SUONO n° 478
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PM1<br />
Solo il piacere<br />
di ascoltare<br />
Ci sono momenti in cui solo la<br />
musica conta. Quando vuoi dimenticare<br />
la realtà che ti circonda,<br />
e immergerti semplicemente<br />
nella dimensione del<br />
suono. PM1 è stato creato per<br />
questi momenti. Il suo tweeter<br />
al carbonio, l’unità medio bassi<br />
in Kevlar, il cabinet Matrix<br />
rinforzato, ovvero una perfetta<br />
combinazione di elementi per<br />
rendere tutto il resto privo di significato.<br />
Sicuramente il più raffinato<br />
tra i diffusori di piccole<br />
dimensioni realizzati da B&W.<br />
www.audiogamma.it
N. <strong>478</strong><br />
LUGLIO 2013<br />
Sommario<br />
EDITORIALE di Paolo Corciulo .....................................................................5<br />
@<strong>SUONO</strong> ...................................................................................... 6<br />
ANTENNA ....................................................................................8<br />
DALLA PARTE DI PROUST di Daniel C. Marcoccia ..................................................146<br />
Inside DENTRO LA MUSICA<br />
RIFLESSIONI SUL MERCATO Eppur si muove di Paolo Corciulo ....................................16<br />
THOM YORKE / ATOMS FOR PEACE Anatomia di una voce controcorrente di Alfonso Colella ........ 22<br />
RAY MANZAREK Le due vite di Ray di Massimo Bargna ........................................... 26<br />
TEHO TEARDO Visione d’insieme di Roberto Paviglianiti ........................................... 30<br />
STEFANO BATTAGLIA Il mio canto semplice di Maurizio Favot .................................... 34<br />
ALESSANDRO LANZONI Se non ascolti, parli da solo di Jacopo Cosi ............................... 38<br />
A FAVORE O CONTRO Perché sostenere Pereira di Pietro Acquafredda ............................. 42<br />
REPORTAGE METROPOLIS STUDIOS Welcome to the pleasure dome di Paolo Corciulo .............. 44<br />
LE CITTÀ DELLA MUSICA di Federico Geremei ......................................... 50<br />
I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> Italia ‘70 di Guido Bellachioma ...............................................55<br />
Quasi come Guccini... ......................................................................56<br />
........................................... 60<br />
Né trucchi né illusioni… .................................................................. 64<br />
Dedicato ai Semiramis .................................................................... 66<br />
Il grande gioco dell’Albero Motore ......................................................... 70<br />
Selector TUTTO IL MEGLIO IN ARRIVO SUL MERCATO<br />
TECNICA di Agostino Bistarelli ................................................72<br />
AMPLIFICATORE INTEGRATO a cura della redazione ..................................76<br />
AMPLIFICATORE INTEGRATO Rotel RA-1 a cura della redazione ............................................82<br />
DIFFUSORI a cura della redazione ........................................................86<br />
CUFFIA Focal Spirit One a cura della redazione ................................................................98<br />
CUFFIA Sennheiser IE 800 a cura della redazione ............................................................102<br />
AMPLIFICATORE PER CUFFIE Micromega MyZic a cura della redazione ...................................106<br />
DISCO DEL MESE a cura di Max Stèfani ...........................................................110<br />
RECENSIONI .................................................................................114<br />
FILM di Rocco Mancinelli ..........................................................................126<br />
AMATO MIO LP di Carlo D’Ottavi ..................................................................128<br />
LINK di Vittorio Amodio ..........................................................................130<br />
FIORI FRUTTA CITTÀ a cura di Paolo Corciulo .....................................................132<br />
LIBRI a cura di Max Stèfani .......................................................................134<br />
Cut‘n’mix MUSICA | CINEMA | LIBRI | SOCIETÀ | ARTE | FUMETTI ...................136
Invito alla liquida<br />
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Editoriale<br />
di Paolo Corciulo<br />
Se la cultura non si mangia,<br />
chi si mangia la cultura<br />
Fiera e disperata al contempo, la<br />
bionda violinista suona tra le lacrime<br />
e guarda il suo strumento<br />
come si guardano i propri cari quando si<br />
sa che non li si vedrà più: è l’ultimo concerto<br />
dell’Orchestra della TV di Stato Ert, dismessa<br />
come la rete televisiva pubblica greca…<br />
<br />
si salverà, in extremis per l’intervento del<br />
sindaco Renzi che si è impegnato a ricoprire<br />
i buchi di bilancio. Sembra davvero, per dirla<br />
con Tremonti, che “la gente la cultura non<br />
se la può mangiare” e dunque a far cultura<br />
si rischia di morire di fame!<br />
Poco importa, verrebbe da dire, di<br />
fronte a una crisi economica ben<br />
più grave che può passare sopra<br />
<br />
Quest’ultima interpretazione della musica,<br />
sembra quella accreditata a spiegare l’assordante<br />
silenzio sancito dalla sedia vuota,<br />
bianca, lasciata vacante da Papa Francesco<br />
in occasione del concerto dell’Orchestra<br />
nazionale della RAI per l’Anno della<br />
Fede. Come se il Papa abbia ritenuto, nel<br />
suo quasi ossessivo marcare il distacco da<br />
quella chiesa opulenta e lontana dai valori<br />
di povertà e semplicità di S.Francesco, che<br />
arte e fede, musica e spirito non possano<br />
arricchire entrambe l’anima. Se così fosse,<br />
e io spero che non lo sia, Papa Francesco<br />
sbaglierebbe, avvalorando l’ipotesi che l’arte<br />
nelle sue svariate forme di cui la musica è<br />
una delle più immediate (la prima cosa che<br />
fa un bambino per comunicare appena viene<br />
al mondo è emettere il suo grido), è cosa<br />
troppo complessa per l’anima, soprattutto<br />
per quella del popolo.<br />
E in questa bella Italia, dalle tante risorse<br />
mal sfruttate, si aggiungerebbe un altro<br />
tassello ai tanti, tra tutti quello delle risorse<br />
<br />
il nostro paese spende, in media, poco più<br />
di un terzo degli altri), per mantenere quel<br />
“popolo” nell’ignoranza; non si diceva un<br />
tempo che “la religione è l’oppio dei popoli”<br />
Sostituite “religione” con “televisione”,<br />
“Non è che la gente la cultura se la mangia...”<br />
Giulio Tremonti<br />
“predicatori d’accatto” o quel che si vuole<br />
e l’equazione non cambia: può far comodo<br />
mantenere i più nell’ignoranza…<br />
Non è lo scopo di questa rivista che, nel suo<br />
piccolo, tenta invece di svincolarsi dalle<br />
<br />
numero, articolo dopo articolo la realtà in<br />
maniera consapevole e questa consapevolezza<br />
tenta di trasferirla ai suoi lettori anche<br />
loro malgrado, resistendo alla tentazione<br />
di fare quel che è più semplice, di scrivere<br />
quel che ci si vuol sentire dire. Scomoda,<br />
semplicemente spiacevole: è la realtà che<br />
andiamo cercando, lontani dall’oppio e da<br />
ogni forma di ottundimento (o almeno ci<br />
proviamo).<br />
Chi sono io per alzare la mia voce in materia<br />
Nessuno. Ma vi posso dire che in questi giorni,<br />
di fronte alla violinista greca, di fronte<br />
<br />
mi è tornata in mente un’immagine di molti<br />
anni fa: era il 1988 e in occasione dell’IFA di<br />
Berlino mi ritrovai a pernottare nella parte<br />
est della città. Sì, esisteva ancora il Muro e<br />
la stazione della metropolitana che sanciva<br />
la dogana era presidiata da guardie e cani<br />
<br />
Checkpoint Charlie avevo assistito ad una<br />
perquisizione al pullman che mi avrebbe<br />
riportato al di là del Muro (come ogni mattina)<br />
che - anche solo minimamente<br />
- dava l’idea di quel che stava passando<br />
lì la gente. Alla sera, dal lussuoso<br />
ma decadente Grand Hotel<br />
che mi ospitava, mi ero “arrischiato” in una<br />
<br />
spazi grandiosi in contrasto con negozi vuoti<br />
di ogni genere di prodotto, dove era persino<br />
<br />
lire che eri costretto a cambiare in moneta<br />
<br />
qualche fumosa Trabant (queste vetture<br />
erano a due tempi!) e un peso, enorme, lì,<br />
proprio sull’anima…<br />
Su una piazza, enorme e manco a dirlo e vuota,<br />
improvvisamente si riversarono migliaia<br />
<br />
uomini e donne singoli o che si tenevano<br />
per mano. Chiassosi allegri, vitali: erano<br />
appena usciti da un concerto e tutto questo<br />
a me, fece bene all’anima!<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 5
CI AVETE DETTO CHE...<br />
scrivete a p.corciulo@suono.it & max.stefani@suono.it<br />
@<strong>SUONO</strong><br />
EVVIVA IL MICROLUSSO<br />
Ho letto l’editoriale di questo mese e<br />
devo darle perfettamente ragione. Devo<br />
dire che anche con molto meno di 1.000 euro,<br />
cercando in rete, sono riuscito ad assemblare<br />
un impiantino da scrivania che, a mio modesto<br />
parere, suona e mi procura momenti di<br />
“godimento musicale”. Allora: pc netbook<br />
Asus (che già possedevo), ampli classe D Fe-<br />
<br />
<br />
ma dopo un opportuno rodaggio dei minidiffusori<br />
in questione, i quali appena sballati<br />
suonavamo malissimo, tanto da farmi credere<br />
di aver sbagliato acquisto, devo proprio dire<br />
di essermi ricreduto a tal punto da passare<br />
ore e ore ad ascoltare musica liquida sia in<br />
formato compresso sia in formato lossless; in<br />
<br />
wow! Ora, considerato che non potrei mai e<br />
poi mai permettermi le Avalon e compagnia<br />
andante, vorrei fare una considerazione. Ma<br />
vale davvero la pena spendere interi patrimoni<br />
per assemblare impianti per i quali bisogna accendere<br />
un mutuo ventennale per poi sforzarsi<br />
di ascoltare il lieve tossire dello spettatore che<br />
<br />
destra In fondo ciò che interessa veramente<br />
<br />
certi negozianti che se non entri con un bell’assegno<br />
a molti zeri non si degnano neanche di<br />
darti uno sguardo, anzi ti trattano da pezzente<br />
Io da parte mia preferisco la musica.<br />
Michele Sclafani - Cesate (MI)<br />
Sono un vecchio nuovo lettore della<br />
-<br />
<br />
in relazione al suo editoriale del numero di<br />
<br />
me) miracoloso impianto per sentire musica<br />
(liquida) con meno di mille euro. Faccio<br />
una premessa per farmi inquadrare meglio: il<br />
<br />
a metà anni ‘90 (credo che tra tutto si arrivi<br />
attorno ai 100 anni di età, ma devo dire che<br />
funziona ancora egregiamente), da allora in<br />
poi mi sono “disinteressato” a tutto il settore<br />
limitandomi a sentire musica e dedicando-<br />
<br />
successe di cose, per esempio ho imparato a<br />
usare il computer (poco e male) abbastanza<br />
per farmi trascinare nel mare magnum degli<br />
mp3, abituandomi così a fruire la musica in<br />
modo diverso. Ora, leggendo la sua rivista<br />
<br />
e di tutto quello che ci viene appresso e mi<br />
chiedo se non sia il caso di... aggiornarmi. Dico<br />
subito che, essendo io un metalmeccanico, i<br />
soldi da eventualmente investire nell’opera<br />
andranno in qualche modo tolti a qualcosa<br />
d’altro... Quindi mi chiedo: ha senso aggiungerci<br />
un aggeggio come l’M2Tech HiFace per<br />
cercare di sentire un po’ meglio quello che<br />
esce dal computer (tenendo presente che non<br />
<br />
tenta, ma credo che in ordine di acquisto venga<br />
dopo l’M2Tech, anche perché non ho molto<br />
chiaro come potrei usarlo: se lo sostituisco<br />
al mio Technics non potrò più usare lettore<br />
<br />
dovrei trovare il modo di collegare le mie casse<br />
<br />
fare. Insomma, un sacco di dubbi, a cui si<br />
aggiunge l’ultimo: ma in tutta questa catena<br />
sonora che importanza assume il software che<br />
<br />
uguali I computer anche Io per esempio<br />
<br />
completo e versatile, ma sicuramente ce ne<br />
saranno di migliori...<br />
Luca Mozzi<br />
Non da oggi vado dicendo che la frontiera<br />
più interessante che si è andata delineando<br />
in questi ultimi anni è quella del microlusso,<br />
affiancata da nuove aree di pertinenza<br />
nell’ascolto della musica riprodotta che<br />
aprono le porte ad un rimescolamento degli<br />
equilibri del mercato, a patto che gli attori di<br />
quel mercato se ne accorgano. Obtorto collo<br />
anche gli italiani (gli operatori intendo…)<br />
prenderanno atto di quello che i loro colleghi<br />
esteri hanno infine capito, tornando a<br />
confrontarsi su quella che è la fascia più bassa<br />
<br />
che può creare aperture allo sviluppo del<br />
mercato. Le due lettere che pubblichiamo ne<br />
sono una testimonianza.<br />
E si è diffuso (o si diffonderà) il dibattito e,<br />
spero, una nuova forma di pensiero che non<br />
guardi con la stessa alterigia dei due coniugi<br />
della Dacia Duster (pubblicità tv) alle forme e<br />
alle soluzioni per ascoltare musica. 1.000 euro<br />
bastano per ascoltare musica Sicuramente<br />
bastano in generale per cominciare con<br />
soddisfazione. Nel campo della liquida quei<br />
mille euro (nel caso segnalato nell’editoriale<br />
servivano per un pc tablet, l’HiFace DAC,<br />
il Nuforce e una coppia di B&W) possono<br />
dar vita ad una rappresentazione sonora di<br />
tutto rispetto.<br />
Certo, l’approccio alle nuove forme della<br />
riproduzione sonora comporta nuove<br />
competenze e le molte domande del lettore<br />
Mozzi ne sono una dimostrazione: purtroppo<br />
per rispondere a tutte ci vorrebbe una… liqui-<br />
<br />
<br />
una modica spesa (200 euro per l’HiFace)<br />
consente di usufruire di tutte le nuove forme<br />
di consumo musicale (penso a Spotify e simili<br />
oltre ai più tradizionali fornitori di musica<br />
<br />
in alta risoluzione anche con un impianto<br />
“archeologico” male non fa; 2) è importante<br />
comprendere se il computer verrà dedicato<br />
interamente all’hi-fi e se in alternativa<br />
è possibile far convivere logisticamente<br />
esigenze di produttività individuale e<br />
l’intrattenimento domestico. Nel caso che<br />
<br />
attorno al computer un secondo sistema,<br />
da minimale - con una spesa di circa 300<br />
euro (una cuffia di qualità o dei diffusori<br />
<br />
WS100) - a più “strutturato”.<br />
<br />
6 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
MC 601<br />
POWER AND BEAUTY<br />
Finale monofonico MC 601<br />
Una performance assoluta nasce dal perfetto<br />
equilibrio tra purezza musicale e una riproduzione<br />
sonora di altissima qualità.<br />
MC 601 è straordinaria potenza per un suono<br />
che è già leggenda. Un design senza tempo,<br />
nel segno di una grande tradizione.
SEGNALI DAL MONDO<br />
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Antenna<br />
Se 125 vi sembran pochi…<br />
Motocicli, strumenti musicali, motori marini e, <br />
quella che sarebbe diventata, a Hamamatsu,<br />
125mo anniversario con 4 prodotti hi-end, due <br />
<br />
tende<br />
entusiasmo assoluto, uno stato mentale <br />
<br />
di ispirazione… Kando, ovvero emozione: come <br />
quella di Mitsuru Umemura, attuale presidente <br />
- <br />
Elton John trasmessa in contemporanea in<br />
do,<br />
presumibilmente, l’intuizione che condusse <br />
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8 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
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1<br />
2<br />
Yamaha CD-S3000<br />
€ 4.299,00<br />
43,50 x 14,20 x 44 cm (lxaxp)<br />
19,20 kg<br />
da tavolo -<br />
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CD, CD-R, CD-RW,<br />
MP3, SACD stereo,<br />
WMA <br />
ESS 32<br />
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32 bit - 192 kHz <br />
2-20.000 (CD), 2-50.000 +0,-3 dB (SACD) THD<br />
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stereo, bilanciata coassiale, ottico,<br />
USB standard ottica, coassiale<br />
ingresso USB con driver Asio 2.0 Yamaha<br />
Steinberg per file HiRes.<br />
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Paolo Corciulo<br />
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solido 2<br />
x 100 W su 8 Ohm<br />
(160 W su 4 Ohm)<br />
in classe AB -<br />
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di tono 5-100.000 +0,-3 dB THD<br />
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103 MM (2,5 mV/47 kOhm) MC (0,1<br />
mV/50 Ohm) 4 RCA (200 mV/47<br />
kOhm) 2 XLR (200 mV/47 kOhm) -<br />
2 RCA.<br />
Yamaha Music Europe GmbH<br />
Branch Italy<br />
Viale Italia, 88 - 20020 Lainate (MI)<br />
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<strong>SUONO</strong> luglio 2013 9
SEGNALI DAL MONDO<br />
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Una “D” per Spendor<br />
Diffusori Spendor D7<br />
Prezzo: € 4.365,00<br />
Dimensioni: 19,2 x 95 x 32 cm (lxaxp)<br />
Peso: 21 kg<br />
Per info: www.dmlaudio.it<br />
Tipo: da pavimento Caricamento: Spendor bass<br />
reflex a flusso lineare smorzato N. vie: 2,5 Potenza<br />
(W): 200 Impedenza (Ohm): 8 Frequenze di<br />
crossover (Hz): 900 e 3.200 Risp. in freq (Hz): 29-<br />
25.000 Sensibilità (dB): 90 Altoparlanti: Wf 18 cm<br />
Spendor composito kevlar, Md Spendor EP77 18<br />
cm, Tw Spendor cupola 22 mm LPZ Rifinitura: ciliegio<br />
chiaro, nero, quercia chiara, noce Note: mono<br />
wire. Versione finitura pregiata Premium Spendor<br />
scuro o bianco euro 4.989.<br />
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C.D’O)<br />
Springsteen e il suo social movie<br />
Arriverà il 22 luglio anche in Italia, in contemporanea mondiale, Springsteen<br />
& I, il primo social movie a carattere musicale incentrato sulla rockstar americana.<br />
Prodotto da Ridley Scott, Springsteen & I documenta la vita e la lunga<br />
carriera di Bruce Springsteen attraverso gli occhi e le emozioni dei suoi fan,<br />
portando alla luce le fantasie, le speranze e le riflessioni sull’influenza che le<br />
canzoni del Boss hanno esercitato sulla loro vita e come l’hanno cambiata.<br />
Le info riguardo le sale cinematografiche coinvolte e le iniziative legate al<br />
fim saranno rese note sui social dedicati all’evento, su Facebook e Twitter<br />
#SpringsteenAndI<br />
Qui l’indirizzo del trailer: www.youtube.com/watchv=HVQUeCi9V0s<br />
10 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
EXCLUSIVE HI-END & VIDEO<br />
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, Kef.
SEGNALI DAL MONDO<br />
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Parola di Matsudaria<br />
Fonorivelatore<br />
My Sonic Lab Eminent Signature Gold<br />
Prezzo: € 9.240,00<br />
Per info: www.audioreference.it<br />
Nobili natali<br />
Convertitore Weiss Medus<br />
Prezzo: da definire<br />
Per info: www.tedes.it<br />
Sistema di conversione: 24 bit Frequenza di campionamento<br />
(kHz): 192 Ingressi digitali: AES/EBU,<br />
S/PDIF, USB Uscite analogiche: bilanciata XLR e<br />
sbilanciata RCA Note: ingressi digitali ottico in fibra<br />
di vetro e Firewire opzionali. DSD via USB. Display<br />
LCD. Telecomando. Livello d’uscita selezionabile<br />
nel dominio analogico.<br />
Fedele alla mitologia greca, Weiss, dopo la<br />
meccanica digitale Giasone e il convertitore<br />
Medea sceglie il nome di Medus, Medo in ita-<br />
<br />
menzionata, per il convertitore di riferimento<br />
del costruttore svizzero che succede proprio<br />
al Medea ultima versione, quello Plus. Del<br />
predecessore adotta la medesima architettura<br />
del DAC proprietario. Si tratta di un 32<br />
bit realizzato con 8 moduli di guadagno per<br />
canale Weiss Sota OP1-BP. Questo modulo<br />
<br />
appositamente pensato per l’audio e lavora<br />
completamente in bilanciato dallo stadio di<br />
conversione a quello d’uscita. Le principali<br />
differenze si sono concentrate sull’alimentazione<br />
potenziata e sulla comparsa di un<br />
display a LCD che segnala l’ingresso selezionato,<br />
il bit rate e la frequenza del segnale<br />
agganciato. L’ingresso USB supporta anche<br />
segnali nativi in DSD dei quali Weiss è in<br />
grado di effettuare la conversione PCM grazie<br />
al software proprietario Saracon, ritenuto<br />
uno dei migliori al mondo attualmente disponibile.<br />
Tramite telecomando è possibile<br />
controllare il volume principale. Il Medus può<br />
<br />
dalle sue uscite analogiche, in bilanciato o<br />
non, potendo scegliere il livello d’uscita otti-<br />
C.D’O)<br />
Tipo: MC Tensione di uscita (mV): 0.5 Risp. in freq.<br />
(Hz): 10-50.000 Forza di appoggio (g): 1,9-2,2 Separazione<br />
canali (dB): >30 Bilanciamento tra i canali<br />
(dB):
seguici anche su www.facebook.com/suono.it<br />
Un forte “Impulso”<br />
Convertitore North Star Design<br />
Impulso<br />
Prezzo: € 1.350,00<br />
Dimensioni: 30 x 7 x 17 cm (lxaxp)<br />
Peso: 3,5 kg<br />
Per info: www.audiograffiti.com<br />
Sistema di conversione: 32<br />
bit Frequenza di campionamento<br />
(kHz): da 44,1 a 384, a 32 bit DSD<br />
nativo 325,8-384 su USB Sovracampionamento:<br />
x 64, x 128 THD<br />
(%): 0,0003 Ingressi digitali: 4 S/<br />
PDIF: 2 RCA coax, 2 TosLink; 1 USB<br />
2.0 Uscite analogiche: bilanciata<br />
XLR e sbilanciata RCA Note: DAC<br />
ESS Sabre ES9016, configurazione<br />
doppio bilanciato; filtri digitali selezionabili<br />
distinti tra modo PCM<br />
e DSD; fase: 0° e 180°. USB asincrona<br />
Hi-Speed; supporta segnali in<br />
DSD nativo 2,8-5,6 Mbit/sec e a 32<br />
bit/384 kHz.<br />
Il più piccolo dei nuovi convertitori<br />
North Star (Excelsior<br />
ed Extrema, gli altri due) si distingue<br />
per le dimensioni più<br />
contenute, per un più ridotto<br />
numero d’ingressi - cinque<br />
contro i sette degli altri - e per<br />
l’utilizzo di un chip, sempre<br />
dello specialista ESS Sabre.<br />
Come gli altri due l’Impulso è<br />
in grado di gestire i suoi quattro<br />
ingressi digital S/PDIF e i<br />
relativi segnali nei formati fino<br />
ai 192 kHz dell’Hi Res. Tramite<br />
l’ingresso USB è possibile inoltre<br />
elaborare file musicali scaricati<br />
in DSD. Filtri digitali sono<br />
selezionabili distintamente<br />
nella modalità PCM e in quella<br />
DSD. La presenza di un controllo<br />
di volume master e la<br />
possibilità di variare il livello<br />
d’uscita, in bilanciato o sbilanciato,<br />
consente di utilizzare il<br />
DAC come preamplificatore digitale<br />
pilotando direttamente<br />
dei finali di potenza. L’unica<br />
mancanza significativa per questa<br />
tipologia è uno stadio appositamente<br />
dedicato per una<br />
eventuale uscita cuffia, cosa<br />
invece sempre più presente in<br />
modelli della concorrenza. I<br />
due DAC superiori, l’Excelsio<br />
e il Supremo adottano un chip<br />
di conversione sempre ESS Sabre,<br />
ma si tratta dell’ES9018 di<br />
prestazioni audio leggermente<br />
superiori rispetto all’ES9016<br />
montato nell’Impulso. Inoltre<br />
possiedono due ingressi digitali<br />
in più: uno bilanciato AES/<br />
EBU di tipo XLR e uno I2S nel<br />
formato RJ45. (C.D’O)<br />
Alta “valenza”<br />
Diffusori Avantgarde Acoustic Zero 1<br />
Prezzo: da definire<br />
Dimensioni: 49 x 104 x 38 cm (lxaxp)<br />
Peso: 30 kg<br />
Per info: www.h-fidelity.com<br />
Tipo: da pavimento N. vie: 3 Potenza (W): attivo<br />
a tre vie: totale 500 Frequenze di crossover<br />
(Hz): 250 e 2.000 Risp. in freq (Hz): 30-20.000 Sensibilità<br />
(dB): > 104 Altoparlanti: Wf 30 cm, Md<br />
12,5 cm caricato a tromba, Tw 25 mm caricato<br />
a tromba Rifinitura:bianco o grigio scuro Griglia:<br />
solo per woofer.<br />
Avantgarde presenta un diffusore insolitamente<br />
compatto, almeno per le sue abitudini,<br />
dal costo tutto sommato abbordabile, specie<br />
se si osserva che tutto quello che necessita per<br />
ascoltarlo è una sorgente digitale, in quanto<br />
lo Zero 1, questo il suo nome, incorpora<br />
tutta l’elettronica che serve per completare<br />
<br />
digitale. Si tratta di un tre vie con i medi<br />
e alti caricati, naturalmente, a tromba dal<br />
<br />
<br />
<br />
l’uno in classe AB. Quattro sono gli ingressi<br />
digitali, 2 S/PDIF su RCA, 1 ottico TosLink e<br />
uno USB. Il crossover, sempre nel dominio<br />
digitale è un DSP a sei canali. Il DAC è triplo<br />
da 24 bit della Burr Brown. Dei due diffusori<br />
uno è il master che trasmette il segnale audio<br />
in wireless all’altro, lo slave. La trasmissione<br />
wireless è a quattro bande, una per ogni via<br />
più una per il livello globale del sistema. Il<br />
tutto è inserito in un mobile monoscocca di<br />
poliuretano realizzato per stampo. Un unico<br />
pezzo, con la sola eccezione per il pannello<br />
<br />
tromba del medio e degli alti. Finiture bianco<br />
e grigio molto scuro. Alla base un’ampia staffa<br />
metallica per rendere stabile la struttura.<br />
Il prezzo dovrebbe essere tra i 9 e i 10mila<br />
euro, più abbordabile rispetto alla restante<br />
produzione ma senza avere snaturato le caratteristiche<br />
più tipiche delle acustiche di<br />
Avantgarde. (C.D’O)<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 13
RAY MANZAREK<br />
Vita e opere di un’altra<br />
leggenda che ci ha<br />
lasciato. p. 26<br />
ENFANT PRODIGE<br />
Stefano Battaglia e il suo<br />
fare jazz attraverso la<br />
semplicità. p. 34<br />
ARRIVA PEREIRA<br />
La successione di Lissner<br />
alla Scala non è impresa<br />
facile. p. 42<br />
RIFLESSIONI SUL MERCATO<br />
di Paolo Corciulo<br />
Eppur si muove<br />
Ascoltare la musica è un hobby bellissimo, ascoltarla bene non solo<br />
è ancor più bello ma è quasi un doveroso omaggio a chi lavora, fatica e tenta<br />
di trasmettere le sue emozioni a chi poi lo ascolterà…
C<br />
è stata un’epoca in cui l’ascolto della musica era un vero e<br />
’<br />
proprio fenomeno sociale, coincidente con la “liberazione”<br />
dei costumi e delle idee, non solo del nostro paese ma in<br />
tutto il mondo. È il periodo più creativo della musica, quello che ci<br />
ha regalato capolavori indimenticabili ma anche un’epoca di grande<br />
fulgore di tutto quello che ruotava attorno alla musica: a cavallo<br />
tra gli anni ‘60 e ‘70, con il passaggio dalle valvole ai transistor, la<br />
riproduzione musicale da hobby riservato a pochi sarebbe diventata di<br />
pubblico dominio, complice anche, tra i giovani di allora, la mancanza<br />
di alternative! Esistevano due soli canali televisivi, rigorosamente<br />
di stato, non erano ancora nate né le radio libere, né, tantomeno,<br />
videogiochi, computer, telefoni cellulari… Da lì a poco sarebbero<br />
arrivati inoltre i produttori giapponesi per rendere ancor più<br />
accessibili gli apparecchi per la<br />
riproduzione della musica…<br />
Legnano: Dan D’Agostino<br />
Scorrendo le immagini dell’epoca,<br />
ammirandone le realizza-<br />
presso Il Centro della Musica.<br />
zioni, tanto dal punto di vista<br />
artistico che tecnologico, non<br />
può sfuggire il grande senso<br />
di ricchezza, a tratti opulenza,<br />
che attraversava il mondo della<br />
musica (non a caso c’è chi par-<br />
<br />
noi aggiungiamo, altrettanto si<br />
potrebbe dire per la musica in<br />
generale). Gli anni a seguire, fatti<br />
salvi i cambiamenti di attori, metodologie,<br />
supporti e tecnologie,<br />
sembrano riproporre, via via più<br />
stancamente, quello che diventa un cliché, quasi che l’unica strategia<br />
di sviluppo (o di sopravvivenza) fosse da un lato aumentare i<br />
<br />
<br />
intrapresa da alcune aziende di elettronica, segnatamente quelle<br />
orientali) depauperando inevitabilmente la qualità dei beni e dei<br />
servizi offerti. Una politica che non è riuscita nel tempo a preservare<br />
<br />
e l’altro approccio. La debolezza di questa “forma pensiero” per me<br />
è sintetizzata dall’epopea della Sony. Ai tempi in cui cominciai ad<br />
occuparmi di questo settore, uno dei refrain più ricorrenti dipingeva<br />
l’azienda giapponese come “uno dei cinque marchi più conosciuti al<br />
mondo” (IBM, Ford, Coca Cola gli altri; con un vuoto di memoria, mi<br />
<br />
di “guinea pig” (i porcellini d’India utilizzati come cavie) per la sua<br />
propensione ad affrontare il nuovo, l’ignoto, con insospettabile veemenza,<br />
risultati alterni ma inscrollabile determinazione: storico il<br />
<br />
video!). Altrettanto storico fu il “rumore”, prima, il successo poi, per<br />
aver inventato (noi vecchi, cresciuti con il mangiadischi, diremmo<br />
“reinventato”) il mercato della musica portatile. Dico “musica portatile”<br />
perché l’occasione si presentò attraverso la duplice forma del<br />
programma e degli strumenti per ascoltare un programma, costituiti<br />
dalla nascita delle compilation e della possibilità, assai congeniale<br />
ad esse, di ascoltarle in mobilità. Nasceva il Walkman, un riproduttore<br />
a cassette appena più grande della cassetta stessa; di lì a poco<br />
<br />
di prodotto, indipendentemente dalla sua marca ma comunque<br />
in modo da sancire il successo della Sony nel settore. Una rendita<br />
di posizione che l’azienda aveva conquistato anche nel campo dei<br />
televisori con il “Triniton”…<br />
Limitandoci al settore della riproduzione musicale, va notato che la<br />
Sony, aveva anche compreso che il settore dell’hardware poteva bene-<br />
<br />
CBS, oggi Sony Music): tutti elementi che farebbero immaginare una<br />
egemonia assoluta e duratura; non è stato così! Lo tzunami Apple<br />
ha fatto piazza pulita nell’uno e nell’altro pur partendo da zero in<br />
entrambi i settori, mettendo a nudo le debolezze del leader e degli<br />
altri che gli stavano attorno! Andate oggi a chiedere ad un ragazzo<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 17
RIFLESSIONI SUL MERCATO<br />
Monsummano Terme: Audio Natali festeggia gli<br />
oltre 50 anni di attività del negozio.<br />
Nella pagina accanto: Audio Sound ha ospitato<br />
l’anteprima nazionale della serie Roma di<br />
Synthesis.<br />
(e non solo ad un ragazzo…) che cosa è un walkman e che cosa è un<br />
iPod! Se questo è accaduto, le ragioni sono principalmente due: da<br />
un lato la spallata tecnologica costituita dalla nascita e dalla crescita<br />
<br />
rivoluzione dopo la nascita del vinile; dall’altra le conseguenze della<br />
globalizzazione che, come sosteneva lo stesso fondatore e a lungo<br />
presidente proprio di Sony, Akio Morita, di fronte ad un’assemblea<br />
allora sbigottita (si trattava di tempi non sospetti), avrebbe “ridotto<br />
a 4/5 i player del settore e speriamo che tra questi ci sia ancora la<br />
Sony”. Rivoluzione tecnologica e rivoluzione economica: due elementi<br />
ognuno caratterizzato dalla possente capacità di mischiare il mazzo<br />
delle carte e servirne di completamente nuove, alla faccia delle rendite<br />
di posizione! Per inciso, l’elemento ulteriore che ha caratterizzato<br />
gli sconvolgimenti non solo del mercato dell’elettronica di consumo<br />
ma dell’economia mondiale tutta è l’affacciarsi, all’interno di un<br />
fenomeno di concentrazione, di nuovi soggetti: Corea, Cina, India…<br />
Non c’è torta abbastanza grande da non cacciare fuori dal tavolo, o<br />
renderlo residuale, qualche commensale.<br />
Non si può dunque dire che la parola “cambiamento” non faccia<br />
parte dell’humus e dello sviluppo di un settore come quello dell’intrattenimento<br />
domestico; eppure abbiamo a lungo assistito ad un<br />
<br />
discostavano dal passato: se andiamo a vedere quello che è lo specchio<br />
di un settore, nel nostro caso la maggiore manifestazione italiana dedicata<br />
ai prodotti per la riproduzione sonora, il Top Audio (diventato<br />
poi Top Audio & Video), la sua formula è rimasta sostanzialmente<br />
la stessa dalla sua nascita all’ultima edizione, affermazione che<br />
APPUNTAMENTI<br />
posso sostenere con dovizia di<br />
testimonianze, avendone presenziato<br />
ognuna delle oltre venti<br />
14 - 15 settembre<br />
Audiario di Settembre<br />
edizioni! Stesso ragionamento<br />
H2c Hotel - Via Roggia Bartolomea 5<br />
Assago (Mi)<br />
si potrebbe applicare, e lo può<br />
tranquillamente fare da sé anche<br />
28 - 29 settembre<br />
chi ci legge, alle politiche e alle<br />
Gran Galà dell’Alta fedeltà strategie dei punti vendita e, in<br />
NH Fiera Rho Milano<br />
<br />
tutta dedicata ai prodotti per la<br />
riproduzione sonora. Perché non estendere poi l’analisi alle riviste e,<br />
conseguentemente, ai lettori delle stesse e, in genere agli appassio-<br />
<br />
e impreparato ai cambiamenti che di fronte ad essi si ritrae nella<br />
propria nicchia pensando che sia una cuccia sicura. Ma questa nicchia<br />
nella logica economica moderna non è più praticabile né è possibile<br />
declinare il concetto di qualità senza considerare le economie di scala.<br />
<br />
<br />
vale ancor più nel nostro settore dove si assiste ad un ossimoro mal<br />
digerito, anzi per niente accettato: i prodotti di alta classe e qualità<br />
<br />
da chi scrive in passato, ma che “non passa” né tantomeno trova il suo<br />
refugium peccatorum nell’alternativa, ’o famo artigianale, di cui al<br />
consumatore piace la favola e l’essenza, non lo scotto da pagare! Ecco<br />
così che il mondo della musica e della sua riproduzione si ritrovano<br />
in un corto circuito che rappresenta il passo prima della caduta a vite<br />
18 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
se non si mettono in atto le contromisure; un mondo che, invece di<br />
cercare soluzioni e alternative, genera mostri (come si può parlare<br />
seriamente di rinascita del vinile senza inserire la sua pur inusuale<br />
parabola all’interno di quel 1% che rappresenta nel mercato musicale)<br />
di ogni genere, incluso il pre da 20.000 euro dove la lamiera<br />
del mobile taglia e la diafonia è tale che la soluzione consiste nello<br />
staccare un ingresso per utilizzarne l’altro (a noi è capitato e questo<br />
è il consiglio del distributore che, sorprendente, ne ha avuto a male<br />
per il giudizio non lusinghiero…).<br />
Poiché questo accade non è un merito, ma rientra nel minimo sindacale,<br />
azzeccare almeno alcune previsioni su sorti e andamenti già delineati e<br />
io rivendico quel “minimo” di lucidità in svariati casi, opportunamente<br />
segnalati da questa rivista: la sorte dei formati SACD e DVD Audio,<br />
la nascita della liquida, l’inutilità delle manifestazioni perlomeno nel<br />
format attuale… Per quest’ultimo argomento, e così veniamo al punto,<br />
<strong>SUONO</strong> si è spesa nel tempo non per distruggere ma per cambiare,<br />
prima evidenziando limiti e pecche del modo di organizzarle, poi<br />
<br />
protesta (la mancata partecipazione al Top Audio 2011, quella formale<br />
e di provocazione del 2012). Fatto è, e non consideratemi anche voi<br />
che leggete come il grillo parlante (si tratta solo di buon senso), che<br />
il Top Audio quest’anno non si fa e a mio parere (potete credete sulla<br />
<br />
a se stesso… Il che a ben vedere può rappresentare un’opportunità,<br />
anche se forse era meglio non sedersi con le gambe a penzoloni sul<br />
baratro per accorgersi che è ora di cambiare! Sindrome della Fenice…<br />
Comunque sia, cercando di interpretare in modo positivo la situazione,<br />
l’opportunità che ci si schiude davanti è quella di ridisegnare un panorama<br />
dove comunque almeno qualche elemento si va delineando:<br />
solo in questo numero di <strong>SUONO</strong> potete trovare vari argomenti che<br />
dovrebbero stimolarvi in tal senso: dal ruolo della “bellezza” all’evoluzione<br />
delle forme della musica. A questo punto si tratta di vedere<br />
se chi riempirà il vuoto lasciato dal quel che è stato lo farà nel solco<br />
della tradizione o, con un impeto di ingegno, delineando nuovi scenari.<br />
Tra questi mi sento di segnalare la rinnovata energia di alcuni<br />
punti vendita che grazie al ricambio generazionale o semplicemente al<br />
mutato punto di vista, hanno cominciato a disegnare ipotesi e format<br />
chi più chi meno nuovi. C’è un negozio del nord relativamente nuovo,<br />
esattamente a Legnano, che già da tempo organizza, con la partecipazione<br />
delle aziende, delle giornate a tema. C’è n’è un’altro che pur non<br />
essendo esattamente al centro della terra (a meno che il baricentro<br />
non si sia spostato a Monsummano!) festeggia i suoi 50 anni di attività<br />
mostrandosi più bello che prima e, soprattutto, accoglie i clienti<br />
con una buona rappresentanza di prodotti economici per la liquida<br />
perché: “bisogna accogliere i giovani e mostrargli come possono<br />
migliorare i loro ascolti” (maggiori delucidazioni nel prossimo numero<br />
di <strong>SUONO</strong>). Il bello è che in quella stessa Monsummano (che non è,<br />
lo ribadisco, il centro del mondo!) c’è un ulteriore negozio che vive<br />
anch’esso di buona salute e, spostandosi più a sud c’è chi con opera<br />
meritoria torna a dar spazio a Mark Levinson, lui in persona non il<br />
<br />
in musica, suonata, dagli stessi protagonisti.<br />
L’unico limite è la nostra fantasia Dovremmo cominciare a pensarlo<br />
perché iniziano ad essere più d’uno i casi in cui la fantasia e la<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 19
RIFLESSIONI SUL MERCATO<br />
L’EVOLUZIONE DELLA MUSICA<br />
determinazione portano a buoni risultati: ne ha molta di entrambe<br />
<br />
e “vision” il mercato se lo sta “pappando” e in questa luce offrirà da<br />
qui a breve una nuova esperienza sonora; prove di trasmissione in<br />
atto negli States e ho già detto troppo, essendo vincolato all’embargo<br />
sull’argomento! Sembra insomma il momento delle proposte e tra<br />
queste vanno annoverate quelle che più direttamente riempiranno<br />
il vuoto del Top Audio: due mini manifestazioni entrambe a Milano,<br />
l’una a pochi giorni dall’altra, sono già in programma. Una,<br />
il Gran Galà organizzato da Giulio Cesare Ricci, appare, almeno<br />
sulla carta, quella più tradizionale nel senso che si allinea ad un<br />
Caserta: presentazione del nuovo<br />
marchio Daniel Hertz by Mark<br />
Levinson, presso Audio Corner.<br />
format già consolidato e può vantare ormai edizioni in varie città<br />
a cui si aggiunge quest’anno sia Milano (28 – 29 settembre) che<br />
Torino (26 – 27 ottobre). L’altra, l’Audiario di Settembre, è una<br />
completa novità perché non ha precedenti. Ecco come la presenta<br />
Marco Lincetto che ne è il mentore: “Non vuole essere l’ennesima<br />
<br />
<br />
<br />
”.<br />
Comunque vadano, entrambe le manifestazioni nonché gli altri<br />
eventi programmati e quelli che lo saranno, nessuna e nessuno al<br />
momento sembra in grado riempire<br />
il vuoto lasciato dall’unica<br />
organizzazione destinata alla<br />
promozione dell’alta fedeltà,<br />
quell’APAF che, oltre a rinunciare<br />
quest’anno ad organizzare<br />
il Top Audio, ha anche una presidenza<br />
vacante che non lascia<br />
ben sperare. Eppure è proprio<br />
da qui a mio parere che si dovrebbe<br />
ripartire; da un’associazione<br />
che coordini e indirizzi gli<br />
sforzi per promuovere un settore<br />
che vive nel paradosso di<br />
vedere rallentato il suo sviluppo<br />
nel momento in cui storicamente<br />
si ascolta più musica che mai<br />
nel mondo.<br />
Modesta opinione di uno che<br />
immodestamente qualcosa ogni<br />
tanto l’azzecca…
THOM YORKE / ATOMS FOR PEACE<br />
di Alfonso Colella<br />
Anatomia di una voce<br />
controcorrente<br />
Thom Yorke è sempre stato un musicista del<br />
cambiamento e dello sconfinamento, specie quando<br />
l’azoto che sta nell’aria invade i flussi sanguigni<br />
e minaccia embolie gassose. Nella semantica di<br />
Yorke, l’azoto è la routine e la ripetizione. La terapia<br />
è il cambiamento a trecentosessanta gradi. Amok,<br />
primo album degli Atoms For Peace (formazione<br />
che coinvolge musicisti eterogenei ruotanti intorno<br />
alla scena di Los Angeles) è una sintesi stilistica di<br />
tutta la stagione Radiohead.<br />
T<br />
dall’infanzia deve convivere con una paresi all’occhio sinistro.<br />
Subisce una serie di operazioni ma con quell’occhio levatoio<br />
non può sfuggire alle angherie dei bulli. Con una infanzia del genere<br />
hai tutta una serie di motivazioni per costruirti le ragioni di una tua<br />
riscossa, senza Chiese e senza partiti. Controcorrente. Yorke a tutt’oggi<br />
risulta il prodotto di mescolanze e varie sollecitazioni letterarie. Da<br />
Monbiot a Pynchon, da Chomsky a Douglas Adams, da Elliot a Okri, da<br />
Vonnegut a Goethe. Ne viene fuori l’identikit di un letterato-rockstar, o<br />
meglio un trickster-bricoleur, cioè uno che opera negli scarti della realtà,<br />
<br />
indirettamente vengono in contatto<br />
con lui. Forse senza il lavoro<br />
di un trickster-bricoleur non si è<br />
capaci di comprendere alcune verità<br />
e accettarle e la parola chiave è “cambiamento”…<br />
Succede già nel secondo album dei Radiohead (The Bands - 1995)<br />
quando Yorke traghetta la band oxfordiana dalle secche del rock convenzionale<br />
alla musica elettronica. The Bands diventa un pilastro degli<br />
anni Novanta<br />
fortemente il sound di quegli anni. Poi con Kid A (2000) i suoi riff e<br />
accordi jazz, intrappolati tra tessiture classiche e rumori, arriva il primo<br />
22 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
Idioteque<br />
-<br />
<br />
<br />
Mild und Leise<br />
<br />
The Gloaming<br />
<br />
<br />
overdubsglitches<br />
<br />
This is the gloaming <br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Just <br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Sagra della<br />
Primavera -<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
(The Creep<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
maledettamente speciale<br />
<br />
jump cutting<br />
But I’m a Creep <br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
“sono una nullitàsono grande e posso superare<br />
<br />
The Creep<br />
<br />
Amok<br />
<br />
-<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
Before Your Very Eyes…<br />
-<br />
The Creep e in<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
You’re young and good<br />
lookin/ The keys to the kingdom/Sooner or later/And before your<br />
very eyes/Old soul on young shoulders/How you’ll look when you’re<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Atoms for Piece<br />
<br />
<br />
<br />
Rabbit in Your Headlights <br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 23
THOM YORKE / ATOMS FOR PEACE<br />
primo disco degli U.N.K.L.E. Su atmosfere armoniche che si rifanno ad<br />
Erik Satie, canta “Ho una macchina con dei discreti fari blu e il colore<br />
dei fari si mescola con la vita selvatica che corre tra i cespugli”. Nel<br />
frattempo stabilisce contatti con i produttori della scena internazione<br />
europea, americana e tedesca. Di recente ha collaborato con i Modeselektor<br />
(This) e con Burial (Mirror). Con questi musicisti condivide<br />
l’idea di liberare la musica elettronica dagli spazi angusti del clubbing<br />
per farla arrivare negli apparati stereofonici domestici dove è più facile<br />
valorizzarne certe sfumature dark e crepuscolari. Nel 2009 collabora<br />
ad un brano del rapper mascherato MF Doom (Gazzillion Ear, 2009).<br />
Con lui condivide un’esigenza di sintesi, secondo cui le cose interessanti<br />
devono essere dette in una breve frazione di tempo musicale e in modo<br />
atipico, anche a rischio di risultare poco didascalici e manifesti. Questo<br />
approccio estetico già era presente nell’esperienza con i Radiohead.<br />
Si pensi a quei testi, video e persino magliette della band che ancora<br />
<br />
questa o quell’altra canzone. Perché quel modo insolito di pronunciare<br />
le parole E poi quegli orsi che sogghignano e i minotauri che piangono.<br />
Stessi enigmi si trovano nei testi e nelle simbologie di Amok. Forse i suoi<br />
testi sono tutti esiti di conversazioni orecchiate qua e là o resoconti di<br />
un diario personale amaro e triste. Fatt’è che ogni frase richiede sempre<br />
una ermeneusi perché le modalità espressive vanno oltre i codici<br />
convenzionali. Come accade in Default, la seconda traccia del disco,<br />
dove Yorke sembra guardare al suo passato. Le tastiere sono suonate<br />
come fossero degli archi, mentre il mix di beat e percussioni spalma<br />
una venatura di nervoso in tutto il brano. “I’ve made my bed/And I’m<br />
lying in it./But it’s eating me up,/But it’s eating me up,/It’s eating me<br />
up (If I could feel all the snakes on my heads) (Ho fatto il letto e mi<br />
sono disteso. Ma mi sta consumando. Ma mi sta consumando. Mi sta<br />
consumando (se potessi sentire tutti i serpenti nella mia testa) Il basso<br />
costruisce una linea luttuosa sulle note di SIb, SI, SOLb, LAb, Mib. Le<br />
tastiere suonano all’unisono e reggono una melodia cantilenante che non<br />
<br />
non c’è un preciso approdo armonico, tutto è lasciato nell’indeterminato<br />
<br />
cataloghi della Warp Records. In Ingenue (la terza traccia) è ancora un<br />
<br />
cupo. La voce di Yorke si inerpica per cantare quella che potrebbe essere<br />
interpretata come una storia d’amore molto intensa (Ti conosco come<br />
il palmo della tua mano). Dropped, che è la quarta traccia, parte lenta<br />
per poi accelerare con l’inserto del basso e di una drum-machine. Il<br />
testo si impone per gli aspetti deleteri provocati dalla ruggine, ma non<br />
capiamo bene quale sia l’area semantica o affettiva di riferimento: “Sono<br />
<br />
romperla/sono ruggine./Aspetto/sono qui/senza peso/ sono ruggine”.<br />
Se dobbiamo individuare una unitarietà, questa sta nella preponderanza<br />
di campionamenti a basse frequenze con relativi innesti di rumori seriali<br />
e compulsivi, mascheramenti digitali della voce, abuso di ridondanze. Il<br />
tutto ibridato con pattern jazzistici mediati da una tradizione colta che<br />
rimonta al free jazz. A tratti la voce si presenta come un corpo mutante<br />
<br />
accade in Unless, dove la voce di Yorke trasmette perfettamente l’angoscia<br />
espressa nel testo, mentre la musica si erge su un crescendo di tastiere<br />
conferendo al brano il climax tipico delle composizioni dei Radiohead.<br />
Stuck Together Pieces ci racconta di una divisione dolorosa mentre il<br />
basso duetta con una chitarra.<br />
Ma soffermiamoci con più calma su Judge, Jury and Executioner<br />
(traccia numero 7). Forse è il pezzo di maggior rilievo che più degli altri<br />
rimanda all’esperienza con i Radiohead. Parte con un basso che si muove<br />
su un disegno sincopato in 7/4 poi sul tessuto ritmico si aggrovigliano<br />
<br />
galleggiare. Il testo è coinvolgente. Focalizza su una passeggiata (I went<br />
for my usual walk) cui segue un buio senza futuro (When darkness<br />
follows/And no tomorrows), dal momento che tutto è stato deciso da<br />
24 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
ingannevoli spie e voci che rimbalzano nella camera di riverberazione<br />
(It’s all been decided/ All spies deceptive/ All bouncing voices down the<br />
echo chamber). Ma non c’è da preoccuparsi, basta riderci su ed evitare<br />
Don’t worry,<br />
laugh about/ just can’t talk or reason with my executioner/ Judge and<br />
jury, executioner/ Judge and jury). Conclude il brano una dichiarazione<br />
di impotenza “I’m like the wind and my anger will disperse” (Io sono<br />
come il vento e la mia rabbia si disperderà).<br />
Ad ogni modo la sequenza Judge, Jury and Executioner già da anni fa<br />
parte dell’immaginario espressivo di Yorke. Risulta come titolo aggiuntivo<br />
a Myxomatosis, un brano presente in Hail to the Thief (Radiohead 2003).<br />
Lì c’era un riff violento di un basso sintetico imbottito di saturazioni<br />
e su una base ritmica funk. Ci risulta che la myxomatosis è un virus<br />
<br />
ciò lascia una forte impressione sui ragazzini. Tuttavia la canzone parla<br />
del controllo delle menti, e quindi sei indotto a chiederti cosa c’entra<br />
una tematica del potere con la morte dei conigli per malattia Niente,<br />
eppure Yorke ha la sensazione di sentirsi scuoiato anche lui. Abbiamo<br />
l’impressione che la sua incursione nella epidemiologia veterinaria gli<br />
<br />
quando viene composto il brano Myxomatosis, Yorke si sente prosciugato<br />
dall’esperienza del “Jubilee 2000 Drop The Debt” avviata insieme a<br />
Bono degli U2. Nonostante l’impegno formale, sappiamo che in quella<br />
occasione i politici non hanno mantenuto i patti e che le loro citazioni<br />
e le loro promesse sono risultate solo una copertura. Il dato di fatto è<br />
che il debito dei paesi poveri nutre tutto l’establishment del potere e<br />
<br />
lebbrosi Non credo, magari il nostro stato d’animo è lo stesso di Yorke,<br />
<br />
propri stati di crisi all’esistenza dell’orso grigio. I got myxonatosis, mi<br />
sento confuso strangolato, abbattuto, continua a gridare Yorke. Eppure,<br />
approfondendo l’indagine, ci si accorge che l’associazione Myxomatosis-<br />
Judge, Jury and Executioner si trova anche nel ritornello del brano<br />
La Haine degli Asian Dub Foundation. La canzone nasce in ambienti<br />
L’odio di Mathieu Kassowitz del<br />
1995, dove si racconta una storia di violenza nella periferia parigina. La<br />
costellazione di riferimenti semantici allora si allarga e conferma ancora<br />
una volta l’aspetto intellettualistico e tricker della produzione yorkiana.<br />
Anche l’analisi di Amok<br />
chiude il CD, mescolando melodie eteree con percussioni a ritmo incalzante.<br />
Il titolo Amok rimanda al mondo oscuro delle intenzioni omicide e<br />
dei riti catartici. Dal punto di vista medico, Amok è una sindrome tipica<br />
delle regioni del Sud-est asiatico, della Malesia, dell’Indonesia e della<br />
Nuova Guinea<br />
nel delitto. La patologia riguarda chi ha subito un torto intollerabile e<br />
non ne sopporta le conseguenze. Dopo un breve periodo di solitudine,<br />
aggredisce prima i familiari e poi gli estranei. Con la sindrome di<br />
Amok si corre per le strade e tra i campi uccidendo qualsiasi vita che ti<br />
viene incontro. Poi ci si accascia nell’amnesia e nell’esaurimento, come<br />
succede in un racconto di Herbert George Wells (Through a Window<br />
1894). Ma torniamo ad Amok degli Atoms for Peace. Ad un certo punto<br />
della canzone ci imbattiamo in un verso dove si dice “Trying round<br />
pieces of string to run amok run amok run amok” (Sto cercando pezzi<br />
di stringa per un corsa amok). Più avanti la smania omicida si riversa<br />
contro il pensiero I’m trying to be a thought killer (Sto cercando di<br />
essere un killer di pensiero). Ma ci sono anche altre implicazioni e le<br />
troviamo in Der Amokläufer di Stefan Zweig (1922). In questo romanzo<br />
Amok è fondamentalmente un eccesso d’amore che si converte in follia<br />
omicida. Riguarda inoltre gli abulici, quelli che per natura oscillano tra<br />
depressione e stati di eccitazione. Fatt’è che passata la furia omicida poi<br />
non si ricorda più niente. Chi è preso da Amok ha un occhio allenato<br />
“Un occhio allenato sulla tacca nel mirino, colpisce con indifferenza<br />
chi gli si fa avanti e non spreca pallottole”. Così viene descritta questa<br />
patologia in un brano di una band tedesca (Eisbrecher 2010). Il brano<br />
si conclude nella corsa omicida. “Corriamo in preda alla furia omicida!<br />
Corriamo in preda alla furia omicida! Siamo sotto shock! Corriamo<br />
in preda alla furia omicida! Corriamo<br />
- Amok!”.<br />
A questo punto abbiamo costruito<br />
un buon puzzle di riferimenti ma<br />
non siamo soddisfatti, c’è qualcosa<br />
che ci sfugge. L’imprendibilità in<br />
fondo è una delle caratteristiche<br />
del genio e Yorke corre per essere<br />
<br />
La voce si dissolve e sprofonda<br />
nelle linee cupe del basso e delle<br />
<br />
scibile.<br />
Gli ultimi campionamenti<br />
strisciano ormai sui tappeti sonori<br />
stabiliti. Poi ogni complessità si<br />
estingue, nel silenzio.<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 25
RAY MANZAREK<br />
di Massimo Bargna<br />
Le due vite di Ray<br />
Un’altra leggenda<br />
del rock che se ne va:<br />
il 20 maggio, all’età<br />
di 74 anni, il tastierista<br />
dei Doors è deceduto a<br />
Rosenheim,<br />
in Germania, vinto<br />
da un male incurabile.<br />
Ci resta la sua musica,<br />
indissolubilmente<br />
legata al mito di Jim<br />
Morrison e degli anni<br />
Sessanta ma che,<br />
con alterne fortune,<br />
ha brillato anche dopo.<br />
L<br />
immagine che conserveremo nella memoria, è quella di lui<br />
’<br />
piegato sulla tastiera, sorridente, capelli lunghi e biondi,<br />
occhiali da intellettuale, estraniato dall’ambiente circostante,<br />
Ligth<br />
My Fire. Ray Manzarek, cofondatore con Jim Morrison dei Doors e<br />
organista che ha fatto scuola per intere generazioni di musicisti, era<br />
fondamentalmente un uomo innamorato della musica nelle sue più<br />
diverse declinazioni: rock, blues, jazz, etnica e classica. Tutta la sua vita<br />
lo dimostra. È stato anche colui che, unendo al proprio innato talento<br />
artistico uno spiccato intuito imprenditoriale, ha saputo trasformare<br />
Jim Morrison in un idolo del rock e i Doors in una band di successo<br />
internazionale. È unanimemente riconosciuto che fu lui a scoprire il<br />
re lucertola, cioè a intravedere in Morrison quelle potenzialità che ne<br />
avrebbero fatto un nuovo Mick Jagger, un sex-symbol e un’icona degli<br />
anni Sessanta, gli anni della rinascita del rock, del Flower Power, del<br />
Viet-Nam e della contestazione giovanile. Tutto cominciò, ma questa<br />
è ormai storia, con l’incontro dei due sulla spiaggia di Venice, a Los<br />
Angeles, nel 1965. Jim che canticchia Moonlight Drive, Ray che dice<br />
di non aver mai sentito versi del genere e i due che stringono un sodalizio<br />
artistico per sfondare nel mondo musicale con una rock band a<br />
cavallo fra psichedelia, blues, jazz, poesia visionaria, citazioni colte e<br />
atmosfere decadenti. Il nome del gruppo era preso da una poesia di<br />
William Blake: “Se le porte della percezione fossero aperte, ogni cosa<br />
”. Lì, sulla sabbia, Ray pronunciò<br />
con uno stile enfatico che lo caratterizzerà per tutta la vita, la celebre frase<br />
“guadagneremo un milione di dollari” che si rivelò profetica ma di cui<br />
26 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
il musicista, anni più tardi, si rammaricò perché fu proprio a causa di<br />
<br />
<br />
che Ray aveva conosciuto a un corso di meditazione trascendentale, e<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
e, se imparò a cantare e stare su un palco, fu soprattutto grazie a Ray che<br />
lo incoraggiò e gli dispensò pre-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Light My Fire-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
alla dissoluzione dei propri sogni<br />
<br />
<br />
IL DOPO MORRISON<br />
un virtuoso dello strumento ma I primi due lavori solisti di Ray sono Golden Scarab (1973) e The Whole Thing -<br />
<br />
<br />
Started With Rock & Roll Now It’s Out Of Control (1974) in cui si apprezza una<br />
buona varietà d’ispirazione e un chiaro tentativo di affrancarsi dal periodo<br />
<br />
grande sofferenza e frustrazione<br />
Doors. Brani come Whirling Dervish e The Moorish Idle con il loro miscuglio di<br />
<br />
il progressivo estraniamento di<br />
sonorità jazz e orientali in stile tipicamente anni ’70, ci mostrano un Ray inedito,<br />
se<br />
musicista a tutto campo. Più scontati gli altri brani, soprattutto i blues, anche<br />
<br />
di fare tutto lui utilizzando un<br />
<br />
se ci sono delle valide eccezioni come Bicentennial Blues e Begin The World<br />
Again che ricordano per certi versi Frank Zappa. In piena era punk, ritroviamo<br />
-<br />
<br />
Manzarek con un look assolutamente Doors nel gruppo rock Nite City, in cui<br />
-<br />
Sofferenza e frustrazione accresciute<br />
dal fatto che il naufragio<br />
canta e suona le tastiere in due dischi: Nite City del ’77 e Golden Days Diamond<br />
<br />
Night dell’anno successivo. All’esplosione del punk parteciperà nella veste di<br />
controcorrente e che fece storcere<br />
<br />
produttore della band losangelina degli X, che nel disco d’esordio includerà<br />
una reinterpretazione di SoulKitchen, cavallo di battaglia dei Doors. Inattesa<br />
<br />
come ovvia conseguenza anche<br />
È stato detto, giustamente, che<br />
e sorprendente, nel 1983, la collaborazione con Philip Glass per l’album Carmina<br />
Burana, riadattamento in chiave rock delle composizioni di Carl Orff.<br />
<br />
<br />
<br />
Un ambizioso disco di musica corale a cui, chi è abituato alle sonorità Doors<br />
<br />
incanalare in modo costruttivo la<br />
di Manzarek, deve accostarsi con molta cautela. Negli ultimi anni, a dispetto<br />
dell’età avanzata, Ray aveva dimostrato la sua inesauribile vitalità tornando<br />
così tanto e che sentiva come una<br />
ors<br />
si sentiva in trappola, voleva<br />
ai dischi solisti. Del 2006 è Love Her Madly, album di musica strumentale (un<br />
gradevole mix di elettronica e jazz d’ambiente) che faceva da colonna sonora al<br />
<br />
<br />
film omonimo, codiretto da Manzarek. Dello stesso anno Atonal Head, raffinato<br />
dionisiaca del gruppo, quella più progetto di commistione musicale jazz, rock, classica ed etnica condotto con il oscura<br />
e minacciosa, Ray incarna-<br />
<br />
compositore e trombettista Bal. Due anni dopo arriva Ballads Before The Rain in<br />
tandem con il chitarrista Roy Rogers, che sembra quasi una rivisitazione jazz di<br />
<br />
<br />
Satie. E non a caso, tra le cover figura Riders On The Storm. Non si può gridare<br />
-<br />
che il tastierista pensasse solo ai<br />
al capolavoro ma lo sforzo è apprezzabile. Il capitolo finale di Ray, nel 2011, è<br />
la seconda collaborazione con Roy Rogers per l’album Translucent Blues. L’ex <br />
<br />
<br />
doors torna alle sue origini blues con una serie di canzoni di discreta fattura<br />
(ad esempio Hurricane). Il CD fu accolto bene da critica e pubblico. Da ricordare<br />
<br />
<br />
anche i due dischi in stile beatnik con il poeta della beat generation Michael<br />
<br />
<br />
McClure, amico di Jim Morrison: The Third Mind (2006) e Piano Poems: live in<br />
<br />
San Francisco del 2012. Sono la testimonianza di una mai sopita passione per<br />
-<br />
<br />
<br />
la musica e le operazioni artistiche colte e sofisticate.<br />
<br />
<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 27
RAY MANZAREK<br />
COME ERAVAMO<br />
Il nome dei Doors è uno spettro che torna instancabilmente a infestare la<br />
chiesa del rock. Si pronuncia a caso nelle interviste. Lo si dissotterra per rifinire<br />
le esegesi. Come un marchio vintage o come un sigillo definitivo per autentificare<br />
il presente. In questa intervista di 20 anni fa, Ray Mazanek, cinquantenne<br />
in fiore e saggiamente epicureo, affabile possessore di una carriera meteorite,<br />
ha accettato di prestarsi al gioco dei ricordi e di raccontare.<br />
Ray Mazarek: Io e Jim Morrison eravamo studenti alla scuola di cinema<br />
UCLA (Università della California, Los Angeles). Due amici che parlavano di<br />
arte, di teatro, di cinema, di jazz. Parlavamo di rock’n’roll, ma mai di formare<br />
un gruppo insieme. Due settimane prima della consegna dei diplomi, nel<br />
giugno ‘65, Jim mi ha detto che sarebbe partito per New York. Tre o quattro<br />
settimane dopo, ero sulla spiaggia, a Venice. E chi vedo venire verso di me<br />
Jim, o qualcuno che somigliava a Jim, visto che non l’avevo riconosciuto<br />
del tutto: non era del tutto lui, era molto più bello... mi sono avvicinato e<br />
ho visto che era davvero Jim, e non il David di Michelangelo. Era fantastico.<br />
Gli ho chiesto che stava combinando, perché non era a New York. Mi ha<br />
risposto: “Ho deciso di restare qui, abito sul tetto della casa di Dennis Jacobs”,<br />
un amico dell’UCLA, che è finito a lavorare per Francis Ford Coppola in<br />
Apocalypse Now e che alla fine è stato rinchiuso con i matti, viveva sul suo<br />
tetto e scriveva canzoni.<br />
Gli ho detto: “Scrivi delle canzoni Allora siediti e cantamene una”. Si è seduto<br />
sulla spiaggia, era metà luglio, una di quelle giornate calde e assolate di Los<br />
Angeles... Ha iniziato a cantare Moonlight Drive e ho pensato che erano le<br />
parole più belle che avessi mai sentito in una canzone rock. Ne ha cantata<br />
un’altra o altre due e gli ho detto: “Queste canzoni sono fantastiche, perché non<br />
fondiamo un gruppo rock” Jim ha risposto: “È proprio quello che vorrei fare”.<br />
È stato immediatamente colpito dal suo carisma<br />
Le parole delle sue canzoni erano molto belle: “Let’s swim to the moon, let’s<br />
climb through the tide, penetrate the evening that the city sleeps to hide...” Non<br />
era solo rock, era poesia. In quel momento, in piena estate 1965, i Beatles non<br />
erano ancora psichedelici, cantavano ancora “She loves you yeha yeah yeah...”<br />
i Rolling Stones cantavano il blues di Chicago, erano più funky e più cattivi.<br />
C’era della poesia in Dylan, ma non c’erano i temi jungiani della poesia di Jim.<br />
Dylan era molto bello, ma era troppo New York... mancava una certa qualità<br />
mistica. Era della grande poesia di strada, ma era folk rock, quando la poesia<br />
di Jim era jungiana, aveva il senso della paura, della morte, della trascendenza,<br />
che mancava alla poesia di Dylan.<br />
Qual era la vostra idea all’inizio, quando avete formato il gruppo<br />
Di fare di tutto. Evidentemente non potevamo cantare come i Beatles. Mc-<br />
Cartney e Lennon erano grandi cantanti. Noi stavamo per fare della musica<br />
psichedelica “trip-out” (termine collegato all’LSD, viaggio della musica che fa<br />
viaggiare come l’acido - ndr), strana e insolita, con una poesia straordinaria.<br />
Stavamo per fare qualcosa il più artistico possibile, e dato che due membri del<br />
gruppo erano laureati a un’università artistica, sarebbe stato qualcosa di fottutamente<br />
artistico, se così posso dire. Quale altro gruppo rock poteva servirsi<br />
disertava o si presentava ubriaco alle prove (persino a quelle in sala di<br />
registrazione). Ma se il tastierista sopportò stoicamente per anni questo<br />
ed altro, non fu soltanto per una questione di denaro. Ray provava un<br />
sincero affetto per il cantante. Tutti lo ricordano come una persona<br />
simpatica e cordiale, un vero gentleman. In ogni caso nel 1971, dopo la<br />
registrazione dell’ultimo album L.A. Woman, Morrison se ne andò a<br />
morire a Parigi. E scomparso il loro leader, anche i Doors erano morti.<br />
Qui, dopo sei dischi indimenticabili, montagne di dollari guadagnati e<br />
<br />
<br />
sempre degna di nota.<br />
Il problema più urgente per i superstiti della band, era come sopravvivere<br />
<br />
cominciò a commettere una serie di errori che, nel corso degli anni, gli<br />
alienarono le simpatie di una parte dei fans. A cominciare dal tentare<br />
di mantenere in vita i Doors con una sorta di accanimento terapeutico.<br />
Come si poteva del resto rinunciare a un nome che era di per se stesso<br />
<br />
d’accordo, ma le vendite di L.A. Woman non erano andate male e il<br />
singolo Riders On The Storm (in cui Ray svolgeva un ruolo predominante<br />
al piano) con i suoi splendidi passaggi jazzati sembrava aprire<br />
nuovi sbocchi musicali per il gruppo. Jim era insostituibile ma Ray,<br />
che durante i concerti dei Doors ogni tanto cantava dei blues, avrebbe<br />
potuto rimpiazzarlo senza ingenerare nel pubblico la sensazione di un<br />
<br />
pubblicarono altri due dischi: Other Voices (uscito di corsa soltanto sei<br />
mesi dopo L.A. Woman, quasi si volesse esorcizzare lo spettro di Jim)<br />
28 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
di Brecht e Weil Nel primo album c’è anche un pezzo di Willie Dixon, The End<br />
è un omaggio a Ravi Shankar e alla musica indiana, Light My Fire è influenzato<br />
dal jazz. Cercavamo di mettere insieme tutti i generi musicali possibili. Non<br />
era jazz, non era nu-jazz, non era blues propriamente detto, era rock’n’roll<br />
suonato da una band di tipi bianchi in California del sud. In quel momento,<br />
la roba che andava in California, erano le cose psichedeliche: Peace and Love,<br />
il movimento flower-power. Tutti i gruppi erano come sotto acido, i Grateful<br />
Dead, i Jefferson Airplane... I Doors erano più orientati al blues, erano più duri,<br />
più hard, più oscuri. Perché i Doors leggevano. Non voglio dire che gli altri non<br />
leggessero, ma... penso che la nostra visione fosse un po’ diversa, uscita dai<br />
film tedeschi, dal cinema espressionista, e dalla poesia simbolista francese,<br />
Rimbaud. Per me erano i film tedeschi: Pabst, Fritz Lang, questo genere di cose.<br />
E anche Parigi. Io e Jim amavamo la Parigi e la Berlino tra le due guerre. Dalla<br />
fine della prima guerra mondiale a quando Hitler blocca la Bauhaus. I Doors<br />
sono quindi fondamentalmente un gruppo dadaista, surrealista e Bauhaus.<br />
Ma siccome sono americani, hanno subito la vecchia influenza nera: io vengo<br />
da Chicago e Jim era del sud, quindi il blues, le radici del blues.<br />
Molti considerano L.A. Woman come il vostro capolavoro. Cos’è che ha<br />
dato a questo disco questa unità e questa forza incantevole<br />
C’è già il fatto che abbiamo registrato nella nostra sala prove, al Workshop.<br />
La nostra casa discografica era dall’altro lato della strada. Abbiamo preso dei<br />
microfoni, un registratore e una vecchia console che abbiamo installato negli<br />
uffici, al primo piano, e provavamo. Non eravamo in studio ma veramente a<br />
casa nostra. Ci sentivamo bene gli uni con gli altri, stavamo bene. Abbiamo<br />
preso in mano la produzione. Era una tappa completamente nuova per i Doors.<br />
Forse c’era qualcosa nell’aria, forse Jim sentiva che quello poteva essere<br />
il suo ultimo album... Durante la registrazione, l’8 dicembre 1979, il giorno<br />
del suo compleanno, si è fatto come regalo di venire al Workshop con un<br />
producer, per registrare tutta la poesia che aveva, cinque o sei ore di poesie...<br />
“Voglio assolutamente registrarlo su nastro, solo una volta” ci diceva. Perché ha<br />
avuto bisogno di farlo in quel momento, il giorno del suo compleanno, sei<br />
mesi prima della sua morte... Non lo so... .<br />
Perché Jim è andato a Parigi, solo<br />
Per riposarsi, per prendersi delle lunghe vacanze. Il nostro contratto con<br />
Elektra, la nostra casa discografica, era scaduto, erano usciti i sette album<br />
previsti. Potevamo rinnovare il contratto, potevamo firmare con un’altra<br />
casa discografica, potevamo continuare, potevamo fermarci e decidere di<br />
non registrare più, tutto era permesso. Alla domanda “Ci vogliamo fermare”<br />
tutti hanno risposto “Well... no!!!” (ride)... Ma non dovevamo più lavorare così<br />
duramente, i Doors erano sul punto di entrare in una nuova fase, avevamo<br />
una sensazione di rilassamento, di confort, di benessere. Era il momento di<br />
prendere un po’ le distanze: “Non siamo obbligati a fare tournée, non siamo<br />
obbligati a far uscire un disco all’anno”... Progettavamo dei film... E Jim è partito<br />
per Parigi per andare dove era andato Hemingway (ride - ndr)... dove vanno<br />
gli americani, dove vanno gli artisti, dove era andato Fitzgerald...<br />
È stato segnato dal mistero che circonda la sua morte<br />
Certo! È terribile.<br />
e Full Circle del ’72 ma il risultato fu deludente, sia dal punto di vista<br />
musicale che di riscontro nelle vendite. Questo insuccesso e i contrasti<br />
<br />
guardare avanti, pensare a una carriera solista e nello stesso tempo<br />
gestire con oculatezza l’eredità Doors. Ed è ciò che Ray Manzarek ha<br />
sempre fatto nel corso della sua “seconda vita”, mantenendo un piede<br />
<br />
contemporaneo di cui ha continuato a far parte anche se con un ruolo<br />
non più da protagonista.<br />
Ancor più dopo lo scioglimento del gruppo, Ray Manzarek si convinse<br />
che il mito dei Doors doveva continuare a vivere. E che spettava a lui,<br />
<br />
<br />
numerose critiche, fu che la sua visione di ciò che avevano rappresentato e<br />
rappresentavano i Doors non coincideva strettamente con quella dei fans<br />
<br />
An<br />
American Prayer. Progetto legittimo visto che era nelle intenzioni dello<br />
stesso Morrison che, a più riprese, aveva registrato delle performance<br />
poetiche pensando di farci un disco con sottofondo musicale. Finita<br />
nelle mani dei Doors superstiti, l’idea venne parzialmente snaturata<br />
col risultato che il disco fu duramente stroncato dall’ex produttore Paul<br />
Rothchild. La musica era invadente, conteneva continue citazioni delle<br />
<br />
<br />
<br />
Alive She Cried che<br />
<br />
<br />
Gloria, di Van Morrison. A partire<br />
<br />
<br />
<br />
culminare con le edizioni integrali di Live At The Matrix e Live At The<br />
Roundhouse. Manzarek ha inoltre continuato a suonare in concerto<br />
i pezzi dei Doors con diverse formazioni che hanno visto l’adesione,<br />
oltre che di Krieger, di artisti famosi come Stewart Copeland dei Police<br />
-<br />
<br />
<br />
Densmore, glielo avevano impedito.<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 29
di Roberto Paviglianiti<br />
TEHO TEARDO<br />
Visione d’insieme<br />
Le uscite degli album<br />
Music For Wilder Mann<br />
e Still Smiling, realizzato<br />
con Blixa Bargeld,<br />
sono state delle ottime<br />
opportunità per puntare<br />
i riflettori su Teho<br />
Teardo, un personaggio<br />
che si muove<br />
nell’ombra, dalla quale<br />
ricava un privilegiato<br />
punto di osservazione.<br />
foto A. Boccalini<br />
S<br />
sparsi ovunque e un banco di lavoro che ha l’aria di essere<br />
rimasto acceso per diverse ore. Lo studio di registrazione<br />
casalingo di Teho Teardo è accogliente, c’è anche un divano per gli<br />
ospiti. Ci riceve alla porta, ci offre caffè e biscotti, è gentile. La musica<br />
che ci fa ascoltare no; non dà carezze e vibra d’imprevedibilità. È<br />
quella del suo Music For Wilder Mann, <br />
di Charles Fréger. Ti prende per la gola, ti stringe in una morsa di<br />
suoni. Proietta un’immagine forte e inquietante. Immagini con le<br />
<br />
Diaz, Il divo, Lavorare con<br />
lentezza<br />
vive di luce propria in un continuo e affasciante rincorrersi d’idee<br />
creative. Situazioni che lo hanno portato a collaborare anche con Blixa<br />
Bargeld (fondatore degli Einstürzende Neubauten) per l’album Still<br />
Smiling, un altro episodio di rilevante importanza di un processo<br />
creativo che sa emozionare.<br />
È vera la storia che il libro di Charles Fréger ti è caduto su<br />
un piede in una libreria di Berlino<br />
Certo. Mi piace pensare che un libro che ti cade addosso, facendoti<br />
anche un po’ male, sia un segnale da cogliere immediatamente, e<br />
30 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
guarda cosa è successo dopo: mi sono chiuso in studio e non ne<br />
Music For<br />
Wilder Mann.<br />
<br />
<br />
Music For Wilder Mann<br />
È stata dunque una precisa esigenza espressiva<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
sivamente<br />
sui due lati di un vinile. Per quale motivo e a<br />
quale scopo<br />
<br />
-<br />
<br />
-<br />
-<br />
<br />
<br />
mano che si chiama “copertina”<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
dentro un mio disco.<br />
In quest’album, come in altri,<br />
giocano un ruolo deci-<br />
<br />
spesso a questo ingrediente<br />
timbrico.<br />
<br />
Music<br />
For Wilder Mann <br />
Negli ultimi mesi ti sei dedicato anche a Still Smiling, l’album<br />
con Blixa Bargeld.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
foto S. Caleo<br />
Che cosa rappresenta per te il cinema Da dove è nata la<br />
passione per l’arte in genere<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Come si sviluppa solitamente<br />
il tuo processo creativo<br />
riguardo alle colonne sonore<br />
Trai ispirazione dalle<br />
<br />
-<br />
-<br />
<br />
Registri e trovi le soluzioni<br />
compositive nel tuo studio<br />
casalingo, nel quale trascorri<br />
molto tempo. Hai una<br />
“giornata tipo” con delle<br />
precise scadenze o procedi<br />
in maniera totalmente libera<br />
e improvvisata<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Lo studio di registrazione è per te un luogo dove dar forma<br />
alle tue idee o lo intendi più come uno strumento vero e<br />
proprio<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 31
TEHO TEARDO<br />
rimodella in base alla sua forma.<br />
Perché la tua musica riesce a<br />
vivere di luce propria anche<br />
se ascoltata senza l’ausilio<br />
<br />
Cerco di fare musica che sia in<br />
grado di sostenere se stessa al<br />
mula<br />
del commento musicale.<br />
Stabilisco un rapporto drammaturgico<br />
in cui la musica entra<br />
nella narrazione senza divenire<br />
un banale accessorio narrativo<br />
o, ancora peggio, un riempitivo.<br />
Sei molto attratto dall’ibridazione di elettronica e strumenti<br />
acustici.<br />
Mi piace il suono, nelle sue innumerevoli varianti. Quello delle tangenziali,<br />
dei ghiacciai e del violoncello; nessuno primeggia sull’altro,<br />
sono tutti là a nostra disposizione, dobbiamo solamente trovare delle<br />
relazioni sensate tra questi.<br />
Remixare altri artisti ha<br />
portato delle variazioni<br />
sul tuo modo di concepire<br />
<br />
Mi ha certamente aiutato nell’essere più obiettivo con la mia musica<br />
attraverso un percorso da ascoltatore. Tutto passa prima dall’ascolto.<br />
Per quello che fai hai ricevuto dei complimenti da parte di<br />
<br />
Sì, gli ho chiesto di fare un album usando solo due sintetizzatori indossando<br />
un camice bianco come nello studio di fonologia negli anni<br />
sound designerto<br />
Cinquanta. Io e lui, soli con un synth ciascuno. Mi sarebbe piaciuto<br />
molto, ma sapevo sarebbe stato<br />
preciso che dai a questa<br />
<br />
Teho Teardo e Blixa Bargeld STILL SMILING Spècula, 2013<br />
<br />
In Still Smiling convergono i percorsi stilistici, e di vita, di due grandi artisti, Mica potevo proporgli di fare un<br />
La consapevolezza della tridimensionalità<br />
del suono. Quando<br />
qualcuno mi dice che quel suono<br />
Teho Teardo e Blixa Bargeld, che riversano nelle dodici tracce proposte, dieci<br />
delle quali inedite, le loro attitudini e i loro mondi sonori, dando vita a una<br />
forma particolarmente interessante, per contenuti ed espressività d’insieme.<br />
disco con l’orchestra, non credo<br />
che il mondo ne abbia bisogno.<br />
Così gli ho proposto qualcosa<br />
Registrato tra Roma e Berlino, l’album trae forte connotazione dall’utilizzo<br />
l’ha sentito sulla pancia io sto già<br />
che avrebbe potuto spiazzare<br />
degli archi – tradotti da Martina Bertoni e il Balanescu Quartet - e trova nella<br />
bene. Nonostante troppi ascoltino<br />
entrambi.<br />
voce di Bargeld l’elemento catalizzatore, messo in primo piano sugli sfondi<br />
musica solo con i cellulari,<br />
il suono è tutto intorno a noi e<br />
non nello spazio angusto di un<br />
sonori pensati da Teardo, sinistri e forti di una certa inquietudine. Brani cantati<br />
in italiano, come l’iniziale Mi scusi, inglese e tedesco, formano un itinerario<br />
perennemente in bilico tra il passaggio cantabile e la spigolatura melodica<br />
<br />
diventare musicista vista la<br />
microchip. Un compositore non<br />
da interpretare, dove le matrici ritmiche sono al contempo solide e capaci<br />
grave crisi che sta attanadi<br />
flettere a seconda dello scenario. Alone with the Moon (cover del brano<br />
può non tenerne conto. Oltre a<br />
<br />
firmato dei Tiger Lillies) è una sorta di ballata romantica, quasi rassicurante;<br />
questo la necessità di stabilire un What If… è un momento che unisce teatralità e fantasia, presa di coscienza <br />
legame con i luoghi. La musica<br />
ha un rapporto strettissimo con<br />
la spazialità, anche quando registro<br />
e ironia sottintesa; la struggente A Quiet Life – dalla soundtrack del film Una<br />
vita tranquilla di Claudio Cupellini - è proposta in una nuova versione; mentre<br />
il resto presenta momenti costruiti con l’unione di sonorità elettroniche e<br />
di fare quello che si sentono<br />
e di farlo al meglio. Abbiamo<br />
bisogno di gente che faccia le<br />
con un quartetto d’archi.<br />
cose con passione e seriamente,<br />
acustiche, capaci di vivere in simbiosi e di rimanere perfettamente in piedi<br />
anche se presi singolarmente. Lavoro importante, di forte intensità e pensato<br />
Sono attratto dall’idea della musica<br />
ci sono troppi incompetenti in<br />
nel dettaglio, al quale vanno dati un paio di ascolti di vantaggio, soprattutto se<br />
da camera, spesso più per la<br />
forma che può avere la camera<br />
che, contenendo la musica, la<br />
non si è seguaci dei due protagonisti della vicenda, ma poi, una volta entrati<br />
in sintonia, sarà difficile rinunciare alla loro idea di sorriso. (R. P.)<br />
questo Paese che occupano spazi<br />
strategici abbassando la qualità<br />
delle cose.<br />
32 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
Audio Research REFERENCE 250<br />
Amplificatore monofonico a valvole<br />
Come altri prodotti presentati recentemente,<br />
anche per il Reference 250 le novità riguardano<br />
la veste estetica, ma più ancora il design<br />
interno. Si coglie innanzitutto l’aspetto<br />
moderno ed il perfetto abbinamento cromatico,<br />
che comprende un pannello frontale totalmente<br />
rinnovato con un piccolo pulsante di accensione in alluminio,<br />
oltre al fatto che le serie in colore naturale hanno<br />
maniglie e griglia superiore in argento, la versione nera<br />
maniglie e griglia neri. Un nuovo indicatore analogico sostituisce<br />
il display digitale fluorescente; questo indica<br />
potenza di uscita, tensione di alimentazione e aggiustamento<br />
del bias delle valvole, che si effettua per mezzo<br />
di regolazioni al di sotto del display. Tre sono i livelli di<br />
illuminazione, inclusa la possibilità dello spegnimento<br />
totale, mentre un piccolo schermo LCD posto all’interno,<br />
ma visibile attraverso il pannello superiore, indica le ore<br />
di funzionamento delle valvole. La silenziosissima ventola<br />
di raffreddamento sul pannello posteriore è abbinata<br />
ad una griglia di ingresso a bassa turbolenza ed opera a<br />
due velocità. Il cavo di alimentazione da 20 A è lo stesso<br />
del REF210, mentre le connessioni di uscita prevedono i<br />
tre diversi valori di impedenza 4, 8 e 16 Ohm.<br />
L’impatto devastante del REF 250 è diretta conseguenza<br />
del nuovo trasformatore di alimentazione con un corrispondente<br />
incremento del 50 % di capacità energetica,<br />
unitamente alla corrente di uscita dei tubi KT120. Anche<br />
la velocità nella risposta in gamma bassa, il controllo e<br />
la definizione del tessuto sonoro hanno fatto un deciso<br />
passo avanti. Inoltre, i nuovi condensatori in Teflon migliorano<br />
risoluzione e focalizzazione della scena con ogni<br />
genere musicale. L’esplosivo micro e macro contrasto<br />
dinamico, il bassissimo livello di rumore ed il ferreo controllo<br />
esercitato su ogni sistema di altoparlanti rappresenta<br />
il nuovo standard offerto da questo amplificatore.<br />
Con esso, ancora una volta, Audio Research ridefinisce<br />
lo stato dell’arte della riproduzione sonora.<br />
Audio Natali Srl - Via Alessandro Volta 14 - 51016 Montecatini Terme - Pistoia - Tel 0572-772595 - Fax 0572-913216<br />
Web: www.audionatali.com - E-mail: info@audionatali.com
STEFANO BATTAGLIA<br />
di Maurizio Favot - foto Caterina Di Pierri<br />
Il mio canto semplice<br />
Classe 1965, Stefano Battaglia è stato uno schietto enfant prodige del jazz italiano: alla fine<br />
degli anni ’70 era già nel giro creativo milanese. Precoce anche nel raggiungere una peculiare<br />
maturità espressiva, non ha mai smesso di cercare strade nuove.<br />
La sua scelta più recente è quella di una coinvolgente, fascinosa semplicità.<br />
Dopo una solida preparazione accademica, Battaglia ha imboccato<br />
con entusiasmo i sentieri dell’improvvisazione,<br />
Things Ain’t<br />
What They Used To Be<br />
esperienze e oltre sessanta titoli alle spalle, è uno dei pianisti di punta<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Quando hai cominciato a suonare<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
Studiare uno strumento. Quello che alle volte per i bambini<br />
è un po’ una costrizione, per te era piacevole.<br />
<br />
<br />
<br />
È dunque partito in tenera età un iter accademico che è<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
molto importanti, perché mentre mia nonna era assolutamente incen-<br />
<br />
34 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
maggiormente nelle mie corde: i clavicembalisti, Bach e Scarlatti, le<br />
suite di Haendel. Un repertorio che mia nonna snobbava, perché lei<br />
era proprio pianista al 100%. La direzione che avevo preso, comunque,<br />
era quella di fare il concertista.<br />
Quand’è che poi hai cominciato ad accostare a questa formazione<br />
degli interessi diversi<br />
Io andavo tutti i sabato pomeriggio da Buscemi, un famoso negozio<br />
di dischi a Milano. Rimanevo lì per ore. Cercavo soprattutto cose<br />
di musica classica, le cose che stavo studiando, o che avrei voluto<br />
preparare. Un giorno presi invece due dischi diversi, perché erano di<br />
<br />
Si è un po’ ossessivi a quell’età… Praticamente ascoltavo solo dischi<br />
di pianisti. Non sapevo assolutamente nulla dei musicisti, che erano<br />
Paul Bley e Keith Jarrett. È stata la seconda svolta. Dopo la scoperta<br />
del pianoforte da bambino c’è stata quella di questa musica che non<br />
capivo da dove venisse, perché non sapevo nulla di jazz, ammesso che<br />
quei dischi siano di jazz, visto che<br />
c’è un po’ di tutto…<br />
Penso che all’epoca c’erano<br />
sostanzialmente due strade<br />
che potevano portare al jazz. Pianisti di quel tipo per chi<br />
proveniva da percorsi accademici, il jazz-rock per chi arrivava<br />
dal rock.<br />
Ecco, io quelle strade le ho percorse entrambe. Perché oltre all’amore<br />
per la musica classica andavo matto per il progressive inglese. Il primo<br />
pezzo che ho imparato a suonare tramite i dischi è stato Fifth Of Fifth<br />
da Selling England By The Pound dei Genesis. Quindi in realtà già<br />
cercavo altre cose. Mi perdevo con quella musica, King Crimson, Peter<br />
Gabriel, anche per i testi. Poi ho cominciato a comprare tutti i dischi<br />
di Paul Bley e Keith Jarrett. Con Jarrett ho conosciuto Dewey Redman<br />
e quindi il gruppo Old & New Dreams, e poi Ornette Coleman e si è<br />
formato un albero, con tanti rami…<br />
Le prime esperienze nel settore jazzistico sono state da solo<br />
o con altri musicisti<br />
In realtà io già improvvisavo al pianoforte, anche prima di ascoltare<br />
Jarrett e Bley, ovviamente senza sapere minimamente cosa facessi. Il<br />
canale del giocare con lo strumento è stato attivo da subito. E questo<br />
grazie al fatto che io non ho avuto un maestro normale, del tipo che<br />
vai e poi esci dalla lezione. Io andavo a casa di mia nonna, lei mi cucinava,<br />
poi mi faceva un’oretta di lezione, e io dopo rimanevo lì tutto il<br />
giorno al pianoforte, a giocare. Lei non mi diceva mai nulla, mi lasciava<br />
fare. Quindi ho respirato da subito un senso di libertà. Quel cuore di<br />
nonna è stato molto importante. Non ho avuto la parte oppressiva<br />
dello studio. Mi perdevo per tutto il pomeriggio nella ricerca un po’<br />
uterina del suono, anche isolandomi. Questa cosa la ritrovo ancora<br />
oggi nel piano solo, consapevolezza a parte. Il processo è esattamente<br />
lo stesso. Non sono cambiato. Non sono cresciuto…<br />
Dopo tante ore passate a suonare o ad insegnare, non<br />
desideri ricevere ancora dall’esterno. Serve il silenzio<br />
per avere di nuovo il desiderio di ascoltare.<br />
Si tratta in effetti di un percorso davvero peculiare, con un<br />
grado di libertà non comune…<br />
Ho cominciato a frequentare la scena milanese dei concerti. Io abitavo<br />
in via Solari, nella zona dei Navigli, e ho cominciato a suonare con l’area<br />
creativa… Erano tutti più grandi di me, di almeno 10 anni, come Paolino<br />
Dalla Porta, Tiziano Tononi, Manu Roche, ma per motivi misteriosi<br />
mi accettavano a casa loro. Assorbivo tutto: le conferenze di Arrigo<br />
<br />
e inizio ’80, il jazz era in espansione e ai concerti potevi trovare anche<br />
2000 persone. All’Orfeo l’Art Ensemble Of Chicago fece 2500 spettatori.<br />
Come regalo per aver preso il diploma io chiesi ai miei genitori<br />
l’iscrizione al seminario di Siena Jazz, una cosa che a Milano aveva una<br />
<br />
<br />
concertistica, basata molto sull’improvvisazione. Alla tradizione boppistica<br />
mi sono invece avvicinato dopo, proprio per colmare quella specie<br />
di vuoto che avevo alle spalle. Proprio durante quel seminario estivo<br />
lavorai un paio di settimane con<br />
Enrico Pieranunzi. Al terzo livello,<br />
il più alto, eravamo in due, io e<br />
Alberto Tafuri (che poi si è rivolto<br />
maggiormente all’ambito pop ed<br />
è stato anche vocal coach della squadra di Elio per l’edizione 2010 di X<br />
Factor - ndr). Ebbene, Alberto chiese di passare al secondo livello, con<br />
Riccardo Zegna, perché così si sentiva più a suo agio, e io rimasi da solo<br />
con Pieranunzi! È stata una cosa fondamentale, perché Enrico era in<br />
una fase particolare, voleva cambiare il suo modo di fare musica, era<br />
molto aperto. Il suo insegnamento non fu “canonico”, non mi spinse a<br />
studiare, ma a proseguire una mia strada. Fu straordinario sul piano<br />
umano e in termini di motivazioni. Io tornai a casa gasatissimo.<br />
Poi, dopo pochi anni, sei passato dall’altro lato, assumendo<br />
il ruolo di insegnante…<br />
Nel 1988 Franco Caroni mi chiamò per sostituire Luca Flores, che<br />
<br />
parte degli allievi erano più anziani di me! Quello fu un periodo in cui<br />
mi accostai seriamente anche alla tradizione e ad alcuni autori che<br />
mi stavano a cuore, come Lennie Tristano e Bill Evans. In particolare<br />
realizzando anche delle incisioni in trio con Dalla Porta e Aldo Romano,<br />
anche se non evansiani nello stile, però dedicati al suo repertorio.<br />
A un certo punto hai anche incrociato uno dei tuoi principali<br />
punti di riferimento, che hai già citato: Paul Bley…<br />
Passò un periodo a Milano, durante il quale incise con Dino Betti Van<br />
Der Noot e Tiziana Ghiglioni. Gli dissi subito che era lui il principio di<br />
tutto per me. Forse anche perché così nutrito nell’ego, fu molto generoso<br />
con me, prodigo di consigli. Certo è un tipo particolare, e in quel periodo<br />
era particolarmente arrabbiato con i giornalisti… In effetti, forse non è<br />
mai stato completamente riconosciuto, mentre molti dei pianisti che a<br />
lui debbono molto hanno avuto paradossalmente attenzioni maggiori,<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 35
STEFANO BATTAGLIA<br />
Non è facile, oggi, resistere su posizioni rigorose ed evitare<br />
compromessi. Anche per chi, come te, incide per un’etichetta<br />
autorevole come la ECM e ottiene riconoscimenti interna-<br />
<br />
Siamo comunque dei privilegiati, perché siamo nella musica, nel giar-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
momento complesso, anche eccitante in un certo senso. So che come<br />
musicista raccolgo quello che semino. Quello che ho è il frutto di ciò<br />
-<br />
<br />
ha grande successo è talmente lontano da quello che voglio difendere<br />
<br />
anche degli aspetti dolorosi, ma sono perfettamente conscio di doverli<br />
accettare. Faccio quello che sono e non voglio fare ciò che non sono!<br />
come lo stesso Jarrett e il primo Chick Corea, quello dei dischi Blue<br />
Note, del trio con Altschul e Holland e poi in quartetto con Braxton. In<br />
quel momento io ero completamente dentro il mondo del free “melodico”,<br />
Bley, Ornette, Don Cherry, Dewey Redman… Era proprio la mia<br />
musica di riferimento. Credo che se si confronta Bley con il Bill Evans<br />
dello stesso periodo degli anni ’60, quello dei famosi dischi al Village<br />
<br />
<br />
era nel mistero totale, pur proponendo una visione lirica, melodica e<br />
poetica straordinaria. Lì è proprio il mio eroe. È un retaggio dal quale<br />
non mi separo mai.<br />
Tutto questo porta comunque ad una scelta che riduce le<br />
dimensione dell’organico…<br />
-<br />
<br />
chiave nella storia evolutiva del linguaggio non li amo. Faccio fatica ad<br />
accettare i musicisti che suonano tanto, forte, sempre. Questo ha fatto<br />
sì che mi sia anche separato dai miei colleghi milanesi più legati, anche<br />
ideologicamente, a quell’estetica. A me interessa proprio l’opposto: la<br />
<br />
vicino ad un’idea romantica. I gruppi superiori al trio o al quartetto sono<br />
<br />
<br />
<br />
Ho scelto musicisti non solo vicini per poetica, ma anche logisticamente,<br />
<br />
<br />
<br />
Vuoi raccontarci qualcosa a proposito di Songways, il tuo più<br />
recente lavoro pubblicato a inizio anno dalla ECM (L’album<br />
è già stato recensito da Roberto Paviglianiti, in <strong>SUONO</strong> n.<br />
475, aprile 2013 – ndr).<br />
È il secondo volume di un grande lavoro che sto facendo, sulla musica<br />
-<br />
<br />
miro ad essere in qualche modo un musicista di 1000 anni fa, con un<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
vicino a una chiesa romanica. Ho usato molto delle armonie arcaiche,<br />
<br />
<br />
In questi tempi dominati da piccoli dispositivi digitali portatili<br />
<br />
ed ascoltare della musica riprodotta come si deve<br />
No, no! Io sono un dinosauro. Amo il rapporto poltrona/casse eccetera.<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
per avere di nuovo il desiderio di ascoltare.<br />
36 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
GX Gold Series<br />
mpi electronic - tel. 02.93.61.101 - fax 02.93.56.23.36 - info@mpielectronic.com - www.mpielectronic.com<br />
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ALESSANDRO LANZONI<br />
di Jacopo Cosi<br />
Se non ascolti, parli da solo<br />
Alessandro Lanzoni è diventato grande. Sfuggito miracolosamente alla trappola dell’enfant prodige,<br />
tipologia di artista sempre sull’orlo del fenomeno da baraccone, che cessa di apparire una volta<br />
passato l’effetto sorpresa, trappola tesagli dal destino a soli quattordici anni. Oggi che di anni ne ha<br />
venti, è un pianista jazz maturo, completo, con uno straordinario senso della melodia.<br />
Dark Flavour, in trio con Matteo Bortone al contrabbasso ed<br />
Enrico Morello alla batteria, è di una bellezza cristallina.<br />
Undici tracce con tre pezzi presi da Monk (Introspection,<br />
Crepescule with Nellie, Bright Mississippi), uno da<br />
Coltrane (Satellite), e una composizione di Bortone<br />
(Song One). Tutto quello che avremmo voluto<br />
ascoltare in ambito jazz, e che non avremmo mai<br />
osato chiedere ad uno, meglio, tre giovani talenti. Un<br />
album che a dispetto del titolo e dei brani scelti non<br />
prende mai un solo colore dalla tavolozza sincopata.<br />
Attraversa la classica (Levra, terzo in scaletta, è<br />
l’anagramma di Ravel) con sfumature romantiche,<br />
naviga con la ritmica in poppa tra sequenze impossibili di accordi,<br />
per approdare nelle acque dell’interplay, senza paura, nell’oceano<br />
di Bill Evans, dove il trio si trova a meraviglia, per poi ripartire e far<br />
<br />
rientrare tutti insieme in scia, senza esagerare nello<br />
sfoggio di tecnica, mentre la mano destra di Lanzoni<br />
accarezza di melodie l’interno corpo del disco, e la<br />
sinistra pesca, copiosa, armonie.<br />
Tutti insieme gli ingredienti sapientemente miscelati<br />
Dark Flavour, uno<br />
di quei tipi di cocktail che una volta provato non si<br />
può farne a meno, e diventa “il solito, grazie” per<br />
38 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
un bel po’. Insomma, uno di quei dischi che una volta usciti dalla<br />
custodia, staranno molto nello stereo prima di tornarci.<br />
A quattordici anni Alessandro Lanzoni si ritrova a suonare e incidere<br />
prima con Ares Tavolazzi, poi con lo stesso grande maestro contrabbassista<br />
e un altro nome “miliare” del mainstream jazz, Walter Paoli,<br />
<br />
ad un big assoluto come Lee Konitz. Intanto gli anni sono passati.<br />
Ma tutto questo comincia quando vince il concorso “International<br />
Massimo Urbani Award 2006”, al quale seguono altri riconoscimenti<br />
come il “Concorso Luca Flores 2008” e il “Best Young Soloist” a<br />
Parigi, nel 2010, in occasione dell’ultima edizione del concorso<br />
internazionale Martial Solal, la più prestigiosa fra le competizioni<br />
jazzistiche dedicate al pianoforte.<br />
La famiglia di musicisti, babbo, mamma, sorella, la sua testa, e chissà<br />
<br />
<br />
<br />
della musica. Lanzoni si diploma in pianoforte al conservatorio<br />
“Cherubini” di Firenze (sua città natale) con il massimo dei massimi<br />
e tutte le lodi possibili. Si specializza in quel di Siena nel campo jazz,<br />
con i più grandi maestri in circolazione a livello internazionale. Da<br />
qui, tra l’altro, gli arriva anche la possibilità di suonare con Kurt Rosenwinkel.<br />
Non si fa scappare un seminario. E quando si ripresenta<br />
sul mercato con Dark Flavour, adesso, non è più il minorenne che<br />
<br />
Di pappa, come si dice nella sua Firenze, ne ha mangiata davvero<br />
tanta. È cresciuto. È un musicista fatto, che può divertirsi a scoprire<br />
tutto quello che la sua curiosità lo porterà a scoprire. Un compositore<br />
maturo. Un nuovo grande jazzista italiano al quale, da qui in avanti,<br />
nessuna strada potrà essere preclusa. Un ragazzone alto e timido, ma<br />
di quella timidezza pronta ad esplodere in un sorriso. Flemmatico<br />
e felino, sia nell’andamento, che nell’approccio al piano. Una sorta<br />
di gatto gigante.<br />
Un “gattone”, come Gianni Clerici soprannominava il tennista Mecir,<br />
<br />
Come hai cominciato<br />
<br />
al settembre scorso, quando mi sono diplomato al conservatorio.<br />
<br />
un “piano solo” ci metto sempre qualcosa. La settimana scorsa, per<br />
esempio, Debussy, tra cui un preludio, su cui ho improvvisato un<br />
po’ sopra. Mi piace omaggiare Debussy: oltre alla bellezza delle sue<br />
composizioni ci sono tanti sbocchi per l’improvvisazione. La struttura<br />
dei pezzi è rapsodica, e da lì è facile ricavare qualcosa.<br />
Ti piacciono altri autori classici<br />
Soprattutto autori del Novecento, come Ravel.<br />
Anche la dinamica classica, il crescendo<br />
Sì, mi piace giocare con le dinamiche, una cosa non molto usata nel<br />
jazz. Si tende a suonare a quel tipo di volume, perché il suono della<br />
batteria è sempre abbastanza forte. Provando insieme, con Matteo e<br />
Enrico, ci siamo accorti che si può suonare molto piano. Dal vivo si<br />
sente ancora di più. E non sono sbalzi a caso di dinamica, in Levra,<br />
per esempio, il crescendo è dato dalla scrittura del brano, la melodia<br />
che sale proprio in quel punto porta a far salire il volume.<br />
<br />
Dark Flavour, che è anche un brano dell’album - uno dei più riusciti<br />
secondo me, per questo l’ho usato come titolo - ha un carattere<br />
scuro, che non deriva dal mio di carattere, non sono depresso, è<br />
più una questione di discorso compositivo: casco facilmente sugli<br />
accordi minori.<br />
Nel quartetto con Nico Gori suoni il violoncello. Perché<br />
Lo suonava mio nonno, anche se non l’ho mai conosciuto. Era un<br />
violoncellista dilettante. C’era questo strumento in casa, così l’ho<br />
provato.<br />
Non lo suona tua sorella<br />
No, lei suona il violino. I miei, il piano. E la nonna era insegnante di<br />
armonia. La nonna, e il nonno, dalla parte materna.<br />
Hai mai sentito quando eri un enfant prodige il rischio<br />
“baraccone”<br />
C’è questo rischio, quando sei giovane, che ti spingano tantissimo, e<br />
<br />
dischi con la Philology di Paolo Piangiarelli. Lui è uno vivacissimo.<br />
<br />
insieme a me. Lo devo ringraziare tantissimo. Era lui il direttore del<br />
concorso Urbani, che vinsi. Ho fatto il primo disco con lui. Mi ha<br />
fatto conoscere Tavolazzi, Paoli, con cui ho avuto il trio per diversi<br />
anni, e poi mi ha fatto incidere con Lee Konitz.<br />
Ma<br />
Ho pensato che prima di fare un altro disco, era meglio pensarlo,<br />
<br />
sono arrivate quando ho fatto il biennio di specializzazione a Siena<br />
Jazz. È stata un’esperienza incredibile, ho conosciuto tanti musicisti<br />
americani, tanti stimoli nuovi. Con uno degli insegnanti, Kurt<br />
Rosenwinkel, ho fatto dei concerti insieme a Gatto, anche lui mio<br />
insegnante. E con Gatto ci suono tuttora.<br />
A Siena hai conosciuto il tuo trio<br />
Enrico era in classe con me nel biennio. E Matteo passava di lì una<br />
sera. Ci siamo messi a suonare insieme degli standard. La base e<br />
l’amore per la tradizione, specie per Monk, che è stato il nostro punto<br />
<br />
sperimentato dei brani nostri.<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 39
ALESSANDRO LANZONI<br />
DICO DI LUI<br />
Nico Gori è uno dei più importanti<br />
clarinettisti jazz italiani. Membro inamovibile<br />
dei Visionari di Stefano Bollani,<br />
ha suonato, clarinetto solista e<br />
primo sax alto, con la Vienna Art Orchestra,<br />
la più prestigiosa del mondo,<br />
per tutto l’emisfero terracqueo.<br />
Gori ha collaborato con i più straordinari<br />
artisti, da Caetano Veloso<br />
a Fred Hersch, pianista newyorkese<br />
definito “il poeta del jazz”, con cui ha<br />
dato ultimamente alle stampe l’album<br />
Da Vinci. Dieci brani tra standard<br />
(Tea for Two) e composizioni<br />
di entrambi (in prevalenza Hersch)<br />
da ascoltare e riascoltare all’infinito,<br />
lasciandosi sorprendere ogni volta<br />
dal contrappunto, l’estro, il timing e<br />
il lirismo di questi due maestri, uniti<br />
da uno spirito unico, e da un talento<br />
senza limiti di letteratura e tecnica.<br />
Gori si è appena trasferito in Danimarca,<br />
dove, a differenza dell’Italia<br />
la crisi non ha intaccato l’economia<br />
culturale, e i musicisti fanno vite da<br />
musicisti, a partire dalle paghe e a<br />
finire al posto che occupano nei gradini,<br />
alti, della scala sociale. Passerà<br />
almeno metà anno là, tra concerti,<br />
festival e seminari di cui sarà professore.<br />
Di Alessandro Lanzoni è “il<br />
babbo” jazz. Babbo perché anche<br />
lui fiorentino, e distante di età quasi<br />
venti anni. Insieme hanno un quartetto<br />
che porta il nome “Gori Lanzoni<br />
quartet”.<br />
“Il gruppo poteva anche essere a mio<br />
nome – dice Nico – perché all’interno<br />
sono il più anziano”. Stefano<br />
Tamborrino alla batteria, e Gabriele<br />
Evangelista al contrabbasso, completano<br />
la line up. “Ad Alessandro<br />
ho insegnato i primi rudimenti – continua<br />
-. Veniva a sentirmi suonare,<br />
e poi ne avevo sentito parlare da<br />
Walter Paoli e altri. Così tre anni fa<br />
abbiamo messo insieme il gruppo. A<br />
due nomi leader, perché lui è forte, e<br />
a me piaceva dargli subito una certa<br />
responsabilità”.<br />
Nico Gori sostiene poi che Lanzoni<br />
è “un ragazzo maturo, molto oltre la<br />
sua età, anche dal punto di vista musicale.<br />
Tanto lo ha aiutato essere figlio<br />
di musicisti”. Con il quartetto Lanzoni<br />
non suona solo il piano, ma anche<br />
il violoncello. Saranno il 25 giugno<br />
al circolo arci del Girone, all’interno<br />
del calendario del Festival Estate<br />
Fiesolana. Ma secondo Gori quali<br />
sono le caratteristiche del giovane<br />
talento “Ha una grande sensibilità<br />
e intelligenza musicale. E una cosa<br />
bellissima, sa ascoltare e accompagnare.<br />
Non è per niente scontato. Ci<br />
sono tanti pianisti, che suonano con<br />
il pilota automatico, in attesa di sdarsi<br />
sul proprio solo”. E Lanzoni ha anche<br />
grande cultura classica. La stessa che<br />
condivide con il compagno leader di<br />
quartetto, grazie agli studi presso il<br />
conservatorio “Cherubini” di Firenze.<br />
“Ha una grande conoscenza anche<br />
della tradizione jazz. Altri ragazzi della<br />
sua età, che hanno venti anni, partono<br />
magari dagli anni Novanta, e quindi<br />
non hanno idea di chi possa essere<br />
Teddy Wilson o John Lewis. Questo fa<br />
di lui un musicista completo. E, non<br />
solo conosce la tradizione, gli piace”.<br />
E cosa ne pensa invece Gori del fatto<br />
che alcuni abbiano tirato in ballo il<br />
nome di Luca Flores, altro grande<br />
jazzista fiorentino (d’adozione, palermitano<br />
di nascita), morto suicida<br />
e celebrato in un libro, di Walter<br />
Veltroni, e un film Piano, solo, di Riccardo<br />
Milani. “Secondo me non c’entra<br />
niente. Forse perché è un ragazzo<br />
introverso, più timido forse che introverso.<br />
Ma quando suona, è uno che<br />
spacca. Timidezza e flemma lasciano<br />
il campo alla vitalità”.<br />
Infine se Dark Flavour è un gran disco,<br />
merito va anche agli altri due<br />
del Lanzoni trio, Matteo Bortone e<br />
Enrico Morello. “Menzione d’onore<br />
pure per loro – chiosa Gori - Altri due<br />
ragazzi che hanno fatto esperienza, e<br />
studiato molto. Matteo è da tanto a<br />
Parigi, ha fatto un gran lavoro e adesso<br />
suona come un grande. Morello era<br />
nella classe di specializzazione a Siena,<br />
insieme ad Alessandro. E non va<br />
sottovalutato, il fatto che siano tutti e<br />
tre della stessa età, che condividano<br />
gli stessi ascolti, le stesse problematiche<br />
dei vent’anni. Sono amici con<br />
caratteristiche, e intenzioni, molto simili”.<br />
Talmente simili che vorrebbero<br />
andare in vacanza insieme. Ultima<br />
notizia di gossip, per chiudere. Fidanzate<br />
permettendo. Jacopo Cosi<br />
È sbocciato l’amore e...<br />
Siamo passati al lavoro sui dettagli. La dinamica, come dicevo, la<br />
ritmica. Abbiamo fatto molti esercizi ritmici.<br />
di dimenticarci tutto, proprio per evitare di essere scolastici. Quando<br />
suoniamo, ci lasciamo alle spalle il lavoro precedente, e in prima<br />
linea c’è il dialogo tra di noi, l’interplay.<br />
Nel disco sembra che stiate suonando guidati dal “clic”.<br />
Non è così<br />
Quando studiavamo, usavamo il metronomo. Ma durante la registrazione<br />
no. Ci siamo esercitati molto perché nel disco ci sono<br />
brani dispari, cambi di ritmo. Tutto questo è soprattutto un pallino<br />
di Enrico, il suo campo.<br />
<br />
Una volta che eravamo a registrare il disco, dal vivo, abbiamo cercato<br />
<br />
Siamo interessati a fare la nostra musica, ma proveniamo dallo studio<br />
dei classici. Diciamo che, tra i tanti linguaggi del jazz, ci piace molto<br />
la pronuncia swing.<br />
<br />
Il bello del jazz è questo. Essendoci l’improvvisazione, quando suoni<br />
con altri, diventa proprio uno scambio. Se non ascolti, è come se tu<br />
parlassi da solo. Si deve ascoltare. È così e basta.<br />
40 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
Anche se ce ne sono a bizzeffe<br />
che suonano aspettando<br />
il momento del loro<br />
solo. A chi ti sei ispirato per<br />
le linee melodiche della tua<br />
mano destra<br />
L’influenza di Jarrett, all’inizio,<br />
è stata fortissima. Ultimamente<br />
penso di essermene staccato un<br />
po’. Mi ha sempre colpito la sua<br />
forte inclinazione melodica. Di<br />
ascolti ne ho fatti tanti comunque.<br />
Lee Konitz e i musicisti che<br />
suonavano con lui, Tristano,<br />
Marsh.<br />
<br />
disco c’è Coltrane. Perché<br />
Abbiamo scelto Satellite perché<br />
in scaletta ci mancava qualcosa<br />
di veloce. Originariamente<br />
è più lenta, ma noi l’abbiamo<br />
accellerata, e funziona. E poi<br />
è coerente alla complessità<br />
armonica degli altri brani di<br />
Dark Flavour. Ci sono delle<br />
progressioni molto difficili da<br />
eseguire. Ma abbiamo trovato<br />
un arrangiamento, e poi abbiamo<br />
fatto a modo nostro.<br />
Però siete un trio senza sax<br />
Ci trovavamo bene così. Non mi veniva in mente nessun altro da<br />
aggiungere. Va bene così. E poi, si può suonare Coltrane senza<br />
avere per forza un sassofonista nel gruppo.<br />
Anche perché a svisare, a fare il sax, ci pensi tu con la<br />
mano destra. Altri pianisti tuoi idoli<br />
Prima di Jarrett è arrivato Bill Evans. Mi ha attratto subito, perché<br />
ha questo modo classico di approcciare al piano, che si sente anche<br />
nel suono. Quando ero bambino ascoltavo solo classica. Però, oltre<br />
alla classica, Jarrett aveva già tutto del jazz, le armonie, ecc. Mi<br />
ha veramente affascinato, e da lì ho cominciato. Ultimamente mi<br />
piace il linguaggio di Herbie Nichols. Anatolio, primo brano del<br />
mio disco, si ispira a lui, al suo stile, che è una sorta di be bop<br />
articolato e dissonante.<br />
Primo disco<br />
Il mio primo disco jazz era una selezione che aveva in copertina<br />
quattro pianisti: Evans, Jarret, Tyner e Hancock.<br />
Ti hanno paragonato a<br />
Luca Flores.<br />
Sì, ma credo sia impossibile<br />
fare paragoni. Forse per il<br />
mio carattere, apparentemente<br />
chiuso, timido.<br />
Ti emozioni molto quando<br />
suoni<br />
Bisogna stare attenti a non<br />
umanizzare tutto quello che si<br />
fa in musica. Soprattutto nel<br />
momento dell’esibizione uno<br />
deve essere concentrato solo<br />
su quello che sta suonando, sul<br />
linguaggio musicale. Se sei depresso,<br />
se ti viene in mente la<br />
ragazza che ti ha lasciato, finisce<br />
che ti distrai. E allora arrivi<br />
a qualcosa di meno creativo.<br />
Potresti essere accusato di<br />
freddezza<br />
Ci sono tanti che dicono che la<br />
musica e la matematica vanno<br />
di pari passo. Il ritmo è vero, è<br />
matematica, i tasti del piano, gli<br />
intervalli, tutto torna, ma per<br />
quanto riguarda l’aspetto creativo,<br />
la matematica non c’entra<br />
niente. La musica è un linguaggio molto irrazionale.<br />
Da che parte andrai<br />
Non voglio fare programmi a lungo termine. Adesso sta andando<br />
bene con il trio, e voglio continuare con questo. Ho già cominciato<br />
a scrivere pezzi nuovi. Fare una tournée con questa crisi è molto<br />
difficile. Abbiamo già suonato in molti club importanti, ma ci<br />
mancano un po’ di festival, speriamo di incrementare l’attività.<br />
E poi voglio continuare con gli altri progetti, le collaborazioni.<br />
Spero che rinasca per bene il quartetto con Nico Gori, anche se è<br />
andato in Danimarca. Continuerò a suonare con Gatto, e a Parigi<br />
con Aldo Romano. E mi piacerebbe andare a New York. Ma per<br />
adesso è solo un sogno. Costa molto stare là.<br />
<br />
Non mi sono mai sentito un “enfant prodige”, anche quando<br />
ero più giovane, non sono mai stato il “mostro” tutta tecnica<br />
e super-virtuosismi. Certo, la tecnica l’ho studiata al conservatorio,<br />
ma suonare è una cosa che ho sempre approcciato in<br />
maniera naturale.<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 41
A FAVORE O CONTRO<br />
di Pietro Acquafredda<br />
Perché sostenere Pereira<br />
Nominato a Milano il successore di Stéphane Lissner. È Alexander Pereira, che si è fatto le ossa<br />
all’Opera di Zurigo, da dove è emigrato tre anni fa, destinazione Salisburgo, dove però sembra non<br />
goda della stessa buona fama zurighese. Arriverà a Milano nel 2015. Salvo che…<br />
Q<br />
<br />
Lohengrin<br />
<br />
La Traviata<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
42 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
parte di alcuni giornali (capitanati dalla Aspesi repubblicana); alla da principio, su regie nuove. L’orchestra del teatro zurighese non può<br />
certo competere con quella milanese e dunque i direttori ospiti devono<br />
il Corriere della Sera che, questa volta, ha deciso di rendere pubblica essere di più alto livello, e magari non giovanissimi, lasciando che la<br />
la censura del sovrintendente nei confronti del critico. E poi, aggiungiamo<br />
anche, che qualche cast – dalla regia ai cantanti ai direttori di giovani che trovano il pubblico sempre accondiscendente in molti<br />
Scala sia un traguardo faticosamente raggiunto e non la passerella<br />
<br />
<br />
augurano, anche per evitare alla Scala la scoppiettante coesistenza di assolutamente a digiuno di melodramma, come sembrò ad un certo<br />
due “papi” che certamente hanno visioni diverse della conduzione del punto esser venuta in mente all’attuale dirigenza scaligera. E non<br />
massimo teatro d’opera del mondo; perché se una tale coabitazione <br />
<br />
A Lissner, al quale non si può non riconoscere di aver tenuto il timone <br />
fermo in un periodo in cui il teatro sembrava essere allo sbando, dopo cui vetrina ogni anno devono per forza apparire tutte le star monl’uscita<br />
traumatica di Fontana e di Muti e il salutare allontanamento <br />
di Mauro Meli, va rimproverata la gestione scaligera che in nome artistica che non ha e non deve neanche difendere, mentre invece la<br />
della “internazionalità”, sta rischiando di far perdere a Milano quella <br />
identità che fa sì che i Wiener<br />
<br />
Stéphane Lissner.<br />
<br />
pur avendo le capacità per farlo<br />
Nella pagina accanto, Alexander Pereira.<br />
-<br />
con buoni risultati.<br />
boim<br />
- pagata cara dal teatro,<br />
far tornare la Scala ad essere<br />
<br />
anche in termini economici - sta<br />
quella di Muti, senza avere Muti<br />
facendo perdere alla Scala quella<br />
che, sia chiaro, mai e poi mai tornerebbe<br />
a dirigere l’Orchestra<br />
sua personalità alimentata dalla<br />
grande tradizione interpretativa<br />
nifestatagli,<br />
alla vigilia del suo<br />
italiana: per molti anni Verdi non<br />
gurazione<br />
di stagione - la qual<br />
<br />
abbandono, del quale fu causa<br />
<br />
ne<br />
melodrammatica italiana,<br />
scandalosa - e gli altri grandi autori<br />
dell’opera italiana non sono<br />
che nella gestione Lissner-Baneanche<br />
apparsi in cartellone.<br />
<br />
<br />
(curioso poi che Barenboim alla<br />
temente<br />
mal consigliato dai suoi<br />
lodramma italiano che invece ha<br />
Scala non ha mai diretto il me-<br />
più stretti collaboratori, la girandola<br />
di giovanotti sul podio del<br />
larmente, diretto nel suo teatro<br />
regolarmente, abbastanza rego-<br />
<br />
<br />
ha mancato ogni obiettivo, anche di semplice decenza.<br />
nel curriculum sulla sua abilità a trovar soldi per le istituzioni per le<br />
tutto<br />
non dovrà fare della Scala una Zurigo più grande, fra i due teatri <br />
<br />
<br />
teatro di periferia nei confronti del teatro milanese. Certo con la sua <br />
- “Concerti Bach” di Francoforte, all’Opera di Zurigo, ed ora alla Scala.<br />
prodasse<br />
nella carica di Sovrintendente, un italiano, sebbene ve ne fosse<br />
<br />
<br />
Gatti che probabilmente vorrà insediare, trionfatore a Milano; e con <br />
<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 43
REPORTAGE METROPOLIS STUDIOS<br />
di Paolo Corciulo<br />
Welcome to<br />
the pleasure dome<br />
Che sensazione fa entrare in uno dei più titolati studi del mondo Proviamo a raccontarvelo<br />
dopo aver visitato a Londra i Metropolis Studios, un’esperienza indimenticabile sia dal punto di<br />
vista architettonico (si tratta di un incredibile recupero di archeologia industriale) che musicale.<br />
Abbiamo ascoltato i master di Gianna Nannini e toccato con mano l’antro dove incide Vangelis.<br />
Poi ci hanno dato udienza due dei “guru” della masterizzazione…<br />
44 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
Vestigia del passato,<br />
echi dal futuro... In<br />
alto la struttura della<br />
vecchia stazione<br />
elettrica per i filobus,<br />
il cui parcheggio è<br />
ancora qui. A fianco:<br />
la sezione regia della<br />
Sala A.<br />
Si potrebbe definire “predestinato” il distretto di Londra<br />
<br />
Chiswick Records) e forse non a caso sono nati lì John Entwistle,<br />
Pete Townshend degli Who nonché Phil Collins…<br />
Non vi sorprenderà allora scoprire che proprio in questo quartiere,<br />
recentemente tirato a lucido da una serie impressionante di ristrut-<br />
<br />
nelle grandi città estere e in particolare a Londra), si trova la sede dei<br />
Metropolis Studios, uno dei più titolati studi di registrazioni al mondo,<br />
come testimoniano i numerosi riconoscimenti internazionali per<br />
<br />
<br />
sono un lampante esempio di archeologia industriale: trovano posto<br />
<br />
no,<br />
appunto, su un parcheggio dove stazionano gli attuali autobus<br />
<br />
di scale e strutture in ferro per sfruttare su più piani la notevole<br />
<br />
intricato percorso che via via si “apre” su questa o quella meraviglia<br />
<br />
per merito e per interesse della PMC, azienda inglese di diffusori che<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 45
REPORTAGE METROPOLIS STUDIOS<br />
Sala A: uno dei tre ambienti dove si registra. Si intravede il<br />
pianoforte Fazioli utilizzato da Freddie Mercury. A destra la regia<br />
della Sala B.<br />
Il complesso coacervo di tastiere<br />
e pedali utilizzato da Vangelis<br />
nello Sutudio E monopolizzato<br />
dal compositore greco.<br />
divide i suoi sforzi tra il mercato consumer e quello professionale ed<br />
è, non a caso, uno dei principali fornitori dei Metropolis: l’abbinata<br />
Bryston / PMC viene utilizzata praticamente in tutte le sale destinate<br />
<br />
multicanale) e alle due di registrazione. Proprio dalla più grande<br />
delle due cominciamo la visita…<br />
Lo Studio A che si spalanca davanti a noi una volta raggiunto il primo<br />
<br />
è composto da tre ambienti ognuno con differenti caratteristiche<br />
acustiche: alla sala principale, di circa 90 mq in grado di ospitare<br />
<br />
riverberante e una completamente assorbente (dead room). Tutte<br />
vengono controllate da una control room di 60 mq, dove svetta la<br />
<br />
<br />
informa che il Fazioli gran piano presente nella sala è stato l’ultimo<br />
strumento suonato da Freddie Mercury prima della sua morte!<br />
La visita continua con lo Studio B, molto simile al precedente<br />
ma leggermente più piccolo tanto nell’area riservata alla control<br />
<br />
46 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
L’UOMO DEL MONTE…<br />
Quando entri nello studio di Tim<br />
Young, a parlare per lui sono i numerosi<br />
premi affastellati sulle poche<br />
superfici libere: “Masterin Engineer<br />
of the Year”… Quasi immediatamente<br />
attacca la musica e ascolto<br />
i Genesis in multicanale così come<br />
non li avevo mai ascoltati: “Abbiamo<br />
completamente remixato, in stereo e<br />
in 5.1 tutto il catalogo. È stato un lavoro<br />
infernale! L’ingegnere del suono<br />
originale, Nick Davis, ha avuto due<br />
anni per realizzare il suo lavoro ma il<br />
punto è che lui aveva tutto il tempo<br />
che voleva per completare il lavoro,<br />
non erano previsti termini di consegna,<br />
capisci Mentre realizzava il mixup<br />
faceva costantemente riferimento<br />
agli originali!”.<br />
Come era registrato il materiale<br />
originale<br />
Tutti i primi dischi erano analogici,<br />
abbiamo avuto dei master digitali<br />
solo per le ultime registrazioni. Abbiamo<br />
rimasterizzato il tutto in DSD<br />
e da lì a 96/24 per i DVD e 44,1 per i<br />
CD. I master stereo a 96/24, quelli voluti<br />
da Peter Gabriel in occasione del<br />
25mo anniversario sono quelli poi<br />
messi in vendita sul sito della B&W,<br />
anche se credo che siano poche le<br />
persone che possono scaricare quei<br />
file ed ascoltarli con convertitore<br />
D/A Prism (ride - ndr).<br />
Beh in Italia qualcuno lo fa, magari<br />
non con un Prism ma con MSB e<br />
dCS…<br />
Sì, dCS è ottimo!<br />
Certo si tratta ancora di poca gente<br />
anche perché, dal punto di vista<br />
della qualità, nella musica viviamo<br />
un periodo di oscurantismo!<br />
Quando ho iniziato ad ascoltare la<br />
musica, come tutta la gente della<br />
mia generazione (forse anche tu, Paolo,<br />
appartieni a quella generazione<br />
lì…), la maggior parte di ciò che veniva<br />
registrato allora era una performance<br />
in uno studio, erano musicisti<br />
che suonavano in uno studio. Ora la<br />
maggior parte dei dischi non sono<br />
concepiti così! E credo che questo sia<br />
uno dei motivi per cui personalmente<br />
sono appassionato della musica di<br />
ECM, dei dischi di questa etichetta:<br />
perché magari a volte la musica è<br />
difficile ma si tratta sempre di musicisti<br />
che si danno ascolto l’un l’altro<br />
suonando musica. Ed è per questo<br />
che mi piace, a parte il fatto che<br />
sembra sempre magnifica, o suona<br />
quasi sempre in modo magnifico. E<br />
questo è il punto per me, è quello<br />
che la musica dovrebbe fare, e quello<br />
che per me manca alla maggior<br />
parte della musica pop. Musica per<br />
me vuol dire principalmente questo:<br />
una sorta di viaggio dove si cerca di<br />
scoprire dove ci si trova, chi si è; ci si<br />
addentra in un percorso che ti può<br />
sorprendere… oppure no! E allora<br />
pensi: “Oh, capisco cosa sta cercando<br />
di fare” e questo è quanto. In fondo è<br />
persino ingiusto paragonare questa<br />
idea della musica alla musica popolare:<br />
il pop moderno di solito è un’idea<br />
melodica che magari ti martella<br />
fino a piegarti e farti fischiettare. Ma<br />
lo stile ECM, indipendentemente<br />
che sia jazz o qualcosa di simile, è<br />
in realtà musica con i musicisti che<br />
fanno ogni sforzo per attirarti. Per<br />
me questo è essenzialmente la musica,<br />
e lo stesso vale per uno come<br />
Peter Gabriel, perché quello che fa<br />
nel creare è cercare di farti rispondere,<br />
di attirarti dentro quel progetto!<br />
Una sorta di spettacolo audio<br />
che va al di là del puro ascolto<br />
musicale<br />
È un effetto visivo che si crea nell’audio.<br />
Penso sia un punto di vista giusto,<br />
perché quando ascolto un disco<br />
dal punto di vista del mastering,<br />
ascolto la profondità, la larghezza,<br />
l’altezza, delle dimensioni sonore. Se<br />
penso: “Beh in realtà questa cosa sta<br />
interessando la parte melodica del<br />
brano”, in qualche modo cerco di evidenziarlo.<br />
Da un po’ invece la gente<br />
ha iniziato a mixare solo con i computer,<br />
solo nei computer. È come se<br />
non ci fosse niente dietro: solo un<br />
muro e poi niente al di là di esso…<br />
Hai ragione troppo spesso nel pop<br />
la produzione si focalizza soltanto<br />
sull’obiettivo finale: fatemi suonare<br />
la chitarra come quella dell’artista<br />
A, il basso come Mr. B e la<br />
batteria del Signor C…<br />
Un sacco di musica pop è ispirata<br />
solamente da considerazioni di carattere<br />
commerciale. Se Rihanna fa<br />
un disco che ha un suono che alla<br />
gente piace, allora puoi stare sicuro<br />
che quel suono si sente ovunque.<br />
Avete mai sentito parlare degli Scritti<br />
Politti, un gruppo di tanto tempo<br />
fa Il loro sound era incredibilmente<br />
“influente”: se ascoltate alcuni suoni<br />
di tastiere è come sentirli ancora…<br />
Per non parlare della compressione…<br />
Il fatto è che ti portano il lavoro e poi<br />
ti chiedono: “possiamo registrare ad<br />
un livello più alto”. Naturalmente si<br />
può, basta girare una manopola verso<br />
l’alto! Il punto è che se si interviene<br />
sul segnale con la compressione, si<br />
diminuiscono le possibilità di tornare<br />
indietro. Questo chi fa mastering lo sa<br />
e, personalmente, penso che rovini<br />
un sacco di musica. Ma a determinare<br />
le scelte sono le ragioni commerciali:<br />
se noi tutti in questo studio<br />
decidessimo di non comprimere la<br />
musica come vuole il cliente, quel<br />
cliente comunque la volta dopo non<br />
tornerebbe da noi! La cosa curiosa è<br />
che esiste addirittura una scuola di<br />
pensiero secondo cui comprimere<br />
sarebbe meglio; non lo capisco. Se<br />
non c’è “spazio” nella musica, la musica<br />
non respira e non si può vivere<br />
senza respirare…. O si può<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 47
REPORTAGE METROPOLIS STUDIOS<br />
Vinile e vecchi merletti Ai<br />
Metropolis i banchi regia<br />
utilizzano una sezione pre<br />
realizzata ad hoc e ogni<br />
sala master dispone di<br />
un registratore a bobine.<br />
All’interno della struttura<br />
anche un tornio Neumann e<br />
una lavadischi Loricraft. Nella<br />
pagina accanto: una delle tre<br />
sale multicanale.<br />
facilmente adattabile alle esigenze estemporanee delle registrazioni<br />
e viene spesso utilizzata per live in studio. Per accedere allo Studio C<br />
(come non segnalare il banco Neve che lo occupa) occorre raggiungere<br />
il piano più alto dei Metropolis e, infatti, è tutto un muoversi<br />
di persone che percorrono le scalette in metallo che portano dal<br />
pianterreno al secondo piano! Posto che lo Studio D… non esiste (!)<br />
una sorpresa ci attende allo Studio E, quello successivo in ordine<br />
alfabetico: buona parte dei 55 mq della control room sono occupati<br />
da una sequela pazzesca di sintetizzatori: solo i pedali che li controllano<br />
sono 16! È l’attrezzatura di Vangelis che al momento della<br />
mia visita sta registrando il suo nuovo lavoro… Il tutto presente in<br />
una penombra, per non indispettire il “maestro”, lo ammetto mette<br />
in soggezione e l’impressione è quella di aver appena profanato un<br />
tempio: emozionante! Ma di emozioni ne devo ancora vivere alcune<br />
perché, così mi annunciano, stiamo per entrare nel regno di Tim<br />
Young. Young è uno dei più famosi mastering engineer europei,<br />
nonché uno dei fondatori dei Metropolis Studio. Damon Albarn,<br />
Sex Pistols, Manic Street Preachers, Chris Rea, Queen, Kim Wilde,<br />
Massive Attack, Zazie, Van Morrison, The Beatles e Madonna, sono<br />
solo alcuni degli artisti di cui ha curato i prodotti. Mi dedicherà<br />
48 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
PIACERE ASSOLUTO<br />
Lo studio dove opera Tony Cousin<br />
è una vera bomboniera hi-fi: da leccarsi<br />
i baffi! L’enorme finestrone su<br />
cui guarda la consolle è attorniato<br />
da due giganti che farebbero invidia<br />
a qualsiasi appassionato; si tratta dei<br />
monumentali PMC BB5. Rimango un<br />
po’ sorpreso quando entro perché<br />
sento parlare in italiano: è Gianna<br />
Nannini, o meglio la sua voce che<br />
canta Indimenticabile, perché ai Metropolis<br />
stanno realizzando il master<br />
di Inno, raffinatissimo lavoro (gli<br />
archi sono stati registrati qui vicino<br />
agli Abbey Road Studios) della cantante<br />
toscana. Rubo qualche nota e<br />
qualche foto prima che Cousin applichi<br />
l’embargo e, per non lasciarmi<br />
a bocca asciutta, tiri fuori qualche<br />
chicca dal suo archivio. Torna nella<br />
stanza con una pila di CD: sono le<br />
rimasterizzazioni dell’opera intera di<br />
Peter Gabriel. Prende qualche disco<br />
e lo mette sul platorello. Poi è piacere<br />
assoluto, alla faccia di chi crede<br />
che “professionale” non faccia rima<br />
con audiofilo!<br />
una buona fetta del poco tempo a sua disposizione (vedi intervista)<br />
rivelando le sue preferenze in fatto di artisti: “I Weather Report<br />
per me sono la più grande band del loro tempo e forse di sempre.<br />
Se ascolti la musica del gruppo originario anche adesso è ancora<br />
‘fresca’; è veramente, musica straordinaria! Erano musicisti meravigliosi,<br />
fuori da questo mondo in termini compositivi. Credo<br />
davvero che Zawinul sia un genio e comunque il gruppo ha avuto<br />
tre compositori (Shorter, Zawinul, Pastorius) al più alto livello<br />
di abilità musicale. Sono stati davvero straordinari. Perché anche<br />
se li si confronta con il grande Miles Davies, la musicalità è<br />
impareggiabile.” Mentre Miles controllava tutto, Zawinul lascia<br />
che ogni strumento ‘lavori’ insieme agli altri...<br />
La visita continua con l’incontro di un altro decano del mastering come<br />
Tony Cousins, al quale chiedo se i vari Ampex (ce n’è uno in ogni sala,<br />
accanto all’immancabile Pro Tools) vengano utilizzati e se esistano<br />
committenti che chiedono di realizzare prodotti nell’uno e nell’altro<br />
formato: “Raramente” risponde Cousins, “i costi per realizzare un<br />
master su nastro sono oggi troppo alti e quasi tutti rinunciano”.<br />
Segno dei tempi: siamo a bordo di un’astronave futuristica e si rischia<br />
che manchi il carburante…<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 49
LE CITTÀ DELLA MUSICA<br />
di Federico Geremei<br />
Pacific Beat<br />
foto T. McKenna<br />
L’invito, per una volta, è a guardare in basso. Tra i piedi che si muovono lungo il marciapiede<br />
di una strada al centro di Papeete, la capitale. E non col naso all’insù – come suggeriscono le brochure<br />
dal lessico troppo patinato (ma in Polinesia più azzeccato che altrove) – o con lo sguardo che spazia,<br />
saturo ma non sazio, dall’atollo in primo piano all’orizzonte sul Pacifico e oltre.<br />
Capita d’imbattersi in una scritta rosa: “C’est à travers les mots,<br />
entre les mots, qu’on voit et qu’on entend”. È una frase di<br />
<br />
sonalissimo<br />
resoconto – condensa l’esotismo polinesiano in un cocktail<br />
<br />
<br />
le tradizioni orali a dare forza al canto, alle danze, alla musica. Le corde<br />
vocali al servizio dei racconti e dei canti accordano quelle di ukulele & co,<br />
<br />
comprendere la miscela di ritualità partecipata, arte, socialità ed estro.<br />
Un rebus antropologico liquidato in fretta dai primi avventurieri e dai<br />
<br />
lascive. E così i pehe<br />
mito e lo calavano nella vita di tutti i giorni – sono stati riconvertiti in<br />
himene-<br />
orero sopravvive oggi tra amarcord<br />
e nuove, inevitabili forme e varianti. Come orientarsi in tutto questo<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
non esoterica) o melange percorribile – ci si può nutrire con assaggi<br />
<br />
50 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
-<br />
<br />
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<br />
bringue<br />
<br />
-<br />
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airoi<br />
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<br />
upa<br />
upa<br />
<br />
<br />
INFO<br />
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<br />
Ente del Turismo della Polinesia Francese in Italia<br />
<br />
www.tahiti-tourisme.it<br />
-<br />
<br />
-<br />
Ori Tahiti – La<br />
info@tahiti-tourisme.it – 02-66980317<br />
Compagnia di bandiera Air Tahiti Nui<br />
www.airtahitinui.com<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
Danse à Tahiti<br />
<br />
Formalità di ingresso<br />
Passaporto con validità di almeno sei mesi dalla data di rientro. Per chi vola <br />
-<br />
<br />
passando per gli Stati Uniti – anche solo in transito – valgono disposizioni<br />
ulteriori: eventuale visto e certificazione ESTA.<br />
<br />
<br />
foto F. Geremei<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 51
LE CITTÀ DELLA MUSICA<br />
L’UKULELE<br />
È da secoli protagonista della musica polinesiana. Per qualcuno è la derivazione<br />
dei portoghesi cavaquinho e rajão, altri lo ritengono una variante del<br />
kamaka hawaiano. Che sia fiorito spontaneamente alle isole Marchesi (e da lì<br />
nel resto della Polinesia) o abbia prima germinato sulle coste lusitane e/o tra<br />
i vulcani dell’arcipelago su cui oggi sventola lo star-spangled banner, poco<br />
importa: ha quattro corde (a volte otto) – sol, do, mi, la – e niente cassa di<br />
risonanza. Ha però risuonato spesso oltre i confini di Tahiti: Rino Gaetano l’ha<br />
portato sul palco dell’Ariston per accompagnare Gianna (Sanremo 1978) e<br />
qualche anno dopo è stata fondata la Ukulele Orchestra of Great Britain. C’è<br />
poi voluto un decennio ed è stata la volta di Israel Kamakawiwo’ole con la<br />
sua Over the Rainbow. Ultime due segnalazioni, per gli anni Duemila: Amanda<br />
“Fucking” (sic) Palmer dei Dresden Dolls s’è cimentata a reinterpretare alcuni<br />
brani dei Radiohead con l’ukulele ed Eddie Vedder ha realizzato un interno<br />
album, Ukulele Songs.<br />
foto F. Geremei<br />
quell’anno – e, di nuovo, per trent’anni – che si entra in una nuova<br />
fase. Tutto merito di Madeleine Moua, istruttrice di danza che standardizza<br />
alcuni canoni artistici, ne promuove la diffusione e dà il la ai<br />
<br />
e promozione partecipata, pone le basi per il revival i cui echi si sentono<br />
ancora oggi. Quali princìpi sono rimasti immutati in questi due secoli<br />
ote ‘a, l’uso delle mani<br />
per rafforzare ciò che i testi evocano e i movimenti molto limitati della<br />
testa che resta quasi sempre immobile. Un turbocompendio è dunque<br />
necessario. La hura, una delle danze più antiche, aveva un carattere<br />
speciale: i costumi particolarmente elaborati coprivano buona parte<br />
ote ‘a, nata invece<br />
come danza maschile di guerra, s’è poi articolata ed estesa alle donne<br />
<br />
panorama polinesiano. La hivinau e la pa’o’a puntano sul dialogo tra<br />
un coro e un solista per mezzo di corrispondenze sonore e movimenti<br />
circolari. L’aparima<br />
alternativamente forza espressiva dai movimenti (aparima vava) e dalle<br />
parole (aparima himene).<br />
La scena musicale tahitiana, intesa come contenitore e arena di performance,<br />
è stata poco varia e piuttosto eventuale per tanto tempo. Le<br />
cose stanno però cambiando e l’offerta della vie nocturne si fa sempre<br />
più affollata. Orbita tra il lungomare nel cuore di Papeete e qualche<br />
tratto costiero non lontano dai moli capitolini. Il Morrison Cafè ed il<br />
Mango si contendono la scena hi-end del Vaima – il centro del centro di<br />
Papeete – con dj set e cocktail dal tramonto in poi. Idem per l’Ute Ute<br />
(rue Collette 45) mentre il Velvet si rivolge ad un pubblico più giovane.<br />
Al Manava Café (avenue Bruat) si ozia miscelando l’alcool coi decibel:<br />
a volte è lounge music, ogni tanto sono le improbabili performance di<br />
karaoke ad animare l’ambiente. Il panorama istituzionale si integra con<br />
quello di bistrot et similia. Vale dunque la pena informarsi su cosa sia<br />
in programma in Place To’ata ed al Grand Théâtre de la Maison de la<br />
Culture (te Fare Tauhiti Nui). Il Royal Tahitien si sta affermando come<br />
ribalta di musica locale, tradizionale e moderna, consolidando l’offerta<br />
dei weekend con concerti che spaziano tra i generi, per un pubblico<br />
trasversale e attento. La rassegna cittadina, parziale ma orientativa, si<br />
chiude col Retrò e Les Trois Brasseurs: locali storici sui cui palchi ogni<br />
tanto si affacciano artisti degni di nota ed esordienti più volenterosi che<br />
<br />
la macchina o un passaggio via mare. Piroga, catamarano o taxi, non<br />
<br />
e si beve bene e le proposte musicali sono interessanti. Le alterazioni<br />
cromatiche del Blu Banana e del Pink Coconut non alludono a psichedelismi<br />
oceanici, sono i nomi di due valide alternative al boulevard della<br />
capitale. Si trovano sui moli della Marina Taina a Punaauia (un quarto<br />
d’ora da Papeete). Al Maru Kafé di Mahina (pk 10, côté mer) si va per<br />
la cucina fusion hawaiana e per le sporadiche jam session.<br />
Lo stardom musicale tahitiano ha un centro di gravità denso: è composto<br />
da miscele sempre diverse di rock tradizionale – più o meno mainstream,<br />
con sperimentazioni che attingono a vivai locali e impreviste contaminazioni<br />
– e da un folkpop in buona parte presidiato da voci femminili.<br />
Ragionare per generi ha comunque poco senso, meglio provare a tracciare<br />
<br />
ordine molto soggettivo di preferenza: Toa Ura, Tikahiri, Manahune,<br />
Pepena, Maruao. Sull’altro fronte vanno segnalati Nyah, Angelo, Taloo<br />
e Sabrina Laughlin. Una menzione a parte la meritano Jean Gabilou<br />
– settantenne eroe locale che ha attraversato gli anni ’70, ’80 e ’90 tra<br />
avanguardie curiose e melodie catchy – e l’hip hop che ha mosso i primi<br />
veri passi con Fenua Stile e Code98 e inizia ora a proporre nuove realtà.<br />
Te Fare Upa Rau, il conservatorio di Papeete, è attivo da oltre un trentennio<br />
e dal 2005 è guidato da Fabien Dinard, etoile delle danze tahitiane:<br />
per quindici anni ha diretto il corpo di ballo Te Maeva, uno dei<br />
più importanti dell’arcipelago, ed è stato riconosciuto come il miglior<br />
ballerino della Heiva i Tahiti. L’istituto, con sede al centro di Tipaerui,<br />
è articolato in due dipartimenti (più uno): arti tradizionali, arti classiche<br />
ed arti plastiche. Oltre mille studenti, un terzo dei quali frequenta<br />
i corsi di danza. Attivo tutto l’anno, si apre alla comunità locale ed ai<br />
viaggiatori in visita per far conoscere i propri talenti in diverse occasioni.<br />
Le prossime due sono il Grande Concerto della Pace (settembre) e La<br />
Giornata Portes Ouvertes (dicembre).<br />
52 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
I COLORI DEL <strong>SUONO</strong><br />
di Guido Bellachioma<br />
Italia ‘70<br />
Negli anni ‘60<br />
il batterista era spesso<br />
al servizio degli altri,<br />
nei ‘70 con la rottura<br />
delle barriere stilistiche<br />
diventa un musicista<br />
come tutti gli altri,<br />
persino più selvaggio...<br />
immagine perfetta come<br />
simbolo per l’avventura<br />
denominata Italia ‘70.<br />
foto F. D’Emilio<br />
Gianni Belleno, dopo lo<br />
scioglimento dei New Trolls,<br />
con gli Ibis nel 1973.<br />
Il numero 70 esce spesso sulla ruota della musica contemporanea,<br />
quindi conviene giocarvelo senza troppe remore, rischiate di<br />
vincere… e in quella italiana non poteva andare diversamente.<br />
Da quella decade pazzesca, non solo a livello musicale, provengono<br />
i personaggi che compongono questo sesto numero de I colori del<br />
suono. Due cantautori, sia pure decisamente diversi, come Francesco<br />
Guccini e Francesco De Gregori, e tre gruppi rock, in qualche modo<br />
legati tra loro, sia dalla matrice progressive sia dalla provenienza<br />
romana. Banco del Mutuo Soccorso (la nuova e monumentale<br />
versione del capolavoro Darwin, CD e vinile, merita attenzione). I<br />
riformati Semiramis, in cui militò a inizio anni ‘70 un giovanissimo<br />
Michele Zarrillo, stanno scaldando i motori per riportare in pista<br />
il loro Dedicato a Frazz, album che nel 1973 lasciava ben sperare<br />
per il loro futuro, se non si fossero sciolti come tante altre realtà di<br />
<br />
nel settore progressivo, pure loro bruciati come una supernova<br />
dall’instabilità emotiva e artistica. Mi scusino gli altri protagonisti<br />
ma questo numero è dedicato in particolare a Marcello Vento e<br />
Maurizio Rota, motore ritmico e voce di questa band; entrambi ci<br />
hanno lasciato troppo presto…<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 55
I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> ITALIA ‘70<br />
di Guido Bellachioma<br />
Quasi come Guccini...<br />
Parafrasando il titolo di uno dei più riusciti<br />
lavori del cantautore, Quasi fosse Dumas,<br />
interamente live, tentiamo di tracciarne il ritratto<br />
con l’ausilio di una corposa chiacchierata...<br />
E se fosse “quasi” un’intervista vera<br />
Rieti, 2011<br />
foto F. Desmaele<br />
D<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Oggi gli artisti rinnovano l’immagine tutte le stagioni, a volte<br />
ogni settimana, non è perlomeno strano che per numerose<br />
decadi tu abbia pubblicizzato i concerti col manifesto che ti<br />
ritrae intorno alla metà degli anni ‘70 Consuetudine scaramantica<br />
o paura del tempo che passava<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Nel 1961 cantavi L’antisociale, ritratto dei disagi sociali di<br />
quella generazione. Nonostante fosse una canzone impegnata<br />
aveva un timbro allegro, persino sereno. Come dipingeresti<br />
56 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
FRANCESCO GUCCINI<br />
l’antisociale odierno, ormai a molti decenni di distanza da<br />
quella prima volta<br />
Non si può scrivere la stessa canzone due volte, quindi non saprei<br />
come descrivere l’antisociale. I cantautori scrivono canzoni sulla<br />
loro pelle e sugli anni che trascorrono in un certo modo. Si cambia<br />
troppe volte nel corso della vita, il 21enne di ieri non è più l’uomo<br />
“maturo” odierno, oppure lo è ma in maniera diversa. Ho composto<br />
una canzone intitolata Nostra signora dell’ipocrisia, non si tratta<br />
<br />
Parla delle brutture della nostra società in modo diverso che in<br />
precedenza, seguendo, ovviamente, le idee di un passato che non ho<br />
rinnegato. Solo bisogna rendersi conto che molte cose sono cambiate,<br />
spesso in peggio.<br />
Scontata ma doverosa una domanda su Augusto Daolio, altra<br />
“icona”, come il tuo manifesto, della musica italiana. Parlavi<br />
dei Nomadi e inevitabilmente spuntava il nome di Guccini.<br />
(borbottio indistinto - ndr) Purtroppo<br />
gli anni aumentano: è facile<br />
andare ad un funerale, meno ad un<br />
matrimonio, e questo fatto risulta,<br />
disgraziatamente, inevitabile. Al<br />
di là della retorica, lui era troppo<br />
giovane per essere naturalmente<br />
<br />
di una grave perdita. Certo sarà<br />
<br />
Era l’unico personaggio dell’intera schiera dei gruppi anni ‘60 ad essere<br />
ancora voce importante della canzone italiana. Il pubblico stravedeva<br />
per Augusto e lui lo ripagava con estrema partecipazione. Ha voluto<br />
<br />
per lui uno sforzo titanico.<br />
spesso si tratta soltanto di un naturale ricambio generazionale, perché<br />
sono arrivati in certe strutture le persone che sono cresciute con quelle<br />
determinate canzoni, perciò non hanno nessuna vergogna o nessun<br />
pavido timore, come facevano i vecchi accademici, che si trinceravano<br />
dietro la cultura con la K.<br />
Finalmente il riconoscimento della canzone come opera<br />
d’arte<br />
Opera d’arte non so e non mi interessa più di tanto; sicuramente progetto<br />
vitale e valido culturalmente. Prende molta parte della nostra vita, questo<br />
è il punto interessante nel bene e nel male, quindi degna di attenzione.<br />
<br />
<br />
In fondo una pagina scritta, sia una poesia che una<br />
canzone, non è una realtà immutabile come può<br />
apparire a livello superficiale. A volte, riascoltando i<br />
testi delle nostre canzoni preferite, che sembravano<br />
misteriosi e nuovi, ci accorgiamo come siano logici<br />
ed inevitabili.<br />
Non tutti la pensano allo stesso modo, compresa la maggior<br />
parte degli stessi artisti.<br />
Lo so, mi dispiace ma non posso<br />
fare molto, tranne che continuare<br />
ad avere il medesimo comportamento.<br />
Circa 30 anni fa due<br />
ragazzi francesi diedero la tesi<br />
universitaria sulle mie canzoni,<br />
mentre una ragazza bolognese<br />
<br />
per la propria. Le risposero, più<br />
o meno brutalmente: “Insomma,<br />
vuol fare una tesi su quelle canzoni... via, che diavolo mette nella rela-<br />
<br />
lezioni, o semplici conversazioni, sulla mia attività di compositore.<br />
Non è importante tanto per me quanto come doveroso riconoscimento<br />
alla canzone d’autore.<br />
Il gruppo ha continuato. Ha senso, secondo te È possibile<br />
avere i Nomadi senza Augusto<br />
Onestamente non sta a a me dirlo. Sono loro scelte, ecco, ovviamente<br />
Augusto è impossibile da sostituire. Sarebbe stato più facile nel caso di<br />
un musicista, forse: lui era la voce, l’immagine, l’anima.<br />
Cosa pensi dell’odierno e acclamato “Rinascimento della<br />
musica italiana”, dopo gli anni ‘80 e ‘90 dominati dal pop internazionale,<br />
quando, tuttavia, il tuo Madame Bovary, 1987,<br />
scalzò Notorius<br />
(ride - ndr) Ah, siamo addirittura al Rinascimento. Esiste, certamente,<br />
un’attenzione maggiore per la canzone italiana, però non è tutto oro<br />
ciò che luccica; può essere frutto di accorte strategie di mercato. Odio<br />
citarmi ma in questo caso mi fa comodo farlo... ormai molti anni fa mi<br />
hanno consegnato il premio Montale, segno abbastanza preciso di un<br />
atteggiamento in progressiva mutazione, persino in ambienti un tempo<br />
ostili alla canzone, come quelli accademici. Attenti a cantare vittoria,<br />
Cosa dovrebbe differenziare le canzoni incise in uno studio<br />
di registrazione e quelle riproposte dal vivo<br />
Problema complesso, meriterebbe una dissertazione profonda. Ho<br />
iniziato a discuterne in seminari universitari, perché sono molte le<br />
considerazioni da fare. La canzone è gestualità, teatro, e cambia incessantemente.<br />
Sono convinto che bisognerebbe riuscire a cantarla prima<br />
davanti al pubblico e solo successivamente in studio, perché ogni canzone<br />
s’impara a cantare attraverso il tempo e non subito. Qualcuna la<br />
canto meglio adesso di quando l’ho scritta. Nel momento dell’incisione<br />
di un disco è ancora troppo fresca, non capisco come rappresentarla<br />
esattamente, perché non possiede...<br />
Una vita propria<br />
Esatto. Sarebbe importantissimo riuscire ad interpretarla prima,<br />
quando diventa teatro, spettacolo, col pubblico davanti. Non mi sono<br />
mai cantato addosso a casa da solo; ho sempre avuto bisogno di<br />
una spalla, come Totò con Peppino De Filippo... e in questo senso il<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 57
I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> ITALIA ‘70<br />
Palasojourner, Rieti, 2011<br />
foto F. Desmaele<br />
pubblico è una spalla meravigliosa, ti porta ad interpretare la canzone<br />
con passione, al meglio delle forze, altrimenti perde in intensità. Gli<br />
<br />
<br />
<br />
Sicuramente.<br />
<br />
<br />
Se posso fare un paragone azzardato, la lettura della Divina Commedia<br />
<br />
<br />
<br />
Bisogna considerare il momento storico e politico, la cultura personale.<br />
In fondo una pagina scritta, sia una poesia che una canzone, non è una<br />
scoltando<br />
i testi delle nostre canzoni preferite, che sembravano misteriosi<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
La canzone del bambino nel ventoAuschwitz<br />
<br />
<br />
Auschwit<br />
<br />
è ancora attualissima, oggi come ieri.<br />
Radici<br />
<br />
Le radici e le ali<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
culturale, sociale e politico cui si attinge. Impossibile rispondere per<br />
tutti. Grosso modo i miei grandi maestri sono stati tre: Jacques Brel,<br />
George Brassens e Bob Dylan.<br />
Panorama<br />
<br />
Credo si tratti soprattutto di una coincidenza. La cultura della propria<br />
terra non è elemento marginale nei brani di qualsiasi compositore; però<br />
<br />
<br />
se dovessi cambiare città, per<br />
vivere sceglierei sicuramente Roma<br />
<br />
troppo<br />
nel corso degli ultimi anni sono cambiate tante situazioni, forse<br />
<br />
rapporti umani per la frenesia della troppa gente che corre senza sapere<br />
dove andare o cosa fare. Ma questi sono mali di ogni metropoli e, devo<br />
ammettere, pure Bologna non è più quella di una volta.<br />
<br />
Ho ancora voglia di raccontare storie che siano patrimonio di tutti quelli<br />
che hanno ancora voglia di pensare...<br />
58 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> ITALIA ‘70<br />
di Guido Bellachioma<br />
Banco... sempre Banco...<br />
fortissimamente Banco<br />
Non sono poi molti i gruppi, specialmente nel rock progressivo, che possono mettere tanti lavori<br />
discografici in fila: in studio e dal vivo, raccolte di materiale edito e inedito, ristampe con succulente<br />
novità, come questa straordinaria versione “rivoluzionata” di Darwin!, capolavoro targato 1972 di<br />
una musica senza frontiere.<br />
60 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
BANCO DEL MUTUO SOCCORSO<br />
La storia del Banco del Mutuo Soccorso è, quasi inevitabilmente,<br />
una porzione consistente della storia del rock, non solo<br />
italiano. Vittorio Nocenzi e Francesco Di Giacomo non sono<br />
certo artisti che possono vivere stancamente ciò che accade intorno;<br />
devono in qualche modo lasciare il segno. Riescono a farlo in modo<br />
credibile con la “lavorazione” di canzoni di più di 40 anni fa, come<br />
nel caso della pubblicazione in vinile triplo e doppio CD del cofanetto<br />
Darwin! contenente l’album originale missato direttamente dai nastri<br />
8 piste originali, Darwin! live, registrato a Cassino nel 2012, il brano<br />
inedito Imago Mundi, un po’ il capitolo conclusivo mancante con<br />
l’esortazione all’uomo di non sprecare tempo per salvaguardare la<br />
nostra Terra, interpretato con l’amico di sempre Franco Battiato e<br />
<br />
roba, ma la cosa più importante è che le fantastiche composizioni<br />
di questo classico sono ancora valide, oggi quasi più di ieri. L’evoluzione<br />
(13:59), La conquista della posizione eretta (8:42), Danza dei<br />
grandi rettili (3:42), Cento mani<br />
<br />
stagione e di oggi, sorta di Tex Willer e Kit Carson del rock italico.<br />
D’altronde non ci può essere Banco senza uno dei due.<br />
Darwin! e su altre storie…<br />
C’è sempre il punto esclamativo su questo Darwin 2013 o<br />
è cambiato qualcosa rispetto al Darwin! del 1972<br />
Sono cambiate molte cose dal 1972 a oggi e quasi mai in meglio:<br />
al concept di Darwin<br />
tassello, dovuto anche al frenetico scorrere dei minuti di questa<br />
vita stravolgente. Non ci sembrava giusto lasciarlo incompiuto, un<br />
po’ come fece lo scrittore Isaac Asimov, che dopo 30 anni riprese la<br />
saga de La Fondazione e aggiunse i capitoli mancanti, secondo una<br />
foto G.Bellachioma<br />
e cento occhi (5:22), 750.000<br />
anni fa...l’amore (5:38), Miserere<br />
alla storia (5:58), Ed ora<br />
io domando tempo al tempo ed<br />
egli mi risponde... non ne ho!<br />
(3:29)…<br />
In un’epoca in cui l’acquiescenza<br />
al sistema è segnata dall’omologazione<br />
più sfrenata, il Banco<br />
del Mutuo Soccorso va oltre il<br />
<br />
dei brani e centra il volto dell’incauto<br />
ascoltatore grazie a testi<br />
tosti come i colpi del Mike Tyson<br />
pre-carcere, e il fatto che siano<br />
stati scritti all’alba degli anni ‘70,<br />
rimanendo freschi, lucidi, ma po-<br />
<br />
<br />
di questa coppia artistica - uno<br />
visione mutata. Imago Mundi è la conclusione adeguata ai tempi che<br />
viviamo, dove tutto è così strillato ma ormai nessuno ci fa caso, ci si<br />
anestetizza alle grida di allarme su questo nostro pianeta martoriato<br />
e noi non vogliamo che questo grido rimanga inascoltato, almeno<br />
tunatamente<br />
non tutti si abituano e si adeguano a uno stile di vita<br />
che sta massacrando tutto e tutti, presente e futuro. Nel 1972 con<br />
Darwin! c’interrogavamo e ci rispondevamo sull’evoluzione, oggi<br />
sull’involuzione. In particolare l’Occidente mi pare sia messo male:<br />
pochi valori e pure confusi. Il punto esclamativo costituiva lo sprone<br />
a guardare tutto con gli occhi della scienza e a combattere le regole<br />
<br />
Darwin: l’evoluzione E la risposta non c’è, la cerchiamo ma non<br />
l’abbiamo ancora trovata.<br />
Perché riportare alla luce questo disco, sia pure in una<br />
veste mai così ricca<br />
È ancora attuale in modo sconcertante.<br />
Nel 1972 il Banco aveva<br />
appena fatto il Salvadanaio,<br />
album antimilitarista, contro le<br />
follie dell’uomo, diretto nelle musiche<br />
e nelle liriche: la band preferiva<br />
scrivere senza strettoie e<br />
costrizioni. Il nostro produttore,<br />
Alessandro Colombini (Equipe<br />
84, Lucio Battisti, Maxophone,<br />
Formula 3, Antonello Venditti,<br />
Premiata Forneria Marconi,<br />
Edoardo Bennato - proprio il<br />
<br />
al produttore milanese una strofa<br />
della canzone Rinnegato: a mia<br />
Francesco Di Giacomo , discolpa cito Sandro Colombini<br />
Roma 1989. <br />
americani / è lui che mi consiglia<br />
rock a tutto spiano / però lo<br />
dice sempre con un mitra in mano - ndr) , suggerì come tema di un<br />
album concept la teoria dell’evoluzionismo e l’argomento piacque a<br />
tutti, così fu Darwin! Comunque nelle composizioni l’evoluzionismo<br />
<br />
un po’ diverso, senza paraocchi”. La conquista del pianeta, il vulcano,<br />
l’eruzione, le melodie cromatiche: nell’attimo stesso di tirarsi in piedi,<br />
<br />
anni e lo scontro dell’individuo e il gruppo, il pericolo di essere soli<br />
ma anche il limite; 75.000 anni, cosa c’è di più attuale dello scimmione,<br />
che resta nascosto a contemplare l’oggetto del proprio amore<br />
<br />
vita che si chiude e io domando tempo al tempo ed egli mi risponde<br />
non ne ho. Non abbiamo politiche ecosostenibili, proseguiamo a<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 61
I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> ITALIA ‘70<br />
foto G.Bellachioma<br />
Vittorio Nocenzi, Torino 1995.<br />
Come mai Battiato per quello<br />
che consideri il capitolo<br />
Darwin<br />
Franco è una delle persone più<br />
<br />
pre! Ci conosciamo da 40 anni,<br />
<br />
lungo strade con molti punti in<br />
contatto: è artista poliedrico,<br />
<br />
alla pittura, stimola e si lascia<br />
<br />
<br />
Francesco. Sia La Cura, suo bra<br />
no del 2000, sia 750.000 anni<br />
fa<br />
<br />
dal medesimo cuore. Franco è<br />
un altro dei pochi che è rimasto<br />
lo stesso, arricchendo il proprio<br />
<br />
<br />
proprio passato, ma non rima<br />
nendone strangolato.<br />
distruggere il pianeta, noi siamo in sintonia con Greenpeace. Imago<br />
Mundi (supportato da un video con le immagini “forti” fornite da<br />
<br />
<br />
serve oggi: “stamo in campana”.<br />
Imago Mundi è ricerca di semplicità e sintesi anche musicale;<br />
vicino nello spirito ma con un linguaggio musicale<br />
meno intricato rispetto al rock progressivo degli esordi…<br />
Non accade mai nulla per caso, almeno a noi. Rinnegare il passato,<br />
<br />
nostra musica deriva dal nostro modo di essere, non seguiamo mode<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
riusciti a creare un ponte tra i due Darwin: sempre Banco del Mutuo<br />
<br />
anche se le mie in particolare risalgono alla passione per la musica<br />
<br />
e amo Beethoven e Schoenberg, Bach e Stravinskij.<br />
Sei cosciente che attraverso<br />
la tua musica puoi scatenare<br />
tempeste emotive profonde<br />
nelle anime e nelle menti di chi ti ascolta<br />
<br />
sia uno dei fattori più stimolanti nel comporre e suonare la tua<br />
<br />
<br />
ca è possibile dipingere una tela infinite volte, trovare infinite<br />
<br />
vissuta, non solo da chi la compone, con la testa e con il cuore.<br />
Non bisogna usare sempre la ragione ma neanche solo la pancia<br />
<br />
lei, infine, arriva…<br />
Tu e Francesco siete una coppia ormai indissolubile nella<br />
musica, senza distinzione di generi: come si fa a rimanere<br />
insieme per più di 40 anni, neanche la maggior parte dei<br />
matrimoni o delle unioni di fatto regge tanto<br />
<br />
le cose possono portare a malintesi, più o meno gravi, dipende dalla<br />
<br />
<br />
<br />
che ripara il terreno dal sole e dalla pioggia, sotto la vita.<br />
62 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
OMNIRAY<br />
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Fedeltà Assoluta.<br />
La tecnologia Omniray, creata da Giuseppe Zingali<br />
nel 1995, è considerata nel mondo un riferimento<br />
assoluto per la riproduzione delle frequenze medioalte<br />
nei diffusori acustici. Le straordinarie prestazioni<br />
offerte dalla serie Client Name sono oggi disponibili<br />
nella nuova linea entry level di Zingali Acoustics,<br />
la "ZingaliZero EVO" che si pone sul mercato con il<br />
ruolo da protagonista.<br />
Alta dinamica, estrema linearità e grande precisione<br />
timbrica per una coinvolgente riproduzione sonora<br />
simile alla musica dal vivo. Una gamma di diffusori<br />
acustici destinata a valorizzare ogni ambiente<br />
d'ascolto, progettati e costruiti con cura e attenzione<br />
da un Artigiano del Suono.<br />
Ascoltateli e non potrete più rinunciare alla loro<br />
presenza nella vostra casa.<br />
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ZingaliZero Evo<br />
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OMNIRAY È UN MARCHIO DI PROPRIETÀ ZINGALI ACOUSTICS - TUTTI I DIRITTI RISERVATI<br />
Zingali Client Name 1.5 Evo<br />
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Tel. 06-9282577<br />
Email: zingali@zingali.it<br />
www.zingali.it
I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> ITALIA ‘70<br />
di Guido Bellachioma<br />
Né trucchi né illusioni…<br />
Il cantautore romano è<br />
ormai tra le icone più<br />
rappresentative della<br />
musica italiana, dagli<br />
anni ‘70 sino a oggi…<br />
eppure proprio in questa<br />
fase sembra aver trovato<br />
il proprio equilibrio,<br />
senza concedersi<br />
alle mode e senza<br />
rinnegare nulla. Persino<br />
la dimensione live<br />
sembra dargli maggiore<br />
soddisfazione che in<br />
passato…<br />
Atlantico, Roma, 14 marzo 2013<br />
foto S. Cecchetti<br />
Oggi come ieri Francesco De Gregori - nato a Roma<br />
il 4 aprile 1951 sotto il segno dell’Ariete - è uno dei<br />
pochi artisti a non aver mai perso la propria identità,<br />
sia musicale sia testuale, mantenendo la memoria di se stesso,<br />
i propri ricordi e le proprie convinzioni, e in questa epoca di<br />
trasformisti, che amano cavalcare con troppa ambiguità mode<br />
e tendenze, non è una qualità da sottovalutare. Poi ognuno di<br />
noi, probabilmente anche De Gregori stesso, ha gli album che<br />
gli piacciono e lo convincono di più. In lui le vecchie e le nuove<br />
canzoni diventano un unicum credibile. Persino la dimensione<br />
live sembra dargli maggiore soddisfazione che in passato: ho<br />
avuto modo di vedere/ascoltare le lunghe prove all’Atlantico Live<br />
di Roma il 13 marzo, giorno precedente del concerto d’apertura<br />
del tour, e l’ho visto davvero motivato e con una band di livello<br />
eccellente, e scorrendo i brani che ha eseguito mi sono reso conto<br />
nuovamente di quante canzoni, belle e anche importanti, abbia<br />
composto; solo rimanendo a parte di quelle incluse nella scaletta<br />
di Sulla strada tour 2013… Generale, Vai in Africa, Celestino!,<br />
La donna cannone, Guarda che non sono io, Santa Lucia (la<br />
canzone tratta da Bufalo Bill del 1976 che lui dedica a Lucio<br />
Dalla. Il cantautore bolognese la definì la sua canzone preferita<br />
di De Gregori), Titanic, Sulla strada, W l’Italia, Passo d’uomo,<br />
Belle Époque, Sempre e per sempre, Bambini venite parvulos,<br />
Showtime, Rimmel, Buonanotte fiorellino…<br />
64 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
FRANCESCO DE GREGORI<br />
È opinione comune che tu sia un po’ orso nei confronti del<br />
prossimo, specialmente nei rapporti con la stampa. Cosa<br />
ne pensi<br />
Non sono affatto l’orso scorbutico dipinto da giornalisti frettolosi,<br />
con cui, nella maggior parte dei casi, non ho mai parlato. Ciò nasce<br />
soprattutto dall’esigenza, che reputo sacrosanta, di discutere esclusivamente<br />
delle mie canzoni e non della mia sfera privata, che, in<br />
ogni modo, ha poco d’interessante per il pubblico.<br />
Come mai questo malessere nel parlare della tua sfera<br />
personale<br />
Per prima cosa bisogna fare una distinzione: la sfera personale non<br />
corrisponde a quella privata.<br />
Della prima, che può equivalere<br />
a quella di molte altre persone,<br />
parlo anche volentieri, della seconda<br />
no.<br />
Ma le tue composizioni cantano solo i problemi della società<br />
moderna<br />
Le mie canzoni parlano di tutto: dell’amore, della gioia, della tristezza,<br />
della voglia di lottare per un mondo migliore, delle piccole disavventure<br />
quotidiane, dell’amicizia... della vita stessa. Ovviamente il mio linguaggio<br />
è diverso da quello di altri cantautori, forse più diretto. Un esempio:<br />
Bambini venite parvulos, inclusa in Miramare 19.4.89, è una canzone<br />
d’amore e di speranza per i giovani d’oggi, pure se parla del progressivo<br />
abbassamento dell’età dei killer, delle loro vittime e del fatto che spesso<br />
portano la stessa marca di scarpe.<br />
Quotidianamente si parla dei problemi ecologici, vorremmo<br />
Una domanda che ti sarà<br />
stata posta innumerevoli<br />
volte: quale disco prediligi<br />
tra quelli che hai inciso<br />
In genere si è portati a rispondere:<br />
l’ultimo, perchè il coinvolgimento<br />
emotivo risulta maggiore,<br />
anche per una questione<br />
di tempo. Tengo molto a Mira<br />
Mare 19.4.89 (1989), un disco<br />
che non è stato capito a fondo,<br />
ed a Titanic (1982). Rispetto a<br />
questo album vorrei fare una<br />
considerazione: oggi tutti lo<br />
citano come uno dei miei lavori<br />
più belli, però ricordo che<br />
appena uscito molti storcevano<br />
Rieti, 2005<br />
la bocca ed i negozianti lo esponevano<br />
malvolentieri. È un po’<br />
il mio destino essere capito in ritardo, comunque preferisco tale<br />
comportamento alla frenesia consumistica grazie a cui i dischi<br />
vengono bruciati in pochi giorni e immediatamente dimenticati.<br />
cialità<br />
e completo disinteresse ai problemi della società.<br />
Sei d’accordo con tale affermazione<br />
Assolutamente no, sono invece cambiati i metodi per esprimere il<br />
dissenso ed il malumore nei confronti di ciò che non funziona. Esiste<br />
una larga fetta di mondo giovanile che vuole cambiare le cose, che<br />
non prova nessuna gioia nell’accettare passivamente i gravi problemi<br />
della nostra società, quali la tossicodipendenza, la disoccupazione,<br />
le disfunzioni della scuola, etc.<br />
foto D. di Bona<br />
sapere la tua opinione in proposito.<br />
Mi sembra che il problema sia impostato male, purtroppo oggi le disfunzioni<br />
dell’ambiente sono la realtà e l’emergenza quotidiane, mentre spesso<br />
diventano una moda da cavalcare per mettersi in evidenza. Bisogna<br />
<br />
Quali esperienze hanno lasciato un segno nella tua vita<br />
La vita è tutta un segno. Esperienze particolari da segnalare non ce ne<br />
sono, forse alcune tappe della mia carriera, il successo di un disco che mi<br />
ha emozionato in maniera particolare. Sono arrivato ad essere quello che<br />
sono oggi senza grandi strappi o traumi, una crescita progressiva, pur se<br />
critica. Non ho mai avuto, come Bob Dylan, un incidente di moto o una<br />
donna che mi ha abbandonato, cambiando il mio modo di essere.<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 65
I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> ITALIA ‘70<br />
di Guido Bellachioma<br />
Dedicato ai Semiramis<br />
Teatro Politeama, Palermo, 1973.<br />
Da sinistra Marcello Reddavide,<br />
Paolo Faenza, Michele Zarrillo<br />
Nel panorama del rock italiano degli anni ‘70 i romani Semiramis occupano un posto di seconda<br />
fila solo per scarsità di materiale prodotto: Dedicato a Frazz, loro unico album del 1973, è un lavoro<br />
solido e passionale, pienamente immerso nel suono progressivo e contaminato del periodo.<br />
Dalla band sono usciti due artisti di rilievo, anche se lontani dall’immagine progressiva, ovvero<br />
Michele Zarrillo e Giampiero Artegiani.<br />
I<br />
Semiramis proprio in questi mesi hanno deciso di tornare in<br />
pista, riportando alla luce l’intero loro album, con due membri<br />
storici in formazione, il batterista Paolo Faenza e il chitarrista<br />
acustico Giampiero Artegiani, che suona anche i sintetizzatori come<br />
nel disco originale. Hanno la benedizione di Michele Zarrilo, all’epoca<br />
chitarrista solista, che ha fatto loro il miglior in bocca al lupo, e del<br />
fratello Maurizio, tastierista, oltre che di Marcello Reddavide, bassista;<br />
gli ultimi due non suonano più da molti anni. La nuova line up<br />
prevede, oltre ai due Semiramis storici: Roberto Iannone (tastiere),<br />
Antonio Trapani (chitarra), Ivo Mileto (basso), Vito Ardito (voce).<br />
La band tornerà dal vivo a settembre in occasione del 20ennale del<br />
Progressivamente festival a Roma (notizie in divenire su www.progressivamente.com.).<br />
Maurizio Zarrillo e Paolo Faenza parlano di<br />
quella bruciante avventura che fu l’incontro tra i Semiramis e Frazz.<br />
Avete inciso un unico LP, ma qualcuno ogni tanto parla di<br />
un mitico 45 giri, che, però, nessuno ha mai visto...<br />
P.F. In realtà registrammo un 45 giri con Luna Park e Frazz allo<br />
66 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
SEMIRAMIS<br />
studio 38 di Roma, però cominciammo a lavorare subito ad altri<br />
brani e il progetto fu accantonato. La versione di Luna Park, diversa<br />
dal 33 giri, comparve nel 2004 nella compilation Progressivamente.<br />
La nascita dei Semiramis<br />
M.Z. I Semiramis nascono per volontà mia e di Marcello Reddavide<br />
con Memmo Pulvano alla batteria, cugino di Marcello, e un chitarrista<br />
di cui mi sfugge il nome, che non ha mai suonato con noi dal vivo.<br />
Io, Marcello e Memmo avevamo già “giocato” insieme in un altro<br />
gruppo, Ipotesi di una Metamorfosi, il cui repertorio è la base del<br />
primo concerto dei Semiramis al Festival Pop di Villa Pamphili nel<br />
1972, che vide l’ingresso di mio fratello Michele alla chitarra e alla<br />
voce, prima in un altro gruppo con Artegiani e Faenza. Memmo abbandona<br />
dopo Villa Pamphili (senza nessun problema personale, anzi,<br />
si trattava di un buon elemento<br />
a livello tecnico, solo che non<br />
guadagnava abbastanza per vivere).<br />
Così Michele chiama Paolo e Roma, 1973.<br />
Maurizio Zarrillo,<br />
Giampiero e solo con questa formazione<br />
i Semiramis trovano la<br />
propria dimensione artistica. Le<br />
possibilità strumentali si allargano,<br />
Giampiero suona la chitarra<br />
acustica e raddoppia il mio pianoforte<br />
coi sintetizzatori. Nasce<br />
l’idea di Frazz, un fantoccio che<br />
rappresenta tutte le costrizioni<br />
della società intorno a noi, che<br />
viene distrutto da Giampiero alla<br />
<br />
le forze negative.<br />
P.F. Quando io e Giampiero<br />
entrammo nella band non avevamo<br />
assolutamente idea di cosa<br />
saremmo andati a suonare; sapevamo<br />
solo che si trattava di<br />
musica originale e molto rock.<br />
Non avevamo bisogno di altro per essere convinti. Dei brani eseguiti<br />
<br />
improvvisando molto, accorgendoci che dalla chitarra di Michele<br />
<br />
periodo. Il nostro suono non rimase legato solo ai virtuosismi chitarristici<br />
che, però, servirono come stimolo al nascere della tendenza<br />
all’intreccio e al contrappunto di tutti gli strumenti. Nella saletta<br />
prove dei Zarrillo c’era un vibrafono, abbandonato e impolverato;<br />
immediata la decisione collettiva: lo avrei suonato io! Marcello, a cui<br />
si deve anche la scelta dell’appellativo Semiramis, portò un giorno<br />
questo “romanzo” al cui personaggio principale mancava il nome.<br />
Ci venne in mente di trovarlo unendo le iniziali dei nostri cognomi<br />
(FaenzaReddavideArtegianiZarrilloZarrillo)… Così nacque Frazz. i<br />
primi pezzi che vennero di getto furono Luna Park e Frazz. Entrò in<br />
scena Robert Cunningham, editore americano (fondatore di Sound<br />
FlashDaily American ed ex membro<br />
dei Barefoot (durante gli anni ‘80 nello staff politico del presidente<br />
Reagan), che diventò produttore per hobby. S’innamorò della nostra<br />
musica e decise di lanciarci. Tramite lui arrivò il contratto con la Trident,<br />
proprietà di Maurizio Salvatori, ma, altrettanto rapidamente,<br />
Cunningham perse l’interesse nel progetto e si allontanò. L’ultimo<br />
brano dell’album ad essere composto fu Clown, che io ritengo il capolavoro<br />
del disco. Uno Zoo di Vetro è fantastica per la parte hard,<br />
Per una Strada Affollata ha dei cambi bellissimi dal rock al sinfonico.<br />
A volte mi chiedo come cavolo abbiamo fatto a tirare fuori un lavoro<br />
del genere.... mah! Eravamo molto giovani al momento dell’incisione<br />
del 33 giri: Michele 16anni e mezzo, io compii 18 anni mentre ero lì<br />
a Milano a registrare. Provammo<br />
la travolgente emozione di essere<br />
in uno degli studi più importanti<br />
d’Italia, Studi di registrazione<br />
sonora Regson (poi diventati nel<br />
<br />
Mauro Pagani - ndr), dove nello<br />
stesso periodo Franco Battiato<br />
registrò Pollution. Avevano sia<br />
l’8 che il 16 piste; a noi, giovani<br />
di belle speranze, fornirono l’8<br />
piste, pensavamo sarebbe bastato<br />
così ci costrinsero a molti<br />
premissaggi per riuscire a terminare<br />
le registrazioni. Nella sala<br />
c’erano a disposizione una marea<br />
di strumenti: Hammond C3,<br />
Mellotron, ARP 2600, Moog, un<br />
vibrafono da grande orchestra…<br />
Eravamo come dei bambini in<br />
un negozio di giocattoli, dove<br />
potevamo prendere tutto senza<br />
nessuno che ci dicesse cosa fare.<br />
Un’esperienza totalizzante e liberatoria.<br />
Musicalmente parlando, cosa hanno rappresentato per te<br />
gli anni ‘70<br />
M.Z. Gli anni ‘70 sono ancora oggi il decennio che musicalmente<br />
<br />
Genesis, Emerson Lake & Palmer, Nice, Jimi Hendrix Experience,<br />
Santana, Who, Yes, mentre a livello più generale ci colpiva molto<br />
Woodstock. Sono un nostalgico perché vivo ancora nel ricordo dei<br />
‘70; gli anni ‘80 mi hanno portato, ovviamente in ritardo, alla conoscenza<br />
più approfondita dei Pink Floyd.<br />
<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 67
I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> ITALIA ‘70<br />
Paolo Faenza<br />
Roma, 1973.<br />
al nostro impianto. Suonammo<br />
anche col Rovescio della Meda-<br />
<br />
<br />
inglesi suonarono male, mentre<br />
al nord andarono meglio.<br />
Dal vivo eseguivate mai<br />
cover o improvvisavate sui<br />
vostri pezzi<br />
M.Z. Non abbiamo mai eseguito<br />
brani altrui, suonavamo<br />
esclusivamente i nostri brani,<br />
magari dilungandoci negli assoli,<br />
specie Michele con la chitarra,<br />
sempre, però, su una struttura<br />
ben precisa.<br />
foto F. D’Emilio<br />
Un brano in particolare di<br />
Dedicato a Frazz che ancora<br />
vi colpisce<br />
M.Z. Il disco mi piace nel suo<br />
complesso, però ritengo Luna<br />
Park il brano più attuale, sia musicalmente<br />
sia a livello di testi.<br />
parte di una scena complessiva<br />
La parola progressive non era assolutamente usata dai gruppi che<br />
suonavano: noi Semiramis ci consideravano un gruppo pop-rock. La<br />
nostra idea era d’ispirarci dichiaratamente ai gruppi stranieri, più<br />
inglesi che americani; componendo le prime cose, ci accorgemmo<br />
di possedere delle nostre radici espressive. Curavamo abbastanza<br />
l’immagine. Il padre di Artegiani lavorava a Cinecittà e molti dei<br />
<br />
nel brano Clown-<br />
<br />
<br />
I concerti negli anni ‘70...<br />
M.Z. <br />
P.F. <br />
-<br />
<br />
invece, i rapporti coi Garybaldi, penso ci vedessero come dei rivali,<br />
<br />
di noi suonavano sempre più a lungo per gelarci le mani. Facemmo<br />
nato,<br />
allora quasi sconosciuto, che ci chiedeva sempre di attaccarsi<br />
Compositivamente come<br />
lavoravate<br />
M.Z. I pezzi partivano dalle idee base di tutti, poi Michele le sviluppava<br />
e Marcello scriveva i testi, mentre gli arrangiamenti erano comuni.<br />
Tuo fratello Michele ormai ha intrapreso una carriera<br />
piuttosto lontana dal rock, più leggera...<br />
M.Z. È vero solo in parte, perchè Michele dal vivo è più rock e,<br />
<br />
musica. Le belle canzoni d’amore, comunque, possono portare ad<br />
un discorso alternativo e non necessariamente stereotipato. Dopo lo<br />
scioglimento dei Semiramis suonò, senza incidere nulla, col Rovescio<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Gli ultimi giorni…<br />
P.Z. -<br />
<br />
La magia era svanita con la rottura del delicato equilibrio interno.<br />
Un ultimo concerto a Magliano Sabina e poi addio Semiramis; ma<br />
ora si ricomincia…<br />
68 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
L’anno di Mr. Williamson<br />
La nascita delle valvole termoioniche,<br />
i pionieri dell’High-Fidelity,<br />
<br />
Storia” del tecnico inglese D.T.N. Williamson,<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
440 pagine 255 43 <br />
€ 26,90<br />
Per info: paolo.ppf@libero.it
I COLORI DEL <strong>SUONO</strong> ITALIA ‘70<br />
di Guido Bellachioma<br />
Il grande gioco<br />
dell’Albero Motore<br />
Roma, 1974, da sinistra<br />
Glauco Borrelli, Marcello Vento,<br />
Adriano Martire, Sebastiano Pallottino,<br />
Maurizio Rota, Fernando Fera.<br />
Questo gruppo romano fu tra le migliori e più<br />
sottovalutate realtà del rock italiano degli anni<br />
‘70, sospeso tra suoni progressivi ancora senza<br />
nome e altre pulsioni ritmiche, mediterranee e<br />
anglofone. Di quella formazione non ci sono più<br />
Marcello Vento, vero e proprio uomo del ritmo,<br />
e Maurizio Rota, voce in stile Joe Cocker, il<br />
primo scomparso il 7 febbraio 2013, il secondo<br />
il 23 aprile 2010. A loro due, veri cuori rock,<br />
dedichiamo questo articolo.<br />
Nel 1974 la scena progressiva italiana viveva uno degli ultimi<br />
momenti di grande creatività, sottolineato da opere<br />
eccellenti come L’isola di niente della Premiata Forneria<br />
Marconi, Crac degli Area, Tilt degli Arti+Mestieri, l’omonimo debutto<br />
del Biglietto per l’inferno, Io sono Murple dei Murple, Contrappunti<br />
de Le Orme, Landscape Of Life degli Osanna, Genealogia del Perigeo,<br />
Pierrot Lunaire dei Pierrot Lunaire, Samadhi dei Samadhi. Eppure,<br />
nonostante tale copiosa produzione, si avvertiva che il vento stava<br />
cambiando e non certo a favore del rock progressivo. I gruppi trova-<br />
<br />
Festival Pop stile Caracalla o Viareggio, veri fallimenti economici e non<br />
certo per i compensi, quasi sempre inesistenti, spettanti ai musicisti<br />
70 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
ALBERO MOTORE<br />
portò a Milano per registrare alcuni provini<br />
la prima scritta da Arthur Hamilton<br />
per Ella Fitzgerald e la seconda dei Beatles, entrambe immortalate<br />
da Joe Cocker in… e da quel momento<br />
Il grande gioco iniziò la nostra collaborazione. Fondò la Intingo con Nanni Ricordi<br />
e produsse il nostro unico album<br />
<br />
Insieme al<br />
Canzonieredividevamo la sala prove sulla via Cassia<br />
a Roma. Facevamo della musica davvero uno stile di vita e i ricordi<br />
legati a quei momenti sono molto belli. Provavamo sino alla nausea<br />
arrangiamenti e nuovi brani, cosa che non ci riuscì più di fare in<br />
- seguito<br />
<br />
Avevamo la strumentazione da pagare, vera spada di<br />
Damocle per ogni giovane musicista. Suonare, suonare, suonare.<br />
Questa era la parola d’ordine per fare fronte agli impegni economici<br />
pressanti. Una situazione insostenibile e in fondo poco creativa, non<br />
riuscivamo più a trovare il tempo per comporre e cercare nuove<br />
<br />
tutti bisogno di altri stimoli: le canzoni dell’album ormai non ci<br />
rappresentavano più, eravamo andati oltre”. <br />
Prima di Albero Motore <br />
eravamo solo una band che suonava in giro per <br />
i locali con musicisti che si alternavano, sino ad arrivare alla line (IsraeleLandruLe esperienze<br />
passateMessico lontano<br />
Haimy Hackett e Elisabeth Gavaris, questa aveva fatto parte del cast <br />
dell’edizione italiana del musical Hair. Per riassumere, io e Maurizio <br />
formammo il nucleo iniziale, poi entrò Fernando Fera, chitarra, e in <br />
successione Marcello Vento, batteria, e Adriano Martire, tastiere. Dal Capodanno ‘74<br />
vivo non eseguivamo la maggior<br />
<br />
, tranne in rare<br />
occasioni e comunque sempre<br />
in inglese, perché Maurizio<br />
preferiva esprimersi così.<br />
Ricordo che piaceva molto al<br />
pubblico il brano che poi sarebbe<br />
diventato <br />
<br />
<br />
<br />
<br />
.<br />
Ricky ci venne ad ascoltare in<br />
un club al Nord<br />
e s’innamorò del<br />
modo di Maurizio di eseguire<br />
le canzoni di Joe Cocker, allora<br />
al massimo della popolarità. Ci<br />
DISCOGRAFIA<br />
LP/CD<br />
Il grande gioco (Intingo ITGL 14001, 1974)<br />
1) Cristoforo Colombo 6’15” - 2) Le esperienze passate 3’35” - 3) Una vita di<br />
notte 5’28” - 4) Landru 4’43” - 5) Israele 6’30” - 6) Nel giardino dei lillà 5’30” - 7)<br />
Capodanno ‘73 2’41” - 8) Provvisorietà 5’43”<br />
Facciata A (1/4): musiche di Fernando Fera (1,3), Glauco Borrelli (2,4). Testi di<br />
Ricky Gianco e Gianni Nebbiosi (1,3,4), poesia di Gianni Nebbiosi (2) Facciata B:<br />
(5/8): musiche di Fernando Fera, testi di Ricky Gianco e Gianni Nebbiosi<br />
SINGOLI<br />
Messico Lontano/ Mandrake (Intingo ITG 401, 1975)<br />
Il giardino dei lillà/Landru (Intingo promo, 1974)<br />
PARTECIPAZIONI<br />
Capodanno ‘74 sulla compilation Progressivamente 1993-2003<br />
(Progressivamente GMP 002 - 2004)<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 71
Q/P AL MASSIMO<br />
Come d’abitudine Rotel<br />
propone il suo mix<br />
concreto e duraturo. p. 82<br />
LO FAMO STRANO<br />
La Spirit One è la prima<br />
cuffia di Focal.<br />
p. 98<br />
MYZIC<br />
Sorprendente il piccolo<br />
Micromega per ascoltare<br />
in cuffia. p. 106<br />
TECNICA<br />
di Agostino Bistarelli<br />
Nuove frontiere per la liquida<br />
L’annuncio di iRadio da parte di Apple a poca distanza dal compimento dei 10 anni di iTunes<br />
prefigura ulteriori cambiamenti nella modalità di fruizione della liquida e il possibile passaggio<br />
dal downloading allo streaming, annullando completamente il senso di proprietà nella musica.<br />
Da qualche giorno con<br />
sempre maggiore<br />
insistenza sento gli<br />
rienze<br />
con Spotify; persone al di<br />
sopra di ogni sospetto, musicalmente<br />
parlando, che sembrano<br />
aver ritrovato il gusto della ricerca<br />
musicale tramite questo<br />
sistema…<br />
Qualche mese fa (28 aprile 2013)<br />
iTunes ha festeggiato i suoi primi<br />
dieci anni di vita nel segno di una<br />
serie di record impressionanti<br />
che pochi avrebbero immaginato<br />
possibili in quell’ormai lontano<br />
giorno del 2003 in cui il servizio<br />
prese il via: un catalogo di<br />
35 milioni di canzoni, disponibili<br />
in 199 paesi per un totale di<br />
vendite di 2,4 miliardi di dollari,<br />
con una crescita annuale del<br />
28% e un peso sul mercato della<br />
musica del 20% in assoluto, che<br />
ha superato il 50% nel digitale.<br />
Quel giorno ha segnato la nascita<br />
di un vero e proprio eco-sistema<br />
che ha portato una boccata di ossigeno<br />
alla rantolante industria<br />
nata<br />
a crescere anche se di un<br />
modesto 0,3%) sebbene la miopia<br />
di quest’ultima ha fatto sì che<br />
buona parte dei proventi siano<br />
approdati alla casa della mela e<br />
non ai diretti interessati! Eppure,<br />
nonostante l’impressionante<br />
palmares ed un ciclo di vita ancora<br />
breve nel campo delle tecnologie<br />
audio (ma si sa, questi<br />
72 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
cicli di vita si vanno accorciando<br />
vieppiù), ci si interroga sul futuro<br />
di iTunes e la stessa Apple,<br />
secondo una prassi consolidata,<br />
proprio recentemente con iRadio<br />
ha presentato quel che almeno<br />
in parte sembra il sistema per<br />
cannibalizzare iTunes…<br />
Diciamo “almeno in parte” perché<br />
Apple ha scelto per lo streaming,<br />
come sottolinea il nome<br />
stesso, il modello “stazione radio”,<br />
compatibile e non sostitutivo<br />
di iTunes. Sostanzialmente<br />
scegli un artista, un brano o un<br />
genere e ci costruisci una stazione<br />
radio intorno! Non è possibile<br />
sti<br />
o album in un ordine speci-<br />
<br />
tratta comunque di un “modello<br />
di sviluppo” di successo se si<br />
considera che è stato adottato<br />
da Pandora, il principale competitor<br />
del nuovo nato e anche il<br />
più diffuso sistema di streaming<br />
(ancora non disponibile in alcuni<br />
paesi tra cui il nostro). Se si<br />
bada aridamente ai numeri poi,<br />
<br />
sembra un po’ fasciarsi la testa<br />
prima ancora di essersi feriti:<br />
iTunes ha 450 milioni di utenti<br />
lì dove il concorrente più agguerrito<br />
(per le ragioni che diremo),<br />
<br />
stesso modo di ragionare, se ancora<br />
nessun provider è in grado<br />
di garantire tutto lo scibile musicale,<br />
quello che ci si avvicina di<br />
più è certamente YouTube e non<br />
iTunes! Perché qui in gioco non<br />
è tanto questo o quel fornitore<br />
di servizi quanto una modalità<br />
contro l’altra: downloading vs<br />
<br />
più tradizionale di negozio virtuale<br />
viene assicurata proprio<br />
con il dowloading di iTunes, e<br />
l’immediato futuro non è certo<br />
a rischio, in termini di prospettive<br />
lo streaming (di entrambi abbiamo<br />
parlato su queste pagine<br />
nei due numeri scorsi grazie ai<br />
begli articoli di Giosuè Impellizzeri)<br />
corrisponde in maniera più<br />
completa alla “vision” complessiva<br />
di un servizio che si può fruire<br />
“in qualsiasi modo, in qualsiasi<br />
posto, in qualsiasi momento”.<br />
Perché portarsi appresso quel<br />
che può essere sempre disponibile<br />
Vincendo l’egoismo tipico<br />
del collezionista, da un punto di<br />
vista culturale è certamente affascinante<br />
poter immaginare una<br />
sorta di biblioteca di Alessandria<br />
che si arricchisce, a buon bisogno,<br />
con le modalità del social!<br />
Vorrei in tal senso rammentare<br />
una storia citata più volte dal direttore<br />
di questo giornale, legata<br />
alla Grande Depressione americana.<br />
Fino a quel momento (soprattutto<br />
prima dell’avvento del<br />
sonoro) il ruolo della musica era<br />
considerato fondamentale in un<br />
nore<br />
(spesso eseguite live durante<br />
la proiezione) venivano scritturate<br />
intere orchestre i cui direttori<br />
erano pagati meglio persino<br />
dei registi. Nonostante il peso<br />
della musica nell’industria cine-<br />
<br />
concomitante concorrenza della<br />
sponsabili<br />
degli studio, in un’ottica<br />
di economia, a cominciare<br />
<br />
ri-incidendoci sopra. Il periodo<br />
d’oro del cinema, anche in funzione<br />
del concomitante successo<br />
della tv, non tornerà per lungo<br />
tempo, consolidando la prassi e<br />
relegando l’importanza dell’audio<br />
nel cinema. È così che importantissimi<br />
originali, come la colona<br />
sonora di Cenerentola, sono<br />
andati perduti! Anche nei tempi<br />
recenti bisogna ricordare che le<br />
logiche amministrative, che considerano<br />
il magazzino un valore<br />
a bilancio, hanno portato le case<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 73
TECNICA<br />
SPOTIFY IN PILLOLE<br />
CHI Spotify è uno dei principali servizi<br />
di musica on demand in streaming a<br />
livello mondiale. Consente agli utenti<br />
di accedere a oltre 20 milioni di canzoni<br />
(con accordi con le 4 principali major)<br />
da computer, tablet e smartphone.<br />
QUANTI Attualmente il servizio conta<br />
più di 20 milioni di utenti attivi e oltre<br />
5 milioni di abbonati.<br />
DOVE Spotify è presente in 20 paesi:<br />
USA, UK, Svezia, Finlandia, Norvegia,<br />
Danimarca, Francia, Svizzera, Germania,<br />
Austria, Belgio, Paesi Bassi, Spagna,<br />
Australia, Nuova Zelanda, Irlanda, Lussemburgo,<br />
Polonia, Portogallo e Italia.<br />
AL COMANDO UNA DONNA Veronica<br />
Diquattro è la responsabile del mercato<br />
Italiano. Bolognese, la Diquattro<br />
proviene da Google, dove ha lavorato<br />
nella sede di Dublino ricoprendo diversi<br />
ruoli prima di contribuire al lancio<br />
del mercato Android e di Google Play<br />
in Italia.<br />
TRE TIPOLOGIE DI ACCOUNT<br />
Spotify free – completamente gratuito,<br />
l’account free permette di accedere<br />
a milioni di brani musicali in modo<br />
semplice e immediato dal desktop<br />
del proprio computer. La versione è<br />
supportata da annunci pubblicitari.<br />
Spotify unlimited – musica senza limiti<br />
e senza interruzioni. Con questo tipo<br />
di account l’utente può accedere al<br />
servizio senza annunci pubblicitari.<br />
4,99 euro al mese.<br />
Spotify premium – è possibile ascoltare<br />
brani su tutti i dispositivi mobili e accedere<br />
alle proprie playlist anche offline,<br />
con una qualità del suono la massima<br />
consentita. 9,99 euro al mese.<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
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<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
Goldfoil <br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
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<br />
<br />
-<br />
-<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
74 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
Nuove frontiere per la liquida<br />
cui è in atto una collaborazione.<br />
Loro ci hanno assicurato di “po-<br />
<br />
<br />
nale!”.<br />
Che sia già vero o meno,<br />
che i “liquidoscettici” lo accettino<br />
o no, se non è oggi accadrà<br />
domani, esattamente come in<br />
fotografia ormai si utilizzano<br />
sto<br />
dei Tiff!<br />
gnalare<br />
che se l’iniziale adesione<br />
ci<br />
di hardware al mondo dello<br />
streaming è stata lenta e mode-<br />
<br />
legati al mondo immateriale ha<br />
fornito nuovi stimoli all’indu-<br />
ezer,<br />
un sistema simile, sono<br />
<br />
non è arrivato Pandora!) e ha<br />
cominciato a “smuovere” qual-<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
20 milioni di brani e annovera<br />
Nella pagina accanto: la<br />
schermata di Spotify su<br />
computer consente una semplice<br />
gestione del programma.<br />
Qui a destra: i nuovi Receiver<br />
Denon sono compatibili con<br />
Spotify.<br />
Sotto: con i nuovi Smart TV<br />
Samsung è implementata<br />
l’applicazione per Deezer.<br />
26 milioni di utenti di cui 3 già<br />
<br />
nell’ultima generazione di sin-<br />
<br />
za<br />
bisogno di accedervi tramite<br />
chi<br />
stessi sono degli streamer<br />
in grado di interfacciarsi con la<br />
rete. Uno di questi l’AVR-3313 è<br />
<br />
scorso numero di <strong>SUONO</strong> all’interno<br />
del dossier dedicato alla<br />
<br />
anche, grazie alla sua straordinaria<br />
versatilità, in grado di<br />
<br />
-<br />
-<br />
<br />
<br />
-<br />
-<br />
<br />
interfaccia, estremamente sem-<br />
<br />
meno intuitiva. Come che sia,<br />
<br />
<br />
anche gratuitamente (e quindi è<br />
<br />
<br />
rienza<br />
che è la somma di quello<br />
<br />
e di quello che riuscivamo a fare<br />
con una musicassetta. Tutto<br />
questo ristabilisce, in versione<br />
moderna, quell’equilibrio auri-<br />
<br />
<br />
cassetta stereo 4 convivevano<br />
felicemente. La diffusione delle<br />
audiocassette era notevolmente<br />
-<br />
<br />
morte del vinile!<br />
Naturalmente niente rimane<br />
uguale a se stesso e non è detto<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
oltre 500 milioni di dollari, è<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
che lo streaming venga ricono-<br />
-<br />
<br />
il fatto che sulla qualità audio<br />
dei sistemi streaming si sta da<br />
<br />
<br />
<br />
ma<br />
adattivo che tiene conto del-<br />
<br />
utilizzato, fornendo la massima<br />
ne<br />
alle condizioni di utilizzo.<br />
Fantascienza<br />
No, solamente quello che Peter<br />
contato<br />
già due anni fa (<strong>SUONO</strong><br />
do<br />
un futuro che, allora, era del<br />
<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 75
TEST<br />
a cura della redazione<br />
Prezzo: € 6.725,00<br />
Dimensioni: 43,18 x 12,10 x 40,64<br />
cm (lxaxp)<br />
Peso: 13,60 kg<br />
Distributore: Audio Reference<br />
Via Giuseppe Abamonti, 4<br />
20129 Milano (MI)<br />
Tel. 02-29404989 - Fax 02-29404311<br />
www.audioreference.it<br />
Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido<br />
Potenza: 2 x 135 W su 8 Ohm<br />
(180 W su 8 Ohm) in classe AB Risp.<br />
in freq. (Hz): 20-20.000 +/- 0,05 dB<br />
THD (%):
l’ingresso USB; l’impostazione<br />
di Bryston non è “completamente”<br />
modulare ma è configurata<br />
per offrire la possibilità<br />
di scegliere di installare alcuni<br />
elementi opzionali ma senza<br />
una completa libertà, condizionata<br />
anche dai limiti strutturali<br />
<br />
sul pannelo posteriore sono già<br />
state destinate e attribuite alle<br />
funzioni specifiche. In questo<br />
senso, sono forse da preferire<br />
quelle soluzioni che contemplano<br />
le varie soluzioni: ingressi<br />
solo analogici, solo linea o con<br />
anche quello phono, ingressi<br />
digitali con DAC, in modo modulare<br />
mettendo a disposizione<br />
del cliente uno o più slot dove<br />
collocare le schede aggiuntive<br />
con gli input supplementari che<br />
si desiderano. In questo modo,<br />
nel caso, probabile, di sopravvenuta<br />
obsolescenza, una scheda<br />
con DAC può essere sostituita<br />
da una più aggiornata. Vengono<br />
così in mente le soluzioni offerte,<br />
per esempio, da Accuphase<br />
o Primare, a cui si aggiunge ora<br />
proprio la casa canadese...<br />
Il B 135 offre la possibilità di<br />
installare moduli aggiunti per<br />
espandere alcune funzionalità<br />
come ad esempio la sezione<br />
DAC e quella phono. La versione<br />
base si presenta con i<br />
soli ingressi analogici di alto<br />
livello, sei per la precisione. Un<br />
ingresso può essere convertito<br />
in phono MM, oppure con una<br />
sezione d’ingressi digitali ottici<br />
ed elettrici S/PDIF, e anche in<br />
questo caso il telecomando è una<br />
opzione, anche abbastanza cara!<br />
Va detto che il DAC opzionale<br />
per l’integrato in prova non è<br />
<br />
rappresentato dai BDA-1 e dal<br />
più recente BDA-2, tra i migliori<br />
in assoluto e per rapporto qualità/prezzo<br />
disponibili al mondo<br />
attualmente ma uno di diverso<br />
tipo.<br />
Per quanto ci riguarda la sezione<br />
DAC è da considerare esclusivamente<br />
come un optional di<br />
ripiego per gli utenti che non<br />
hanno particolare interesse alle<br />
sorgenti digitali e vogliono comunque<br />
usufruire con comodità<br />
di contenuti che provengono<br />
da sorgenti “alternative”. Per<br />
ottenere in massimo, anche in<br />
seguito alla scelta di non dotare<br />
l’apparecchio di ingresso USB<br />
<br />
della sezione DAC, è consigliabile<br />
orientarsi verso il BDP 2<br />
che offre tra l’altro prestazioni<br />
di primissimo piano.<br />
Dal punto di vista sonoro a risaltare<br />
da subito, già durante i<br />
primissimi ascolti, è il grande<br />
equilibrio, domina la neutralità,<br />
mentre migliorano progressivamente<br />
con il rodaggio la matericità,<br />
l’impulsività e potenza<br />
del basso donando sempre più<br />
vivacità a un suono prima forse<br />
un poco troppo levigato,<br />
dove precisione e correttezza<br />
tendevano a prevalere eccessivamente<br />
su altri parametri,<br />
leggi dinamica e regolarità in<br />
bassa frequenza. Il suono pur<br />
mantenendo la sua neutralità<br />
timbrica si è fatto più caldo e<br />
coinvolgente e tali caratteristiche<br />
appaiono evidenti anche<br />
La dotazione e la disposizione<br />
delle connessioni è ampia<br />
con una ottima collocazione<br />
sul pannello. Gli ingressi RCA<br />
nel dominio analogico sono<br />
disposti in modo simmetrico<br />
per i due canali, quindi si deve<br />
far accortezza ad utilizzare<br />
cavi di segnali singoli per ogni<br />
canale, mentre gli ingressi<br />
digitali occupano la parte<br />
centrale. I morsetti di potenza,<br />
una sola coppia per canale,<br />
sono completamente isolati<br />
e accettano forcelle, banane<br />
e cavi spellati anche di grandi<br />
dimensioni.<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio ...................2<br />
2 Messa a fuoco e corposità ............................2<br />
3 Ricostruzione scenica altezza .......................2<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza ...................1<br />
5 Ricostruzione scenica profondità .................1<br />
6 Escursioni micro-dinamiche ........................2<br />
7 Escursioni macro-dinamiche .......................1<br />
8 Risposta ai transienti ...................................1<br />
9 Velocità .......................................................1<br />
10 Frequenze medie e voci ...............................2<br />
11 Frequenze alte .............................................1<br />
12 Frequenze medio-basse...............................1<br />
13 Frequenze basse ..........................................1<br />
14 Timbrica ......................................................1<br />
15 Coerenza .....................................................2<br />
16 Contenuto di armoniche ..............................2<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
ASCOLTO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
I voti sono espressi sulla base di un criterio qualitativo<br />
relativo al parametro qualità/prezzo determinato<br />
in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è un<br />
parametro, frutto dalla nostra esperienza, che<br />
racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 77
TEST<br />
A REGOLA D’ARTE<br />
Il layout dall’apparecchio, denota<br />
una sensibilità davvero unica frutto<br />
dell’esperienza maturata in anni di<br />
militanza nel settore professionale.<br />
Lo chassis, la disposizione delle parti<br />
funzionali e l’assemblaggio uniscono<br />
efficienza ed eleganza come pochi<br />
altri prodotti nel settore hi-fi. Innanzitutto<br />
ci troviamo di fronte a<br />
tre apparecchi in uno: un preamplificatore<br />
tra l’altro costruito come due<br />
pre separati, e due finali di potenza<br />
monofonici. L’aspetto interessante<br />
è che anche le alimentazioni sono<br />
completamente distinte e dedicate<br />
per ogni sezione, ma quello che<br />
colpisce è il modo di disporre i componenti<br />
e le sezioni: abbiamo due<br />
grandi PCB, uno montato a ridosso<br />
dei connettori e l’altro a ridosso del<br />
pannello frontale. Nel primo sono integrati<br />
i connettori e anche lo stadio<br />
di amplificazione e di regolazione<br />
del volume, in fin dei conti come<br />
dire che il percorso del segnale è<br />
ridotto ai minimi termini, ad eccezione<br />
dell’uscita cuffia che per necessità<br />
è stata portata sul pannello<br />
anteriore tramite il flat cable centrale<br />
dedicato principalmente alle<br />
funzioni di controllo; nel secondo ci<br />
sono tutti i controlli e le due sezioni<br />
di alimentazione degli stadi finali. I<br />
due stadi finali sono inseriti quindi<br />
tramite due connettori ad innesto<br />
fra il PCB frontale e il PCB posteriore.<br />
Anche i cavi di alimentazione che<br />
provengono dai due trasformatori<br />
toroidali sono fissati con attacchi<br />
rapidi di inusuale tenacia.<br />
La sezione di preamplificazione<br />
utilizza un regolatore di livello Burr<br />
Brown PGA23201 per ogni canale,<br />
Sano pragmatismo: i 4 piedoni<br />
sono in gomma , senza nessuna<br />
velleità “audiofila”, ma con tutte<br />
le carte in regola per svolgere la<br />
loro funzione.<br />
alternando i diffusori abbinati,<br />
che siano i grandi e complessi<br />
Triangle Magellan Cello, gli XTZ<br />
99.36 o i piccoli Indiana Line<br />
Tesi 504. L’integrato dimostra<br />
di essere capace di mantenere<br />
<br />
stesso tempo delicati, anche<br />
nei fortissimo, non indurendo<br />
praticamente mai. Se il suono<br />
non è così rotondo come solo<br />
i migliori valvolari riescono a<br />
fare, non è detto che questo sia<br />
il “vero” suono, semplicemente<br />
diventa una scelta personale<br />
tra le due tipologie. In realtà il<br />
Bryston dimostra di saper riprodurre<br />
un suono completo, ricco<br />
di informazioni, particolari e<br />
armonici degno delle migliori<br />
amplificazioni, anche separate,<br />
di questa fascia di costo del<br />
resto molto elevata. La sua naturale<br />
trasparenza gli permette<br />
di abbinarsi sia con diffusori dal<br />
carattere aperto che con quelli<br />
più introspettivi e scuri senza<br />
calcare troppo la mano sulle<br />
loro tendenze. Va sottolineato<br />
che il B 135 SST2 non mostra<br />
insofferenze o limiti verso parti-<br />
<br />
di diffusori.<br />
Se con i Magellan Cello il suono<br />
si fa rigoglioso, aperto senza diventare<br />
troppo squillante, dalla<br />
grande immagine tridimensionale,<br />
con i più piccoli XTZ le<br />
sonorità appaiono lievemente<br />
meno eleganti, ma dal basso<br />
ugualmente robusto e prorompente<br />
quando serve, solo alcuni<br />
passaggi appaiono leggermente<br />
sottolineati in modo più marcato,<br />
colorati in un modo forse<br />
78 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
Amplificatore integrato Bryston B 135 SST2<br />
controllato dal potenziamento motorizzato<br />
posto sul frontale dell’apparecchio.<br />
Lo stadio di uscita è sviluppato<br />
a componenti discreti con<br />
tecnologia SMD. L’alimentazione<br />
della sezione pre è posta a ridosso<br />
del pannello anteriore con un trasformatore<br />
da +/- 9V e il circuito di stabilizzazione<br />
separato per i due canali. È<br />
presente anche un alimentatore monolitico<br />
realizzato da MeanWell con<br />
uscita a +5V per la sezione logica e lo<br />
stand by. La sezione di filtro, posta in<br />
prossimità del connettore ad innesto<br />
rapido utilizza per ogni finale due<br />
condensatori da 15.000μF da 63V e<br />
le piste di alimentazione e del piano<br />
di massa sono molto larghe e ad alto<br />
spessore. Dal lato opposto il finale ha<br />
un altro connettore a pettine rapido<br />
in cui transitano i segnali audio e<br />
quelli di controllo. Sul PCB del finale<br />
è collocato il dissipatore di calore<br />
a ridosso dei transistor di potenza,<br />
una coppia di transistor bipolari di<br />
potenza della ON Semiconductors<br />
MJL21194 e MJL21193. Si nota la caratteristica<br />
tecnica di montaggio dei<br />
dispositivi di potenza che sfrutta il<br />
più possibile la lunghezza del reoforo<br />
che si innesta non in un foro del PCB<br />
ma in una apposita gola molto lunga<br />
e metallizzata lungo i bordi.<br />
L’OPINIONE<br />
Le prestazioni<br />
essenziali del<br />
Bryston sono<br />
caratterizzate da<br />
notevole finezza,<br />
pulizia, potenza<br />
e dettaglio.<br />
L’immagine appare di ampie<br />
dimensioni, con forse una<br />
leggera preferenza per la zona<br />
centrale, con una progressiva<br />
sfumatura verso i bordi esterni.<br />
Di conseguenza le voci o gli<br />
strumenti posti al centro della<br />
scena godono di una posizione<br />
in qualche modo privilegiata.<br />
Questo comporta un loro<br />
ingrandimento, come se fossero<br />
trasportati un poco più avanti,<br />
rispetto agli altri attori della<br />
scena. Un po’ come sottolineare,<br />
evidenziare, le linee principali<br />
della trama musicale, la polpa.<br />
Va detto però che la correttezza<br />
della riproduzione è tale che<br />
questa sottolineatura dei<br />
protagonisti non produce fastidi,<br />
perché le voci o gli strumenti in<br />
primo piano suonano in modo<br />
preciso ed elegante: è come<br />
trovarsi qualche fila più avanti<br />
del solito, molto vicini a loro.<br />
Una posizione che per molti può<br />
risultare preferibile anche se c’è<br />
chi invece ama di più un ascolto<br />
da lontano per meglio apprezzare<br />
l’insieme generale.<br />
Carlo D’Ottavi<br />
troppo carico. I sempre sorprendenti<br />
piccoli Indiana Line restituiscono<br />
un suono ancora caldo<br />
e affascinante con un’immagine<br />
ovviamente molto scalata nelle<br />
dimensioni ma, quel che più<br />
conta, mantenendo ancora le<br />
giuste proporzioni senza sbilanciamenti<br />
di sorta.<br />
Molto interessante la resa con<br />
i diffusori da stand. L’integrato<br />
canadese riesce a tirare fuori<br />
prestazioni molto interessanti<br />
con diffusori a due vie con medio/basso<br />
da 15 cm di diametro<br />
(ad esempio i Venere 1.5 in prova<br />
in questo stesso numero di<br />
<strong>SUONO</strong>) e anche meno, dai<br />
quali la logica farebbe pensare<br />
che non si possano ottenere gli<br />
stessi risultati ottenibili con i<br />
grandi modelli da pavimento a<br />
larga banda. Ma se un diffusore<br />
di questa taglia ha comunque<br />
delle potenzialità, allora il<br />
Bryston non esita a mostrarle<br />
con un suono piacevolissimo<br />
perché dotato di un formidabile<br />
equilibrio, con una risposta<br />
in frequenza regolarissima ed<br />
estesa fin dove l’altoparlante<br />
permette. Trasparenza e calore<br />
si fondono in una miscela così<br />
azzeccata che davvero non si<br />
pensa alla eventuale mancanza<br />
dell’ottava più profonda e, cosa<br />
forse ancora più sorprendente,<br />
la scena è ampia, piena tra i due<br />
diffusori e dotata all’occorrenza<br />
di una notevole profondità.<br />
Il merito di questo integrato<br />
è dunque quello di mettere<br />
in luce prestazioni che non<br />
ci si aspetterebbe da diffusori<br />
di tal cabotaggio. Va detto<br />
comunque che neppure questo<br />
Bryston può fare il miracolo e<br />
se il diffusore abbinato ha dei<br />
limiti, magari un basso un po’<br />
monocorde, delle medie arretrate<br />
o acuti troppo in evidenza,<br />
l’integrato potrà soltanto confermare<br />
questi problemi senza<br />
poter fare molto per limitarne i<br />
sgradevoli effetti.<br />
Ma avrebbe senso abbinare a<br />
<br />
costo aggiungiamo, un partner<br />
acustico scadente Non stiamo<br />
dicendo che la giusta classe di<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 79
TEST<br />
al banco di misura<br />
La risposta in frequenza della sezione<br />
pre è più estesa di quella della sezione<br />
di potenza: si estende oltre i 100<br />
kHz ma la sezione di potenza mostra<br />
un’attenuazione di -3 dB a circa 80<br />
kHz. Entrambe non presentano variazioni<br />
di livello dovute al carico o alla<br />
regolazione del livello del volume.<br />
In pratica, in ogni situazione l’apparecchio<br />
mantiene stabili i paramenti<br />
caratteristici di funzionamento. Per<br />
quanto riguarda la regolazione del<br />
volume in ingresso ciò è dovuto<br />
all’utilizzo di un PGA23201 per ogni<br />
canale che esibisce straordinarie doti<br />
di linearità anche a bassi livelli. La<br />
distorsione armonica e da intermodulazione<br />
si attesta su livelli trascurabili.<br />
La potenza massima rilevata<br />
si allinea con quanto dichiarato dal<br />
costruttore e oltrepassa i 165 Wrms<br />
su 8R per una THD+N fissata all’1%.<br />
La distorsione è molto bassa in tutto<br />
il range anche se il clipping si manifesta<br />
in modo abbastanza rapido.<br />
Il tappeto di rumore dell’apparecchio,<br />
prelevato sia all’uscita pre che<br />
ai morsetti di potenza, evidenzia un<br />
circuito di alimentazione eccellente<br />
ed accurato riguardo alla reiezione,<br />
ai disturbi di rete e dai residui di filtratura.<br />
Anche a livelli molto alti di<br />
regolazione del volume il rapporto<br />
segnale rumore si attesta su valori<br />
molto bassi.<br />
diffusori da abbinare debba<br />
rientrare nella stessa categoria<br />
di costo del Bryston, si può<br />
spendere anche molto meno,<br />
e proprio la bontà dei risultati<br />
ottenuti con gli XTZ o i nuovi<br />
Sonus faber Venere 1.5 sono lì<br />
a dimostrarlo.<br />
Il confronto tra la sezione di potenza<br />
dell’apparecchio e quella<br />
to<br />
come riferimento da <strong>SUONO</strong>)<br />
vede il canadese uscirne a testa<br />
molto alta. In particolare con<br />
i diffusori Triangle Magellan<br />
Cello le sonorità sono appena<br />
smussate, arrotondate e più delicate,<br />
elemento che con questi<br />
diffusori appare tutt’altro che<br />
pare<br />
più chiaro, dinamico e veloce<br />
ma le differenze sono davvero<br />
minime. Sempre in questa<br />
direzione, ma più sensibili, si<br />
ritrovano le differenze con un<br />
diffusore dal suono più gentile<br />
e introverso come i nuovi Sonus<br />
faber Venere 3, e in questo<br />
caso la preferenza va in modo<br />
nale<br />
ben più potente e robusto<br />
statunitense.Nel complesso, se<br />
si supera il fastidio psicologico<br />
nello scoprire che la bella sommetta<br />
necessaria ad acquistare<br />
l’apparecchio va integrata di ben<br />
<br />
concedere il lusso del telecomando,<br />
siamo di fronte ad uno<br />
<br />
provati si contano sulle dita di<br />
una mano) in grado di mettere<br />
in dubbio la supremazia del nostro<br />
riferimento, il che “rimodula”<br />
le considerazioni sul prezzo.<br />
Si aggiunga che il livello costruttivo<br />
di questo apparecchio<br />
è straordinario, unendo i ragionevoli<br />
precetti del mondo professionale<br />
alle attenzioni quasi<br />
<br />
la possibilità di inserire schede<br />
orientate al mondo del digitale o<br />
a quello dell’analogico completa<br />
la versatilità dell’apparecchio...<br />
Faites vos jeux!<br />
80 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
Velut Luna<br />
PRESENTA<br />
DI<br />
SETTEMBRE<br />
CONVEGNO ATTORNO ALLA MUSICA E ALLA SUA RIPRODUZIONE<br />
L’ AUDIARIO DI SETTEMBRE è un evento dedicato alla Musica, alla Musica in Video<br />
e alla sua riproduzione con la massima qualità in sale acusticamente adeguate.<br />
Saranno presenti impianti di altissimo profilo concepiti per valorizzare il suono<br />
di differenti tipologie di diffusori (tradizionali, planari, ect.).<br />
Sarà presente anche una grande sala audio-video con audio multicanale<br />
e un videoproiettore 4K su schermo con base di 4 metri.<br />
Gli ascolti, distribuiti nell’arco delle due giornate con cadenza oraria senza soluzione di continuità,<br />
saranno organizzati secondo un programma volto a valorizzare i vari generi musicali a cura di<br />
Pierre Bolduc, Marco Cicogna, Emidio Frattaroli,<br />
Marco Lincetto e Sergio Veschi.<br />
NEL CORSO DEL CONVEGNO SONO PREVISTI INTERVENTI<br />
A CURA DELLE REDAZIONI DELLE PIÙ NOTE RIVISTE DI SETTORE.<br />
Ingresso libero.<br />
Facilmente raggiungibile.<br />
In auto: uscita Assago Tangeziale Ovest di Milano.<br />
Metropolitana: MM2 fermata a duecento metri dall’hotel.<br />
H2c Hotel, Via Roggia Bartolomea, 5 - Assago, MI<br />
14 settembre: 9.30 - 19.00<br />
15 settembre: 9.30 - 18.00
a cura della redazione<br />
TEST<br />
Prezzo: € 400,00<br />
Dimensioni: 43 x 7,20 x 34,20 cm<br />
(lxaxp)<br />
Peso: 5,90 kg<br />
Distributore: Audiogamma<br />
Via Pietro Calvi, 16<br />
20129 Milano (MI)<br />
Tel.02-55181610 - Fax 02-55181961<br />
www.audiogamma.it<br />
Tipo: stereo Tecnologia: a stato solido<br />
Potenza: 2 x 40 W su 8 Ohm in<br />
classe AB Accessori e funzionalità<br />
aggiuntive: telecomando, ingresso<br />
cuffia, controlli di tono Risp. in freq.<br />
(Hz): 10-100.000 +/- 1 dB THD (%):<br />
dello stesso amplificatore in<br />
modo da offrire funzionalità<br />
che realmente interessano il potenziale<br />
utilizzatore. Rotel deve<br />
molte delle sue fortune a una<br />
produzione, ormai pluri decen-<br />
<br />
quanto ben suonanti e piuttosto<br />
versatili. Per poter continuare<br />
su questa fruttuosa strada ha<br />
dovuto affrontare questo nodo<br />
e ha deciso di... non scegliere,<br />
percorrendo le due strade<br />
contemporaneamente! Una è<br />
essenziale, rivolta a coloro che<br />
non sono interessati alla musica<br />
digitale a tutti i costi, o che,<br />
al contrario, proprio perché già<br />
fruitori in questo ambito si sono<br />
già procurati il necessario, vedi<br />
DAC, streamer e quant’altro: a<br />
ri<br />
integrati, diciamo di tipo tradizionale<br />
come l’RA-10 qui in<br />
prova e l’RA-1520. A coloro che<br />
invece vogliono avere insieme<br />
in un unico apparecchio tutto il<br />
necessario sia in analogico che<br />
in digitale Rotel propone altri<br />
due modelli della medesima<br />
serie RA: l’RA-11 (provato da<br />
<strong>SUONO</strong> 474 - marzo 2013) e il<br />
più potente RA-12. Dato che una<br />
delle caratteristiche che da sempre<br />
contraddistingue il catalogo<br />
Rotel, in particolare nel compar-<br />
<br />
menti<br />
successivi (piccoli o grandi<br />
che siano) piuttosto che con<br />
sconvolgimenti da generazione<br />
a generazione (e dunque c’è una<br />
grande contiguità tra i prodotti,<br />
quelli della gamma del momento,<br />
quelli del passato e quelli che<br />
successivamente sostituiranno<br />
gli attuali), l’opportunità di aver<br />
avuto contemporaneamente in<br />
redazione sia l’RA 10 che l’RA<br />
11 (molto simili, al punto da essere<br />
stati utilizzati in coppia con<br />
cazione<br />
- vedi <strong>SUONO</strong> 477 - giugno<br />
2013) ci ha consentito una<br />
<br />
poco che cambia che potremmo<br />
tare<br />
le scelte di chi, giunto a quel<br />
fatidico bivio di cui sopra, si trovasse<br />
a percorrere una o l’altra<br />
mo<br />
futuristica o tradizionale...<br />
Da quest’ultimo punto di vista<br />
non ci sono particolari sorprese<br />
nell’utilizzo dell’RA-10, in tutto<br />
e per tutto un ampli tradizionale<br />
piuttosto ricco di comandi sul<br />
frontale, controlli dei toni escludibili<br />
compresi, ma tutti usuali.<br />
Il massimo dell’innovazione, si<br />
fa per dire, è dato dalla presenza<br />
di un ingresso di tipo minijack<br />
sul frontale dell’apparecchio<br />
dedicato all’uso di lettori portatili<br />
tipo mp3 prelevandone però<br />
l’uscita analogica tra l’altro introdotta<br />
ormai da qualche anno:<br />
allora fece scalpore l’ingresso<br />
per lettori mp3, quando non si<br />
trattava altro che di un ulteriore<br />
ingresso analogico comodamente<br />
posto sul pannello frontale invece<br />
che dietro all’apparecchio!<br />
Il Rotel RA-10 mostra qualità da<br />
<br />
buon comportamento un po’ su<br />
tutti i parametri: a livello di pilotaggio<br />
non sembra spaventarsi<br />
troppo persino con diffusori di<br />
altra categoria, dal comportamento<br />
sia acustico che elettrico<br />
non facile da sfruttare. I grandi<br />
Triangle Magellan rappresentano<br />
un carico tutt’altro che facile<br />
ma, in compenso, con la loro<br />
elevata sensibilità possono con-<br />
<br />
non troppo potenti di cavarsela<br />
decorosamente. Ed è questo<br />
certamente il caso del piccolo di<br />
casa Rotel, che riesce a produrre<br />
volumi sostenuti con questi<br />
grandi diffusori. Nonostante la<br />
Come sempre massimo<br />
equilibrio tra funzionalità e<br />
costo per quanto riguarda<br />
le connessioni. Da notare la<br />
presenza del Pre Out (che con<br />
il collegamento di un finale<br />
consente la biamplificazione)<br />
di due coppie di morsetti di<br />
potenza che, sebbene di stampo<br />
economico, risultano abbastanza<br />
funzionali.<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio ...................0<br />
2 Messa a fuoco e corposità ............................1<br />
3 Ricostruzione scenica altezza .......................0<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza ...................1<br />
5 Ricostruzione scenica profondità .................0<br />
6 Escursioni micro-dinamiche ........................0<br />
7 Escursioni macro-dinamiche .......................0<br />
8 Risposta ai transienti ...................................1<br />
9 Velocità .......................................................1<br />
10 Frequenze medie e voci ...............................1<br />
11 Frequenze alte .............................................0<br />
12 Frequenze medio-basse...............................1<br />
13 Frequenze basse ..........................................0<br />
14 Timbrica ......................................................1<br />
15 Coerenza .....................................................1<br />
16 Contenuto di armoniche ..............................0<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
ASCOLTO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
I voti sono espressi sulla base di un criterio<br />
qualitativo relativo al parametro qualità/prezzo<br />
determinato in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è<br />
un parametro, frutto dalla nostra esperienza, che<br />
racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 83
TEST<br />
L’OPINIONE<br />
Un sempre<br />
maggior numero<br />
di costruttori torna<br />
a concentrarsi<br />
su quello che<br />
potremmo definire<br />
“un ampli tradizionale” dove, in<br />
conseguenza della modesta (per<br />
entità) ma significativa (per valore<br />
culturale) risurrezione del vinile, un<br />
posto d’obbligo spetta all’ingresso<br />
phono. Non fa eccezione (e ci<br />
avrebbe stupito se proprio uno dei<br />
più tradizionali costruttori lo avesse<br />
fatto!) Rotel con l’RA-10, per il quale<br />
mi sento di spezzare una lancia non<br />
solo per le più ovvie virtù ma anche<br />
per questa piccolissima possibilità<br />
che, sorprenderà, può fare la<br />
differenza per tanti amanti della<br />
musica “di ritorno” che non riescono<br />
a farsi una ragione dell’eventuale<br />
mancanza di un elemento simile a<br />
bordo dell’ampli che si è appena<br />
acquistato. Più che accettabili da<br />
questo punto di vista le prestazioni<br />
che, in linea con la filosofia<br />
aziendale e del prodotto stesso,<br />
sono tali da poter rappresentare<br />
un punto fermo per il presente e<br />
per il futuro, magari integrato dai<br />
vari prodotti per la gestione di file e<br />
musica dal computer.<br />
Agostino Bistarelli<br />
al banco di misura<br />
Il comportamento al banco di misura dell’RA-10 è sostanzialmente<br />
identico a quello dell’RA-11 per quanto<br />
riguarda la sezione analogica del preamplificatore, pur<br />
abbastanza differenti fra loro, e quella di potenza che<br />
invece è praticamente la stessa.<br />
La risposta in frequenza è molto estesa e non presenta<br />
variazioni di livello e andamento in funzione del carico e<br />
della posizione della manopola del volume. Nella parte<br />
inferiore la risposta dell’RA-10 evidenzia una attenuazione<br />
più lieve di quella del RA-11 che comunque non<br />
evidenzia differenze costruttive ed architetturali fra i<br />
due apparecchi. La potenza di uscita oltrepassa i 60<br />
Wrms su 8R per una THD+N dell’1%. Il raggiungimento<br />
del clipping è molto repentino con un innalzamento<br />
brusco della distorsione e, all’aumentare del segnale<br />
di ingresso segue un successivo calo della tensione di<br />
uscita. Il rumore di fondo è molto basso, si nota solo<br />
qualche residuo di alimentazione comunque a basso<br />
livello. La distorsione armonica si attesta su valori molto<br />
bassi e sono praticamente assenti componenti spurie e<br />
da intermodulazione.<br />
La sensibilità di ingresso è abbastanza alta e fa sì che<br />
con un segnale di ingresso da 2 Vrms si raggiunge la<br />
potenza massima molto prima della posizione centrale<br />
del potenziometro.<br />
caratteristica aperta, ma corretta,<br />
dei Triangle, per far strillare<br />
in modo fastidioso il sistema<br />
bisogna spingere molto in alto<br />
il livello d’ascolto. La natura<br />
invece dell’RA-10 è quella di un<br />
amplificatore tranquillo e pacioso,<br />
ottimo compagno nell’ascolto<br />
dei generi più diversi, in<br />
grado di adattarsi a un’ampia<br />
gamma di diffusori. Va da sé<br />
che appare logica l’abbinata<br />
con diffusori di pari categoria,<br />
e in questo caso modelli come<br />
gli Indiana Line Tesi 504 vengono<br />
subito in mente. Ma un<br />
esito molto felice lo si è ottenuto,<br />
per esempio, anche con gli<br />
XTZ 99.36, un modello da pavimento,<br />
adattabile in modo alquanto<br />
unico e intelligente a un<br />
numero elevato di situazioni, in<br />
svariati sistemi, ambienti compresi.<br />
In questo caso l’abbinata<br />
Rotel-XTZ è riuscita a tirare<br />
fuori anche il lato più estroverso<br />
e solare della musica, in altri<br />
casi un poco più compassato e<br />
restio ad esprimersi in questa<br />
misura da parte dell’RA-10:<br />
non si possano sollevare grosse<br />
accuse per eclatanti manchevolezze<br />
al Rotel. Il motivo è legato<br />
all’equilibrio generale delle sue<br />
prestazioni sonore che fanno sì<br />
che poi l’anima essenziale della<br />
musica ci sia, qualsiasi sia il genere<br />
ascoltato, ed è solo quando<br />
si vuole pretendere di più che si<br />
è portati ad alzare il volume oltre<br />
il consigliabile e i limiti, prima<br />
descritti, diventano preponderanti<br />
rispetto alla norma.<br />
Tutte le performance, come segnalato<br />
nello speciale dedicato<br />
gono<br />
migliorate ma non stra-<br />
<br />
comunque in maniera tale da<br />
ottenere prestazioni superiori a<br />
quelle aspettate nella fascia di<br />
prezzo in cui i Rotel “duplicati”<br />
si vanno a posizionare.<br />
Possiamo sostanzialmente confermare<br />
dunque che coerentemente<br />
con la politica della casa<br />
inglese, che le ha permesso di<br />
offrire prodotti magari non<br />
particolarmente originali sotto<br />
l’aspetto circuitale ma estremamente<br />
ottimizzati e spesso imbattibili<br />
dal punto di vista del<br />
Q/P, anche l’RA-10 è un piccolo<br />
campione nel suo genere, forse<br />
ancor più rappresentativo<br />
ce<br />
che ha fatto la fortuna della<br />
casa! Questo probabilmente<br />
<br />
meno la risposta (resa possibile<br />
dal confronto all’interno della<br />
stessa casa dei due modelli RA-<br />
84 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
VALORI DURATURI<br />
L’impostazione dell’apparecchio è<br />
fra le più tradizionali e sperimentate<br />
con alcune soluzioni che non<br />
sono variate da molte generazioni.<br />
Lo stadio phono è realizzato con<br />
un operazionale Texas Intruments<br />
NE5532 non vede variazioni significative<br />
da oltre 10 anni! La sezione<br />
di preamplificazione, almeno nelle<br />
funzioni di controllo è fra le più minimaliste<br />
della categoria in quanto<br />
l’apparecchio, non essendo dotato<br />
di telecomando, utilizza solo potenziometri<br />
e commutatori manuali di<br />
sufficiente qualità. Anche la sezione<br />
di potenza, quella di alimentazione<br />
e il PCB principale, hanno subito pochissime<br />
modifiche nel tempo ed<br />
in particolare sono praticamente le<br />
stesse dell’RA11. L’amplificatore è realizzato<br />
con una coppia di transistor<br />
bipolari D1047 e B817C installati sul<br />
dissipatore al centro dell’apparecchio.<br />
Pochissimo è cambiato negli<br />
anni anche per quello che riguarda le<br />
capacità di filtraggio e la qualità dei<br />
componenti nonché della potenza di<br />
uscita; tuttavia oggi i due condensatori<br />
sono Rubycon (da 6.800μF ciascuno<br />
a 50Volt) e lo stadio di potenza,<br />
anche grazie a un trasformatore<br />
toroidale più potente, ha aumentato<br />
di circa un 40% la potenza rispetto<br />
ai capostipiti della linea.<br />
10 e RA-11) alla domanda: “Ha<br />
ancora senso acquistare un am-<br />
<br />
ingressi analogici”.<br />
Il confronto con il consimile<br />
(non è comunque un gemello!)<br />
RA-11 ha denotato una forte<br />
somiglianza sonora ma, curiosamente,<br />
non una perfetta<br />
sovrapponibilità dell’impronta<br />
sonora. L’RA-11, assai più dotato<br />
di connessioni, ingressi digitali,<br />
convertitore e discreto display<br />
che ci aiuta ad addentrarci nei<br />
meandri delle sue molteplici<br />
funzioni, risulta musicalmente<br />
più morbido, diremmo scuro anche,<br />
rispetto al più tradizionale<br />
RA-10 che appare più articolato<br />
e aperto, aggraziato e completo.<br />
Si tratta di piccole differenze,<br />
comunque avvertibili e un po’<br />
inaspettate.<br />
La differenza di costo tra le due<br />
opzioni, non enorme in assoluto,<br />
notevole però in percentuale<br />
(circa il 60 percento in più),<br />
può essere un invito ad optare<br />
per la versione più accessoriata<br />
e, soprattutto, più rivolta verso<br />
le nuove sorgenti e le nuove<br />
modalità di fruizione rispetto a<br />
quelle tradizionali. Scegliere il<br />
modello tradizionalista può però<br />
nella realtà risultare assai meno<br />
conservatore di quanto si pensi.<br />
In fondo il settore della musica<br />
liquida, dello streaming da fonti<br />
digitali più disparate è in continua<br />
evoluzione, con prestazioni<br />
sempre migliori e prezzi che si<br />
stanno abbassando rispetto ai<br />
primi modelli.<br />
Tra l’altro ci sono in questo momento<br />
un gran numero di DAC<br />
interessanti, molti già provati da<br />
<strong>SUONO</strong>, ad un prezzo paragonabile<br />
alla differenza richiesta<br />
tra l’RA-10 e l’RA-11: gli Arcam<br />
della serie r, l’HRT Micro Streamer,<br />
l’Audioquest Dragon Fly,<br />
il V-DAC II di Musical Fidelity,<br />
il nuovo M2Tech HiFace DAC,<br />
ognuno più versato di altri in un<br />
campo, ma tutti dalle buone o<br />
buonissime prestazioni musicali<br />
che possono tornare utili. Quindi,<br />
in fondo, si torna all’antico<br />
dilemma: meglio un sistema a<br />
componenti separati, con tutte<br />
le complicazioni e i pericoli relativi<br />
agli abbinamenti più o meno<br />
riusciti, o il sistema compatto,<br />
più semplice da gestire, spesso<br />
anche più carino ed economico<br />
Al solito dipende dalle vostre<br />
priorità ma certo il sistema più<br />
specializzato che prevede per<br />
questo componenti separati appare,<br />
ancora una volta, dotato di<br />
un potenziale, specie in prospettiva,<br />
ben superiore.<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 85
TEST<br />
a cura della redazione<br />
DIFFUSORI<br />
Sonus faber Venere<br />
Molte parole e al-<br />
<br />
(cercheremo di dar-<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
modelli di vertice; per altri ver-<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
ne hanno cambiato connotati,<br />
-<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
varie componenti del mercato<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
-<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
orizzonti del mercato, dovendo<br />
-<br />
-<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
-<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
-<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
86 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
indispensabile per consacrare<br />
ulteriormente una leadership...<br />
Ecco a nostro avviso uno degli<br />
obiettivi della serie Venere:<br />
guardare verso un segmento più<br />
ampio del mercato, guardare a<br />
chi potrà ampliare questo mercato.<br />
Un segmento presidiato in<br />
passato da Sonus faber prima<br />
quasi con fastidio, poi con una<br />
serie, la Domus, assai poco “coerente”<br />
con i valori della casa:<br />
non ci stupisce che, per la prima<br />
volta in una storia fatta di<br />
Homage e rivisitazioni, una<br />
serie, quella, sia stata abolita,<br />
sostituita proprio da Venere a<br />
cui si chiede, inevitabilmente,<br />
di essere “portatrice democratica”<br />
dei valori fondanti di Sonus<br />
faber: ecco il secondo elemento<br />
caratterizzante. Il terzo ne è<br />
quasi una conseguenza: dato<br />
<br />
non è mai lunga abbastanza,<br />
come far quadrare i conti Interrogati<br />
in merito, in Sonus<br />
faber ci hanno risposto più o<br />
meno così: “Volevamo realizzare<br />
un prodotto di design ma<br />
entry level con un alto tasso di<br />
qualità intrinseca e in grado<br />
di generare numeri di vendita<br />
notevoli. Per farlo dovevamo<br />
guardare là dove la produzione<br />
consente di fare numeri che<br />
noi qui non potevamo assicurare...”:<br />
Lì è inevitabilmente l’O-<br />
<br />
dove Sonus faber è già radicata<br />
grazie a Fine Sounds Asia Limited,<br />
la consociata che si occupa<br />
della commercializzazione dei<br />
prodotti della casa nel paese del<br />
dragone.<br />
<br />
sono realizzati, ci verrebbe quasi<br />
da dire “proudly made...” in<br />
<br />
nasconderlo, anche perché, lo<br />
VENERE 1.5<br />
Il modulo è abbastanza alto e non scende mai sotto i 6 Ohm.<br />
L’accordo non è spinto molto in basso con una minore estensione<br />
ma anche un miglior controllo della gamma bassa<br />
emessa. In alta frequenza, oltre all’innalzamento in prossimità<br />
dell’incrocio aperto fra i due altoparlanti, si nota il contributo<br />
dell’attenuazione del tweeter. Nella configurazione biamping<br />
ci troviamo in una condizione molto favorevole con una<br />
sezione bassa che si attesta su un’impedenza al di sopra<br />
dei 6 Ohm e quella alta sopra ai 16 Ohm. L’attenuazione in<br />
serie al tweeter, in certe condizioni riduce anche l’influenza<br />
del cavo di collegamento e aumenta i benefici anche di un<br />
bi-wiring semplice, senza ricorrere alla biamplificazione.<br />
VENERE 2.0<br />
Il modulo dei 2.0, sostanzialmente simile a quello dei 1.5, è<br />
comunque leggermente più basso, scende fino a 5.2 Ohm<br />
e presenta un accordo più importane e più in basso del più<br />
piccolo della serie. Si può classificare anche questo come un<br />
6 Ohm nominale. Si nota nella curva complessiva e in quella<br />
del woofer l’intervento della cella di equalizzazione centrata<br />
introno a 850 Hz e una attenuazione del tweeter meno<br />
evidente che non scende al di sotto di 12 Ohm. Il sistema<br />
non costituisce un carico difficile per le amplificazioni ma<br />
la biamplificazione aumenta la separazione fra il woofer e<br />
il tweeter che in questo caso sono più critici, anche se di<br />
poco, rispetto agli 1.5.<br />
VENERE 2.5<br />
I 2.5 da un lato evidenziano una netta analogia con i sistemi<br />
da stand, come se si trattasse dello stesso ma con l’aggiunta<br />
di un woofer a sostegno, mentre da un altro punto di<br />
vista introducono una soluzione interessante riguardo lo<br />
smorzamento della risonanza (soluzioni non affrontate nei<br />
due sistemi da stand). Il primo picco è totalmente assente e<br />
accennato il secondo, frutto anche di interventi meccanici<br />
effettuati con l’assorbente acustico all’interno del mobile.<br />
Comunque, nonostante il secondo woofer sia di impedenza<br />
doppia rispetto a quello superiore, il modulo scende a 3.6<br />
Ohm, classificando il sistema come un 4 Ohm nominali. La<br />
biamplificazione è caldamente percorribile e consigliata.<br />
VENERE 3.0<br />
L’impedenza rilevata ai capi dei morsetti mette in luce una<br />
separazione abbastanza netta fra la parte bassa del diffusore<br />
a cui sono collegati i due woofer da 18 cm e quella alta (mid e<br />
tweeter). La separazione avviene intorno ai 260 Hz in modo<br />
netto, senza che l’impedenza complessiva subisca variazioni<br />
significative nel caso di monowiring o di biwiring. Si nota<br />
l’assenza di picchi di risonanza sia nella sezione bassa che in<br />
quella alta, frutto della capacità di ridurre sia a livello elettrico<br />
che meccanico il caricamento. Il sistema si colloca fra quelli che<br />
beneficiano maggiormente della biamplificazione, anche se,<br />
in generale, il modulo complessivo rientra fra i più semplici da<br />
abbinare, anche se è classificabile come un 4 ohm nominale.<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 87
TEST<br />
LA “MADRE”<br />
TWEETER<br />
Le pareti laterali del mobile sono<br />
fresate all’interno lungo la parte<br />
curva e adagiate su una serie di<br />
centine che danno la forma vista<br />
all’esterno. La parte posteriore<br />
a cuspide e i due elementi di<br />
rinforzo del pannello anteriore<br />
assolvono alla funzione di<br />
longheroni. Una struttura che<br />
ricorda uno scafo o un’ala di<br />
un aeroplano. L’MDF è di tipo a<br />
basso contenuto di formaldeide<br />
e sono presenti all’interno degli<br />
stiker antimuffa.<br />
rivela Paolo Tezzon responsabile<br />
tecnico della casa: “Per farlo,<br />
dopo aver sviluppato il concetto<br />
da tutti i punti di vista e dettate<br />
le regole abbiamo testato<br />
tantissimi possibili fornitori,<br />
decidendo poi, contrariamente<br />
a come d’abitudine in quel paese,<br />
di utilizzarne più d’uno in<br />
pool, sotto la supervisione del<br />
nostro personale e con procedure<br />
di controllo qualità messe<br />
a punto da noi”.<br />
Se si sceglie di seguire un<br />
Il processo di ottimizzazione ha<br />
avuto inizio a partire dalla scelta<br />
degli altoparlanti che, in seguito<br />
alla necessità di allestire un prodotto<br />
di fascia economica seppur senza<br />
compromessi importanti, deve avere<br />
come caposaldo del progetto il massimo<br />
dell’ottimizzazione produttiva.<br />
Il risultato ottenuto è decisamente<br />
interessante, in quanto nei quattro<br />
sistemi Venere vengono utilizzati<br />
quasi gli stessi componenti con alcuni<br />
piccoli interventi di fine tuning<br />
e poco oltre. Il tweeter è lo stesso per<br />
tutti i modelli, il che ha semplificato<br />
di molto la realizzazione dei punti<br />
d incrocio e di abbinamento con la<br />
parte media.<br />
Il tweeter ha la membrana in tela con<br />
la cupola leggermente più ampia del<br />
consueto, con l’equipaggio mobile<br />
da 29 mm e una camera di carico<br />
posteriore di piccole dimensioni ma<br />
che porta la risonanza complessiva<br />
al di sotto dei 900 Hz con un picco<br />
lievemente accennato. È presente<br />
ferrofluido all’interno del traferro.<br />
La membrana è fissata ad un supporto<br />
in plastica a sua volta serrato<br />
al gruppo magnetico tramite la flangia<br />
in plastica dotata di una piccola<br />
ghiera in alluminio che uniscea la<br />
membrana e il pannello esterno di<br />
raccordo.<br />
Un altro elemento in comune alla<br />
serie lo troviamo nei componenti<br />
destinati all’altro estremo banda, ovvero<br />
fra il woofer degli 1.5 e il medio<br />
dei 3.0, in quanto si tratta praticamente<br />
dello stesso altoparlante con<br />
le stesse caratteristiche elettriche e<br />
alcune variazioni “meccaniche”: nella<br />
versione woofer degli 1.5 è presente<br />
il parapolvere solidale con la membrana,<br />
tra l’altro realizzato con un<br />
materiale differente dal polipropilene<br />
che è più “musicale”, necessario<br />
per ottenere un po’ di punch in più<br />
quando l’altoparlante si utilizza a<br />
banda intera, mentre nella versione<br />
“medio” dei 3.0 è presente l’ogiva in<br />
alluminio centrale che aumenta la<br />
dispersione della risposta fuori asse e<br />
la tenuta in potenza dell’equipaggio<br />
mobile. L’impedenza dei due altoparlanti<br />
è praticamente la stessa, con<br />
una leggera variazione all’estremo<br />
superiore dovuta all’innalzamento<br />
dell’induttanza della bobina mobile,<br />
leggermente aumentata in seguito<br />
alla presenza dell’ogiva.<br />
Dopo il tweeter presente su tutti i<br />
modelli, il secondo posto se lo aggiudica<br />
il woofer da 18 cm: è lo stesso<br />
per i 2.0, per il woofer alto dei 2.5<br />
e quello alto dei 3.0. Invece nei 2.5<br />
e nei 3.0 il secondo woofer, anche<br />
se identico al precedente per forma,<br />
materiali utilizzati e complesso<br />
88 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
Diffusori Sonus faber Serie Venere<br />
magnetico, è stato realizzato con<br />
impedenza nominale doppia per<br />
evitare di portare troppo in basso<br />
l’impedenza complessiva dei due sistemi<br />
a torre che hanno in un range<br />
di frequenza i due woofer in parallelo<br />
fra loro. Il cestello è in pressofusione<br />
di alluminio, l’equipaggio mobile di<br />
grande diametro e ad alta escursione<br />
e la membrana in polipropilene<br />
realizzata in Europa dalla DKM con<br />
la particolare tecnica di formatura<br />
che non parte dall’iniezione di un<br />
agglomerato ma da un tessuto di<br />
filamenti in polipropilene intrecciati<br />
e poi termoformati.<br />
L’aspetto esteriore appare come<br />
un tessuto, ma la superficie è abbastanza<br />
omogenea ed è dotata di<br />
caratteristiche molto differenti di<br />
emissione e dispersione rispetto ad<br />
una superficie liscia e stampata. Inoltre,<br />
questa soluzione è stata scelta<br />
proprio per equipaggiare una serie<br />
economica, in quanto la resa sonora<br />
e il controllo di qualità innalzano il<br />
valore e abbattono il rischio di difformità<br />
nella produzione di massa.<br />
L’impedenza dei due altoparlanti<br />
è una il doppio dell’altra ma la frequenza<br />
di risonanza è identica per<br />
entrambi.<br />
Si tratta di un set di altoparlanti<br />
pensato per essere filtrato e integrato<br />
con facilità e risultati ottimali<br />
in tutte le configurazioni in cui, nei<br />
sistemi a torre, il woofer basso ha la<br />
funzione di sostenere l’emissione di<br />
quello superiore, tanto che nei 2.5<br />
si sovrappone per una minima parte<br />
di frequenza mentre nei 3.0 è in<br />
parallelo con l’altro.<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 89
TEST<br />
I morsetti sono stati realizzati<br />
appositamente per la serie:<br />
sono estremamente robusti,<br />
hanno una ghiera antifrizione e<br />
ampia superficie di contatto e la<br />
posizione in verticale favorisce<br />
la connessione di cavi anche di<br />
grandi dimensioni.<br />
Il basamento in cristallo<br />
temperato ha le quattro sedi<br />
degli appoggi in alluminio<br />
incollati ai vertici e nella parte<br />
inferiore un rivestimento nero.<br />
progetto molto complesso (che<br />
è un coacervo di soluzioni e<br />
competenze molto differenti fra<br />
loro) è indispensabile scelgliere<br />
<br />
e mantenere al massimo livello<br />
lità<br />
“interno”! La realizzazione<br />
dei mobili ha anche avuto in<br />
<br />
di rispondere alla normative<br />
lo<br />
che riguarda la presenza di<br />
formaldeide all’interno degli<br />
agglomerati in legno, un altro<br />
fattore che ha reso necessaria<br />
una selezione dei fornitori e<br />
dei risultati ottenuti. Anche se<br />
più “biocompatibile” il nuovo<br />
materiale ha differente struttura<br />
e caratterstiche meccaniche,<br />
pertanto anche le procedure di<br />
<br />
<br />
rispetto al passato.<br />
Ottimizzazione: così potrebbe<br />
intitolarsi il capitolo dedicato al<br />
<br />
<br />
sono capaci di creare un top di<br />
gamma senza compromessi, la<br />
vera abilità è realizzare un ottimo<br />
prodotto economico.<br />
Ottimizzazione è la risposta e<br />
<br />
Sonus faber; per la prima volta,<br />
viene abbandonata la pelle<br />
come elemento distintivo del<br />
prodotto e al suo posto viene<br />
scelto di utilizzare un pannello<br />
in MDF molto sottile laccato<br />
e avvitato che fa da raccordo<br />
fra gli altoparlanti che sono<br />
<br />
al pannello anteriore “piatto e<br />
grezzo” e al mobile. Si opta anche<br />
per un mobile con le pareti<br />
curve al posto della forma trapezoidale<br />
utilizata in passato<br />
ad esempio per la serie Domus.<br />
Una scelta che impone soluzioni<br />
estreme per il contenimento<br />
dei costi di produzione ma che<br />
mantiene il design curvilineo,<br />
cifra stilistica del design aziendale.<br />
È stato scelto di utilizzare<br />
dei pannelli in MDF fresati<br />
all’interno in modo da poter<br />
essere adagiati su centine di<br />
<br />
accade nella costruzione navale.<br />
La struttura risulta leggermen-<br />
<br />
tutti i modelli sono provvisti internamente<br />
di setti di rinforzo<br />
spesso surdimensionati.<br />
Anche gli altoparlanti sono realizzati<br />
in oriente, ma secondo<br />
<br />
per di più con materiali forniti<br />
direttamente da loro, almeno<br />
brane<br />
dei woofer, caratterizzati<br />
da una soluzione piuttosto<br />
particolare: un tessuto di<br />
polipropilene termoformato<br />
e stampato, soluzione la più<br />
performante nell’ambito delle<br />
produzioni economiche, di gran<br />
lunga più performante rispetto<br />
alla membrane in polipropilene<br />
<br />
Una curiosità: le membrane<br />
sono realizzate i Europa da<br />
DKM e inviate agli assemblatori<br />
di altoparlanti in oriente,<br />
con un duplice ciclo di control-<br />
<br />
“arricchito” da un top in vetro<br />
temperato che richiama il design<br />
di Aida e per i modelli a<br />
pavimento dalla insolita base<br />
in cristallo.<br />
Verifica delle ipotesi, controllo<br />
dei prototipi dei cabinet, definizione<br />
del corretto volume di<br />
accordo in base alle verifiche<br />
con i primi prototipi funzionanti<br />
e messa in produzione<br />
hanno richiesto più di un anno<br />
di gestazione, un periodo lungo<br />
e inusuale per un’azienda<br />
abituata a lavorare su canoni<br />
consolidati. Anche la messa a<br />
punto dei filtri crossover ha subito<br />
molti livelli di tuning dalla<br />
fase prototipale che hanno<br />
tenuto conto delle soluzioni di<br />
installazione e delle caratteristiche<br />
dei componenti utilizzati<br />
dai fornitori locali. Persino<br />
la finitura dei prodotti giunti<br />
<br />
<br />
più per riuscire a trovare chi<br />
fosse in grado di lavorare il<br />
legno secondo gli standard e<br />
l’immagine della casa.<br />
Ne valeva la pena!<br />
TAGLI DECISIVI<br />
Il tweeter comune a tutti i modelli è<br />
tagliato con un filtro del primo ordine<br />
in cui è presente una rete RLC serie<br />
in parallelo all’altoparlante, per la<br />
compensazione seppur minima della<br />
risonanza. È stata utilizzata la configurazione<br />
“bilanciata” introdotta da<br />
qualche tempo sui modelli rivisitati<br />
da Sonus faber in cui il condensatore<br />
è collocato non sulla linea del positivo<br />
ma su entrambi i collegamenti.<br />
Nei quattro sistemi vediamo alcune<br />
minime variazioni del valore complessivo<br />
dei due condensatori per<br />
ottimizzare la sovrapposizione di<br />
risposta con la sezione del medio,<br />
dovute anche alle variazioni del livello<br />
di emissione che, per necessità,<br />
deve essere allineato a quello del resto<br />
del diffusore. Infatti notiamo che<br />
la massima attenuazione è presente<br />
sugli 1.5, una lievemente inferiore sui<br />
2.0 e la stessa, ovvero la minima della<br />
serie, per i due diffusori a torre. È un<br />
altro modo di “stabilire” quale sistema<br />
è più sensibile degli altri. Se ne deduce<br />
che il primato è in ballottaggio,<br />
ma l’ultimo ad arrivare al traguardo<br />
è l’1.5, senza ombra di dubbio.<br />
I 2.0 e i 2.5, anche se hanno in comune<br />
lo stesso woofer, adottano una<br />
filtratura leggermente differente<br />
sempre impostata con un primo<br />
ordine ma con equalizzazioni e compensazioni<br />
abbastanza differenti. Sul<br />
woofer dei 2.0, come d’altronde su<br />
quello degli 1.5, la bobina di filtro è<br />
distribuita su entrambi i poli di connessione,<br />
nella stessa “configurazione<br />
bilanciata” utilizzata per i tweeter<br />
ad eccezione dell’equalizzazione che,<br />
invece, è implementata in parallelo<br />
ad un solo induttore, quello sulla<br />
linea del positivo. Invece, nei 2.5 lo<br />
schema è decisamente più classico<br />
ed entrambi i woofer adottano una<br />
soluzione con un induttore in serie<br />
e un rete RC - quello in alto - e RLC<br />
- quello in basso - a compensare la<br />
risonanza del reflex. Il 3.0 fa un po’<br />
caso a sé in quanto si tratta di un<br />
tre vie abbastanza classico con un<br />
taglio blando sul medio e un filtro del<br />
terzo ordine sui due woofer<br />
connessi in parallelo.<br />
90 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
Diffusori Sonus faber Serie Venere<br />
VENERE 1.5<br />
VENERE 2.0<br />
VENERE 2.5<br />
VENERE 2.5<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 91
TEST<br />
Venere 1.5<br />
È il più piccolo modello della<br />
serie. Un due vie con woofer<br />
da 15 cm e feritoia di accordo<br />
sivamente<br />
profonda realizzata<br />
con un pannello parallelo alla<br />
base. È anche il sistema con<br />
il mobile differente dagli altri<br />
come ingombro in pianta: meno<br />
largo e meno profondo dei tre.<br />
Nonostante le dimensioni è stato<br />
utilizzato un anello di rinforzo<br />
interno, posto fra tweeter e<br />
woofer, necessario anche per<br />
dare la forma curva alle pareti<br />
laterali. Tuttavia l’utilizzo è ben<br />
lungi di quello a scaffale, semmai,<br />
con 30 cm di profondità si<br />
potrebbe azzardare il posizionamento<br />
su un mobile basso<br />
a patto i essere a circa 60 cm<br />
di altezza. La timbrica rimane<br />
<br />
contributo delle pareti ma l’effetto<br />
dato dal discostamento dei<br />
diffusori dalla parete di fondo<br />
è un incremento della profondità<br />
della scena davvero notevole,<br />
con un effetto suggestivo<br />
e confrontabile con quello dei<br />
migliori diffusori di questa tipologia.<br />
Del resto la ricostruzione<br />
dell’immagine tridimensionale<br />
è il punto forte di questo tipo<br />
di diffusori. Il bello però è che<br />
qui parliamo di un diffusore che<br />
comunque è molto più economico<br />
dei possibili concorrenti,<br />
specie inglesi. Dei Venere 1.5 si<br />
ammira la pulizia e la trasparenza<br />
unite comunque a una<br />
emissione più che robusta del<br />
basso e medio/basso. Di conseguenza<br />
il diffusore dimostra<br />
di non prediligere un genere<br />
musicale in particolare ma risulta<br />
alquanto universale. Tale<br />
versatilità si apprezza anche per<br />
quanto riguarda l’abbinamento<br />
<br />
zioni<br />
anche di piccola potenza,<br />
tipo i piccoli di casa Rotel, o<br />
li<br />
come quelle della serie Icon<br />
di Nu Force. In questi casi la<br />
<br />
in fatto di fermezza e controllo,<br />
dinamica e stabilità per cui è<br />
consigliabile. Tra l’altro, in certi<br />
casi, l’esborso per questo tipo di<br />
<br />
rispetto al sorprendente incremento<br />
prestazionale che può<br />
essere di gran lunga preferibile<br />
rispetto alla sostituzione con<br />
te.<br />
Tuttavia i fuoriclasse sono<br />
sempre fuoriclasse: quello che<br />
riescono a fare con il Bryston<br />
B-135 SST2 è sorprendente<br />
spingendo il loro grado di risoluzione<br />
a livelli decisamente insospettati.<br />
Un diffusore quindi<br />
molto più completo e universale<br />
di quanto il prezzo farebbe so-<br />
<br />
anche in grado di ricostruire<br />
un’immagine ampia, ben oltre<br />
il suo posizionamento, e dotato<br />
cienti<br />
e che crescono con i Watt<br />
messi a sua disposizione. Timbro<br />
neutro, con una piacevole<br />
punta di calore che però non si<br />
traduce mai in annacquamento<br />
o intorbidimento a detrimento<br />
di una trasparenza invece sempre<br />
ben presente.<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio ...................1<br />
2 Messa a fuoco e corposità ............................0<br />
3 Ricostruzione scenica altezza .......................1<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza ...................1<br />
5 Ricostruzione scenica profondità .................1<br />
6 Escursioni micro-dinamiche ........................1<br />
7 Escursioni macro-dinamiche .......................0<br />
8 Risposta ai transienti ................................1<br />
9 Velocità .......................................................1<br />
10 Frequenze medie e voci ...............................2<br />
11 Frequenze alte .............................................1<br />
12 Frequenze medio-basse...............................0<br />
13 Frequenze basse ..........................................0<br />
14 Timbrica ......................................................1<br />
15 Coerenza .....................................................1<br />
16 Contenuto di armoniche ..............................0<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
ASCOLTO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
I voti sono espressi sulla base di un criterio<br />
qualitativo relativo al parametro qualità/prezzo<br />
determinato in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è<br />
un parametro, frutto dalla nostra esperienza, che<br />
racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
92 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
Diffusori Sonus faber Serie Venere<br />
Venere 2.0<br />
cazione<br />
che li colloca nella categoria<br />
“due via da scaffale con feritoia<br />
di accordo frontale” hanno<br />
la stessa pianta dei due modelli<br />
a torre (sono larghi uguali<br />
e hanno circa 5 cm in meno di<br />
profondità) ed appaiono tra l’al-<br />
ci<br />
dei 1.5. Per quanto riguarda<br />
l’altezza del tweeter è molto<br />
simile a quella degli 1.5 ma la<br />
profondità e le caratteristiche<br />
di emissione della gamma bassa<br />
consigliano vivamente l’utilizzo<br />
con piedistallo. La feritoia<br />
è molto profonda e assolve<br />
anche ad elemento strutturale<br />
che la ripiega a 90° all’interno<br />
del mobile. è presente un setto<br />
di rinforzo suddiviso in due<br />
sezioni che ha la funzione di irrobustire<br />
la struttura e dare la<br />
sagoma di formatura delle pareti<br />
laterali curve. Si dimostrano<br />
assai più critici ed esigenti in<br />
quanto ad abbinamento in fat-<br />
<br />
accettano ben volentieri anche<br />
piccoli integrati di bassa potenza,<br />
purché o partner di qualità e<br />
quantità superiore, i 2.0 appaiono<br />
assai meno accomodanti.<br />
Alcune amplificazioni hanno<br />
avuto l’effetto di realizzare, in<br />
abbinata con questi diffuso-<br />
<br />
lento, dal basso ingombrante e<br />
-<br />
dati<br />
alle medie e medio/basse<br />
frequenze. A dispetto dunque<br />
di una iniziale impressione di<br />
maggiore potenza, grandezza<br />
d’immagine e resa più appariscente,<br />
si evidenzia in breve un<br />
suono alquanto spento e poco<br />
coinvolgente. Le cose cambiano<br />
tori<br />
più potenti e di maggiore<br />
qualità. In questo caso il basso<br />
<br />
riequilibrandosi in maniera ragionevole<br />
con il resto. Se prima<br />
si aveva l’impressione di una<br />
risposta in frequenza dall’andamento<br />
a sella non proprio<br />
piacevole, ora sembra tutto un<br />
poco più riequilibrato. Guidati<br />
quindi con nerbo e precisione i<br />
2.0 possono mostrare una scena<br />
più grande, di poco, e piena,<br />
rispetto a quanto ottenibile dai<br />
1.5. Sconsigliata la collocazione<br />
a ridosso della parete di fondo<br />
ed è di gran lunga preferibile<br />
quella su piedistallo, ben distante<br />
dalle pareti circostanti.<br />
L’impostazione timbrica, nelle<br />
condizioni ottimali, diventa<br />
a questo punto molto simile<br />
agli 1.5: sonorità calde, buona<br />
estensione e grandezza della<br />
scena tridimensionale. Rimane<br />
l’impressione di una minore regolarità<br />
della risposta, sebbene<br />
leggermente più estesa in profondità.<br />
Le voci appaiono meno<br />
in evidenza, come se il solista<br />
fosse qualche passo più indietro<br />
nel palcoscenico virtuale.<br />
Le tinte sonore si mantengono<br />
più scure e leggermente meno<br />
brillanti mentre in compenso<br />
la grande orchestra viene resa<br />
con una dimensionailità e una<br />
dinamica di tutto rispetto e, a<br />
queste condizioni, in modo me-<br />
<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio ...................0<br />
2 Messa a fuoco e corposità ...........................-1<br />
3 Ricostruzione scenica altezza .......................1<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza ...................1<br />
5 Ricostruzione scenica profondità .................1<br />
6 Escursioni micro-dinamiche ........................1<br />
7 Escursioni macro-dinamiche .......................0<br />
8 Risposta ai transienti ...................................0<br />
9 Velocità .......................................................0<br />
10 Frequenze medie e voci ...............................0<br />
11 Frequenze alte .............................................1<br />
12 Frequenze medio-basse..............................-1<br />
13 Frequenze basse ..........................................0<br />
14 Timbrica ......................................................0<br />
15 Coerenza .....................................................0<br />
16 Contenuto di armoniche ..............................0<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
ASCOLTO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
I voti sono espressi sulla base di un criterio<br />
qualitativo relativo al parametro qualità/prezzo<br />
determinato in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è<br />
un parametro, frutto dalla nostra esperienza, che<br />
racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 93
TEST<br />
Venere 2.5<br />
I 2.5 sono un diffusore da pavimento<br />
con due altoparlanti<br />
in parallelo accordati in bass<br />
to<br />
il volume a disposizione è<br />
utilizzato per il carico dei due<br />
woofer e l’interno del mobile è<br />
caratterizzato da numerosi setti<br />
suddivisi in tre parti che irrobustiscono<br />
la struttura alleggerita<br />
in prossimità dei fori degli altoparlanti.<br />
È stato fatto uso di<br />
molto materiale assorbente di<br />
differente natura, tra cui una<br />
specie di feltro ad alta massa,<br />
un altro meno compatto e due<br />
curiosi rotoli di pluriball collocati<br />
in prossimità della feritoia.<br />
Le proporzioni a differenza dei<br />
<br />
la linea, come pure contribuisce<br />
l’inclinazione data dalle punte<br />
anteriori più lunghe di quelle<br />
posteriori installate sulla base.<br />
<br />
l’inserimento dei Venere 2.5 in<br />
ambiente. A rendere ulteriormente<br />
meno problematica la<br />
collocazione di questi diffusori<br />
c’è anche la sua relativamente<br />
modesta interazione con le<br />
pareti circostanti: le caratteristiche<br />
sonore non cambiano<br />
in modo poi così drammatico<br />
e vistoso allontanandoli o avvicinandoli<br />
alle pareti. Non<br />
possono però, come la maggior<br />
parte dei sistemi a torre, essere<br />
piazzati a ridosso della parete<br />
di fondo o messi in un angolo.<br />
Abbiamo notato come già una<br />
distanza tra i 30 e i 50 cm dalla<br />
<br />
ottenere un buon equilibrio della<br />
risposta in frequenza. Importante<br />
è mantenere una distanza<br />
anche maggiore dalle pareti<br />
laterali, mentre lo spazio tra i<br />
due diffusori può essere davvero<br />
ampio perché questi 2.5 si<br />
dimostrano in grado di ricreare<br />
un fronte sonoro molto grande<br />
e pieno senza impoverimenti al<br />
centro. I 2.5 dimostrano caratteristiche<br />
sonore e di interfacciabilità<br />
molto simili a quelle<br />
dei 1.5: ritroviamo il medesimo<br />
colore sonoro caldo, ambrato,<br />
sparente.<br />
Analoga la capacità<br />
di adattarsi a tutti i generi<br />
con la possibilità di una scena<br />
più grande, maestosa, quasi<br />
imponente e suggestiva con<br />
la grande orchestra, le grandi<br />
dinamiche e l’ariosità di un<br />
grande spazio. L’aspetto più interessante<br />
è forse la coerenza e<br />
naturalezza con le quali le varie<br />
porzioni di frequenze si legano<br />
tra loro. Le voci, acute o baritonali<br />
che siano, emergono dalla<br />
scena senza gigantismi ma senza<br />
neppure rimanere soffocate<br />
dall’accompagnamento sonoro<br />
in un equilibrio indovinato. I<br />
particolari ben riprodotti non si<br />
traducono in una sensazione di<br />
sovraesposizione, come di troppa<br />
lucentezza, ma il tutto mantiene<br />
delle proporzioni credibili<br />
e adeguate e questo è favorito<br />
da un timbro lievemente caldo<br />
che contribuisce a non stancare<br />
e a non aggredire l’ascoltatore.<br />
L’altra similitudine con i Venere<br />
1.5 sta nella notevole adattabilità<br />
ai più diversi tipi di am-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
2.5 non si scompongono più di<br />
tanto accettando ben volentieri<br />
la potenza di qualità, anche<br />
chiaramente sovrabbondante.<br />
-<br />
<br />
fornendo quella marcia in più<br />
che rende il suono più vivace e<br />
<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio ...................1<br />
2 Messa a fuoco e corposità ............................1<br />
3 Ricostruzione scenica altezza .......................1<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza ...................1<br />
5 Ricostruzione scenica profondità .................1<br />
6 Escursioni micro-dinamiche ........................1<br />
7 Escursioni macro-dinamiche .......................1<br />
8 Risposta ai transienti ...................................1<br />
9 Velocità .......................................................1<br />
10 Frequenze medie e voci ...............................2<br />
11 Frequenze alte .............................................1<br />
12 Frequenze medio-basse...............................2<br />
13 Frequenze basse ..........................................1<br />
14 Timbrica ......................................................1<br />
15 Coerenza .....................................................2<br />
16 Contenuto di armoniche ..............................1<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
ASCOLTO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
I voti sono espressi sulla base di un criterio<br />
qualitativo relativo al parametro qualità/prezzo<br />
determinato in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è<br />
un parametro, frutto dalla nostra esperienza, che<br />
racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
94 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
Diffusori Sonus faber Serie Venere<br />
Venere 3.0<br />
I 3.0 hanno rispetto agli altri<br />
modelli in più la camera del<br />
medio che è isolato dal resto e<br />
caricato in sospensione pneumatica.<br />
Il volume rimanente è<br />
<br />
<br />
anteriore. Il volume del medio<br />
è ricavato in seguito alla chiusu-<br />
<br />
<br />
Inoltre le due pareti sono collocate<br />
con angolo acuto verso<br />
sce<br />
alla rigidità della camera e<br />
<br />
sul mid. L’interno è completa-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
specie di neoprene adesivo.<br />
<br />
siano tanto maggiori rispetto<br />
-<br />
mente<br />
maggiori dove possono<br />
esprimere meglio tutto il loro<br />
<br />
un suono completo sotto tutti<br />
<br />
assai poco di più e che soltanto<br />
modelli molto più costosi sono<br />
in grado di dare. L’ascolto nel<br />
<br />
sore<br />
sia un modello capace di<br />
-<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
tridimensionalità è assicurata;<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
gna<br />
su alcuni parametri come<br />
<br />
no<br />
ed emergono dal palcoscenico;<br />
tutto in generale risulta più<br />
<br />
<br />
si dilatino di più tra di loro re-<br />
<br />
più spettacolare che in prece-<br />
<br />
<br />
<br />
presente allo stesso tempo.<br />
Invariata resta una certa gen-<br />
<br />
saggi<br />
più vivaci e aggressivi dei<br />
-<br />
<br />
Un risultato a tutto tondo che<br />
<br />
un nuovo stile sonoro per So-<br />
<br />
materico e deciso all’occorren-<br />
<br />
<br />
<br />
accattivanti ma a volte anche in<br />
<br />
<br />
<br />
si dimostrano tutt’altro che<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
creare un piacevolissimo con-<br />
<br />
<br />
serie Icon di NuForce o il sin-<br />
<br />
casa Denon.<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio ...................1<br />
2 Messa a fuoco e corposità ............................1<br />
3 Ricostruzione scenica altezza .......................1<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza ...................2<br />
5 Ricostruzione scenica profondità .................0<br />
6 Escursioni micro-dinamiche ........................0<br />
7 Escursioni macro-dinamiche .......................1<br />
8 Risposta ai transienti ...................................1<br />
9 Velocità .......................................................1<br />
10 Frequenze medie e voci ...............................1<br />
11 Frequenze alte .............................................1<br />
12 Frequenze medio-basse...............................1<br />
13 Frequenze basse ..........................................1<br />
14 Timbrica ......................................................1<br />
15 Coerenza .....................................................1<br />
16 Contenuto di armoniche ..............................1<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
ASCOLTO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
I voti sono espressi sulla base di un criterio<br />
qualitativo relativo al parametro qualità/prezzo<br />
determinato in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è<br />
un parametro, frutto dalla nostra esperienza, che<br />
racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 95
TEST<br />
Una famiglia con tanti caratteri<br />
Quattro modelli (due<br />
da pavimento e due<br />
da piedistallo) più un<br />
centrale e un canale posteriore<br />
per l’A/V. In sintesi massima,<br />
la serie Venere della casa vicentina<br />
è tutta qui anche se, come<br />
abbiamo visto, non solo questa<br />
gamma svolge un ruolo strategico<br />
all’interno delle politiche<br />
della casa ma rappresenta anche<br />
un “modello di sviluppo” nuovo,<br />
sebbene legato alle origini artigianali,<br />
rispetto alle abituali politiche<br />
aziendali. Il risultato da un<br />
punto di vista della percezione<br />
immediata è ottimo: raramente<br />
abbiamo visto prodotti realizzati<br />
“in economia” (le virgolette in<br />
questo caso sono d’obbligo) che<br />
possano essere percepiti con un<br />
altrettanto elevato valore…<br />
Il vestito naturalmente non è<br />
LA SERIE VENERE<br />
MODELLI A CONFRONTO<br />
teressante,<br />
quella decisiva della<br />
serie Venere: all’aspetto corrisponde<br />
un altrettanto e concreto<br />
valore<br />
Con diverse gradazioni distribuite<br />
ci pare di poter dire senz’altro<br />
di si, visto che i vari prodotti che<br />
la costituiscono sono in grado di<br />
competere come minimo onorevolmente<br />
per prestazioni nel loro<br />
segmento di mercato.<br />
tà<br />
di ciascuno di questi modelli.<br />
Certo, l’intera famiglia è il frutto<br />
di componenti fortemente imparentati<br />
non solo dal punto di<br />
vista estetico ma anche da quello<br />
sonoro, con un ‘imprinting fortemente<br />
somigliante tra i quattro<br />
modelli ma, forse anche in relazione<br />
alle differenti soluzioni<br />
adottate per la riproduzione delle<br />
basse frequenze e dell’attenuazione<br />
del tweeter, ognuno dei<br />
prodotti della serie Venere manifesta<br />
una sua forte identità sia<br />
dal punto di vista sonoro, che in<br />
termini di interfaccia con l’ambiente<br />
e con i possibili partner.<br />
Forse è questa la principale chiave<br />
di lettura che chiarisce la ragione<br />
di due coppie (i modelli da<br />
piedistallo e quelli a torre) i cui<br />
appartenenti appaiono a prima<br />
vista molto simili ma che pre-<br />
<br />
per ognuno.<br />
Un altro tipo di lettura può essere<br />
fatta esaminando le soluzioni<br />
tecniche e gli elementi adottati,<br />
che stabilisce per “comunanza”<br />
due nuove coppie (1.5 e 3.0 - 2.0<br />
e 2.5). Soprattutto la seconda<br />
di queste ipotizza una risposta<br />
all’antica diatriba tra diffusori da<br />
Modello 1.5 2.0 2.5 3.0<br />
Tipo da supporto da pavimento<br />
N. vie 2 2 2.5 3<br />
Tweeter<br />
a cupola in seta da 29 mm<br />
Midrange - - - da 15 mm<br />
Woofer da 15 cm (1) da 18 cm (1) da 18 cm (2)<br />
Potenza (W) 30 – 150 50 – 200 40-250 40 - 300<br />
Impedenza (Ohm) 6<br />
Freq. di crossover (Hz) 2.000 2.500 250 e 2.500 180-220-2.300<br />
Sensibilità (dB) 85 88 89 90<br />
Dimensioni (cm lxaxp) 39,4 x 20,6 x 30 44,9 x 24,6 x 33,6 34 x 110,7 x 43,7 1157 x 340 x 438<br />
Peso (Kg) 6 7 19,45 21,30<br />
Stand (€ - la coppia) 360,00 359,00 - -<br />
Prezzo (€ - la coppia) 1.090,00 1.589,00 2.400,00 3.199,00<br />
piedistallo e a torre (se entrambi<br />
<br />
ingombri e costano quasi uguali,<br />
che cosa conviene), perlomeno<br />
in casa Sonus faber!<br />
<br />
fornisce interessanti indicazioni,<br />
per noi “esperti” ma anche per il<br />
<br />
successo di differenti soluzioni e<br />
utilizzo di componenti che, proprio<br />
perché gli stessi o di poco<br />
differenti, mettono così in luce<br />
non tanto come si è ma come ci<br />
si comporta in determinate situazioni,<br />
corroborando le tesi sostenute<br />
da questo giornale: non<br />
soffermatevi tanto su cognizioni<br />
nozionistiche su questa o quella<br />
soluzione ma piuttosto concentrandovi<br />
sul modo sinergico con<br />
cui viene applicata.<br />
Per i tecno-scettici valgano comunque<br />
le valutazioni d’ascolto,<br />
sebbene come in ogni caso di<br />
esame soggettivo, i responsi non<br />
abbiano raggiunto l’unanimità<br />
all’interno della redazione (ma<br />
geneità<br />
da stilare i giudizi racchiusi<br />
nel suonogramma e nella<br />
“pagellina”): a tal proposito vale<br />
l’avvertenza costituita dal fatto<br />
che lo street price della serie Venere<br />
è particolarmente vantaggioso<br />
e non abbiamo potuto non<br />
tenerne conto nelle valutazioni<br />
riguardanti il rapporto qualità/<br />
prezzo!<br />
Ne emerge una gamma variegata<br />
e per nulla scontata nelle performance<br />
e nel come sono distribuite<br />
nei vari parametri.<br />
Ma non è poi vero, in fondo, che<br />
ogni famiglia ha diversi tipi di<br />
“pecorelle”..<br />
96 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
a cura della redazione<br />
TEST<br />
Prezzo: € 199,00<br />
Distributore: Tecnofuturo<br />
Via Rodi 6 - 25124 Brescia (BS)<br />
Tel. 030-2452475 - Fax 030-2475606<br />
www.tecnofuturo.it<br />
Tipo: chiusa Trasduttori: dinamici<br />
Impedenza (Ohm): 32 Risp. in<br />
freq. (Hz): 6-22.000 THD (%):
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio ...................0<br />
2 Messa a fuoco e corposità ............................0<br />
3 Ricostruzione scenica altezza .......................0<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza ...................0<br />
5 Ricostruzione scenica profondità .................0<br />
6 Escursioni micro-dinamiche ........................1<br />
7 Escursioni macro-dinamiche .......................1<br />
8 Risposta ai transienti ...................................1<br />
9 Velocità .......................................................1<br />
10 Frequenze medie e voci ...............................1<br />
11 Frequenze alte .............................................0<br />
12 Frequenze medio-basse...............................1<br />
13 Frequenze basse ..........................................0<br />
14 Timbrica ......................................................0<br />
15 Coerenza .....................................................0<br />
16 Contenuto di armoniche ..............................0<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
POCO ERGONOMICA<br />
I pad sono installati su un supporto<br />
in plastica che si fissa con quattro clip<br />
sul pannello e tramite una pellicola<br />
di tenace biadesivo che non favorisce<br />
la semplice rimozione, né per<br />
manutenzione né per tuning. L’altoparlante<br />
da 40 mm, con la membrana<br />
in mylar con deposito di titanio e<br />
magnete in neodimio, è collocato<br />
sul pannello anteriore del padiglione<br />
che a sua volta è fissato al guscio<br />
esterno. Entrambi sono in plastica<br />
e quello esterno non presenta alcuna<br />
foratura per favorire l’isolamento<br />
acustico dall’ambiente circostante. Il<br />
pannello anteriore è fissato tramite<br />
quattro viti autofilettanti al guscio<br />
esterno di sostengo. I cavi di connessioni,<br />
multifilari di piccola sezione,<br />
sono collegati al jack di ingresso<br />
collocato sul padiglione sinistro e il<br />
collegamento di quello destro passa<br />
all’interno dell’archetto e del sistema<br />
di regolazione dell’altezza. Al centro<br />
dell’archetto, realizzato con un materiale<br />
gommoso differente dagli altri,<br />
in cui è presente comunque l’anima<br />
metallica elastica, è collocato un cuscinetto<br />
dello stesso materiale dei<br />
pad che poggia sul capo. La forma<br />
allungata e stretta assume un profilo<br />
leggermente a cuspide che grava<br />
al centro della testa e rende poco<br />
piacevole indossare la cuffia: anche<br />
dopo un po’ di ore di utilizzo e qualche<br />
pressione “digitale” nel tentativo<br />
di omogeneizzare la pressione, non<br />
abbiamo ottenuto risultati tangibili.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
COMODITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
ASCOLTO ■ ■ ■ ■ ■ | ■<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■<br />
I voti sono espressi sulla base di un criterio<br />
qualitativo relativo al parametro qualità/prezzo<br />
determinato in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è<br />
un parametro, frutto dalla nostra esperienza, che<br />
racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 99
TEST<br />
non consentire con chiarezza<br />
di stabilire se gli snodi siano in<br />
questo materiale o, piuttosto, in<br />
alluminio leggero. I padiglioni<br />
sono ampi, tra i più ampi della<br />
categoria e ricoperti in similpelle,<br />
molto piacevole sia alla vista che<br />
al tatto, così come la protezione<br />
dell’archetto. Quest’ultima però<br />
si è rivelata poco ergonomica,<br />
contribuendo a concentrare il<br />
<br />
testa con una sensazione poco<br />
gradevole. In generale l’indos-<br />
<br />
da archetto, snodi e padiglioni<br />
non è delle migliori: il raggio di<br />
curvatura dell’archetto è eccessivamente<br />
stretto cosicché quando<br />
<br />
spanciare. Poco male dal punto di<br />
vista estetico ma poiché l’archetto<br />
è costituito da tre parti, le due<br />
esterne tendono a forzare in maniera<br />
innaturale determinando<br />
uno stress sulle giunture e, cosa<br />
ancor più grave, sui cavi che trasportano<br />
il segnale dal padiglione<br />
con il jack a quello senza. Nel nostro<br />
caso questo ha determinato<br />
il degrado del collegamento che,<br />
<br />
garantiva il funzionamento solo<br />
a tratti. La morfologia del sistema<br />
garantisce un isolamento<br />
parziale dall’esterno, ottenuto<br />
però con una certa costrizione a<br />
causa di quanto precedentemente<br />
affermato, ma anche per come<br />
“calzano” i padiglioni. Va anche<br />
considerato il fatto che se la cuf-<br />
<br />
deve poter aderire in modo tenace<br />
come accade (sebbene manchi<br />
la “sensazione di leggerezza”<br />
che altri modelli sono in grado<br />
di produrre); in questi termini<br />
però i due cordoni in dotazione<br />
(uno con e l’altro senza comandi)<br />
risultano troppo lunghi (1,2 m) e<br />
NON TUTTO FILA LISCIO<br />
Gran parte degli snodi e dei leveraggi<br />
è realizzata con alluminio e sedi<br />
in plastica. Si notano i due blocchi<br />
di rotazione dei padiglioni per il<br />
trasporto nelle due modalità previste:<br />
con padiglioni interni oppure<br />
esterni ma ruotati di 180°. Il guscio<br />
esterno è in plastica e presenta il<br />
pesanti, soprattutto ai capi. Visto<br />
lo sforzo (che corrisponde ad una<br />
intenzione, forse eccessivamente<br />
recondita, di garantire un utiliz-<br />
<br />
potevano differenziare i due cordoni<br />
ad hoc per i diversi utilizzi!<br />
Considerando anche il fatto che è<br />
possibile ma non semplicissimo<br />
trovare cavi alternativi a quello<br />
fornito!<br />
Le caratteristiche elettriche del-<br />
<br />
l’interfacciamento con iPod e<br />
similari: alta sensibilità e bassa<br />
impedenza (anche se non completamente<br />
lineare) consentono<br />
foro di ingresso spostato di lato e<br />
non in asse, tale che la sede è piatta<br />
in fondo ma la superficie esterna ha<br />
una forma ellittica curva molto accentuata<br />
che sfiora nel suo massimo<br />
quasi 8 mm di profondità. Anche il<br />
diametro interno utile è molto piccolo,<br />
poco meno di 6.3 mm, il che<br />
riduce la possibilità di utilizzare cavi<br />
un facile abbinamento con questo<br />
tipo di apparecchi, mentre per<br />
<br />
maggiore cautela per raggiungere<br />
i migliori risultati.<br />
Da un punto di vista sonoro appare<br />
immediatamente chiara la<br />
destinazione della Spirit One, che<br />
privilegia performance dinamiche<br />
e muscolari ad un approccio<br />
in punta di forchetta: quale<br />
che sia l’abbinamento, traspare<br />
un’enfasi verso le basse frequenze,<br />
dove prevale una certa effettistica<br />
piuttosto che il rispetto<br />
cattedratico degli equilibri lungo<br />
l’arco delle frequenze. Ne risulta<br />
differenti da quelli in dotazione, in<br />
quanto il diametro del Jack da 3.5<br />
mm è più piccolo del solito: 5.95<br />
mm del corpo in alluminio esterno<br />
a fronte degli oltre 7 mm in genere<br />
anche dei connettori da auricolari<br />
per telefono più comuni. Ciò rende<br />
difficoltoso l’utilizzo di cavi non in<br />
dotazione sia per il tuning sia in casi<br />
in gamma bassa una performance<br />
abbondante e non molto articolata,<br />
certamente coinvolgente<br />
e tendente ad un effetto live che<br />
piacerà ai più giovani, adatta ai<br />
generi musicali che tra di essi<br />
vanno per la maggiore. Sul resto<br />
ta<br />
in maniera abbastanza neutra,<br />
anche se nel complesso lo stage<br />
che se ne ricava non brilla particolarmente<br />
(ma nemmeno difetta<br />
in maniera palese) per profondità<br />
e credibilità e la correttezza<br />
timbrica è al più nella norma per<br />
questa fascia di prezzo. Forse, lo<br />
accennavamo, Focal dopo aver<br />
100 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
Cuffia Focal Spirit One<br />
di emergenza (perdita o rottura)! È<br />
possibile ripiegare i padiglioni in due<br />
posizioni per il trasporto, una che<br />
facilita l’inserimento nella custodia<br />
rigida (ovvero con i padiglioni ruotato<br />
di 180° rispetto alla posizione di<br />
ascolto) e l’altra adatta alla custodia<br />
morbida, di tipo a sacchetto, con i<br />
padiglioni orientati e affiancati verso<br />
l’archetto. In entrambi i casi lo spazio<br />
occupato è eccessivo e non consente<br />
una comoda trasportabilità; in<br />
particolar modo questo vale per la<br />
soluzione a sacchetto, forse la più ingombrante<br />
rispetto ad altri prodotti<br />
che rendono ancora più compatte le<br />
dimensioni ruotando i padiglioni in<br />
posizioni addirittura asimmetriche.<br />
Sono disponibili due cavi in dotazione,<br />
uno stereofonico “puro” e<br />
l’altro dotato di microfono e di regolazione<br />
del volume da abbinarsi<br />
con smartphone di casa Apple, ma<br />
compatibili anche con altri dispositivi<br />
di recente produzione. Si tratta<br />
di un’opportunità molto utile che<br />
consente all’utente di scegliere lo<br />
scenario più consono alle sue esigenze.<br />
Entrambi i cavi sono rivestiti<br />
in tessuto, sono molto flessibili, non si<br />
attorcigliano ed eventuali nodi si sciolgono<br />
rapidamente. Alle estremità sono<br />
terminati con connettori minijack a tre<br />
o quattro poli a secondo della versione<br />
pura o con microfono e si può avvitare<br />
l’adattatore jack da 6,3 mm.<br />
imboccato con veemenza una<br />
strada (che non le è naturale) ha<br />
avuto qualche ripensamento; for-<br />
<br />
è dentro ognuno di noi “corrotti”<br />
dalla lunga militanza nel settore<br />
ad un certo punto inevitabilmente<br />
viene fuori e ha la meglio...<br />
Chissà! Di certo, al di là del successo<br />
che sembra comunque dare<br />
ragione all’azienda, la Spirit One<br />
per certi versi sembra un’incompiuta,<br />
anche nel posizionamento<br />
di mercato: né completamente<br />
destinata alla M Generation, né<br />
<br />
appassionati di riproduzione<br />
sonora, alcuni dei quali si sono<br />
rinnovati nell’ascolto in cuffia<br />
stanziale; troppo costosa rispetto<br />
ai concorrenti per l’ascolto in<br />
mobilità e troppo poco performante<br />
rispetto a i modelli classici<br />
per l’ascolto stanziale. Non è un<br />
caso, a parer nostro, che la nuova<br />
Spirit Classic in realtà più che il<br />
modello successivo (quello au-<br />
to<br />
del precedente, con interventi<br />
sui punti deboli (se si guarda il<br />
prodotto secondo i crismi della<br />
corretta riproduzione sonora),<br />
come testimonia anche il discostamento<br />
di prezzo (dovrebbe<br />
essere introdotta a poco meno di<br />
300 euro), troppo modesto per<br />
far pensare che la Classic sia il<br />
modello audiophile che ci si sarebbe<br />
aspettati (magari peccando<br />
di immaginazione) dalla casa<br />
francese. Il risultato è un prodotto<br />
che per mancanza di know how<br />
<br />
<br />
se ne centra altri, più legati al<br />
marketing, come una indubbia<br />
bella presenza, una riproposizione<br />
sonora coinvolgente al primo<br />
impatto e un prezzo comunque<br />
estremamente competitivo rispetto<br />
al leader di mercato a cui<br />
si ispira per linea e potenziali<br />
prestazioni (da questo punto di<br />
vista la Spirit esibisce una maggiore<br />
adesione ai canoni sonori<br />
<br />
tempo). Vista da un altro punto<br />
di vista la Spirit One, se non soddisfa<br />
pienamente né nell’una né<br />
nell’altra area di utilizzo identi-<br />
<br />
non delude particolarmente, in<br />
relazione alla classe di appartenenza,<br />
risultando una possibile<br />
scelta per chi non ha ancora le<br />
idee chiare su come utilizzare una<br />
<br />
un costante uso promiscuo.<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 101
TEST<br />
a cura della redazione<br />
Prezzo: € 700,00<br />
Peso: 25 gr<br />
Distributore: Exhibo S.p.A.<br />
Via Leonardo da Vinci, 6 - 20854<br />
Vedano al Lambro (MB)<br />
Tel.039-49841<br />
www.exhibo.it<br />
Tipo: intraurale Trasduttori: dinamici<br />
Impedenza (Ohm): 16 Risp. in<br />
freq. (Hz): 8 - 41.000 THD (%): 0,06<br />
Cavo: 1,2 m OFC Auricolari: altoparlante<br />
da 7 mm Note: pressione<br />
acustica 125 dB, connettore jack da<br />
3,5 mm. Inclusi nella confezione set<br />
di gommini di diverse misure.<br />
CUFFIA<br />
Sennheiser IE 800<br />
L<br />
IEM (In Ear Monitor) si<br />
arricchisce di un nuovo<br />
interessante capitolo. Con la IE<br />
800, infatti, la Sennheiser non<br />
solo posiziona al vertice un suo<br />
prodotto che precedentemente...<br />
non esisteva in questa categoria,<br />
se si esclude la IE80,<br />
comunque lontana per prezzo e<br />
categoria da AGG K3003, Ultrasone<br />
IQ, Ortofon e-Q5 e gli altri<br />
concorrenti, pochi, che affollano<br />
il segmento di eccellenza di questo<br />
tipo di mercato, destinato soprattutto<br />
all’utilizzo da parte degli<br />
artisti sul palco in luogo dei<br />
diffusori “spia” per monitorare<br />
quel che stanno facendo.<br />
sto<br />
tra ingombri e prestazioni,<br />
visto che le regole in merito alle<br />
prestazioni degli altoparlanti ci<br />
informano che generalmente le<br />
ridotte dimensioni mal si abbinano<br />
ad una elevata aspettativa<br />
sonora. Così, se in genere le<br />
<br />
l’ascolto domestico garantiscono<br />
certamente buona musica, e<br />
non un altrettanto elevato coef-<br />
to<br />
e nel “ricovero”, per contro la<br />
maggior parte delle intraurali<br />
eccellono esattamente all’opposto.<br />
La problematica è però da<br />
qualche anno al centro dell’attenzione<br />
dei costruttori non solo<br />
o non tanto per facilitare lo svago<br />
musicale, quanto per favorire<br />
chi opera professionalmente con<br />
<br />
Le intraurali IEM sono sviluppate<br />
con particolari tecnologie<br />
che da un lato consentono a chi<br />
le indossa di potersi isolare dal<br />
frastuono della location dove<br />
avviene il concerto, dall’altro<br />
-<br />
<br />
che è indispensabile a chi con<br />
la musica ci lavora. A tal scopo<br />
sticatezza<br />
offerta da alcuni co-<br />
<br />
che richiedono all’acquirente<br />
un calco del proprio padiglione<br />
auricolare per modellare ad hoc<br />
(e dunque personalizzare) la cuf-<br />
<br />
perché uno dei problemi delle<br />
<br />
offrire il massimo delle performance<br />
(specialmente in fatto<br />
di emissione delle frequenze<br />
basse), devono essere correttamente<br />
inserite nell’orecchio,<br />
operazione facile a dirsi, meno<br />
da mettere in pratica perché<br />
ogni orecchio fa storia a sé per<br />
morfologia e non è raro, anzi<br />
frequentissimo, vedere penzolare,<br />
o quantomeno non nella<br />
posizione ideale, gli auricolari<br />
di questo tipo... Senza arrivare<br />
<br />
realizzare un calco del proprio<br />
orecchio, qualche costruttore<br />
ha cominciato a studiare come<br />
trovare la quadra in maniera più<br />
semplice: alcuni si sono concentrati<br />
su aspetti tecnici per ottenere<br />
maggiori risultati sonori<br />
dai piccoli auricolari intraurali<br />
<br />
senso adottano una soluzione<br />
strutturalmente differente da<br />
102 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
un tradizionale altoparlante dinamico,<br />
detta “ad armatura bilanciata”<br />
che utilizza più driver<br />
per coprire tutto il range); Senneheiser,<br />
veterano sia in campo<br />
professionale che consumer di<br />
<br />
se pur a caro prezzo ha realizza-<br />
<br />
IE 800, che con un approccio diverso<br />
e per certi versi più tradizionalista,<br />
quella quadra sembra<br />
averla pienamente trovata per<br />
altre vie! La strada non è stata<br />
certo semplice ma ha portato l’azienda<br />
a brevettare molte delle<br />
soluzioni tecniche adottate che<br />
hanno dato luce ad un sistema<br />
costoso ma “quasi universale”!<br />
Contrariamente a modelli simili<br />
(e altrettanto costosi), la IE 800<br />
utilizza infatti un sistema basato<br />
su un unico altoparlante dinamico<br />
da soli 7 mm, soluzione che<br />
ha consentito ai progettisti di<br />
modellare in maniera opportuna<br />
il guscio del sistema, realizzato<br />
in ceramica, convogliando le<br />
onde sonore e utilizzando per la<br />
prima volta in un sistema di questo<br />
tipo un assorbitore a doppia<br />
camera (brevettato) con lo scopo<br />
di minimizzare le tipiche risonanze<br />
del condotto uditivo nella<br />
gamma dei 7-8 kHz, causa del<br />
cosiddetto “mascheramento”<br />
di componenti sonore in alta<br />
frequenza. La struttura interna<br />
dell’auricolare dal lato più lontano<br />
dal padiglione auricolare<br />
(le due “corna” che si vedono<br />
in foto) diventa un sorta di prolungamento<br />
dell’assorbitore che<br />
ne favorisce il funzionamento.<br />
Anche la parte terminale della<br />
cuffia, il classico “gommino”<br />
stituito<br />
da una parte esterna in<br />
silicone e una interna in plastica<br />
che una volta inserita nel corpo<br />
ne<br />
“a rientrare” che favorisce la<br />
presa: l’insieme rende molto<br />
stabile l’auricolare che può venir<br />
posizionato facilmente nell’orecchio.<br />
Le IE 800 sono fornite<br />
di 5 serie di pad, tre circolari e<br />
due ellittiche con un disegno<br />
estremamente funzionale abbinato<br />
alla geometria del corpo<br />
dell’auricolare. Le cinque forme,<br />
seppur differenti per dimensioni<br />
e impostazioni si adattano alla<br />
maggior parte dei condotti uditivi,<br />
ma in base alle personali<br />
esigenze si può ottimizzare in<br />
modo capillare il risultato dal<br />
punto di vista della comodità:<br />
si tratta di uno dei primi casi in<br />
cui il risultato che si ottiene è di<br />
In dotazione viene fornita una<br />
pratica, seppur ingombrante,<br />
custodia in pelle con sede<br />
in schiuma sagomata. Le<br />
dimensioni non sono maggiori<br />
di quelle di un taccuino, ma<br />
consentono di collocare in modo<br />
ordinato e rapido il prezioso<br />
oggetto. L’operazione è semplice:<br />
si collocano gli auricolari nella<br />
sede, si arrotola il cavo intorno<br />
e si inserisce il jack nell’apposito<br />
foro. La chiusura è magnetica<br />
e all’interno è posta la targa<br />
con il numero seriale. Di vitale<br />
importanza l’accessorio per la<br />
pulizia della griglia di protezione.<br />
<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio ...................1<br />
2 Messa a fuoco e corposità ............................1<br />
3 Ricostruzione scenica altezza .......................1<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza ...................1<br />
5 Ricostruzione scenica profondità .................1<br />
6 Escursioni micro-dinamiche ........................2<br />
7 Escursioni macro-dinamiche .......................2<br />
8 Risposta ai transienti ...................................2<br />
9 Velocità .......................................................2<br />
10 Frequenze medie e voci ...............................0<br />
11 Frequenze alte .............................................0<br />
12 Frequenze medio-basse...............................1<br />
13 Frequenze basse ..........................................2<br />
14 Timbrica ......................................................1<br />
15 Coerenza .....................................................1<br />
16 Contenuto di armoniche ..............................1<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
COMODITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
ASCOLTO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
I voti sono espressi sulla base di un criterio<br />
qualitativo relativo al parametro qualità/prezzo<br />
determinato in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è<br />
un parametro, frutto dalla nostra esperienza, che<br />
racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
altissimo livello comunque ma<br />
si può anche scegliere la soluzione<br />
più piacevole in termini<br />
di “oppressione” e di sensazione<br />
di stabilità. Pur disponendo di<br />
5 alternative, nel 100% dei casi<br />
abbiamo rilevato al primo colpo<br />
una estrema facilità nell’inserire<br />
e mantenere stabile l’auricolare<br />
nell’orecchio nella posizione<br />
ideale.<br />
Comunque sia una volta trovata<br />
la posizione migliore, la riproduzione<br />
delle basse frequenze risulta<br />
estesa e possente (in generale<br />
provate a variare la pressione<br />
di un auricolare intraurale,<br />
vedrete come cambia la risposta<br />
alle basse frequenze!) che non fa<br />
<br />
un ascolto di alta qualità. Benché<br />
questa, con il cordone verso<br />
il basso, debba essere considerata<br />
dunque una soluzione ottimale,<br />
occorre aprire un capitolo<br />
su eventuali posizionamenti alternativi,<br />
a cui peraltro non si fa<br />
riferimento nelle comunicazioni<br />
<br />
alcune prove effettuate si ottengono<br />
risultati eccellenti con il<br />
cavo passato verso l’alto intorno<br />
all’orecchio e dietro la testa: in<br />
goli<br />
dall’auricolare al connettore<br />
ad Y che sono piuttosto corti<br />
non tendono a stringere sul collo<br />
come accade nella posizione canonica.<br />
Questo modo di indos-<br />
<br />
possibile e se non ci sono impedimenti<br />
strutturali, offre molte<br />
opportunità in termini di resa e<br />
di riduzione dei rumori esterni.<br />
La forma asimmetrica della IE<br />
800 non facilita però questo<br />
tipo di soluzione in quanto la<br />
parte posteriore dell’auricolare<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 103
TEST<br />
IN MOVIMENTO<br />
La scelta del partner “giusto” in mobilità<br />
da abbinare alle IE 800 si è orientata<br />
verso strade meno battute da quelle<br />
più ovvie e è ricaduta sul Sandisk<br />
Sansa Clip+; molteplici le ragioni della<br />
scelta: innanzitutto le dimensioni e il<br />
peso minimi (34,7 x 55 x 15,33 mm<br />
per 24 grammi di peso), poi il costo,<br />
estremamente basso, infine alcune caratteristiche<br />
tecniche e “filosofiche”che<br />
possono esaltarne l’abbinamento...<br />
Lo street price varia da 50 a 80 euro<br />
a seconda delle dimensioni della memoria<br />
interna a stato solido (da 2, 4 e 8<br />
GB: consigliamo quest’ultimo “taglio”<br />
se si desidera immagazzinare musica<br />
ad alta risoluzione oltre al fatto che è<br />
possibile inserire una scheda miniSD<br />
fino a 64Gb dal costo intorno ai 50<br />
Euro). Il Sansa Clip+ è prodotto da uno<br />
dei giganti americani che si occupano<br />
principalmente di memorie di massa,<br />
il che, con oggetti molto economici, è<br />
comunque una garanzia rispetto alle<br />
molte “cineserie” offerte in questa fascia<br />
di prezzo.<br />
Inoltre l’apparecchio supporta il sistema<br />
operativo Rockbox, un progetto<br />
open source che si affianca bypassandolo<br />
al software installato in fabbrica.<br />
Oltre ad essere costantemente<br />
aggiornato, Rockbox consente l’utilizzo<br />
di ogni tipo di file e codec, e in particolare<br />
quelli FLAC, standard considerato<br />
il migliore e che offre anche l’opzione<br />
ad alta definizione. Inoltre il software<br />
di gestione dei contenuti non presenta<br />
tutti i limiti dei software chiusi e proprietari<br />
come iTunes e Media Player...<br />
Sebbene il Clip+ ricampioni i file, lo fa<br />
abbastanza bene e in particolar modo<br />
nel caso di file pcm a 16 bit /44,1 kHz<br />
(in pratica i CD) il risultato è davvero<br />
sensazionale; ottima la resa sonora anche<br />
con file campionati a frequenze<br />
maggiori, con l’unica idiosincrasia per<br />
quelli multipli di 48 kHz, almeno per<br />
ora e fino a che la comunità di sviluppo<br />
non risolverà.<br />
L’abbinamento tra la IE 800 e il Clip+ è<br />
deflagrante da ogni punto di vista: gli<br />
ingombri sono minimali, il peso ancor<br />
di più, il risultato sonoro sorprendente,<br />
con l’impagabile vantaggio della<br />
assoluta trasportabilità.<br />
Risultato raggiunto dunque, con la possibilità,<br />
magari esile ma non si sa mai,<br />
che qualche DJ che vuole dirazzare dal<br />
main stream possa decidere che un dj<br />
apparentemente senza cuffia (perché<br />
la cuffia sparisce nell’orecchio) possa<br />
fare tendenza.<br />
L’OPINIONE<br />
Per dar corpo ad un<br />
passaggio evolutivo<br />
c’è bisogno di un<br />
contributo corale:<br />
intuito di alcuni,<br />
genio di altri e<br />
concretezza e<br />
risorse irraggiungibili dai singoli e<br />
alla portata delle grandi aziende.<br />
Senza un operato congiunto non<br />
è possibile fare “il salto”. Nel caso<br />
di Sennheiser, siamo di fronte<br />
al secondo prodotto realizzato<br />
in questa logica. Speriamo che<br />
il fenomeno continui e che il<br />
prossimo salto evolutivo sia<br />
quello di una collaborazione e<br />
coinvolgimento ancora più aperti<br />
di quanto è adesso. HDVD 800<br />
e IE800 raccontano senza mezzi<br />
termini tutto questo.<br />
Paolo Corciulo<br />
andrebbe ad adagiarsi sul padiglione<br />
auricolare riducendo anche<br />
la praticità di inserimento<br />
che in condizioni normali avviene<br />
facilmente, tenendo la parte<br />
posteriore con la punta dell’indice<br />
e del pollice esercitando<br />
una lieve pressione. Invertendo<br />
i canali ci si troverebbe con la<br />
“geometria” ottimale, ma i canali<br />
risulterebbero invertiti e<br />
occorrerebbe utilizzare un cavo<br />
custom!<br />
Perché darsi questa pena La<br />
IE 800 è abbastanza isolata dai<br />
traverso<br />
il cavo vengono veicolati<br />
urti e sfregamenti, in modo<br />
meno evidente che in altri sistemi<br />
ma pur sempre udibile e<br />
fastidioso. La collocazione “alternativa”<br />
consente di ridurre<br />
se non addirittura annientare<br />
ogni trasmissione di rumore<br />
attraverso il cavo e di ridurre<br />
anche la tensione del cavo sul<br />
corpo dell’auricolare: nella posizione<br />
alternativa ci si dimentica<br />
quasi completamente di averle<br />
indosso! In quella standard anche,<br />
solo che si percepiscono<br />
un po’ di rumori del cavo ed è<br />
più frequente lo spostamento<br />
dell’auricolare dalla sede durante<br />
i movimenti. In merito<br />
al posizionamento va inoltre<br />
aggiunto che ogni auricolare è<br />
contraddistinto dal suo verso<br />
anche se, complici le ridottissime<br />
dimensioni degli auricolari,<br />
l’operazione di riconoscimento<br />
rappresenta la classica ricerca<br />
dell’ago nel pagliaio! Il cavo, di<br />
<br />
destinate all’uso portatile (1,2<br />
m) risulta un po’ costrittivo per<br />
un ascolto domestico; essendo<br />
costituito da due parti, la Y e il<br />
cordone vero e proprio, entrambe<br />
in kevlar rinforzato che con-<br />
<br />
allo stesso tempo, non è escluso<br />
che venga introdotta una versione<br />
del cordone più lungo, magari<br />
terminato con jack da 6,3 mm.<br />
Dal punto di vista sonoro la<br />
IE 800 fornisce prestazioni<br />
inaspettate: in genere verrete<br />
sorpresi da una riproposizione<br />
musicale di enorme energia e di-<br />
104 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
Cuffia Sennheiser IE 800<br />
NUOVE SOLUZIONI<br />
Il guscio delle IE800 è fra le cose più<br />
curiose che abbiamo avuto fra le<br />
mani: leggerissimo e con un rumore<br />
mai sentito quando i due auricolari,<br />
penzolando sbattono uno su l’altro.<br />
Il primo timore è quello di rompere o<br />
sbeccare qualcosa, tipico di tutte le<br />
volte che si maneggiano oggetti in<br />
ceramica, a cui però si sostituisce la<br />
consapevolezza che esiste ceramica<br />
e ceramica!<br />
Una tazzina da tè è sicuramente<br />
un’altra cosa rispetto ad altri composti<br />
che “tagliano” gli acciai più duri!<br />
Il suono emesso sembra quello delle<br />
collane e braccialetti in ematite! La<br />
leggerezza e la solidità restituite al<br />
tatto sono uniche nel loro genere.<br />
Un solo appunto, sull’identificazione<br />
dei canali: impossibile ad occhio<br />
nudo, difficoltoso anche con utilizzo<br />
di magnificatori (occhiali e lenti di<br />
ingrandimento). L’altoparlante è<br />
contenuto in una camera di carico<br />
“ottimale” dove è stato possibile attuare<br />
anche correzioni acustiche e di<br />
emissione: i due condotti posteriori,<br />
con fori di diametro e lunghezza differenti<br />
intervengono sulle risonanze,<br />
sulla parte anteriore della membrana<br />
invece intervengono sulla dispersione<br />
ed equalizzazione.<br />
namica, con un ottimo rispetto<br />
per la ricostruzione della scena<br />
sonora.<br />
Una nota di colore: le IE 800<br />
si sentono “vibrare” addosso.<br />
L’eterica sensazione di punch e<br />
gamma bassa, tipica dell’ascolto<br />
<br />
una “forma” concreta decisamente<br />
unica nel suo genere!<br />
Inoltre, per le ragioni spiegate in<br />
precedenza, l’isolamento dall’esterno<br />
è notevole, senza fastidiose<br />
controindicazioni relative<br />
alla pressione sul canale uditivo.<br />
Sebbene tutto ciò lasci supporre<br />
una propensione per l’ascolto<br />
in movimento (dove peraltro la<br />
<br />
vertice della categoria) quello<br />
che sorprende davvero è che la<br />
IE 800 se la batte ad armi pari<br />
anche in ambito domestico! Il<br />
confronto diretto “in famiglia”<br />
con la HD 650 presenta due<br />
le<br />
stabilire chi vince e chi perde:<br />
la IE 800 offre prestazioni<br />
più grintose e solide, con articolazione<br />
sulle basse frequenze<br />
straordinaria, la HD 650 offre<br />
nate<br />
in gamma alta ma senza<br />
preponderanza, se non a causa<br />
dei gusti, dell’una o dell’altra.<br />
L’unico limite della IE 800 è<br />
costituito allora dall’impedenza,<br />
non particolarmente critica<br />
ma bassa quel tanto che basta<br />
a consigliare un attento abbinamento<br />
alla sorgente. Nelle prove<br />
effettuate con i diversi ampli cuf-<br />
denzia<br />
una tendenza a variare<br />
leggermente l’impronta sonora<br />
in funzione dell’abbinamento,<br />
con particolare attenzione nel<br />
caso di ampli con alta tensione<br />
di uscita dove si rischia l’overdose<br />
di decibel. In ogni caso anche<br />
<br />
namento<br />
risulta azzardato.<br />
Se dunque nel complesso il costo<br />
previsto per venire in possesso<br />
di questo prodotto è abbastanza<br />
elevato in assoluto, va detto che<br />
in cambio si entra in possesso<br />
satile,<br />
in grado di garantire una<br />
qualità assoluta da ogni punto<br />
di vista. Materiali e soluzioni<br />
adottate sono al top e la strada<br />
intrapresa risulta nei fatti una<br />
valida alternativa alla soluzione<br />
ad armature bilanciate dei concorrenti<br />
soprattutto rispetto ai<br />
loro punti di forza. L’isolamento<br />
verso l’esterno, la leggerezza, le<br />
distorsioni e gli altri rumori sono<br />
stati affrontati positivamente in<br />
questo progetto almeno quanto<br />
nelle soluzioni alternative. A suo<br />
vantaggio la IE 800 può annoverare<br />
una maggiore versatilità e<br />
minor precarietà nelle condizioni<br />
di utilizzo, punto debole della<br />
soluzione alternativa. Un vero<br />
punto di svolta dunque, anche<br />
se non te la regalano!<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 105
TEST<br />
a cura della redazione<br />
Prezzo: € 199,00<br />
Dimensioni: 14 x 4 x 14,5 cm (lxaxp)<br />
Peso: 0,4 Kg<br />
Distributore: Audio Natali<br />
Viale Alessandro Volta, 14 - 51016<br />
Montecatini Terme (PT)<br />
Tel. 0572-772595 - Fax 0572-913216<br />
www.audionatali.com<br />
Tipo: stato solido Risp. in freq. (Hz):<br />
10 - 100.000 ± 0,5 dB THD (%): > 0,005<br />
Ingressi: 1 RCA Uscite: linea RCA e<br />
cuffia jack Neutrik Impedenza cuffie:<br />
> 16 S/N (dB): > 115 Note: alimentazione<br />
da 85 a 265V, guadagno 12 dB,<br />
funzione automatica di stand by in<br />
base al livello minimo del segnale e<br />
alla presenza del jack inserito. Finitura<br />
bianca o nera chassis in ABS. Dimensioni<br />
(l x a x p) cm: 14 x 4 x 14,5 Peso<br />
(kg): 0,4<br />
AMPLIFICATORE PER CUFFIE<br />
Micromega MyZic<br />
Ne è passata di acqua<br />
sotto i ponti da quando<br />
su questa rivista<br />
apparve l’ultimo test di un prodotto<br />
Micromega! Non molto<br />
prima avevamo avuto modo di<br />
visitare l’azienda, un piccolo<br />
gioiello improntato alla produzione<br />
hi-end e diretto dalla<br />
dinastia Schar: Daniel, il padre<br />
<br />
(responsabile commerciale)...<br />
Da lì a poco la Micromega,<br />
sotto i primi colpi della crisi,<br />
avrebbe dovuto abbandonare la<br />
forma di azienda familiare per<br />
approdare altrove: una problematica<br />
comune a molte altre<br />
aziende che negli ultimi cinque<br />
anni hanno cambiato proprietà,<br />
creato pool, cercato nuovi<br />
<br />
assetti in grado di far fronte alle<br />
mutate condizioni del mercato.<br />
<br />
nel 2007 approda nelle mani di<br />
Didier Hamdi eclettico imprenditore<br />
in passato campione di<br />
moto con la Yamaha ma anche<br />
proprietario di alcune aziende<br />
tra cui la Sicom che si è occupata<br />
dell’illuminazione della Torre<br />
Eiffel!<br />
Tramite la società Audis Hamdi<br />
(nel suo curriculum va ascritta<br />
la passione per la riproduzione<br />
sonora, male oscuro e con cui è<br />
<br />
quando si è affetti da infezione<br />
acuta) rivede l’intera linea,<br />
cambia parzialmente il marchio,<br />
aggiungendo un HD al nome Micromega<br />
e mette in incubazione<br />
una decina di prodotti nell’arco<br />
di due anni di silenzio (e con la<br />
collaborazione di Daniel Shar<br />
rimasto come capo progettista),<br />
tutti orgogliosamente costruiti<br />
in Francia anche se naturalmente<br />
i componenti provengono da<br />
tutto il mondo e in particolar<br />
modo dall’Oriente. La vocazione<br />
hi-end viene parzialmente<br />
reindirizzata tant’è che uno dei<br />
primi prodotti introdotti è l’Airdream<br />
e, a seguire l’AS 400, un<br />
potente integrato con convertitore<br />
D/A e Airdream a bordo.<br />
L’intenzione è chiara: cavalcare<br />
i nuovi fenomeni emergenti nella<br />
riproduzione sonora a costo<br />
di alienare quell’immagine di<br />
livello top conquistata in passato<br />
con apparecchi come il Duo e<br />
<br />
<br />
o diventa meno evidente quella<br />
collaborazione che in passato<br />
aveva consentito a Micromega<br />
106 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
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<strong>SUONO</strong>GRAMMA<br />
1 Capacità di analisi del dettaglio ...................2<br />
2 Messa a fuoco e corposità ............................2<br />
3 Ricostruzione scenica altezza .......................1<br />
4 Ricostruzione scenica larghezza ...................1<br />
5 Ricostruzione scenica profondità .................1<br />
6 Escursioni micro-dinamiche ........................2<br />
7 Escursioni macro-dinamiche .......................2<br />
8 Risposta ai transienti ...................................2<br />
9 Velocità .......................................................2<br />
10 Frequenze medie e voci ...............................3<br />
11 Frequenze alte .............................................2<br />
12 Frequenze medio-basse...............................2<br />
13 Frequenze basse ..........................................1<br />
14 Timbrica ......................................................2<br />
15 Coerenza .....................................................2<br />
16 Contenuto di armoniche ..............................2<br />
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da<br />
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed<br />
esprime la congruità della prestazione con prodotti<br />
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.<br />
IL VOTO DELLA REDAZIONE<br />
COSTRUZIONE ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■<br />
BANCO DI MISURA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
VERSATILITÀ ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
ASCOLTO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
FATT. CONCRETEZZA ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■<br />
QUALITÀ/PREZZO ■ ■ ■ ■ ■ | ■ ■ ■ ■ ■<br />
I voti sono espressi sulla base di un criterio<br />
qualitativo relativo al parametro qualità/prezzo<br />
determinato in relazione alla classe di appartenenza<br />
dell’apparecchio. Il fattore di concretezza è<br />
un parametro, frutto dalla nostra esperienza, che<br />
racchiude il valore nel tempo e l’affidabilità del<br />
prodotto, del marchio e del distributore.<br />
Da un lato il connettore<br />
di alimentazione di rete<br />
con innesto ad 8 e dal lato<br />
opposto le due coppie<br />
di connettori RCA uno per<br />
l’ingresso e l’altro passante<br />
se si vuole inserire il MyZic in una<br />
catena preesistente già cablata<br />
e con un solo collegamento.<br />
Una grande opportunità<br />
che aumenta la versatilità<br />
dell’apparecchio. Il prodotto in<br />
prova però, in fase di stand by,<br />
introduce distorsione nel resto<br />
della catena.<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 107
TEST<br />
L’OPINIONE<br />
Sarà la vecchiaia,<br />
sarà l’overdose di<br />
“grandi calibri”<br />
ascoltati, sarà più<br />
probabilmente la<br />
consapevolezza<br />
dei mutati stili di<br />
vita ma tendo ad entusiasmarmi<br />
sempre di più di fronte a prodotti<br />
economici quando hanno poco<br />
o nulla da invidiare a quelli più<br />
costosi.<br />
È la convinzione che questa sia<br />
la chiave del futuro ma anche<br />
una sorta di liberazione da<br />
un approccio eccessivamente<br />
impegnativo alla riproduzione<br />
della musica.<br />
Il MyZic è tutto questo e molto<br />
altro di più basti dire che ad uno<br />
come me, che non si è mai sognato<br />
di allestire un proprio sistema per<br />
l’ascolto in cuffia, ha fatto venire<br />
questa voglia!<br />
Il paragone con il Bryston BHA-1<br />
riesce al tempo stesso a confortare<br />
il valore dell’esperienza (il Bryston<br />
suona meglio e si percepisce) e<br />
quello della ragionevolezza: il<br />
MyZic non è tanto distante e val<br />
bene ragionare su quel “di più” e il<br />
costo che lo contraddistingue!<br />
Paolo Corciulo<br />
al banco di misura<br />
La risposta in frequenza si estende oltre i 100 kHz e non<br />
evidenzia nessuna variazione dovuta all’influenza del<br />
carico né alla posizione della manopola del volume.<br />
L’impedenza di uscita è di poco superiore a 0,7 Ohm,<br />
pertanto anche con cuffie a bassissima impedenza è<br />
difficile perturbare la risposta dell’apparecchio. L’impedenza<br />
di uscita dello stadio finale è molto bassa e<br />
l’amplificatore è in grado di produrre tensioni fino ad 8<br />
Vrms in uscita senza evidenziare significativi incrementi<br />
di distorsione armonica con carichi alti. Il clipping avviene<br />
poco oltre e dipende dal carico in uscita e si riduce a poco<br />
più di 3.5 Vrms su 16 R di carico! Il tappeto di rumore è<br />
estremamente basso e privo di spurie in banda e fuori<br />
banda. Con segnali in ingresso dell’ordine di 2 Vrms,<br />
data l’attenuazione del livello, il tappeto di rumore si<br />
abbassa ulteriormente e affiora una leggerissima presenza<br />
di armoniche centrata introno a 15 kHz legata<br />
all’alimentazione. Si tratta di disturbi insignificanti e che<br />
rimarcano l’eccellente circuito di alimentazione privo<br />
di disturbi in ingresso e in uscita. È curioso invece il<br />
fenomeno di distorsione presente sui connettori RCA<br />
quando l’apparecchio inserisce la condizione di stand-by.<br />
Si tratta di una variazione importante che impedisce il<br />
collegamento in cascata dell’apparecchio ad altri ma non<br />
preclude il suo funzionamento in modalità stand alone.<br />
e si desta dal suo “torpore” (segnalandolo:<br />
il led passa da rosso<br />
a bianco) solo quando si inserisce<br />
il jack e si alza il volume.<br />
Durante lo stand by il consumo<br />
è irrisorio e non si apprezzano<br />
rumori o disturbi di rete anche<br />
in fase di funzionamento; in altri<br />
termini si tratta del sistema<br />
<br />
della sua categoria. Inoltre, la<br />
scelta di utilizzare un alimentatore<br />
interno ha dato l’opportunità<br />
al costruttore di impiegare<br />
una tensione di alimentazione<br />
dello stadio di potenza senza i<br />
tipici vincoli di tanti altri prodotti<br />
che impiegano alimentatori<br />
esterni in corrente continua, oltre<br />
ad ottenere un netto miglioramento<br />
dei parametri elettrici<br />
dell’apparecchio: la tensione di<br />
uscita è molto elevata e consente<br />
<br />
poco sensibili e ad alta impedenza.<br />
In effetti il set di riferimenti<br />
La presenza di un caratteristico<br />
potenziometro rotativo al centro<br />
del pannello anteriore sembra<br />
essere una costante della linea<br />
“My”. Piacevole l’effetto della<br />
rotazione grazie all’inerzia<br />
della pesante ghiera in metallo:<br />
basta iniziare l’operazione per<br />
“risvegliare” l’apparecchio dallo<br />
stand by!<br />
utilizzati per testare il MyZic<br />
ha dato luogo ad una impronta<br />
sonora abbastanza stabile e in-<br />
lizzata<br />
se si esclude la Sennheiser<br />
IE 800 (vedi in altra parte di<br />
questo stesso numero) dove si<br />
<br />
contenuto di basse frequenze e<br />
una tendenza ad un indurimento<br />
sull’intera gamma a livelli di segnale<br />
elevati. Se proprio si vuole,<br />
è quest’ultimo l’unico elemento<br />
che contraddistingue in generale<br />
l’apparecchio da concorrenti<br />
ben più titolati, dato che il MyZic<br />
per le sue caratteristiche, avendo<br />
primeggiato a mani basse rispetto<br />
a concorrenti della medesima<br />
fascia di mercato, è stato principalmente<br />
paragonato a prodotti<br />
di ben altra caratura. Dal<br />
questo punto di vista va detto,<br />
infatti, che le prestazioni offerte<br />
dall’apparecchio sono davvero<br />
straordinarie e inaspettate in<br />
108 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
NUOVI STANDARD<br />
Lo chassis è realizzato in sei elementi<br />
componibili in ABS. La forma e le<br />
modalità di assemblaggio sono a dir<br />
poco curiose ma appaiono anche del<br />
tutto funzionali: due coperchi e quattro<br />
placchette laterali, due uguali e<br />
una con i fori delle connessioni e<br />
l’altra con la fessura per la ghiera di<br />
regolazione del volume. Il coperchio<br />
superiore è rivestito internamente<br />
con un tappetino bituminoso<br />
smorzante. Quattro viti installate<br />
sul fondo tengono in posizione le<br />
placchette laterali in un sandwich.<br />
L’intera area interna, seppur di piccole<br />
dimensioni, è completamente<br />
occupata da un PCB di eccellente<br />
fattura multistrato con piste di differenti<br />
sezioni. Da un alto è implementata<br />
la sezione di alimentazione<br />
di rete switching dotata di filtri in<br />
ingresso e in uscita. Al centro il circuito<br />
di amplificazione del segnale<br />
e poi la sezione di potenza affidata<br />
a due circuiti integrati della National<br />
LME49600, uno per canale, espressamente<br />
studiati per l’amplificazione<br />
di cuffie anche a bassa impedenza.<br />
La fattura e i componenti utilizzati<br />
sono eccellenti, molto al di sopra<br />
della classe del prodotto: condensatori<br />
blindati e resistori tradizionali<br />
ma installati con tecnica tipo SMD<br />
Mini-Melf.<br />
un prodotto di questa fascia di<br />
prezzo. L’impostazione timbrica<br />
è centrata particolarmente sulla<br />
gamma media con un effetto abbastanza<br />
proiettato in avanti della<br />
voce: non che la gamma alta<br />
sia velata ma prevale la gamma<br />
medioalta, in particolare le voci<br />
femminili che non perdono il<br />
copro ma assumono una specie<br />
di prevalenza che in alcuni casi<br />
è molto piacevole. In generale<br />
l’apparecchio propone una musicalità<br />
molto elevata e solo il paragone<br />
con prodotti dal costo ben<br />
superiore (il nostro riferimento<br />
assoluto Bryston BHA-1) mette<br />
in luce una leggera perdita di<br />
<br />
nella parte bassa della gamma,<br />
che comporta un impatto ed una<br />
estensione in basso minore che<br />
nel riferimento ma in una misura<br />
talmente ridotta da mettere<br />
fortemente in dubbio che quel<br />
quid in più meriti una spesa che<br />
è pari a 10 volte il prezzo del<br />
MyZic! Come accennato, l’unico<br />
elemento che a questo livello<br />
fa davvero la differenza sono<br />
le prestazioni ad alto volume,<br />
peraltro - vista la tensione d’uscita<br />
- si tratta sostanzialmente<br />
di una condizione inapplicabile:<br />
se si mantengono gli equilibri<br />
generali, oltre un certo livello<br />
i piani tendono a schiacciarsi<br />
fra loro e le voci ad indurirsi,<br />
effetto tipico della saturazione.<br />
Nel complesso e in funzione<br />
della sua classe di prezzo l’apparecchio<br />
presenta comunque<br />
parametri di eccellenza che ne<br />
consentono senza imbarazzo (e<br />
con ottimi risultati!) l’accoppia-<br />
tanti<br />
(nel nostro caso Sennheiser<br />
HD 800 e Audeze LCD3), senza<br />
mettere in luce particolari idiosincrasie.<br />
Non sorprende che il<br />
MyZic per molti punti di vista<br />
le<br />
esigenze dell’utente comune<br />
per quanto riguarda l’utilizzo,<br />
l’interfacciabilità e tutti gli aspetti<br />
pratici; se si esclude il malfunzionamento<br />
dell’uscita passante,<br />
affetta da una distorsione rilevata<br />
prima in fase di ascolto e poi<br />
confermata al banco di misura<br />
-<br />
<br />
progettazione ottimizzata che da<br />
un lato lascia intravedere i nuovi<br />
orizzonti qualitativi alla portata<br />
dei prodotti di prima fascia,<br />
dall’altro conforta su quella che<br />
è una tesi condivisa da questa<br />
rivista: può essere il microlusso<br />
la chiave di rilancio di questo<br />
settore... Il MyZic ne è un degno<br />
rappresentante!<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 109
Disco del mese<br />
a cura di Max Stèfani<br />
non aver gettato i tuoi soldi alle<br />
ortiche, ecco Wrote A Song For<br />
Everyone che colpisce basso e<br />
da dietro con l'assolo di Morello<br />
che (lui sì andrebbe gettato alle<br />
ortiche) firma l'episodio peggiore<br />
dell'album. Credere senza<br />
<br />
Bad Moon Rising proposta dalla<br />
Zac Brown Band con un azzecca-<br />
John Fogerty<br />
to accompagnamento bluegrass.<br />
WROTE A SONG<br />
FOR EVERYONE<br />
Incolore Long As I Can See The<br />
Light con i My Morning Jacket,<br />
Vanguard<br />
scolastica e bolsa. Il guizzo che<br />
non ti aspetti è Born On The<br />
John Cameron Fogerty è uno dei<br />
Bajou, se a Kid Rock non darei<br />
migliori songwriter di sempre e,<br />
un soldo, devo riconoscere che<br />
dote più rara, un incredibile per-<br />
<br />
former; visto nel tour 2010 nella<br />
voci e chitarre e il pezzo ci sta<br />
data di Lucca, ha sfoggiato una<br />
tutto.<br />
forma perfetta, la voce ancora<br />
Train Of Fools è l'altro inedito,<br />
<br />
un rock cadenzato; il treno del<br />
voglia di star sul palco, insom-<br />
giudizio trasporta un'umanità<br />
ma, dimostrava l'età che avreb-<br />
vinta, è il vecchio tema dell'ine-<br />
be voluto farci credere avesse,<br />
-<br />
con tutti quei lifting facciali ed<br />
te, ma il brano ha un suo fascino,<br />
il pacchiano posticcio di capelli<br />
nero. Someday Never Come con<br />
ramati. E se va bene per il corpo,<br />
i Dawes è una nenia senza spe-<br />
deve aver pensato John, andrà<br />
ranza mentre Bob Seger prova a<br />
bene anche per la musica e così<br />
nobilitare una Who'll Stop The<br />
abbiamo fra le mani l'ennesimo<br />
Rain che non ricorderemo a<br />
album tributo-a-se-stesso del<br />
lungo. Hot Road Heart con Brad<br />
dinosauro di turno che convo-<br />
Paisley è inutile, il giochino dei<br />
ca improbabili chirurghi per<br />
duetti ha stancato. Restano due<br />
svecchiare almeno l'aspetto, la<br />
Have You<br />
pelle, di brani che han fatto la<br />
Ever Seen The Rain con Alan<br />
storia e che, spesso, un simile<br />
Jackson, cantautore country,<br />
trattamento non lo avrebbero<br />
davvero insipida, e, buona ul-<br />
meritato. Non voglio dire che<br />
del sig. Fogerty, un ascolto privo<br />
Keith Urban, atmosfere country<br />
tima Proud Mary in una ver-<br />
l'autore non sia libero di assas-<br />
di pregiudizi qualche sprazzo di<br />
e chiusura di banjo, Lodi John<br />
sione cajun che rende onore a<br />
sinare la title track o che la Sony<br />
luce tra le ombre, lo rivela.<br />
-<br />
tanta scrittura, Allen Toussaint<br />
non possa restaurare il marchio<br />
Partenza incoraggiante, la<br />
gliolanza e questo avrebbe dovu-<br />
dirige le danze, la Rebirth Brass<br />
"Vanguard" per dare veste nobi-<br />
Fortunate Son con i Foo<br />
to restare un episodio domesti-<br />
Band ci mette un caldo suono di<br />
le, business is business, al pro-<br />
Fighters è tirata, compatta, ben<br />
co. Mystic Highway è il primo<br />
ottoni e Jennifer Hudson voce<br />
dotto, ma non siamo di primo<br />
suonata e cantata meglio, con<br />
-<br />
ed anima.<br />
pelo. Detto della sostanziale inu-<br />
le voci di John e Dave che si al-<br />
ra; ballata countryrock con cori<br />
Dopo tanto amaro John ci lascia<br />
tilità artistica dell'operazione e<br />
ternano per ritrovarsi nei cori,<br />
alla Creedence impreziosita dal<br />
con un sorso di whiskey della<br />
dell'effetto opposto che la mossa<br />
davvero niente male. Ordinaria<br />
<br />
Louisiana.<br />
avrà sul cospicuo conto corrente<br />
Almost Saturday Night con<br />
ma mentre cominci a pensare di<br />
Giampiero Marcenaro<br />
110 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
Mark Kozelek & Jimmy LaValle<br />
PERILS FROM THE SEA<br />
Caldo Verde<br />
Mark Kozelek fa parte di quella<br />
generazione di musicisti americani<br />
baciata dalla grazia creativa<br />
e dal tormento esistenziale,<br />
quella di Elliott Smith e Kurt<br />
Cobain, ma, pur avendo avuto<br />
sin dagli esordi il supporto della<br />
critica, non ha mai raggiunto il<br />
grande pubblico e oggi è uno dei<br />
segreti meglio custoditi dell’indie<br />
d’oltreoceano. All’inizio degli<br />
anni ’90 ha realizzato una serie<br />
un monumento dello slowcore<br />
esitazione di dare seguito con<br />
e minimale. Dall’andamento<br />
di album in cui la sofferta au-<br />
contenente, oltre a Lord Kill The<br />
un intero album. Affidando<br />
ciondolante di Gustavo all’at-<br />
<br />
Pain, altri cinque brani epoca-<br />
completamente le musiche e gli<br />
mosfera soffocante di Baby In<br />
ballate folk dalle tinte plumbee,<br />
li. Conclusa l’esperienza Red<br />
arrangiamenti alle mani esperte<br />
Death Can I Rest Next To Your<br />
l’infanzia fatta di traumi e dipen-<br />
House Painters, Kozelek formò<br />
di LaValle, Kozelek si è concen-<br />
Grave, passando per l’elettro-<br />
denze (la leggenda narra che fos-<br />
i Sun Kil Moon con il batterista<br />
trato sulle liriche e, ancora una<br />
country di You Missed My<br />
se invischiato con le droghe già<br />
Anthony Kautsos e iniziò a dare<br />
volta, ha praticato una tale vivi-<br />
Heart, per le tastiere alla Suicide<br />
a dieci anni) tradotta in liriche<br />
alle stampe diversi dischi soli-<br />
sezione della propria anima da<br />
di Ceiling Gazing, per l’arpeggio<br />
crude in cui Kozelek si metteva<br />
sti, la maggior parte dei quali di<br />
<br />
penetrante di Caroline o per la<br />
<br />
pregevole fattura.<br />
secche, dure si alternano ad al-<br />
sussurrata He Always Felt Like<br />
all’autolesionismo. In Lord Kill<br />
Già da un po’ si parlava di un<br />
tre più oniriche ma mai meno<br />
Dancing, vicina agli Arab Strap<br />
The Pain cantava “don't want to<br />
album in collaborazione con<br />
che dolorose. Kozelek è paro-<br />
di Philophobia, Perils From The<br />
ask you again/kill my girlfriend<br />
Jimmy LaValle, meglio co-<br />
liere capace di creare una sce-<br />
Sea è un disco privo di orpelli,<br />
and kill my best friend Sam/<br />
nosciuto con il moniker The<br />
na con pochi tocchi, refrattario<br />
scarno eppure vivo di un amore<br />
cause I saw them making eyes<br />
Album Leaf, e l’attesa, tra i fan<br />
all’inutile. Raccoglie la propria<br />
impossibile, solcato dalla voce<br />
again/…/kill my neighbors and<br />
e non solo, non era poca. Il pri-<br />
lingua attorno a grumi di poesia<br />
rotta ma a suo modo suadente di<br />
all my family too/they doubt<br />
mo vagito del progetto risale al<br />
che rappresentano, messi uno di<br />
Kozelek. Una raccolta di undici<br />
my direction”, giusto per rende-<br />
settembre 2011 quando Kozelek,<br />
seguito all’altro, un affresco sul<br />
brani lunghi, ipnotici, che sanno<br />
re l’idea del genere di crudezza a<br />
grande ammiratore dei lavori di<br />
mal di vivere che in pochi, dopo<br />
divincolarsi dalla forma canzo-<br />
cui mi riferisco. La sua band si<br />
LaValle, propose al collega di<br />
oltre venti anni di psicoanalisi<br />
ne per abbracciare un deserto<br />
chiamava Red House Painters e,<br />
scrivere una canzone insieme e<br />
pubblica, sarebbero capaci di<br />
musicale fatto di monologhi<br />
se ai tempi l’avete perso, dovete<br />
il risultato fu la splendida What<br />
sostenere. Non inganni la so-<br />
dell’anima e di una meravigliosa<br />
recuperare almeno il debutto<br />
Happened To My Brother,<br />
leggiata copertina, i toni sono<br />
<br />
Down Colorful Hill del 1992,<br />
alla quale i due decisero senza<br />
quelli della folktronica più cupa<br />
Pierluigi Lucadei<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 111
Disco del mese<br />
a cura di Max Stèfani<br />
The National<br />
TROUBLE WILL FIND ME<br />
4AD<br />
Partiamo dalla considerazione<br />
che i National si stanno imponendo<br />
come una delle band<br />
die<br />
rock contemporaneo: dagli<br />
esordi in poi sono andati costantemente<br />
migliorando, sia in<br />
termini di qualità che di visibilità,<br />
senza mai compiere passi<br />
falsi. Prima con Alligator, il loro<br />
terzo album, che li rivelò ai più<br />
televisiva americana, senza mai<br />
sicuro come grandi classici nel<br />
digipack, fra le quali la coperti-<br />
recettivi, poi con Boxer, il disco<br />
scadere nel vuoto cosmico degli<br />
repertorio della band. L’iniziale<br />
na, Fragmentation, ovvero studi<br />
che li impose come realtà di pri-<br />
ultimi Coldplay, che di questo<br />
I Should Live In Salt ed i mo-<br />
sul sezionamento e la distorsio-<br />
missimo piano, e tre anni fa con<br />
sub-genere sono diventati gli<br />
menti moderatamente più up-<br />
ne del corpo umano attraverso<br />
High Violet, la consacrazione a<br />
<br />
tempo (Don’t Swallow The Cup,<br />
l’utilizzo di lastre di vetro a spec-<br />
livello mondiale. Trouble Will<br />
Se accettate un suggerimento,<br />
Graceless e Humiliation) emer-<br />
chio, realizzata dalla sudcoreana<br />
Find Me non poteva deludere,<br />
partite dall’ascolto di Demons,<br />
gono sulle altre, sapientemente<br />
Bohyun Yoon.<br />
ed infatti non delude, aggiun-<br />
la canzone perfetta, fra le mi-<br />
alternate con gli episodi più<br />
Trouble Will Find Me chiu-<br />
gendo un ulteriore tassello al<br />
gliori del primo scorcio di 2013:<br />
soffusi (chi non ama i National<br />
de una fase della carriera dei<br />
loro percorso di crescita. È vero<br />
tre strofe e tre ritornelli in co-<br />
dirà “più noiosi”). Dalle note<br />
National, imponendoli come<br />
che non muta di un millimetro<br />
stante crescendo, nessun inutile<br />
di copertina apprendiamo del-<br />
una delle formazioni più im-<br />
l’approccio stilistico del quin-<br />
orpello, non una nota di troppo,<br />
la presenza di Annie Clark (St.<br />
portanti a livello mondiale e<br />
tetto di Brooklyn, rendendolo<br />
un ending da applausi, una com-<br />
Vincent) e Sufjan Stevens, ma i<br />
<br />
un tantino troppo prevedibile,<br />
posizione che è un piccolo capo-<br />
loro apporti risultano impercetti-<br />
quintetto le porte del mainstre-<br />
ma è altrettanto vero che con-<br />
lavoro, in grado di proseguire<br />
bili nell’economia di un progetto<br />
am. Un affresco dei nostri tempi,<br />
fermarsi più volte su livelli di<br />
-<br />
che viaggia benissimo senza bi-<br />
sempre a cavallo fra cantauto-<br />
eccellenza è cosa tutt’altro che<br />
neato Mistaken For Strangers<br />
sogno di stampelle: se gli ospiti<br />
<br />
semplice o scontata. Il nuovo<br />
e Bloodbuzz Ohio. Tutto è inap-<br />
avessero osato di più, avremmo<br />
new wave, fra minimalismo da<br />
lavoro di Matt Berninger e soci<br />
puntabile in questa traccia: la<br />
magari assistito a qualche piace-<br />
camera e costante ricerca del-<br />
propone una sequenza di belle<br />
voce baritonale, il drumming<br />
vole diversivo.<br />
la melodia perfetta, senza mai<br />
canzoni che potrebbero fare la<br />
tutto giocato sui tom, il lavoro ar-<br />
Ricco di spunti il booklet, che<br />
uscire dalle righe, cosa che in<br />
gioia dei produttori di Grey’s<br />
tigianale svolto dalle tenui chitar-<br />
raccoglie tredici opere di al-<br />
proiezione futura potrebbe rap-<br />
Anatomy, tracce malinconi-<br />
re. Ma dentro Trouble Will Find<br />
trettanti artisti contempora-<br />
presentare l’unico pericoloso<br />
camente perfette per fungere<br />
Me ci sono almeno altri quattro<br />
nei, ognuna associata ad un<br />
limite della band.<br />
da sottofondo a qualsiasi serie<br />
episodi che si imporranno di<br />
testo, più le immagine del<br />
Claudio Lancia<br />
112 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
RECENSIONI<br />
Editors<br />
Guy Davis<br />
Hollis Brown<br />
Inge Andersen<br />
THE WEIGHT OF YOUR LOVE<br />
JUBA DANCE<br />
RIDE ON THE TRAIN<br />
FALLEN ANGEL<br />
PIAS Records<br />
Dixie Frog<br />
Alive Records<br />
Meyer<br />
Dopo le folli corse riprese nel video-<br />
Che il blues abbia un'importanza<br />
Mike Montali e Jon Bonilla, voce e<br />
Sarebbe interessante capire perché<br />
clip di Papillon e l'immersione electro<br />
decisiva nella nascita della popular<br />
chitarra degli Hollis Brown, sono<br />
il folk rock e il country rock hanno<br />
(peraltro non completamente riusci-<br />
music è un dato di fatto acquisito.<br />
due ragazzi di New York che devono<br />
sempre avuto in Olanda un pubbli-<br />
ta) di In This Light And On This Evening,<br />
Quelle che mancano, d'altra parte,<br />
aver trovato il modo di viaggiare nel<br />
co molto attento. Tanto da spingere<br />
gli Editors tornano ad indossare vesti<br />
sono le occasioni per ascoltarlo dal<br />
tempo e hanno deciso di fare un giro<br />
una casa discografica come la A&M<br />
analogiche. Son passati quattro anni<br />
vivo. Le generazioni più giovani non<br />
nel 1968, con gli Stones che tornano<br />
a pubblicare solo lì un album come<br />
dalla svolta sintetica, la pausa più lun-<br />
amano ricordare il passato e per rac-<br />
alle radici blues con Beggars Banquet,<br />
Roadmaster di Gene Clark. Sono<br />
ga intercorsa fra due loro album, un<br />
contare il presente preferiscono usa-<br />
Hendrix che realizza il capolavoro<br />
passati molti anni, è vero, ma la ter-<br />
periodo reso difficile dalla partenza<br />
re altri linguaggi. Anche per questo,<br />
Electric Ladyland e, soprattutto, con<br />
ra dei tulipani continua ad essere un<br />
del chitarrista Chris Urbanowicz, per<br />
a prescindere dall'intrinseco valore<br />
i Creedence Clearwater Revival che<br />
rifugio sicuro per un certo tipo di so-<br />
divergenze di opinioni sulla direzione<br />
di quello che fa, ci sembra molto<br />
esordiscono nel segno dello swamp<br />
norità e di poetica. Inge Andersen<br />
musicale da intraprendere.Lo scorso<br />
importante la presenza di un mu-<br />
rock. Ride On The Train è un disco in<br />
ha sempre amato il songwriting e<br />
anno la band di Birmingham si è data<br />
sicista che rivendica con orgoglio il<br />
tutto e per tutto figlio delle intuizioni<br />
la poesia, e pur essendo laureata<br />
uno scossone ed oggi confeziona un-<br />
suo status di bluesman. Attraverso il<br />
musicali che hanno fatto la fortuna<br />
in Scienze Sociali, ha coltivato le<br />
dici nuove tracce (più altre tre nella<br />
recupero dei classici e dei racconti<br />
di John Fogerty e soci, un disco che<br />
sue passioni sul campo. L'amicizia<br />
deluxe edition) di orecchiabile e ma-<br />
di nonni e bisnonni, Davis narra le<br />
però sarebbe un peccato perdere<br />
con il cantautore americano Eric<br />
linconico indie pop, che potrebbero<br />
vicissitudini del popolo nero. Ci ren-<br />
scoraggiati da un derivativismo sfac-<br />
Andersen, che si era da tempo tra-<br />
far breccia su non pochi nuovi adepti.<br />
de altresì partecipi del come e del<br />
ciatamente palesato già dalla grafica<br />
sferito in Norvegia, è diventata un<br />
Dalle atmosfere Depeche Mode dell'i-<br />
perché un bimbo cresciuto nei sob-<br />
di copertina, tipicamente Sixties. La<br />
grande amore e Fallen Angel ne è l'i-<br />
niziale The Weight a certi riferimenti<br />
borghi della middle-class di New York<br />
scrittura di Mike e Jon è fresca, cari-<br />
spirata testimonianza. C'è l'Olanda<br />
epici stile U2 (A Ton Of Love, scelta<br />
si sia interessato alle sue radici, com-<br />
ca di vitalità, e ad evitare una sterile<br />
filoamericana di cui dicevamo - Eric<br />
come primo singolo), la band di<br />
piendo un percorso spesso doloro-<br />
operazione nostalgia ci pensa la pro-<br />
e Inge vivono a Utrecht - ma ad essa<br />
Tom Smith si spossessa in maniera<br />
so. Tra gli artisti che Davis considera<br />
duzione grintosa di Adam Landry (già<br />
si è aggiunta una forte attitudine co-<br />
quasi definitiva del fantasma dei Joy<br />
essenziali nella sua crescita spicca-<br />
a lavoro con i Deer Tick, che si muo-<br />
smopolita: l'album ha testi in inglese,<br />
Division.Brani come Sugar sono indi-<br />
no Blind Willie McTell, Skip James,<br />
vono in un ambito musicale molto vi-<br />
ma è stato registrato in Italia con la<br />
scutibilmente ben fatti, anche se già<br />
Mance Lipscomb, Mississippi John<br />
cino). Gli undici brani si susseguono<br />
coproduzione di Eric Andersen e del<br />
sentiti, e largo spazio viene riservato<br />
Hurt, Taj Mahal e Buddy Guy. Alcuni<br />
con un ritmo serrato, facendo venir<br />
violinista Michele Gazich, e con il<br />
alle soluzioni più delicate (What Is This<br />
di questi nomi li troviamo tra i credits<br />
voglia di scuotere il sedere anche<br />
contributo di Paolo Costola, Fabrizio<br />
Thing Called Love, Nothing), ma nella<br />
di questo bel disco, ma Davis non si<br />
all'ascoltatore più pigro. Più che nelle<br />
Carletto e Reinhard Kobialka e della<br />
sfida a distanza con gli Interpol per<br />
limita al pur prezioso impegno di<br />
ballate When The Water's Warm e If It<br />
tedesca Meyer Records. L'ambiente<br />
aggiudicarsi lo scettro di paladini del-<br />
"storico" del blues acustico e scrive<br />
Ain't Me è infatti nel ritmo sostenuto<br />
protetto che si è creato intorno a<br />
la scena new new wave, continuano a<br />
brani originali, creando un efficace<br />
di Walk On Water, nel sensuale soul di<br />
Inge le ha consentito di esprimersi<br />
soccombere a causa dell'incapacità di<br />
cortocircuito tra ieri e oggi. Alla sua<br />
Faith & Love e soprattutto nel suda-<br />
al meglio e di scrivere e realizzare un<br />
produrre un disco cult dello spessore<br />
bella voce e al suo limpido stile chi-<br />
tissimo Doghouse Blues che il valore<br />
album molto intenso e appassiona-<br />
di Turn On The Bright Lights.<br />
tarristico fa da contraltare l'armonica<br />
degli Hollis Brown emerge prepoten-<br />
to, un classico e splendido esempio<br />
Claudio Lancia<br />
dell'ottimo Fabrizio Poggi.<br />
temente. Da tenere d'occhio.<br />
di singer-songwriting folk.<br />
Giancarlo Susanna<br />
Pierluigi Lucadei<br />
Giancarlo Susanna<br />
114 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
RECENSIONI<br />
Jacco Gardner<br />
Laura Marling<br />
Loveless Whizzkid<br />
Mavis Staples<br />
CABINET OF CURIOSITIES<br />
ONCE I WAS AN EAGLE<br />
WE WERE ONLY TRYING TO SLEEP<br />
ONE TRUE VINE<br />
Trouble In Mind<br />
Virgin<br />
Seahorse 2013<br />
Anti<br />
C'è qualcuno qua fuori che sa ancora<br />
Solo sei anni fa Laura Marling era un<br />
Venti anni a testa, Catania la loro cit-<br />
Torna la coppia che tre anni fa con lo<br />
divertirsi Jacco Gardner è olandese,<br />
tenero germoglio nel vivaio planeta-<br />
tà. I Loveless Whizzkid pare abbiano<br />
splendido You're Not Alone portò a<br />
ha 24 anni, ed ha registrato un disco<br />
rio di MySpace, e oggi, ad appena 23<br />
registrato l'album d'esordio in soli<br />
casa un Grammy come miglior album<br />
nel 1967. Cioè, ha registrato un disco<br />
anni , ha già fruttificato per la quarta<br />
cinque giorni, e ne è venuto fuori un<br />
di Americana. Sono Mavis Staples,<br />
come se l'avesse fatto nel 1967, so-<br />
volta, dando alla luce un disco ritroso<br />
disco che scorre incandescente come<br />
erede della gloriosa famiglia omoni-<br />
gnando la California di Monterey o,<br />
e difficile come pochi, specie di questi<br />
la lava di un vulcano. La tradizione in-<br />
ma del gospel e probabilmente ulti-<br />
più appropriatamente, l'UFO Club di<br />
tempi. È lei, a detta di molti l'erede<br />
ternazionale targata anni Novanta di-<br />
ma grande interprete ancora vivente<br />
Londra. Polistrumentista di talento,<br />
naturale di Joni Mitchell e Sandy<br />
chiara ispirazioni: Pavement, Mogwai,<br />
del genere, e l'eroe dell'alternative/<br />
Jacco canta e registra ogni strumento<br />
Denny. Io sarei più prudente: parlerei<br />
Nirvana. Ma basta dire che il maste-<br />
kraut/rock, Jeff Tweedy. Come allora,<br />
(tranne la batteria), compresi quelli<br />
piuttosto di una pretendente al trono.<br />
ring dell'album è di Bob Weston degli<br />
lui produttore, lei voce meravigliosa. Il<br />
più strani come il clavicembalo e<br />
Le troppe lacune in Composizione (la<br />
Shellac e il mixaggio è di Sasha Tilotta<br />
secondo episodio del sodalizio ripete<br />
il mellotron. E mette assieme bra-<br />
materia più importante all'Accademia<br />
dei Three Second Kiss, e ce ne cavia-<br />
quanto tracciato la volta precedente,<br />
ni come si trattasse di un disco dei<br />
dei cantautori) la espongono a ine-<br />
mo fuori. C'è qualcosa di sensuale, in<br />
forse in modo ancor più minimalista:<br />
Turtles, di Donovan, Syd Barrett,<br />
vitabili sudditanze stilistiche, e alla<br />
quel modo di cantare scazzato su un<br />
voci, tante e maestose, quella di Mavis<br />
Nick Drake, un po' di Kinks, un po' di<br />
facile deriva delle lungaggini. Ma a<br />
tappeto post-rock spruzzato di noise.<br />
su tutte, e poi soltanto basso, batte-<br />
Brian Wilson. No, a dire il vero come<br />
sistemar le cose ci pensa il produt-<br />
La durezza dei Loveless Whizzkid è<br />
ria, chitarre acustiche e pochissime<br />
si trattasse di un disco dei Pink Floyd<br />
tore Ethan Johns (giusto sarebbe<br />
solo una difesa: i loro suoni sono in<br />
elettriche e tastiere solo accennate.<br />
"di Syd Barrett", al netto della sua fol-<br />
chiamarlo coautore, come precisa la<br />
realtà colmi di sogni. È un rock che<br />
Lo spazio è appunto tutto per la voce<br />
lia: diciamo uno dei bei brani scritti<br />
stessa Marling nelle note di coperti-<br />
non risparmia bordate taglienti,<br />
di lei e dei suoi accompagnatori, un<br />
da Rick Wright o Roger Waters, tipo<br />
na), plasmando rilievi e chiaroscuri<br />
eppure a tratti si avvicina allo shoe-<br />
gospel rock antico come i segreti che<br />
Paintbox, Remember a Day o Julia<br />
in una materia sonora che altrimenti<br />
gaze. Sporchi ma raffinati, i Loveless<br />
si celavano nei basement tapes di Bob<br />
Dream. Il risultato è sempre grade-<br />
risulterebbe piuttosto informe. Gli<br />
Whizzkid esordiscono bene: Lovely<br />
Dylan, e come quella cantina sprigio-<br />
volissimo, innalzandosi talvolta a<br />
bastano un contrabbasso, un violon-<br />
Ball of Snot è slabbrata e sensualmen-<br />
nò un vento nuovo su tutta la scena<br />
sfiorare la magia, come in Chameleon<br />
cello e qualche percussione per dar<br />
te poprock quanto basta per aprire la<br />
rock di allora, questo disco ne preser-<br />
o Clear The Air, quando si ha davvero<br />
forma e dinamica alle canzoni, e far-<br />
strada all'ascolto di un album molto<br />
va per i posteri la bellezza. Dal gospel<br />
l'impressione di aver messo sullo ste-<br />
ne emergere tutti i numi tutelari: Joni<br />
carnale. Blue Butted Baboons è una<br />
purissimo di brani come Holy Ghost,<br />
reo uno di quei dischi con la fluida<br />
Mitchell ma anche Gillian Welch, Nick<br />
sorta di filastrocca, quasi recitata su<br />
antico e pregiato come un vecchio<br />
etichetta Harvest che ci ipnotizzava.<br />
Drake ma anche Bonnie "Prince" Billy.<br />
un tappeto di scarafaggi rock. Jassie's<br />
bourbon, attraverso inquietanti visio-<br />
Cabinet Of Curiosities è intrigante,<br />
Il disco è diviso in due distinte parti:<br />
Disappeared si fa aerea e spicca il volo,<br />
ni bluesy come Every Step, al sound<br />
emozionante, evocativo e capace di<br />
la prima più cupa e monocorde; la<br />
mentre gli oltre nove minuti di The<br />
inconfondibilmente The Band come<br />
trascinare l'ascoltatore in uno spazio<br />
seconda che invece fa progressiva-<br />
Golden Cockroach's Pingball Song<br />
Jesus Wept, al debordante funk di I Like<br />
tempo affascinante. Canzoni che reci-<br />
mente spazio a strumenti e melodie,<br />
sono follemente geniali e trascinano<br />
the Things About Me, alla deliziosa bal-<br />
tano l'incantesimo dei pensieri felici.<br />
e culmina nel favoloso Hammond<br />
senza soluzione di continuità verso<br />
lata folkie di For Celestial Shores, fino al<br />
Per me tanto basta per fare del disco<br />
di Where Can I Go e della successiva<br />
una Cousin Lizard che almeno per<br />
blues downhome di Sow Good Seeds<br />
di questo pifferaio magico un prodot-<br />
Once. Ci vuole calma e predisposizio-<br />
metà smussa gli spigoli della mente<br />
e alla conclusiva title track, un disco<br />
to unico nell'offerta di quest'anno.<br />
ne d'animo, ma ne vale la pena.<br />
già stimolati da cotanta corrosività.<br />
incantevole e senza tempo.<br />
Blue Bottazzi<br />
Claudio Di Marco<br />
David Drago<br />
Paolo Vites<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 115
RECENSIONI<br />
Miracle Mile<br />
Phoenix<br />
Savages<br />
Scott Matthew<br />
IN CASSIDY'S CARE<br />
BANKRUPT!<br />
SILENCE YOURSELF<br />
UNLEARNED<br />
MeMe<br />
V2 Records<br />
Matador/Self<br />
Glitterhouse<br />
Uno dei problemi che da sempre as-<br />
Replicare un disco ottimo come<br />
Arriva dalla sempre frenetica Londra<br />
Dell'arte della cover si potrebbe<br />
sillano i musicisti - rock, folk o pop che<br />
Wolfang Amadeus Mozart non è<br />
una nuova band tutta al femminile ri-<br />
scrivere a lungo. C'è chi fa cambia-<br />
siano - riguarda la possibilità di fare<br />
un'impresa semplice, soprattutto<br />
ottosa ed arrabbiata, in grado di cen-<br />
menti minimi alle versioni originali<br />
della musica un lavoro, quello che gli<br />
quando è il migliore della propria<br />
trifugare nel proprio esordio almeno<br />
e chi, al contrario, preferisce stravol-<br />
anglosassoni chiamano "day job" e<br />
carriera, ma in ogni caso, cercare<br />
trent'anni di musica, da Siouxsie<br />
gerle, sottolineando soltanto alcuni<br />
che dovrebbe garantire la sopravvi-<br />
di mantenere un alto standard è<br />
Sioux alle Sleater-Kinney. Jehnny<br />
aspetti. Visto e considerato che Scott<br />
venza. Potremmo riempire pagine e<br />
comunque un nobilissimo senti-<br />
Beth (già nel duo francese indie-rock<br />
Matthew aveva in mente un intero<br />
pagine con le vicende di chi è riuscito<br />
mento. La formula è la stessa: pop<br />
John & Jehn) ci mette la voce, Gema<br />
album di cover, i due atteggiamen-<br />
a far quadrare il cerchio e di chi, inve-<br />
da classifica tirato e ben suonato,<br />
Thompson le chitarre, Ayse Hassan e<br />
ti coincidono e convivono in modo<br />
ce, è stato costretto ad abbandonare<br />
melodie appiccicose che strizzano<br />
Fay Milton si occupano della sezio-<br />
a volte sorprendente. Prendiamo I<br />
la parte creativa della propria esisten-<br />
l'occhio agli Strokes (il primo singo-<br />
ne ritmica. Sei corde grungiate che<br />
Wanna Dance With Somebody, per<br />
za. Il cantautore inglese Trevor Jones,<br />
lo estratto Entertainment) e alla fine<br />
generano cascate di elettricità (I Am<br />
esempio, tratta dal repertorio di<br />
che da anni si cela dietro la sigla<br />
degli anni '80 (Don't; Drakkar Noir), il<br />
Here) ed abrasivi approcci post punk<br />
Whitney Houston. Matthew ne met-<br />
Miracle Mile, è riuscito a coniugare<br />
tutto diretto dalla produzione pom-<br />
(City's Full) sono le colonne portanti<br />
te in evidenza il lato malinconico,<br />
l'amore per la musica con un lavoro<br />
posa di Philippe Zdar dei Cassius. Se<br />
sulle quali vengono costruite undici<br />
con una operazione che ricorda la<br />
impegnativo come quello dell'inse-<br />
si ripensa alla carriera dalla band di<br />
tracce di garage rock tanto derivati-<br />
versione di Save The Last Dance For<br />
gnante elementare. Scrivere canzoni<br />
Versailles si rimane piacevolmente<br />
vo quanto diretto ed istintivo, teso<br />
Me realizzata da Harry Nilsson con la<br />
e poi inciderle in modo professionale<br />
colpiti dai continui cambi di dire-<br />
anche alla denuncia sociale, come<br />
produzione di John Lennon. Altrove<br />
nel tempo che l'insegnamento gli la-<br />
zione: il primo disco United in stile<br />
emerge in maniera chiara dalla lettu-<br />
il barbuto cantautore di Shortbus si<br />
scia non è per lui un sogno irraggiun-<br />
French touch, il secondo più soul<br />
ra dei testi. L'approccio a volte sfocia<br />
accontenta - si fa per dire - di una ri-<br />
gibile. Siamo abituati alla bellezza dei<br />
Alphabetical, un terzo, It's Never Been<br />
nell'hardcore (la spedita Hit Me), altre<br />
lettura discreta, puntando sull'inne-<br />
suoi dischi, ma questa volta Jones -<br />
Like That, quasi rock e ora con que-<br />
volte richiama l'estetica tipicamente<br />
gabile fascino della sua voce. Mondi<br />
sostenuto come sempre da Marcus<br />
sto Bankrupt e con lo scorso WAM<br />
Banshees (No Face). Lo strumenta-<br />
apparentemente lontani si ritrovano<br />
Cliffe - si è superato. In Cassidy's Care,<br />
decisamente virati sul pop; ciò nono-<br />
le ambient-industrial Dead Nature,<br />
simili nel formato di una canzone e<br />
che sta già raccogliendo i consensi<br />
stante pur con tutti questi cambi di<br />
l'urticante eleganza di Strife e le due<br />
ci ricordano che sono quasi sempre<br />
della critica, è un album praticamente<br />
direzione, lo stile à la Phoenix esiste,<br />
riuscite dark ballad Waiting For A Sign<br />
le canzoni a scandire il respiro delle<br />
perfetto, in mirabile equilibrio tra folk<br />
ed è uno stile che ricorda gli Sparks<br />
e Marshal Dear completano lo spettro<br />
nostre vite, che siano dei Radiohead<br />
pop e canzone d'autore. Impossibile<br />
più melodici e più pop (S.O.S in Bel<br />
musicale proposto. Di passaggio in<br />
o di Morrissey, dei Joy Division o di<br />
citare un solo titolo, ma non si può<br />
Air, Clorophorm). Dicevamo dunque<br />
Italia per una data del loro tour (il 21<br />
Kris Kristofferson, di Neil Young o di<br />
ignorare Beach Song, impreziosita dal<br />
che replicare un successo inaspet-<br />
maggio al Magnolia di Milano), han-<br />
Danny Whitten, lo sfortunato leader<br />
coro formato dagli studenti di Jones.<br />
tato come il precedente disco non è<br />
no confermato anche dal vivo tutto il<br />
dei Crazy Horse. Quello che Scott<br />
Il quale, non contento del suo doppio<br />
umanamente possibile, ma tentarci<br />
bene che di loro si sta dicendo in giro.<br />
Matthew ci chiede è un lasciarsi anda-<br />
impegno, ha pubblicato un racconto<br />
è comunque ammirevole.<br />
Sembrano avere tutti gli ingredienti<br />
re alla loro bellezza senza tener con-<br />
con lo stesso titolo del disco in forma-<br />
Lorenzo Cibrario<br />
necessari per non diventare l'ennesi-<br />
to di steccati culturali troppo rigidi,<br />
to Kindle su Amazon.uk.<br />
ma meteora bruciata troppo in fretta.<br />
unlearned, appunto. A noi sembra che<br />
Giancarlo Susanna<br />
Claudio Lancia<br />
abbia ragione. Ascoltare per credere.<br />
Giancarlo Susanna<br />
116 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
RECENSIONI<br />
The Piedmont Brothers Band<br />
These New Puritans<br />
Todd Rundgren<br />
Tre Allegri Ragazzi Morti<br />
RARITIES<br />
Autoprodotto<br />
FIELD OF REEDS<br />
Infectious<br />
STATE<br />
Cherry Red - Esoteric Recordings<br />
NEL GIARDINO DEI<br />
FANTASMI<br />
La Piedmont Brothers band è indub-<br />
Tre anni fa Hidden lanciò in orbita il<br />
ll Mozart di Philadelphia è il so-<br />
La Tempesta<br />
biamente legata al suono country-<br />
nome di questa compagine inglese,<br />
prannome che si è procurato Todd<br />
Da eterna promessa a realtà consoli-<br />
rock degli anni '60, che ha avuto la<br />
oggi pronta a fornire risposte con-<br />
Rundgren, per il suo talento di raf-<br />
data di casa nostra: a due anni dalla<br />
punta di diamante nei mitici The Byrds.<br />
crete sulla propria direzione artistica.<br />
finato songwriter e virtuoso poli-<br />
virata Jamaican style di Primitivi del<br />
La formazione italo-americana, giun-<br />
Field Of Reeds, terzo episodio della<br />
strumentista e per la facilità con cui<br />
futuro, torna la band di Pordenone.<br />
ta al quinto CD, è costituita principal-<br />
discografia dei Puritans, è una se-<br />
scriveva hit a comando. Un talento<br />
Di quegli esperimenti restano poche<br />
mente dai due leader: l'americano Ron<br />
quenza di paesaggi dipinti su tela,<br />
concentrato negli anni Settanta<br />
tracce nel rocksteady di La mia vita<br />
Martin, che vive a Eden, e il varesino<br />
ambizioso nel suo essere orchestrale<br />
su una sequenza di album (spesso<br />
senza te, nelle movenze in levare di<br />
Marco Zanzi che vive ai piedi del Sacro<br />
e quasi privo di ritmo, con la batteria<br />
doppi), creativi ed orecchiabili mix<br />
Alle anime perse e nelle digressioni<br />
Monte e delle Prealpi. I due si sono co-<br />
presente in poche circostanze, e la<br />
di tradizione musicale americana,<br />
dub de Il nuovo ordine. I TARM affron-<br />
nosciuti sul web e allo stesso modo<br />
vivacità affidata ai contrappunti di<br />
dalle operette di Broadway al soul<br />
tano il settimo lavoro con spirito in-<br />
hanno conosciuto l'australiano Ray O'<br />
archi e ottoni. Un progetto profon-<br />
della Motown, dai cantautori à la<br />
die e testi giovanilistici che trattano<br />
Neill che qui risulta come Executive<br />
damente debitore verso quegli stessi<br />
Laura Nyro al sound della Philles, dai<br />
d'incertezze sul futuro, amori naufra-<br />
Producer del progetto. Questo Rarities,<br />
lieder (composizioni della tradizione<br />
gruppi della British Invasion alle rock<br />
gati, disillusione dei ventenni degli<br />
stampato in Australia e contenente in-<br />
tedesca per piano e voce) che hanno<br />
opera. Recentemente ha riproposto<br />
anni '90, fantasmi che occupano sia<br />
cisioni effettuate tra il 1980 e il 2013,<br />
influenzato anche l'ultimo Baustelle.<br />
in concerto i suoi album più celebri,<br />
la cronaca odierna che il nostro mon-<br />
è disponibile via internet collegandovi<br />
Jack Barnett ha grande talento e, no-<br />
come Something Anything e A Wizard<br />
do interiore. Undici tracce piene di<br />
con il sito www.piedmontbrothyer-<br />
nostante gli inevitabili momenti di<br />
A True Star. Nel 2011 ha registrato un<br />
melodie e ritornelli appiccicosi (La<br />
sband.com. Sono 14 canzoni, tra cui 4<br />
tedio, riesce a colpire nel segno con<br />
disco di canzoni di Robert Johnson<br />
via di casa) che diventeranno i loro<br />
alternate takes (brani già pubblicati ma<br />
imponenti movimenti strumentali,<br />
e un album interamente elettronico<br />
nuovi inni generazionali: easy rock<br />
qui presentati in una versione alter-<br />
in particolar modo quelli posti sulla<br />
di cover. Ma per molti versi il suo<br />
blues influenzati da ritmi afro carai-<br />
nativa): Another Love, My Everything Is<br />
lunga coda di V (Island Song), l'in-<br />
vero ritorno alla creatività è questo<br />
bici con tribalismi assortiti. Diviene<br />
You, I Been Dreaming 'Bout You (scritte<br />
discutibile capolavoro dell'album.<br />
coraggioso State, un disco in cui<br />
centrale l'utilizzo di strumenti mai<br />
da Ron Martin) e I Like The Christian Life<br />
Sembrerebbe un suicidio commer-<br />
ancora una volta, all'età di 64 anni,<br />
utilizzati prima dalla band, quali<br />
dei Louvin Brothers. Rarities contiene<br />
ciale, ma non è nelle intenzioni di<br />
sperimenta strade non battute in<br />
ukulele, balafon, cajon e mandoli-<br />
anche due preziose cover: Turn! Turn!<br />
Field Of Reeds vendere milioni ci co-<br />
precedenza. Un disco elettronico, di<br />
no, i quali conferiscono un sapore<br />
Turn! di Pete Seeger (resa famosa in<br />
pie, bensì dispensare intime emozio-<br />
un'elettronica che si rifà come gene-<br />
afrocentrico a Come mi guardi tu e La<br />
chiave country-rock alla Byrds) e Willin'<br />
ni a chi riuscirà a superare lo scoglio<br />
re alla musica dance, talora fino alla<br />
fine del giorno, diffusa in anteprima<br />
composta da Lowell George e incisa<br />
del primo angusto approccio. E sarà<br />
house, ma che in definitiva è ancora<br />
la notte di Halloween. Davide Toffolo<br />
dai Little Feat. Rarities è completato da<br />
un piacere perdersi fra l'estatica cir-<br />
Art Rock, ed ancora più in definitiva è<br />
canta, suona la chitarra e condivide<br />
altre canzoni ben congegnate come<br />
colarità di Organ Eternal, i cori grego-<br />
il suo classico accattivante songwri-<br />
il progetto grafico con Alessandro<br />
Women And Waves (Jimmy Ibbotson/<br />
riani di Spiral, gli arrangiamenti ap-<br />
ting in una salsa diversa. Un disco co-<br />
Baronciani e Steven Jonger; accanto<br />
Nitty Gritty) e Hickory Wind di Gram<br />
pena più rigogliosi di Fragment Two<br />
raggioso ma anche perfettamente a<br />
a lui i fidi Enrico Molteni al basso e<br />
Parson. Un disco ben suonato e con<br />
o le derive ambient-jazzy di Nothing<br />
fuoco, e soprattutto divertente, nato<br />
Luca Masseroni alla batteria.<br />
voci altrettanto notevoli e graziate,<br />
Else, in un disco tanto antico quanto<br />
per suonare in loop in questa esile<br />
Claudio Lancia<br />
all'altezza della situazione.<br />
contemporaneo.<br />
estate del nuovo millennio.<br />
Aldo Pedròn<br />
Claudio Lancia<br />
Blue Bottazzi<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 117
RECENSIONI<br />
Big Blue<br />
Bocconi Jazz Business Unit<br />
Charles Lloyd & Jason Moran<br />
Claudio Farinone<br />
STRANGE WONDER<br />
JAZZ & MOVIES II<br />
HAGAR’S SONG<br />
PLAYS RALPH TOWNER<br />
Cam Jazz<br />
Abeat Records<br />
Ecm/Ducale<br />
Abeat Records<br />
Non è certamente un caso che un’e-<br />
Durante la storia, il cinema e la<br />
Lloyd è un visionario sentimentale<br />
Nel percorso di ogni artista la pro-<br />
tichetta importante come la Cam<br />
musica jazz hanno più volte avuto<br />
che non teme confronti. La riprova<br />
va in solo rappresenta un momen-<br />
Jazz abbia aperto le porte ai musi-<br />
modo di incontrarsi, trovare affini-<br />
in questo album in cui viene ac-<br />
to di fondamentale importanza, e<br />
cisti nordeuropei. Del resto è una<br />
tà, mettersi al servizio reciproco,<br />
compagnato dal solo Moran, ormai<br />
lo è ancor di più se si decide per il<br />
delle scene musicali più interes-<br />
scambiarsi ingredienti creativi. In<br />
diventato il suo pianista di riferi-<br />
confronto con un repertorio di alto<br />
santi del jazz contemporaneo che<br />
Jazz & Movies II la band Bocconi Jazz<br />
mento (è con lui dal 2008), dove il<br />
livello. È il caso di Claudio Farinone,<br />
in questo periodo sta dimostrando<br />
Business Unit - tra le cui fila troviamo<br />
filo della sua memoria, dalla lunga<br />
che ha scelto come riferimento la<br />
una grande vitalità. E l’ultimo gio-<br />
il trombettista Marco Mariani, auto-<br />
ombra, viene riannodato passando<br />
musica di Ralph Towner (con l’uni-<br />
iellino proveniente direttamente<br />
re degli arrangiamenti proposti in<br />
da alcuni snodi o ricordi fondamen-<br />
ca eccezione di Waltz for Debby di<br />
dalla Scandinavia si intitola Strange<br />
scaletta - mette in serie nove brani<br />
tali davvero curiosi nella loro ben<br />
Bill Evans) per dar vita alla visione<br />
Wonder, il secondo disco, dopo<br />
che prendono spunto e omaggiano<br />
differente estrazione. Si passa da<br />
intima e personale contenuta nelle<br />
quello dal titolo omonimo, pubbli-<br />
alcuni temi provenienti dal mondo<br />
Strayhorn (Pretty Girl) ed Ellington<br />
dodici tracce qui proposte. Musica,<br />
cato dalla formazione finlandese<br />
delle immagini. Quello operato da<br />
(Mood Indigo), alla prediletta Billie<br />
ottenuta con la chitarra a otto corde<br />
Big Blue. A far parte di questa nuo-<br />
Mariani e soci non è un semplicistico<br />
Holiday (You’ve Changed) a dei clas-<br />
e la chitarra baritono, che denuncia<br />
va avventura, che per un’ora e passa<br />
lavoro di rivisitazione, ma è un modo<br />
sici moderni di Beach Boys e Dylan,<br />
una forte passione per le melodie<br />
ci ha condotto nelle desolate lande<br />
espressivo improntato sulla costru-<br />
restando avvinti da una musica che<br />
lineari, la calibrazione e l’amore per<br />
del Nord Europa, ci sono ancora<br />
zione di itinerari personali, dove il<br />
agita emozioni diverse nella bellezza<br />
le sfumature timbriche e per la pre-<br />
Kalevi Louhivuori alla tromba, Antti<br />
gusto per l’accostamento di situazio-<br />
del suono compresa fra l’ipnotico e<br />
cisione esecutiva, in questo episodio<br />
Kujanpää al pianoforte, Jori Huhtala<br />
ni diverse riesce a dar vita a luoghi<br />
l’incalzante. Il sassofonista che ten-<br />
bilanciata in maniera costante con<br />
al contrabbasso e Joonas Leppänen<br />
d’incontro curiosi e coinvolgenti. È<br />
ne a battesimo Michel Petrucciani,<br />
la fantasia espressiva dell’improv-<br />
alla batteria. E il loro merito è innan-<br />
il caso della Ironside Suite - dove si<br />
ha ulteriormente affinato il suo lin-<br />
visazione. I temi sono esposti con<br />
zitutto quello di aver dato vita ad<br />
innesta anche del funk - o della con-<br />
guaggio espressivo con un misto di<br />
estrema chiarezza, e lasciano nel<br />
una musica originale, che si discosta<br />
clusiva Last Tango in Paris, firmata da<br />
forza, poesia e senso geometrico che<br />
loro interno ampi spazi di libertà, nei<br />
dagli schemi senza, però, rinunciare<br />
Gato Barbieri nel 1973 e qui propo-<br />
esonda nell’omaggio a Levon Helm,<br />
quali affiora la consapevolezza e il<br />
alla ricerca melodica di ogni singo-<br />
sta in chiave chiaroscurale. Colonne<br />
pedina fondamentale della gloriosa<br />
carattere di Farinone, sempre atten-<br />
lo brano. Atmosfere rarefatte, che ci<br />
sonore e sigle di telefilm diventano<br />
Band (sì, proprio quella) di Robbie<br />
to nel mantenere per l’intera scaletta<br />
hanno trascinato in una terra rico-<br />
terreno fertile per far crescere l’idea<br />
Robertson e Bob Dylan. Moran dal<br />
una fondamentale idea di coerenza.<br />
perta dal ghiaccio, accompagnate<br />
jazzistica di questa band, e nel suo<br />
canto suo ha un eloquio asciutto di<br />
Registrato da Luca Martegani nell’af-<br />
da una ricerca stilistica raffinata e<br />
insieme l’album si lascia ampiamen-<br />
matrice gospel che ben si adatta alle<br />
fascinante acustica del Chiostro di<br />
da un’eleganza sobria e mai ecces-<br />
te apprezzare sia per il movimento<br />
sollecitazioni di Lloyd, specie nella<br />
Voltorre, presso Varese, l’album rila-<br />
siva. Non c’è mai uno strumento che<br />
di gruppo, soprattutto nei passaggi<br />
lunga suite dedicata ad una sua lon-<br />
scia una grande sensazione di me-<br />
prevale su un altro e ogni elemento<br />
più veloci, vedi la parte iniziale di Eli’s<br />
tana trisavola ridotta alla schiavitù, in<br />
ditazione ed equilibrio, e trova nelle<br />
sembra trovarsi al posto giusto nel<br />
Comin’, sia per le uscite soliste dei<br />
cui il leader passa per buona parte al<br />
corde suonate da Farinone un’ine-<br />
momento giusto. Il singolo si perde<br />
vari interpreti.<br />
flauto, doppiato dal pianoforte che<br />
sauribile fonte emozionale.<br />
nell’insieme generando una musica<br />
Roberto Paviglianiti<br />
lo segue in un fraseggio articolato<br />
Roberto Paviglianiti<br />
evocativa e ricca di mistero.<br />
per ritmo, cadenza e riflessione.<br />
Carlo Cammarella<br />
Vittorio Pio<br />
118 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
RECENSIONI<br />
GLI INDISPENSABILI<br />
Cecil Taylor Conquistador! Blue Note 1966<br />
Cristiano Arcelli<br />
BROOKS<br />
Auand<br />
Un omaggio ad un’attrice che con il<br />
passare del tempo è stata rivalorizzata<br />
trovando il giusto spazio nell’Olimpo<br />
del cinema. Così potremmo<br />
definire l’ultimo progetto del sassofonista<br />
Cristiano Arcelli che ha<br />
scelto come musa ispiratrice Louise<br />
Brooks, diva del cinema muto morta<br />
in completa solitudine per poi essere<br />
acclamata dalla critica. Tuttavia, un<br />
progetto del genere, a cui hanno partecipato<br />
alcuni dei più interessanti<br />
musicisti del panorama odierno,<br />
non può essere minimizzato in questi<br />
termini. Lo diciamo soprattutto<br />
perché all’interno di questo disco<br />
Cristiano Arcelli ci ha messo dentro il<br />
background accumulato in una vita.<br />
E infatti, pur essendo un musicista<br />
dal trascorso jazzistico, ha saputo<br />
coniugare il suo mondo con quello<br />
del rock, del punk, con i ritmi incalzanti<br />
che provengono da un emisfero<br />
diametralmente opposto. Del resto<br />
con due chitarristi come Federico<br />
Casagrande e Marcello Giannini il<br />
risultato finale non poteva che essere<br />
decisamente multiforme, con<br />
melodie che passano da momenti<br />
incalzanti, ad attimi più rarefatti, in<br />
cui si percepisce un piacevole stato di<br />
sospensione, per sfociare in un rock<br />
deciso, aggressivo a tratti psichedelico.<br />
Molte le dediche all’attrice Louise<br />
Brooks, filo conduttore di un disco<br />
dal sapore decisamente moderno.<br />
Carlo Cammarella<br />
Riconosciuto alla stregua di un manifesto programmatico<br />
della New Thing, questo album è uno degli irrinunciabili<br />
documenti dell’epoca e di un’estetica: un lavoro in grado<br />
di convincere anche i neofiti dello straordinario spessore<br />
di questo autentico rivoluzionario dell’improvvisazione.<br />
Dopo aver studiato il pianoforte con la madre danzatrice<br />
all’età di cinque anni e aver compiuto un percorso<br />
accademico, con una particolare<br />
attenzione per Bartók e la musica<br />
contemporanea europea, Taylor<br />
esordisce da outsider, senza far riferimento<br />
ad alcuna corrente jazzistica:<br />
tuttavia nelle sue prime incisioni<br />
sono evidenti sia una matrice hardbop<br />
che alcuni riverberi monkiani. Il<br />
suo approccio successivo è sganciato<br />
dalla tonalità e in questa session,<br />
registrata per la Blue Note nel 1966,<br />
insieme all'altrettanto importante<br />
Unit Structures, la scaletta si articola<br />
in due lunghi brani originali. Musica complessa, spigolosa,<br />
ma dal disegno trasparente e dall’ispirazione<br />
profonda, nella quale la ricerca della sonorità sembra<br />
quasi attingere agli abissi impenetrabili dell'inconscio.<br />
“Penso alla musica in termini di possessione e di trance”,<br />
ha ribadito Taylor, “e se la musica è in qualche modo una<br />
sorta di metafora della vita, allora nella mia esistenza queste<br />
due componenti diventano inscindibili”. Il sestetto si<br />
avvantaggia molto della presenza di Dixon, ispirato e<br />
sensibilissimo nel suo fraseggio in cui note e silenzi si<br />
articolano secondo una logica ferrea. Lyons è un perfetto<br />
contraltare, con un eloquio capace di sviluppare assoli<br />
magmatici o delicati ma sempre rigorosamente condotti;<br />
ideale è l’osmosi ritmica tra piano e batteria, strumento in<br />
cui Cyrille si dimostra in assoluta sintonia rispetto allo stile<br />
tellurico di Taylor. Sullo sfondo c’è il lavoro incessante dei<br />
due contrabbassisti, uno sul pizzicato (Grimes), e l'altro<br />
con l'archetto (Silva), che mettono il sigillo su fondali<br />
armonici di grande suggestione. Una scheggia tematica<br />
funge in realtà da punto di ritrovo, nel quale ciascun<br />
musicista scambia proposte tematiche<br />
e stimoli ritmici. Su tutto però<br />
emerge l’energia satanica di Cecil.<br />
La sua è una costruzione furibonda<br />
e turbinosa, sequenze in cui le mani<br />
volteggiano libere sulla tastiera, ed è<br />
un trionfo di clusters che appaiono e<br />
scompaiono, di tensione e distensione.<br />
Un fraseggio estremo e serrato<br />
che crea il vortice sonoro del nuovo<br />
jazz. “Non ci sarebbe musica senza<br />
ordine” - ha sottolineato Taylor in<br />
una recente intervista - “ma la sua<br />
definizione esula da qualsiasi condizionamento esterno<br />
o da ciò che i critici pensano che il jazz dovrebbe essere:<br />
l’ordine superiore della musica è il ritmo, perché è il ritmo<br />
che produce la vita, e il punto cruciale è la possibilità esplicita<br />
di riconoscere idee differenti da ciò che è ortodosso<br />
come espressione comunque di ordine. Nella musica bianca<br />
il tocco più apprezzato tra i pianisti è del tipo lieve, nella<br />
black music invece noi pensiamo al pianoforte in termini<br />
di strumento a percussione, colpiamo la tastiera, lavoriamo<br />
dentro lo strumento. Gli europei ammirano Bill Evans per il<br />
suo tocco. Ma la forza fisica che sovrintende alla creazione<br />
della black music se è fraintesa porta all'urlo”. Verissimo.<br />
Vittorio Pio<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 119
RECENSIONI<br />
Di Sabatino-Ruggieri duo<br />
Enzo Pietropaoli Quartet<br />
Eva Quartet & Hector Zazou<br />
Giovanni Guidi Trio<br />
INNI D’ITALIA<br />
YATRA VOL. 2<br />
THE ARCH<br />
CITY OF BROKEN DREAMS<br />
Voglia d’Arte Production<br />
Via Veneto Jazz, Jando Music<br />
Elen Music<br />
Ecm/Ducale<br />
Il pianista Paolo Di Sabatino e il fisar-<br />
È un percorso cominciato diversi<br />
The Arch è stato uno degli ultimi pro-<br />
Guidi si è messo in mostra nelle ulti-<br />
monicista Renzo Ruggieri mettono<br />
anni fa quello che Enzo Pietropali ha<br />
getti messi in atto da Hector Zazou<br />
me formazioni di Enrico Rava, anche<br />
insieme le proprie intenzioni espres-<br />
intrapreso insieme a Fulvio Sigurtà<br />
prima di salutarci per sempre. Il com-<br />
agli occhi di Manfred Eicher - uno che<br />
sive in un repertorio composto da<br />
alla tromba, Julian Mazzariello al<br />
positore ha voluto unire le matrici<br />
difficilmente sbaglia un colpo, men<br />
quindici rivisitazioni, prese in presti-<br />
pianoforte ed Alessandro Paternesi<br />
elettroniche con le caratteristiche<br />
che meno se decide che un giovane<br />
to dal songbook della canzone ita-<br />
alla batteria. Un percorso che ha<br />
del quartetto vocale bulgaro Eva<br />
musicista è pronto ad esordire da lea-<br />
liana e restituite in maniera inedita<br />
portato alla pubblicazione di Yatra<br />
Quartet, aggiungendo una nutrita<br />
der anche per la sua etichetta, sinoni-<br />
e personale, più l’unico originale fir-<br />
(che nella lingua urdu hindustani<br />
serie di inserti di varia natura stili-<br />
mo di eccellenza. E gli obiettivi sono<br />
mato da entrambi, Così Pa.Re. La sca-<br />
significa viaggio), disco nato nel<br />
stica, derivanti dai musicisti chia-<br />
stati probabilmente oltrepassati da<br />
letta proposta varia per genere ed<br />
2011 dopo una serie di concerti in<br />
mati in causa, tra i quali spiccano i<br />
questo disco maturo e consapevole<br />
epoca, spaziando dall’inno nazionale<br />
India. E visto il successo ottenuto dal<br />
nomi di Ryuichi Sakamoto, Robert<br />
in cui il pianista umbro dimostra una<br />
di Mameli alle immortali Azzurro, Nel<br />
disco precedente, il contrabbassista<br />
Fripp, Bill Frisell e Laurie Anderson.<br />
conoscenza della tradizione applicata<br />
blu dipinto di blu, Con te partirò, fino<br />
romano, che ha dato prova di sapersi<br />
Le dodici tracce in programma - re-<br />
alla contemporaneità, che pochi altri<br />
alle più recenti Margherita o La vita<br />
destreggiare come leader, ha deci-<br />
gistrate in diverse riprese, dal 2006<br />
nomi oggi in circolazione potrebbero<br />
è bella. I temi delle versioni origina-<br />
so di dar vita ad un secondo volume<br />
al 2009 - muovono verso sentieri di<br />
vantare. I dieci brani che formano il<br />
li sono lasciati intatti in modo da<br />
che riprende le tematiche del pre-<br />
musica medio-orientale (Planinsko),<br />
lavoro, condivisi insieme a Thomas<br />
rendere ogni brano riconoscibile,<br />
cedente. Il risultato è stato un disco<br />
scenari che rimandano in mente<br />
Morgan (contrabbasso) e Joao Lobo<br />
anche se i due musicisti interagi-<br />
composto da cinque tracce originali<br />
l’essenzialità delle ambientazioni<br />
(batteria) sono rapinosi nella sospe-<br />
scono in ampi spazi improvvisativi<br />
e cinque brani presi tra alcuni dei più<br />
sacre (Gospodi, Pomiluy), e tangen-<br />
sa delicatezza di un tocco agile che<br />
e in fitti dialoghi strumentali dove si<br />
grandi successi della musica mon-<br />
ti di sperimentazione e ibridazione<br />
sa parafrasare ed improvvisare in un<br />
scambiano ripetutamente il ruolo di<br />
diale. Filo conduttore la coerenza del<br />
formale, che arrivano a lambire le<br />
contesto di reale interplay. A partire<br />
primo piano melodico, facendo così<br />
linguaggio che, unita all’eleganza e<br />
melodie indiane (Yana). Un labirin-<br />
dalla title-track, il trio inizia una ricer-<br />
risultare l’ascolto lontano da forme<br />
alla raffinatezza di Enzo Pietropaoli,<br />
to sonoro ottenuto, oltre che alla<br />
ca sottile, a volte evanescente, dai<br />
di monotonia. Determinante risulta<br />
riesce a far sì che il discorso musi-<br />
visionarietà di Zazou, anche grazie<br />
marcati accenti folk, su colori e dina-<br />
l’azzeccato accostamento timbrico<br />
cale risulti omogeneo. Un progetto,<br />
all’istinto di ogni musicista coin-<br />
miche che intrigano e conquistano<br />
tra piano e fisarmonica, in un pro-<br />
dunque, che senza discostarsi dal<br />
volto, dato che - come spiega il co-<br />
nella loro trasognata gentilezza. E se<br />
gramma dove si rintracciano anche<br />
precedente, risulta fresco, leggero e<br />
produttore Dimiter Panev nelle note<br />
gli accenti si fanno più caldi in Leonie,<br />
dei medley, come quello che coniu-<br />
adatto anche ad un pubblico etero-<br />
di copertina - a nessuno di loro era<br />
la più meditativa The Forbidden Zone<br />
ga il verbo della tradizione popolare<br />
geneo. Ed è proprio questa la forza<br />
stata fornita in anticipo la partitura<br />
calibra il grande valore espressivo<br />
di Munasterio ‘e Santa Chiara e ‘O sole<br />
di Enzo Pietropaoli, quella di riuscire<br />
da sviluppare in studio. Album dal<br />
delle pause che sviluppano i restanti<br />
mio. Nella conclusiva Vola, vola, vola<br />
ad allargare gli orizzonti, con un lin-<br />
forte impatto emozionale, dove le<br />
brani lungo un percorso logico, quasi<br />
- dedicata alla gente dell’Abruzzo -<br />
guaggio semplice e diretto.<br />
trame vocali costituiscono un cata-<br />
come si trattasse di racconti da sfo-<br />
si unisce al duo la voce di Antonella<br />
Carlo Cammarella<br />
lizzante nucleo espressivo, attorno<br />
gliare. Un’esperienza d’ascolto ulte-<br />
Ruggiero.<br />
al quale ruotano, a diverse velocità,<br />
riormente impreziosita dal magistrale<br />
Roberto Paviglianiti<br />
molti elementi funzionali.<br />
standard dinamico che da sempre ca-<br />
Roberto Paviglianiti<br />
ratterizza l’etichetta tedesca.<br />
Vittorio Pio<br />
120 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
RECENSIONI<br />
Ivan Mazuze<br />
Ketil Bjørnstad<br />
Marco Valeri Quartet<br />
Nilson Matta’s<br />
NDZUTI<br />
LA NOTTE<br />
THE APPLE<br />
BLACK ORPHEUS<br />
Etnisk Musikklubb<br />
ECM<br />
Via Veneto Jazz, Jando Music<br />
Motèma/Egea<br />
Il sassofonista Ivan Mazuze ha fino-<br />
Registrato dal vivo al Molde<br />
È stata una scelta coraggiosa quel-<br />
Matta è un contrabbassista emer-<br />
ra intrapreso un percorso singolare,<br />
International Jazz Festival il 21 luglio<br />
la portata avanti da Marco Valeri<br />
gente e di solide capacità. Racconta<br />
che l’ha visto entrare in contatto<br />
2010, La notte è l’album con il qua-<br />
che per il suo disco d’esordio,<br />
di essersi avvicinato alla musica tra-<br />
con diverse realtà musicali, dall’A-<br />
le il pianista Ketil Bjørnstad celebra<br />
dal titolo The Apple, ha scelto un<br />
mite un disco particolare che gli fu<br />
frica Meridionale alla Norvegia, co-<br />
l’omonimo film del 1960 firmato da<br />
quartetto piano-less completato<br />
fatto ascoltare dal padre quando era<br />
sicché il suo linguaggio trova nella<br />
Michelangelo Antonioni, figura tra le<br />
da Daniele Tittarelli al sassofono,<br />
poco più che un bimbo. Quell’album<br />
mistura di ritmi, parti vocali, sezioni<br />
sue maggiori fonti d’ispirazione insie-<br />
Francesco Lento alla tromba e<br />
era Orfeu da Conceição, opera scrit-<br />
di piano e fiati, una sua determinata<br />
me a Godard, Bresson e Miles Davis.<br />
Pietro Ciancaglini al contrabbasso.<br />
ta dal sommo maestro Vinicius De<br />
personalità. Nell’album Ndzuti coniu-<br />
La musica è stata pensata e realizzata<br />
Tuttavia la via intrapresa dal giovane<br />
Moraes, che in uno slancio di ardita<br />
ga al presente un verbo che arriva<br />
come fosse una colonna sonora all’in-<br />
batterista romano, che nonostante la<br />
fantasia immaginò il mito di Orfeo<br />
dal passato, da quell’eredità cultu-<br />
terno del lungometraggio (quella ori-<br />
giovane età ha dimostrato una ma-<br />
ed Euridice traslato nel Brasile in cui<br />
rale africana dalla quale prendono<br />
ginale fu curata da Giorgio Gaslini) e<br />
turità artistica notevole, si è rivelata<br />
viveva. Da quel racconto fu costruito<br />
spunto gli undici episodi proposti<br />
ne riflette per lunghi tratti le atmo-<br />
assolutamente vincente. E lo dicia-<br />
Black Orpheus, un film affascinante le<br />
in scaletta. Il leader si ricava diver-<br />
sfere scure e drammatiche, attraver-<br />
mo soprattutto perché, oltre ad aver<br />
cui musiche vennero firmate anche<br />
se parti di primo piano (alternando<br />
so un approccio alla materia sonora<br />
dimostrato di sapersi cimentare con<br />
da Tom Jobim e Luiz Bonfà proiettan-<br />
soprano, alto, tenore e flauto), an-<br />
calibrato nel dettaglio e dall’ampio<br />
il proprio strumento, Marco Valeri ha<br />
do la bossa nova in tutt’altra dimen-<br />
che se importanti spazi vengono<br />
ventaglio timbrico. Al centro degli<br />
dato prova di essere un abilissimo<br />
sione di popolarità. A distanza di oltre<br />
concessi ai vari musicisti presenti<br />
sviluppi espressivi di questo lavoro<br />
compositore. Al resto ci hanno pen-<br />
cinquant’anni Matta ha riunito un<br />
tra i credits. Rimarchevole l’appor-<br />
troviamo la forza delle melodie, che<br />
sato Daniele Tittarelli e Francesco<br />
collettivo di strepitosi turnisti (fra cui<br />
to del percussionista maliano Sidiki<br />
sono coniugate dal violoncello di<br />
Lento che con un fraseggio fluido e<br />
Kenny Barron, Anat Cohen e Randy<br />
Camara, come del resto quello del-<br />
Anja Lechner, come nel primo degli<br />
costante, che molto spesso vede sax<br />
Brecker), per rileggere con intensità<br />
la vocalist Hanne Tveter e di Andre<br />
otto movimenti in scaletta, dal pia-<br />
e tromba intrecciarsi, hanno saputo<br />
e calore alcuni dei più grandi classici<br />
Virvoll al pianoforte, al quale in al-<br />
nismo morbido del leader e dal sax<br />
gestire al meglio le potenzialità di<br />
di un paese grande quanto un conti-<br />
cuni passaggi si è sostituito l’ospite<br />
di Andy Sheppard, capace di alcuni<br />
una formazione sperimentale come<br />
nente, che deve anche a questa mu-<br />
Omar Sosa. Le melodie sono spesso<br />
soli lineari e cantabili. Le esecuzioni<br />
questa. E in un contesto del genere,<br />
sica una buona parte del suo fascino,<br />
lineari e cantabili, mentre gli anda-<br />
si sedimentano con lentezza e la-<br />
in cui le potenzialità dei fiati sono<br />
compresi gli intermezzi strumentali,<br />
menti ritmici sono di solito orientati<br />
sciano spazio anche agli interventi<br />
state utilizzate al meglio, spicca il gu-<br />
in cui il musicista ha esplorato le radici<br />
verso le tipiche atmosfere della dan-<br />
solisti degli altri interpreti, che sono:<br />
sto raffinato di un giovane musicista<br />
più popolari e carnevalesche in piena<br />
za collettiva. Nella varietà stilistica<br />
Marilyn Mazur alle percussioni, Arild<br />
che per cominciare la sua avventura<br />
coscienza. Da notare l’apporto delle<br />
dell’album non mancano momenti<br />
Andersen al contrabbasso e Eivind<br />
da leader, ha scelto di cimentarsi con<br />
cantanti Gretchen Parlato (deliziosa<br />
sia timbricamente aperti e dal mood<br />
Aarset alla chitarra elettrica. Nel com-<br />
una formazione certamente difficile<br />
in Valse d’Euridice per sensualità e di-<br />
gioioso, come in Nwana wa ku kasa,<br />
plesso si tratta di un lavoro dal grande<br />
da gestire. Ed il risultato è un disco<br />
namismo timbrico) e Leni Andrade,<br />
sia situazioni più riflessive ed essen-<br />
respiro melodico e dall’estrema forza<br />
vivace, raffinato che esce fuori dagli<br />
il cui timbro grumoso circoscrive la<br />
ziali, come in Conversations.<br />
narrativa, realizzato da un ensemble<br />
schemi.<br />
struggente Se Todos Fossen Iguais a<br />
Roberto Paviglianiti<br />
di fuoriclasse dal valore assoluto.<br />
Carlo Cammarella<br />
Voce. Ottima ricostruzione dello spa-<br />
Roberto Paviglianiti<br />
zio sonoro.<br />
Vittorio Pio<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 121
RECENSIONI<br />
LA SAGRA DELLA PRIMAVERA COMPIE 100 ANNI<br />
Ultimo atto dedicato alla commemorazione dell’opera di Stravinsky: tutto il meglio reperibile su disco.<br />
Con l’avvicinarsi del centenario della<br />
prima del Sacre, si sono moltiplicate<br />
le registrazioni e le ristampe di quelle<br />
edizioni storiche ritenute imprescindibili.<br />
Il brano ha sempre rappresentato<br />
una formidabile sfida non solo<br />
per gli interpreti ma anche per ingegneri<br />
del suono e case discografiche.<br />
Il disco in vinile e i giradischi sono<br />
stati sovente messi in crisi dall’inaudito<br />
impatto violento e dagli enormi<br />
sbalzi dinamici forniti da una partitura<br />
che aggiunge anche una ricchezza<br />
di miniature, particolari e sovrapposizioni<br />
come pochi. Con l’avvento<br />
del CD si è avuta una straordinaria<br />
opportunità di superare molte di<br />
queste difficoltà e le edizioni di buona<br />
qualità si sono infittite. Oggi sono<br />
disponibili nei più diversi formati, soprattutto<br />
digitali, quindi oltre al solito<br />
CD, in SACD, in video DVD e Blu-ray<br />
Disc che ci offrono anche versioni con<br />
tanto di balletto, ora fedele all’originale<br />
di Nijinsky, ora in nuove versioni,<br />
volendo anche punk! Anche il mondo<br />
della musica in streaming si sta attrezzando<br />
e sono sempre più presenti<br />
versioni in questo formato e anche<br />
in alta risoluzione sempre più vicini<br />
per impatto a quanto si può ascoltare<br />
dal vivo. Esperienza quest’ultima che<br />
consigliamo comunque fortemente<br />
perché può rappresentare il migliore<br />
metro di paragone con quanto viene<br />
riprodotto.<br />
Difficile scegliere tra oltre 150 (sì avete<br />
letto bene) versioni di questo lavoro,<br />
probabilmente il più registrato in assoluto,<br />
almeno per quanto riguarda<br />
la musica del ‘900. Praticamente tutti<br />
si sono cimentati con Stravinsky,<br />
autore compreso, e tra i tanti esclusi<br />
da questo breve elenco ce ne sono<br />
sicuramente alcuni che meriterebbero<br />
di figurare ugualmente. Pensiamo<br />
a Boulez, specie la sua versione del<br />
1972 con la Cleveland Orchestra,<br />
Abbado, Chailly, Markevitch e altri<br />
ancora. Essendo però anche degli inguaribili<br />
audiofili abbiamo cercato di<br />
scegliere quelle edizioni che uniscono<br />
una valida interpretazione con una<br />
altrettanto buona qualità della registrazione.<br />
Unici strappi alla regola per<br />
le antiche registrazioni di Monteaux<br />
e Stravinsky, troppo importanti per<br />
potere essere sottovalutate. Per completare<br />
la vostra conoscenza, perché<br />
poi non vedere anche il film Fantasia<br />
della Disney, che per descrivere la<br />
nascita della vita sulla Terra, dai primi<br />
organismi monocellulari ai dinosauri,<br />
scelse proprio il Sacre Proprio il<br />
drammatico duello finale tra il feroce<br />
Tirannosauro e lo Stegosauro, descritto<br />
con colori vivacissimi, si abbina a<br />
meraviglia con uno dei momenti<br />
sonori più violenti e dinamici del<br />
Sacre. L’interpretazione di Stokovsky<br />
è chiaramente piegata alle esigenze<br />
filmiche stravolgendo la successione<br />
originale dei quadri, enfatizzando<br />
o diminuendo volutamente alcune<br />
parti ma l’effetto finale, immagini e<br />
suono, è riuscito. Carlo D’Ottavi<br />
Simon Rattle<br />
Berliner Philarmoniker<br />
2011 – EMI CD<br />
Quasi cento anni<br />
dopo la prima ancora<br />
una versione che<br />
scalda gli animi, impressiona<br />
ed emoziona,<br />
aiutata da una grande registrazione,<br />
potente e calda che evidenzia<br />
la potenza di fuoco dei Berliner. Il direttore<br />
principale dell’orchestra appare<br />
più sicuro che mai in una interpretazione<br />
in bilico tra grazia e<br />
incisività.<br />
Mariss Jansons<br />
Concertgebow Orchestrale<br />
2006 – RCO Live SACD Hybrid<br />
Multichannel<br />
Con le vaporose e<br />
morbide sonorità<br />
della grande orchestra<br />
olandese,<br />
Jansons sceglie una<br />
visione meno “pagana” e tellurica del<br />
Sacre, mettendo in rilievo, invece,<br />
quelle morbidezze e finezze di cui<br />
pure la pagina non manca. Per chi<br />
cerca qualcos’altro aiutato da una<br />
registrazione sopraffina.<br />
Valery Gergiev<br />
Kirov Orchestra<br />
2001 – Philips CD<br />
A metà strada tra lo<br />
sciamano e lo show<br />
man, Gergiev è probabilmente<br />
tra i direttori<br />
attuali quello<br />
che può assicurare una delle interpretazioni<br />
più autentiche del Sacre, qui<br />
nella versione 1960. Tempi discutibili<br />
ma solo l’emozionante chiusura, con<br />
quella pausa piena di suspense meritano<br />
l’ascolto.<br />
Yoel Levi<br />
Atlanta Symphony Orchestra<br />
1992- Telarc CD<br />
Questa è senza dubbio<br />
una delle versioni<br />
più emozionanti<br />
mai realizzate. Non<br />
colpisce solo il suono<br />
registrato, quello che ha reso famosa<br />
l’etichetta americana, ma anche<br />
l’interpretazione, brutale quando lo<br />
deve essere, è comunque eccezionalmente<br />
capace di creare eccitamento<br />
e stordimento.<br />
Antal Dorati<br />
Chicago Symphony Orchestra<br />
1981 – Decca CD<br />
Uno dei primi CD di<br />
riferimento per la<br />
qualità sonora della<br />
registrazione. Nella<br />
realtà con i primi<br />
lettori CD suonava spesso in modo<br />
esageratamente aggressivo e stridente.<br />
Con il migliorare dei lettori ci si è<br />
potuto accorgere che il CD era molto<br />
meglio di quanto sembrava. Oggi<br />
esistono registrazioni ancora più dettagliate<br />
e dinamiche ma la versione<br />
di Dorati resta tra le migliori.<br />
Herberth von Karajan<br />
Berliner Philarmoniker<br />
1977 – DG CD<br />
Dopo che una prima<br />
interpretazione di<br />
Karajan, del 1964,<br />
era stata pungentemente<br />
criticata<br />
dall’autore, il direttore salisburghese<br />
riprese il Sacre nel 1977. Il risultato è<br />
forse meno viscerale di altri, ma l’unione<br />
tra ossessione e malinconia<br />
sono un elemento orignale e affascinate<br />
della visione di Karajan.<br />
Igor Stravinsky<br />
Columbia Symphony Orchestra<br />
1960 - Sony CD<br />
Non da tutti considerato<br />
altrettanto<br />
grande come direttore,<br />
eppure ascoltare<br />
l’interpretazione<br />
data dall’autore del Sacre, è una<br />
esperienza fondamentale dalla quale<br />
partire alla scoperta di questo capolavoro.<br />
La versione è quella riveduta<br />
in quello stesso anno, per alcuni maligni<br />
con lo scopo di ottenere nuove<br />
royalties.<br />
Leonard Bernstein<br />
New York Philarmonic Orchestra<br />
1958- Sony CD<br />
Per questa interpretazione<br />
Bernstein si<br />
guadagnò un<br />
“Wow” da parte del<br />
compositore, notoriamente<br />
non tanto incline ai complimenti<br />
verso i suoi interpreti. A<br />
oltre cinquant’anni di distanza questa<br />
versione suona come una nuova<br />
creazione di tale originalità e potenza<br />
che ancora oggi travolge<br />
l’ascoltatore.<br />
122 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
RECENSIONI<br />
Pierre Monteux<br />
Boston Symphony Orchestra<br />
1955 – Guild CD<br />
Registrazione radiofonica<br />
storica, con<br />
gli ovvi limiti tecnici<br />
legati al tempo, ma<br />
interessantissima<br />
perché possiamo ascoltare il Monteux<br />
pensiero, ovvero di colui che ha diretto<br />
la prima, e molte altre, collaborando<br />
non poco con l’autore per rendere<br />
il Sacre rappresentabile. Stupisce<br />
come l’ottantenne direttore francese<br />
fosse capace di una versione incredibilmente<br />
veloce e ardente.<br />
AA. VV.<br />
THE PUPILS OF TARTINI<br />
Črtomir Šiškovič, v.no, Luca<br />
Ferrini. pf.<br />
Buxtehude - Bach<br />
DE DIVINA INVENTIONE -<br />
WORKS FOR ORGAN<br />
Ivana Valotti, org.<br />
Domenico Mazzocchi<br />
LA CATENA D'ADONE<br />
Nicolas Achten, dir.<br />
Alpha<br />
Valery Gergiev<br />
Mariinsky Opera and Ballet<br />
2013 – Bel Air Classiques DVD<br />
In questo DVD, possiamo<br />
assistere alla rappresentazione<br />
di due dei tre capolavori<br />
stravinskjani<br />
scritti per i Ballet Russes<br />
di Diaghilev, con le coreografie originali<br />
di Fokine per l’Oiseau de Feu e,<br />
nella ricostruzione di Millicent<br />
Hodgson, di Nijinsky per il Sacre.<br />
Dynamic<br />
L'eccellente violinista triestino, che<br />
tante consonanti annoda nel suo<br />
nome, riunisce qui pagine violinistiche<br />
di alta scuola, eco di una civiltà<br />
strumentale che è andata scolorendo<br />
nel tempo, a tal punto che dei<br />
cinque allievi - veneti o istriani - del<br />
sommo Giuseppe Tartini, presenti<br />
nel prezioso CD si troverà, ad essere<br />
fortunati, solo qualche riga nei più<br />
Dynamic<br />
Organista e musicologa, allevatrice<br />
di nuove leve impegnate nella difficile<br />
arte barocca al Conservatorio<br />
di Milano, Ivana Valotti incrocia in<br />
questo CD i nomi capitali di Dietrich<br />
Buxtehude (1637-1707) e di Johann<br />
Sebastian Bach (1685-1750). Johann<br />
Sebastian Bach fu protagonista, ventenne,<br />
di uno dei viaggi più volentieri<br />
ricordati nella storia della musica:<br />
Nobile di Civita Castellana, Domenico<br />
Mazzocchi (1592-1665) fu ordinato<br />
sacerdote nel 1619. A ventidue anni<br />
era cittadino romano, e dalla Città<br />
eterna si allontanò solo per la corte<br />
dei Farnese a Parma; a Roma si laureò<br />
in filosofia e diritto, ma è nella musica,<br />
attività in cui Mazzocchi si considerò<br />
sempre un dilettante, che lasciò il segno<br />
della sua rispettabilissima presenza.<br />
La catena d'Adone (1626), dedicata<br />
Michael Tlson Thomas<br />
San Francisco Symphony Orchestra<br />
2013 – Avie Blu-ray Disc<br />
Non solo la riproduzione<br />
del Sacre ma<br />
anche un viaggio alla<br />
ricerca della sua genesi<br />
da parte del direttore<br />
stabile dell’orchestra californiana,<br />
viaggio che lo porta da San<br />
Pietroburgo fino a Parigi. Il concerto è<br />
filmato in alta definizione, in 16:9 e<br />
l’audio è in Dolby True HD anche 5.1<br />
canali.<br />
attenti dizionari musicali; tant'è: soccorre<br />
il booklet che traccia un capitolo<br />
di storia della musica, o meglio,<br />
dell'arco, in quella formidabile stagione<br />
settecentesca di affermazione<br />
della prodigiosa liuteria lombarda.<br />
Cinque gli autori, presenti ognuno<br />
con una sonata tripartita per violino<br />
e basso continuo: Michele Stratico<br />
(1721-1782), Domenico Dall'Oglio<br />
(1700-1764), Antonio Nazari (- dopo<br />
il 1780), Ignazio Gobbi (1722-1793) e<br />
Pietro Nardini (1722-1793), composi-<br />
quando chiese ai suoi datori di lavoro<br />
di Arnstadt una licenza per recarsi<br />
a Lubecca, a piedi, ad ascoltare il vecchio<br />
maestro, il quale mai lasciò la<br />
sua città.Quanto il giovane apprese<br />
- e tesaurizzò con ricchissimi interessi<br />
- germogliò e fruttò nel repertorio<br />
per organo, che è parte cospicua<br />
dell'immenso lascito del Cantor<br />
(ma egli mai gradì essere limitato in<br />
questa definizione) di Eisenach, ed<br />
è sunteggiato qui, nell'importante<br />
CD organistico che Ivana Valotti re-<br />
a Odoardo Farnese, tratta dall'Adone<br />
di G.B.Marino, fu allestita a Roma<br />
nella casa di Evandro Conti duca di<br />
Poli, e subito pubblicata a Venezia da<br />
Giacomo Vincenti. Non a caso: la "favola<br />
boschereccia" in cinque atti prende<br />
forma, per il piacere del musicofilo<br />
d'oggi, con tutte le carte in regola nei<br />
confronti dello stile - varietà, splendore<br />
ed eloquenza espressiva - del<br />
nascente teatro secentesco, sfarzoso<br />
negli infiniti intrecci, sorprese, incantamenti,<br />
amori; l'opera, che a suo tempo<br />
Paavo Jarvi<br />
Orchestre de Paris<br />
2012 – Electric Picture Blu-ray Disc<br />
Condotta dal premio<br />
Grammy Paavo Järvi<br />
l’Orchestre de Paris esegue<br />
squisitamente tre<br />
pezzi di riferimento della<br />
musica orchestrale del ‘900: oltre a<br />
due balletti di Stravinsky, L’après-midi<br />
d’un faune di Debussy. I diversi stati<br />
d’animo, sotto la guida esperta di<br />
Jarvi, sono superbamente catturati in<br />
questa produzione di alta qualità.<br />
tore che ha lasciato sul pentagramma<br />
più degli altri, orma di sé. Šiškovič<br />
cava con bell'arco da queste eleganti,<br />
sciolte e anche aggraziate pagine,<br />
il sereno sorriso di un'invenzione<br />
musicale cordiale vissuta lungo un<br />
arco storico probabilmente breve,<br />
ma che ha assolto l'impegno civilissimo<br />
di fare stare insieme signore e<br />
signori lietamente. Per un'arte è dote<br />
non da poco.<br />
Umberto Padroni<br />
alizza con bella invenzione timbrica:<br />
Toccata e Fuga BWV 540, Fantasia e<br />
Fuga BWV 542, e Passacaglia BWV<br />
582, pagine alternate alla Toccata<br />
Bux WV 156, al Prelude Bux 149, e<br />
alla Passacaglia Bux 161 di Dietrich<br />
Buxtehude; per entrare e aggirarsi in<br />
questo grandioso mondo sonoro si<br />
raccomanda come sempre il Bach di<br />
Piero Buscaroli (Mondadori).<br />
Umberto Padroni<br />
fece rumore nella mondanità romana,<br />
è il lavoro di maggiore rilievo nel catalogo<br />
di Domenico Mazzocchi, peraltro<br />
ricco di opere soprattutto vocali per la<br />
Chiesa e per le corti.Meritevoli di ogni<br />
lode sono le voci e la ricostruzione<br />
sonora operata dai dotti e autorevoli<br />
Scherzi Musicali, ensemble francofono<br />
versato in questo repertorio sotto<br />
la direzione del polivalente Nicolas<br />
Achten.<br />
Umberto Padroni<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 123
RECENSIONI<br />
J.S.Bach<br />
Liszt<br />
Prokofiev<br />
Prokofiev<br />
THE FRENCH SUITES<br />
Alessandra Artifoni, clav.<br />
PIANO SONATA IN B MIN.<br />
Vardan Mamikonian, pf.<br />
QUARTETS NOS. 1 & 2<br />
Quartetto Energie Nuove<br />
PIANO SONATAS 4-7-8,<br />
TOCCATA<br />
Dynamic<br />
Dynamic<br />
Dynamic<br />
Amir Tebenikhin, pf.<br />
Johann Sebastian Bach (1685-1750)<br />
In copertina è sulla spiaggia a pie-<br />
I due Quartetti per archi di Sergej S.<br />
Piano Classics<br />
compose le Suites Francesi - l'agget-<br />
di nudi, ma in abito scuro; Vardan<br />
Prokof'ev (1891-1953), formulati en-<br />
Potrebbe essere ritenuta legittima,<br />
tivo è apocrifo, postumo - in un arco<br />
Mamikonian - giovane pianista<br />
trambi in tre movimenti, lasciano al CD<br />
senza profonde incertezze, l'afferma-<br />
di tempo (1720-1722) più control-<br />
armeno che fu alla scuola imolese<br />
spazio sufficiente per riunire le venti<br />
zione che la presenza di Prokof'ev<br />
lato di quello dedicato alle conge-<br />
di Lazar Berman, grande pietrobur-<br />
Visions fugitives (1915-17) in origine<br />
(1891-1953) nel pianoforte sia un ca-<br />
neri Inglesi, e le incluse nello storico<br />
ghese - avvia sottovoce il program-<br />
per pianoforte, qui elaborate per quar-<br />
pitolo importante della Storia della<br />
primo volume del Klavier-Büchlein<br />
ma del CD tutto dedicato a Franz<br />
tetto, nel 1995, da Sergej Samsonov.<br />
musica nel Novecento, suo scorcio<br />
per la giovane seconda moglie Anna<br />
Liszt (1811-1886), con il carezzevole<br />
Prokof'ev, che nel 1918 scampò alla<br />
finale. L'organico CD, animato da<br />
Magdalena. Saranno pubblicate a<br />
Notturno n.3, ma ben presto, con<br />
rivoluzione sovietica in occidente, USA<br />
Amir Tebenikhin, dotatissimo pia-<br />
Lipsia, dopo l'eclissi, solo nel 1817.Le<br />
irrefrenabili trasalimenti, Vardan<br />
ed Europa, dove incontrò lusinghieri<br />
nista moscovita, trentaquattrenne<br />
sei Suites - un'ora e mezza di grande<br />
lascia trasparire la libertà, e la ric-<br />
successi come compositore e pianista,<br />
all'epoca della registrazione (2011)<br />
musica - sono una lussuosa vetrina<br />
chezza della sua inventiva strumen-<br />
ritornò, morso - forse, come ogni buon<br />
in terra veneta, riunisce la Toccata<br />
di stile, di gusto, di storia, di sapien-<br />
tale, realizzata con una digitalità<br />
russo - dalla nostalgia, definitivamente<br />
op.11 (1912), la Sonata n.4 (1917)<br />
za tastieristica, e sulle danze francesi<br />
encomiabile in termini assoluti, ma<br />
in URSS nel 1932, a condividere con<br />
- dunque composte prima dell'av-<br />
che spesso danno lo stacco ai ritmi -<br />
meno se posta in relazione al con-<br />
il sofferente Dmitri Shostakovich, di<br />
ventura occidentale - la Sonata n.7<br />
in una logica tutta strumentale, sem-<br />
tenuto dei differenti dettati. Vardan<br />
quindici anni più giovane, il primato,<br />
(1939/42) e la Sonata n.8 (1939/44)<br />
mai ariosa piuttosto che danzante.<br />
Mamikonian fa germogliare, attorno<br />
e l'eccellenza, nella musica - con fior<br />
composte in tempo di guerra, dopo<br />
L'esecutore moderno può essere<br />
alla Sonata in si min. (1852-53) che<br />
di Premi Stalin - nella stagione più<br />
il suo rientro in patria. Le quattro<br />
tentato di indulgere a pieghe espres-<br />
giganteggia come monumento<br />
terrifica della sanguinosa tirannide.I<br />
opere offrono un'ampia gamma de-<br />
sive, che lo specifico clavicembalisti-<br />
al centro, la Première valse oubliée<br />
due Quartetti (1931 e 1941) articolati<br />
gli aspetti concreti della personalità<br />
co però scoraggia nelle sonorità. Su<br />
(1883), La lugubre gondola (1882) e<br />
polifonicamente in splendida scrittu-<br />
del grande compositore ucraino -<br />
l'Allemande, la Courante, Sarabande,<br />
Funérailles, dalle Harmonies poéti-<br />
ra cameristica, sono in qualche modo<br />
dalla poetica riflessività, all'energia<br />
Gavotte, Menuet, Air, Gigue, Bourrée,<br />
ques et religieuses (1845-52), e i carat-<br />
esemplari della concezione composi-<br />
delle implacabili progressioni, dalla<br />
Anglaise, Polonaise si sviluppa il di-<br />
teri delle straordinarie pagine sono<br />
tiva del grande russo, intessuti come<br />
tenerezza del fraseggio sottovoce,<br />
segno musicale tracciato dalle mani<br />
inevitabilmente reciprocamente<br />
sono anche di valenze melodiche<br />
all'affermazione tellurica - in testi or-<br />
maestre di Alessandra Artifoni, cla-<br />
lontani: la mano e il temperamen-<br />
e ritmiche popolari; le Visions fugiti-<br />
mai classici del massimo pianismo<br />
vicembalista (e organista) carica<br />
to del pianista armeno sembrano<br />
ves, udite come raramente accade<br />
novecentesco: la definizione di russo<br />
di vissuta esperienza e di classica<br />
talvolta trascendere i suggerimenti<br />
nella intera serie, appaiono come<br />
- sempre ricca di eloquenza - sareb-<br />
autorità più che di anni: il rigore e il<br />
dei testi, ma una Fuga è una Fuga:<br />
espressionistico caleidoscopio: una<br />
be imperdonabile limitazione.Amir<br />
respiro danno un'impronta alle sue<br />
non è una Fantasia, o un Capriccio,<br />
fantasmagorica collana musicale di<br />
Tebenikhin esibisce tale ricchezza<br />
ricreazioni sonore, che appaiono<br />
ed è il pentagramma ad evidenziarlo.<br />
colori e trasparenze, splendidamen-<br />
di doti in bianco e nero da struttu-<br />
plastiche nell'ambito di una lucida<br />
L'omaggio di Vardan al più generoso<br />
te realizzata dalle Energie Nuove dei<br />
rare nelle sonorità con convincente<br />
discorsività.<br />
tra i musici romantici è comunque<br />
quattro giovani prestanti e colti solisti<br />
efficacia i molteplici caratteri delle<br />
Umberto Padroni<br />
altrettanto generoso, e l'ascolto è<br />
emergenti dal tessuto musicale della<br />
comunicative pagine.<br />
gratificante.<br />
Svizzera Italiana.<br />
Umberto Padroni<br />
Umberto Padroni<br />
Umberto Padroni<br />
124 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
RECENSIONI<br />
LA MARSIGLIESE È ITALIANA<br />
La scoperta in un manoscritto di Giovan Battista Viotti<br />
Giovan Battista Viotti<br />
VIOLIN CONCERTOS<br />
Decca<br />
Guido Rimonda, violinista, alla testa<br />
Wagner<br />
della Camerata Ducale, imbraccia<br />
VOGT WAGNER<br />
il suo Stradivari 1721 (J.M.Leclair)<br />
Bamberg Symphoniker, J. Nott, dir.<br />
per la registrazione dell’intero opus<br />
Sony<br />
violinistico di Giovan Battista Viotti<br />
Non è frequente imbattersi in un<br />
(1755-1824), violinista/compositore,<br />
programma di momenti lirici - che<br />
della quale è alla seconda realizza-<br />
canto popolare del regime appena<br />
paternità di quel brano, essendo for-<br />
nella elaborazione teatrale di Richard<br />
zione, per Decca. Dopo i Concerti nn.<br />
rovesciato - la paternità italiana di-<br />
temente compromesso con il regime<br />
Wagner (1813-1883) sostituiscono le<br />
22 e 24 e la Meditazione in Preghiera<br />
viene sostenibile, alla luce delle date:<br />
francese, appena decapitato; né la<br />
arie - momenti sempre difficili a trarsi<br />
(che costituivano i numeri della pri-<br />
il brano viottiano, di ben undici anni<br />
rivendicò, per una ragione analoga,<br />
dall'animazione musicale che il fatale<br />
ma uscita), nella seconda, fresca di<br />
anteriore alla Marsigliese, dall’auto-<br />
sotto Napoleone.<br />
teatrante e pensatore di Lipsia impri-<br />
stampa, la registrazione di altri due<br />
re del testo della stessa potrebbe<br />
Una conferma indiretta della pree-<br />
meva ai suoi testi musicati. Per ricorda-<br />
Concerti (nn. 12 e 25) e del Tema e<br />
essere stato ascoltato a Parigi, al<br />
sistenza del tema della Marsigliese<br />
re i due secoli dalla sua nascita capita<br />
Variazioni per violino e orchestra, in<br />
Concert Spirituel, o potrebbe aver-<br />
e, assai verosimilmente della pa-<br />
anche questo; qui Klaus Florian Vogt,<br />
prima registrazione mondiale e di<br />
lo ricevuto da Pleyel, violinista a sua<br />
ternità viottiana, verrebbe anche<br />
tenore tedesco del nord, approdato<br />
recente scoperto, che reca a tutti<br />
volta ed editore di Viotti, con il qua-<br />
da Mozart, dal suo Concerto in do<br />
al canto dal rango dei cornisti, bella<br />
un’importante sorpresa. La musi-<br />
le aveva già collaborato in veste di<br />
maggiore per pianoforte e orchestra,<br />
presenza, una voce di respiro ampio e<br />
ca dell’inno nazionale francese, la<br />
“paroliere” per una marcia militare<br />
KV 503, del 1786, di cinque anni po-<br />
di tecnica molto controllata, canta in<br />
Marsigliese, finora attribuita allo<br />
(l’anno precedente l’apparizione<br />
steriore all’opera di Viotti. Nel primo<br />
pagine emergenti da I maestri cantori<br />
stesso autore delle parole, e cioè a<br />
della Marsigliese) la cui musica era<br />
movimento, il secondo tema presen-<br />
di Norimberga, da Lohengrin, Parsifal,<br />
Rouget de Lisle, violinista dilettante,<br />
di Pleyel. L’anno appresso, secondo<br />
ta forti analogie con la Marsigliese,<br />
Rienzi, Tristano e Isotta, L'Olandese<br />
che l’avrebbe scritta, secondo la dif-<br />
una ricostruzione assai probabile,<br />
prima della Marsigliese.<br />
Mozart<br />
volante, Il crepuscolo degli Dei, e da<br />
fusa vulgata, a Strasburgo nel 1792,<br />
l’editore e l’autore della Marsigliese<br />
conosceva l’opera del violinista ita-<br />
La Valkiria: il repertorio presenta una<br />
in realtà sarebbe di Viotti, come<br />
erano a Strasburgo e Pleyel per la<br />
liano, del quale aveva scritto le parti<br />
gamma molto ricca di modi, ma fon-<br />
risulta dal manoscritto del Tema e<br />
seconda volta potrebbe aver conse-<br />
per trombe e timpani del Concerto<br />
damentalmente poggia sull'invenzio-<br />
variazioni firmato e datato 2 marzo<br />
gnato una musica a Rouget de Lisle,<br />
n.16 in mi minore per violino e orche-<br />
ne che Wagner - che per il suo ideale<br />
1781. Una volta ammesso che il tema<br />
questa volta non sua ma di Viotti, il<br />
stra; confermato da un particolare<br />
artistico ha dovuto inventare tutto: i<br />
dell’inno francese non possa essere<br />
quale in quel periodo si era appe-<br />
curioso: l’identica tonalità dei due<br />
poemi per le sue partiture, una teoria<br />
un tema “popolare” - per l’avversio-<br />
na rifugiato a Londra, e non aveva<br />
brani, do maggiore.<br />
armonica, un teatro di particolare dise-<br />
ne dei rivoluzionari all’utilizzo di un<br />
nessuna intenzione di rivendicare la<br />
Pietro Acquafredda<br />
gno, e anche il modo di mettere insieme<br />
i necessari quattrini - ha formulato<br />
per la voce dei suoi tenori: un timbro<br />
e un'emissione - quelli dell'Heldentenor<br />
- per i suoi eroi. Esso distingue<br />
una vocalità forte e squillante capace<br />
di accenti esaltanti, ambrata fino alla<br />
brunitura, e dolce fino all'affettuosità,<br />
ma questa gagliarda luminosità non<br />
sembra tra le doti di Klaus Florian.<br />
Umberto Padroni<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 125
Aspettando Dylan<br />
Pur girando un “biopic”<br />
su Dave Van Ronk,<br />
leggenda del folk<br />
americano ante-Bob<br />
Dylan, I fratelli Coen<br />
firmano in realtà una<br />
commedia nera, lieve e<br />
colta allo stesso tempo<br />
(come abitudine della<br />
coppia) e ricca di colpi<br />
di scena.<br />
Film<br />
INSIDE LLEWYN DAVIS<br />
di Joel e Ethan Coen<br />
Lucky Red<br />
Inside Llewyn Davis, premiato a<br />
Cannes con il Gran Premio della<br />
Giuria, prende il titolo da un album<br />
di Dave Van Ronk e racconta<br />
la storia di questo folksinger<br />
<br />
del Village, dei beatnik e dei bar<br />
morie<br />
del cantautore The Major<br />
Of MacDougal Street, pubblica-<br />
“Cominciò<br />
a scriverle ma morì troppo<br />
presto e furono completate dal<br />
giornalista Elijah Wald”, hanno<br />
dichiarato Joel e Ethan ad una<br />
conferenza stampa affollatissima<br />
a Cannes, neanche fosse un concerto<br />
rock. “Se ami Bob Dylan,<br />
non puoi ignorare Van Ronk che<br />
è stato il suo ispiratore”. In effetti<br />
<br />
di rilievo nel panorama della musica<br />
folk che negli anni Sessanta<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
della musica folk acustica degli<br />
anni Sessanta. I primi rudimenti<br />
artistici li aveva appresi attingendo<br />
da un vasto repertorio di<br />
motivi tradizionali che svariava<br />
da ballate della cultura popolare<br />
della Gran Gretagna a canzoni<br />
di Bertold Brecht passando per<br />
<br />
<br />
ulteriore testimonianza della sua<br />
<br />
<br />
<br />
Street incrocia Washington<br />
<br />
memoria Dave Van Ronk Street.<br />
Il protagonista di Inside Llewyn<br />
Davis <br />
folk ispirato molto liberamente<br />
allo sfortunato Dave Van Ronk<br />
-<br />
<br />
<br />
“Non c’è una storia o una trama,<br />
per questo abbiamo aggiunto il<br />
gatto <br />
Ulisse (che ha fatto letteralmente<br />
impazzire il Festival) al seguito<br />
SALENTO FINIBUS TERRAE FILM FESTIVAL<br />
Dal 21 al 28 luglio la Puglia accoglie il cinema italiano e i cortometraggi<br />
internazionali in occasione dell’undicesima edizione del Salento Finibus<br />
Terrae Film Festival che si svolgerà nell’Alto Salento in provincia di Brindisi.<br />
Sei le sezioni competitive del festival, tutte dedicate a cortometraggi italiani<br />
e internazionali: Diritti umani, Mondo corto, Corto Italia, Documentari,<br />
Thriller-Noir-Horror e Animazione. Quasi 70 i lavori provenienti da Germania,<br />
Stati Uniti, Spagna, Francia, ma anche Gran Bretagna e San Marino.<br />
Ingresso libero.<br />
Per info: www.salentofinibusterrae.it<br />
del protagonista – <br />
intorno al gatto!”, ha scherzato<br />
Joel Coen. Racconta le peripezie<br />
del nostro eroe che tentando di<br />
raggiungere il successo (speranza<br />
vana perché gli vengono<br />
puntualmente preferiti colleghi<br />
lini<br />
del Village, dorme sui divani<br />
degli amici e scontento del suo<br />
<br />
parte alla volta di Chicago per<br />
incontrare un importante impresario.<br />
Il tutto arricchito dal<br />
famoso gatto che scappa sempre,<br />
da una cena in cui accade l’impensabile<br />
e dalla registrazione<br />
di una canzone non originale<br />
e geniale, Please Mr. Kennedy<br />
cantata da Oscar Isaac, Justin<br />
elaborazione<br />
di una vecchia hit<br />
antimilitarista. Tra gli interpreti,<br />
oltre al già citato Oscar Isaac nel<br />
ruolo del protagonista, compa-<br />
126 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
di Rocco Mancinelli<br />
iono Justin Timberlake che si<br />
divide tra il palco e gli studi di<br />
registrazione e che i fratelli Coen<br />
hanno fatto cantare in falsetto<br />
“Per sfondare il talento non basta<br />
– ha dichiarato il cantante<br />
attore – ci vuole qualcuno che<br />
creda in te. A volte sei nel posto<br />
giusto con le persone sbagliate<br />
o nel posto sbagliato con quelle<br />
giuste. Il successo è anche una<br />
questione di circostanze positive.<br />
BEHIND THE CANDELABRA<br />
di Steven Soderbergh<br />
HBO<br />
Letteralmente dietro i candelabri (il<br />
titolo è stato suggerito dall’abitudine<br />
di Liberace di suonare sempre<br />
con un candelabro sfavillante di<br />
strass sul pianoforte), è il 26° film<br />
(in 24 anni!) di Steven Soderbergh,<br />
uno dei registi più prolifici, e bravi,<br />
di Hollywood. Con questo film, Soderbergh<br />
ha dimostrato per l’ennesima<br />
volta la sua versatilità essendo<br />
riuscito ad attraversare tutti i generi<br />
lasciando ogni volta un’impronta<br />
personale. Behind the Candelabra<br />
racconta la vita, l’arte e le ossessioni<br />
di uno dei personaggi più eccentrici<br />
dello sfolgorante mondo dello spettacolo.<br />
Personaggio popolarissimo<br />
tra gli anni ‘50 e ‘70 al punto da essere<br />
apparso, come attore, in due<br />
episodi della serie televisiva degli<br />
anni Sessanta Batman, da comparire<br />
nell’elenco delle celebrità della Hollywood<br />
Walk of Fame e nel museo<br />
delle cere di Madame Tussauds a Las<br />
Vegas. Le sue canzoni sono state utilizzate<br />
in colonne sonore di diversi<br />
film, ma l’opera di Soderbergh più<br />
che sull’aspetto musicale si sofferma<br />
sulla vita dell’ultima icona omosessuale,<br />
in un’epoca in cui l’outing era<br />
ancora sconosciuto. Si può dire, infatti,<br />
che Liberace sia stato l’ultima<br />
star in un periodo in cui la cultura,<br />
ma anche la parola gay semplicemente<br />
non esistevano. Per contestualizzare<br />
storicamente quegli anni,<br />
basti pensare che Rock Hudson, uno<br />
dei sex symbol più amati di Hollywood,<br />
nascose praticamente fino<br />
a poco prima di morire la sua omosessualità.<br />
Come è stato sottolineato<br />
dallo stesso regista in una recente<br />
intervista, per capire la vera ragione<br />
che lo ha spinto a girare questo “biopic”<br />
molto interessante e godibile<br />
sulla vita di un divo oggi dimenticato,<br />
bisogna attendere il sottofinale<br />
in cui i giornali annunciano la morte<br />
per Aids di Rock Hudson. Fu proprio<br />
lui, praticamente sul letto di morte,<br />
infatti, il primo artista a fare outing.<br />
Interpretato da un magistrale e irresistibile<br />
Michael Douglas, il film getta<br />
lo sguardo sugli aspetti più pittoreschi<br />
dell’artista: la villa “mausoleo”,<br />
le fidanzate ufficiali che dovevano<br />
coprire la sua omosessualità, gli<br />
smoking eccentrici, lo stile di vita al<br />
tempo stesso esibito e nascosto, ma<br />
anche la sua ossessione per la chirurgia<br />
plastica e, di conseguenza, per<br />
l’immortalità o il desiderio di lasciare<br />
un segno di sé (non avendo avuto<br />
figli, cosa che lo tormentò a lungo,<br />
decise di sottoporre il suo amante<br />
autista compagno, Scott Thorson interpretato<br />
da Matt Damon, ad un’operazione<br />
che lo rendesse identico<br />
a lui). Un film molto esplicito, pur<br />
senza indugiare sugli aspetti pruriginosi<br />
della vita sessuale, diretto e che<br />
pone principalmente l’accento sul<br />
rapporto con la madre (l’indimenticabile<br />
Debbie Reynolds, 81 anni<br />
e due scene che da sole valgono il<br />
film) e con il giovane e sprovveduto<br />
Scott Thorson, autore del libro che<br />
ha ispirato il film. Ed è soprattutto su<br />
questa tempestosa relazione che il<br />
regista si sofferma, analizzando il cinismo<br />
con cui il divo dapprima accoglie<br />
nella sua vita il giovane Scott per<br />
poi liquidarlo senza tanti scrupoli (e<br />
quattrini) una volta stufatosi di lui.<br />
Ne ho visti troppi fallire, malgrado<br />
avessero le capacità, proprio<br />
come Llewyn Davis…”, Garrett<br />
Hedlund, l’ultimo sex symbol<br />
lanciato da Hollywood, nel ruolo<br />
di Johnny Five, compagno di<br />
strada del protagonista, e l’attrice<br />
del momento Carey Mulligan,<br />
presente a Cannes anche con Il<br />
grande Gatsby, nel ruolo della<br />
<br />
sa bene di chi. Il personaggio della<br />
Mulligan non è propriamente<br />
<br />
brutalità, ma è protagonista di<br />
una delle scene più divertenti del<br />
<br />
più corretto scrivere vomita) addosso<br />
al protagonista una serie<br />
di insulti esilaranti “Quando ti<br />
chiamano i Coen accetti qualunque<br />
ruolo. E sei disposto anche a<br />
dire delle bugie. Io ho raccontato<br />
che sapevo cantare”.<br />
TUTTO SCORSESE<br />
Il Museo Nazionale del Cinema di<br />
Torino ospita negli spazi della Mole<br />
Antonelliana, fino al al 15 settembre<br />
la mostra Scorsese, omaggio al genio<br />
artistico di uno tra i registi di maggior<br />
fama dei nostri tempi e ne ripercorre<br />
la carriera. L’esposizione si sviluppa<br />
in diverse aree del museo e mette<br />
in evidenza le fonti d’ispirazione di<br />
Scorsese e il suo particolare modo<br />
di lavorare, sottolineando quanto la<br />
sua arte narrativa abbia influenzato<br />
il cinema americano moderno. I materiali,<br />
in larga misura inediti, provengono<br />
prevalentemente dall’archivio<br />
privato del regista. Il particolare allestimento<br />
della mostra parte dall’Aula<br />
del Tempio, dove una spettacolare<br />
scenografia rende omaggio alla New<br />
York protagonista dei suoi film, spesso<br />
ambientati nella Grande Mela, in<br />
particolare a Little Italy. Una mappa<br />
della città indica le location dei film - i<br />
cui spezzoni vengono riproposti su<br />
4 monitor - mentre le vetrine laterali<br />
ospitano oggetti di scena tra i quali<br />
spiccano numerosi costumi di Gangs<br />
of New York e il vestito rosso indossato<br />
da Michelle Pfeiffer nel film L’età<br />
dell’innocenza.<br />
The Last Waltz<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 127
AMATO MIO LP<br />
di Carlo D’Ottavi<br />
Mel Pot allo stato dell’arte<br />
Il compositore americano<br />
George Gershwin, pur essendo<br />
vissuto solamente<br />
trentotto anni, ebbe il tempo di<br />
attraversare un periodo stimolantissimo,<br />
musicalmente parlando,<br />
nel quale i più diversi stili<br />
s’incontravano e si mischiavano<br />
come in nessun altro paese al<br />
mondo. Se nell’Ottocento sempre<br />
più compositori colti europei avevano<br />
attinto dalle radici popolari<br />
dei rispettivi paesi, sviluppando<br />
le cosiddette scuole nazionali,<br />
negli Stati Uniti la dipendenza<br />
culturale dall’Europa si faceva<br />
progressivamente meno forte,<br />
sviluppando una cultura popolare<br />
sempre più originale e propria,<br />
frutto di un mescolanza unica di<br />
<br />
le più diverse tra loro. Quando<br />
Gershwin nasce, nel 1898, il<br />
contributo della musica nera è<br />
<br />
solo tra i neri. Il blues del delta<br />
<br />
diverse e lontane fornendo le basi<br />
per il ragtime e il jazz. Negli anni<br />
venti del ‘900, le grandi metropoli<br />
del nord degli Stati Uniti, pullulano<br />
di locali, teatri, sale da ballo<br />
dove si suona, danza e canta la<br />
“negro music”. Il musical teatrale<br />
na<br />
e si contrappone con sempre<br />
più forza all’Opera e all’Operetta<br />
del vecchio continente. In questo<br />
ambiente così fertile George<br />
Gershwin cresce e in brevissimo<br />
tempo si impone come uno dei<br />
suoi più brillanti esponenti ma,<br />
nonostante il successo, tutto questo<br />
non gli basta e il desiderio di<br />
diventare un grande compositore<br />
di musica colta è forte, al punto<br />
di volere prendere lezioni da un<br />
contemporaneo come Maurice<br />
Ravel. Il grande maestro francese<br />
è tra i grandi innovatori della<br />
musica classica europea. Il suo<br />
<br />
della musica “moderna” per cui a<br />
Gershwin apparve come la guida<br />
ideale. La risposta di Ravel alla<br />
richiesta del musicista americano<br />
<br />
di un diniego sdegnoso nei confronti<br />
di un collega versato soprattutto<br />
nella musica popolare,<br />
ma, al contrario, nel ritenersi non<br />
adeguato nei confronti di un personaggio<br />
talmente dotato e così<br />
personale da non avere bisogno<br />
di imbrattarsi con qualcosa che<br />
non faceva parte della propria<br />
George Gershwin<br />
RHAPSODY IN BLUE<br />
vinile da 180 grammi<br />
fonè<br />
cultura e radici. Gershwin, a<br />
suo modo, seguì il consiglio di<br />
Ravel e anche quando affrontò il<br />
genere colto lo fece con uno stile<br />
tanto inconfondibile da essere<br />
subito riconosciuto come americano<br />
e non europeo. In questo<br />
modo le composizioni “serie” di<br />
Gershwin, pur seguendo un’architettura<br />
classica, elaborano e<br />
sviluppano melodie, ritmi, stile<br />
128 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
assolutamente americani, pregni<br />
<br />
generi di cui sopra e che già con<br />
tanta maestria Gershwin aveva<br />
<br />
anche a una creatività e fantasia<br />
straripanti.<br />
Questo stare con un piede nel<br />
mondo classico e l’altro nel mon-<br />
<br />
per semplicità, è alla base della<br />
scelta di Decca di pubblicare al-<br />
<br />
di Gershwin con l’Orchestra del<br />
Gewandhaus di Lipsia, diretta<br />
-<br />
<br />
pianoforte. La Rapsodia in Blu,<br />
<br />
orchestrata da Ferde Grofé, il<br />
Concerto in Fa per pianoforte e<br />
orchestra, Good Mornin’ Sistuh!,<br />
Weather Report<br />
MYSTERIOUS TRAVELLER<br />
Speakers Corner<br />
Il tastierista Joe Zawinul e il sassofonista<br />
Wayne Shorter, crebbero alla<br />
corte di, tra gli altri, Davis e Adderley.<br />
Proprio durante le sessioni di<br />
In a Silent Way di Davis del 1969, si<br />
incontrarono e da lì l’idea di fondare<br />
un proprio gruppo prese forma<br />
lentamente diventando realtà solo<br />
due anni dopo con il contributo del<br />
cofondatore Miroslav Vitous al basso.<br />
Tre album fondamentali in quel crocevia<br />
tra jazz, funk ed elettronica e<br />
poi la svolta del 1974 con Mysterious<br />
Traveller per il quale Vitous scriveva<br />
un solo pezzo, American Tango, per<br />
lasciare il posto al bassista elettrico<br />
Alphonso Johnson. La ricerca di sonorità<br />
più dirette, relativamente più<br />
semplici, pur mantenendo i caratteristici<br />
incastri tra melodia, ritmo e assoli<br />
fu tra i motivi della separazione. Pur<br />
apparendo come un componente di<br />
transizione tra il fondatore Miroslav<br />
Vitous e il mostruoso Jaco Pastorius<br />
- che di lì a poco lo sostituirà - l’apporto<br />
di Johnson al basso, ancora<br />
presente nel successivo Tale Spinnin’,<br />
è fondamentale per caratterizzare<br />
con un segno saltellante e pulsante<br />
il ritmo delle composizioni dei Weather<br />
Report in questo disco. Così brani<br />
come Cucumber Slumber o la title<br />
Rialto Ripples e la suite sinfonica<br />
, da Porgy and Bess<br />
<br />
interessante viaggio nella musica<br />
gershwiniana. La novità più interessante<br />
per gli appassionati del<br />
disco nero sta nel fatto che i na-<br />
<br />
track difficilmente vi faranno star fermi<br />
fin dal loro primo ascolto. La svolta<br />
commerciale, ma solo nel senso<br />
di popolarità che diventerà enorme,<br />
si avrà comunque con i successivi<br />
Black Market e, soprattutto, Heavy<br />
Weather con l’arcinota Birdland, ma<br />
Mysterious Traveller rimane, per la<br />
sua posizione cronologica ed evolutiva<br />
centrale, il perno della storia di<br />
questo formidabile super gruppo. La<br />
nuova versione in vinile 180 grammi<br />
è edita dallo specialista Speakers<br />
Corner e distribuita da Sound and<br />
Music a 39,00 €<br />
da Giulio Cesare Ricci per la ma-<br />
<br />
<br />
<br />
analogico e valvolare, la versione<br />
<br />
limitata a 496 copie in doppio<br />
vinile da 180 grammi.<br />
PILLOLE<br />
Fleetwood Mac<br />
RUMORS<br />
Warner Bros/Reprise Record<br />
Con i suoi 19 milioni<br />
di copie venduti<br />
è uno dei dischi<br />
rock più venduti<br />
della storia,<br />
un caso degli anni Settanta e ancora<br />
un lavoro godibile ai giorni nostri.<br />
Ristampa di lusso disponibile<br />
su due 45 giri o su singolo 33 giri<br />
entrambi da 180 grammi.<br />
Grateful Dead<br />
LIVE/DEAD<br />
Mobile Fidelity Original Master<br />
Recording<br />
Gioco di parole<br />
per un doppio<br />
disco dal vivo per<br />
il morto “riconoscente”...<br />
Originalmente<br />
del 1969 è considerata<br />
una delle migliori performance live<br />
di una band rock e riedita in un<br />
doppio prezioso vinile da 180<br />
grammi in edizione limitata.<br />
Tricky<br />
FALSE IDOLS<br />
K7<br />
Recente nuova fatica<br />
discografica<br />
per una delle voci<br />
della prima ora dei<br />
Massive Attack. Il<br />
risultato sono ben quindici nuove<br />
tracce di una sofisticata miscela di<br />
rock, folk e pop alla sua originalissima<br />
maniera. Ordinabile sul sito bleep.<br />
com anche in versione download.<br />
Suzanne Vega<br />
BEAUTY AND CRIME<br />
Classic Records Clarity SV-P II<br />
Realizzato nel<br />
2007 questo album<br />
è per molti<br />
il miglior disco<br />
dell’artista dai<br />
tempi del celebre debutto. Un affettuoso<br />
omaggio alla Grande<br />
Mela cambiata dopo Ground Zero.<br />
Ristampato in un set di 4 dischi a<br />
45 giri da 200 grammi con tecnologia<br />
Clarity.<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 129
Link<br />
di Vittorio Amodio<br />
Le nostre antenne captano segnali di paura, di sconcerto, di sconcerto collettivo, un rumore di fondo<br />
fatto di clacson e spade sguainate. Come esuli spaziali cantiamo il nostro spaesamento, offrendolo<br />
in musica a chi lo vuole condividere. Insomma, sia qua, del tutto esposti. Passati ingombranti alle<br />
spalle, che vi preghiamo di non far diventare zavorre. Futuro in formazione. Dovessi definire ciò che<br />
facciamo oggi direi “Esistenzialismo elettrico”. Niente di decadente, che nel quotidiano vivo da<br />
contadino. [Massimo Zamboni, 2013]<br />
CCCP<br />
AFFINITÀ-DIVERGENZE<br />
FRA IL COMPAGNO TOGLIATTI E NOI<br />
LP Attack Punk Records (1986)<br />
Avevano già<br />
sconvolto l’ingenua<br />
e acerba scena<br />
italiana dei primi<br />
anni Ottanta con un<br />
paio di memorabili<br />
EP. Il merito di tanta scoperta va ascritto<br />
alla microlabel Attack Punk Records, che da<br />
qualche anno stava pubblicando una serie<br />
di “quarantacinquini” dalla veste grafica<br />
inedita e accattivante, documentando<br />
i primi vagiti punk emiliani. Capofila<br />
del progetto - e che merita più di una<br />
citazione - fu Jumpy Velena, prima della<br />
sua evoluzione cibernetica, vero artefice di<br />
una scena folle e delirante. E folli e deliranti<br />
erano Massimo Zamboni e Giovanni<br />
“Lindo” Ferretti, che in queste dieci canzoni<br />
mettono su vinile quello che resterà il<br />
manifesto della band. Giovanni riesce lì<br />
dove quasi tutti avevano fallito, cantare<br />
in italiano su un tessuto rock moderno.<br />
Emilia paranoica (posta al termine del<br />
disco con i suoi imponenti sette minuti<br />
e passa) diventa la sintesi del loro punk<br />
filo-sovietico, provocatorio , una vera e<br />
propria presa per i fondelli; una capacità<br />
nella recitazione (specie sul palco) fuori dal<br />
comune: “Aspetto un’emozione sempre più<br />
indefinibile” cantano su di un ritmo ipnotico<br />
con Annarella e Fatur che disegnano le<br />
loro strambe coreografie. Ed in un attimo<br />
Reggio Emilia diventa Berlino; ma non è<br />
vero, non sarà mai vero!<br />
Riuscirono però a farcelo credere i CCCP …<br />
Offlaga Disco Pax<br />
SOCIALISMO TASCABILE<br />
(PROVE TECNICHE DI TRASMISSIONE)<br />
CD Santeria (2005)<br />
Un’eredità scomoda<br />
quella che<br />
raccolgono, una<br />
generazione dopo,<br />
Enrico Fontanelli<br />
(tastiere, basso e<br />
basi), Daniele Carretti (chitarre e basso)<br />
e Max Collini (narrazione e declami).<br />
Già perché loro sono di Reggio Emilia e,<br />
nonostante siano cresciuti con la new wave<br />
di My Bloody Valentine, Cocteau Twins e<br />
Pixies, con il punk filosovietico ci devono<br />
fare i conti. Un corto circuito generazionale<br />
visto che due di loro sono nati nel ‘77. E<br />
così, tra in-congruenze e proclami, giù a<br />
raccontare storie nei nove brani, in bilico<br />
tra i sogni di sempre e le ragioni del<br />
quotidiano, in un misto di elettronica, indie<br />
rock e new wave sul quale si erge il recitato<br />
(mai cantato) di Max, come se i Massimo<br />
Volume fossero sopravvissuti a loro stessi.<br />
Così ti ritrovi ad ascoltare Kappler e<br />
finalmente hai la tua canzone che racconta<br />
di anni trascorsi tra i banchi di un liceo o<br />
Khmer rossa, perché anche l’amore può<br />
essere cantato da un gruppo indie, o<br />
Tatranky, la “loro” Emilia paranoica. Oggi,<br />
a distanza di dieci anni, gli ODP ci sono<br />
ancora e si apprestano a festeggiare con<br />
serate “Era la prima volta…”, nelle quali<br />
ripercorreranno la loro storia musicale.<br />
Forse se leggete queste righe fate in tempo<br />
ad assistere alla data del 4 luglio a Torino,<br />
altrimenti accontentatevi del nuovo CD<br />
Gioco di Società.<br />
M. Zamboni - A. Baraldi<br />
UN’INFINITA COMPRESSIONE<br />
PRECEDE LO SCOPPIO<br />
CD Edel (2013)<br />
Torna Massimo<br />
Zamboni, dopo due<br />
anni di concerti<br />
proprio con Angela<br />
Baraldi in Solo una<br />
terapia – Dai CCCP<br />
all’estinzione, nel quale aveva provato, con<br />
successo dobbiamo dire, a riprendersi il<br />
suo passato. Archiviata la sua pur felice<br />
collaborazione artistica con Nada, ora arriva<br />
un disco tutto nuovo, figlio dei tempi (la<br />
realizzazione è stata possibile anche grazie<br />
alla campagna di fund raising lanciata<br />
attraverso musicraiser.com); undici canzoni,<br />
nel quale vecchio e nuovo si fondono. E se<br />
in Lamenti, con Gianni Maroccolo al basso,<br />
citare i CSI è doveroso e spontaneo, in Rotta<br />
Massimo si lascia andare al vecchio amore,<br />
quel punk rock delle origini, e trova in Angela<br />
una bella voce che sostiene anche ritmi più<br />
hard. L’album scorre così tra brani più corposi<br />
e momenti più riflessivi. Ma la sorpresa di<br />
questo lavoro è proprio la voce della Baraldi,<br />
dotata di una forza comunicativa assoluta.<br />
Leggendo la sua biografia e tralasciando le<br />
vicende che la vedono davanti la macchina<br />
da presa (con successo) nel ruolo di attrice, il<br />
percorso musicale è più che interessante. Dai<br />
primi vagiti con collaborazioni occasionali<br />
nella sua Bologna (Hi-Fi Bros e The Stupid<br />
Set), ai dischi e tours come corista con diversi<br />
cantautori italiani (da Dalla a De Gregori), sino<br />
alla realizzazione in proprio di una manciata<br />
di album, l’ultimo dei quali l’omonimo del<br />
2003.<br />
130 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
Gladiator in arena<br />
consilium capit<br />
Il gladiatore<br />
sceglie le sue mosse<br />
nell’arena<br />
(Seneca, Epistulae Morales Ad Lucilium - Libro III, XXII, 1)<br />
Abbiamo scelto di non sottostare alle regole del mercato.<br />
Abbiamo scelto di mantenere integra la nostra autonomia.<br />
Abbiamo scelto nuove forme di comunicazione.<br />
Abbiamo scelto di abbandonare i luoghi comuni del settore,<br />
Abbiamo scelto di rispettare la musica e la sua riproduzione.<br />
SCEGLI ANCHE TU, ABBONATI!<br />
Formule e offerte su:<br />
edicola.suono.it<br />
suono.ezpress.it<br />
diffusione@suono.it
FIORI FRUTTA CITTÀ<br />
di Paolo Corciulo<br />
In movimento<br />
movimento”: è il tema<br />
“In di questo numero di SUO-<br />
NO e ci mancherebbe che<br />
una rubrica, in movimento, come<br />
questa lo trascurasse… Così ecco<br />
una serie di mete a sfondo musicale<br />
ma non solo per riempire l’agenda<br />
di un perfetto music lover.<br />
COMPENDIO PROG<br />
La prima, destinata a chi ama<br />
la musica italiana, ha un sapore<br />
particolarmente dolce per gli<br />
abbonati di <strong>SUONO</strong>: i più veloci<br />
possono aggiudicarsi gratis il<br />
pacchetto di ingressi per tutta la<br />
durata della manifestazione. Siamo<br />
a San Giovanni in Marignano,<br />
la porta di ingresso alla Valconca<br />
(le spiagge di Cattolica sono a<br />
pochi chilometri…), considerato<br />
uno dei più belli borghi d’Italia.<br />
Qui dal 2 al 4 d’agosto si svolge il<br />
3° Festival della musica d’autore<br />
italiana, consueto appuntamento<br />
con la musica di qualità. Imperdibile<br />
per gli amanti del genere<br />
la maratona musicale (3 agosto)<br />
dedicata alla musica progressiva,<br />
caratterizzata da una alternanza<br />
tra il nuovo ed il vecchio…ovvero<br />
tra le realtà consolidate del prog<br />
italiano e mondiale (Le Orme,<br />
La Storia New Trolls e Osanna)<br />
assieme a delle giovani realtà italiane<br />
(Gran Turismo Veloce e Prophexy)<br />
e ad una delle band che,<br />
attualmente, sta riscuotendo un<br />
grande successo oltreoceano: La<br />
Locanda delle Fate. Sul palco si<br />
alterneranno Lino Vairetti (Osanna),<br />
Michi Dei Rossi (le Orme),<br />
Vittorio De Scalzi e Nico Di Palo<br />
(La Storia New Trolls). Sempre a<br />
San Giovanni, nel primo weekend<br />
di settembre, da segnalare la rassegna<br />
rock delle band giovanili…<br />
amicifestival@gmail.com<br />
SU È GIÙ PER LE COLLINE<br />
Fino al 31 luglio i comuni toscani<br />
di Poggio a Caiano, Prato, Carmignano,<br />
Montemurlo, Vaiano e<br />
Vernio sono coinvolti nel Festival<br />
delle colline 2013, come sempre<br />
caratterizzato da un cartellone di<br />
alta qualità musicale, il più possibile<br />
originale e con il desiderio di<br />
mettere in scena nuove, piccole,<br />
produzioni. Si va da Bach nell’interpretazione<br />
dello straordinario<br />
pianista Ramin Bahrami, alla<br />
musica di Theo Teardo (vedi l’intervista<br />
in questo stesso numero<br />
di <strong>SUONO</strong>) che ha accompagnato<br />
ma<br />
italiano, ad un gruppo francoamericano-olandese-portoghese-<br />
Don Pasta<br />
norvegese (ma fa base a Shangai!)<br />
come The Word, per approdare<br />
da un lato alla meravigliosa voce<br />
di Ginevra di Marco, dall’altro alle<br />
scorribande musico-gastronomiche<br />
di Don Pasta.<br />
www.festivaldellecolline.com<br />
DALLE COLLINE ALLE VALLI<br />
Dal 5 all’8 luglio ad Agazzano<br />
(Pc) si svolge la prima edizione<br />
del Val Luretta Jazz, il primo<br />
festival jazz realizzato nelle valli<br />
piacentine: quattro giorni dedicati<br />
interamente alla musica con<br />
workshop, stand enogastronomi-<br />
132 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
foto R. Ascroft<br />
ci, presentazioni di libri, mostre<br />
<br />
artisti della scena jazz nazionale.<br />
Il festival vede esibirsi Paolo<br />
Jannacci (5 luglio), Marco “Ray”<br />
Mazzoli e Giuliano Ligabue (6 luglio),<br />
Mattia Cigalini feat. Fabrizio<br />
Bosso (7 luglio) e Fabio Giachino<br />
(8 luglio). Durante l’arco<br />
di tutto il festival, ogni mattina,<br />
si svolgeranno i seminari tenuti<br />
da Mattia Cigalini (sax), Bebo<br />
Ferra (chitarra), Riccardo Fioravanti<br />
(basso) e Stefano Bagnoli<br />
(batteria) che, oltre a tenere corsi<br />
sul proprio strumento, terranno<br />
i corsi di musica d’insieme sotto<br />
forma di ensemble, dando la<br />
possibilità agli iscritti di poter<br />
suonare con una formazione jazz<br />
interamente composta da professionisti;<br />
a partire dalle 18.00<br />
invece , nel cortile del comune,<br />
conferenze inerenti al jazz.<br />
www.porrettasoul.it<br />
Tel.0534-22021<br />
IO, LA RIVIERA E LUI<br />
A Ravello io ci andrei anche solo<br />
per il suo nome: “Ravello”, ah<br />
che piacere pronunciarlo! Se si<br />
aggiunge che questo piccolo ma<br />
affascinante centro turistico si<br />
<br />
ci sono e abbondano i motivi<br />
per visitarlo. Uno in più (20 luglio)<br />
potrebbe essere il concerto,<br />
all’interno del Ravello Festival,<br />
di Wayne Shorter: il sassofonista<br />
di Newark, già ospite del festival<br />
campano nel 2004, salirà sul<br />
palco in quartetto accompagnato<br />
dal pianista Danilo Pérez, il<br />
contrabbassista John Patitucci<br />
e il batterista Brian Blade per<br />
il suo “Wayne Shorter - 80th<br />
Birthday Celebration Concert”.<br />
L’ex Weather Report (il miglior<br />
gruppo di sempre secondo Tim<br />
Young – vedi visita ai Metropolis<br />
Wayne Shorter<br />
Studio in questo stesso numero<br />
di <strong>SUONO</strong>) festeggerà così nel<br />
modo migliore questa importante<br />
ricorrenza.<br />
www.ravellofestival.com<br />
MUSICA E NON SOLO<br />
Max Gazzè, Marta sui Tubi, Ministri,<br />
Fedez, Luca Agnelli Massimo<br />
Zamboni (con lo spettacolo<br />
“30 anni di Ortodossia”); poi il<br />
<br />
ancora 77 Bombay Street, Grimus,<br />
Rangleklods… sono protagonisti<br />
del classico appuntamento<br />
nel cuore della Valdichiana<br />
con Arezzo Wave Love Festival<br />
(11 - 14 luglio), quattro giornate<br />
di festival con musica e non solo<br />
con sede principale nell’area verde<br />
di Albergo (piccola frazione<br />
del Comune di Civitella in Valdichiana<br />
della provincia aretina)<br />
e alcuni eventi nella città di Arezzo.<br />
Se vi trovate in zona, da non<br />
<br />
al 1 settembre) Icastica, installazioni<br />
e sculture nel segno della<br />
donna, con opera di 40 artiste<br />
provenienti da tutto il mondo.<br />
Tra di esse Yoko Ono e Marina<br />
Abramovic di cui si è parlato in<br />
passato su <strong>SUONO</strong><br />
www.arezzowave.com<br />
www.icastica.it<br />
L’UNICUM DELLA GRANDE CANTORIA<br />
Nella Chiesa di San Rocco a Venezia, era dal 1927 che non si era più vista la<br />
straordinaria machina da musica della Grande Cantoria di Pietro Fossati del<br />
1789 che viene riproposta, dopo 15 anni di attento restauro.<br />
La “grande cantoria” è un apparato di proporzioni architettoniche davvero<br />
vaste, eccezionali anche per l’epoca, il Settecento, in cui le costruzioni effimere<br />
costituivano una parte importante dell’edilizia pubblica e dell’ornato civico.<br />
Si vedano Canaletto, Guardi, Carlevarjis, ecc. Nel periodo barocco/rococò<br />
infatti lo Stato (vedi la Francia del Re Sole) e quindi anche la Repubblica di<br />
Venezia, usava affidare la propria immagine e la propria magnificenza a queste<br />
realizzazioni d’occasione, che venivano erette al momento per ricevere ospiti<br />
di riguardo (papi, re, principi, ecc.), o per celebrare festività di importanza tradizionale:<br />
nel caso di Venezia, la Sensa, il Redentore, la Salute, il Dogado, ecc.<br />
Questi “componibili” di grande effetto scenografico e di spiccata teatralità,<br />
all’epoca montati e smontati continuamente, facevano parte del “mito<br />
di Venezia” ma sono tutti scomparsi, anche perché realizzati con materiali<br />
deperibili (legno, gesso, ecc.. Per queste ragioni, la Grande Cantoria di San<br />
Rocco costituisce un unicum, non solo perché non sembra ce ne siano altre<br />
fino ad oggi sopravvissute, almeno di questa eccezionale dimensione (m<br />
14,60 x 11,40), ma anche per l’ottima qualità architettonica del manufatto e<br />
per il notevole grado della sua conservazione. Lo studio dei Fossati, i “proti”<br />
dell’opera, era uno dei migliori in città.<br />
www.scuolagrandesanrocco.it<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 133
Oooh Bruce!<br />
Libri<br />
Sei uscite nel solo 2010,<br />
due nel 2011, nuovamente<br />
sei (più due eBook)<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
che luccica<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
completisti (disposti<br />
<br />
e selezionatori<br />
-<br />
<br />
-<br />
-<br />
-<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
-<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
-<br />
<br />
Queuing in Europe<br />
– A Smart Guide To Wrecking<br />
Ball Tour Towns-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
-<br />
<br />
La ragazza<br />
del Jersey (O quasi)-<br />
-<br />
A<br />
due voci – Twelve Bars Blues,<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
41 Colpi –<br />
Omaggio illustrato alla poetica<br />
di B.S.<br />
<br />
Il mio nome<br />
è Joe Roberts”-<br />
-<br />
American Skin<br />
-<br />
Nebraska style<br />
<br />
citato All The Way Home - Bruce<br />
Springsteen In The Italian Land<br />
1985-2012 di Daniele Benvenuti<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
We Are Alive – Ritratto di B.S.<br />
-<br />
New Yorker,<br />
-<br />
-<br />
<br />
e implementate) tesi e conside-<br />
-<br />
<br />
aveva dato il via a un polemico e<br />
<br />
-<br />
New Republic<br />
<br />
Bruce<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
-<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
134 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
a cura di Max Stèfani<br />
Riccardo Bertoncelli<br />
THE LIGA STORY /VOLUME 1<br />
Giunti - € 14,90<br />
Barney Hoskyns<br />
LED ZEPPELIN LA STORIA<br />
ORALE<br />
Arcana - € 25,00<br />
Riccardo Bertoncelli ha già scritto<br />
due libri su Ligabue: Una vita da mediano<br />
nel 1998 (che ha venduto tantissimo)<br />
e Vivere a orecchio nel 2005.<br />
Adesso ci riprova con questo ennesimo<br />
tomo che al prezzo di 15 euro<br />
pomposamente annuncia “la storia<br />
dei primi anni di carriera come non era mai stata raccontata”. Ovviamente non è<br />
affatto vero. Io l’ho raccontata varie volte in molteplici interviste sul Mucchio e<br />
soprattutto in uno speciale “Ligabue Story”, uscito allegato al Mucchio del gennaio<br />
1993, e in una lunga intervista/verità in 3 puntate al suo manager Valerio<br />
Soave nei primi mesi del 2011. Ma non sarebbe questo il problema: di giornali<br />
o libri che mentono ne sono pieni gli scaffali. Il problema è che ci troviamo di<br />
fronte a un libricino che sembra il libro Cuore. Tutti bravi, onesti, piccinini, poverelli….<br />
Pieno anche di gravi omissioni. Non tanto quella del rapporto a tre<br />
Soave/Ligabue/Maioli (che sarebbe stato troppo pretendere fosse stata scritta<br />
come effettivamente si è svolto), ma il ruolo svolto nella crescita artistica di<br />
Liga da Stefano Ronzani Mai citato.<br />
Possibile che nessuno sapesse che<br />
Righetti/Previte/Pellati erano nella<br />
band Rockin’ Chairs Bertoncelli ha<br />
alle spalle l’esperienza di una delle<br />
prime fanzine italiane nei primi anni<br />
Settanta, i 3 anni della rivista Gong e<br />
una ventennale esperienza di direttore<br />
editoriale, prima all’Arcana e dal<br />
1995 alla Giunti. Nel frattempo ha<br />
collaborato a qualsiasi rivista fosse in<br />
quel momento “trendy”. Una carriera<br />
degna (forse anche sopravvalutata)<br />
che libri come questo non fanno che<br />
infangare. Speriamo non abbia veramente<br />
un seguito.<br />
La storia orale, brutto ed equivoco titolo, è un tomo imperdibile per tutti quelli<br />
per cui i Led Zeppelin hanno rappresentato qualcosa. Anche per il sottoscritto<br />
ovviamente, che ebbe la fortuna nel 1973 di stare tutto il concerto sul palco<br />
in quel di Copenhagen e poi nei camerini finché non venne cacciato da Peter<br />
Grant. Hoskyns ha intervistato almeno 200 persone (oltre ovviamente ai protagonisti)<br />
che per un verso o per l’altro hanno attraversato la vita dei quattro.<br />
Per quanto mi riguarda ho apprezzato molto la prima parte, quella in cui si<br />
parla del passaggio Yardbyrds-Zeppelin. La cosa più curiosa Che, tutto sommato,<br />
la persona più importante fosse John Paul Jones.<br />
Un bel regalo per ogni fan del rock di età superiore ai 50. Max Stèfani<br />
Dave Marsh (Born To Run e Glory<br />
Days sono tutt’oggi le uniche<br />
produzioni almeno “ufficiose”<br />
sull’argomento, trattandosi infatti<br />
del marito di Barbara Carr, socia<br />
di John Landau... insieme a Two<br />
Hearts e On Tour, inedite in Italia),<br />
potrebbe pensare a qualcosa<br />
in uscita direttamente da Rumson<br />
o Colts Neck. Così non è e d’altra<br />
parte da qualche anno, Bruce va<br />
raccogliendo ricordi e pensieri<br />
<br />
“spacca mercato” che, sebbene<br />
ancora lontana nel tempo, andrebbe<br />
a tagliare la strada e le<br />
gambe a qualsiasi concorrente.<br />
Tuttavia, a parte questo, rimane<br />
(similmente a quel E Street<br />
<br />
& The ESB di Clinton Heylin, Arcana,<br />
che aveva aperto con grande<br />
battage pubblicitario il 2013<br />
brucesco nelle librerie italiane)<br />
<br />
comunque, complementare anche<br />
per i collezionisti.<br />
Il britannico Heylin, senza vantare<br />
particolari legami con lo<br />
Springsteen’s team, nella sua<br />
<br />
Ottanta aveva infatti rivalutato<br />
la figura di personaggi fino ad<br />
allora dipinti a torto come artisticamente<br />
secondari (da David<br />
Sancious a Vini “Mad Dog” Lopez,<br />
per esempio), quando non addi-<br />
<br />
(su tutti Mike Happel, in precedenza<br />
“riconosciuto” solo da Marc<br />
Elliot nel 1992 tra le pagine di<br />
quel , altro<br />
inedito in Italia, che lo vedeva comunque<br />
in veste di co-autore). Lo<br />
stesso inglese aveva portato alla<br />
luce anche aspetti più personali<br />
della vita di Bruce (come l’ausilio<br />
della terapia, fatto abituale negli<br />
States ma in Europa dipinto<br />
strumentalmente come a un solo<br />
passo dal suicidio…), senza però<br />
mai scadere nello scandalismo<br />
(anche grazie a una delle privacy<br />
meglio tutelate nella storia dei<br />
r’n’r heroes…). Carlin, dal canto<br />
suo, mantiene fede alla promessa<br />
fatta a Springsteen e si mantiene<br />
anch’esso sul piano della “onestà<br />
intellettuale” nei confronti dell’artista<br />
e del suo atteggiamento<br />
collaborativo.<br />
La traduzione del poderoso tomo<br />
ha richiesto ben tre professionisti<br />
(Dario Ferrari, Stefano Mogni e<br />
Diego Rossi) mentre il supporto<br />
di decine e decine di referenti informatissimi<br />
sui fatti permette di<br />
aggiungere alla storia del Jersey<br />
Devil nuovi aneddoti, particolari e<br />
sfumature, specie di carattere psicologico<br />
e a livello familiare: da<br />
<br />
comprese una prevedibilmente<br />
abbottonata Julianne Phillips e<br />
una completamente ermetica,<br />
ma al solito gentilissima, Patti<br />
Scialfa.<br />
Andrea Hawkes<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 135
CREEDENCE<br />
Una riflessione<br />
sul gruppo cult<br />
dei seventies. p. 138<br />
DITELO IN MUSICA<br />
La musica sempre più<br />
colonna sonora dei<br />
vidogiochi p. 140<br />
MAI DIMENTICATI<br />
poco più della passione<br />
di una notte: tanto<br />
durarono i Delfini. p. 143<br />
SHADES OF BLUE<br />
Seventies live<br />
I dischi dal vivo non sono sempre stati considerati un prodotto da buongustai.<br />
All’inizio, negli anni Sessanta e primi Settanta, le case discografiche registravano poco, male<br />
e mal volentieri gli show degli artisti.<br />
Stampare un disco dal vivo<br />
era considerato poco più<br />
(o poco meno) di un ri-<br />
in concerto. Gli stessi concerti<br />
furono a lungo considerati dai<br />
<br />
dei dischi. Bill Bruford dovette<br />
rinunciare ad essere pagato per<br />
il disco Close To The Edge per-<br />
potente impianto di amplificazione<br />
che portavano in tour<br />
mentre gruppi come i Blind Faith<br />
empitivo per un momento di<br />
pubblicizzare i dischi dell’artista<br />
<br />
-<br />
vuoto creativo o per la scadenza<br />
e a lungo la formula del concerto<br />
tour (per correre dietro a Bob<br />
<br />
di un contratto, sul modello di<br />
consisteva in un circo di più mu-<br />
Fripp). Esattamente il contrario<br />
degli incontri di pugilato, con-<br />
un Got Live If You Want It! degli<br />
sicisti che si alternavano, con po-<br />
di quello che avviene oggi, che i<br />
tribuendo a scavarsi la fossa. I<br />
Stones stampato solo negli USA,<br />
che canzoni a testa, ad un prezzo<br />
dischi vendono pochissimo, sono<br />
Rolling Stones comprarono uno<br />
o della seconda parte di un disco<br />
del biglietto irrisorio - come il<br />
piratati dai giovani e servono più<br />
<br />
con poco materiale come Wheels<br />
tour della Charisma che portava<br />
che altro a pubblicizzare i live<br />
colleghi. Le registrazioni dei con-<br />
Of Fire dei Cream. Anche la tec-<br />
in giro i Genesis di Peter Gabriel,<br />
show, i cui biglietti nel caso delle<br />
certi avrebbero iniziato a conqui-<br />
nologia di registrazione non era<br />
i VDGG di Peter Hammill e altre<br />
star arrivano tranquillamente a<br />
stare una loro dignità a cavallo<br />
quella di oggi, i nastri magnetici<br />
band della label per 30 pence<br />
costare 60 o 100 dollari (o euro)<br />
del 1970 con lavori energici come<br />
erano costosi ed avevano il difet-<br />
(centesimi) a biglietto. Il bigliet-<br />
e in occasioni speciali anche di<br />
Live At Leeds degli Who, Get Yer<br />
to di terminare durante l’esecu-<br />
to per Clapton all’apice della sua<br />
più. Tariffe molto poco rock. I<br />
Ya-Ya’s Out! degli Stones, Un-<br />
zione dei brani. I Beatles stessi,<br />
carriera costava una sterlina. I<br />
Dead in America e gli Who in<br />
dead dei Ten Years After, Live<br />
quelli che scrivevano le regole<br />
tour potevano permettersi di<br />
UK furono i primi ad afferrare<br />
Dead dei Grateful Dead, Live<br />
e le mode della nuova musica,<br />
chiudere in perdita perché i<br />
l’importanza del live show, ed<br />
At Boston dei Fleetwood Mac<br />
non pubblicarono mai un disco<br />
soldi arrivavano dalla vendita<br />
investirono i loro introiti in un<br />
(anche se uscito 20 anni dopo).<br />
136 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
M USICA | CINEMA | LIBRI | SOCIETÀ | ARTE | FUMETTI<br />
Pictures At An Exhibition degli<br />
EL&P fu stampato con un anno<br />
di ritardo e per un’etichetta<br />
economica, la Cotillion. Gli Yes<br />
spararono un disco dal vivo in<br />
cofanetto da tre LP e vendette<br />
comunque bene. Fu lo smisurato<br />
<br />
live come Frampton Comes Alive<br />
o il culto di lavori come Allman<br />
Brothers Band At Fillmore East<br />
a inventare il “doppio dal vivo”,<br />
anche se un enorme successo<br />
come Live Bullet dovette pena-<br />
<br />
stamparlo. Ai tempi del vinile era<br />
più facile di oggi individuare album<br />
dal vivo di culto: i live erano<br />
pochi nella carriera di un artista,<br />
non arrivavano di regola prima<br />
del quarto o quinto disco (quando<br />
c’era abbastanza repertorio<br />
<br />
bissato. Poi arrivarono band a<br />
reinventare il live-show, come i<br />
Grateful Dead, molto meglio dal<br />
vivo che sui dischi in studio, e le<br />
registrazioni in concerto cominciarono<br />
a moltiplicarsi. Non che<br />
il pubblico non fosse affamato<br />
delle registrazioni dei concerti.<br />
<br />
capire. Tanto che negli anni Set-<br />
otleg,<br />
registrazioni pirata spesso<br />
di bassa qualità degli show che<br />
passavano di mano fra gli appassionati<br />
a prezzi elevati. L’unico<br />
modo di ascoltare Springsteen<br />
dal vivo con la E Street Band erano<br />
i bootleg e Winterland ‘78 è<br />
ancora insuperato nella sua di-<br />
<br />
<br />
invece di stampare quello che<br />
la gente chiedeva, mobilitavano<br />
i federali per sequestrare i dischi<br />
pirata. I più bootlegati furono<br />
probabilmente Dylan, Springsteen<br />
ed i Grateful Dead. Gli ultimi<br />
costruirono sui bootleg la<br />
loro leggenda, e furono i primi a<br />
vendere regolarmente le loro incisioni<br />
dal vivo. Dylan ha creato<br />
una propria Bootleg Series che<br />
stampa con regolarità delle vere<br />
chicche della propria carriera.<br />
Springsteen invece non lo ha<br />
ancora capito oggi, mostrando<br />
nel suo rapporto con i dischi una<br />
mentalità da pop star. Phish e<br />
Dave Matthews Band, che vivono<br />
praticamente on the road, hanno<br />
la loro collana live, LivePhish e<br />
LiveTrax, che di questi tempi<br />
<br />
per vendere la registrazione di<br />
ogni show dal sito web. Altri ar-<br />
<br />
l’instant record stampato su due<br />
piedi per chi vuole portarsi a casa<br />
un souvenir del concerto. Se no,<br />
c’è chi si accontenta di registrare<br />
dallo smart phone e di pubblicare<br />
su YouTube.<br />
Blue Bottazzi<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 137
IL REVIVAL DEI REVIVAL<br />
Creedence & John Fogerty<br />
La recente uscita dell’album Wrote A Song For Everyone (vedi pag.108) impone, ma è un piacere<br />
immenso, una riflessione su questa grande band americana.<br />
I<br />
Creedence Clearwater<br />
Revival della Baia di San<br />
Francisco furono una storia<br />
a sé. Un’esplosione di rock & roll,<br />
una supernova che brillò per un<br />
attimo, oscurando tutto il resto del<br />
panorama del rock, una micidiale<br />
sequenza di hit che neanche i<br />
Beatles o Dylan. L’epopea dei<br />
Creedence toccò lo zenit fra il<br />
1969 ed il 1970, due anni nei quali<br />
la band sfornò cinque LP e non<br />
meno di quattordici 45 giri. In<br />
quei giorni psichedelici per il loro<br />
<br />
<br />
realtà furono il primo gruppo di<br />
roots rock. La rivista americana<br />
Rolling Stone scrisse che Green<br />
River era il disco più americano<br />
dai tempi di Music From The Big<br />
Pink di The Band. Anche se dal<br />
giorno in cui il pubblico li scoprì a<br />
quello in cui si sciolsero di mutuo<br />
accordo, perché “non c’era più<br />
divertimento”, passò solo un<br />
pugno d’anni, ma intensi come<br />
una carica di Cassius Clay. Nella<br />
realtà la band aveva accumulato<br />
una riserva di canzoni lungo il<br />
decennio dei Sixties, quando<br />
John Fogerty (classe 1945,<br />
nato a Berkeley ma cresciuto<br />
come tutta la band a El Cerrito,<br />
California), Stu Cook e Doug<br />
Clifford, battevano la baia come<br />
un trio di rock & roll e blues<br />
revival, cresciuti soltanto più<br />
tardi a quartetto con l’aggiunta<br />
del cantante Tom Forgerty<br />
(classe 1941, fratello maggiore<br />
di John). Nonostante avessero<br />
provato a registrare alcuni 45 giri,<br />
nessuno di essi era stato notato.<br />
Le cose cambiarono quando<br />
John e Doug fecero ritorno dal<br />
servizio militare, firmarono<br />
per la Fantasy, l’etichetta jazz<br />
di Saul Zaentz, e assunsero il<br />
nome di Creedence Clearwater<br />
Revival con John che prendeva<br />
saldamente la leadership, con la<br />
sua voce acuta, la vivace chitarra<br />
e soprattutto le sue canzoni. Il<br />
primo disco nel 1968 era rock<br />
americano delle chitarre dagli<br />
echi blues e rurali, con le lunghe<br />
e torride versioni di I Put A Spell<br />
On You di Screamin’ Jay Hawkins<br />
e di Suzie Q, immerse nel soul di<br />
Memphis di Ninety-Nine and a<br />
Half (Won’t Do). Gli elementi di<br />
fascino del quartetto c’erano già<br />
<br />
di evocare i grandi spazi della<br />
cotton belt, il sud degli States,<br />
il sound secco di Memphis, il<br />
fangoso delta del Mississippi, la<br />
magia delle nebbie del bajou della<br />
Louisiana, i battelli a ruota, i salici<br />
piangenti, il loup garou. In altre<br />
parole, l’America di Zagor e Tex<br />
Willer. Se il mito della California<br />
era fotografato dai Beach Boys,<br />
quello della Louisiana lo era dai<br />
Creedence. Non per caso le loro<br />
138 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
canzoni furono usate nel cinema<br />
per evocare l’America in dozzine<br />
di film da Apocalypse Now a<br />
The Swamp Thing, Forrest<br />
Gump, Il Grande Lebowski,<br />
Il Grande Freddo, Un Lupo<br />
Mannaro Americano a Londra,<br />
Air America, Philadelphia. Non<br />
c’è stato un rocker a non avere<br />
in repertorio una loro cover,<br />
da Springsteen a Seger, da<br />
Tina Turner a Todd Snider, da<br />
Pearl Jam a U2. Le loro canzoni<br />
erano capaci di coinvolgere ed<br />
emozionare: tutti i singoli di<br />
successo fecero il disco di platino,<br />
ed i LP al minimo il disco d’oro.<br />
Con Bajou Country, il secondo<br />
disco, che apriva il 1969, i<br />
<br />
di concentrare il rock & roll in tre<br />
minuti, i three minutes records<br />
della nostra cultura. Come un<br />
pittore entro i margini della tela,<br />
Fogerty aveva il dono naturale<br />
<br />
canzone temi evocativi, visionari<br />
e apocalittici. In Bajou Country<br />
gli hit furono Born On The Bajou<br />
e Proud Mary - quest’ultima<br />
destinata a diventare un classico<br />
della musica americana. In estate<br />
fu il turno di Green River, con<br />
l’omonimo singolo e soprattutto<br />
con Bad Moon Rising, una delle<br />
più perfette canzoni della storia<br />
del rock. A novembre avevano<br />
ancora abbastanza benzina da<br />
stampare un terzo LP, Willy and<br />
The Poor Boys<br />
come Fortunate Son e sociali<br />
come Down In The Corner, e una<br />
grande versione di The Midnight<br />
Special. Lungi dall’accusare<br />
stanchezza, il 1970 si aprì con<br />
il loro disco migliore, Cosmo’s<br />
Factory, più lungo e articolato<br />
degli altri lavori, con i torridi r&r<br />
di Travelin’ Band e Up Around<br />
The Bend, il blues di Before You<br />
Accuse Me, l’antimilitarista Run<br />
Through The Jungle, la ballata<br />
apocalittica di Who’ll Stop The<br />
Rain e come colpo di grazia gli<br />
undici minuti della I Heard It<br />
Through the Grapevine di Marvin<br />
Gaye. La potenza di fuoco della<br />
band dal vivo è testimoniata dal<br />
The Concert, registrato<br />
all’Oakland Coliseum il 31<br />
gennaio 1970, anche se all’epoca<br />
il primo live dei Creedence fu<br />
stampato solo nel 1973, con il più<br />
sfuocato Live In Europe. Dopo<br />
tanto correre il gioco cominciava<br />
ad essere meno divertente.<br />
Su Pendulum i singoli furono<br />
Have You Ever Seen The Rain e<br />
Molina, e il fratello maggiore Tom<br />
Fogerty lasciò il gruppo. John<br />
volle offrire agli altri membri la<br />
possibilità di scrivere le proprie<br />
canzoni e il risultato di quell’atto<br />
di democrazia si trasformò nel<br />
peggiore dei loro dischi, Mardi<br />
Gras, che si chiude comunque<br />
con la bella Sweet Hitch-Hiker.<br />
Dopo di che la luminosa stella dei<br />
CCR si spense. Nel 1975 l’album<br />
solista del leader John Fogerty<br />
fu ancora di fatto un album in<br />
perfetto stile Creedence, con gli<br />
hit di Rockin’ All Over The World<br />
(ripresa spesso da Springsteen<br />
in concerto) e Almost Saturday<br />
Night, oltre alla cover della Sea<br />
Cruise del repertorio di New<br />
Orleans. Evocato dallo stesso<br />
Springsteen, Fogerty tornò dopo<br />
un’assenza di dieci anni con il suo<br />
album migliore, (centrocampo),<br />
un disco americano<br />
al 100%, di giocatori di baseball,<br />
cowboy e indiani, pompieri e poliziotti,<br />
aviatori e biplani, trottole<br />
e biglie colorate, ed una vecchia<br />
radio sicuramente sintonizzata su<br />
Wolfman Jack, con titoli evocativi<br />
come: “Il vecchio uomo sulla strada”,<br />
“Ragazze Rock & Roll”, “Quel<br />
lungo treno da Memphis” (riferito<br />
ad Elvis e l’era della Sun Records).<br />
Un disco con una profonda consapevolezza<br />
delle proprie radici<br />
ed una struggente vena di malinconia,<br />
come in I Saw It On TV:<br />
“…abbiamo visto quel giovane<br />
uomo di Boston far vela verso la<br />
nuova frontiera e abbiamo visto<br />
il sogno morire a Dallas, hanno<br />
sepolto l’innocenza quell’anno…<br />
e so che è vero, così vero perché<br />
John Fogerty con Bruce Springsteen.<br />
l’ho visto alla TV”. Eye Of The<br />
Zombie volle essere un disco dal<br />
suono più contemporaneo e dai<br />
temi dei b-movies cari alla band,<br />
Blue Moon Swamp fu un disco<br />
di roots rock e Premonition, alla<br />
<br />
Poi il crepuscolo…<br />
Blue Bottazzi<br />
10 CD<br />
più ascoltati da<br />
VITTORIO PIO<br />
KEITH JARRETT TRIO SOMEWHERE<br />
FRED HERSCH LIVE AT THE VANGUARD<br />
EARL HINES COMPLETE MOSAIC<br />
RON CARTER & MULGREW MILLER LIVE<br />
IN SAN SEBASTIAN<br />
SARAH VAUGHAN THE DIVINE<br />
CAETANO VELOSO ABRAÇAÇO<br />
JOHN COLTRANE SUN SHIP SESSIONS<br />
ROLLING STONES & MUDDY WATERS LIVE<br />
IN CHICAGO<br />
THE BLACK CROWES WISER FOR THE<br />
TIME<br />
IVANO FOSSATI LINDBERGH<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 139
MUSICA PER VIDEOGIOCHI<br />
Ditelo in musica<br />
La musica composta per fungere da colonna sonora per i videogiochi comincia ad avere<br />
riconoscibilità ed appetibilità anche al di fuori della cerchia degli appassionati.<br />
Testimonianza ne sono i<br />
concerti dedicati ad essa<br />
e CD come quelli della<br />
London Philharmonic Orchestra<br />
diretta da Andrew Skeet (X5 Music<br />
Group) che propongono The<br />
Greatest Video Game Music. Ovviamente<br />
si tratta di musica che<br />
si deve adattare alle situazioni<br />
proposte dal videogioco, come<br />
succede per la musica cinemato-<br />
<br />
compositore qui è meno semplice:<br />
lo sviluppo di un videogioco<br />
non è forzatamente lineare come<br />
<br />
a determinate azioni del giocatore,<br />
le quali innescano parti del gioco<br />
diverse che sono da accompagnare<br />
ad un adeguato commento musicale.<br />
Questo, se complica la vita al<br />
compositore, gli permette tuttavia<br />
di far sì che il giocatore - coinvolto<br />
<br />
- viva la musica in maniera estremamente<br />
diretta ed emotiva.<br />
Un esempio personale: il gioco di<br />
ruolo fantasy Gothic 3. Durante<br />
una quest, giunta la notte, ho fatto<br />
dormire il protagonista in una<br />
capanna al limitare di un bosco.<br />
Quando mi sono svegliato era<br />
l’alba. All’uscita della capanna il<br />
mondo del gioco era illuminato<br />
da una luce soffusa e magica ed<br />
è partito il brano Vista Point dalla<br />
colonna sonora realizzata dai<br />
Kai Rosenkranz: uno stupendo<br />
brano d’impostazione "pastorale"<br />
che ha contribuito a rendere<br />
indelebile nella mia memoria quel<br />
risveglio, quasi fosse un evento<br />
vissuto realmente.<br />
Analoghe sensazioni si possono<br />
avere con la colonna sonora di Metal<br />
Gear Solid, in cui, dopo tutto<br />
un gioco passato ascoltando una<br />
martellante musica elettronica, si<br />
<br />
i titoli di coda, con la sigla The<br />
Best Is Yet To Come che, oltre<br />
a promettere i meravigliosi sviluppi<br />
che i videogiocatori hanno<br />
potuto sperimentare con i titoli<br />
successivi, spiazza l’udito con una<br />
dolce ballata in gaelico; o nel video<br />
introduttivo di Final Fantasy VIII,<br />
che è anche una sorta di trailer del<br />
gioco nel quale vengono presentati<br />
i principali antagonisti impegnati<br />
in un furioso duello.<br />
In alcuni casi alla musica originale<br />
stenti;<br />
come per BioShock, dove ad<br />
una colonna sonora che richiama<br />
i cromatismi di Edgard Verese si<br />
aggiungono classici jazz anni ‘50<br />
che si inseriscono perfettamente<br />
nell’ambiente della godereccia<br />
città sottomarina trasformatasi<br />
in incubo, oppure nella serie<br />
di Grand Theft Auto dove viene<br />
ricreata l’illusione di smanettare<br />
sull’autoradio delle autovetture<br />
che rubiamo potendo sintonizzarci<br />
su varie stazioni tematiche.<br />
Uno dei compositori di musiche<br />
per videogiochi ad aver raggiunto<br />
140 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
maggiore fama personale è Akira<br />
Yamaoka, autore delle colonne<br />
sonore della serie horror Silent<br />
Hill a partire dall’indimenticabile<br />
tema della title track, che rimane<br />
anche l’elemento melodico distintivo<br />
della serie, per arrivare alle<br />
canzoni che segnano il passaggio<br />
negli incubi infernali di ogni<br />
episodio, come You’re Not Here<br />
che introduce a Silent Hill 3 con<br />
la protagonista che si risveglia da<br />
un incubo solo per rendersi lentamente<br />
conto che la realtà è un<br />
incubo ancora peggiore.<br />
nore<br />
per i blockbuster bellici come<br />
o , che<br />
non hanno nulla da invidiare al<br />
-<br />
-<br />
<br />
il tema di , già trascinante<br />
di suo, che Skeet arrangia<br />
per la London Philharmonic in<br />
modo che il martellante motivo<br />
sia impossibile da dimenticare.<br />
Francesco Mazzetta<br />
10 CD<br />
più ascoltati da<br />
PIERLUIGI LUCADEI<br />
ROKIA TRAORÉ BEAUTIFUL AFRICA<br />
RODRIGO LEÃO SONGS (2004-2012)<br />
MARC COPLAND SOME MORE LOVE<br />
SONGS<br />
MARK KOZELEK & JIMMY LAVALLE<br />
PERILS FROM THE SEA<br />
SCOTT MATTHEW UNLEARNED<br />
TRICKY FALSE IDOLS<br />
HOLLIS BROWN RIDE ON THE TRAIN<br />
SHE & HIM VOL. 3<br />
THE NATIONAL TROUBLE WILL FIND ME<br />
DAVID BOWIE THE NEXT DAY<br />
NOTE DI CINEMA DAL DESERTO<br />
CLOUD ATLAS<br />
di Lana Wachowski, Andy Wachowski<br />
e Tom Tykwer<br />
Luogo di partenza: una sabbiosa zona imprecisata<br />
dell’anima.<br />
Data: ultimo giorno prima dell’atlante, là nel futuro<br />
appena passato.<br />
Ora: abbondantemente dopo il crepuscolare avvento<br />
della notte.<br />
Luogo di arrivo: Cloud Atlas, bizzarra terra di celluloide<br />
intessuta di esseri umani, acqua che inghiotte,<br />
fuoco eterno, vecchie lettere, sogni reali, libertà che<br />
vola e musica di nuvole.<br />
In sintesi, amore.<br />
Obiettivo della missione: provare a crederci.<br />
Contenuto del rapporto al Signore ed alla Signora<br />
delle placide tempeste dell’esistenza:<br />
Signori,<br />
sono qui ad informarVi della mia esperienza esplorativa<br />
nel pianeta Cloud Atlas.<br />
A dire il vero il rapporto comincia male poiché non so<br />
di preciso come ci sono arrivato. Ricordo solo di aver<br />
infinitamente viaggiato su treni di roccia, solcato strenuamente<br />
mari di città d’acciaio ed attraversato cieli in<br />
catene. Ricordo la mia testa rotta da tanto turbinare, il<br />
mio cuore spezzato dalla fatica.<br />
Non sapevo cosa mi stesse trascinando via.<br />
Non credevo stesse accadendo.<br />
Brancolavo nel buio.<br />
Avulso da me stesso, sentivo il fallimento nascere prima<br />
ancora di cominciare. Non potevo tornare indietro.<br />
La vita mi stava mettendo in quarantena.<br />
Poi d’improvviso sono caduto. Senza chiudere gli<br />
occhi. E davanti a me ho visto scorrere velocissima la<br />
devastante bellezza di una mano tesa. Una mano tesa<br />
che mi ha afferrato, preso e portato con sé.<br />
Sì Signori, è stata la mano a condurmi in esplorazione.<br />
Lei mi ha sorretto, mi ha tenuto, mi ha stretto per tutto<br />
il tempo. E non mi sono mai sentito abbandonato, neanche<br />
nei momenti più duri, perché sapevo che la sua<br />
carezza era lì a sanarmi il viso.<br />
Signori, Cloud Atlas è un mondo apparentemente<br />
strano, imperfetto e complicato. Una specie di sinfonia<br />
dipinta su carta ingiallita, dove ogni singola nota<br />
è un bagno di tempo. Dove ogni incompiuta resta<br />
così, in attesa permanente di pacificazione. Cloud<br />
Atlas è un luogo dove la gentilezza uccide il crimine,<br />
dove lo scatto in avanti rompe l’ordine narcotizzato<br />
degli eventi.<br />
Cloud Atlas è lo scenario del sacrificio e del riscatto,<br />
dell’illusione che non cerchi e del rimpianto che non<br />
vuoi, di chi guarda in faccia il destino e non lo teme, a<br />
costo di morirci.<br />
Il regno dell’empatia mai estinta, quella che ci lega a<br />
qualcuno che neanche conosciamo, che neanche sappiamo<br />
se esiste. Cloud Atlas è un posto di cui reclamare<br />
l’esistenza, la casa per cui lottare.<br />
È l’idea in cui credere ciecamente.<br />
È la sua stretta che mi tiene vivo.<br />
Ecco Signori, Cloud Atlas è Colei che mi tende la mano.<br />
Questo è quanto.<br />
Ed ora, tornato a casa e chino su questo pezzo di carta,<br />
lo posso dire con certezza.<br />
Io ci credo.<br />
Oggi più che mai.<br />
E rimarrò qui ad aspettarla, riconoscendola al primo<br />
sguardo.<br />
Tuco Benedicto Pacifico Juan Maria Ramirez<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 141
C<br />
M<br />
LIVE 22/24 MARZO 2013<br />
Bergamo Jazz<br />
Ottimo successo per la 35esima edizione di Bergamo Jazz, uno dei festival italiani<br />
di più antica tradizione.<br />
Bergamo Jazz, sotto la direzione<br />
artistica di Enrico<br />
Rava, ha mischiato le<br />
carte per confezionare un programma<br />
sospeso fra avanguardia<br />
e tradizione, applaudito da un<br />
pubblico entusiasta nella consapevolezza<br />
di una musica viva<br />
e quanto mai sorprendente nelle<br />
varie diagonali tracciate dai suoi<br />
concerti: dall’indole onnivora di<br />
Marc Ribot, la cui chitarra ha<br />
distillato sapienza e allargato<br />
gli orizzonti (dal prediletto Ayler,<br />
ad echi manouche fino ad<br />
<br />
all’intensità di Hermeto Pascoal,<br />
l’unico brasiliano che fu ammesso<br />
alla corte del divino Miles, capace<br />
ancora oggi di una musica<br />
<br />
foto G. Rota<br />
John Scofield<br />
Schifezzario italiano<br />
Paola & Chiara abbandonano il mondo della musica. Lì per lì viene da<br />
riderci su, un po’ perché, guarda caso, l’annuncio viene fatto in concomitanza<br />
con l’uscita del loro ultimo album, un po’ perché<br />
tutti stiamo pensando malignamente “ma perché,<br />
dentro questo mondo c’erano mai entrate<br />
veramente”. E mentre i maschietti sperano<br />
vivamente in una loro futura carriera porno,<br />
io ci rifletto un po’ su e mi metto a leggere<br />
i post di Chiara, gonfi di livore, che ti<br />
viene quasi da pensare che forse no,<br />
non è una trovata pubblicitaria. Queste<br />
“poerelle” sono deluse davvero.<br />
Tralasciando attimi di pazzia in cui si<br />
paragonano a Battisti e addirittura<br />
arrivano a dire che Battisti le avrebbe<br />
stimate molto, ecco, in qua e là<br />
tra questi deliri, si intravedono degli<br />
sprazzi di lucidità interessanti<br />
da analizzare. È vero, Paola & Chiara sono nate nel paese sbagliato. Se<br />
fossero nate in America quasi sicuramente a questo punto sarebbero<br />
state delle pop star a livello mondiale. Non le manca niente di quello che<br />
hanno le varie Britney Spears di oltre oceano. Hanno una bella vocina,<br />
hanno una bella presenza, sanno sculettare bene. La loro sfiga è di essere<br />
italiane e che qua in Italia ci piace ascoltare di nascosto la musica pop<br />
dance che viene da fuori, ma quando parliamo di produrla noi, pare di<br />
proferire bestemmia. Noi no cazzo! L’Italia, la patria dei cantautori non<br />
può “abbassarsi” a fare sculettare la gente, e allora meglio tirar su due<br />
soldi con l’aberrazione dei Modà. Si potrebbe dire che a noi mancano i<br />
mezzi, se penso però a uno come Moroder, non è vero neanche questo.<br />
Queste due povere ragazze sono state lasciate allo sbando, quando bastava<br />
metterle nelle mani di un buon produttore. La verità è che hanno<br />
ragione, nessuno ha creduto in loro, però sbagliano quando pensano<br />
che sia un fatto personale. Il punto della questione è che in Italia siamo<br />
indietro anni luce quando dobbiamo parlare di music business. E allora<br />
fanno bene a smettere, che davvero quando diventeranno vecchie e<br />
flaccide e nessun mensile potrà più sfruttare il loro bel faccino, cadranno<br />
ancora più in basso, se esiste un “più in basso”. Che vi devo dire, a me un<br />
po’ fanno tenerezza. Spits Shit<br />
142 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
un virtuosismo magmatico, in<br />
cui a volte si rischiava di smar-<br />
<br />
ricomporne il senso con qualche<br />
<br />
sempre più crescente fama che<br />
arride al vocalist Gregory Porter<br />
e della compiaciuta maturità<br />
artistica che Giovanni Guidi ha<br />
festeggiato con il suo bel disco<br />
pubblicato dalla Ecm, il clou si<br />
è registrato nel corso dell’ultima<br />
giornata con il doppio set condiviso<br />
fra l’irrefrenabile estro di<br />
Han Bennink e Uri Caine, prota-<br />
<br />
<br />
fra un tocco d’ironia e slanci di<br />
tre<br />
il nuovo ottimo trio di John<br />
Scofield, completato da Larry<br />
Goldings e Gregory Hutchinson,<br />
impegnato nello sviluppare<br />
una musica articolata con forte<br />
senso della dinamica e addirittura<br />
qualche sortita swing, ma<br />
sempre avvincente per varietà di<br />
<br />
Vittorio Pio<br />
10 CD<br />
più ascoltati da<br />
G.P. MARCENARO<br />
STEVE EARLE THE LOW HIGHWAY<br />
KURT VILE WAKIN ON A PRETTY DAY<br />
MASSIMO URBANI DUETS<br />
IMPROVISATIONS FOR YARDBIRD<br />
THE BEVIS FROND WHITE NUMBERS<br />
ROBYN HITCHCOCK LOVE FROM LONDON<br />
THE BYRDS PREFLITE (BOX)<br />
BEN HARPER WELCOME TO THE CRUEL<br />
WORLD<br />
ERIC BURDON TILL THE RIVER RUNS DRY<br />
ELLIOTT SMITH FIGURE EIGHT<br />
MUDDY WATERS BLUES BAND LIVE AT<br />
NEWPORT JAZZ FEST. 1960<br />
C’ERA UNA VOLTA<br />
i Delfini<br />
Franco Capovilla, Sergio Magri, Renzo Levi Minzi e Mario<br />
Pace, presi singolarmente, sono personaggi che diranno<br />
poco o nulla alla maggior parte dei lettori di questo giornale,<br />
ma insieme, con il nome di Delfini, faranno scattare<br />
qualche ricordo nella memoria dei loro genitori.<br />
Curiosamente omonimo di una band contemporanea<br />
della ex Jugoslavia, il gruppo, scavalcando i ristretti<br />
confini regionali, entra di prepotenza nel panorama<br />
beat italiano grazie alle non mediocri doti musicali dei<br />
suoi membri. Vincono un paio di gare per complessi<br />
(una prassi comune all’epoca), richiamano l’attenzione<br />
del produttore Carmine De Benedittis, proprietario<br />
della piccola ma intraprendente CDB, e debuttano nel<br />
1965 con un 45 giri di covers: Voglio essere il tuo uomo<br />
(I Wanna Be Your Man), già insperata regalia di Lennon-<br />
McCartney agli Stones e cantata in inglese nonostante<br />
il titolo, accoppiata a Devi ritornare da me (Tell Me) di<br />
Jagger-Richards col testo di Minzi, qui anche in veste di<br />
paroliere, che percorre altre vie rispetto alla Quel che ti<br />
ho dato dell’Equipe 84. Due ottime referenze. Con i New<br />
Dada di Milano, i Barrittas di Oristano e pochissimi altri, i<br />
Delfini contribuiscono ad alzare in maniera esponenziale<br />
la qualità del beat italiano, invero molto scarsa anche<br />
se le novità ad ogni costo da noi sono solite premiare<br />
cani e porci. Lo fanno con una consistente e regolare<br />
produzione discografica basata su una sfilza di singoli e<br />
ben due album di composizioni autografe, o supposte<br />
C<br />
M<br />
tali (Stasera sono solo copia Hi-Heel Sneakers di Tommy<br />
Tucker, Tu tu ridi non è altro che la poco conosciuta Blue<br />
Feeling degli Animals, Son giù, un fritto misto di Batman<br />
e Cadillac). Inoltre qualche eccellente ripresa di brani da<br />
classifica, soprattutto inglesi, molti concerti, parecchie<br />
partecipazioni a trasmissioni radiotelevisive, persino un<br />
tour negli Stati Uniti con un’apparizione al celeberrimo<br />
Ed Sullivan Show, dove presentano la versione inglese<br />
del loro maggiore successo, Tu te ne vai (diventata per<br />
l’occasione You Went Away), mantenendo il discreto assolo<br />
di sax come nell’originale. L’operazione americana, piena<br />
di buone speranze anche se finanziariamente onerosa,<br />
specie per un’etichetta a conduzione pressoché familiare,<br />
non viene però confortata dalle vendite e gratificata da<br />
un ritorno d’immagine, finendo per rovinare i rapporti<br />
già tesi col patron. La fine è tragicomica: il gruppo passa<br />
alla Decca, partecipa a Un disco per l’estate del 1967 con<br />
un’insulsa Beat beat… hurra! e, visti i risultati disastrosi<br />
di audience e mercato (forse qualcuno ignorava o<br />
fingeva di ignorare lo scorrere di tempi e mode), ritorna<br />
a precipizio sotto le ali protettive della CDB. Da lì in poi<br />
sull’epilogo artistico, compresa la tentata carriera solista<br />
del bassista e cantante Renzo, è meglio stendere un velo<br />
pietoso. I due long playing con bonus track sono stati<br />
riediti in CD nel 1996 dalla On Sale Music del benemerito<br />
collezionista Italo Gnocchi.<br />
Pierangelo Valenti<br />
<strong>SUONO</strong> luglio 2013 143
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Cecilia Giorda<br />
Distributore per l’Italia<br />
Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia S.r.l.<br />
20134 Milano<br />
Stampa<br />
Tiber S.p.A.<br />
Via Della Volta 179 - 25124 Brescia (BS)<br />
(t) 030.35.43.439<br />
(f) 030.34.98.05<br />
Direzione<br />
Paolo Corciulo p.corciulo@suono.it<br />
Max Stèfani max.stefani@suono.it<br />
Coordinamento e grafica<br />
Cecilia Giorda coordinamento@suono.it<br />
Segreteria<br />
Giulia Mazzi giuliamazzi@suono.it<br />
Comitato di redazione<br />
Carlo D’Ottavi, Fabio Masia<br />
Inserto Inside I Colori del <strong>SUONO</strong><br />
Guido Bellachioma (responsabile), Marina Loreti (coordinamento)<br />
Hanno collaborato<br />
Pietro Acquafredda, Vittorio Amodio, Massimo Bargna, Blue Bottazzi, Carlo Cammarella, Lorenzo<br />
Cibrario, Alfonso Colella, Jacopo Cosi, Carlo D’ottavi, Barbara Dardanelli, Claudio Di Marco, David<br />
Drago, Maurizio Favot, Federico Geremei, Andrea Hawkes, Claudio Lancia, Pierluigi Lucadei, Rocco<br />
Mancinelli, Giampiero Marcenaro, Daniel C. Marcoccia, Francesco Mazzetta, Umberto Padroni,<br />
Roberto Paviglianiti, Aldo Pedròn, Vittorio Pio, Giancarlo Susanna, Gioele Valenti, Paolo Vites.<br />
Abbonamenti: annuale Italia € 30,00 (versione on line) - € 50,00 (10 numeri) - 60,00 (all inclusive).<br />
Pagamenti: c/c postale n. 62394648 o bonifico (IBAN: IT04W0760103200000062394648)<br />
specificare sempre la causale - da intestare a: Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo.<br />
Per info vedi edicola.suono.it<br />
International Subscriptions rates: 1 year air-mail digital edition € 30,00; 1 year air-mail Europe<br />
€ 90,00; Africa € 100,00; Asia/America € 110,00; Oceania € 120,00. Payments by international<br />
check (to: Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo - c/o casella postale 18340 Roma Bravetta - Italy).<br />
Direttore responsabile Paolo Corciulo<br />
Reg. Trib. Roma N.130 del 14/3/95 - anno XLIII numero <strong>478</strong><br />
© Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo - P. IVA 04028131003<br />
Manoscritti, foto e originali, anche se non pubblicati, non si restituiscono.<br />
È vietata la riproduzione anche parziale di testi, documenti e fotografie senza l’autorizzazione<br />
scritta dell’Editore.<br />
La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990/n. 250<br />
Il presente numero di <strong>SUONO</strong> è stato finito di stampare nel mese di giugno 2013.<br />
INDICE INSERZIONISTI<br />
Atom in Rome 59<br />
Audio Distribution 4<br />
Audio Graffiti 53<br />
Audio Natali - Audio Research 33<br />
Audio Reference 21<br />
Audiogamma - B&W<br />
II Cop.<br />
C.r.e.a. 9<br />
Cooperativa Giornalistica Mondo Nuovo 131, 145<br />
Da Definire 69<br />
Fonè 97<br />
Giussani Research 113<br />
Il Centro Della Musica 11<br />
Lunatik 69<br />
Mpi - McIntosh 7<br />
Mpi - Monitor Audio 37<br />
Mpi - Advance Acoustic<br />
III Cop.<br />
Mpi - Sonus Faber<br />
IV Cop.<br />
Progressivamente 54<br />
Synthesis - Synthesis 14-15<br />
Troniteck Distribuzione - Altason 8<br />
Velut Luna 81<br />
Zingali Acoustics - Zingali Acoustics 63
UN UCCELLINO MI HA DETTO…<br />
Basta un cip cip click,<br />
ma devi essere veloce!<br />
... Per gli abbonati di <strong>SUONO</strong> sono in arrivo<br />
un sacco di sorprese!<br />
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DALLA PARTE DI PROUST<br />
di Daniel C.Marcoccia<br />
Francesco Tricarico<br />
Ha da poco pubblicato Invulnerabile, il suo sesto album in studio e sta lavorando<br />
alla preparazione di una mostra di suoi disegni. Alcuni di questi sono stati esposti recentemente<br />
all’interno della mostra Hot a Milano.<br />
Che cos’è la perfetta felicità<br />
Quando non pensi alla felicità.<br />
Qual è la tua più grande paura<br />
Non capire di che cosa ho paura.<br />
<br />
L’imperatore Adriano.<br />
Quale personaggio vivente ammiri di più<br />
Ilda Boccassini.<br />
Cosa ti piace di meno di te<br />
Troppa generosità con chi non se lo merita.<br />
Qual è la massima stravaganza della tua vita<br />
Passeggiare senza berretto.<br />
In che occasione dici bugie<br />
Se la verità può nuocere all’altro senza ragione.<br />
Qual è la persona che meno ti piace<br />
Berlusconi e ciò che rappresenta.<br />
Quando e dove sei stato più felice<br />
Avevo un anno e mezzo, al tramonto, in riva al mare.<br />
Cosa non ti piace di questo Paese<br />
La mancanza di senso civico e il coraggio.<br />
Di quale virtù ti piacerebbe disporre<br />
L’invulnerabilità.<br />
Qual è il tuo attuale stato d’animo<br />
Grande entusiasmo.<br />
Qual è la cosa più preziosa che possiedi<br />
La mia famiglia.<br />
Dove vorresti vivere<br />
A Gerusalemme.<br />
Chi è il tuo eroe vivente<br />
Non c’è.<br />
Chi sono i tuoi scrittori preferiti<br />
Philip Dick, Sciascia, Simenon, Montale, Dürrermat.<br />
Come vorresti morire<br />
Non voglio morire.<br />
Qual è il tuo motto<br />
Attualmente: non puoi prevedere il tuo futuro ma puoi inventarlo.<br />
146 <strong>SUONO</strong> luglio 2013
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2 Vie / 2 x 50w<br />
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Tweeter 2,5 cm<br />
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