prima dell'av-<br />

che spesso danno lo stacco ai ritmi -<br />

meno se posta in relazione al con-<br />

il sofferente Dmitri Shostakovich, di<br />

ventura occidentale - la Sonata n.7<br />

in una logica tutta strumentale, sem-<br />

tenuto dei differenti dettati. Vardan<br />

quindici anni più giovane, il primato,<br />

(1939/42) e la Sonata n.8 (1939/44)<br />

mai ariosa piuttosto che danzante.<br />

Mamikonian fa germogliare, attorno<br />

e l'eccellenza, nella musica - con fior<br />

composte in tempo di guerra, dopo<br />

L'esecutore moderno può essere<br />

alla Sonata in si min. (1852-53) che<br />

di Premi Stalin - nella stagione più<br />

il suo rientro in patria. Le quattro<br />

tentato di indulgere a pieghe espres-<br />

giganteggia come monumento<br />

terrifica della sanguinosa tirannide.I<br />

opere offrono un'ampia gamma de-<br />

sive, che lo specifico clavicembalisti-<br />

al centro, la Première valse oubliée<br />

due Quartetti (1931 e 1941) articolati<br />

gli aspetti concreti della personalità<br />

co però scoraggia nelle sonorità. Su<br />

(1883), La lugubre gondola (1882) e<br />

polifonicamente in splendida scrittu-<br />

del grande compositore ucraino -<br />

l'Allemande, la Courante, Sarabande,<br />

Funérailles, dalle Harmonies poéti-<br />

ra cameristica, sono in qualche modo<br />

dalla poetica riflessività, all'energia<br />

Gavotte, Menuet, Air, Gigue, Bourrée,<br />

ques et religieuses (1845-52), e i carat-<br />

esemplari della concezione composi-<br />

delle implacabili progressioni, dalla<br />

Anglaise, Polonaise si sviluppa il di-<br />

teri delle straordinarie pagine sono<br />

tiva del grande russo, intessuti come<br />

tenerezza del fraseggio sottovoce,<br />

segno musicale tracciato dalle mani<br />

inevitabilmente reciprocamente<br />

sono anche di valenze melodiche<br />

all'affermazione tellurica - in testi or-<br />

maestre di Alessandra Artifoni, cla-<br />

lontani: la mano e il temperamen-<br />

e ritmiche popolari; le Visions fugiti-<br />

mai classici del massimo pianismo<br />

vicembalista (e organista) carica<br />

to del pianista armeno sembrano<br />

ves, udite come raramente accade<br />

novecentesco: la definizione di russo<br />

di vissuta esperienza e di classica<br />

talvolta trascendere i suggerimenti<br />

nella intera serie, appaiono come<br />

- sempre ricca di eloquenza - sareb-<br />

autorità più che di anni: il rigore e il<br />

dei testi, ma una Fuga è una Fuga:<br />

espressionistico caleidoscopio: una<br />

be imperdonabile limitazione.Amir<br />

respiro danno un'impronta alle sue<br />

non è una Fantasia, o un Capriccio,<br />

fantasmagorica collana musicale di<br />

Tebenikhin esibisce tale ricchezza<br />

ricreazioni sonore, che appaiono<br />

ed è il pentagramma ad evidenziarlo.<br />

colori e trasparenze, splendidamen-<br />

di doti in bianco e nero da struttu-<br />

plastiche nell'ambito di una lucida<br />

L'omaggio di Vardan al più generoso<br />

te realizzata dalle Energie Nuove dei<br />

rare nelle sonorità con convincente<br />

discorsività.<br />

tra i musici romantici è comunque<br />

quattro giovani prestanti e colti solisti<br />

efficacia i molteplici caratteri delle<br />

Umberto Padroni<br />

altrettanto generoso, e l'ascolto è<br />

emergenti dal tessuto musicale della<br />

comunicative pagine.<br />

gratificante.<br />

Svizzera Italiana.<br />

Umberto Padroni<br />

Umberto Padroni<br />

Umberto Padroni<br />

124 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


RECENSIONI<br />

LA MARSIGLIESE È ITALIANA<br />

La scoperta in un manoscritto di Giovan Battista Viotti<br />

Giovan Battista Viotti<br />

VIOLIN CONCERTOS<br />

Decca<br />

Guido Rimonda, violinista, alla testa<br />

Wagner<br />

della Camerata Ducale, imbraccia<br />

VOGT WAGNER<br />

il suo Stradivari 1721 (J.M.Leclair)<br />

Bamberg Symphoniker, J. Nott, dir.<br />

per la registrazione dell’intero opus<br />

Sony<br />

violinistico di Giovan Battista Viotti<br />

Non è frequente imbattersi in un<br />

(1755-1824), violinista/compositore,<br />

programma di momenti lirici - che<br />

della quale è alla seconda realizza-<br />

canto popolare del regime appena<br />

paternità di quel brano, essendo for-<br />

nella elaborazione teatrale di Richard<br />

zione, per Decca. Dopo i Concerti nn.<br />

rovesciato - la paternità italiana di-<br />

temente compromesso con il regime<br />

Wagner (1813-1883) sostituiscono le<br />

22 e 24 e la Meditazione in Preghiera<br />

viene sostenibile, alla luce delle date:<br />

francese, appena decapitato; né la<br />

arie - momenti sempre difficili a trarsi<br />

(che costituivano i numeri della pri-<br />

il brano viottiano, di ben undici anni<br />

rivendicò, per una ragione analoga,<br />

dall'animazione musicale che il fatale<br />

ma uscita), nella seconda, fresca di<br />

anteriore alla Marsigliese, dall’auto-<br />

sotto Napoleone.<br />

teatrante e pensatore di Lipsia impri-<br />

stampa, la registrazione di altri due<br />

re del testo della stessa potrebbe<br />

Una conferma indiretta della pree-<br />

meva ai suoi testi musicati. Per ricorda-<br />

Concerti (nn. 12 e 25) e del Tema e<br />

essere stato ascoltato a Parigi, al<br />

sistenza del tema della Marsigliese<br />

re i due secoli dalla sua nascita capita<br />

Variazioni per violino e orchestra, in<br />

Concert Spirituel, o potrebbe aver-<br />

e, assai verosimilmente della pa-<br />

anche questo; qui Klaus Florian Vogt,<br />

prima registrazione mondiale e di<br />

lo ricevuto da Pleyel, violinista a sua<br />

ternità viottiana, verrebbe anche<br />

tenore tedesco del nord, approdato<br />

recente scoperto, che reca a tutti<br />

volta ed editore di Viotti, con il qua-<br />

da Mozart, dal suo Concerto in do<br />

al canto dal rango dei cornisti, bella<br />

un’importante sorpresa. La musi-<br />

le aveva già collaborato in veste di<br />

maggiore per pianoforte e orchestra,<br />

presenza, una voce di respiro ampio e<br />

ca dell’inno nazionale francese, la<br />

“paroliere” per una marcia militare<br />

KV 503, del 1786, di cinque anni po-<br />

di tecnica molto controllata, canta in<br />

Marsigliese, finora attribuita allo<br />

(l’anno precedente l’apparizione<br />

steriore all’opera di Viotti. Nel primo<br />

pagine emergenti da I maestri cantori<br />

stesso autore delle parole, e cioè a<br />

della Marsigliese) la cui musica era<br />

movimento, il secondo tema presen-<br />

di Norimberga, da Lohengrin, Parsifal,<br />

Rouget de Lisle, violinista dilettante,<br />

di Pleyel. L’anno appresso, secondo<br />

ta forti analogie con la Marsigliese,<br />

Rienzi, Tristano e Isotta, L'Olandese<br />

che l’avrebbe scritta, secondo la dif-<br />

una ricostruzione assai probabile,<br />

prima della Marsigliese.<br />

Mozart<br />

volante, Il crepuscolo degli Dei, e da<br />

fusa vulgata, a Strasburgo nel 1792,<br />

l’editore e l’autore della Marsigliese<br />

conosceva l’opera del violinista ita-<br />

La Valkiria: il repertorio presenta una<br />

in realtà sarebbe di Viotti, come<br />

erano a Strasburgo e Pleyel per la<br />

liano, del quale aveva scritto le parti<br />

gamma molto ricca di modi, ma fon-<br />

risulta dal manoscritto del Tema e<br />

seconda volta potrebbe aver conse-<br />

per trombe e timpani del Concerto<br />

damentalmente poggia sull'invenzio-<br />

variazioni firmato e datato 2 marzo<br />

gnato una musica a Rouget de Lisle,<br />

n.16 in mi minore per violino e orche-<br />

ne che Wagner - che per il suo ideale<br />

1781. Una volta ammesso che il tema<br />

questa volta non sua ma di Viotti, il<br />

stra; confermato da un particolare<br />

artistico ha dovuto inventare tutto: i<br />

dell’inno francese non possa essere<br />

quale in quel periodo si era appe-<br />

curioso: l’identica tonalità dei due<br />

poemi per le sue partiture, una teoria<br />

un tema “popolare” - per l’avversio-<br />

na rifugiato a Londra, e non aveva<br />

brani, do maggiore.<br />

armonica, un teatro di particolare dise-<br />

ne dei rivoluzionari all’utilizzo di un<br />

nessuna intenzione di rivendicare la<br />

Pietro Acquafredda<br />

gno, e anche il modo di mettere insieme<br />

i necessari quattrini - ha formulato<br />

per la voce dei suoi tenori: un timbro<br />

e un'emissione - quelli dell'Heldentenor<br />

- per i suoi eroi. Esso distingue<br />

una vocalità forte e squillante capace<br />

di accenti esaltanti, ambrata fino alla<br />

brunitura, e dolce fino all'affettuosità,<br />

ma questa gagliarda luminosità non<br />

sembra tra le doti di Klaus Florian.<br />

Umberto Padroni<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 125


Aspettando Dylan<br />

Pur girando un “biopic”<br />

su Dave Van Ronk,<br />

leggenda del folk<br />

americano ante-Bob<br />

Dylan, I fratelli Coen<br />

firmano in realtà una<br />

commedia nera, lieve e<br />

colta allo stesso tempo<br />

(come abitudine della<br />

coppia) e ricca di colpi<br />

di scena.<br />

Film<br />

INSIDE LLEWYN DAVIS<br />

di Joel e Ethan Coen<br />

Lucky Red<br />

Inside Llewyn Davis, premiato a<br />

Cannes con il Gran Premio della<br />

Giuria, prende il titolo da un album<br />

di Dave Van Ronk e racconta<br />

la storia di questo folksinger<br />

<br />

del Village, dei beatnik e dei bar<br />

morie<br />

del cantautore The Major<br />

Of MacDougal Street, pubblica-<br />

“Cominciò<br />

a scriverle ma morì troppo<br />

presto e furono completate dal<br />

giornalista Elijah Wald”, hanno<br />

dichiarato Joel e Ethan ad una<br />

conferenza stampa affollatissima<br />

a Cannes, neanche fosse un concerto<br />

rock. “Se ami Bob Dylan,<br />

non puoi ignorare Van Ronk che<br />

è stato il suo ispiratore”. In effetti<br />

<br />

di rilievo nel panorama della musica<br />

folk che negli anni Sessanta<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

della musica folk acustica degli<br />

anni Sessanta. I primi rudimenti<br />

artistici li aveva appresi attingendo<br />

da un vasto repertorio di<br />

motivi tradizionali che svariava<br />

da ballate della cultura popolare<br />

della Gran Gretagna a canzoni<br />

di Bertold Brecht passando per<br />

<br />

<br />

ulteriore testimonianza della sua<br />

<br />

<br />

<br />

Street incrocia Washington<br />

<br />

memoria Dave Van Ronk Street.<br />

Il protagonista di Inside Llewyn<br />

Davis <br />

folk ispirato molto liberamente<br />

allo sfortunato Dave Van Ronk<br />

-<br />

<br />

<br />

“Non c’è una storia o una trama,<br />

per questo abbiamo aggiunto il<br />

gatto <br />

Ulisse (che ha fatto letteralmente<br />

impazzire il Festival) al seguito<br />

SALENTO FINIBUS TERRAE FILM FESTIVAL<br />

Dal 21 al 28 luglio la Puglia accoglie il cinema italiano e i cortometraggi<br />

internazionali in occasione dell’undicesima edizione del Salento Finibus<br />

Terrae Film Festival che si svolgerà nell’Alto Salento in provincia di Brindisi.<br />

Sei le sezioni competitive del festival, tutte dedicate a cortometraggi italiani<br />

e internazionali: Diritti umani, Mondo corto, Corto Italia, Documentari,<br />

Thriller-Noir-Horror e Animazione. Quasi 70 i lavori provenienti da Germania,<br />

Stati Uniti, Spagna, Francia, ma anche Gran Bretagna e San Marino.<br />

Ingresso libero.<br />

Per info: www.salentofinibusterrae.it<br />

del protagonista – <br />

intorno al gatto!”, ha scherzato<br />

Joel Coen. Racconta le peripezie<br />

del nostro eroe che tentando di<br />

raggiungere il successo (speranza<br />

vana perché gli vengono<br />

puntualmente preferiti colleghi<br />

lini<br />

del Village, dorme sui divani<br />

degli amici e scontento del suo<br />

<br />

parte alla volta di Chicago per<br />

incontrare un importante impresario.<br />

Il tutto arricchito dal<br />

famoso gatto che scappa sempre,<br />

da una cena in cui accade l’impensabile<br />

e dalla registrazione<br />

di una canzone non originale<br />

e geniale, Please Mr. Kennedy<br />

cantata da Oscar Isaac, Justin<br />

elaborazione<br />

di una vecchia hit<br />

antimilitarista. Tra gli interpreti,<br />

oltre al già citato Oscar Isaac nel<br />

ruolo del protagonista, compa-<br />

126 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


di Rocco Mancinelli<br />

iono Justin Timberlake che si<br />

divide tra il palco e gli studi di<br />

registrazione e che i fratelli Coen<br />

hanno fatto cantare in falsetto<br />

“Per sfondare il talento non basta<br />

– ha dichiarato il cantante<br />

attore – ci vuole qualcuno che<br />

creda in te. A volte sei nel posto<br />

giusto con le persone sbagliate<br />

o nel posto sbagliato con quelle<br />

giuste. Il successo è anche una<br />

questione di circostanze positive.<br />

BEHIND THE CANDELABRA<br />

di Steven Soderbergh<br />

HBO<br />

Letteralmente dietro i candelabri (il<br />

titolo è stato suggerito dall’abitudine<br />

di Liberace di suonare sempre<br />

con un candelabro sfavillante di<br />

strass sul pianoforte), è il 26° film<br />

(in 24 anni!) di Steven Soderbergh,<br />

uno dei registi più prolifici, e bravi,<br />

di Hollywood. Con questo film, Soderbergh<br />

ha dimostrato per l’ennesima<br />

volta la sua versatilità essendo<br />

riuscito ad attraversare tutti i generi<br />

lasciando ogni volta un’impronta<br />

personale. Behind the Candelabra<br />

racconta la vita, l’arte e le ossessioni<br />

di uno dei personaggi più eccentrici<br />

dello sfolgorante mondo dello spettacolo.<br />

Personaggio popolarissimo<br />

tra gli anni ‘50 e ‘70 al punto da essere<br />

apparso, come attore, in due<br />

episodi della serie televisiva degli<br />

anni Sessanta Batman, da comparire<br />

nell’elenco delle celebrità della Hollywood<br />

Walk of Fame e nel museo<br />

delle cere di Madame Tussauds a Las<br />

Vegas. Le sue canzoni sono state utilizzate<br />

in colonne sonore di diversi<br />

film, ma l’opera di Soderbergh più<br />

che sull’aspetto musicale si sofferma<br />

sulla vita dell’ultima icona omosessuale,<br />

in un’epoca in cui l’outing era<br />

ancora sconosciuto. Si può dire, infatti,<br />

che Liberace sia stato l’ultima<br />

star in un periodo in cui la cultura,<br />

ma anche la parola gay semplicemente<br />

non esistevano. Per contestualizzare<br />

storicamente quegli anni,<br />

basti pensare che Rock Hudson, uno<br />

dei sex symbol più amati di Hollywood,<br />

nascose praticamente fino<br />

a poco prima di morire la sua omosessualità.<br />

Come è stato sottolineato<br />

dallo stesso regista in una recente<br />

intervista, per capire la vera ragione<br />

che lo ha spinto a girare questo “biopic”<br />

molto interessante e godibile<br />

sulla vita di un divo oggi dimenticato,<br />

bisogna attendere il sottofinale<br />

in cui i giornali annunciano la morte<br />

per Aids di Rock Hudson. Fu proprio<br />

lui, praticamente sul letto di morte,<br />

infatti, il primo artista a fare outing.<br />

Interpretato da un magistrale e irresistibile<br />

Michael Douglas, il film getta<br />

lo sguardo sugli aspetti più pittoreschi<br />

dell’artista: la villa “mausoleo”,<br />

le fidanzate ufficiali che dovevano<br />

coprire la sua omosessualità, gli<br />

smoking eccentrici, lo stile di vita al<br />

tempo stesso esibito e nascosto, ma<br />

anche la sua ossessione per la chirurgia<br />

plastica e, di conseguenza, per<br />

l’immortalità o il desiderio di lasciare<br />

un segno di sé (non avendo avuto<br />

figli, cosa che lo tormentò a lungo,<br />

decise di sottoporre il suo amante<br />

autista compagno, Scott Thorson interpretato<br />

da Matt Damon, ad un’operazione<br />

che lo rendesse identico<br />

a lui). Un film molto esplicito, pur<br />

senza indugiare sugli aspetti pruriginosi<br />

della vita sessuale, diretto e che<br />

pone principalmente l’accento sul<br />

rapporto con la madre (l’indimenticabile<br />

Debbie Reynolds, 81 anni<br />

e due scene che da sole valgono il<br />

film) e con il giovane e sprovveduto<br />

Scott Thorson, autore del libro che<br />

ha ispirato il film. Ed è soprattutto su<br />

questa tempestosa relazione che il<br />

regista si sofferma, analizzando il cinismo<br />

con cui il divo dapprima accoglie<br />

nella sua vita il giovane Scott per<br />

poi liquidarlo senza tanti scrupoli (e<br />

quattrini) una volta stufatosi di lui.<br />

Ne ho visti troppi fallire, malgrado<br />

avessero le capacità, proprio<br />

come Llewyn Davis…”, Garrett<br />

Hedlund, l’ultimo sex symbol<br />

lanciato da Hollywood, nel ruolo<br />

di Johnny Five, compagno di<br />

strada del protagonista, e l’attrice<br />

del momento Carey Mulligan,<br />

presente a Cannes anche con Il<br />

grande Gatsby, nel ruolo della<br />

<br />

sa bene di chi. Il personaggio della<br />

Mulligan non è propriamente<br />

<br />

brutalità, ma è protagonista di<br />

una delle scene più divertenti del<br />

<br />

più corretto scrivere vomita) addosso<br />

al protagonista una serie<br />

di insulti esilaranti “Quando ti<br />

chiamano i Coen accetti qualunque<br />

ruolo. E sei disposto anche a<br />

dire delle bugie. Io ho raccontato<br />

che sapevo cantare”.<br />

TUTTO SCORSESE<br />

Il Museo Nazionale del Cinema di<br />

Torino ospita negli spazi della Mole<br />

Antonelliana, fino al al 15 settembre<br />

la mostra Scorsese, omaggio al genio<br />

artistico di uno tra i registi di maggior<br />

fama dei nostri tempi e ne ripercorre<br />

la carriera. L’esposizione si sviluppa<br />

in diverse aree del museo e mette<br />

in evidenza le fonti d’ispirazione di<br />

Scorsese e il suo particolare modo<br />

di lavorare, sottolineando quanto la<br />

sua arte narrativa abbia influenzato<br />

il cinema americano moderno. I materiali,<br />

in larga misura inediti, provengono<br />

prevalentemente dall’archivio<br />

privato del regista. Il particolare allestimento<br />

della mostra parte dall’Aula<br />

del Tempio, dove una spettacolare<br />

scenografia rende omaggio alla New<br />

York protagonista dei suoi film, spesso<br />

ambientati nella Grande Mela, in<br />

particolare a Little Italy. Una mappa<br />

della città indica le location dei film - i<br />

cui spezzoni vengono riproposti su<br />

4 monitor - mentre le vetrine laterali<br />

ospitano oggetti di scena tra i quali<br />

spiccano numerosi costumi di Gangs<br />

of New York e il vestito rosso indossato<br />

da Michelle Pfeiffer nel film L’età<br />

dell’innocenza.<br />

The Last Waltz<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 127


AMATO MIO LP<br />

di Carlo D’Ottavi<br />

Mel Pot allo stato dell’arte<br />

Il compositore americano<br />

George Gershwin, pur essendo<br />

vissuto solamente<br />

trentotto anni, ebbe il tempo di<br />

attraversare un periodo stimolantissimo,<br />

musicalmente parlando,<br />

nel quale i più diversi stili<br />

s’incontravano e si mischiavano<br />

come in nessun altro paese al<br />

mondo. Se nell’Ottocento sempre<br />

più compositori colti europei avevano<br />

attinto dalle radici popolari<br />

dei rispettivi paesi, sviluppando<br />

le cosiddette scuole nazionali,<br />

negli Stati Uniti la dipendenza<br />

culturale dall’Europa si faceva<br />

progressivamente meno forte,<br />

sviluppando una cultura popolare<br />

sempre più originale e propria,<br />

frutto di un mescolanza unica di<br />

<br />

le più diverse tra loro. Quando<br />

Gershwin nasce, nel 1898, il<br />

contributo della musica nera è<br />

<br />

solo tra i neri. Il blues del delta<br />

<br />

diverse e lontane fornendo le basi<br />

per il ragtime e il jazz. Negli anni<br />

venti del ‘900, le grandi metropoli<br />

del nord degli Stati Uniti, pullulano<br />

di locali, teatri, sale da ballo<br />

dove si suona, danza e canta la<br />

“negro music”. Il musical teatrale<br />

na<br />

e si contrappone con sempre<br />

più forza all’Opera e all’Operetta<br />

del vecchio continente. In questo<br />

ambiente così fertile George<br />

Gershwin cresce e in brevissimo<br />

tempo si impone come uno dei<br />

suoi più brillanti esponenti ma,<br />

nonostante il successo, tutto questo<br />

non gli basta e il desiderio di<br />

diventare un grande compositore<br />

di musica colta è forte, al punto<br />

di volere prendere lezioni da un<br />

contemporaneo come Maurice<br />

Ravel. Il grande maestro francese<br />

è tra i grandi innovatori della<br />

musica classica europea. Il suo<br />

<br />

della musica “moderna” per cui a<br />

Gershwin apparve come la guida<br />

ideale. La risposta di Ravel alla<br />

richiesta del musicista americano<br />

<br />

di un diniego sdegnoso nei confronti<br />

di un collega versato soprattutto<br />

nella musica popolare,<br />

ma, al contrario, nel ritenersi non<br />

adeguato nei confronti di un personaggio<br />

talmente dotato e così<br />

personale da non avere bisogno<br />

di imbrattarsi con qualcosa che<br />

non faceva parte della propria<br />

George Gershwin<br />

RHAPSODY IN BLUE<br />

vinile da 180 grammi<br />

fonè<br />

cultura e radici. Gershwin, a<br />

suo modo, seguì il consiglio di<br />

Ravel e anche quando affrontò il<br />

genere colto lo fece con uno stile<br />

tanto inconfondibile da essere<br />

subito riconosciuto come americano<br />

e non europeo. In questo<br />

modo le composizioni “serie” di<br />

Gershwin, pur seguendo un’architettura<br />

classica, elaborano e<br />

sviluppano melodie, ritmi, stile<br />

128 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


assolutamente americani, pregni<br />

<br />

generi di cui sopra e che già con<br />

tanta maestria Gershwin aveva<br />

<br />

anche a una creatività e fantasia<br />

straripanti.<br />

Questo stare con un piede nel<br />

mondo classico e l’altro nel mon-<br />

<br />

per semplicità, è alla base della<br />

scelta di Decca di pubblicare al-<br />

<br />

di Gershwin con l’Orchestra del<br />

Gewandhaus di Lipsia, diretta<br />

-<br />

<br />

pianoforte. La Rapsodia in Blu,<br />

<br />

orchestrata da Ferde Grofé, il<br />

Concerto in Fa per pianoforte e<br />

orchestra, Good Mornin’ Sistuh!,<br />

Weather Report<br />

MYSTERIOUS TRAVELLER<br />

Speakers Corner<br />

Il tastierista Joe Zawinul e il sassofonista<br />

Wayne Shorter, crebbero alla<br />

corte di, tra gli altri, Davis e Adderley.<br />

Proprio durante le sessioni di<br />

In a Silent Way di Davis del 1969, si<br />

incontrarono e da lì l’idea di fondare<br />

un proprio gruppo prese forma<br />

lentamente diventando realtà solo<br />

due anni dopo con il contributo del<br />

cofondatore Miroslav Vitous al basso.<br />

Tre album fondamentali in quel crocevia<br />

tra jazz, funk ed elettronica e<br />

poi la svolta del 1974 con Mysterious<br />

Traveller per il quale Vitous scriveva<br />

un solo pezzo, American Tango, per<br />

lasciare il posto al bassista elettrico<br />

Alphonso Johnson. La ricerca di sonorità<br />

più dirette, relativamente più<br />

semplici, pur mantenendo i caratteristici<br />

incastri tra melodia, ritmo e assoli<br />

fu tra i motivi della separazione. Pur<br />

apparendo come un componente di<br />

transizione tra il fondatore Miroslav<br />

Vitous e il mostruoso Jaco Pastorius<br />

- che di lì a poco lo sostituirà - l’apporto<br />

di Johnson al basso, ancora<br />

presente nel successivo Tale Spinnin’,<br />

è fondamentale per caratterizzare<br />

con un segno saltellante e pulsante<br />

il ritmo delle composizioni dei Weather<br />

Report in questo disco. Così brani<br />

come Cucumber Slumber o la title<br />

Rialto Ripples e la suite sinfonica<br />

, da Porgy and Bess<br />

<br />

interessante viaggio nella musica<br />

gershwiniana. La novità più interessante<br />

per gli appassionati del<br />

disco nero sta nel fatto che i na-<br />

<br />

track difficilmente vi faranno star fermi<br />

fin dal loro primo ascolto. La svolta<br />

commerciale, ma solo nel senso<br />

di popolarità che diventerà enorme,<br />

si avrà comunque con i successivi<br />

Black Market e, soprattutto, Heavy<br />

Weather con l’arcinota Birdland, ma<br />

Mysterious Traveller rimane, per la<br />

sua posizione cronologica ed evolutiva<br />

centrale, il perno della storia di<br />

questo formidabile super gruppo. La<br />

nuova versione in vinile 180 grammi<br />

è edita dallo specialista Speakers<br />

Corner e distribuita da Sound and<br />

Music a 39,00 €<br />

da Giulio Cesare Ricci per la ma-<br />

<br />

<br />

<br />

analogico e valvolare, la versione<br />

<br />

limitata a 496 copie in doppio<br />

vinile da 180 grammi.<br />

PILLOLE<br />

Fleetwood Mac<br />

RUMORS<br />

Warner Bros/Reprise Record<br />

Con i suoi 19 milioni<br />

di copie venduti<br />

è uno dei dischi<br />

rock più venduti<br />

della storia,<br />

un caso degli anni Settanta e ancora<br />

un lavoro godibile ai giorni nostri.<br />

Ristampa di lusso disponibile<br />

su due 45 giri o su singolo 33 giri<br />

entrambi da 180 grammi.<br />

Grateful Dead<br />

LIVE/DEAD<br />

Mobile Fidelity Original Master<br />

Recording<br />

Gioco di parole<br />

per un doppio<br />

disco dal vivo per<br />

il morto “riconoscente”...<br />

Originalmente<br />

del 1969 è considerata<br />

una delle migliori performance live<br />

di una band rock e riedita in un<br />

doppio prezioso vinile da 180<br />

grammi in edizione limitata.<br />

Tricky<br />

FALSE IDOLS<br />

K7<br />

Recente nuova fatica<br />

discografica<br />

per una delle voci<br />

della prima ora dei<br />

Massive Attack. Il<br />

risultato sono ben quindici nuove<br />

tracce di una sofisticata miscela di<br />

rock, folk e pop alla sua originalissima<br />

maniera. Ordinabile sul sito bleep.<br />

com anche in versione download.<br />

Suzanne Vega<br />

BEAUTY AND CRIME<br />

Classic Records Clarity SV-P II<br />

Realizzato nel<br />

2007 questo album<br />

è per molti<br />

il miglior disco<br />

dell’artista dai<br />

tempi del celebre debutto. Un affettuoso<br />

omaggio alla Grande<br />

Mela cambiata dopo Ground Zero.<br />

Ristampato in un set di 4 dischi a<br />

45 giri da 200 grammi con tecnologia<br />

Clarity.<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 129


Link<br />

di Vittorio Amodio<br />

Le nostre antenne captano segnali di paura, di sconcerto, di sconcerto collettivo, un rumore di fondo<br />

fatto di clacson e spade sguainate. Come esuli spaziali cantiamo il nostro spaesamento, offrendolo<br />

in musica a chi lo vuole condividere. Insomma, sia qua, del tutto esposti. Passati ingombranti alle<br />

spalle, che vi preghiamo di non far diventare zavorre. Futuro in formazione. Dovessi definire ciò che<br />

facciamo oggi direi “Esistenzialismo elettrico”. Niente di decadente, che nel quotidiano vivo da<br />

contadino. [Massimo Zamboni, 2013]<br />

CCCP<br />

AFFINITÀ-DIVERGENZE<br />

FRA IL COMPAGNO TOGLIATTI E NOI<br />

LP Attack Punk Records (1986)<br />

Avevano già<br />

sconvolto l’ingenua<br />

e acerba scena<br />

italiana dei primi<br />

anni Ottanta con un<br />

paio di memorabili<br />

EP. Il merito di tanta scoperta va ascritto<br />

alla microlabel Attack Punk Records, che da<br />

qualche anno stava pubblicando una serie<br />

di “quarantacinquini” dalla veste grafica<br />

inedita e accattivante, documentando<br />

i primi vagiti punk emiliani. Capofila<br />

del progetto - e che merita più di una<br />

citazione - fu Jumpy Velena, prima della<br />

sua evoluzione cibernetica, vero artefice di<br />

una scena folle e delirante. E folli e deliranti<br />

erano Massimo Zamboni e Giovanni<br />

“Lindo” Ferretti, che in queste dieci canzoni<br />

mettono su vinile quello che resterà il<br />

manifesto della band. Giovanni riesce lì<br />

dove quasi tutti avevano fallito, cantare<br />

in italiano su un tessuto rock moderno.<br />

Emilia paranoica (posta al termine del<br />

disco con i suoi imponenti sette minuti<br />

e passa) diventa la sintesi del loro punk<br />

filo-sovietico, provocatorio , una vera e<br />

propria presa per i fondelli; una capacità<br />

nella recitazione (specie sul palco) fuori dal<br />

comune: “Aspetto un’emozione sempre più<br />

indefinibile” cantano su di un ritmo ipnotico<br />

con Annarella e Fatur che disegnano le<br />

loro strambe coreografie. Ed in un attimo<br />

Reggio Emilia diventa Berlino; ma non è<br />

vero, non sarà mai vero!<br />

Riuscirono però a farcelo credere i CCCP …<br />

Offlaga Disco Pax<br />

SOCIALISMO TASCABILE<br />

(PROVE TECNICHE DI TRASMISSIONE)<br />

CD Santeria (2005)<br />

Un’eredità scomoda<br />

quella che<br />

raccolgono, una<br />

generazione dopo,<br />

Enrico Fontanelli<br />

(tastiere, basso e<br />

basi), Daniele Carretti (chitarre e basso)<br />

e Max Collini (narrazione e declami).<br />

Già perché loro sono di Reggio Emilia e,<br />

nonostante siano cresciuti con la new wave<br />

di My Bloody Valentine, Cocteau Twins e<br />

Pixies, con il punk filosovietico ci devono<br />

fare i conti. Un corto circuito generazionale<br />

visto che due di loro sono nati nel ‘77. E<br />

così, tra in-congruenze e proclami, giù a<br />

raccontare storie nei nove brani, in bilico<br />

tra i sogni di sempre e le ragioni del<br />

quotidiano, in un misto di elettronica, indie<br />

rock e new wave sul quale si erge il recitato<br />

(mai cantato) di Max, come se i Massimo<br />

Volume fossero sopravvissuti a loro stessi.<br />

Così ti ritrovi ad ascoltare Kappler e<br />

finalmente hai la tua canzone che racconta<br />

di anni trascorsi tra i banchi di un liceo o<br />

Khmer rossa, perché anche l’amore può<br />

essere cantato da un gruppo indie, o<br />

Tatranky, la “loro” Emilia paranoica. Oggi,<br />

a distanza di dieci anni, gli ODP ci sono<br />

ancora e si apprestano a festeggiare con<br />

serate “Era la prima volta…”, nelle quali<br />

ripercorreranno la loro storia musicale.<br />

Forse se leggete queste righe fate in tempo<br />

ad assistere alla data del 4 luglio a Torino,<br />

altrimenti accontentatevi del nuovo CD<br />

Gioco di Società.<br />

M. Zamboni - A. Baraldi<br />

UN’INFINITA COMPRESSIONE<br />

PRECEDE LO SCOPPIO<br />

CD Edel (2013)<br />

Torna Massimo<br />

Zamboni, dopo due<br />

anni di concerti<br />

proprio con Angela<br />

Baraldi in Solo una<br />

terapia – Dai CCCP<br />

all’estinzione, nel quale aveva provato, con<br />

successo dobbiamo dire, a riprendersi il<br />

suo passato. Archiviata la sua pur felice<br />

collaborazione artistica con Nada, ora arriva<br />

un disco tutto nuovo, figlio dei tempi (la<br />

realizzazione è stata possibile anche grazie<br />

alla campagna di fund raising lanciata<br />

attraverso musicraiser.com); undici canzoni,<br />

nel quale vecchio e nuovo si fondono. E se<br />

in Lamenti, con Gianni Maroccolo al basso,<br />

citare i CSI è doveroso e spontaneo, in Rotta<br />

Massimo si lascia andare al vecchio amore,<br />

quel punk rock delle origini, e trova in Angela<br />

una bella voce che sostiene anche ritmi più<br />

hard. L’album scorre così tra brani più corposi<br />

e momenti più riflessivi. Ma la sorpresa di<br />

questo lavoro è proprio la voce della Baraldi,<br />

dotata di una forza comunicativa assoluta.<br />

Leggendo la sua biografia e tralasciando le<br />

vicende che la vedono davanti la macchina<br />

da presa (con successo) nel ruolo di attrice, il<br />

percorso musicale è più che interessante. Dai<br />

primi vagiti con collaborazioni occasionali<br />

nella sua Bologna (Hi-Fi Bros e The Stupid<br />

Set), ai dischi e tours come corista con diversi<br />

cantautori italiani (da Dalla a De Gregori), sino<br />

alla realizzazione in proprio di una manciata<br />

di album, l’ultimo dei quali l’omonimo del<br />

2003.<br />

130 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


Gladiator in arena<br />

consilium capit<br />

Il gladiatore<br />

sceglie le sue mosse<br />

nell’arena<br />

(Seneca, Epistulae Morales Ad Lucilium - Libro III, XXII, 1)<br />

Abbiamo scelto di non sottostare alle regole del mercato.<br />

Abbiamo scelto di mantenere integra la nostra autonomia.<br />

Abbiamo scelto nuove forme di comunicazione.<br />

Abbiamo scelto di abbandonare i luoghi comuni del settore,<br />

Abbiamo scelto di rispettare la musica e la sua riproduzione.<br />

SCEGLI ANCHE TU, ABBONATI!<br />

Formule e offerte su:<br />

edicola.suono.it<br />

suono.ezpress.it<br />

diffusione@suono.it


FIORI FRUTTA CITTÀ<br />

di Paolo Corciulo<br />

In movimento<br />

movimento”: è il tema<br />

“In di questo numero di SUO-<br />

NO e ci mancherebbe che<br />

una rubrica, in movimento, come<br />

questa lo trascurasse… Così ecco<br />

una serie di mete a sfondo musicale<br />

ma non solo per riempire l’agenda<br />

di un perfetto music lover.<br />

COMPENDIO PROG<br />

La prima, destinata a chi ama<br />

la musica italiana, ha un sapore<br />

particolarmente dolce per gli<br />

abbonati di <strong>SUONO</strong>: i più veloci<br />

possono aggiudicarsi gratis il<br />

pacchetto di ingressi per tutta la<br />

durata della manifestazione. Siamo<br />

a San Giovanni in Marignano,<br />

la porta di ingresso alla Valconca<br />

(le spiagge di Cattolica sono a<br />

pochi chilometri…), considerato<br />

uno dei più belli borghi d’Italia.<br />

Qui dal 2 al 4 d’agosto si svolge il<br />

3° Festival della musica d’autore<br />

italiana, consueto appuntamento<br />

con la musica di qualità. Imperdibile<br />

per gli amanti del genere<br />

la maratona musicale (3 agosto)<br />

dedicata alla musica progressiva,<br />

caratterizzata da una alternanza<br />

tra il nuovo ed il vecchio…ovvero<br />

tra le realtà consolidate del prog<br />

italiano e mondiale (Le Orme,<br />

La Storia New Trolls e Osanna)<br />

assieme a delle giovani realtà italiane<br />

(Gran Turismo Veloce e Prophexy)<br />

e ad una delle band che,<br />

attualmente, sta riscuotendo un<br />

grande successo oltreoceano: La<br />

Locanda delle Fate. Sul palco si<br />

alterneranno Lino Vairetti (Osanna),<br />

Michi Dei Rossi (le Orme),<br />

Vittorio De Scalzi e Nico Di Palo<br />

(La Storia New Trolls). Sempre a<br />

San Giovanni, nel primo weekend<br />

di settembre, da segnalare la rassegna<br />

rock delle band giovanili…<br />

amicifestival@gmail.com<br />

SU È GIÙ PER LE COLLINE<br />

Fino al 31 luglio i comuni toscani<br />

di Poggio a Caiano, Prato, Carmignano,<br />

Montemurlo, Vaiano e<br />

Vernio sono coinvolti nel Festival<br />

delle colline 2013, come sempre<br />

caratterizzato da un cartellone di<br />

alta qualità musicale, il più possibile<br />

originale e con il desiderio di<br />

mettere in scena nuove, piccole,<br />

produzioni. Si va da Bach nell’interpretazione<br />

dello straordinario<br />

pianista Ramin Bahrami, alla<br />

musica di Theo Teardo (vedi l’intervista<br />

in questo stesso numero<br />

di <strong>SUONO</strong>) che ha accompagnato<br />

ma<br />

italiano, ad un gruppo francoamericano-olandese-portoghese-<br />

Don Pasta<br />

norvegese (ma fa base a Shangai!)<br />

come The Word, per approdare<br />

da un lato alla meravigliosa voce<br />

di Ginevra di Marco, dall’altro alle<br />

scorribande musico-gastronomiche<br />

di Don Pasta.<br />

www.festivaldellecolline.com<br />

DALLE COLLINE ALLE VALLI<br />

Dal 5 all’8 luglio ad Agazzano<br />

(Pc) si svolge la prima edizione<br />

del Val Luretta Jazz, il primo<br />

festival jazz realizzato nelle valli<br />

piacentine: quattro giorni dedicati<br />

interamente alla musica con<br />

workshop, stand enogastronomi-<br />

132 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


foto R. Ascroft<br />

ci, presentazioni di libri, mostre<br />

<br />

artisti della scena jazz nazionale.<br />

Il festival vede esibirsi Paolo<br />

Jannacci (5 luglio), Marco “Ray”<br />

Mazzoli e Giuliano Ligabue (6 luglio),<br />

Mattia Cigalini feat. Fabrizio<br />

Bosso (7 luglio) e Fabio Giachino<br />

(8 luglio). Durante l’arco<br />

di tutto il festival, ogni mattina,<br />

si svolgeranno i seminari tenuti<br />

da Mattia Cigalini (sax), Bebo<br />

Ferra (chitarra), Riccardo Fioravanti<br />

(basso) e Stefano Bagnoli<br />

(batteria) che, oltre a tenere corsi<br />

sul proprio strumento, terranno<br />

i corsi di musica d’insieme sotto<br />

forma di ensemble, dando la<br />

possibilità agli iscritti di poter<br />

suonare con una formazione jazz<br />

interamente composta da professionisti;<br />

a partire dalle 18.00<br />

invece , nel cortile del comune,<br />

conferenze inerenti al jazz.<br />

www.porrettasoul.it<br />

Tel.0534-22021<br />

IO, LA RIVIERA E LUI<br />

A Ravello io ci andrei anche solo<br />

per il suo nome: “Ravello”, ah<br />

che piacere pronunciarlo! Se si<br />

aggiunge che questo piccolo ma<br />

affascinante centro turistico si<br />

<br />

ci sono e abbondano i motivi<br />

per visitarlo. Uno in più (20 luglio)<br />

potrebbe essere il concerto,<br />

all’interno del Ravello Festival,<br />

di Wayne Shorter: il sassofonista<br />

di Newark, già ospite del festival<br />

campano nel 2004, salirà sul<br />

palco in quartetto accompagnato<br />

dal pianista Danilo Pérez, il<br />

contrabbassista John Patitucci<br />

e il batterista Brian Blade per<br />

il suo “Wayne Shorter - 80th<br />

Birthday Celebration Concert”.<br />

L’ex Weather Report (il miglior<br />

gruppo di sempre secondo Tim<br />

Young – vedi visita ai Metropolis<br />

Wayne Shorter<br />

Studio in questo stesso numero<br />

di <strong>SUONO</strong>) festeggerà così nel<br />

modo migliore questa importante<br />

ricorrenza.<br />

www.ravellofestival.com<br />

MUSICA E NON SOLO<br />

Max Gazzè, Marta sui Tubi, Ministri,<br />

Fedez, Luca Agnelli Massimo<br />

Zamboni (con lo spettacolo<br />

“30 anni di Ortodossia”); poi il<br />

<br />

ancora 77 Bombay Street, Grimus,<br />

Rangleklods… sono protagonisti<br />

del classico appuntamento<br />

nel cuore della Valdichiana<br />

con Arezzo Wave Love Festival<br />

(11 - 14 luglio), quattro giornate<br />

di festival con musica e non solo<br />

con sede principale nell’area verde<br />

di Albergo (piccola frazione<br />

del Comune di Civitella in Valdichiana<br />

della provincia aretina)<br />

e alcuni eventi nella città di Arezzo.<br />

Se vi trovate in zona, da non<br />

<br />

al 1 settembre) Icastica, installazioni<br />

e sculture nel segno della<br />

donna, con opera di 40 artiste<br />

provenienti da tutto il mondo.<br />

Tra di esse Yoko Ono e Marina<br />

Abramovic di cui si è parlato in<br />

passato su <strong>SUONO</strong><br />

www.arezzowave.com<br />

www.icastica.it<br />

L’UNICUM DELLA GRANDE CANTORIA<br />

Nella Chiesa di San Rocco a Venezia, era dal 1927 che non si era più vista la<br />

straordinaria machina da musica della Grande Cantoria di Pietro Fossati del<br />

1789 che viene riproposta, dopo 15 anni di attento restauro.<br />

La “grande cantoria” è un apparato di proporzioni architettoniche davvero<br />

vaste, eccezionali anche per l’epoca, il Settecento, in cui le costruzioni effimere<br />

costituivano una parte importante dell’edilizia pubblica e dell’ornato civico.<br />

Si vedano Canaletto, Guardi, Carlevarjis, ecc. Nel periodo barocco/rococò<br />

infatti lo Stato (vedi la Francia del Re Sole) e quindi anche la Repubblica di<br />

Venezia, usava affidare la propria immagine e la propria magnificenza a queste<br />

realizzazioni d’occasione, che venivano erette al momento per ricevere ospiti<br />

di riguardo (papi, re, principi, ecc.), o per celebrare festività di importanza tradizionale:<br />

nel caso di Venezia, la Sensa, il Redentore, la Salute, il Dogado, ecc.<br />

Questi “componibili” di grande effetto scenografico e di spiccata teatralità,<br />

all’epoca montati e smontati continuamente, facevano parte del “mito<br />

di Venezia” ma sono tutti scomparsi, anche perché realizzati con materiali<br />

deperibili (legno, gesso, ecc.. Per queste ragioni, la Grande Cantoria di San<br />

Rocco costituisce un unicum, non solo perché non sembra ce ne siano altre<br />

fino ad oggi sopravvissute, almeno di questa eccezionale dimensione (m<br />

14,60 x 11,40), ma anche per l’ottima qualità architettonica del manufatto e<br />

per il notevole grado della sua conservazione. Lo studio dei Fossati, i “proti”<br />

dell’opera, era uno dei migliori in città.<br />

www.scuolagrandesanrocco.it<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 133


Oooh Bruce!<br />

Libri<br />

Sei uscite nel solo 2010,<br />

due nel 2011, nuovamente<br />

sei (più due eBook)<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

che luccica<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

completisti (disposti<br />

<br />

e selezionatori<br />

-<br />

<br />

-<br />

-<br />

-<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

-<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

-<br />

<br />

Queuing in Europe<br />

– A Smart Guide To Wrecking<br />

Ball Tour Towns-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

-<br />

<br />

La ragazza<br />

del Jersey (O quasi)-<br />

-<br />

A<br />

due voci – Twelve Bars Blues,<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

41 Colpi –<br />

Omaggio illustrato alla poetica<br />

di B.S.<br />

<br />

Il mio nome<br />

è Joe Roberts”-<br />

-<br />

American Skin<br />

-<br />

Nebraska style<br />

<br />

citato All The Way Home - Bruce<br />

Springsteen In The Italian Land<br />

1985-2012 di Daniele Benvenuti<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

We Are Alive – Ritratto di B.S.<br />

-<br />

New Yorker,<br />

-<br />

-<br />

<br />

e implementate) tesi e conside-<br />

-<br />

<br />

aveva dato il via a un polemico e<br />

<br />

-<br />

New Republic<br />

<br />

Bruce<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

-<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

134 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


a cura di Max Stèfani<br />

Riccardo Bertoncelli<br />

THE LIGA STORY /VOLUME 1<br />

Giunti - € 14,90<br />

Barney Hoskyns<br />

LED ZEPPELIN LA STORIA<br />

ORALE<br />

Arcana - € 25,00<br />

Riccardo Bertoncelli ha già scritto<br />

due libri su Ligabue: Una vita da mediano<br />

nel 1998 (che ha venduto tantissimo)<br />

e Vivere a orecchio nel 2005.<br />

Adesso ci riprova con questo ennesimo<br />

tomo che al prezzo di 15 euro<br />

pomposamente annuncia “la storia<br />

dei primi anni di carriera come non era mai stata raccontata”. Ovviamente non è<br />

affatto vero. Io l’ho raccontata varie volte in molteplici interviste sul Mucchio e<br />

soprattutto in uno speciale “Ligabue Story”, uscito allegato al Mucchio del gennaio<br />

1993, e in una lunga intervista/verità in 3 puntate al suo manager Valerio<br />

Soave nei primi mesi del 2011. Ma non sarebbe questo il problema: di giornali<br />

o libri che mentono ne sono pieni gli scaffali. Il problema è che ci troviamo di<br />

fronte a un libricino che sembra il libro Cuore. Tutti bravi, onesti, piccinini, poverelli….<br />

Pieno anche di gravi omissioni. Non tanto quella del rapporto a tre<br />

Soave/Ligabue/Maioli (che sarebbe stato troppo pretendere fosse stata scritta<br />

come effettivamente si è svolto), ma il ruolo svolto nella crescita artistica di<br />

Liga da Stefano Ronzani Mai citato.<br />

Possibile che nessuno sapesse che<br />

Righetti/Previte/Pellati erano nella<br />

band Rockin’ Chairs Bertoncelli ha<br />

alle spalle l’esperienza di una delle<br />

prime fanzine italiane nei primi anni<br />

Settanta, i 3 anni della rivista Gong e<br />

una ventennale esperienza di direttore<br />

editoriale, prima all’Arcana e dal<br />

1995 alla Giunti. Nel frattempo ha<br />

collaborato a qualsiasi rivista fosse in<br />

quel momento “trendy”. Una carriera<br />

degna (forse anche sopravvalutata)<br />

che libri come questo non fanno che<br />

infangare. Speriamo non abbia veramente<br />

un seguito.<br />

La storia orale, brutto ed equivoco titolo, è un tomo imperdibile per tutti quelli<br />

per cui i Led Zeppelin hanno rappresentato qualcosa. Anche per il sottoscritto<br />

ovviamente, che ebbe la fortuna nel 1973 di stare tutto il concerto sul palco<br />

in quel di Copenhagen e poi nei camerini finché non venne cacciato da Peter<br />

Grant. Hoskyns ha intervistato almeno 200 persone (oltre ovviamente ai protagonisti)<br />

che per un verso o per l’altro hanno attraversato la vita dei quattro.<br />

Per quanto mi riguarda ho apprezzato molto la prima parte, quella in cui si<br />

parla del passaggio Yardbyrds-Zeppelin. La cosa più curiosa Che, tutto sommato,<br />

la persona più importante fosse John Paul Jones.<br />

Un bel regalo per ogni fan del rock di età superiore ai 50. Max Stèfani<br />

Dave Marsh (Born To Run e Glory<br />

Days sono tutt’oggi le uniche<br />

produzioni almeno “ufficiose”<br />

sull’argomento, trattandosi infatti<br />

del marito di Barbara Carr, socia<br />

di John Landau... insieme a Two<br />

Hearts e On Tour, inedite in Italia),<br />

potrebbe pensare a qualcosa<br />

in uscita direttamente da Rumson<br />

o Colts Neck. Così non è e d’altra<br />

parte da qualche anno, Bruce va<br />

raccogliendo ricordi e pensieri<br />

<br />

“spacca mercato” che, sebbene<br />

ancora lontana nel tempo, andrebbe<br />

a tagliare la strada e le<br />

gambe a qualsiasi concorrente.<br />

Tuttavia, a parte questo, rimane<br />

(similmente a quel E Street<br />

<br />

& The ESB di Clinton Heylin, Arcana,<br />

che aveva aperto con grande<br />

battage pubblicitario il 2013<br />

brucesco nelle librerie italiane)<br />

<br />

comunque, complementare anche<br />

per i collezionisti.<br />

Il britannico Heylin, senza vantare<br />

particolari legami con lo<br />

Springsteen’s team, nella sua<br />

<br />

Ottanta aveva infatti rivalutato<br />

la figura di personaggi fino ad<br />

allora dipinti a torto come artisticamente<br />

secondari (da David<br />

Sancious a Vini “Mad Dog” Lopez,<br />

per esempio), quando non addi-<br />

<br />

(su tutti Mike Happel, in precedenza<br />

“riconosciuto” solo da Marc<br />

Elliot nel 1992 tra le pagine di<br />

quel , altro<br />

inedito in Italia, che lo vedeva comunque<br />

in veste di co-autore). Lo<br />

stesso inglese aveva portato alla<br />

luce anche aspetti più personali<br />

della vita di Bruce (come l’ausilio<br />

della terapia, fatto abituale negli<br />

States ma in Europa dipinto<br />

strumentalmente come a un solo<br />

passo dal suicidio…), senza però<br />

mai scadere nello scandalismo<br />

(anche grazie a una delle privacy<br />

meglio tutelate nella storia dei<br />

r’n’r heroes…). Carlin, dal canto<br />

suo, mantiene fede alla promessa<br />

fatta a Springsteen e si mantiene<br />

anch’esso sul piano della “onestà<br />

intellettuale” nei confronti dell’artista<br />

e del suo atteggiamento<br />

collaborativo.<br />

La traduzione del poderoso tomo<br />

ha richiesto ben tre professionisti<br />

(Dario Ferrari, Stefano Mogni e<br />

Diego Rossi) mentre il supporto<br />

di decine e decine di referenti informatissimi<br />

sui fatti permette di<br />

aggiungere alla storia del Jersey<br />

Devil nuovi aneddoti, particolari e<br />

sfumature, specie di carattere psicologico<br />

e a livello familiare: da<br />

<br />

comprese una prevedibilmente<br />

abbottonata Julianne Phillips e<br />

una completamente ermetica,<br />

ma al solito gentilissima, Patti<br />

Scialfa.<br />

Andrea Hawkes<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 135


CREEDENCE<br />

Una riflessione<br />

sul gruppo cult<br />

dei seventies. p. 138<br />

DITELO IN MUSICA<br />

La musica sempre più<br />

colonna sonora dei<br />

vidogiochi p. 140<br />

MAI DIMENTICATI<br />

poco più della passione<br />

di una notte: tanto<br />

durarono i Delfini. p. 143<br />

SHADES OF BLUE<br />

Seventies live<br />

I dischi dal vivo non sono sempre stati considerati un prodotto da buongustai.<br />

All’inizio, negli anni Sessanta e primi Settanta, le case discografiche registravano poco, male<br />

e mal volentieri gli show degli artisti.<br />

Stampare un disco dal vivo<br />

era considerato poco più<br />

(o poco meno) di un ri-<br />

in concerto. Gli stessi concerti<br />

furono a lungo considerati dai<br />

<br />

dei dischi. Bill Bruford dovette<br />

rinunciare ad essere pagato per<br />

il disco Close To The Edge per-<br />

potente impianto di amplificazione<br />

che portavano in tour<br />

mentre gruppi come i Blind Faith<br />

empitivo per un momento di<br />

pubblicizzare i dischi dell’artista<br />

<br />

-<br />

vuoto creativo o per la scadenza<br />

e a lungo la formula del concerto<br />

tour (per correre dietro a Bob<br />

<br />

di un contratto, sul modello di<br />

consisteva in un circo di più mu-<br />

Fripp). Esattamente il contrario<br />

degli incontri di pugilato, con-<br />

un Got Live If You Want It! degli<br />

sicisti che si alternavano, con po-<br />

di quello che avviene oggi, che i<br />

tribuendo a scavarsi la fossa. I<br />

Stones stampato solo negli USA,<br />

che canzoni a testa, ad un prezzo<br />

dischi vendono pochissimo, sono<br />

Rolling Stones comprarono uno<br />

o della seconda parte di un disco<br />

del biglietto irrisorio - come il<br />

piratati dai giovani e servono più<br />

<br />

con poco materiale come Wheels<br />

tour della Charisma che portava<br />

che altro a pubblicizzare i live<br />

colleghi. Le registrazioni dei con-<br />

Of Fire dei Cream. Anche la tec-<br />

in giro i Genesis di Peter Gabriel,<br />

show, i cui biglietti nel caso delle<br />

certi avrebbero iniziato a conqui-<br />

nologia di registrazione non era<br />

i VDGG di Peter Hammill e altre<br />

star arrivano tranquillamente a<br />

stare una loro dignità a cavallo<br />

quella di oggi, i nastri magnetici<br />

band della label per 30 pence<br />

costare 60 o 100 dollari (o euro)<br />

del 1970 con lavori energici come<br />

erano costosi ed avevano il difet-<br />

(centesimi) a biglietto. Il bigliet-<br />

e in occasioni speciali anche di<br />

Live At Leeds degli Who, Get Yer<br />

to di terminare durante l’esecu-<br />

to per Clapton all’apice della sua<br />

più. Tariffe molto poco rock. I<br />

Ya-Ya’s Out! degli Stones, Un-<br />

zione dei brani. I Beatles stessi,<br />

carriera costava una sterlina. I<br />

Dead in America e gli Who in<br />

dead dei Ten Years After, Live<br />

quelli che scrivevano le regole<br />

tour potevano permettersi di<br />

UK furono i primi ad afferrare<br />

Dead dei Grateful Dead, Live<br />

e le mode della nuova musica,<br />

chiudere in perdita perché i<br />

l’importanza del live show, ed<br />

At Boston dei Fleetwood Mac<br />

non pubblicarono mai un disco<br />

soldi arrivavano dalla vendita<br />

investirono i loro introiti in un<br />

(anche se uscito 20 anni dopo).<br />

136 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


M USICA | CINEMA | LIBRI | SOCIETÀ | ARTE | FUMETTI<br />

Pictures At An Exhibition degli<br />

EL&P fu stampato con un anno<br />

di ritardo e per un’etichetta<br />

economica, la Cotillion. Gli Yes<br />

spararono un disco dal vivo in<br />

cofanetto da tre LP e vendette<br />

comunque bene. Fu lo smisurato<br />

<br />

live come Frampton Comes Alive<br />

o il culto di lavori come Allman<br />

Brothers Band At Fillmore East<br />

a inventare il “doppio dal vivo”,<br />

anche se un enorme successo<br />

come Live Bullet dovette pena-<br />

<br />

stamparlo. Ai tempi del vinile era<br />

più facile di oggi individuare album<br />

dal vivo di culto: i live erano<br />

pochi nella carriera di un artista,<br />

non arrivavano di regola prima<br />

del quarto o quinto disco (quando<br />

c’era abbastanza repertorio<br />

<br />

bissato. Poi arrivarono band a<br />

reinventare il live-show, come i<br />

Grateful Dead, molto meglio dal<br />

vivo che sui dischi in studio, e le<br />

registrazioni in concerto cominciarono<br />

a moltiplicarsi. Non che<br />

il pubblico non fosse affamato<br />

delle registrazioni dei concerti.<br />

<br />

capire. Tanto che negli anni Set-<br />

otleg,<br />

registrazioni pirata spesso<br />

di bassa qualità degli show che<br />

passavano di mano fra gli appassionati<br />

a prezzi elevati. L’unico<br />

modo di ascoltare Springsteen<br />

dal vivo con la E Street Band erano<br />

i bootleg e Winterland ‘78 è<br />

ancora insuperato nella sua di-<br />

<br />

<br />

invece di stampare quello che<br />

la gente chiedeva, mobilitavano<br />

i federali per sequestrare i dischi<br />

pirata. I più bootlegati furono<br />

probabilmente Dylan, Springsteen<br />

ed i Grateful Dead. Gli ultimi<br />

costruirono sui bootleg la<br />

loro leggenda, e furono i primi a<br />

vendere regolarmente le loro incisioni<br />

dal vivo. Dylan ha creato<br />

una propria Bootleg Series che<br />

stampa con regolarità delle vere<br />

chicche della propria carriera.<br />

Springsteen invece non lo ha<br />

ancora capito oggi, mostrando<br />

nel suo rapporto con i dischi una<br />

mentalità da pop star. Phish e<br />

Dave Matthews Band, che vivono<br />

praticamente on the road, hanno<br />

la loro collana live, LivePhish e<br />

LiveTrax, che di questi tempi<br />

<br />

per vendere la registrazione di<br />

ogni show dal sito web. Altri ar-<br />

<br />

l’instant record stampato su due<br />

piedi per chi vuole portarsi a casa<br />

un souvenir del concerto. Se no,<br />

c’è chi si accontenta di registrare<br />

dallo smart phone e di pubblicare<br />

su YouTube.<br />

Blue Bottazzi<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 137


IL REVIVAL DEI REVIVAL<br />

Creedence & John Fogerty<br />

La recente uscita dell’album Wrote A Song For Everyone (vedi pag.108) impone, ma è un piacere<br />

immenso, una riflessione su questa grande band americana.<br />

I<br />

Creedence Clearwater<br />

Revival della Baia di San<br />

Francisco furono una storia<br />

a sé. Un’esplosione di rock & roll,<br />

una supernova che brillò per un<br />

attimo, oscurando tutto il resto del<br />

panorama del rock, una micidiale<br />

sequenza di hit che neanche i<br />

Beatles o Dylan. L’epopea dei<br />

Creedence toccò lo zenit fra il<br />

1969 ed il 1970, due anni nei quali<br />

la band sfornò cinque LP e non<br />

meno di quattordici 45 giri. In<br />

quei giorni psichedelici per il loro<br />

<br />

<br />

realtà furono il primo gruppo di<br />

roots rock. La rivista americana<br />

Rolling Stone scrisse che Green<br />

River era il disco più americano<br />

dai tempi di Music From The Big<br />

Pink di The Band. Anche se dal<br />

giorno in cui il pubblico li scoprì a<br />

quello in cui si sciolsero di mutuo<br />

accordo, perché “non c’era più<br />

divertimento”, passò solo un<br />

pugno d’anni, ma intensi come<br />

una carica di Cassius Clay. Nella<br />

realtà la band aveva accumulato<br />

una riserva di canzoni lungo il<br />

decennio dei Sixties, quando<br />

John Fogerty (classe 1945,<br />

nato a Berkeley ma cresciuto<br />

come tutta la band a El Cerrito,<br />

California), Stu Cook e Doug<br />

Clifford, battevano la baia come<br />

un trio di rock & roll e blues<br />

revival, cresciuti soltanto più<br />

tardi a quartetto con l’aggiunta<br />

del cantante Tom Forgerty<br />

(classe 1941, fratello maggiore<br />

di John). Nonostante avessero<br />

provato a registrare alcuni 45 giri,<br />

nessuno di essi era stato notato.<br />

Le cose cambiarono quando<br />

John e Doug fecero ritorno dal<br />

servizio militare, firmarono<br />

per la Fantasy, l’etichetta jazz<br />

di Saul Zaentz, e assunsero il<br />

nome di Creedence Clearwater<br />

Revival con John che prendeva<br />

saldamente la leadership, con la<br />

sua voce acuta, la vivace chitarra<br />

e soprattutto le sue canzoni. Il<br />

primo disco nel 1968 era rock<br />

americano delle chitarre dagli<br />

echi blues e rurali, con le lunghe<br />

e torride versioni di I Put A Spell<br />

On You di Screamin’ Jay Hawkins<br />

e di Suzie Q, immerse nel soul di<br />

Memphis di Ninety-Nine and a<br />

Half (Won’t Do). Gli elementi di<br />

fascino del quartetto c’erano già<br />

<br />

di evocare i grandi spazi della<br />

cotton belt, il sud degli States,<br />

il sound secco di Memphis, il<br />

fangoso delta del Mississippi, la<br />

magia delle nebbie del bajou della<br />

Louisiana, i battelli a ruota, i salici<br />

piangenti, il loup garou. In altre<br />

parole, l’America di Zagor e Tex<br />

Willer. Se il mito della California<br />

era fotografato dai Beach Boys,<br />

quello della Louisiana lo era dai<br />

Creedence. Non per caso le loro<br />

138 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


canzoni furono usate nel cinema<br />

per evocare l’America in dozzine<br />

di film da Apocalypse Now a<br />

The Swamp Thing, Forrest<br />

Gump, Il Grande Lebowski,<br />

Il Grande Freddo, Un Lupo<br />

Mannaro Americano a Londra,<br />

Air America, Philadelphia. Non<br />

c’è stato un rocker a non avere<br />

in repertorio una loro cover,<br />

da Springsteen a Seger, da<br />

Tina Turner a Todd Snider, da<br />

Pearl Jam a U2. Le loro canzoni<br />

erano capaci di coinvolgere ed<br />

emozionare: tutti i singoli di<br />

successo fecero il disco di platino,<br />

ed i LP al minimo il disco d’oro.<br />

Con Bajou Country, il secondo<br />

disco, che apriva il 1969, i<br />

<br />

di concentrare il rock & roll in tre<br />

minuti, i three minutes records<br />

della nostra cultura. Come un<br />

pittore entro i margini della tela,<br />

Fogerty aveva il dono naturale<br />

<br />

canzone temi evocativi, visionari<br />

e apocalittici. In Bajou Country<br />

gli hit furono Born On The Bajou<br />

e Proud Mary - quest’ultima<br />

destinata a diventare un classico<br />

della musica americana. In estate<br />

fu il turno di Green River, con<br />

l’omonimo singolo e soprattutto<br />

con Bad Moon Rising, una delle<br />

più perfette canzoni della storia<br />

del rock. A novembre avevano<br />

ancora abbastanza benzina da<br />

stampare un terzo LP, Willy and<br />

The Poor Boys<br />

come Fortunate Son e sociali<br />

come Down In The Corner, e una<br />

grande versione di The Midnight<br />

Special. Lungi dall’accusare<br />

stanchezza, il 1970 si aprì con<br />

il loro disco migliore, Cosmo’s<br />

Factory, più lungo e articolato<br />

degli altri lavori, con i torridi r&r<br />

di Travelin’ Band e Up Around<br />

The Bend, il blues di Before You<br />

Accuse Me, l’antimilitarista Run<br />

Through The Jungle, la ballata<br />

apocalittica di Who’ll Stop The<br />

Rain e come colpo di grazia gli<br />

undici minuti della I Heard It<br />

Through the Grapevine di Marvin<br />

Gaye. La potenza di fuoco della<br />

band dal vivo è testimoniata dal<br />

The Concert, registrato<br />

all’Oakland Coliseum il 31<br />

gennaio 1970, anche se all’epoca<br />

il primo live dei Creedence fu<br />

stampato solo nel 1973, con il più<br />

sfuocato Live In Europe. Dopo<br />

tanto correre il gioco cominciava<br />

ad essere meno divertente.<br />

Su Pendulum i singoli furono<br />

Have You Ever Seen The Rain e<br />

Molina, e il fratello maggiore Tom<br />

Fogerty lasciò il gruppo. John<br />

volle offrire agli altri membri la<br />

possibilità di scrivere le proprie<br />

canzoni e il risultato di quell’atto<br />

di democrazia si trasformò nel<br />

peggiore dei loro dischi, Mardi<br />

Gras, che si chiude comunque<br />

con la bella Sweet Hitch-Hiker.<br />

Dopo di che la luminosa stella dei<br />

CCR si spense. Nel 1975 l’album<br />

solista del leader John Fogerty<br />

fu ancora di fatto un album in<br />

perfetto stile Creedence, con gli<br />

hit di Rockin’ All Over The World<br />

(ripresa spesso da Springsteen<br />

in concerto) e Almost Saturday<br />

Night, oltre alla cover della Sea<br />

Cruise del repertorio di New<br />

Orleans. Evocato dallo stesso<br />

Springsteen, Fogerty tornò dopo<br />

un’assenza di dieci anni con il suo<br />

album migliore, (centrocampo),<br />

un disco americano<br />

al 100%, di giocatori di baseball,<br />

cowboy e indiani, pompieri e poliziotti,<br />

aviatori e biplani, trottole<br />

e biglie colorate, ed una vecchia<br />

radio sicuramente sintonizzata su<br />

Wolfman Jack, con titoli evocativi<br />

come: “Il vecchio uomo sulla strada”,<br />

“Ragazze Rock & Roll”, “Quel<br />

lungo treno da Memphis” (riferito<br />

ad Elvis e l’era della Sun Records).<br />

Un disco con una profonda consapevolezza<br />

delle proprie radici<br />

ed una struggente vena di malinconia,<br />

come in I Saw It On TV:<br />

“…abbiamo visto quel giovane<br />

uomo di Boston far vela verso la<br />

nuova frontiera e abbiamo visto<br />

il sogno morire a Dallas, hanno<br />

sepolto l’innocenza quell’anno…<br />

e so che è vero, così vero perché<br />

John Fogerty con Bruce Springsteen.<br />

l’ho visto alla TV”. Eye Of The<br />

Zombie volle essere un disco dal<br />

suono più contemporaneo e dai<br />

temi dei b-movies cari alla band,<br />

Blue Moon Swamp fu un disco<br />

di roots rock e Premonition, alla<br />

<br />

Poi il crepuscolo…<br />

Blue Bottazzi<br />

10 CD<br />

più ascoltati da<br />

VITTORIO PIO<br />

KEITH JARRETT TRIO SOMEWHERE<br />

FRED HERSCH LIVE AT THE VANGUARD<br />

EARL HINES COMPLETE MOSAIC<br />

RON CARTER & MULGREW MILLER LIVE<br />

IN SAN SEBASTIAN<br />

SARAH VAUGHAN THE DIVINE<br />

CAETANO VELOSO ABRAÇAÇO<br />

JOHN COLTRANE SUN SHIP SESSIONS<br />

ROLLING STONES & MUDDY WATERS LIVE<br />

IN CHICAGO<br />

THE BLACK CROWES WISER FOR THE<br />

TIME<br />

IVANO FOSSATI LINDBERGH<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 139


MUSICA PER VIDEOGIOCHI<br />

Ditelo in musica<br />

La musica composta per fungere da colonna sonora per i videogiochi comincia ad avere<br />

riconoscibilità ed appetibilità anche al di fuori della cerchia degli appassionati.<br />

Testimonianza ne sono i<br />

concerti dedicati ad essa<br />

e CD come quelli della<br />

London Philharmonic Orchestra<br />

diretta da Andrew Skeet (X5 Music<br />

Group) che propongono The<br />

Greatest Video Game Music. Ovviamente<br />

si tratta di musica che<br />

si deve adattare alle situazioni<br />

proposte dal videogioco, come<br />

succede per la musica cinemato-<br />

<br />

compositore qui è meno semplice:<br />

lo sviluppo di un videogioco<br />

non è forzatamente lineare come<br />

<br />

a determinate azioni del giocatore,<br />

le quali innescano parti del gioco<br />

diverse che sono da accompagnare<br />

ad un adeguato commento musicale.<br />

Questo, se complica la vita al<br />

compositore, gli permette tuttavia<br />

di far sì che il giocatore - coinvolto<br />

<br />

- viva la musica in maniera estremamente<br />

diretta ed emotiva.<br />

Un esempio personale: il gioco di<br />

ruolo fantasy Gothic 3. Durante<br />

una quest, giunta la notte, ho fatto<br />

dormire il protagonista in una<br />

capanna al limitare di un bosco.<br />

Quando mi sono svegliato era<br />

l’alba. All’uscita della capanna il<br />

mondo del gioco era illuminato<br />

da una luce soffusa e magica ed<br />

è partito il brano Vista Point dalla<br />

colonna sonora realizzata dai<br />

Kai Rosenkranz: uno stupendo<br />

brano d’impostazione "pastorale"<br />

che ha contribuito a rendere<br />

indelebile nella mia memoria quel<br />

risveglio, quasi fosse un evento<br />

vissuto realmente.<br />

Analoghe sensazioni si possono<br />

avere con la colonna sonora di Metal<br />

Gear Solid, in cui, dopo tutto<br />

un gioco passato ascoltando una<br />

martellante musica elettronica, si<br />

<br />

i titoli di coda, con la sigla The<br />

Best Is Yet To Come che, oltre<br />

a promettere i meravigliosi sviluppi<br />

che i videogiocatori hanno<br />

potuto sperimentare con i titoli<br />

successivi, spiazza l’udito con una<br />

dolce ballata in gaelico; o nel video<br />

introduttivo di Final Fantasy VIII,<br />

che è anche una sorta di trailer del<br />

gioco nel quale vengono presentati<br />

i principali antagonisti impegnati<br />

in un furioso duello.<br />

In alcuni casi alla musica originale<br />

stenti;<br />

come per BioShock, dove ad<br />

una colonna sonora che richiama<br />

i cromatismi di Edgard Verese si<br />

aggiungono classici jazz anni ‘50<br />

che si inseriscono perfettamente<br />

nell’ambiente della godereccia<br />

città sottomarina trasformatasi<br />

in incubo, oppure nella serie<br />

di Grand Theft Auto dove viene<br />

ricreata l’illusione di smanettare<br />

sull’autoradio delle autovetture<br />

che rubiamo potendo sintonizzarci<br />

su varie stazioni tematiche.<br />

Uno dei compositori di musiche<br />

per videogiochi ad aver raggiunto<br />

140 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


maggiore fama personale è Akira<br />

Yamaoka, autore delle colonne<br />

sonore della serie horror Silent<br />

Hill a partire dall’indimenticabile<br />

tema della title track, che rimane<br />

anche l’elemento melodico distintivo<br />

della serie, per arrivare alle<br />

canzoni che segnano il passaggio<br />

negli incubi infernali di ogni<br />

episodio, come You’re Not Here<br />

che introduce a Silent Hill 3 con<br />

la protagonista che si risveglia da<br />

un incubo solo per rendersi lentamente<br />

conto che la realtà è un<br />

incubo ancora peggiore.<br />

nore<br />

per i blockbuster bellici come<br />

o , che<br />

non hanno nulla da invidiare al<br />

-<br />

-<br />

<br />

il tema di , già trascinante<br />

di suo, che Skeet arrangia<br />

per la London Philharmonic in<br />

modo che il martellante motivo<br />

sia impossibile da dimenticare.<br />

Francesco Mazzetta<br />

10 CD<br />

più ascoltati da<br />

PIERLUIGI LUCADEI<br />

ROKIA TRAORÉ BEAUTIFUL AFRICA<br />

RODRIGO LEÃO SONGS (2004-2012)<br />

MARC COPLAND SOME MORE LOVE<br />

SONGS<br />

MARK KOZELEK & JIMMY LAVALLE<br />

PERILS FROM THE SEA<br />

SCOTT MATTHEW UNLEARNED<br />

TRICKY FALSE IDOLS<br />

HOLLIS BROWN RIDE ON THE TRAIN<br />

SHE & HIM VOL. 3<br />

THE NATIONAL TROUBLE WILL FIND ME<br />

DAVID BOWIE THE NEXT DAY<br />

NOTE DI CINEMA DAL DESERTO<br />

CLOUD ATLAS<br />

di Lana Wachowski, Andy Wachowski<br />

e Tom Tykwer<br />

Luogo di partenza: una sabbiosa zona imprecisata<br />

dell’anima.<br />

Data: ultimo giorno prima dell’atlante, là nel futuro<br />

appena passato.<br />

Ora: abbondantemente dopo il crepuscolare avvento<br />

della notte.<br />

Luogo di arrivo: Cloud Atlas, bizzarra terra di celluloide<br />

intessuta di esseri umani, acqua che inghiotte,<br />

fuoco eterno, vecchie lettere, sogni reali, libertà che<br />

vola e musica di nuvole.<br />

In sintesi, amore.<br />

Obiettivo della missione: provare a crederci.<br />

Contenuto del rapporto al Signore ed alla Signora<br />

delle placide tempeste dell’esistenza:<br />

Signori,<br />

sono qui ad informarVi della mia esperienza esplorativa<br />

nel pianeta Cloud Atlas.<br />

A dire il vero il rapporto comincia male poiché non so<br />

di preciso come ci sono arrivato. Ricordo solo di aver<br />

infinitamente viaggiato su treni di roccia, solcato strenuamente<br />

mari di città d’acciaio ed attraversato cieli in<br />

catene. Ricordo la mia testa rotta da tanto turbinare, il<br />

mio cuore spezzato dalla fatica.<br />

Non sapevo cosa mi stesse trascinando via.<br />

Non credevo stesse accadendo.<br />

Brancolavo nel buio.<br />

Avulso da me stesso, sentivo il fallimento nascere prima<br />

ancora di cominciare. Non potevo tornare indietro.<br />

La vita mi stava mettendo in quarantena.<br />

Poi d’improvviso sono caduto. Senza chiudere gli<br />

occhi. E davanti a me ho visto scorrere velocissima la<br />

devastante bellezza di una mano tesa. Una mano tesa<br />

che mi ha afferrato, preso e portato con sé.<br />

Sì Signori, è stata la mano a condurmi in esplorazione.<br />

Lei mi ha sorretto, mi ha tenuto, mi ha stretto per tutto<br />

il tempo. E non mi sono mai sentito abbandonato, neanche<br />

nei momenti più duri, perché sapevo che la sua<br />

carezza era lì a sanarmi il viso.<br />

Signori, Cloud Atlas è un mondo apparentemente<br />

strano, imperfetto e complicato. Una specie di sinfonia<br />

dipinta su carta ingiallita, dove ogni singola nota<br />

è un bagno di tempo. Dove ogni incompiuta resta<br />

così, in attesa permanente di pacificazione. Cloud<br />

Atlas è un luogo dove la gentilezza uccide il crimine,<br />

dove lo scatto in avanti rompe l’ordine narcotizzato<br />

degli eventi.<br />

Cloud Atlas è lo scenario del sacrificio e del riscatto,<br />

dell’illusione che non cerchi e del rimpianto che non<br />

vuoi, di chi guarda in faccia il destino e non lo teme, a<br />

costo di morirci.<br />

Il regno dell’empatia mai estinta, quella che ci lega a<br />

qualcuno che neanche conosciamo, che neanche sappiamo<br />

se esiste. Cloud Atlas è un posto di cui reclamare<br />

l’esistenza, la casa per cui lottare.<br />

È l’idea in cui credere ciecamente.<br />

È la sua stretta che mi tiene vivo.<br />

Ecco Signori, Cloud Atlas è Colei che mi tende la mano.<br />

Questo è quanto.<br />

Ed ora, tornato a casa e chino su questo pezzo di carta,<br />

lo posso dire con certezza.<br />

Io ci credo.<br />

Oggi più che mai.<br />

E rimarrò qui ad aspettarla, riconoscendola al primo<br />

sguardo.<br />

Tuco Benedicto Pacifico Juan Maria Ramirez<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 141


C<br />

M<br />

LIVE 22/24 MARZO 2013<br />

Bergamo Jazz<br />

Ottimo successo per la 35esima edizione di Bergamo Jazz, uno dei festival italiani<br />

di più antica tradizione.<br />

Bergamo Jazz, sotto la direzione<br />

artistica di Enrico<br />

Rava, ha mischiato le<br />

carte per confezionare un programma<br />

sospeso fra avanguardia<br />

e tradizione, applaudito da un<br />

pubblico entusiasta nella consapevolezza<br />

di una musica viva<br />

e quanto mai sorprendente nelle<br />

varie diagonali tracciate dai suoi<br />

concerti: dall’indole onnivora di<br />

Marc Ribot, la cui chitarra ha<br />

distillato sapienza e allargato<br />

gli orizzonti (dal prediletto Ayler,<br />

ad echi manouche fino ad<br />

<br />

all’intensità di Hermeto Pascoal,<br />

l’unico brasiliano che fu ammesso<br />

alla corte del divino Miles, capace<br />

ancora oggi di una musica<br />

<br />

foto G. Rota<br />

John Scofield<br />

Schifezzario italiano<br />

Paola & Chiara abbandonano il mondo della musica. Lì per lì viene da<br />

riderci su, un po’ perché, guarda caso, l’annuncio viene fatto in concomitanza<br />

con l’uscita del loro ultimo album, un po’ perché<br />

tutti stiamo pensando malignamente “ma perché,<br />

dentro questo mondo c’erano mai entrate<br />

veramente”. E mentre i maschietti sperano<br />

vivamente in una loro futura carriera porno,<br />

io ci rifletto un po’ su e mi metto a leggere<br />

i post di Chiara, gonfi di livore, che ti<br />

viene quasi da pensare che forse no,<br />

non è una trovata pubblicitaria. Queste<br />

“poerelle” sono deluse davvero.<br />

Tralasciando attimi di pazzia in cui si<br />

paragonano a Battisti e addirittura<br />

arrivano a dire che Battisti le avrebbe<br />

stimate molto, ecco, in qua e là<br />

tra questi deliri, si intravedono degli<br />

sprazzi di lucidità interessanti<br />

da analizzare. È vero, Paola & Chiara sono nate nel paese sbagliato. Se<br />

fossero nate in America quasi sicuramente a questo punto sarebbero<br />

state delle pop star a livello mondiale. Non le manca niente di quello che<br />

hanno le varie Britney Spears di oltre oceano. Hanno una bella vocina,<br />

hanno una bella presenza, sanno sculettare bene. La loro sfiga è di essere<br />

italiane e che qua in Italia ci piace ascoltare di nascosto la musica pop<br />

dance che viene da fuori, ma quando parliamo di produrla noi, pare di<br />

proferire bestemmia. Noi no cazzo! L’Italia, la patria dei cantautori non<br />

può “abbassarsi” a fare sculettare la gente, e allora meglio tirar su due<br />

soldi con l’aberrazione dei Modà. Si potrebbe dire che a noi mancano i<br />

mezzi, se penso però a uno come Moroder, non è vero neanche questo.<br />

Queste due povere ragazze sono state lasciate allo sbando, quando bastava<br />

metterle nelle mani di un buon produttore. La verità è che hanno<br />

ragione, nessuno ha creduto in loro, però sbagliano quando pensano<br />

che sia un fatto personale. Il punto della questione è che in Italia siamo<br />

indietro anni luce quando dobbiamo parlare di music business. E allora<br />

fanno bene a smettere, che davvero quando diventeranno vecchie e<br />

flaccide e nessun mensile potrà più sfruttare il loro bel faccino, cadranno<br />

ancora più in basso, se esiste un “più in basso”. Che vi devo dire, a me un<br />

po’ fanno tenerezza. Spits Shit<br />

142 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


un virtuosismo magmatico, in<br />

cui a volte si rischiava di smar-<br />

<br />

ricomporne il senso con qualche<br />

<br />

sempre più crescente fama che<br />

arride al vocalist Gregory Porter<br />

e della compiaciuta maturità<br />

artistica che Giovanni Guidi ha<br />

festeggiato con il suo bel disco<br />

pubblicato dalla Ecm, il clou si<br />

è registrato nel corso dell’ultima<br />

giornata con il doppio set condiviso<br />

fra l’irrefrenabile estro di<br />

Han Bennink e Uri Caine, prota-<br />

<br />

<br />

fra un tocco d’ironia e slanci di<br />

tre<br />

il nuovo ottimo trio di John<br />

Scofield, completato da Larry<br />

Goldings e Gregory Hutchinson,<br />

impegnato nello sviluppare<br />

una musica articolata con forte<br />

senso della dinamica e addirittura<br />

qualche sortita swing, ma<br />

sempre avvincente per varietà di<br />

<br />

Vittorio Pio<br />

10 CD<br />

più ascoltati da<br />

G.P. MARCENARO<br />

STEVE EARLE THE LOW HIGHWAY<br />

KURT VILE WAKIN ON A PRETTY DAY<br />

MASSIMO URBANI DUETS<br />

IMPROVISATIONS FOR YARDBIRD<br />

THE BEVIS FROND WHITE NUMBERS<br />

ROBYN HITCHCOCK LOVE FROM LONDON<br />

THE BYRDS PREFLITE (BOX)<br />

BEN HARPER WELCOME TO THE CRUEL<br />

WORLD<br />

ERIC BURDON TILL THE RIVER RUNS DRY<br />

ELLIOTT SMITH FIGURE EIGHT<br />

MUDDY WATERS BLUES BAND LIVE AT<br />

NEWPORT JAZZ FEST. 1960<br />

C’ERA UNA VOLTA<br />

i Delfini<br />

Franco Capovilla, Sergio Magri, Renzo Levi Minzi e Mario<br />

Pace, presi singolarmente, sono personaggi che diranno<br />

poco o nulla alla maggior parte dei lettori di questo giornale,<br />

ma insieme, con il nome di Delfini, faranno scattare<br />

qualche ricordo nella memoria dei loro genitori.<br />

Curiosamente omonimo di una band contemporanea<br />

della ex Jugoslavia, il gruppo, scavalcando i ristretti<br />

confini regionali, entra di prepotenza nel panorama<br />

beat italiano grazie alle non mediocri doti musicali dei<br />

suoi membri. Vincono un paio di gare per complessi<br />

(una prassi comune all’epoca), richiamano l’attenzione<br />

del produttore Carmine De Benedittis, proprietario<br />

della piccola ma intraprendente CDB, e debuttano nel<br />

1965 con un 45 giri di covers: Voglio essere il tuo uomo<br />

(I Wanna Be Your Man), già insperata regalia di Lennon-<br />

McCartney agli Stones e cantata in inglese nonostante<br />

il titolo, accoppiata a Devi ritornare da me (Tell Me) di<br />

Jagger-Richards col testo di Minzi, qui anche in veste di<br />

paroliere, che percorre altre vie rispetto alla Quel che ti<br />

ho dato dell’Equipe 84. Due ottime referenze. Con i New<br />

Dada di Milano, i Barrittas di Oristano e pochissimi altri, i<br />

Delfini contribuiscono ad alzare in maniera esponenziale<br />

la qualità del beat italiano, invero molto scarsa anche<br />

se le novità ad ogni costo da noi sono solite premiare<br />

cani e porci. Lo fanno con una consistente e regolare<br />

produzione discografica basata su una sfilza di singoli e<br />

ben due album di composizioni autografe, o supposte<br />

C<br />

M<br />

tali (Stasera sono solo copia Hi-Heel Sneakers di Tommy<br />

Tucker, Tu tu ridi non è altro che la poco conosciuta Blue<br />

Feeling degli Animals, Son giù, un fritto misto di Batman<br />

e Cadillac). Inoltre qualche eccellente ripresa di brani da<br />

classifica, soprattutto inglesi, molti concerti, parecchie<br />

partecipazioni a trasmissioni radiotelevisive, persino un<br />

tour negli Stati Uniti con un’apparizione al celeberrimo<br />

Ed Sullivan Show, dove presentano la versione inglese<br />

del loro maggiore successo, Tu te ne vai (diventata per<br />

l’occasione You Went Away), mantenendo il discreto assolo<br />

di sax come nell’originale. L’operazione americana, piena<br />

di buone speranze anche se finanziariamente onerosa,<br />

specie per un’etichetta a conduzione pressoché familiare,<br />

non viene però confortata dalle vendite e gratificata da<br />

un ritorno d’immagine, finendo per rovinare i rapporti<br />

già tesi col patron. La fine è tragicomica: il gruppo passa<br />

alla Decca, partecipa a Un disco per l’estate del 1967 con<br />

un’insulsa Beat beat… hurra! e, visti i risultati disastrosi<br />

di audience e mercato (forse qualcuno ignorava o<br />

fingeva di ignorare lo scorrere di tempi e mode), ritorna<br />

a precipizio sotto le ali protettive della CDB. Da lì in poi<br />

sull’epilogo artistico, compresa la tentata carriera solista<br />

del bassista e cantante Renzo, è meglio stendere un velo<br />

pietoso. I due long playing con bonus track sono stati<br />

riediti in CD nel 1996 dalla On Sale Music del benemerito<br />

collezionista Italo Gnocchi.<br />

Pierangelo Valenti<br />

<strong>SUONO</strong> luglio 2013 143


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Paolo Corciulo<br />

Coordinamento editoriale<br />

Cecilia Giorda<br />

Distributore per l’Italia<br />

Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia S.r.l.<br />

20134 Milano<br />

Stampa<br />

Tiber S.p.A.<br />

Via Della Volta 179 - 25124 Brescia (BS)<br />

(t) 030.35.43.439<br />

(f) 030.34.98.05<br />

Direzione<br />

Paolo Corciulo p.corciulo@suono.it<br />

Max Stèfani max.stefani@suono.it<br />

Coordinamento e grafica<br />

Cecilia Giorda coordinamento@suono.it<br />

Segreteria<br />

Giulia Mazzi giuliamazzi@suono.it<br />

Comitato di redazione<br />

Carlo D’Ottavi, Fabio Masia<br />

Inserto Inside I Colori del <strong>SUONO</strong><br />

Guido Bellachioma (responsabile), Marina Loreti (coordinamento)<br />

Hanno collaborato<br />

Pietro Acquafredda, Vittorio Amodio, Massimo Bargna, Blue Bottazzi, Carlo Cammarella, Lorenzo<br />

Cibrario, Alfonso Colella, Jacopo Cosi, Carlo D’ottavi, Barbara Dardanelli, Claudio Di Marco, David<br />

Drago, Maurizio Favot, Federico Geremei, Andrea Hawkes, Claudio Lancia, Pierluigi Lucadei, Rocco<br />

Mancinelli, Giampiero Marcenaro, Daniel C. Marcoccia, Francesco Mazzetta, Umberto Padroni,<br />

Roberto Paviglianiti, Aldo Pedròn, Vittorio Pio, Giancarlo Susanna, Gioele Valenti, Paolo Vites.<br />

Abbonamenti: annuale Italia € 30,00 (versione on line) - € 50,00 (10 numeri) - 60,00 (all inclusive).<br />

Pagamenti: c/c postale n. 62394648 o bonifico (IBAN: IT04W0760103200000062394648)<br />

specificare sempre la causale - da intestare a: Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo.<br />

Per info vedi edicola.suono.it<br />

International Subscriptions rates: 1 year air-mail digital edition € 30,00; 1 year air-mail Europe<br />

€ 90,00; Africa € 100,00; Asia/America € 110,00; Oceania € 120,00. Payments by international<br />

check (to: Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo - c/o casella postale 18340 Roma Bravetta - Italy).<br />

Direttore responsabile Paolo Corciulo<br />

Reg. Trib. Roma N.130 del 14/3/95 - anno XLIII numero <strong>478</strong><br />

© Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo - P. IVA 04028131003<br />

Manoscritti, foto e originali, anche se non pubblicati, non si restituiscono.<br />

È vietata la riproduzione anche parziale di testi, documenti e fotografie senza l’autorizzazione<br />

scritta dell’Editore.<br />

La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990/n. 250<br />

Il presente numero di <strong>SUONO</strong> è stato finito di stampare nel mese di giugno 2013.<br />

INDICE INSERZIONISTI<br />

Atom in Rome 59<br />

Audio Distribution 4<br />

Audio Graffiti 53<br />

Audio Natali - Audio Research 33<br />

Audio Reference 21<br />

Audiogamma - B&W<br />

II Cop.<br />

C.r.e.a. 9<br />

Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo 131, 145<br />

Da Definire 69<br />

Fonè 97<br />

Giussani Research 113<br />

Il Centro Della Musica 11<br />

Lunatik 69<br />

Mpi - McIntosh 7<br />

Mpi - Monitor Audio 37<br />

Mpi - Advance Acoustic<br />

III Cop.<br />

Mpi - Sonus Faber<br />

IV Cop.<br />

Progressivamente 54<br />

Synthesis - Synthesis 14-15<br />

Troniteck Distribuzione - Altason 8<br />

Velut Luna 81<br />

Zingali Acoustics - Zingali Acoustics 63


UN UCCELLINO MI HA DETTO…<br />

Basta un cip cip click,<br />

ma devi essere veloce!<br />

... Per gli abbonati di <strong>SUONO</strong> sono in arrivo<br />

un sacco di sorprese!<br />

Per tenerti informato seguici su<br />

twitter.com/@SuonoStereoHiFi<br />

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DALLA PARTE DI PROUST<br />

di Daniel C.Marcoccia<br />

Francesco Tricarico<br />

Ha da poco pubblicato Invulnerabile, il suo sesto album in studio e sta lavorando<br />

alla preparazione di una mostra di suoi disegni. Alcuni di questi sono stati esposti recentemente<br />

all’interno della mostra Hot a Milano.<br />

Che cos’è la perfetta felicità<br />

Quando non pensi alla felicità.<br />

Qual è la tua più grande paura<br />

Non capire di che cosa ho paura.<br />

<br />

L’imperatore Adriano.<br />

Quale personaggio vivente ammiri di più<br />

Ilda Boccassini.<br />

Cosa ti piace di meno di te<br />

Troppa generosità con chi non se lo merita.<br />

Qual è la massima stravaganza della tua vita<br />

Passeggiare senza berretto.<br />

In che occasione dici bugie<br />

Se la verità può nuocere all’altro senza ragione.<br />

Qual è la persona che meno ti piace<br />

Berlusconi e ciò che rappresenta.<br />

Quando e dove sei stato più felice<br />

Avevo un anno e mezzo, al tramonto, in riva al mare.<br />

Cosa non ti piace di questo Paese<br />

La mancanza di senso civico e il coraggio.<br />

Di quale virtù ti piacerebbe disporre<br />

L’invulnerabilità.<br />

Qual è il tuo attuale stato d’animo<br />

Grande entusiasmo.<br />

Qual è la cosa più preziosa che possiedi<br />

La mia famiglia.<br />

Dove vorresti vivere<br />

A Gerusalemme.<br />

Chi è il tuo eroe vivente<br />

Non c’è.<br />

Chi sono i tuoi scrittori preferiti<br />

Philip Dick, Sciascia, Simenon, Montale, Dürrermat.<br />

Come vorresti morire<br />

Non voglio morire.<br />

Qual è il tuo motto<br />

Attualmente: non puoi prevedere il tuo futuro ma puoi inventarlo.<br />

146 <strong>SUONO</strong> luglio 2013


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