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A DAY IN MATERDEI COSMO-RUSHDIE FUORI ORARIO - Urban

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SPEDIZIONE <strong>IN</strong> A.P.-70%-MILANO<br />

LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa • 05/09/05 • EURO zero<br />

41<br />

SETTEMBRE<br />

<strong>FUORI</strong> <strong>ORARIO</strong><br />

QUANDO LA CITTÀ SI SPEGNE SI ACCENDONO I CHIOSCHI<br />

A <strong>DAY</strong> <strong>IN</strong> <strong>MATERDEI</strong><br />

NAPOLI: FRAMMENTI & FERMENTI DI UN QUARTIERE VERY COOL<br />

<strong>COSMO</strong>-<strong>RUSHDIE</strong><br />

LONDRA, NEW YORK, BOMBAY. LO SCRITTORE E LE SUE CITTÀ


SOMMARIO|SETTEMBRE<br />

9 URBAN VOCI<br />

11 URBAN DREAMS<br />

13 URBAN WOMEN<br />

16 BARACCH<strong>IN</strong>I I LOVE YOU<br />

20 LA TIGRE<br />

E IL CANTAUTORE<br />

25 UNA VITA NON BASTA<br />

28 CODICE LUCIFERO<br />

31 <strong>MATERDEI</strong> STATION<br />

34 VILLA LIBERTÀ<br />

36 SALMAN SETTE VITE<br />

39 MODA: PRESSE-À-PORTER<br />

46 SHOPP<strong>IN</strong>G<br />

53<br />

69 LIA CELI: IL MORBO DELLA ZUCCA PAZZA<br />

URBAN Mensile - Anno 5, Numero 41 - 05.09.05<br />

REDAZIONE<br />

URBAN GUIDA FILM<br />

LIBRI<br />

54<br />

57<br />

MEDIA 59<br />

MUSICA 60<br />

TEATRO 63<br />

79 UNURBAN<br />

redazione@urbanmagazine.it<br />

direttore responsabile: ALBERTO CORETTI<br />

a.coretti@urbanmagazine.it<br />

art director: NICOLA CIOCE<br />

n.cioce@urbanmagazine.it<br />

caporedattore: FLORIANA CAVALLO<br />

f.cavallo@urbanmagazine.it<br />

segreteria di redazione: ROSY SETTANNI<br />

r.settanni@urbanmagazine.it<br />

(Registrazione Tribunale di Milano: n.286, 11.05.01)<br />

presidente: IVAN VERONESE<br />

amministratore delegato: MATTEO VIOLA<br />

m.viola@urbanmagazine.it<br />

amministrazione: VERONICA ANASTASIA<br />

v.anastasia@urbanmagazine.it<br />

distribuzione: CITRUS ITALIA s.r.l. (tel. 02-48519577)<br />

Susanna Sivini: susanna@citrus.it<br />

fotolito: BODY&TYPE<br />

via San Calocero 22, 20123 Milano<br />

stampa: CSQ (Centro Stampa Quotidiani),<br />

via dell’industria 6, Erbusco (Bs)<br />

Un film con Tinto Brass, un romanzo<br />

autobiografico e una trasmissione su Sky non<br />

hanno distolto Maruska Albertazzi dal suo idolo.<br />

Che resta incontestabilmente Vasco<br />

Se la routine quotidiana mortifica la vostra energia.<br />

Se tra aspirazioni e professione si spalanca un<br />

baratro. Se siete sempre a caccia di nuove emozioni,<br />

allora siete pronti per una doppia vita<br />

Che cosa succede quando, indipendentemente,<br />

un fotografo e un giornalista si mettono<br />

sulle tracce di un impalpabile grafomane<br />

metropolitano? Il mistero non può che infittirsi<br />

Ristrutturazioni, progetti pilota, quotazioni<br />

immobiliari da vertigine: insomma, il quartiere di<br />

Napoli più trendy del momento.<br />

E pensare che tutto è iniziato con una fermata di<br />

metropolitana che non c’era<br />

Mitico, perché minacciato. Seduttore e pensatore<br />

incomparabile, Salman Rushdie ha conosciuto<br />

diverse vite e scritto altrettanti capolavori. Come<br />

assaggio del suo nuovo romanzo, ci racconta<br />

il suo essere indiano a Bombay, londinese a<br />

Londra, ma, soprattutto, newyorchese a New York<br />

ARTE 65<br />

CLUB 67<br />

BAR E RISTORANTI:<br />

MILANO 68<br />

PUBBLICITÀ<br />

sales manager: AUGUSTA ASCOLESE<br />

a.ascolese@urbanmagazine.it<br />

key account: ALFONSO PALMIERE<br />

a.palmiere@urbanmagazine.it<br />

SILVIA SATURNI<br />

s.saturni@urbanmagazine.it<br />

URBAN ITALIA srl<br />

via Valparaiso 3, 20144 Milano<br />

tel. 02-48519718 / fax 02-48518852<br />

Una società del gruppo<br />

EUROPEAN FREE MEDIA SA<br />

ROMA 70<br />

TOR<strong>IN</strong>O 72<br />

VENETO 73<br />

BOLOGNA 75<br />

NAPOLI 77<br />

copertina di:<br />

ALBERTO BERNASCONI<br />

URBAN 7


URBAN VOCI<br />

Gianni Troilo<br />

LIBERTÀ, CANI E PADRONI<br />

Che rapporto c’è tra le città e chi ci vive? A volte chi<br />

abita gli spazi urbani ne assorbe il mood, un po’ come<br />

quei cani che col tempo finiscono per assomigliare ai<br />

loro padroni. Però: tra una città che resta sempre uguale<br />

a se stessa e un’altra che un giorno sì e l’altro pure reinventa<br />

il volto di un quartiere, sicuramente giudichiamo<br />

morta la prima e vitale la seconda. Ma se ci imbattiamo<br />

in qualcuno che dimostra analoga vitalità e che magari,<br />

cercando di far convivere le proprie inclinazioni con una<br />

deludente normalità, sdoppia la propria vita, è facile che<br />

finisca per essere catalogato come persona fondamentalmente<br />

irrisolta. Perché dunque non si riesce a concedere<br />

alle persone quello che invece tutti auspichiamo<br />

per i nostri luoghi?<br />

Una villa a Roma, che un tempo era redazione di un<br />

porno-patinato e adesso è una casa di accoglienza per<br />

malati mentali, è una bella storia da raccontare. Il fatto<br />

LETTERE<br />

TRA IL SACRO E IL PROFANO<br />

Gentile direttore,<br />

leggendo l’articolo “Bologna la santa” ho appreso che<br />

il porticato che sale alla chiesetta di San Luca ha 666<br />

arcate. Si tratta di un particolare assai curioso perché<br />

nell’Apocalisse (13,18) si legge: “Qui sta la sapienza. Chi<br />

ha mente computi il numero della bestia; è un numero<br />

d’uomo. Il suo numero è seicentosessantasei”. Nella<br />

numerologia biblica, dove 7 indica la perfezione, il 6<br />

ripetuto tre volte indica l’estrema imperfezione. La cifra<br />

ricorre frequentemente nei graffiti dei satanisti. Forse<br />

i buontemponi bolognesi, tra un piatto di tortellini e un<br />

fiasco di Lambrusco, avranno voluto esprimere così il<br />

loro anticlericalismo. Ma chi sarà la bestia?<br />

Franco Rizzo, Torino<br />

Caro Franco,<br />

non ci stupiamo. Aver trovato una vena pia a Bologna è<br />

già qualcosa di inatteso... Che poi in questa vena possa<br />

scorrere una religiosità totalmente depurata del goliardico<br />

spirito bolognese pare proprio impossibile! Quanto<br />

all’interrogativo, proviamo a girarlo alla Santa: sicuramente<br />

è l’unica in grado di rispondere...<br />

SETTEMBRE 41<br />

hanno collaborato con noi:<br />

Leonardo Onetti Muda<br />

andrea baffigo<br />

maurizio baruffaldi<br />

alberto bernasconi<br />

bruno boveri<br />

maria broch<br />

ciro cacciola<br />

valentina cameranesi<br />

che Materdei a Napoli sia diventato un luogo trendy<br />

dove vivere o che a Milano, quando tutto è chiuso da<br />

un pezzo, sia comunque possibile tirare mattina seduti<br />

al tavolino di qualche chiosco per strada, sono sintomi<br />

di una certa vivacità metropolitana. Allo stesso modo<br />

incontrare una serie di persone con vite non perfettamente<br />

incasellabili, che magari si dividono tra la professione<br />

del vigile urbano e i virtuosismi del sassofonista o<br />

tra i bozzetti del fashion designer e le follie di una drag<br />

queen, è segnale di un ambiente aperto dove si respira<br />

un po’ di sana libertà intellettuale. E perfino chi si aggira<br />

per la città scrivendo frasi sulle affissioni pubblicitarie<br />

con un linguaggio al limite del comprensibile forse non è<br />

una persona bizzarra, ma sta cercando di interagire con<br />

la creatività di altri.<br />

ALBERTO CORETTI<br />

a.coretti@urbanmagazine.it<br />

ESCAVATORE MIO NON TI RICONOSCO PIÙ<br />

Spettabile redazione,<br />

guido tutti i giorni una di quelle creature mostruose<br />

fotografate nell’articolo “Bestiario Notturno”. Di giorno,<br />

seduto nell’abitacolo, mi sento come se fossi a casa mia<br />

e, mentre mi destreggio con la pala meccanica, canticchio<br />

pure. Da quando però la luce notturna mi ha fatto<br />

vedere il mio mezzo sotto una prospettiva più inquietante,<br />

lo manovro con un po’ più di diffidenza.<br />

Paolo Cacace, Milano<br />

Caro Paolo,<br />

non ti devi proprio preoccupare. È come se il giorno e la<br />

notte fossero due universi paralleli: quello che terrorizza<br />

nelle tenebre svanisce alla luce del sole e viceversa. Il tuo<br />

Cicardini<br />

escavatore resta quello di sempre, anche se magari ogni<br />

tanto di notte si prende gioco dei passanti insonni! Cesare<br />

giulia chiesa<br />

cesare cicardini<br />

claro<br />

daniele coppi<br />

denis dailleux<br />

ilaria faccioli<br />

daniela faggion<br />

faust<br />

adriana frattini<br />

paolo madeddu<br />

emmanuel mathez<br />

malena mazza<br />

paolo monesi<br />

loic montain<br />

NON SIAMO PESCI<br />

Gentile direttore,<br />

non capisco davvero che gusto ci sia a scimmiottare i<br />

pesci, con tanto di pinne, maschera e boccaglio, scorrazzando<br />

sotto il pelo dell’acqua all’Idroscalo. Ancora<br />

posso capire chi va a fare immersioni in oasi sottomarine<br />

incontaminate, chi nuota in piscina per tenersi in<br />

forma o per agonismo, ma questa disciplina davvero<br />

non mi torna.<br />

Chiara Colonna, Milano<br />

Cara Chiara,<br />

ci sono tanti hobby strani che pure non stupiscono più:<br />

che gusto si prova a pescare in una piscicoltura? Ad<br />

assistere a scontri tra uomini che fingono di darsele di<br />

santa ragione? O a partecipare a una battaglia a suon<br />

di arance? Forse proprio nuotare all’Idroscalo in modo<br />

simile ai pinnati marini aiuta a sentirsi meno pesci fuor<br />

d’acqua.<br />

nanouc<br />

cinzia negherbon<br />

mirta oregna<br />

igor principe<br />

matilde quaglia<br />

giorgia ricci<br />

leo rieser<br />

francesca roveda<br />

laura ruggieri<br />

fabio scamoni<br />

marta topis<br />

gianni troilo<br />

URBAN ti trova a: MILANO · ROMA · BOLOGNA · TOR<strong>IN</strong>O · NAPOLI · BARI · VERONA · PADOVA · FIRENZE · PALERMO<br />

URBAN 9


URBAN DREAMS<br />

LA CITTÀ CHE NON C’È<br />

Non c’è più spazio<br />

per inventare niente,<br />

la metropoli è piena<br />

come un uovo sodo.<br />

Eppure, per una piazza<br />

dall’altra parte del mondo<br />

come per la strada sotto<br />

casa, qualcuno continua<br />

a immaginare qualcosa<br />

di nuovo...<br />

di Daniele Coppi<br />

UNA CITTÀ NELLA CITTÀ<br />

Guadalajara, Messico – Nell’idea di Iodice Architetti per la<br />

nuova sede della Biblioteca pubblica dello Stato di Jalisco,<br />

una sequenza di sale e piazze coperte si intrecciano su piani<br />

differenti all’interno di un padiglione gigantesco e squadrato.<br />

L’ambizione è quella di dar vita a un luogo nevralgico<br />

della città, dove convivano diverse realtà: un piano di accesso,<br />

sospeso sul suolo a quattro metri di altezza, ospita, infatti,<br />

oltre al catalogo principale, il banco prestiti, un teatro,<br />

una conference room, la sala proiezioni e le sale espositive.<br />

Ai piani superiori, invece, quattro livelli di sale di lettura<br />

con relativi archivi e un ultimo piano per gli uffici. I libri e i<br />

luoghi di consultazione sono separati da un grande vuoto<br />

illuminato zenitalmente e attraversato da rampe di collegamento.<br />

L’esterno, quasi cieco e muto, rivestito di pietra,<br />

contrasta con l’interno fortemente illuminato, mentre sulla<br />

copertura un sistema di faglie e modanature convogliano<br />

aria fresca nelle corti, creando così un sistema di ventilazione<br />

naturale.<br />

ERBA, VETRO<br />

E ALLUM<strong>IN</strong>IO<br />

Nijmegen, Olanda – Sarà di gran lunga l’edificio più alto della zona il nuovo<br />

Philips Business Innovation Centre, progettato dal brillante gruppo olandese<br />

Mecanoo Architecten. Ottantasei metri di altezza, 70mila metri quadrati di<br />

superficie, ospiterà 4mila dipendenti impegnati nella ricerca sui nuovi sviluppi<br />

tecnologici nel campo dei semiconduttori. Il centro è all’interno di un vasto<br />

masterplan per un complesso multifunzionale che comprende uffici, negozi,<br />

ristoranti, spazi di intrattenimento, parcheggi, nuove strade e, in futuro, una<br />

stazione da cui sarà possibile raggiungere il centro cittadino. Il collegamento<br />

con il paesaggio – a nord si trova il Goffert Park – attraverso una copertura inclinata<br />

su cui cresce l’erba, crea il supporto per la torre, per il centro congressi<br />

che può ospitare 500 persone, per l’hotel e per gli appartamenti. All’interno<br />

della torre, oltre ai due noccioli centrali per ascensori e servizi, si trovano gli<br />

spazi per gli uffici e per i laboratori che occupano 17 piani e che godono della<br />

massima scomponibilità e flessibilità. L’esterno, invece, è rivestito di vetro e<br />

alluminio con un disegno particolare di aperture orizzontali alternate.<br />

ERA POSTCONDOM<strong>IN</strong>IALE<br />

Milano, Italia – Edilizia pubblica: no grazie? A sfidare il binomio squallore/residenze popolari ci ha<br />

provato il concorso Abitare a Milano: nuovi spazi urbani per gli insediamenti di edilizia sociale. Tra<br />

i progetti più interessanti, quello che propone la riqualificazione della zona di via Ovada. Il fulcro<br />

del lavoro è un complesso residenziale di edilizia convenzionata, un edificio sospeso dal suolo in<br />

cui dimensione pubblica e privata si inseguono costantemente, mentre tagli e aperture regolano<br />

i salti di quota, presenti nell’area di progetto, e collegano zone differenti con il parco retrostante.<br />

Questa visione “urbana e non condominiale dell’intervento” fa sì che verde e costruito si fondano<br />

in un unicum architettonico. Il rivestimento degli edifici, completamente vetrato, prevede poi ampie<br />

verande con sistemi di ventilazione con controllo bioclimatico. Autori del progetto il gruppo<br />

Biancardi, Carrer, Garretto, Zaramella.<br />

URBAN 11


URBAN WOMENdi Faust<br />

illustrazione: Valentina Cameranesi<br />

A LETTO CON SUPERQUARK<br />

Shock da sex setter?<br />

Se non lo provi, non ci credi<br />

Li chiamano trendsetter, ma non sono una nuova razza<br />

di cani inglesi o irlandesi geneticamente modificati.<br />

Generalmente vivono nelle grandi metropoli e stabiliscono<br />

(set) quale sarà la tendenza (trend) nel futuro.<br />

Per le aziende che devono testare nuovi prodotti sono<br />

come manna dal cielo: dalla moda, alla cucina, al lavoro,<br />

i trendsetter possono agire ovunque, perfino nel sesso.<br />

Su questi ultimi, i sexsetter appunto, non senza un certo<br />

scetticismo, mi sono sempre chiesta: ma come faranno<br />

mai a identificarli? Finché non mi è capitato di essere<br />

testimone diretta di una rivoluzione che scalfisce secoli<br />

di storia: il crollo del mito del machoman, sostituito dal<br />

vitalsexual. Un uomo spontaneo, sincero e attento alle<br />

esigenze della partner. Cronache dal pianeta Marte? No,<br />

siamo sulla Terra, in Europa. E io ne ho incontrato uno.<br />

Una specie di incontro ravvicinato del terzo tipo.<br />

Cena a casa sua. Cucina lui. Lo vuole fare. Per me.<br />

Porto del vino? No, porta solo te stessa – dice Fabrizio.<br />

È la prima volta in 35 anni che mi capita. Sono felice<br />

al limite della commozione. 21.30. Abitino nero corto.<br />

Gerani e gelsomini sul ballatoio. Pentola che sfrigola. Lui<br />

è premuroso. Io non muovo un dito.<br />

Il filetto alla senape è ottimo, anche perché è innaffiato<br />

dalla boccia dell’ottimo rosso che io, per sicurezza personale,<br />

ho portato. Brindiamo e ci guardiamo negli occhi:<br />

dolce preludio di quello che sarebbe successo dopo.<br />

Parliamo amabilmente (anche se non mi ricordo di che<br />

cosa). La serata è perfetta e nemmeno le terribili tappine<br />

azzurre (in Calabria, sua terra d’origine, si chiamano così<br />

le infradito) che lui porta ai piedi riescono a guastare<br />

la magia di quel momento. La musica di James Blunt<br />

ci accompagna verso la camera da letto. L’attrazione è<br />

calamitica. Come nelle più belle scene d’amore di un film<br />

(e io ho la chiara sensazione che siamo meglio di Tom<br />

Cruise e Nicole Kidman) ci spogliamo, scivoliamo sotto il<br />

lenzuolo e avviciniamo i nostri corpi.<br />

Ma a quel punto... stop. Si stacca e allunga la mano<br />

verso il cassetto. “Già, bisogna proteggersi” – penso io,<br />

donna all’antica. “Lo conosco da appena sette giorni e<br />

non so nulla del suo passato”. Ma invece del preservativo<br />

d’ordinanza lo vedo ingoiare una pillola arancione.<br />

“Ma che fai, sei impazzito, ti cali?” – esclamo con gli oc-<br />

chi spalancati in una smorfia mista tra stupore e orrore.<br />

“Ma no, tranquilla, non è ecstasy. È la nuova pillola dell’amore.<br />

Vedrai, rispetto al Viagra agisce prima”.<br />

“Sai, è un periodo che ho un po’ di problemi...” – come<br />

se avesse appena detto e fatto la cosa più ovvia di<br />

questo mondo. A me cade la mascella. Un uomo che<br />

ammette le sue difficoltà. E ne parla senza vergogna.<br />

Dal film d’amore in cui credevo di essere l’attrice protagonista<br />

ero passata al teatro dell’assurdo. È come dire<br />

al vigile che sei passata con il rosso e che la multa te la<br />

meriti. O al primo appuntamento con lui, che ti tingi i<br />

capelli perché hai la ricrescita bianca.<br />

A quel punto me lo sono visto come Piero Angela che<br />

mi spiegava nei dettagli i vari di problemi di erezione,<br />

le soluzioni, il comportamento giusto per superarli. Non<br />

credevo alle mie orecchie.<br />

Mi dico: “ma questa è una rivoluzione più dirompente<br />

di quella russa, e io la stavo per cavalcare”. Non reggo<br />

alla portata storica degli eventi e mi sento male. “Scusa<br />

Piero... ehm Fabrizio, ma mi è venuto un gran mal di<br />

testa, devo andare. A proposito: dov’è l’uscita di sicurezza?”.<br />

URBAN 13


Speciale FormulaUna’s<br />

Monza 4 settembre 2005: missione compiuta!<br />

Tra un mese i vitaminici scatti dell’operazione Shocking the Fans<br />

Red Bull Racing<br />

FormulaUna’s<br />

Foto: Paola Miozza / hair: Alfonso Diletto / make up: Midori Tateno /<br />

wear: 2Die4 by Antonio Berardi / shoes: Casadei<br />

C h i a r a G l o r i a E l l a S i l v i a V e r o n i c a G e m m a M i c a e l a A u r o r a C h i a r a S i l v i a


BARACCH<strong>IN</strong>ILOVEYOU<br />

Di tutti i tipi e per tutti i gusti, tengono accesa la città quando tutto il resto è spento da un pezzo.<br />

E a settembre, quando la stagione calda ormai è in archiviazione, fanno respirare l’estate a pieni polmoni<br />

testo: Nanouc / foto: Alberto Bernasconi<br />

Mezzanotte è passata da un pezzo, un languore<br />

sta diventando fame, ma forse è soltanto un pretesto.<br />

Avvolta nelle tenebre di una Milano dormiente, non<br />

ho nessuna voglia di tornare a casa... Anche se è già<br />

settembre sono ancora alla ricerca di quell’atmosfera<br />

rilassata, quasi decompressa, in una parola estiva, che si<br />

respira ai baracchini, autentiche oasi nel deserto notturno<br />

della città.<br />

Puoi incontrarci chi è appena uscito dalla discoteca<br />

oppure il solitario insonne, il vagabondo, il barbone, la<br />

squillo e il suo padrone, ma anche il manager tornato<br />

tardi da un’infinita riunione di lavoro, il dj, il musicista<br />

appena uscito dalla sala d’incisione. Insomma la notte<br />

al baracchino è trasversale, multisociale e multietnica.<br />

Ci si ritrova a mangiare insieme ma a nessuno importa<br />

niente di chi sia l’altro e che cosa faccia, perché il nostro<br />

dromedario di lamiera ha il vantaggio di essere anonimo<br />

e alla portata di tutti, o almeno quasi. Solitamente<br />

di giorno si nasconde nel grigio dei marciapiedi oppure<br />

sparisce, per poi riapparire la notte successiva illuminato<br />

come un albero di Natale.<br />

Il bello è che ce ne sono proprio di tutti i tipi. Un posto<br />

molto carino e centrale da dove iniziare è lo Smoothies:<br />

aperto dal 2002, si trova in piazza Mentana, è arredato<br />

in maniera curiosa e divertente. Il proprietario, Paolo,<br />

è sardo di San Luri (il paese di Renato Tiscali, ci tiene<br />

a sottolineare). Il suo punto forte sono i cocktail a base<br />

di frutta serviti in maxi-bicchieri, costo 7 euro. Può<br />

sembrare un’esagerazione ma poi scopri che dalle 18<br />

alle 21, compresi nel prezzo, ci sono alcuni vassoietti di<br />

legno, pieni di piccole tartine a base di pesce davvero<br />

deliziose. Paolo le inventa e le prepara con molta cura,<br />

comprese le salse sempre fresche. Si può decidere di<br />

restare al banco oppure di sedersi nel “privée” dietro al<br />

baracchino con tavoli e sedie. Paolo ha una faccia fiera<br />

da zingaro e sostiene anche di esserlo un po’ nell’anima<br />

“visto che sono 50 anni che giro, mi piace aprire un<br />

posto e poi chiuderlo oppure darlo in gestione”, come<br />

ha fatto con un altro baracchino che si trova in viale<br />

Abruzzi vicino al cinema Plinio, aperto dalle 22 alle 3<br />

di notte.<br />

Chi incontri allo Smoothies, che in realtà è aperto tutto<br />

l’anno, anche d’inverno, sono per lo più trentenni,<br />

moltissime le ragazze, spesso straniere. In ogni caso la<br />

maggior parte della gente che ci viene è di passaggio,<br />

ma anche gli habitué sono persone un po’ nomadi,<br />

spesso all’estero per studio o per lavoro, racconta<br />

Paolo.<br />

Ma è ora di spostarsi: verso corso Indipendenza, ed<br />

esattamente in piazza Risorgimento, si incappa in una<br />

vera e propria oasi. All’ombra dei grandi platani ecco<br />

spuntare sdraio, ombrelloni, tavolini bassi di bambù,<br />

persino una fontana multicolore. Si tratta del chiosco<br />

16 URBAN URBAN 17


AUTENTICI TEMPLI DEL KITSCH, OGNUNO DIVERSO DALL’ALTRO, CON UN PROPRIO NOME E TANTI DISEGNI<br />

più trendy della città. Alija “Il punto G del tuo palato” sta<br />

scritto sulla lista prima di elencare tutte le delicatessen<br />

che vengono servite. L’idea è geniale: a prima vista, da<br />

lontano, potrebbe apparire come un comunissimo baracchino<br />

ma avvicinandosi l’avventore si troverà sempre più<br />

immerso in un’atmosfera da (perduta) spiaggia. Quando<br />

poi leggerà la lista delle vivande avrà già perso l’aria<br />

stanca del milanese e allentando la cravatta si sarà pentito<br />

di non essersi portato dietro i bermuda o il costume<br />

da bagno.<br />

L’altra sorpresa è che qui non si servono i soliti panini<br />

ma anche piattini degni di un ristorante coi fiocchi (visto<br />

che Lele è uno chef di primo livello). Si può spaziare<br />

da una tartare di cernia a una mousse di prosciutto<br />

di Vignola con ananas oppure a un’insalata di pere<br />

Williams, soncino e semi di girasole. Poi, potrebbe essere<br />

la volta di un assaggio di lardo d’Arnad, salame felino<br />

oppure ci si può buttare sul sushi con possibilità anche<br />

di asporto. I dolci, invece, sono di Ernest Knam, ben<br />

noto a tutti i golosi. Se ancora tutto ciò non bastasse,<br />

martedì sera il massaggio shiatsu è compreso nel prezzo<br />

dell’aperitivo (dalle 18 alle 21)! E se poi vi sembra<br />

che l’estate stia finendo, niente paura perché anche Alija<br />

è aperto tutto l’anno.<br />

Assolutamente da non trascurare nei nostri viaggi<br />

notturni è anche lo storico Sergio e Efisio di corso<br />

Sempione, all’altezza del numero 32. È uno dei baracchini<br />

più antichi, nato nell’85 dall’idea di due fratelli<br />

sardi che in pieno periodo “paninaro” (anche loro confessano<br />

di esserlo stati e senza neanche vergognarsene!)<br />

decidono di rilevare un chiosco squallido e scalcinato<br />

per trasformarlo in qualcosa di nuovo e alla moda.<br />

Nel giro di poco tempo, complice Radio Deejay che lo<br />

cita spesso all’interno dei propri programmi radiofonici,<br />

diventa famoso e si riempie di gente a qualsiasi ora.<br />

Merito anche della Rai, che si trova proprio lì di fronte.<br />

Da provare la spianata sarda, la carta da musica o le<br />

irresistibili pizzette.<br />

Se poi ci si riesce a sottrarre alla forza gravitazionale del<br />

centro per orbite più defilate e periferiche (e qualche<br />

volta più temerarie) si scoprono alcune “situazioni” un<br />

po’ meno fighette, ma forse ancora più sorprendenti.<br />

In via Elia, di fronte al 9, ad attrarre l’attenzione sono le<br />

luci di un chiosco al centro del quale scoppietta un vero,<br />

grande fuoco a legna con un delizioso profumo di carne<br />

alla brace. Intorno, ci sono alcuni latino-americani e la<br />

cucina è quella tipica dell’Uruguay: churrasco asado, pollo<br />

speziato. Aperto dalle 20 alle 6, forse però è meglio<br />

andarci in compagnia…<br />

I più divertenti, comunque, restano i baracchini su ruote.<br />

Autentici templi del kitsch, ognuno diverso dall’altro,<br />

con un proprio nome e tanti disegni che spesso lo richiamano,<br />

come “The spaces sandwiches”con raffigurazioni<br />

di stelle e pianeti. Una delle location più frequenti<br />

è lo spartitraffico davanti a via Farini, ma potrebbero<br />

essere ovunque. Davide, che così ci campa, dice di<br />

sentirsi il padrone della notte e il fatto di poter andare<br />

dove vuole lo fa sentire libero e non solo: dice di essere<br />

la salvezza di molti giovani perché quando escono dai<br />

locali pieni di alcol hanno bisogno di mangiare qualcosa<br />

prima di mettersi al volante. Forse è per questo che<br />

si fa pagare caro e, in effetti, ammette di gonfiare un<br />

po’ i prezzi, ma soprattutto con le persone che non gli<br />

piacciono: in questo modo, forse, è sicuro che non torneranno<br />

più!<br />

Per chi invece vuole solo divertirsi un po’ con tanta musica<br />

a palla e drink americani di tutti i tipi è aperto dal<br />

’96 un altro ormai famosissimo chiosco: Il Chiringuito,<br />

proprio davanti all’Ippodromo di San Siro. Meta di centinaia<br />

di giovani amanti del Sex on the beach.<br />

Ma forse è ora di fermarsi qui. Continuando a vagabondare<br />

per le strade accompagnati da una luna piena<br />

quasi africana, ci accorgiamo che i nostri dromedari di<br />

lamiera sono un po’ ovunque, tutti uguali e comunque<br />

unici. Pronti a sparire in un batter d’occhio, come dei<br />

veri miraggi!<br />

URBAN 19


Un film con Tinto Brass, un<br />

romanzo autobiografico e una<br />

trasmissione su Sky non l’hanno<br />

distolta dal suo idolo. Che resta<br />

incontestabilmente Vasco<br />

testo: Daniela Faggion / foto: Cesare Cicardini<br />

LA TIGRE E IL CANTAUTORE<br />

Maruska Albertazzi, classe 1975, ha pubblicato il suo<br />

primo romanzo Io sono una tigre con Kowalski editore. La<br />

lontana parente dell’illustre Giorgio non è però solo una<br />

scrittrice: ha già interpretato un film di Tinto Brass (veniva<br />

avviata ai piaceri della sodomia da un arzillo vecchietto),<br />

portato in scena alcuni spettacoli teatrali (fra cui I monologhi<br />

della vagina), preso la conduzione della rubrica<br />

Rollywood su E! Entertainment, canale Sky. Il curriculum<br />

recita che Maruska è stata anche assistente di Gabriele<br />

Lavia e massaggiatrice ayurvedica… e dimentichiamo<br />

sicuramente qualcosa: insomma, dovendo scegliere tra<br />

diverse strade, lei le prende tutte. Noi, intanto, partiamo<br />

dal romanzo. Io sono una tigre, storia di una ragazzina<br />

discendente da una stirpe di streghe che subisce violenza<br />

da un amico di famiglia e, dopo una lunga sequela di<br />

morti sul suo cammino, riesce a vendicarsi. Notate bene,<br />

il libro si presenta come autobiografico.<br />

Nel libro racconti la tua storia. Ma hai davvero ammazzato<br />

tutta quella gente?<br />

Non ho mai ucciso nessuno fisicamente, però diciamo<br />

che li ho uccisi dentro di me e forse ho ucciso qualcosa<br />

in loro. Forse sono cambiati dopo essere passati sotto di<br />

me, o sopra di me… E non vado avanti con le posture!<br />

Nella trama ci sono cose che ho dovuto sistemare perché<br />

il romanzo funzionasse meglio, ma quello che c’è è<br />

praticamente tutto vero, dalla violenza all’anoressia, dalla<br />

depressione al rapporto con i genitori, dal padre che<br />

muore agli uomini… Non tutti gli uomini effettivamente<br />

sono “veri”, cioè esistono, ma non con tutti ho avuto quel<br />

tipo di rapporto…<br />

Meno male.<br />

Però, tolto il Verme (l’amico di famiglia violentatore,<br />

n.d.r.), che purtroppo è vivo e vegeto, i tre uomini principali<br />

sono persone passate davvero nella mia vita. Tutti<br />

decadenti, decomposti, maculati e rossicci…<br />

De gustibus…<br />

C’è a chi piacciono le bionde, a chi le donne col seno<br />

grosso, a chi le culone... Ci sono uomini che adorano le<br />

donne obese. Ognuno ha la sua perversione e io ho questa<br />

degli uomini un po’ agé. Non è che mi innamoro solo<br />

di uomini anziani, ma è vero che questi uomini hanno il<br />

potere di scatenare in me un certo tipo di attrazione.<br />

Come hai proposto il libro agli editori? Hai portato<br />

un’idea?<br />

No, io ho proposto una cosa già scritta, quella che era la<br />

traccia, una cinquantina di pagine. È piaciuto e mi hanno<br />

detto “Sviluppiamolo, scommettiamoci”.<br />

C’era già tutto il Vasco Rossi citato a man bassa, quasi<br />

in ogni pagina? Potremmo dire che parte del libro è<br />

sua...<br />

Infatti alla fine c’è tutto l’elenco dei testi citati ed è stata<br />

chiesta un’autorizzazione. È anche vero che Vasco era<br />

necessario, perché io credo che anche parte di me sia<br />

sua. Ricorro a lui per descrivere un modo di pensare e<br />

vivere una parte di me, quella forse più animale e istintiva<br />

– siamo anche dello stesso segno, siamo due acquari.<br />

Sicuramente una parte di me gli assomiglia, la mia parte<br />

più nera, forse, ma anche quella più semplice, più legata<br />

alle cose quotidiane. E poi come uomo mi fa impazzire, lo<br />

trovo sexy da morire!<br />

Lo hai mai incontrato, Vasco?<br />

Sì, sono stata al suo concerto l’estate scorsa a Napoli e<br />

stavo dietro le quinte quando lui è entrato. Sai le ragazzine<br />

che svengono, che stanno male? Io solo per lui ho<br />

questa cosa: qualcuno ce l’ha per i Duran Duran o per<br />

Bono degli U2, io ho Vasco. Quando gli ho parlato mi<br />

batteva forte il cuore, mi tremavano le mani…<br />

E che gli hai detto?<br />

Che avevo scritto questo libro e che lui era dentro questo<br />

libro… È stato bello perché era molto tranquillo quella<br />

sera e dopo un po’ che mi parlava e mi guardava negli<br />

occhi, dopo un buon quarto d’ora, mi ha guardato e mi<br />

ha detto “Ma lo sai che sei bella?”. E io a quel punto sono<br />

ammutolita.<br />

E…<br />

E niente, che cosa volevi che facessi? Era pieno di gente,<br />

mica potevo attaccarlo al muro…<br />

E hai bruciato così l’occasione della tua vita?!<br />

Io in realtà di fronte a ciò che veramente mi piace, uomini<br />

compresi, divento timidissima. In fondo, sotto la tigre c’è<br />

un gattino; poi di fronte a un uomo che mi piace tanto vado<br />

in panico, divento rossa, non sono una foxy lady, una<br />

dark lady, sono un cucciolotto, quindi finito di abbaiare,<br />

mi metto a cuccia. Se uno mi fa “pat pat” son già contenta…<br />

Poi era una situazione troppo aperta, troppo pubblica,<br />

un conto sarebbe stato io e lui in una stanza…<br />

Torniamo al libro: parla di un sacco di posti diversi.<br />

C’è Bologna, che è la mia città natale e nella quale sono<br />

sempre stata immersa, poi gli Stati Uniti, la Florida, ai<br />

tempi del liceo. Poi sono andata in Inghilterra a studiare<br />

recitazione seguendo un dj, anzi, come direbbe lui, un<br />

‘live multichannel manipulator’… Ho vissuto là un anno<br />

e mezzo, poi sono stata in Francia. Ho viaggiato tantissimo<br />

durante l’università, perché lavoravo per un’azienda<br />

e facevo l’interprete, soprattutto in Estremo Oriente:<br />

Thailandia, Cina, Taiwan, Corea, Indonesia…<br />

Non parli dell’India, che viene invece riportata fra i<br />

momenti essenziali della tua biografia in copertina…<br />

In India non ho veramente vissuto, però mentre ero in<br />

20 URBAN URBAN 21


ASSISTENTE DI LAVIA, MASSAGGIATRICE, DOVENDO SCEGLIERE TRA DIVERSE STRADE, LEI LE PRENDE TUTTE<br />

vacanza mi sono avvicinata all’ayurveda, ho iniziato a<br />

studiare il massaggio e poi tornata a Bologna mi ci sono<br />

diplomata.<br />

Magia e ayurveda vanno d’accordo?<br />

La magia è una: per me non è altro che l’uso cosciente<br />

delle proprie energie. In una persona che ha studiato, che<br />

è molto alfabetizzata, la componente magica viene un po’<br />

logicizzata: questo è il motivo per cui ho fatto l’attrice,<br />

per riconciliarmi con il mio magico, con la mia dose di<br />

animale, perché me n’ero completamente staccata, però<br />

ce l’avevo dentro quindi ne soffrivo. Così sono riuscita a<br />

conciliare quella che era la mia cultura magica, in mezzo<br />

alla quale ero cresciuta in famiglia, e una scienza millenaria<br />

che ti insegna che quando tu fai un massaggio devi<br />

amare chi massaggi e devi fare una preghiera prima di<br />

cominciare: preghi di riuscire a dare benessere a quella<br />

persona.<br />

Bologna non è nota come città magica. Però, cercando<br />

un po’, specie in campagna, ci sono molte persone<br />

che ‘segnano’ o che si sono rivolte a qualcuno per<br />

farsi togliere le storte o i fuochi di Sant’Antonio… Tu<br />

quale tipo di magia hai conosciuto e imparato?<br />

Vengo da una famiglia di streghe – dico streghe perché<br />

è più simpatico. Se ti ricordi il telefilm Mia moglie è una<br />

strega, a casa mia accadevano cose simili. Intendo, oltre<br />

alla sensitività e alla veggenza, che hanno avuto tutte le<br />

donne della mia famiglia: mia nonna leggeva nel fuoco, la<br />

bisnonna nell’olio…<br />

E tu?<br />

Io ho i sogni premonitori, ho più sensazioni, sensazioni<br />

molto forti.<br />

Ancora Vasco!<br />

Io non vedo, sento. Poi sono tattile, ho il prana nelle mani,<br />

per cui il massaggio, il tocco.<br />

Parlando di sensazioni, l’impressione vedendo il tuo<br />

curriculum è che tutto ti sia risultato piuttosto facile.<br />

Volevi viaggiare, fare l’attrice, la scrittrice, la presentatrice,<br />

e oplà, ecco fatto.<br />

No, assolutamente. Non sono una di quelle che si sono<br />

svegliate una mattina e hanno vinto alla lotteria. Tutto<br />

quello che ho avuto me lo sono guadagnato.<br />

Oh, lo dicono tutti. “Ho fatto tanti sacrifici…”<br />

Ti dico come la vedo io: sono nata con un culo incredibile,<br />

figurativamente, anche se Tinto Brass pensa che ce l’abbia<br />

anche fisicamente – ma questi sono punti di vista…<br />

Sicuramente sono nata con una grande forza interiore.<br />

Questo è il vantaggio, è come aver vinto alla lotteria. Io<br />

lavoro per avere le cose e avendo tutte le qualità per<br />

farlo, se mi metto d’impegno... Non sono eccellente in<br />

qualcosa: non sono bellissima, intelligentissima, bravissima,<br />

però ho un pot pourri di cose che, messe insieme e<br />

shakerate, fanno la mia forza. Credo che poi in realtà sia<br />

qualcosa che appartenga a tutti, solo che io ne ho la consapevolezza,<br />

che è il dono più grande.<br />

A sentirti parlare sembra che tu abbia preso ripetizioni<br />

da Madonna.<br />

Persone come Madonna ed Evita Peron le sento vicine<br />

perché hanno tirato fuori “due maroni così”, anche se loro<br />

hanno accettato compromessi diversi. Certo io non sono<br />

Madonna: non voglio apparire a tutti i costi e non sono<br />

andata a letto con nessuno per lavorare.<br />

Neanche per fare il film con Tinto Brass?<br />

Figurati, a lui sono arrivata per caso. Stavo andando a una<br />

lezione di danza, ho avuto qualche problema con il motorino<br />

– un casino con l’olio, ero tutta vestita di bianco – mi<br />

sono chinata per vedere cos’era successo e quando mi<br />

sono rialzata un tipo che stava facendo il casting lì vicino<br />

mi ha chiesto se volevo fare il provino. Visto che ormai<br />

avevo perso la lezione di danza, ho accettato.<br />

E com’è andata?<br />

Evidentemente bene, anche se non lo rifarei e neanche<br />

Tinto.<br />

Che cosa succedeva nel film?<br />

Ero una ragazza in vacanza in una località di scambisti in<br />

Francia e scoprivo la sodomia, che però nel film non si<br />

vede.<br />

Culo anche nel film…<br />

Tinto sostiene che il culo è lo specchio dell’anima e del<br />

mio dice che è un culo “high class”.<br />

Uau. Dove vuoi arrivare?<br />

Dove voglio arrivare… non lo so. Arriverò dove devo arrivare.<br />

Sono fatalista.<br />

Determinatissima ma fatalista? Non quadra.<br />

E invece è così, ti spiego perché: giorno per giorno io<br />

cresco e imparo. E a mano a mano che vado avanti mi si<br />

aprono delle strade. Ho dei sogni: mi piacerebbe fare un<br />

film da questo libro che ho scritto, mi piacerebbe lavorare<br />

con Pedro Almodovar o David Lynch o Crialese, il regista<br />

di Respiro. Mi piacerebbe intervistare Maurizio Costanzo.<br />

Potrebbe essere conveniente.<br />

Noooo, è che mi incuriosisce. Poi sai, sui suoi programmi...<br />

Io con le valutazioni non mi spendo molto perché<br />

una volta ero molto prodiga di giudizi, soprattutto negativi;<br />

ora ho deciso che il critico lo devono fare i critici. E<br />

io non sono una critica, io sono curiosa. Per esempio, ieri<br />

ho intervistato Costantino e Daniele. È stata un’intervista<br />

stupenda, perché nel momento in cui tu hai superato la<br />

fase della soddisfazione narcisistica di due persone, che<br />

con tutti i giornalisti ripetono frasi fatte, e vedi che si rilassano<br />

e iniziano a parlarti veramente da esseri umani e<br />

ti dicono anche delle cose interessanti…<br />

Costantino è un essere umano??? Dice cose interessanti???<br />

Certo, Costantino è un essere umano. E quando non si<br />

è sentito attaccato, ha detto cose interessanti. È come ti<br />

dicevo: si impara giorno per giorno e non sai mai da dove<br />

ti verrà la prossima lezione. Persino da Costantino.<br />

URBAN 23


Che una vita non basti lo pensiamo in tanti. Io per<br />

esempio ne vorrei due: una da vivere e una da leggere.<br />

Non resta che cercare di vivere due vite nella stessa e<br />

renderla più ricca, comprendendo le diverse anime che<br />

ci abitano. O le diverse esigenze. Più prosaicamente: una<br />

che ci dia solo il pane e l’altra anche quella cosa impalpabile<br />

che si avvicina alla gioia, che può essere arte, artigianato<br />

o anche un ricercato e durevole cazzeggio.<br />

Le città sono piene di queste vite che oggi potremmo<br />

definire interinali.<br />

UNAVITA<br />

NONBASTA<br />

Se la routine quotidiana mortifica la<br />

vostra energia. Se tra aspirazioni e<br />

professione si spalanca un baratro.<br />

Se siete sempre a caccia di nuove<br />

emozioni, allora siete pronti per<br />

una doppia vita<br />

testo: Maurizio Baruffaldi / foto: Loic Montain<br />

Michele è un vigile urbano, ma anche ragazzo cubo e<br />

musicista di strada, e non è una battuta. Suona il sax da<br />

quando è riuscito ad avere la forza di tenerlo in braccio e<br />

non conosce una sola nota. Ma le sente tutte e le fa fiorire<br />

come il più grande dei giardinieri, anche se passa buona<br />

parte del suo tempo in prossimità dei semafori. Con il<br />

sax ha girato l’Italia, con ampli e lettore cd per compagni<br />

e la custodia per cappello. “Una volta, in strada, una donna<br />

mi ha baciato mentre suonavo con gli occhi chiusi...”.<br />

Ha ridotto le sue escursioni on the road da quando il<br />

lavoro in divisa gli limita il tempo, ma tutti i fine settimana<br />

suona appostato su un cubo, nei privé, per un paio<br />

d’ore, sempre ben pagato. Può essere nelle discoteche<br />

del varesotto, tipo Gilda, o in qualche american bar in<br />

Brianza o all’aperto, d’estate, al chiringuito di San Siro,<br />

improvvisando su basi che il dj di turno gli offre da tappeto:<br />

dall’house, “che si presta bene”, al lounge, chill out<br />

e comunque tutto quello che abbia ritmo. La doppia vita<br />

di Michele sono la pagnotta sicura e quella strappata con<br />

l’emozione, sentita e procurata: “Il fischietto fa solo una<br />

nota, di rimprovero, il sax le fa tutte e fa sognare”.<br />

Mic Under, nome affibbiatogli da un estimatore quando<br />

suonava nell’underground della metropolitana milanese,<br />

non rinuncia all’appuntamento con Sanremo, congedi lavorativi<br />

permettendo, evitando accuratamente l’Ariston,<br />

ma suonando nei locali della città invasa dai curiosi e<br />

dagli addetti ai lavori. “Per strada Sanremo è moscia e<br />

allora mi presento nei locali con il mio sax alto, chiedo,<br />

mi fanno provare e poi non mi fanno più smettere”. La<br />

sua seconda patria è però Rio Maggiore, dove lui e il suo<br />

contralto piombano appena possono e dove lo conoscono<br />

tutti, tanto che una sua foto vestito da ghisa campeggia<br />

al Bar Centrale. Qui lo chiamano il faùsu Papetti, che<br />

in dialetto significa falso, anche se – dice – Papetti non<br />

l’ha mai ascoltato. Ma è l’immaginario nazionalpopolare<br />

del sax e vada per il Papetti, anche perché le copertine<br />

dei suoi dischi, negli anni ’70, osavano già quello che<br />

URBAN 25


oggi è inflazionato, e non si sono fatte dimenticare.<br />

Come ghisa è meno militare degli altri “anche se a volte<br />

sono di una pignoleria nauseante” e non ricorda facilmente<br />

gli articoli, che deve andare a rileggere sul codice.<br />

Il suo sogno è quello di “suonare il sax in piazzale<br />

Maciachini, fermare il traffico, piuttosto che dirigerlo, e<br />

salire sui cofani, soffiando le note che ho nella pancia e<br />

nel cuore... ma questo non scrivetelo!”.<br />

Fernando ha un’anima divisa in due da una vocale:<br />

messaggi e massaggi. La mattina è un postino, con la<br />

sua bici gialla e la sacca di pelle marrone slabbrata. Il<br />

pomeriggio è massaggiatore ayurvedico per la Milano<br />

bene, quella che si concede volentieri un’ora di libidine.<br />

Il messaggio passa attraverso le sue mani, sia che spalmino<br />

oli su corpi distesi, sia che consegnino la cartolina<br />

dalla riviera adriatica o la bolletta da pagare.<br />

È il postino di Quarto Oggiaro, quartiere con una sua<br />

mitologia periferica, e l’artigiano dei corpi delle palestre<br />

Down Town e Skorpion, Milano centro, dove si incontra,<br />

rimescola, suda e distende un’umanità quasi opposta.<br />

“Il mio lavoro più utile, da postino, è però quello di fare<br />

compagnia agli anziani” dice Fernando, che è anche<br />

mimo (la sua gestualità è vivace e totale e il suo primo<br />

insegnante è stato Giovanni, il bastardo dentro del trio<br />

più comico d’Italia) e si vede quanto ci tenga a sottolineare<br />

questa breve e quotidiana parentesi da assistente<br />

sociale. Fernando ha quattro figli ed è un uomo che ha<br />

investito tanto.<br />

“Quarto è una zona che mi piace perché le persone le<br />

vedi e le riconosci. A Natale può anche capitare che<br />

vogliano regalarmi una caccolina d’hashish, ma io rifiuto<br />

con la frase classica – grazie, è come se l’avessi preso”.<br />

Se fosse il contrario, non lo direbbe certo a noi. Non<br />

con la legge Fini che incombe. La tecnica del massaggio<br />

ayurvedico l’ha perfezionata dopo un viaggio in India<br />

durante il quale ha conosciuto la sua attuale compagna:<br />

“cercavamo noi stessi e ci siamo trovati”. I suoi clienti<br />

sono spesso personaggi da copertina e da calendario, le<br />

vallette televisive poi fanno a gara per spalmarsi sul lettino<br />

e farsi spalmare, con sottofondi adatti e discrezione<br />

totale. Giusto qualche smagliatura... alla discrezione,<br />

intendiamo, non alle natiche delle clienti. “Pochi giorni<br />

fa ne ho massaggiate due che hanno avuto lo stesso<br />

fidanzato calciatore, prima una e poi l’altra: al cambio si<br />

sono lanciate un’occhiata... La seconda, mi ha lasciato la<br />

mutandina sul lettino”. Restano nude, con un perizoma<br />

di carta trasparente, tipo quella da forno. La domanda è<br />

scontata e la risposta non può che essere: “La professionalità,<br />

il distacco totale, il guardare il corpo solo come<br />

una macchina da far funzionare al meglio, distendere<br />

tutte le tensioni. I primi tempi uscivo esausto da questi<br />

massaggi, ora invece riesco a ricevere l’energia che do.<br />

Poi la gratificazione, quando le vedi ritornare spesso, e<br />

quella che ti dice che ha visto colori e altre che quasi si<br />

addormentano”. Ci sono anche situazioni meno piacevoli.<br />

“Un tizio è rimasto in erezione per tutto il tempo del<br />

massaggio”. Nel caso, è stato Fernando a dover sopportare<br />

il messaggio imbarazzante ed esplicito. Ma sono i<br />

rischi del mestiere.<br />

“Uso la mia seconda vita come vetrina di me stesso.<br />

Attraverso l’altra persona, che sarei sempre io, espando<br />

la mia creatività”. Stylist di riconosciuto talento nella sua<br />

vita solare e lavorativa, dove, per dirla come a lui piace,<br />

è “la persona che veste le cose, le persone e gli spazi”, e<br />

drag queen che abita le notti di Roma e Londra – la sua<br />

doppia vita è anche quella di una città divisa – quando<br />

si trasforma, come Spiderman, e da Francesco diventa<br />

Silhouette, che non aiuta l’umanità intera, ma ritorna<br />

comunque all’alba al suo appartamento con biglietti da<br />

visita che potremmo definire richieste se non proprio<br />

d’aiuto, almeno di partecipazione. “Sono magro, dal<br />

nome d’arte non poteva essere altrimenti, e ho abbandonato<br />

quella femminilità tutta curve (e quindi imbottiture<br />

e rigonfiamenti) dei primi tempi per essere quello<br />

che sono: una drag androgina... Il mio successo oggi è<br />

equamente diviso tra uomini e donne. E poi sono una<br />

drag per il piacere estremo del travestimento, ovviamente,<br />

ma soprattutto per sperimentare su me stesso<br />

le mie creazioni: Francesco è lo stilista personale di<br />

Silhouette”.<br />

A Londra, Francesco ha trovato velocemente pane per il<br />

suo gusto, tanto che gli sono stati commissionati alcuni<br />

cappelli per Kylie Minogue. “Ma la cosa migliore che mi<br />

è capitata è una donna d’affari giapponese, di 55 anni,<br />

ricchissima, per la quale faccio il curatore d’immagine,<br />

le scelgo cosa indossare, e mi documento, oltre a imparare<br />

velocemente la lingua inglese”. L’accompagnatore<br />

per shopping, quello che nessun uomo farebbe per la<br />

moglie e che nessuna donna vorrebbe dal marito.<br />

Silhouette ha una passione per gli accessori e una quasi<br />

ossessione per smalti e rossetti, perché “una drag che<br />

si rispetti usa come minimo un Rouge Noir di Chanel...<br />

Nulla è lasciato al caso”.<br />

Quando è a Roma si accorge “di quanto sia una città<br />

meravigliosa, ma qui con il mio lavoro ho sempre difficoltà”.<br />

In pratica, è quello che per secondo lavoro fa il<br />

travestito. “A Londra non si giudica, anche se, certo, il<br />

senso del gusto che abbiamo noi se lo sognano, ma il<br />

rispetto è importante”. Personalmente del buon gusto<br />

farei anche a meno, del rispetto mai.<br />

A Londra Francesco può serenamente esportare il suo<br />

gusto italiano. E Silhouette continuare a esporre la sua<br />

collezione e collezionare amicizie curiose.<br />

“LE CITTÀ SONO PIENE DI QUESTE VITE CHE OGGI POTREMMO DEF<strong>IN</strong>IRE <strong>IN</strong>TER<strong>IN</strong>ALI”<br />

URBAN 27


CODICE<br />

LUCIFERO<br />

Che cosa succede quando, indipendentemente,<br />

un fotografo e un giornalista si mettono sulle tracce<br />

di un impalpabile grafomane metropolitano?<br />

Il mistero non può che infittirsi<br />

testo: Paolo Madeddu / foto: Emmanuel Mathez<br />

Nella metropolitana di Milano ci sono: 1) migliaia di<br />

milanesi in trance da fretta (evidentemente sono in ritardo<br />

cronico. Con buona pace del mito dell’affidabilità meneghina);<br />

2) centinaia di lettori di Dan Brown. Se non ci fosse<br />

il metrò, nessuno avrebbe comprato Angeli e Demoni o<br />

il Codice Da Vinci; 3) decine di slavi che suonano O mia<br />

bela madunina con il violino o semplicemente recitano:<br />

“Buongiorno a tuti. Sono famiglia povera…” (il resto non<br />

lo sente nessuno); 4) un Mistero. Ovvero, il personaggio<br />

che da circa una decina di anni, ovunque può, sui distributori<br />

automatici o sui cartelloni pubblicitari, scrive i suoi<br />

insulti al Maligno. Inevitabile chiedersi chi sia. I controllori<br />

dell’ATM non lo hanno mai colto sul fatto: le risposte<br />

tipiche (ed estreme) ce le forniscono due di quelli della<br />

stazione Duomo. “L’è un matt”, fa il primo, sguardo alla<br />

Enrico Bertolino, aria complessivamente indulgente. “Chillo<br />

tiene tempo da perdere”, taglia corto il suo collega, con la<br />

concretezza western dei milanesi acquisiti. Onestamente,<br />

non abbiamo interrogato tutti i dipendenti dell’azienda:<br />

una vera indagine avrebbe dovuto essere condotta in una<br />

ventina di stazioni. Il fustigatore del diavolo è praticamente<br />

una palla da flipper, cercare di ricostruire i suoi movimenti<br />

tra linea rossa, verde e gialla e tra le varie stazioni manderebbe<br />

in crisi anche Scotland Yard. Ma poi, perché farlo?<br />

Dopotutto, finite le congetture ispirate da Dan Brown,<br />

potremmo proporre ai milanesi e ai turisti di cominciare a<br />

fantasticare sul loro ben più concreto compagno di viaggio.<br />

Noi buttiamo lì qualche ipotesi.<br />

1. È uno straniero. Molte volte scrive Luciferu (…rumeno?),<br />

altre volte pare di matrice ispanica (“Lucifer mama<br />

vergas”). Indubbiamente si destreggia bene anche con lo<br />

slang italiano (“Lucifero = kulo”). Anzi, spiace dirlo, ma<br />

ogni tanto si fa prendere la mano e diventa volgarissimo;<br />

certo, non di rado ha guizzi linguistici raffinati (“Lucifero<br />

clochard”). In ogni caso l’ipotesi è messa in crisi da voci incontrollate<br />

che girano su Internet: c’è chi afferma di conoscerlo<br />

o di essere stato a scuola con lui. Ma non fa nomi e<br />

non dà particolari: probabilmente si tratta di un mitomane.<br />

2. È un amante tradito. L’epiteto favorito è – pardon<br />

– “Lucifero troia”. Spesso veniamo altresì informati che<br />

Lucifero indulge in pratiche sessuali un po’ sbarazzine<br />

(peraltro abbastanza popolari anche nelle migliori famiglie,<br />

stiamo parlando della cosiddetta tradizione orale). Che<br />

Lucifero sia in realtà il nomignolo scelto per indicare un’antica<br />

fiamma di sesso femminile non è certo, anzi, il fatto<br />

che sia, ehm, “kulo”, ci orienta verso l’altra sponda. Ma che<br />

tra lui e il Nostro Eroe ci sia stata una relazione, ovviamente,<br />

è una nostra illazione.<br />

3. Vive in metrò. Lo si potrebbe pensare come una sorta<br />

di minotauro che si aggira tra le stazioni, a volte camminando<br />

sui binari quando i treni non vanno. Ma sembrano<br />

smentirlo alcune scritte in esterni come “Mentre io combattevo<br />

i rossi, Lucifero succhiava…” (fermiamoci qui: non<br />

sta parlando di ghiaccioli). Tra l’altro, in che senso combat-<br />

teva i rossi? Motivi politici, obiettivo del Risiko, idiosincrasia<br />

verso Paola Saluzzi o il cantante dei Simply Red? Ah,<br />

che cosa daremmo per saperlo. In ogni caso, l’impressione<br />

è che esca alla luce del sole piuttosto di rado. Non dev’essere<br />

molto abbronzato.<br />

4. È una moda giovane. Non si tratterebbe quindi di un<br />

solo uomo, ma di parecchi ventenni che trovano più cool<br />

infamare Lucifero che non scrivere “Tdk” o “Rezpekt the<br />

crew” o indossare magliette con scritto “De puta madre”.<br />

Ehi, ogni generazione si esprime come crede.<br />

5. È un codice tra agenti segreti. Lo farebbe pensare il<br />

misteriosissimo ultimatum apparso alla fermata Maciachini:<br />

“Ridatemi subito la mia patente, se non volete che si sappia<br />

tutto sulla vostra amica Amilcara Nobile”. Inutile dire<br />

che ci siamo precipitati a cercare notizie di Amilcara. Inutile<br />

dire che siamo rimasti delusi: l’avremmo conosciuta volentieri<br />

– lei e i genitori, che l’hanno chiamata così.<br />

6. È un messaggio destinato a… Proseguendo con la<br />

paranoia, viene da pensare a quei film dove ci si chiede:<br />

“Questi messaggi hanno forse lo scopo di avvertire<br />

qualcuno del terribile pericolo che corre?”. Sì, insomma,<br />

quei film in cui il protagonista, un attimo prima di essere<br />

mangiato da un demone satanasso, realizza che, ehilà!,<br />

l’avvertimento era per lui. Non ridete: forse quei messaggi<br />

sono per VOI.<br />

7. È un teologo. Siamo stati a lungo in Porta Garibaldi<br />

(perdendo ripetuti convogli), tentando di decifrare il messaggio<br />

più articolato, una mini-cosmogonia che azzardava<br />

legami tra Gesù e Lucifero (in effetti ci sono eresie secondo<br />

le quali i due sono fratelli), ma che finiscono con il perdersi<br />

in minuzie comportamentali tipo “Lucifero non paga l’albergo:<br />

ora non ho soldi… BARBONE”.<br />

8. È un fuoriuscito da una setta satanica. Può darsi;<br />

qui tra l’altro giova ricordare che in un primo momento il<br />

Nostro pareva indeciso tra Satana, Lucifero e Belzebù, poi<br />

si è dedicato alla sistematica diffamazione del secondo.<br />

Interessante, perché Lucifero non è, a quanto ci risulta<br />

dopo lettura di autorevoli saggi, il boss. Insomma, tanto<br />

per spiegarci, Lucifero sta a Satana come Cesare Cadeo<br />

a Berlusconi: è quello belloccio della compagnia, al quale<br />

tuttavia si concede, al massimo, un assessorato. Belzebù<br />

è più importante (mettiamo, un Giuliano Ferrara), mentre<br />

il trascurato Mefistofele, cortese e un po’ grigio, potrebbe<br />

essere Galliani. Beh, meglio fermarci qui, era solo per spiegare<br />

la gerarchia.<br />

9. È uno stratega della comunicazione. Sapete, un<br />

Oliviero Toscani, un Klaus Davi, questi che non si capisce<br />

cosa gli abbiamo fatto di male. Ma non si può negare che,<br />

come trovata per far guardare i cartelloni pubblicitari,<br />

non sia stupida. Rende interessante un cartellone con<br />

Sergio Muniz che dichiara “Lucifero puttana” o uno con<br />

due ragazzi che addentando una pizza irridono: “E per<br />

Lucifero?” “Nada” (…non nel senso della cantante, nel<br />

senso di “Niente” in spagnolo). Tenete conto, poi, che<br />

in alcune fermate del metrò milanese la pubblicità è intollerabilmente<br />

aggressiva grazie ai megaschermi che la<br />

sparano a tutto volume, con buona pace delle leggi sulla<br />

pubblicità subliminale e intrusiva (ecco: a quello che li ha<br />

inventati, auguriamo un soggiorno prolungato tra le grinfie<br />

di Satana).<br />

10. L’ipotesi più ovvia. La suggerisce Dan Brown in<br />

persona: colui che combatte un demone, perbacco, è un<br />

angelo. Come sia finito in piazzale Maciachini non è chiaro,<br />

ma conoscete quel detto che andava forte sulle t-shirt:<br />

“Guardate bene, forse vicino a voi c’è un angelo”? Che<br />

poi l’angelo in questione sia in attesa di scrivere “Lucifero<br />

ignorante” sulla pubblicità del Cepu, rientra nel disegno divino<br />

notoriamente imperscrutabile. A proposito di t-shirt:<br />

e se la prossima moda fosse proprio un’accattivante serie<br />

di magliette con scritto “Lucifero = kulo”?<br />

28 URBAN URBAN 29


<strong>MATERDEI</strong>STATION<br />

Ristrutturazioni, progetti pilota,<br />

quotazioni immobiliari da<br />

vertigine: insomma, il quartiere di<br />

Napoli più trendy del momento.<br />

E pensare che tutto è iniziato con<br />

una fermata di metropolitana che<br />

non c’era<br />

testo: Ciro Cacciola / foto: Alberto Bernasconi<br />

Materdei, the days after. Ovvero, per capirci meglio<br />

tra italiani senza “fa’ l’americano”, storia di un quartiere<br />

che non se lo filava nessuno e che, dopo l’apertura<br />

della stazione del metrò collinare, tutti lo vogliono, tutti<br />

se lo pigliano, per la vita, per sempre, sì. La febbre di<br />

Materdei, tra i quartieri più giovani di Napoli (inurbato<br />

solo alla fine del Cinquecento, con immancabile chiesa/<br />

convento zeppa così di suorvergini castamente votate a<br />

Santa Maria Materdei, donde il nome), è scoppiata definitivamente.<br />

Quotazioni immobiliari alle stelle, cantieri e<br />

ristrutturazioni everywhere (e daglie co’ ‘sto Carosone!),<br />

progetti pilota per la moderazione della velocità in area<br />

residenziale: insomma, una rivoluzione! Non tutti riescono<br />

a investire, molti ci restano in affitto, eppure ormai la<br />

voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria di morir d’amore<br />

a Materdei sembra aver convinto anche i più snob:<br />

giovani artisti, promettenti professionisti, nobiluomini di<br />

ultima generazione, coppie di fatto antirazzingher & co.<br />

Della serie: gente che avrebbe potuto avere lungavita<br />

sul lungomare e che adesso sceglie un bel quartiere<br />

trendycollinare servito e riverito dal metrò più chic e<br />

griffato d’Italia. Senza contare quelli che ci vivono da<br />

sempre, nei bassi come nei bellissimi appartamenti patrizi<br />

e che ormai non li schioda più nessuno. La signora<br />

Immacolata, per esempio. D’estate si appropria ipso<br />

facto di un pezzo di Vico Storto Sant’Agostino degli<br />

Scalzi, un paio di sdraio, pure carine, lo stenditoio con<br />

reggipetti (suoi e delle tre figlie) e mutande (del marito),<br />

ed eccola, puntuale e precisa in posizione “inciucio”<br />

da mezzogiorno in poi, pronta a raccogliere, custodire<br />

gelosamente per poi rivelare tutti i gossip più esclusivi<br />

del rione. A Materdei, dal pescivendolo come dal notaio,<br />

è famosa: la chiamano Novella Duemila. Lei è contenta.<br />

Dice: “mi sarebbe piaciuto fare ‘o giornalaio... comm’?<br />

si dice giornalista? vabbè, fate voi”. Novella Duemila<br />

non ha mai preso la metrò (“pe’ carità, Napoli sotterranea<br />

nun fa pe’ mme”), ma ci è andata una volta per<br />

l’inaugurazione della stazione: “Bella, bella. Tuttapposto,<br />

tuttapposto. Come dite voi. Non vi preoccupate”. E chi si<br />

preoccupa? Di certo non gli agenti immobiliari, di certo<br />

non chi si è visto d’un tratto triplicare il valore del suo<br />

quartino, di certo non le migliaia di giovani che adesso<br />

si spostano come fulmini da un quartiere all’altro della<br />

città, di certo non i turisti che pure arrivano, guide alla<br />

mano, a sbirciare una collezione di opere d’arte degna<br />

dei più prestigiosi musei d’arte contemporanea in the<br />

world. Eppure fino a poco fa i napoletani non residenti<br />

nel quartiere che potessero vantare almeno un’esperienza<br />

significativa in quel di Materdei erano magari cinque.<br />

Un po’ defilato, sempre piuttosto tranquillo, senza negozi<br />

o vie commerciali, senza arterie viarie principali,<br />

Materdei non offriva spunti per eventuali sopralluoghi<br />

se non per il fidanzamento con un indigeno o, in ultima<br />

buongustaia ipotesi, per una pizza coi ciurilli da Starita,<br />

dal 1901.<br />

Adesso però, dopo la Torre di Alessandro Mendini, i<br />

dissuasori-design anti sosta selvaggia, l’area pedonale<br />

con panchine e decorazioni su strada di Luigi Serafini,<br />

l’ascensore contemporaneo con ceramiche di Lucio Del<br />

Pezzo, le eleganti architetture incorniciate dai giardini<br />

URBAN 31


<strong>MATERDEI</strong> NON OFFRIVA SPUNTI PER EVENTUALI SOPRALLUOGHI SE NON PER IL FIDANZAMENTO CON UN <strong>IN</strong>DIGENO<br />

ottocenteschi e ben tenuti, la linea C53 che serve, piccolo<br />

bus, gli anziani della zona, a Materdei – come a<br />

Soho, Tribeca o chissacchè – rischi di incontrarci di tutto,<br />

e anche di più: alla luce del sole come all’ombra delle<br />

fresche – esotiche e non solo – frasche, metti, di un orto<br />

giardino di 7mila metri quadri nel quale convivono armoniosamente<br />

una ventina di anatre allegrotte, qualche<br />

simpatica tartaruga, colombi e colombelle tubami-cheti-tubo<br />

e un’orrenda, enorme, ovviamente onnivora scrofa<br />

vietnamita, mascotte di casa di una residenza bella<br />

quanto inimmaginabile. “Il bello di Materdei è anche<br />

questo: il fatto che, dietro queste vecchie facciate secolari,<br />

esistano ancora bellissimi orti e giardini, fertili e<br />

silenziosi, ideali per una scelta di vita più sana, naturale,<br />

e per lavorare a progetti di genere creativo”. A parlare<br />

è un giovane artista greco, da qualche anno a Napoli<br />

e da pochissimo “in” Materdei, dal nome mitologico e<br />

inconfondibile, Telemaco. Nella quiete insospettabile del<br />

megappartamento pieno zeppo di libri e delle confetture<br />

che, con il suo compagno, sono piacevolmente “co-<br />

stretti” a produrre per non gettare i chili e chili di frutta<br />

e ortaggi che spuntano rigogliosi ogniddì, Telemaco<br />

costruisce le sue intriganti sculture in ferro, enormi,<br />

vibranti, ancora mai esposte o allestite, espressione di<br />

una nuova corrente che, chissà, un gallerista potrebbe<br />

lanciare come “made in Materdei”. Telemaco, ammette,<br />

non ha mai preso la metropolitana: “Preferisco girare in<br />

Vespa, o a piedi. Certo, tutto nella zona è migliorato, ma<br />

appena lasci le strade principali e ti addentri nel complicato<br />

intrico di vicoli e vicoletti, allora ritrovi il solito<br />

degrado, i cassonetti che mancano, i motorini in controsenso,<br />

i palazzi decadenti”.<br />

Giovanni, che ha un cognome che comincia con “de”,<br />

tanto per capirci, è nato e vissuto a Posillipo in villa<br />

sul mare con giardino, ma è venuto in zona per ragioni<br />

di praticità e di investimento: “Qui ci sono bellissime<br />

case, ma la gente, per la verità, non ha quel savoir faire<br />

grazie al quale mi sentivo così a mio agio a Posillipo”.<br />

Noblesse oblige. La gentile signora Lisa, invece, adora<br />

Materdei. Ci è nata, cresciuta e vi ha fatto ritorno pochi<br />

mesi fa dopo dieci anni negli Stati Uniti (suo marito è<br />

ricercatore universitario, lei insegna a scuola): “Materdei<br />

è ancora come un piccolo paese. Ci si conosce tutti. Noi<br />

famiglie storiche, intendo. Certo, il metrò è stata una<br />

cosa fantastica. I miei figli lo usano continuamente, ci<br />

si sposta una meraviglia. E poi sì, un po’ tutti si sono<br />

messi in riga, i negozianti hanno ristrutturato, ci sono<br />

nuove palestre, la nuova piazzetta con la Guglia quattrocentesca...”.<br />

Verso l’una la stazione di Materdei è piena<br />

di gente in attesa. Gente che passa distrattamente sotto<br />

agli altorilievi di Luigi Ontani, che si guarda alle spalle<br />

nel tentativo di riconoscere un volto televisivo tra le<br />

gigantografie di Mao, di Jeanne Moreau, di Pasolini, di<br />

– che sollievo – Totò. E allora scusi signora, non è canalecinque,<br />

siamo un giornale, le dispiacerebbe posare<br />

accanto ai pannelli policromi di Sol Lewitt? “Sol che?!<br />

Giuvinò (in italiano: giovanotto, à la Tina Pica), ma che<br />

volete da me, io conosco ‘o Sole mio...”. Ecco, appunto,<br />

Materdei, the days after.<br />

URBAN 33


Una villa da sogno, ai limiti della realtà. Nel parco<br />

dell’Insugherata, vicino alla Cassia, a Roma. Un giardino<br />

gigante, un salone splendente e tantissime stanze. Tre<br />

piani di lusso, che mi richiamano alla mente un videogame.<br />

Playboy The mansion, dove il giocatore si cala<br />

nei panni del mitico Hugh Hefner, il miliardario editore<br />

di Playboy, che in una sontuosa casa come questa ha<br />

lanciato la rivista porno-patinata più famosa del mondo,<br />

immortalando nude conigliette procaci.<br />

E anche la villa in questione ha un trascorso simile. È qui<br />

che nei primi anni Settanta si è trasferita la Tattilo, casa<br />

editrice di Playmen, rivista nostrana dell’intrattenimento<br />

sexy. Ma le cose, come le case, cambiano.<br />

Le luci rosse dei set fotografici e le “fimmene” poco<br />

vestite che si aggiravano tra i suoi sontuosi ambienti,<br />

verso la fine degli anni Ottanta, quando la Tattilo era<br />

nel pieno della sua attività, si sono spente, trasferite. E<br />

in villa sono arrivati nuovi inquilini. Ospiti con disturbi<br />

mentali. Come Pinuccia, Maria Elena e Osvaldo, reduci<br />

da anni passati in manicomio per lo più legati al letto.<br />

Nessuna possibilità di andare al bagno e talvolta sulla<br />

testa uno strofinaccio zuppo di piscio. Maria Elena c’è<br />

rimasta dieci anni così, senza mai parlare, legata. Aveva<br />

provato più volte a staccare con il cucchiaio le tonsille<br />

(quelle degli altri!). Adesso va in giro per la villa e canta,<br />

canta canzoni tipo Rose rosse, Dimmi quando e soprattutto<br />

parla. Non di tutto però, alcune cose cerca di<br />

dimenticarle.<br />

Camera sua è al primo piano, per arrivarci bisogna salire<br />

delle ingombranti scale circolari in marmo bianco, con<br />

corrimano in legno, che portano fino alla mansarda.<br />

Nessuna intrigante vestigia del passato. A parte gli infissi,<br />

le porte e i pavimenti, adesso tutto è arredato con<br />

semplicità e nella stanza ci sono solo un letto, un armadio<br />

e qualche dipinto. A stento si riesce a immaginarsela<br />

diversa, con una grossa scrivania, una poltrona in pelle<br />

nera, visori al neon, computer, diapositive e fogli sparsi,<br />

magari l’ufficio del direttore della Tattilo, che un tempo<br />

si affacciava sul giardino, con questa splendida vista e il<br />

parco tutto intorno.<br />

Pinuccia la chiamavano una “leonessa”, uno di quei<br />

casi gravi, una di quelle che non si è piegata, non si è<br />

arresa, e di botte in manicomio ne ha prese tante, basta<br />

guardarla in faccia, gli manca un occhio, glielo ha cavato<br />

un altro paziente, anni fa. Adesso ha cinquant’anni, ma<br />

dimostra trent’anni di più. Come tutti i pazienti di questa<br />

villa. Tredici. Schizofrenici, paranoici, maniaco-depressivi.<br />

Pazzi. Un tempo sparsi, o legati, tra i manicomi di<br />

Roma, come il Santa Maria della Pietà, e adesso ospiti, i<br />

più fortunati, di strutture come questa. Le agguerrite conigliette<br />

eighties hanno lasciato il posto a docili leonesse.<br />

Perché le cose cambiano. E ai 13 attuali ospiti dell’ex<br />

villa di Playmen prima erano andate talmente male che<br />

adesso non possono che migliorare.<br />

Le chiamano strutture intermedie, devono essere spaziose<br />

e sono difficili da trovare, soprattutto in una città<br />

come Roma, dove gli spazi sono stretti. La ricerca è<br />

durata oltre un anno, ma alla fine il Progetto Giuseppina,<br />

così si chiama questa comunità per il ricovero di persone<br />

con disturbi mentali, ha avuto la sua villa e da<br />

febbraio, dopo che la Tattilo si è trasferita, gli ambienti<br />

hanno avuto i loro nuovi ospiti.<br />

“Tu sei il capo della mafia”, mi accoglie Osvaldo, uscen-<br />

do dalla grossa sala al piano terra, in camicia bianca,<br />

con la sigaretta tra le labbra e il fare distinto. Ma nonostante<br />

l’atteggiamento galante, l’arredo lo tradisce:<br />

adesso la sala è spoglia, quasi deserta, lontana dai<br />

presunti splendori di una volta. E l’immenso pavimento<br />

in marmo è troppo vuoto. Così, preferisce stare fuori, nel<br />

giardino che costeggia la villa, tra gli alberi e le sdraio<br />

(la piscina però manca), fumando l’unica sigaretta che<br />

ha a disposizione per un’ora; altrimenti un pacchetto<br />

gli dura davvero poco. Ma da quando è ricoverato sulla<br />

Cassia può andare a prenderselo da solo, attraversando<br />

la strada e per un po’ il confine della villa, facendo finta<br />

di niente, verso il tabaccaio, come chiunque altro.<br />

VILLA<br />

LIBERTÀ<br />

Da redazione di un porno-patinato a casa dei matti.<br />

I suoi muri ne hanno viste di tutti i colori,<br />

e se potessero parlare...<br />

testo: Andrea Baffigo / illustrazione: Giorgia Ricci<br />

Come chiunque altro ha passato 20 anni in un manicomio<br />

e dopo la legge Basaglia è stato messo nella condizione<br />

di riavere una vita, andando al bar, riabbracciando<br />

un parente, riacquisendo minimi diritti di cittadinanza.<br />

Diritti negati da quelle streghe di infermiere che bruciando<br />

avranno lasciato solo le ossa, mi dice Maria<br />

Elena, da dietro un caschetto di capelli bianchi e mostrandomi<br />

tutte le sue belle collanine al collo. Da bambina<br />

sul terrazzo aveva sentito delle voci che le dicevano<br />

di andare al Santa Maria della Pietà, lì sarebbe stata<br />

bene. Era stata accompagnata da tutta la famiglia, la sua<br />

mamma, suo papà, zio, nonno e nipotina. Da allora non<br />

li ha più visti. Ma adesso può vedere Roma e le sue bellezze,<br />

una volta ogni 15 giorni viene accompagnata da<br />

una vera guida turistica tra i monumenti della città.<br />

E anche Osvaldo sembra gradire, come la gita alle terme<br />

e il cinema all’aperto, e la sua bocca non si ferma più:<br />

pensieri liberi, parole sconnesse. Una risposta, però, mi<br />

lascia di sasso. “Sono un giornalista, me la lasci un’intervista<br />

per <strong>Urban</strong>?”. “Ma che, sei matto?!”.<br />

34 URBAN URBAN 35


Mitico, perché minacciato. Seduttore e pensatore<br />

incomparabile, Salman Rushdie ha conosciuto diverse vite<br />

e scritto altrettanti capolavori. Come assaggio del suo<br />

nuovo romanzo, ci racconta il suo essere indiano a Bombay,<br />

londinese a Londra, ma, soprattutto, newyorchese a New York<br />

testo: Claro / foto: Denis Dailleux / traduzione: Matilde Quaglia<br />

SALMAN<br />

SETTE VITE<br />

Il 14 febbraio 1989, giorno di San Valentino per alcuni,<br />

una fatwa venuta dall’Iran arrivò a ricordarci, se ce<br />

ne fosse stato bisogno, che la letteratura è anche una<br />

questione di vita o di morte. Quel giorno la vita dello<br />

scrittore Salman Rushdie – nato a Bombay nel 1947 in<br />

una famiglia di intellettuali musulmani, ma non praticanti<br />

– venne ribaltata, imponendogli una reputazione pericolosa<br />

e ingombrante, obbligandolo a divenire un rifugiato<br />

politico e mettendo alla prova l’amore per la libertà della<br />

nostra cara comunità internazionale. Ci si ricorda della<br />

poca sollecitudine che usò il Quai d’Orsay nell’accordare<br />

un visto a Rushdie all’epoca dell’apparizione dei Versetti<br />

satanici (e non ci siamo dimenticati il tentato omicidio<br />

contro il suo editore norvegese e l’assassinio del suo<br />

traduttore giapponese, giudicati “complici” dal regime<br />

di Khomeyni).<br />

In seguito Rushdie si è trasferito negli Stati Uniti, più<br />

precisamente a New York, città che aveva avuto occasione<br />

di visitare negli anni ’70, mentre erano in costruzione<br />

le Twin Towers. “Si aveva l’impressione”, dice, “che quelle<br />

torri dovessero rimanere lì fino alla fine dei tempi”.<br />

Oggi presiede l’eminente Pen Club, ha sposato l’attrice<br />

e modella Padma Lakshmi e non cessa di reinventarsi<br />

come romanziere. Dopo Furia, eccolo che ritorna sulla<br />

scena letteraria con un romanzo ambizioso, Shalimar the<br />

Clown, che esce in settembre in edizione inglese.<br />

Difficile sapere se, da qualche parte nel mondo, la folla<br />

brucerà questo libro dove l’integrità e l’integralismo si<br />

scontrano in una rude battaglia, ma quello che è sicuro<br />

è che l’autore de I figli della mezzanotte non abbasserà<br />

mai la guardia: “Ho due vite: una devastata dall’odio<br />

e intrappolata in una storia sinistra che, ahimè!, non è<br />

ancora finita, e l’altra in cui amo e sono amato. La vita di<br />

un uomo libero che assolve liberamente il proprio compito.<br />

Due vite, ma nessuna che mi possa permettere di<br />

perdere, perché l’una sparirebbe insieme all’altra”.<br />

Abbiamo quindi voluto parlare con Rushdie della sua<br />

vita da uomo libero, sapere quello che, nel 2005, lo appassiona,<br />

lo diverte, lo occupa.<br />

Cominciamo parlando di New York, la città dove vive<br />

attualmente. Ha la sensazione che esista una comunità<br />

di scrittori a New York? È stato facile trovarvi un<br />

proprio posto?<br />

Ho buoni amici tra gli scrittori che vivono a New York,<br />

come Don DeLillo, Paul Auster, Peter Carey o Patrick<br />

McGrath. Ma quello che mi piace di più qui è che è<br />

molto facile superare le “frontiere” tra le discipline artistiche.<br />

Quindi ho amici sia nell’ambiente del cinema, sia<br />

nel mondo dell’arte ecc.<br />

A chi si sente più vicino in questa comunità di artisti<br />

e scrittori? E quali sono i vantaggi di vivere in questo<br />

ambiente creativo privo di barriere?<br />

Ho una relazione stretta con Francesco Clemente,<br />

con Kara Walzer, Lou Reed e la sua compagna, Laurie<br />

Anderson e anche con Steve Martin. Del resto, non sono<br />

certo che si possa veramente parlare di una comunità<br />

che riunisca tutti questi personaggi. È come per tutto<br />

il resto: tra la gente che si incontra, alcuni diventano<br />

tuoi amici, altri no. Mi piace molto l’idea che si possano<br />

agevolmente far cadere delle barriere tra gli universi<br />

artistici.<br />

Ha la sensazione che qualcosa sia cambiato in questa<br />

comunità dopo gli attentati dell’11 settembre?<br />

Con il 9/11 è tutta la città che si è trovata scossa… E<br />

con la città anche gli artisti. Ma l’atmosfera sembra essere<br />

tornata a una relativa normalità oggi, se si eccettua<br />

una vaga depressione post-elezioni.<br />

Quali sono le sue ultime scoperte nell’arte, nel cinema<br />

e nella musica?<br />

Nel campo dell’arte ho recentemente avuto l’occasione<br />

di apprezzare la mostra di ritratti religiosi di Rembrandt<br />

a Washington. Nel campo del cinema c’è un documentario<br />

che mi ha molto colpito recentemente, Favela Rising<br />

di Jeff Zimbalist, che ho scoperto in occasione di una<br />

proiezione all’ultimo Tribeca Film Festival (dal 19 aprile<br />

al 1° maggio scorso, n.d.r.). Quanto al mio più recente<br />

colpo di fulmine musicale, si tratta di mia nipote, Mishka<br />

Momen, una brillante pianista di 13 anni, che suona il<br />

terzo Concerto per piano di Beethoven a meraviglia e<br />

ha appena vinto un concorso internazionale per giovani<br />

pianisti a New York.<br />

Lei è particolarmente coinvolto con l’American Pen<br />

Club. In che cosa consistono le sue attività in seno a<br />

questa associazione? Assiste o partecipa spesso a<br />

letture?<br />

Non sono molto assiduo alle letture, anche se il Pen<br />

Club americano, di cui sono presidente, ha messo in<br />

piedi un importante festival letterario, il World Voices. La<br />

prima edizione si è tenuta a New York dal 16 al 22 aprile<br />

scorso e ha ottenuto un enorme successo, con mia<br />

grande soddisfazione.<br />

Parlando della diffusione della letteratura contemporanea<br />

internazionale negli Stati Uniti, le opere tradotte,<br />

secondo lei, hanno una buona accoglienza e<br />

incontrano un successo scontato presso il pubblico?<br />

Verosimilmente no. La percentuale di libri tradotti negli<br />

Stati Uniti è scandalosamente bassa… Le traduzioni<br />

rappresentano meno del 3% della produzione annuale<br />

delle edizioni americane. Ciò fa parte dei problemi su<br />

cui vorremmo attirare l’attenzione con l’American Pen<br />

Club, organizzando il World Voices. Detto questo, numerosi<br />

scrittori leggono molto e si nutrono della letteratura<br />

degli altri paesi. Paul Auster, per esempio, è chiaramente<br />

influenzato dalla letteratura francese e, per quanto riguarda<br />

altri autori, dal boom dei latino-americani.<br />

I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo. Quali sono<br />

i rapporti che intrattiene con i suoi traduttori? Che<br />

livello di controllo ha sul loro lavoro?<br />

Le mie relazioni variano. Alcuni traduttori mi contattano<br />

regolarmente, altri molto meno. Mi rendo conto<br />

che quando un traduttore mi segue da lungo tempo ha<br />

sempre meno cose da chiedermi. Infine, suppongo che<br />

finiscano per conoscere la mia opera meglio di me!<br />

A parte New York, in quale città si sente particolarmente<br />

a suo agio?<br />

Ho conservato un appartamento a Londra e quando vi<br />

faccio ritorno mi trovo sempre bene, felice.<br />

Oggi si considera un newyorchese d’adozione o, più<br />

semplicemente, un cittadino del mondo che abita la<br />

più cosmopolita delle città degli Stati Uniti?<br />

È ancora più semplice. Io sono newyorchese a New York,<br />

londinese a Londra e quando mi trovo in India sono sempre<br />

un ragazzo di Bombay.<br />

Gli scrittori indiani hanno ormai un grande pubblico<br />

negli Stati Uniti. Li frequenta?<br />

Conosco un po’ Vikram Chandra e apprezzo molto la sua<br />

opera. Sono ugualmente molto vicino ad Anita e Kiran<br />

Desai. Ho fatto la conoscenza della scrittrice pakistana<br />

Kamila Shamsie e dello scrittore indiano Amitav Gosh, di<br />

cui apprezzo molto i testi.<br />

Il suo precedente romanzo, Furia, dà l’impressione che<br />

l’abbia scritto in americano, piuttosto che in inglese. Il<br />

fatto di vivere a New York ha cambiato il suo modo di<br />

usare la lingua inglese?<br />

Furia è un romanzo tipicamente newyorchese e richiedeva<br />

naturalmente l’utilizzo del linguaggio newyorchese. Il<br />

mio rapporto con l’inglese è sempre stato molto fluido.<br />

E in generale la lingua che utilizzo viene da sola, che sia<br />

l’inglese indiano, l’inglese britannico, l’inglese americano.<br />

Ma resta, spero, la “mia” lingua personale di scrittore.<br />

La stampa inglese ha annunciato, all’inizio del 2004,<br />

che per la prima volta uno dei suoi racconti, Il nido<br />

dell’uccello di fuoco, dovrebbe essere oggetto di un<br />

adattamento cinematografico: lo conferma? Qual è il<br />

suo rapporto con il mondo del cinema?<br />

Il progetto di questo film è effettivamente in corso e mia<br />

moglie, l’attrice indiana Padma Lakshmi, dovrebbe parteciparvi.<br />

Non ho ancora cominciato a scrivere la sceneggiatura,<br />

perché ero troppo assorbito da altre attività, ma<br />

il progetto è in progress e conto di dedicarmici presto.<br />

Come si sa, il cinema mi interessa molto e spero un giorno<br />

di realizzare altre collaborazioni inedite e fruttuose.<br />

Come presidente dell’American Pen Club ha preso<br />

posizione, a fianco di Michael Moore, in favore di una<br />

revisione del Patriot Act istituito dopo l’11 settembre<br />

(la sezione 215 del Patriot Act autorizza il governo<br />

americano a esigere la lista completa del fondo opere<br />

delle biblioteche e delle librerie, n.d.r.). In Francia, interviene<br />

ogni mese su Libération per esprimere la sua<br />

opinione su avvenimenti che agitano il mondo… Qual<br />

è, secondo lei, il ruolo che dovrebbe avere uno scrittore<br />

nella nostra società?<br />

Alcuni scrittori si immischiano nella politica, altri no, ed<br />

entrambe queste posizioni sono rispettabili. Per quanto<br />

mi riguarda, quando lascerò il mio posto di presidente<br />

del Pen Club, penso che avrò sicuramente voglia di prendere<br />

le distanze e mi accontenterò di scrivere.<br />

36 URBAN URBAN 37


trench Custo Barcelona / top Sportmax / short Mia Shvilli / calze Prada / scarpe Paul Smith<br />

PRESSE-à-PORTER<br />

foto: Malena Mazza@Studio Ghiglieri Fr. / styling: Adriana Frattini / hair: Fabrizio Palmieri@Toni&Guy / make-up: Francesco D’Agostino@Toni&Guy /<br />

modella: Kelli@Major / assistente fotografa: Angela Improta / location: CSQ Erbusco<br />

URBAN 39


cappotto, top in pizzo e scarpe Costume National / slip e reggiseno D&G / collant La Perla<br />

abito D&G / cappotto Paul Smith<br />

40 URBAN URBAN 41


cardigan tricot Issey Miyake / bracciali e stivali Costume National / mini abito D&G / minigonna denim Sundek / collant La Perla trench doppiopetto Custo Barcelona<br />

42 URBAN URBAN 43


ody in pizzo e calze La Perla / golf in lana Paul Smith / gonna D&G / scarpe Costume National<br />

44 URBAN


FULLMETALSHOP<br />

Desiderate appartenere alla tribù dei duri, alla<br />

cultura punk ribelle e trasgressiva, ma non avete<br />

mai avuto il coraggio di farvi nemmeno<br />

un piercing? Ecco ciò che fa per voi<br />

di Maria Broch<br />

Look aggressivo<br />

e spirito metal per<br />

l’orologio Hoops di<br />

Just Cavalli Time<br />

decorato con tanti anelli.<br />

Euro 135.<br />

Info: 02-623151<br />

URBAN 46<br />

È di Furla la cintura<br />

realizzata con due file di<br />

sfere metalliche con al centro<br />

cristalli Swarovski. Rifinita con<br />

pelle borchiata, costa 125 euro.<br />

Info: 051-6202711<br />

Irrinunciabili “must have”, i<br />

tricks di Prada nella versione<br />

metallara in pelle nera<br />

con passavela in<br />

nickel e oro.<br />

Prezzi su richiesta.<br />

Info: 02-541921<br />

È il primo profumo<br />

dotato di piercing<br />

il sorprendente<br />

e anticonvenzionale<br />

J’S Extè Woman.<br />

L’Eau de Parfum<br />

Glamour Bracelet,<br />

vapo 75 ml,<br />

costa 55 euro.<br />

Si ispira al trasgressivo mondo<br />

dei bikers lo stivale di Piston,<br />

realizzato in crosta con punta<br />

tonda e grossa<br />

e disegnato con<br />

borchie. Euro 115.<br />

Info: 045-6088455<br />

Strafigo per bontà<br />

genetica, macho per<br />

vocazione, indossa<br />

t-shirt nera urlante “Rock”<br />

e pantalone in denim nero<br />

targati D&G. Prezzi su<br />

richiesta.<br />

Info: 02-541851<br />

Per chi possiede un’anima<br />

dark ma non vuole rinunciare<br />

al glamour e all’eleganza,<br />

niente di meglio del nuovo<br />

occhiale Persol Stardust<br />

con decori in<br />

acciaio. Euro<br />

149. Info: www<br />

persol.com<br />

Punte in metallo dorato,<br />

cuciture a vista per i polsini<br />

in pelle di vacca della linea Boss<br />

Orange di Hugo Boss. Euro 39<br />

cadauno. Info: 02-451681<br />

Un grande anello<br />

attraversa la deliziosa<br />

Shopping Bag di Just<br />

Cavalli realizzata in denim<br />

con dettagli in suede.<br />

Euro 226.<br />

Info: 02-762091


SHEDENIM<br />

Foto: Francesco Allegretti<br />

Mini skirt Levi’s Red Tab Girls /<br />

pull Levi’s Blue<br />

Levi’s Red Tab Girls - <strong>Urban</strong> preview


jeans Levi’s 590 Marilee e 579<br />

Bobby Anne / shirt e giubbino<br />

Levi’s Red Tab Girls<br />

jeans Levi’s 558 Patty Anne /<br />

pull Levi’s Red Tab Girls<br />

Levi’s Red Tab Girls - <strong>Urban</strong> preview


jeans Levi’s 579 Bobby Anne /<br />

shirt Levi’s Red Tab Girls<br />

jeans Levi’s 557 Eve e<br />

558 Patty Anne /<br />

t-shirt e pull Levi’s Red<br />

Tab Girls<br />

Levi’s Red Tab Girls - <strong>Urban</strong> preview


GUIDASETTEMBRE<br />

FILM 54<br />

LIBRI 57<br />

MEDIA 59<br />

MUSICA 60<br />

LA STAR DEL MESE: KEITH HAR<strong>IN</strong>G, Milano, Triennale,<br />

dal 28 settembre 2005 al 29 gennaio 2006<br />

BUONI E CATTIVI<br />

CAPOLAVORO<br />

Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />

GRANDE<br />

Come, sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />

BUONO<br />

Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />

VABBÉ<br />

Coraggio, consideriamola una prova generale<br />

BLEAH!<br />

Complimenti! Fare peggio era davvero difficile<br />

HA DISEGNATO QUESTO MESE PER URBAN<br />

ILARIA FACCIOLI_DUE MANI NON BASTANO<br />

Keith Haring artwork@Estate of Keith Haring<br />

Untitled, 1982. Keith Haring artwork@Estate of Keith Haring<br />

TEATRO 63<br />

ARTE 65<br />

NIGHTLIFE 67<br />

FOOD: Milano 68<br />

Roma 70<br />

Torino 72<br />

Veneto 73<br />

Bologna 75<br />

Napoli 77<br />

LA SORPRESA È NELL'UOVO<br />

MILANO| Uovo<br />

Giocano con il linguaggio, immaginano universi<br />

paralleli, rispondono alla realtà con un po’ di follia<br />

e ironia: sono i francesi Grand Magasin, che con lo<br />

spettacolo Le 5e forum international du cinéma d’entreprise<br />

aprono l’8 settembre al Superstudio Più la<br />

terza edizione di Uovo, performing arts festival, un<br />

po’ una bussola delle nuove tendenze nel campo delle<br />

arti performative. Dieci le prime nazionali e 14 gli<br />

artisti invitati (di cui cinque si affacciano per la prima<br />

volta in Italia), tra cui i belgi Aliocha e Boris Van der<br />

Avoort, il coreografo tedesco Arco Renz e il performer<br />

svizzero Heinrich Luber. Attesissimi, il festival<br />

londinese di arti digitali Onedotzero e il collettivo<br />

austriaco-francese Superamas, che ci stupirà con un<br />

percorso videoinstallativo creato ad hoc.<br />

Dall’8 al 17 settembre<br />

www.bymed.org<br />

ENZIMI CATALIZZA <strong>IN</strong> SPIAGGIA<br />

Sole, mare ed Enzimi. Una formula<br />

inedita, per un festival che<br />

quest’anno ci porta in spiaggia,<br />

tra le dune di Castel Porziano (via<br />

Litoranea 1350, II-III cancello).<br />

Dall’8 al 10 settembre, dal<br />

tramonto all’alba, musica, cinema,<br />

arte e spettacoli: tutto a Ostia<br />

Lido. Una location davvero insolita<br />

per un evento che ha vissuto in<br />

città dieci anni. Ma visto il sole, le<br />

navette e il campeggio attrezzato,<br />

vale la pena farci un salto, anzi<br />

un tuffo… Per il resto, cliccate su<br />

www.enzimi.com.<br />

ROMA | Metamorfosi<br />

Circo e teatro di nuovo a braccetto<br />

all’interno della quarta edizione di<br />

Metamorfosi, al Parco della Musica.<br />

Dal 4 all’11 settembre ci aspettano<br />

lo show acrobatico della Compagnia<br />

XY, il raffinato cabaret di BP Zoom<br />

e David Soubies e, in prima nazionale,<br />

Argonauti di Giorgio Barberio<br />

Corsetti e la sua compagnia Fattore<br />

K, che tornano a esplorare a modo<br />

loro il mito classico.<br />

www.festivalmetamorfosi.it<br />

Bologna | Brazil<br />

Un’irresistibile voglia di Brasile?<br />

Toglietevela (almeno in parte) con<br />

le foto scattate da Ralph Gibson nel<br />

paese sudamericano, diventate un<br />

libro (Damiani Editore) e una mostra<br />

a Villa delle Rose (dal 24 settembre<br />

al 23 ottobre, in collaborazione con<br />

la Gam). Perdetevi negli scorci di città,<br />

nei cieli, nella silenziosa foresta<br />

tropicale, ma soprattutto nei magici<br />

colori brasileri!<br />

Info: tel. 051-502859<br />

MILANO-ROMA| Le vie del cinema<br />

Alla Mostra di Venezia? Ci si va in<br />

Ricicletta! Ovvero con la bici in alluminio<br />

riciclato che si può noleggiare<br />

per fare la spola tra le numerose<br />

sale di Milano e Roma che anche<br />

quest’anno ospitano i film della<br />

blasonata rassegna lagunare. Da<br />

vedere oltre una sessantina di lungometraggi<br />

in anteprima assoluta.<br />

Dall’8 al 19 settembre.<br />

www.agisanec.lazio.it<br />

www.lombardiaspettacolo.com<br />

URBAN 53


54 URBAN<br />

DVD<br />

È un dato di fatto che le serie<br />

televisive siano diventate una<br />

miniera d’oro per i distributori<br />

di dvd. D’altronde, il supporto<br />

è quello a loro più congeniale:<br />

fatti per la televisione, da<br />

vedere in televisione. Ma non<br />

sono solo le serie americane<br />

a essere disponibili sugli scaffali.<br />

Anche i telefilm nostrani<br />

vengono editati e distribuiti.<br />

Segnaliamo uno dei migliori<br />

prodotti della nostra televisione:<br />

Il commissario Montalbano.<br />

Due cofanetti per rivivere le<br />

indagini di uno dei poliziotti<br />

più singolari e anticonformisti<br />

in circolazione. All’interno, una<br />

serie di interviste ad Andrea<br />

Camilleri (che è sempre un piacere<br />

ascoltare), che parla della<br />

Sicilia e dei suoi personaggi.<br />

Ma soprattutto un bell’incontro<br />

tra lo stesso Camilleri<br />

e il suo ispiratore, Manuel<br />

Vazquez Montalbàn.<br />

GARZANT<strong>IN</strong>A<br />

- In Okinawa tutti i Miyagi<br />

conoscono due cose: pesce e<br />

karate. Karate viene dalla Cina,<br />

XVI secolo. Si chiamava “te”,<br />

mano. E molto più tardi, antenati<br />

di Miyagi lo chiamarono<br />

“karate”, mano vuota.<br />

- Io ho sempre creduto che venisse<br />

dai templi buddisti.<br />

- Vedi troppa televisione.<br />

(Pat Morita e Ralph Macchio,<br />

Karate Kid)<br />

- Due topolini caddero in<br />

un secchio pieno di panna.<br />

Il primo topolino si arrese<br />

subito e annegò. Il secondo<br />

topolino non voleva mollare.<br />

Si sforzò a tal punto che alla<br />

fine trasformò quella panna<br />

in burro e riuscì a saltar fuori.<br />

(Christopher Walken, Prova a<br />

prendermi)<br />

- Sono stato dentro più a lungo<br />

di Mandela, volete candidarmi<br />

come Presidente? (Sean<br />

Connery, The rock)<br />

FILM<br />

DI FABIO SCAMONI<br />

FRUTTI DI STAGIONE?<br />

PRONTI DA COGLIERE<br />

Dalla coppia sexy<br />

Pitt–Jolie, ai Fantastici<br />

Quattro, all’adattamento<br />

di Hazzard: film davvero<br />

per tutti i gusti<br />

La stagione che si è appena<br />

conclusa non sarà ricordata<br />

come memorabile. Pochi film<br />

interessanti, molti inutili. Il pubblico<br />

se ne è accorto facendo<br />

cadere gli incassi. Potremmo<br />

incolpare il momento di crisi<br />

mondiale, ma forse la responsabilità<br />

deve ricadere più sui<br />

produttori per non aver saputo<br />

capire i gusti del pubblico.<br />

Troppa la contaminazione con<br />

la televisione o forse troppo<br />

importanti i finanziamenti televisivi<br />

per fare prodotti che<br />

non tengano conto del passaggio<br />

sul piccolo schermo.<br />

Che cosa ci aspetta, invece, la<br />

prossima stagione? A scorrere<br />

i titoli sembra sarà una replica<br />

di quella appena passata,<br />

ma forse è un po’ presto per<br />

tirare le conclusioni. Partiamo<br />

da Hollywood. In particolare,<br />

dal filone d’oro dei produttori<br />

americani: i super eroi. Oltre<br />

ai Fantastici quattro, sono in<br />

arrivo un nuovo Superman,<br />

diretto da Bryan Singer, e un<br />

terzo episodio degli X-Man.<br />

Poi via con la terza avventura<br />

di Spiderman, sempre con la<br />

coppia Raimi-McGuire, e un<br />

Capitan America e Wonder<br />

Woman. Davvero ce n’è per<br />

tutti i gusti. Per gli amanti del<br />

cinema d’azione (sempre più<br />

desiderosi di vedere buone pellicole),<br />

la prima uscita è Stealth,<br />

dal regista di XXX Rob Cohen,<br />

in cui gli aerei sembrano più<br />

videogiochi che oggetti volanti;<br />

poi, The Island di Michael<br />

Bay (Armaggeddon) con Ewan<br />

McGregor e Scarlett Johansson,<br />

un’avventura ambientata nel<br />

futuro in cui gli uomini devono<br />

distruggere i loro cloni. Ma la<br />

più attesa, in dicembre, è la<br />

pellicola che, da copione, ha<br />

fatto scoccare la scintilla tra<br />

Brad Pitt e Angelina Jolie, Mr.<br />

and Mrs. Smith: due killer che si<br />

devono uccidere, peccato siano<br />

anche marito e moglie. Infine,<br />

Domino, il nuovo film di Tony<br />

Scott, in cui una modella (Keira<br />

Knightley) lascia le passerelle<br />

per trasformarsi in cacciatrice<br />

di taglie (!).<br />

Per chi ama i telefilm, quest’anno<br />

sono previsti ben due<br />

adattamenti. Mia moglie è una<br />

strega con Nicole Kidman e<br />

Will Farrell (Elf) e Hazzard con<br />

Seann William Scott (American<br />

pie), il mitico Generale Lee<br />

(la Dodge con le portiere<br />

serrate) e Burt Reynolds che<br />

fa Boss Hogg. Mentre per gli<br />

amanti del genere “de paura”<br />

si segnala la trasposizione<br />

per il grande schermo di uno<br />

dei videogiochi più famosi,<br />

Doom, con la star del wrestling<br />

The Rock, e il remake di un<br />

cult giapponese, Dark Water,<br />

interpretato da Tim Roth e<br />

Jennifer Connelly (Beautiful<br />

Mind) e diretto da Walter Salles<br />

(I diari della motocicletta). Da<br />

aggiungere due film d’autore,<br />

come La fabbrica di cioccolato,<br />

nuova fiaba postgotica di Tim<br />

Burton con Johnny Depp, e I<br />

fratelli Grimm, altra fiaba dedicata<br />

alla storia dei più grandi<br />

scrittori di favole con Matt<br />

Damon e Heath Ledger.<br />

E in Italia? A breve è prevista<br />

l’uscita del nuovo film di<br />

Michele Placido Romanzo criminale<br />

con Kim Rossi Stuart,<br />

Stefano Accorsi e Claudio<br />

Santamaria, che è la storia della<br />

Banda della Magliana, una<br />

delle più violente che mai abbiano<br />

colpito da noi. Giovanna<br />

Mezzogiorno e Luigi Lo Cascio<br />

sono i protagonisti del nuovo<br />

film di Cristina Comencini La<br />

bestia nel cuore. Gli amanti<br />

del trash aspettano con impazienza<br />

Tirzan, il personaggio<br />

che rese famoso Diego<br />

Abatantuono in Eccezzziunale<br />

veramente. Riprese a settembre,<br />

in sala in primavera, regia<br />

dell’inossidabile Vanzina.<br />

Leonardo Pieraccioni ci allieterà<br />

il Natale con Ti amo in<br />

tutte le lingue del mondo, con<br />

Massimo Ceccherini, Giorgio<br />

Panariello e la nuova scoperta<br />

Giulia Elettra Gorietti.<br />

Ultima segnalazione, doverosa,<br />

per Nanni Moretti. Sta girando<br />

il suo nuovo film e, conoscendo<br />

i suoi tempi, chissà se lo vedremo<br />

in questa stagione...


C<strong>IN</strong>DERELLA MAN<br />

Ron Howard<br />

Strano titolo per un film che parla<br />

di pugilato. Non fatevi ingannare,<br />

ma l’unico elemento che ha in comune<br />

con la celebre fiaba è che<br />

anche gli ultimi possono diventare<br />

i primi. Siamo in un’America<br />

che sta cercando di uscire dalla<br />

grande depressione. Non c’è<br />

lavoro. La vita è difficile, soprattutto<br />

per chi come Jim Braddock<br />

(personaggio realmente esistito)<br />

ha tre figli e una moglie a carico.<br />

Ma la possibilità di riscattarsi è<br />

dietro l’angolo. Per Jim, dopo parecchio<br />

tempo di inattività, è un<br />

incontro con il detentore del titolo.<br />

Russell Crowe con quella sua<br />

faccia da uno che nella vita ne ha<br />

prese tante è perfetto nel ruolo<br />

di Braddock. Al suo fianco Renée<br />

Zellweger che ha perso le moine<br />

da zitella cicciottella. La coppia<br />

Ron Howard (riuscirà mai a non<br />

essere ricordato solo come Ricky<br />

Cunningham?) Russell Crowe si<br />

riunisce dopo My beautiful mind e<br />

ritrova una bella armonia.<br />

La storia è ben raccontata, con<br />

una piccola dose di humour, che<br />

male non fa. Peccato quel pizzico<br />

di retorica di troppo. Belle le<br />

ricostruzioni degli anni Trenta.<br />

Efficaci e non scontate le scene<br />

del combattimento, nonostante<br />

se ne siano viste ormai a decine.<br />

Tutta l’arte di un<br />

maestro manga per<br />

un film incantato<br />

IL CASTELLO ERRANTE<br />

DI HOWL<br />

Hayao Miyazaki<br />

Vedere un cartone animato di<br />

Miyazaki è un’esperienza per i<br />

sensi ma anche per il cuore. A<br />

differenza dei megaprodotti di<br />

animazione, i cartoni dell’artista<br />

giapponese cercano di essere più<br />

cinema e meno intrattenimento,<br />

non cadono nella trappola del<br />

dualismo tra “bene” e “male”,<br />

non si aggrappano all’azione per<br />

tenere alta l’attenzione. I suoi<br />

film sono come le vecchie storie<br />

della nonna, ricche di magici<br />

FANTASTICI QUATTRO<br />

Tim Story<br />

I personaggi della Marvel sono<br />

decine e credo che ormai si<br />

debba aspettare che si esauriscano<br />

tutti per vedere una svolta<br />

nella produzione americana.<br />

Quest’anno è il turno di quattro<br />

scienziati (in realtà cinque)<br />

che per andare a scoprire che<br />

cosa succede all’interno di una<br />

nebulosa si vedono alterare il<br />

Dna e diventano così i mirabolanti<br />

“Fantastici Quattro”. In<br />

cinque, perché oltre a Ben Grimm<br />

(Michael Chiklis), conosciuto<br />

come “La Cosa” per via di quella<br />

pelle un po’ porosa; a Reed<br />

Richards (Ioan Gruffudd) “Mister<br />

Fantastic”, capace di allungarsi<br />

all’infinito; a Johnny Storm (Chris<br />

Evans), detto “La Torcia” perché<br />

quando vola si accende come<br />

un cerino, e a Sue Storm (Jessica<br />

Alba), ovvero “La donna invisibile”,<br />

sull’astronave c’era anche il<br />

dottor Victor Van Doom, che però<br />

non si fa buono, anzi diventa il<br />

loro più acerrimo nemico. Come<br />

accade spesso ai numeri uno ci si<br />

sofferma troppo sulla genesi dei<br />

personaggi (imbarazzante la parte<br />

in cui i quattro non accettano<br />

la loro diversità) lasciando la trama<br />

ai sequel. Fatto per un pubblico<br />

di teenager, è con Daredevil<br />

il peggiore finora prodotto.<br />

personaggi e di morali nascoste.<br />

Tutte queste prerogative fanno<br />

di Miyazaki un autore rispettato<br />

non solo in Giappone (ricordiamo<br />

che ha firmato anche Heidi<br />

e Lupin III) ma in tutto il mondo.<br />

Per questo motivo, quest’anno<br />

gli è stato assegnato un Leone<br />

d’oro alla carriera alla Mostra di<br />

Venezia. La sua ultima fatica si<br />

SKELETON KEY<br />

Iain Softley<br />

Una giovane infermiera che<br />

dopo anni di routine vuole<br />

cambiare vita. Un annuncio<br />

su un giornale per assistere<br />

un vecchio malato. E una casa<br />

antica nel profondo sud americano.<br />

Sì, sì, ancora la solita<br />

vecchia casa piena di spiriti, di<br />

ricordi non sepolti, di segreti<br />

mai svelati. Ma è possibile che<br />

dopo cento anni di cinema si<br />

debba fare ancora paura con<br />

porte che sbattono e maniglie<br />

che girano? In più, tra riti voodoo<br />

e reincarnazioni, la storia<br />

si complica non poco. Scoprire<br />

chi è coinvolto e chi no diventa<br />

l’unico piccolo e noioso gioco<br />

per arrivare alla fine di un film<br />

che di affascinante ha il bel<br />

volto di Kate Hudson e le tre<br />

parole sbiascicate da un paralitico<br />

John Hurt (qui lontano dalle<br />

sue migliori interpretazioni).<br />

Skeleton Key è come un aereo<br />

che sta perennemente sulla<br />

pista di rullaggio, che promette<br />

di decollare ma non lo fa mai,<br />

principalmente a causa della<br />

sceneggiatura che riesce a<br />

complicare l’evidente. E sì che<br />

chi l’ha scritta, tal Ehren Kruger,<br />

dopo Ring e Ring2 è uno dei<br />

più quotati del firmamento hollywoodiano.<br />

intitola Il castello errante di Howl<br />

ed è tratto da un racconto della<br />

scrittrice inglese Diana Wynne<br />

Jones. La piccola protagonista<br />

Sophie lavora come cappellaia<br />

nel negozio del papà. Per uno<br />

sgarbo fatto a una strega viene<br />

trasformata in una adorabile vecchietta.<br />

Sophie andrà alla ricerca<br />

del mago Howl per rimediare al<br />

HERBIE<br />

IL SUPERMAGGIOL<strong>IN</strong>O<br />

Angela Robinson<br />

In un periodo in cui troppo<br />

spesso mancano le idee rispolverare<br />

vecchi successi è all’ordine<br />

del giorno. Ma ripulire dalle<br />

tonnellate di polvere il vecchio<br />

maggiolone n. 53 protagonista<br />

di lontani ricordi da oratorio è<br />

sembrata una mossa veramente<br />

azzardata. Però, pur sapendo<br />

che il film è destinato ai più<br />

giovani, bisogna ammettere che<br />

Herbie riesce ancora a divertire.<br />

Come molti attori moderni, anche<br />

“lui” conosce poche espressioni<br />

ma a un’auto progettata<br />

negli anni Sessanta si perdona<br />

un po’ tutto...<br />

In questa nuova versione il<br />

proprietario di Herbie non è<br />

più uno scattante trentenne (il<br />

mitico Dick Jones), ma la nuova<br />

star dei teenager Lindsay<br />

Lohan, che grazie al vecchio<br />

maggiolone trova successo,<br />

amore e un compagno per affrontare<br />

altre mille avventure. Il<br />

cattivo di turno è l’affascinante<br />

Matt Dillon nei panni del supercampione<br />

della Formula 1<br />

americana. La trovata migliore<br />

è quando Herbie fa la corte alla<br />

nuova versione del maggiolone<br />

(che, chissà perché, deve essere<br />

femmina!).<br />

SOLO UN MAGO CREA UN MAGO<br />

sortilegio. Howl, la cui leggenda<br />

vuole che seduca le giovani<br />

donne per rubar loro il cuore,<br />

vive in un castello semovente un<br />

po’ claudicante. Un castello che<br />

permette di raggiungere, attraverso<br />

delle porte, mondi lontani.<br />

Sophie e Howl riusciranno, grazie<br />

al castello e ai suoi poteri, a cambiare<br />

il loro destino. Ambientato<br />

in un mondo governato da rudimentale<br />

tecnologia e da spiriti<br />

malvagi, il film di Miyazaki ripropone<br />

ancora una volta temi a lui<br />

cari come il disprezzo per le armi<br />

e l’amore per la natura, il rispetto<br />

per la saggezza degli anziani<br />

e la curiosità per l’inarrestabile<br />

evoluzione del mondo. Chi ha<br />

amato La città incantata o Il viaggio<br />

di Chihiro troverà anche nelle<br />

avventure di Sophie la stessa<br />

incantevole poesia.<br />

MILANO<br />

Dieci anni e non<br />

sentirli<br />

Il Milano Film Festival arriva<br />

alla sua decima edizione.<br />

Dieci anni non sono pochi per<br />

un’iniziativa che è partita in<br />

sordina e che anno dopo anno<br />

è riuscita a coinvolgere sempre<br />

più persone. Andare davanti al<br />

Piccolo Teatro durante il festival<br />

è un’esperienza interessante.<br />

Gli organizzatori di Esterni,<br />

grazie a un’abile e capillare<br />

campagna promozionale, riescono<br />

a far confluire giovani<br />

da ogni parte della città. Molti<br />

interessati più all’happening<br />

che alle proiezioni, anche se i<br />

cinefili dentro le sale si fanno<br />

vedere, valutando opere che<br />

arrivano dai quattro cantoni<br />

del mondo.<br />

Quest’anno il Milano Film<br />

Festival si svolgerà dal 16<br />

al 25 settembre tra il teatro<br />

di via Rovello e il fossato del<br />

Castello Sforzesco. Quali le<br />

novità? Innanzitutto un omaggio<br />

a un pezzo di storia del<br />

cinema, con una retrospettiva<br />

dedicata a Le Festival du<br />

Film Maudit di Biarritz del<br />

1949, poi un focus sui videoclip<br />

musicali.<br />

Il punto di forza del festival<br />

sono sempre stati i cortometraggi<br />

e a conferma di ciò<br />

anche quest’anno è stato dato<br />

uno spazio autogestito ai registi<br />

non selezionati (il Salon<br />

des Refusés). Chi ama, poi, il<br />

cinema “parlato” potrà seguire<br />

gli Incontri Italiani, seminari<br />

che affiancano proiezioni di<br />

cortometraggi a momenti di<br />

discussione con registi italiani.<br />

Parte importante della programmazione<br />

saranno gli<br />

eventi collaterali: come le<br />

proiezioni e gli incontri dedicati<br />

agli studenti e ai bambini<br />

e la Borsa Democratica del<br />

Cinema, spazio espositivo e di<br />

scambio, con un programma<br />

specifico di incontri per gli<br />

addetti ai lavori, ma che prevede<br />

anche momenti di partecipazione<br />

per il pubblico del<br />

festival. Per tutte le altre info:<br />

www.milanofilmfestival.it.<br />

URBAN 55


LIBRI<br />

DI MARTA TOPIS<br />

PICCANTE METROPOLITANO<br />

LA LOLITA DEL RAJASTHAN<br />

In una città che ribolle<br />

lenta, la maliziosa<br />

Babyji s’invaghisce di<br />

India, seduce Rani e<br />

attira Sheela<br />

BABYJI<br />

Abha Dawesar<br />

Feltrinelli, I Canguri, 2005<br />

330 pp., 15 euro<br />

“Delhi è una città in cui le cose<br />

accadono in segreto. Una città<br />

in cui l’orizzonte è coperto da<br />

una coltre di particelle inquinanti<br />

e le giornate sono calde.<br />

Una città priva di sentimento<br />

ma ricca di passione. Vi chiederete<br />

come è possibile che esista<br />

passione senza sentimento: nello<br />

stesso modo in cui è possibile<br />

che esista sesso senza vita<br />

notturna. Delhi ribolle lenta, di<br />

nascosto. Ciò che ne emerge è<br />

un senso di urgenza.<br />

Nella Delhi in cui sono cresciuta<br />

succedeva di tutto. Donne sposate<br />

si innamoravano di ragazzine<br />

pubescenti, ragazzi si arrampicavano<br />

sui tubi di scarico<br />

per congiungersi alle mogli del<br />

vicino e studenti lo prendevano<br />

in bocca al professore di scienze<br />

nel laboratorio. Ma nessuno<br />

ne parlava mai.<br />

Io allora ero innocente, spinta<br />

unicamente dall’ambizione di<br />

fare qualcosa di importante<br />

per il mio paese, qualcosa che<br />

c’entrasse con la fisica. La mia<br />

conoscenza dei fatti della vita<br />

derivava esclusivamente dalla<br />

lettura, e per giunta di libri<br />

pudichi. Leggevo i classici del<br />

diciannovesimo secolo, George<br />

Eliot ed Emily Brontë. Quei libri<br />

non si addentravano mai nei<br />

particolari. Per porvi rimedio<br />

decisi di leggere il Kamasutra,<br />

cosa che dovetti fare in piedi<br />

nel garage per i motorini,<br />

trasformato in ripostiglio. Vi<br />

sgattaiolavo, munita di torcia<br />

elettrica, dopo che i miei genitori<br />

si erano addormentati. Il<br />

Kamasutra che mandai giù a<br />

forza sembrava appartenere in<br />

toto a un altro mondo, estraneo<br />

e assurdo. Dopo averlo letto,<br />

però, nella mia vita cominciaro-<br />

no ad accadere cose magiche.<br />

In particolare conobbi una donna.<br />

Ci incontrammo per la prima<br />

volta a scuola. Era venuta<br />

per partecipare a una riunione<br />

tra genitori e insegnanti. Io ero<br />

prefetto capo”.<br />

Immaginatevi l’adolescente<br />

Lolita di Nabokov che indossa<br />

un colorato sari ed è una studentessa<br />

alquanto secchiona di<br />

fisica che vive nell’utopia di fare<br />

qualcosa di grande per il suo<br />

paese. Poi osservatela mentre<br />

legge il Kamasutra e… oplà,<br />

galeotto fu il libro… la giovane<br />

Anamika scopre le gioie del<br />

sesso. Non solo con i compagni<br />

di banco, anzi le compagne<br />

come Sheela, considerata la<br />

più gettonata della sua scuola,<br />

ma con i grandi e per di più<br />

femmine, come la quarantenne<br />

India, sfacciata fumatrice<br />

che conosce a una riunione<br />

scolastica per genitori, e la<br />

domestica di casa, l’umile Rani,<br />

che viene picchiata dal marito<br />

ubriaco. Il racconto si srotola<br />

nelle strade di Dehli, città scura<br />

e resa pesante dalla polvere,<br />

sullo sfondo di matrimoni combinati<br />

alla Monsoon Wedding e<br />

di altre convenzioni sociali cui<br />

Anamika, che le amanti chiamano<br />

Babyji, si rifiuta di sottostare.<br />

Tra una pagina e l’altra<br />

spuntano stralunate (per chi<br />

non le capisce) annotazioni di<br />

fisica e meccanica quantistica,<br />

interrotte da una noiosissima<br />

lezione scolastica di educazione<br />

sessuale e dai racconti piccanti<br />

di ciò che succede nelle<br />

alcove inventate di volta in volta<br />

dalla furbissima Babyji. Fino<br />

a quando andrà all’università.<br />

IL GIORNALISTA E IL COMMISSARIO<br />

Due fratelli, l’arresto del padre e un serial-killer che insacchetta donne bionde senza lasciare tracce di sé<br />

SANGUE MARCIO<br />

Antonio Manzini<br />

Fazi Editore, 2005<br />

182 pp., 12,50 euro<br />

Ancora una scoperta per Fazi<br />

Editore, che questo anno festeggia<br />

dieci anni di nuovi talenti<br />

scovati con cura nella narrativa<br />

contemporanea. Parlando di<br />

libri Antonio Manzini è infatti<br />

un nome nuovo, ma sul grande<br />

schermo ha già messo la sua<br />

firma insieme a un altro scrittore,<br />

Nicolò Ammaniti, sulla<br />

sceneggiatura dell’ultimo film di<br />

Infascelli, Il siero della vanità. In<br />

Sangue marcio leggete di due<br />

fratelli, Pietro e Massimo, la cui<br />

vita cambia radicalmente il 12<br />

ottobre 1976 quando il padre<br />

viene improvvisamente arrestato,<br />

ed è il più piccolo, Pietro, a raccontarlo,<br />

con le parole e gli occhi<br />

di un bambino ricco della sua<br />

età. I due crescono, ognuno va<br />

per la sua strada. Pietro diventa<br />

giornalista, Massimo ispettore<br />

capo. Nel 2002 un killer seriale<br />

che insacchetta donne bionde<br />

con gli occhi azzurri cucendone<br />

la vulva con un filo di nylon li fa<br />

immagine tratta dalla copertina di: Babyji, Abha Dawesar, Feltrinelli, 2005<br />

rincontrare e una cinta di cuoio<br />

porta a galla terribili verità rimaste<br />

sepolte per anni…<br />

In Pietro forse troverete qualcosa<br />

del bambino di Ammaniti<br />

protagonista di Io non ho paura,<br />

l’uno alle prese con un arresto<br />

dei grandi, l’altro con un sequestro…<br />

ma qui la storia cresce<br />

insieme ai suoi personaggi e<br />

prende una piega completamente<br />

diversa, e poi, anche se fosse,<br />

il far pensare a un personaggio<br />

riuscito così bene a noi è parso<br />

unicamente un pregio. Provare<br />

per credere.<br />

SHORT<br />

Ancora in viaggio,<br />

tornati in città<br />

LATO B<br />

Gabriele Gobitti<br />

Lampi di Stampa, 2005<br />

153 pp., 10 euro<br />

Lorenzo e Luca, due storie,<br />

due vite parallele: quella di<br />

Luca, timido ragazzino delle<br />

elementari alle prese con una<br />

rocambolesca fuga, che penetra<br />

e si espande a macchia<br />

d’olio in quella di Lorenzo,<br />

venticinquenne, in viaggio<br />

verso la Spagna di Denia per<br />

il matrimonio di un amico, tra<br />

camioncini aerografati, notti<br />

brave in discoteca e l’incontro<br />

con Silvia, ispanica con<br />

piercing. Ma Lorenzo pensa<br />

ancora a Chiara e tornerà<br />

a casa, mentre Luca vuole<br />

solo Ilaria, la compagna dagli<br />

occhi blu. Dieci capitoli<br />

numerati al contrario, che si<br />

chiudono con una compilation<br />

musicale, opera di un<br />

vulcanico quasi-trentenne<br />

che la musica la ascolta davvero<br />

e da poco ha messo un<br />

piede nel mondo di Mtv.<br />

VIAGGIATORI <strong>IN</strong>TELLIGENTI<br />

Christian Carosi<br />

Edizioni Sonda, 2005<br />

115 pp., 9,50 euro<br />

L’avrete riconosciuto, lui è<br />

uno di quelli che racconta<br />

storie urbane sulle pagine<br />

del nostro giornale, qui nella<br />

speciale veste del viaggiatore<br />

con sale in zucca. Il suo è un<br />

agile manualetto che prima<br />

di un viaggio tutti dovrebbero<br />

leggere, per imparare la<br />

differenza che esiste tra un<br />

traveller, un nuovo nomade e<br />

un turista di massa e magari<br />

scoprire qualcosa di più sul<br />

fare vacanze responsabili e<br />

sostenibili. Buono da tenere<br />

presente… per le vacanze di<br />

Natale.<br />

URBAN 57


MEDIA<br />

BABYSITTER BYE BYE!<br />

AI BIMBI PENSA ROBOT X<br />

Un robot per tenere alla<br />

larga i malintenzionati<br />

dai più piccoli<br />

Fra i consumatori più consapevoli,<br />

molti ancora non sanno che<br />

cosa sia la tecnologia Rfid, nonostante<br />

tanti produttori dicano<br />

di volerla introdurre nelle loro<br />

catene (o l’hanno già fatto?).<br />

Si tratta di chip a radiofrequenza,<br />

che permettono di captare<br />

segnali in lontananza. Un esempio<br />

è “l’etichetta intelligente”<br />

con il microsensore che aiuta a<br />

rintracciare capi di abbigliamento<br />

rubati e fornisce preziose informazioni<br />

sul consumatore, sui<br />

suoi spostamenti e abitudini.<br />

I giapponesi, però, non si sono<br />

fermati qui. Unite la tecnologia<br />

Rfid a quella dei “robocop”,<br />

degli “androidi”, cioè ai robot in<br />

grado di svolgere funzioni tipicamente<br />

umane, come la tutela<br />

della sicurezza pubblica: se fino<br />

a oggi era fantascienza, adesso<br />

è realtà. La Secom ha già messo<br />

in commercio Robot X. Un essere<br />

meccanico creato per garantire<br />

l’incolumità dei bambini, specialmente<br />

in luoghi pubblici come<br />

scuole o giardini. L’invenzione,<br />

che mette in allerta babysitter e<br />

bidelli la cui parcella è senz’altro<br />

più alta di quella dell’androide,<br />

potrebbe rappresentare una vera<br />

e propria rivoluzione tecnologica<br />

nel mondo dell’infanzia.<br />

I bambini sono abituati a essere<br />

curati da accompagnatori in carne<br />

e ossa e, parliamoci chiaro,<br />

non hanno mai avuto difficoltà<br />

nell’aggirarne i controlli... ma ora<br />

gli odiati adulti avranno un mezzo<br />

in più a loro disposizione. Il<br />

meccanismo funzionerà attraverso<br />

l’uso di pratici braccialettini<br />

forniti appunto di chip a radiofrequenza,<br />

con i quali i bimbi<br />

potranno richiamare immediatamente<br />

l’attenzione di Robot X:<br />

Secom sostiene che il babysitter<br />

robotico, armato di fumogeni e<br />

sirene, sarà capace di mettere in<br />

fuga maniaci e pedofili. Anche<br />

se ora come ora il robot sembra<br />

piuttosto lento, raggiungendo al<br />

massimo i 10 chilometri orari.<br />

Altri dubbi, poi, sorgono legittimi:<br />

per esempio, come potrà<br />

Robot X cogliere la differenza<br />

fra un caso di molestia e magari<br />

un litigio fra due piccoli coetanei?<br />

La risposta rimane oscura.<br />

Ma se già con le babysitter in<br />

carne e ossa gli scherzi si sprecavano,<br />

ora con questo nuovo<br />

guardiano di metallo cresceranno<br />

esponenzialmente: dalle<br />

gare fra robot con fumogeni in<br />

classe, ai dispetti alle maestre<br />

apprensive. Della serie: “Se non<br />

mi restituisci la palla, chiamo il<br />

robot!”.<br />

<strong>IN</strong> RETE MEGLIO CHE <strong>IN</strong> CANT<strong>IN</strong>A<br />

www.crushpadwine.com:<br />

il vino te lo fai come<br />

vuoi tu<br />

Si chiama Crushpad, è una<br />

ditta vinicola californiana. Beh,<br />

qual è la notizia, vi chiederete?<br />

Per chi conosce il vino,<br />

non è certo una novità che la<br />

California sia una sorta di terra<br />

promessa della viticoltura. La<br />

vera novità è che Crushpad<br />

permette a chiunque, stando<br />

comodamente davanti al proprio<br />

computer, di produrre vino.<br />

Attraverso la rete (su www.<br />

crushpadwine.com) e con un<br />

semplice movimento del mouse<br />

potremo avere le “nostre”, nel<br />

vero senso della parola, bottiglie<br />

di vino. Non si tratta di<br />

un’operazione difficile, anche<br />

se prevede una trentina di passaggi.<br />

Infatti, le scelte da fare<br />

sono tante, dall’uva al tipo di<br />

fertilizzante, dai tempi di invecchiamento<br />

fino al tipo di imbottigliamento,<br />

per non dimenticare<br />

la modalità di raccolta e<br />

i tempi di fermentazione. Una<br />

volta avviato questo processo,<br />

si potranno seguire sul web le<br />

fasi di preparazione, infine con<br />

una cifra che varia tra i 13 e i<br />

20 dollari a bottiglia, avremo la<br />

nostra speciale produzione di<br />

vino (a partire da un minimo di<br />

220 litri).<br />

Sempre restando in tema di<br />

vino e tecnologia, non possiamo<br />

non citare il wine scanner<br />

dell’enologo del New Jersey<br />

Eugene Mulvihill. Si tratta di<br />

un’apparecchiatura cilindrica in<br />

grado di rilevare la composizione<br />

chimica del vino e fare una<br />

diagnosi sul suo stato di mantenimento.<br />

E poi, ci credereste?<br />

Magia delle magie, il wine scanner<br />

si usa a bottiglia chiusa.<br />

Potenza delle onde radio!<br />

illustrazione: Ilaria Faccioli_due mani non bastano<br />

E-GAMES<br />

MEDAL OF HONOR:<br />

EUROPEAN ASSAULT<br />

Ps2 – Xbox<br />

Un classico fra i classici giochi<br />

di guerra. Questa volta<br />

l’azione si svolge tutta nel<br />

vecchio continente, durante<br />

la seconda guerra mondiale.<br />

Concepito principalmente<br />

per le console, il gioco ha<br />

richiesto quasi due anni di<br />

lavorazione e può vantare la<br />

firma del mitico John Milius:<br />

una bella trasformazione, da<br />

Conan il barbaro a Un mercoledì<br />

da leoni fino ai giochi<br />

della Electronic Arts. Ma<br />

l’assenza del gioco on-line si<br />

fa sentire.<br />

HERBIE FULLY LOADED<br />

Gameboy Advanced<br />

Il maggiolino numero 53 è<br />

tornato, per la gioia dei più<br />

piccoli. Lo troviamo sugli<br />

schermi cinematografici ma<br />

anche in questo e-game.<br />

Ovviamente ci si cimenta<br />

in un gioco di corsa con le<br />

macchine, ma si tratta di<br />

corse molto particolari, che<br />

culminano in un rally finale<br />

dove le piste sono roventi e<br />

ci si affronta senza esclusione<br />

di colpi. Le modalità di<br />

gioco sono tre: story, freerace<br />

e championship.<br />

I FANTASTICI QUATTRO<br />

Pc – Gba – Ps2 – Xbox<br />

Finalmente sono tornati,<br />

Mister Fantastic, l’Uomo torcia,<br />

la Donna invisibile e la<br />

Cosa: anche loro si trovano<br />

sullo schermo cinematografico<br />

e in console. Il gioco<br />

è un picchiaduro che vede<br />

impegnati i quattro eroi<br />

nelle strade di New York,<br />

con la possibilità di usare<br />

una divertente modalità<br />

cooperativa in due. Vedremo<br />

se l’incontro tra la Marvel<br />

comics e la Activision saprà<br />

soddisfare le esigenze dei<br />

videogiocatori.<br />

URBAN 59


1 .<br />

2 .<br />

3 .<br />

4 .<br />

5 .<br />

6 .<br />

7 .<br />

8 .<br />

9 .<br />

HOT HIT<br />

Le più scaricate a fine<br />

agosto da I Tunes<br />

Music Store - Italia<br />

JUANES MI SANGRE<br />

La camisa negra<br />

DEPECHE MODE<br />

Precious<br />

DANIEL POWTER<br />

Bad day<br />

JAMES BLUNT<br />

You’re beautiful<br />

GREEN <strong>DAY</strong><br />

Wake me up when September ends<br />

SHAKIRA & A. SANZ<br />

La tortura<br />

BLACK EYED PEAS<br />

Don’t lie<br />

NEGRITA<br />

Rotolando verso sud<br />

BIAGIO ANTONACCI<br />

Pazzo di lei<br />

COLDPLAY 10 . Speed of sound<br />

ZOOM<br />

Depressione post ferie?<br />

Tornare a lavorare vi fa schifo?<br />

Molto meglio continuare<br />

a viaggiare in giro per il<br />

mondo, come alcuni musicisti<br />

Manouche, che dal 15 al<br />

18 settembre fanno tappa a<br />

Torino e suonano al IV Festival<br />

Internazionale Jazz Manouche<br />

Django Reinhardt, in programma<br />

tra via Borgodora<br />

e il Cortile del Maglio (ex<br />

Arsenale Militare, ingresso in<br />

via Andreis 18). Tanta musica<br />

jazz e swing, tutta in chiave gipsy<br />

però, interpretata cioè da<br />

uno dei ceppi più antichi del<br />

popolo zingaro, i Manouche,<br />

che si esibisce ancora con chitarre<br />

con le corde in argento<br />

e acciaio. Inoltre, laboratori a<br />

cielo aperto e rassegne cinematografiche.<br />

Info: www.djangoreinhardt.it<br />

60 URBAN<br />

MUSICA<br />

DI PAOLO MONESI<br />

VIDEOCLIP: UNA VOLTA<br />

TANTO, ONORE AI REGISTI<br />

ANTON CORBIJN,<br />

JONATHAN GLAZER,<br />

MARK ROMANEK &<br />

STÉPHANE SEDNAOUI<br />

The Directors Label/<br />

Palm Pictures/Mute<br />

Quante volte guardando un<br />

videoclip o uno spot vorremmo<br />

saperne di più… Chi è il regista,<br />

chi sono gli attori, come è stato<br />

realizzato, sono domande che<br />

restano troppo spesso senza<br />

risposta. Dubito che il digitale<br />

terrestre conterrà presto questo<br />

genere di informazioni, e neppure<br />

la tv satellitare, che già potrebbe<br />

darcele… Invece di farcire<br />

i dvd dei film con contenuti extra<br />

spesso noiosi e che pochissimi<br />

guardano, almeno nei dvd musicali<br />

dovrebbero sempre esserci le<br />

risposte alle nostre curiosità o i<br />

bellissimi bonus di questi quattro<br />

dvd, che dovrebbero essere citati<br />

per esempio per ricchezza di<br />

contenuti, magia espressiva, arte<br />

dei menu e della navigazione.<br />

Dal dicembre 2003 a oggi Palm<br />

Pictures ha pubblicato i dvd coi<br />

lavori di tre incredibili registi,<br />

documentando la loro carriera<br />

dalla musica alla pubblicità. Spike<br />

Jonze, Michel Gondry & Chris<br />

Cunningham sono diventati dischi<br />

d’oro in Gran Bretagna e si<br />

sono guadagnati la fama di prodotti<br />

cult in tutto il mondo.<br />

Il 12 settembre escono quattro<br />

dvd di questa imperdibile collezione,<br />

col lavoro di altri quattro<br />

registi straordinari che hanno arricchito<br />

con le rispettive identità<br />

la cultura popolare, con i loro stili<br />

personali e gli innovativi approc-<br />

La dance non se la passa benissimo<br />

da qualche anno a questa<br />

parte e non hanno giovato le<br />

compilation con brani non originali<br />

che per anni hanno invaso<br />

gli scaffali dei negozi di dischi<br />

e deluso gli acquirenti. Meglio<br />

rifugiarsi nelle compilation house<br />

dagli anni ’90 fino al 2000.<br />

Come gli Annual, le triple compilation<br />

che scandiscono il tempo<br />

col meglio della musica house<br />

del Ministry Of Sound, discoteca<br />

e music management cult di<br />

Londra, o come Testament of<br />

House e Testament of House:<br />

ci al mondo dei media e della<br />

comunicazione, dalla fotografia ai<br />

film, dai documentari alle pubblicità<br />

che hanno fatto tendenza e<br />

agli spot musicali.<br />

Contengono videoclip, spot, corti,<br />

interviste agli artisti, inediti,<br />

rarità, foto e immagini dal backstage.<br />

Onore a Richard Brown<br />

che ne ha curato l’authoring.<br />

Anton Corbijn è famoso per i<br />

ritratti delle rockstar, le mostre<br />

personali nei musei, i libri, gli<br />

artwork per le confezioni degli<br />

the second prophecy. Packaging<br />

curatissimo, in questi due album<br />

doppi c’è davvero tutto: tracce<br />

storiche come Wintersong degli<br />

Africanism o Infancia Magica<br />

di Claude Monnet mixati dal<br />

leggendario Knee Deep, il meglio<br />

per le serate più cool. Per<br />

tutti i dj, invece, da non perdere<br />

la compilation House Nation<br />

Classics che nei primi due cd<br />

racchiude tutte le hit anni ’90 in<br />

versione extended non mixata<br />

pronte per l’utilizzo professionale<br />

in serata, e in un terzo cd<br />

bonus il meglio delle tracce già<br />

album e soprattutto per i videoclip<br />

di Joy Division, Depeche<br />

Mode, Nirvana, Metallica, ecc...<br />

Il libro U2 & I che documenta la<br />

sua amicizia con Bono e gli altri è<br />

ora alla terza ristampa. Anton sta<br />

inoltre per dirigere il suo primo<br />

film Control sulla vita e la morte<br />

di Ian Curtis dei Joy Division basato<br />

sulla bio scritta da Deborah<br />

Curtis.<br />

Jonathan Glazer è un habitué<br />

degli award pubblicitari: suoi<br />

sono gli spot di Stella Artois,<br />

mixate e pronte da ballare. I nomi<br />

sono quelli che contano per<br />

capire il genere: gli Everything<br />

But The Girl con Missing, Cunnie<br />

Williams con Saturday e gli altri<br />

che troverete in questa top 10<br />

con gli imperdibili house anni<br />

’90.<br />

1) Robin S, Show me love<br />

(Stonebridge Club Mix)<br />

2) Moloko, Sing it back (Boris<br />

Musical Mix)<br />

3) Everything But the Girl,<br />

Missing (Todd Terry Remix)<br />

4) Jamiroquai, Space Cowboy<br />

(David Morales Classic Club<br />

Guinness, Levis, Volkswagen,<br />

ma nei videoclip ha superato se<br />

stesso lavorando per Radiohead,<br />

Jamiroquai, Blur e Massive<br />

Attack. Poi, il grande salto nel cinema<br />

con Sexy Beast e l’impressionante<br />

Birth con Nicole Kidman<br />

e Lauren Bacall. I menu del dvd<br />

sono incredibili: vere e proprie<br />

storie di vita con protagonista un<br />

clochard.<br />

Mark Romanek ha rivoluzionato<br />

la cultura del videoclip mondiale<br />

con Michael & Janet Jackson in<br />

Scream, Johnny Cash in Hurt,<br />

e poi Beck, David Bowie, Rem,<br />

Lenny Kravitz e Madonna. Venti<br />

MTV awards, tre Grammys,<br />

l’award della Country Music<br />

Association e tre Billboard Music<br />

Awards. In più, due dei suoi<br />

video fanno parte della collezione<br />

permanente del Moma e<br />

nel 1997 MTV lo ha premiato<br />

con il Video Vanguard Award,<br />

per la prima volta attribuito a un<br />

regista.<br />

Il parigino Stéphane Sednaoui<br />

è diventato un regista di fama<br />

mondiale grazie alle foto di<br />

moda rese celebri da Jean-Paul<br />

Gaultier. Il suo primo video musicale<br />

è stato il pluripremiato<br />

Give it away per i Red Hot Chili<br />

Peppers nel 1992, poi U2, Rem,<br />

Neneh Cherry, Alanis Morrisette,<br />

Björk e qualche mese fa Walk on<br />

the wild side di Lou Reed.<br />

Non c’è dubbio: di nuovo la serie<br />

di The Directors Label ha messo<br />

assieme alcuni degli esempi più<br />

spettacolari del mondo delle<br />

immagini. Queste sono collezioni<br />

classiche e iconiche che escono<br />

dalla categoria solita dei dvd!<br />

HOUSE DI F<strong>IN</strong>E VENTESIMO SECOLO<br />

Viaggiando indietro nel tempo, si possono trovare punti di riferimento anche nei recentissimi anni Novanta<br />

Remix)<br />

5) Adeva, Respect (Extended<br />

Version)<br />

6) Crystal Waters, Gypsy woman<br />

(Red Bone Club Mix)<br />

7) Joe Smooth Feat Anthony<br />

Thomas, Promised land (Club<br />

Mix)<br />

8) Cunnie Williams Feat Monie<br />

Love, Saturday (Mousse T<br />

Welcome to the Start Hotel Mix)<br />

9) Ruffneck Feat Yavahn,<br />

Everybody be somebody<br />

(Extended Mix)<br />

10) The Heartists, Belo<br />

Horizonti (Long Mix)<br />

ODDITORIUM OR WARLORDS<br />

OF MARS<br />

The Dandy Warhols<br />

Emi<br />

Dopo Welcome to the Monkey<br />

House, uscito nel 2003, c’era<br />

da aspettarsi di tutto ma non<br />

che questi ragazzi di Portland<br />

(Oregon) si fossero bruciati gli<br />

ultimi neuroni! La città non aiuta<br />

certo a rimanere sobri: scorrono<br />

fiumi di alcool in tutti i locali dall’onnipresente<br />

clima bohemien<br />

che ispirò anche il loro principale<br />

successo Bohemian like you.<br />

L’album cita il loro giocattolo preferito,<br />

lo studio di registrazione<br />

casalingo messo su due anni fa,<br />

Odditorium (da odd). In apertura<br />

Colder than the coldest winter<br />

was cold, una traccia parlata in<br />

cui Bill Curtis favoleggia un’assurda<br />

storia della band, rivoluzionata<br />

nel suono e negli intenti dall’invenzione<br />

del sintetizzatore e<br />

del “banjo elettrificato”! Bill, con<br />

la sua storica voce impostata, riferisce<br />

che se Gene Vincent, Elvis<br />

Presley e B.B. King avessero sentito<br />

la musica dei Dandy Warhols<br />

l’avrebbero definita “rock’n’roll”.<br />

L’imponente Love is the new<br />

feel awful è la prima canzone<br />

dell’album: promette bene. Poi<br />

brani orecchiabilissimi affollano la<br />

tracklist come sequel naturali di<br />

Bohemian like you. La follia di Did<br />

you make a song with Otis è indescrivibile,<br />

mentre There is only this<br />

time è vera avanguardia, come il<br />

finale A loan tonight: oltre 11 minuti<br />

di rock lento e denso.<br />

FESTA<br />

Alex Britti<br />

Universal Music<br />

Anticipato a giugno dal singolo<br />

Prendere o lasciare, l’album Festa<br />

racchiude un nuovo Alex Britti<br />

che sembra voler ottenere un<br />

rispetto maggiore anche dal pubblico<br />

che l’ha snobbato sinora<br />

etichettandolo come “personaggio<br />

pop” nonostante i suoi sforzi<br />

di introdurre la “sesta napoletana”<br />

nei suoi spartiti e incuranti<br />

della sua abilità straordinaria con<br />

la chitarra, scoperta da bambino<br />

e da allora mai lasciata. Le cose<br />

che ci uniscono è tra i testi più<br />

belli. Alex ha dei vaghi francesismi<br />

in Tornano in mente e nella<br />

dolcissima ...e dopo cercami che<br />

a tratti rievocano la tranquillità<br />

di Fabio Concato e le pennellate<br />

emozionali di Tenco. Ma la modernità<br />

dei suoni e l’energia con<br />

cui suona la chitarra lo proiettano<br />

in un’area della Hall of Fame<br />

assolutamente disabitata. Una<br />

è piena di sorprese sonore; 5<br />

sembra uscito da un concerto<br />

degli US 3 visto con gli occhi di<br />

Jovanotti. Suoni ricercati e raffinati<br />

anche in Quanto ti amo. Il<br />

blues di Un po’ con te cede spazio<br />

all’ avanguardia elettronica di<br />

Polvere di marmo. Su tutti i brani,<br />

tranne Strumentale, trionfano i<br />

testi: leggeri, profondi, in rima,<br />

cantati con trasporto o quasi<br />

senza prosodia, ma sempre importanti.<br />

Insomma: finalmente il<br />

piacere di comprare un disco italiano.<br />

E con un suono da paura!<br />

per anni al grido “il rock melodico<br />

in Italia è morto”!<br />

I Simple Minds, invece, sono vivi<br />

e vegeti e a tre anni dall’ultimo<br />

lavoro ritornano con questo<br />

Black and White 050505 (Edel).<br />

L’album è stato registrato in<br />

Italia e in Olanda e mixato a Los<br />

Angeles dal leggendario Bob<br />

Clearmountain. Jim Kerr lo ha<br />

definito “un disco classico dei<br />

Simple Minds sebbene con una<br />

nuova energia”. Home è il primo<br />

singolo, un brano nel classico<br />

stile dei Simple Minds, nel quale<br />

i vecchi fan potranno riporre tut-<br />

COLE’S CORNER<br />

Richard Hawley<br />

Mute/Virgin<br />

È più dolce dei precedenti<br />

il quarto album di uno dei<br />

più grandi chitarristi di tutti<br />

i tempi, amato dai Coldplay,<br />

dai Rem e da moltissimi artisti<br />

che a lui si ispirano per il loro<br />

lavoro. Richard è stato touring<br />

guitarist dei Pulp e ha lavorato<br />

in studio con Robbie Williams,<br />

le All Saints e molti altri.<br />

Ma da solo regala tutta la sua<br />

raffinata nostalgia e ci riporta<br />

ai temi di Pat Boone, Dean<br />

Martin e altri mostri sacri del<br />

passato. Maestri della canzone<br />

d’amore e di un modo di cantare<br />

sdoganato dalla rivelazione<br />

Michael Bublé.<br />

Solo nei disco e lounge bar più<br />

prestigiosi potete aver ascoltato<br />

i suoi brani, messi all’indice<br />

dagli ambienti della musica<br />

“ufficiale”, proprio quella che<br />

acclama gli stessi rullanti spazzolati,<br />

gli stessi piatti appena<br />

toccati, gli stessi lenti arpeggi<br />

riverberati. Ma, si sa: con gli<br />

stessi ingredienti, le ricette<br />

possono essere molto diverse<br />

e queste, da Just like the rain a<br />

Who’s going to shoe your pretty<br />

little feet, da Cole’s Corner a<br />

(Wading through) the waters of<br />

my time, sono autentiche love<br />

song, come si facevano una<br />

volta, senza fronzoli modaioli…<br />

Richard Hawley non canta<br />

la sua Sheffield, ma la nostra<br />

America.<br />

te le loro aspettative.<br />

Un altro ritorno di una band ancora<br />

più “antica” (anno di nascita<br />

1968!) è quello clamoroso dei<br />

Deep Purple, il cui ultimo cd è<br />

del 2003, il piacevole Bananas.<br />

Dopo il Nord Europa e il Nord<br />

America, i mostri sacri di Smoke<br />

on the water, acclamatissimi<br />

al Live 8, sono in concerto in<br />

Spagna e in Germania, e i primi<br />

di ottobre uscirà il nuovo album<br />

Rapture of the Deep con i brani<br />

Rapture of the Deep, Girls like<br />

that, Wrong man, Junkyard blue e<br />

Back to back.<br />

SURGERY<br />

The Warlocks<br />

Virgin<br />

Una storia tormentata da droga,<br />

alcool, contratti discografici<br />

strappati e un turn over di 19 artisti<br />

nell’organico della band californiana<br />

più stramba della storia<br />

della musica, che oggi vanta un<br />

line up di fenomeni: da JC Rees<br />

(chitarra) a Jenny Frase (basso)<br />

e, ovviamente, il grande Bobby<br />

Hecksher (chitarra e voce solista).<br />

Registrato senza badare a spese<br />

fra i più prestigiosi studi di Los<br />

Angeles e prodotto dal leggendario<br />

Tom Rothrock, Surgery è<br />

probabilmente il capolavoro del<br />

gruppo. “Ascoltavo i Shangri-Las,<br />

the Ronettes, Phil Spector” dice<br />

Bobby, “e ho voluto creare un<br />

nuovo rock’n’roll ibrido, un mix<br />

tra sonic space age e doo-wop!”.<br />

Ed è riuscito a far venire i brividi<br />

con le sue citazioni di Sonic<br />

Youth, Spacemen 3, Adam and<br />

the Ants, sempre coi Sex Pistols<br />

e i Velvet Underground nel cuore.<br />

Da Come save us, il primo pezzo<br />

dell’album a Suicide note, l’ultimo,<br />

la formazione, composta da due<br />

batteristi e quattro chitarristi produce<br />

un muro del suono dai connotati<br />

ipnotici che ti impedisce di<br />

fermare il cd player o di skippare<br />

le tracce. Non a caso Bobby conosce<br />

i trucchi usati nelle playlist<br />

dalle radio americane per non<br />

farti cambiare stazione, poiché è<br />

cresciuto a pane rock’n’roll, passando<br />

la sua infanzia nella radio<br />

del nonno a Tampa, in Florida.<br />

STORIE DI ORD<strong>IN</strong>ARIA RESURREZIONE<br />

Pensavate che certi gruppi appartenessero alla vostra infanzia o adolescenza? Possono sempre ricominciare!<br />

Gli scozzesi Simple Minds<br />

sperano di cavalcare il ritorno<br />

di molte band di successo negli<br />

anni Ottanta: è andata bene ai<br />

Duran, su cui nessuno era disposto<br />

a scommettere vista la overexposition<br />

degli anni d’oro ed è<br />

andata bene ai Tears for Fears<br />

che sono ritornati on air dopo<br />

secoli. Dei Duran nessuno voleva<br />

pubblicare il nuovo album, ma si<br />

sa che i discografici prendono<br />

certe cantonate! A proposito di<br />

ricordi, anche Ligabue che è da<br />

poco tornato col nuovo album, si<br />

era visto sbattere porte in faccia<br />

In questo autunno ricco di ritorni,<br />

da segnalare anche quello<br />

di una band scozzese, i Franz<br />

Ferdinand con il secondo album,<br />

senza titolo. Il cd, differisce dal<br />

primo solo per i colori della<br />

copertina, nero, rosso e verde.<br />

Inciso in Scozia e remixato a<br />

New York, è un capolavoro annunciato.<br />

Anche The Rasmus ritornano in<br />

questi giorni con Hide from the<br />

sun, un album che si preannuncia<br />

delizioso, inciso a Stoccolma,<br />

e fra i più attesi dopo il successo<br />

di Dead letters.<br />

CONCERTI<br />

SUBSONICA<br />

6 settembre<br />

Roma – Centrale del tennis<br />

9 settembre<br />

Vicenza – Piazza Monte Berico<br />

15 settembre<br />

Napoli – Arenile di Bagnoli<br />

LIGABUE<br />

10 settembre<br />

Reggio Emilia – Campovolo<br />

HIM<br />

12 settembre<br />

Milano – Rolling Stone<br />

MICK HARVEY<br />

13 settembre<br />

Milano – Magazzini Generali<br />

BRYAN ADAMS<br />

13 settembre<br />

Milano – Mazdapalace<br />

14 settembre<br />

Torino – Mazdapalace<br />

15 settembre<br />

Genova – Mazdapalace<br />

ELISA<br />

7 settembre<br />

Roma – Centrale del tennis<br />

16 settembre<br />

Milano – Mazdapalace<br />

L<strong>IN</strong>EA 77<br />

17 settembre<br />

Bologna – Estragon<br />

50 CENT<br />

25 settembre<br />

Roma – Palalottomatica<br />

27 settembre<br />

Bologna – Palamalaguti<br />

28 settembre<br />

Milano – Forum<br />

JAMIROQUAI<br />

29 settembre<br />

Milano – Forum<br />

1° ottobre<br />

Casalecchio di Reno -<br />

Palamalaguti<br />

URBAN 61


TEATRO<br />

DI IGOR PR<strong>IN</strong>CIPE<br />

PERFORMANCE <strong>IN</strong> LIBERTÀ<br />

Tanti spettacoli in<br />

esclusiva nazionale, per<br />

un festival ormai di culto<br />

ROMA<br />

Romaeuropa Festival 2005<br />

A volerne indovinare un filo<br />

conduttore, ci si convince che<br />

lo è proprio la sua assenza.<br />

Dal 1986 – anno in cui a Villa<br />

Medici si tenne la sua prima<br />

edizione – il festival romano ha<br />

sempre considerato la totale<br />

libertà d’espressione come l’unico<br />

vero comandamento nella<br />

costruzione del programma.<br />

Questa ventesima edizione continua<br />

a obbedirvi, articolandosi<br />

lungo 28 spettacoli distribuiti<br />

tra i principali luoghi cittadini:<br />

dal teatro Palladium al Parco<br />

della Musica, passando per<br />

l’Accademia di Santa Cecilia e<br />

l’ippodromo di Tor di Valle. Qui<br />

è prevista l’apertura, affidata a<br />

Bartabas e alla sua compagnia<br />

Zingaro: Loungta, les chevaux<br />

de vents racconta il buddismo e<br />

le atmosfere del Tibet attraverso<br />

Amore e relativa faida<br />

familiare in una pizzeria<br />

anni Cinquanta<br />

TOR<strong>IN</strong>O<br />

Romeo e Giulietta<br />

Il classico di Shakespeare apre<br />

la stagione del teatro Stabile di<br />

MILANO<br />

Tablò<br />

È il racconto di un gioco di seduzione<br />

tra l’artista e la propria<br />

ispirazione, per dare vita a una<br />

Musa onirica e inseguirla tra i<br />

luoghi mitici dell’immaginario<br />

romantico: il Moulin Rouge, il<br />

Titanic, il balcone di Giulietta.<br />

Nato dall’incontro tra il regista<br />

Serge Denoncourt, il costumista<br />

François Barbeau e il protagonista<br />

Gaetano Triggiano, questo<br />

musical ha nel forte impatto<br />

visivo il suo elemento di spicco<br />

e arriva a Milano dopo aver debuttato<br />

in luglio alla Versiliana.<br />

Teatro Smeraldo<br />

Dal 27 settembre<br />

le evoluzioni di 25 destrieri.<br />

Il loro è un ritorno al Festival<br />

dopo quindici anni. Altre rentrée<br />

sono quelle di Lloyd Newson<br />

e i Dv8, che in Just for Show<br />

danzeranno il significato dell’apparenza<br />

nel mondo contemporaneo,<br />

e della Socìetas Raffaello<br />

Sanzio di Romeo Castellucci,<br />

con l’episodio X della Tragedia<br />

Endogonidia, Marseille.<br />

Libertà d’espressione significa<br />

sempre più incontro tra i linguaggi<br />

dell’arte. Tony Oursler<br />

e la musicista Kim Gordon si<br />

sono uniti in Perfect partner<br />

per mostrare il valore simbolico<br />

delle auto nella cultura americana,<br />

mentre Katarzyna Kozyra<br />

si rivolge alla multimedialità per<br />

affrontare i temi più spinosi della<br />

contemporaneità. È invece storia<br />

l’apartheid, e il Festival celebra<br />

i dieci anni dalla sua fine con i<br />

nove cortometraggi di William<br />

Kentridge e con le danze della<br />

giovane compagnia sudafricana<br />

Via Katlehong Dance. Mentre<br />

gli esperimenti dello psicologo<br />

americano Stanley Milgram sull’inclinazione<br />

alla violenza e la<br />

Torino. Ma definirlo “classico”,<br />

in questo caso, è un azzardo. La<br />

rilettura che ne propone Oskaras<br />

Korsunovas, trentaseienne regista<br />

lituano, deraglia dal binario<br />

della storia d’amore tra i due<br />

giovinetti per indagare la vicenda<br />

di Montecchi e Capuleti come<br />

una questione di guerra. Che si<br />

svolge non in case nobiliari e tra<br />

i relativi balconi, ma tra le pen-<br />

ROMA<br />

Progetto Thierry Salmon<br />

Il progetto, nato due stagioni fa<br />

come scuola di teatro itinerante<br />

diretta da Franco Quadri, presenta<br />

al pubblico il risultato dei<br />

workshop estivi. Quest’anno li<br />

hanno guidati due giganti della<br />

scena: Carlo Cecchi e Rodrigo<br />

Garcia. Il primo è ritornato sul<br />

Don Giovanni di Molière, da lui<br />

affrontato senza soddisfazione<br />

nel 1978. L’altro ha riflettuto<br />

sull’inclinazione degli uomini a<br />

complicarsi la vita in Alzate la<br />

testa, coglioni! Sulla scena, per<br />

ogni pièce, 15 giovani stagisti.<br />

Teatro Valle, Teatro Quirino<br />

14/15 settembre<br />

subordinazione agli ordini ispirano<br />

L’alba di un torturatore, degli<br />

italiani Teatrino Clandestino.<br />

tole, i tegami e i tavoli infarinati<br />

di quella che pare una pizzeria<br />

degli anni Cinquanta.<br />

Pluripremiato, lo spettacolo ha<br />

debuttato nel 2003 all’Hebbel<br />

Theater di Berlino e incentra<br />

se stesso sull’inimicizia tra le<br />

famiglie: non se ne conosce l’origine,<br />

ma determina l’amore, la<br />

ribellione e la tragedia dei protagonisti.<br />

Korsunovas ne prende<br />

TOR<strong>IN</strong>O<br />

TorinoDanza<br />

Settembre è il mese del Focus 9,<br />

ovvero della nona tappa in cui si<br />

articola quello che pare essere<br />

un festival permanente (il Focus<br />

1 risale al 2003). L’apertura<br />

(il 6) è per Sylvie Guillem, protagonista<br />

con Michael Nunn e<br />

William Trevitt di Rise and Fall. A<br />

seguire, tutte prime per l’Italia,<br />

alcune delle quali in esclusiva.<br />

Come Koerper, di Sasha Waltz<br />

(il 10), e Kazahana di Saburo<br />

Teshigawara. Chiude Akram Khan<br />

Company, con Zero degrees.<br />

Teatri Regio, Nuovo e Limone<br />

Fonderie Teatrali<br />

Dal 6 settembre al 26 ottobre<br />

Dal 30 settembre<br />

al 27 novembre<br />

www.romaeuropa.net<br />

SHAKESPEARE VERSIONE PIZZA PIE<br />

spunto per condurre un’indagine<br />

complessa sulla natura umana,<br />

rivelandone caratteristiche desolanti.<br />

Come quella di mantenere<br />

vivo l’odio verso un nemico sulla<br />

base di una tradizione di cui, alla<br />

lunga, si perde cognizione.<br />

Teatro Carignano<br />

29/30 settembre<br />

www.teatrostabiletorino.it<br />

MITI, WORKSHOP E POI... FOCUS!<br />

PALERMO<br />

Murale<br />

Mahmud Darwish è il poeta<br />

più letto nel mondo arabo ed è<br />

l’autore di un testo che racconta<br />

la fine della civiltà con le parole<br />

di un uomo malato, cui tocca<br />

assistere all’Intifada del 2000 a<br />

Gerusalemme. Privo di retorico<br />

nazionalismo e ispirato dall’incontro<br />

tra culture, questo poema<br />

diventa teatro grazie alla regia di<br />

Federico Tiezzi. Sul palco, l’italiano<br />

di Sandro Lombardi si unisce<br />

all’arabo dello stesso Darwish,<br />

in una città emblematica per la<br />

storia dell’Islam in Italia.<br />

Teatro Garibaldi<br />

17/18 settembre<br />

© Dv8<br />

MILANO<br />

FESTIVAL<br />

MilanOltre<br />

Dietro il titolo Migrazioni: di<br />

paese in paese, di corpo in corpo,<br />

il festival milanese nasconde<br />

l’insidioso dubbio su come vivere<br />

la contemporaneità. Ovvero:<br />

mutare pelle, paese e cultura o<br />

radicarsi in una dimensione che<br />

vede nell’altro un potenziale<br />

nemico? In questa edizione<br />

– la diciannovesima – si cerca<br />

una risposta, per esempio,<br />

nelle espressioni artistiche di<br />

un paese drammaticamente<br />

investito dalla frizione tra quei<br />

due atteggiamenti. È l’Olanda<br />

di Theo Van Gogh, che porta a<br />

Milano i Made in da shade con<br />

Scarfaced, riscrittura rap del film<br />

di De Palma, e Il colore del diavolo,<br />

storia di colonialismo firmata<br />

da Walraven e Borreman.<br />

Tra le altre presenze, gli inglesi<br />

Tim Crouch e Russel Bar e il<br />

brasiliano Eduardo de Paiva<br />

Souza, che con Ulrike Quade<br />

presenta la favola gotica Angel.<br />

Teatri dell’Elfo, Litta e<br />

Leonardo<br />

Dal 20 settembre<br />

al 16 ottobre<br />

MILANO<br />

Tramedautore<br />

Dal caldo Brasile alla glaciale<br />

Scandinavia, la V edizione della<br />

rassegna ideata da Outis esamina<br />

il rapporto tra uomo e storia<br />

alla luce della drammaturgia<br />

contemporanea. Il complesso<br />

mondo brasiliano sarà di scena<br />

al teatro Grassi con le pièce<br />

di Marcos Barbosa e Flavio de<br />

Souza, cui seguiranno i lavori di<br />

Peter Asmussen e Jon Fosse, in<br />

cui si raccontano le tensioni tra<br />

i meccanismi sociali dei paesi<br />

nordeuropei e il desiderio di<br />

indipendenza personale dei<br />

loro cittadini. Non mancherà<br />

uno spazio per le voci critiche<br />

del teatro italiano – tra tutti,<br />

Antonio Tarantino e un omaggio<br />

a Raffaello Baldini – e per<br />

il teatro in versi, partendo dai<br />

lavori di Nevio Spadoni.<br />

Teatri Grassi, Arsenale e Out Off<br />

Dal 10 al 18 settembre<br />

URBAN 63


© Fabio Bonetti, Confiniconflitti<br />

ARTE<br />

DI FLORIANA CAVALLO<br />

IL CONTENUTO DELLE FORME Porno effervescenze<br />

in 30 dittici d’autore<br />

MILANO<br />

Timothy Greenfield-Sanders<br />

Da quando è uscito in America<br />

per i tipi di Bulfinch Press lo<br />

scorso ottobre, si è fatto un<br />

gran parlare di XXX 30 Porn-<br />

Star Portraits, il libro di Timothy<br />

Greenfield-Sanders che riunisce<br />

30 dittici fotografici di re e regine<br />

del porno, e che vanta saggi<br />

introduttivi a firma di personaggi<br />

di spicco come Lou Reed,<br />

Salman Rushdie, Gore Vidal,<br />

John Malkovich. Quanto basta<br />

per creare un caso. E ora, con un<br />

anno di ritardo, le foto di XXX 30<br />

Porn-Star Portraits sbarcano in<br />

Italia nella galleria di Paolo Curti,<br />

Annamaria Gambuzzi & co (in<br />

via Pontaccio 19), dove all’inaugurazione<br />

è atteso anche lui,<br />

Greenfield-Sanders in persona, il<br />

fotografo di attori hollywoodiani<br />

e presidenti d’America. In XXX<br />

regala una legittimazione delle<br />

star a luci rosse, un catalogo di<br />

icone del sesso dove non manca<br />

nessuna “categoria”, dalla bionda,<br />

all’asiatica, al gay, il nero,<br />

l’etero, la lesbica. L’obiettivo<br />

della sua Deardorff li immortala<br />

in due scatti che si fronteggiano,<br />

pressoché identici negli sfondi,<br />

nelle pose e nelle espressioni:<br />

PERCORSI D'ARTE IMPREVEDIBILI<br />

NAPOLI<br />

XII Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo<br />

Per dieci giorni e dieci notti di fila, la città con più babies d’Europa<br />

diventa ufficialmente giovanissima. Settecento artisti under<br />

30 provenienti da paesi<br />

europei e dai paesi del<br />

Mediterraneo arrivano<br />

a Castel Sant’Elmo per<br />

la nuova edizione della<br />

mitica Biennale. Obiettivi:<br />

promuovere la creatività<br />

giovanile e favorire la<br />

tolleranza e l’incontro tra<br />

culture diverse. Con un<br />

unico, immenso leit motiv:<br />

la passione.<br />

Dal 19 al 28 settembre<br />

TOR<strong>IN</strong>O<br />

XI Biennale Internazionale di<br />

fotografia<br />

La stagione del paparazzismo di<br />

Tazio Secchiaroli, lo sguardo sugli<br />

anni della rivolta di Tano D’Amico,<br />

i freelance del Bar Giamaica, le<br />

foto di cronaca di mafia di Letizia<br />

Battaglia e Franco Zecchin, e molto<br />

altro. L’undicesima Biennale di<br />

Fotografia di Torino, a Palazzo<br />

Bricherasio, è tutta dedicata agli<br />

ultimi 60 anni di fotogiornalismo in<br />

Italia, di cui ricostruisce storia, stili<br />

e tendenze, con più di 350 immagini<br />

(info: www.fif.arte2000.net).<br />

Fino al 2 ottobre<br />

© Tonino Conti<br />

da una parte, smessa la loro<br />

veste adamitica e indossati felpa<br />

e jeans, le porno star non sono<br />

poi così diverse dal ragazzo o la<br />

ragazza della porta accanto. Ma<br />

se il nostro sguardo si sposta<br />

appena un po’ più a destra, ecco<br />

che la loro naturale e prepotente<br />

BOLOGNA<br />

Richard Billingham<br />

Da squallide ricognizioni<br />

di interni<br />

operai e giardinetti<br />

di periferia alla rivisitazione<br />

degli stessi<br />

in chiave onirica,<br />

suadente e misteriosa:<br />

a distanza di sei<br />

anni dai primi scatti,<br />

Richard Billingham<br />

cambia sorprendentemente<br />

volto, e con una sicurezza quasi spudorata. Ma voi di che<br />

Billingham siete? Scopritelo alla Galleria Marabini (info: tel. 051-<br />

6447482), dove è esposta la doppia serie Black Country dell’astro<br />

della fotografia inglese. Dal 18 settembre al 20 ottobre<br />

MILANO<br />

Joe Colombo<br />

fisicità torna a regnare sulla scena.<br />

Piuttosto difficile, stavolta,<br />

passare inosservati.<br />

Paolo Curti / Annamaria<br />

Gambuzzi & co<br />

dal 29 settembre al 5 novembre<br />

tel. 02-86998170<br />

Chi non si è seduto<br />

almeno una volta sulla<br />

leggendaria sedia<br />

Universale, coloratissima<br />

e modellata<br />

in un unico pezzo di<br />

plastica, alzi la mano.<br />

Un design del 1965,<br />

è uno dei pezzi<br />

esposti all’interno di Inventing the future, la mostra che la Triennale<br />

dedica a Joe Colombo in collaborazione con il Vitra Design Museum<br />

(info: tel. 02-724341). Una panoramica dei suoi modelli più innovativi<br />

dagli anni ’50 alla fine dei ’60 (nel 1971 Colombo morì a soli 41<br />

anni), progettati nelle forme e nei materiali a lui più congeniali.<br />

Dal 16 settembre al 18 dicembre<br />

Tera Patrick, 2004<br />

ART TOUR<br />

Non solo mostre<br />

PRATO/NAPOLI<br />

Videominuto 2005<br />

Prendete il festival di video lunghi<br />

un minuto che da 13 anni<br />

è il vanto del Centro Pecci di<br />

Prato e spostatelo virtualmente<br />

a Napoli: avrete la novità dell’edizione<br />

2005, dove la serata<br />

finale del 10 settembre viene<br />

trasmessa in diretta anche<br />

sugli schermi del Pan. Per il<br />

resto, tutto come da copione,<br />

con un cartellone ricchissimo e<br />

articolato che vi travolgerà con<br />

una valanga di video, concorsi,<br />

vj-ing set e progetti speciali.<br />

Dall’8 al 10 settembre<br />

www.videominuto.it<br />

BOLOGNA<br />

Festival del libro d’arte<br />

Con cinque giorni di presentazioni<br />

e mostre, a ingresso<br />

rigorosamente libero, Artelibro<br />

torna ad animare Palazzo Re<br />

Enzo e del Podestà e alcune<br />

piazze di Bologna. La formula è<br />

collaudata: si parte dagli stand<br />

di un centinaio di editori d’arte<br />

(gli italiani sono i primi al mondo<br />

con 2500 nuovi titoli all’anno),<br />

dove acquistare volumi<br />

anche rari e preziosi, e si finisce<br />

a parlare di musei, restauro e<br />

architettura nei tanti incontri<br />

collaterali.<br />

Dal 22 al 26 settembre<br />

www.artelibro.it<br />

ROMA<br />

www.plot.@rt.europa<br />

Potrebbe sembrare una classica<br />

collettiva di 170 artisti<br />

contemporanei, non fosse<br />

che coinvolge dieci gallerie<br />

di altrettante città europee<br />

(da Atene a Berlino a Roma) e<br />

prevede un unico vernissage<br />

telematico (info: Arturarte, tel.<br />

0761-527955). Ma è solo un<br />

assaggio di quanto accadrà in<br />

novembre, quando la mostra<br />

sbarcherà, stavolta per davvero,<br />

al Museo Laboratorio di Arte<br />

Contemporanea e al Castello di<br />

Genazzano.<br />

16 settembre h 19<br />

URBAN 65


NIGHTLIFE<br />

LIGTH&SOUND DAL FOSSATO<br />

Per il festival che da<br />

quest’anno brilla di luce<br />

propria, la parola<br />

d’ordine è sperimentare<br />

MILANO<br />

Audiovisiva<br />

Il suono della scena. La scena<br />

del suono. Cioè: un incontro in<br />

tempo reale tra sound and vision.<br />

È Audiovisiva, rassegna nata nell’ambito<br />

del Milano Film Festival<br />

2003 e in appena due edizioni<br />

riconosciuta a livello europeo.<br />

Sospesa tra arte e tecnologia, tra<br />

Che palle, un’altra Notte<br />

Bianca. E io che volevo dormire,<br />

e invece no! Il 17 settembre<br />

non potrò chiudere occhio, con<br />

Roma che rimane quell’immensa<br />

città caotica anche di notte,<br />

proprio quando devo riposare.<br />

Ma non è bastata l’edizione<br />

dell’anno scorso, quando due<br />

milioni di visitatori hanno affollato<br />

le piazze e le strade per una<br />

festa che è durata fino alle 8 del<br />

mattino? Proprio quando dovevo<br />

alzarmi... E invece no! Tutto<br />

passato e presente, tra emozione<br />

e percezione, Audiovisiva riflette<br />

le ultime espressioni artistiche e<br />

quest’anno si apre a tutti i generi<br />

musicali, elettronica, hip hop,<br />

jazz, new jazz, classica, rumoristi,<br />

break dance, per mescolarli e<br />

rielaborarli. Frutto di un’attenta<br />

ricerca verso tutto ciò che è<br />

nuovo, artisticamente elitario e<br />

meno diffuso, Audiovisiva porta a<br />

Milano, da giovedì 29 settembre<br />

a domenica 2 ottobre nei fossati<br />

del Castello Sforzesco, artisti<br />

ed esperti internazionali che<br />

terranno workshop sulla musica<br />

elettronica e meccanica, video<br />

arte, sound design, trattandone<br />

aperto: negozi, musei, cinema,<br />

biblioteche, chiese. Quest’anno,<br />

poi, gli eventi sono circa 350,<br />

sparsi per tutta la città: centro,<br />

periferia, ovunque. Sicuramente<br />

faranno qualcosa vicino a casa<br />

mia. Mannaggia, addio riposo!<br />

Potrei chiedere a Giorgia se<br />

mi ospita, ma al Gianicolo c’è<br />

un concerto sinfonico proprio<br />

all’alba. Forse da Fabio? Ma<br />

lui sta in centro e alla Galleria<br />

Sordi c’è un evento condotto<br />

da Daniele Formica, Giuseppe<br />

aspetti artistici e tecnici. E si<br />

abbandoneranno all’improvvisazione<br />

collaborando in una performance<br />

live al buio, cioè senza<br />

essersi conosciuti e aver provato<br />

assieme prima.<br />

Audiovisiva inizia sin dal primo<br />

pomeriggio, con il momento<br />

didattico e sperimentale della<br />

rassegna. Il clou la sera, dall’ora<br />

dell’aperitivo fino all’una di notte,<br />

con showcase di etichette note a<br />

livello internazionale, tra cui spicca<br />

Leaf, presente con tre artisti:<br />

Murcof, messicano di fama mondiale,<br />

Colleen, francese, impegnato<br />

in una live performance molto<br />

particolare utilizzando strumenti<br />

Cederna e Alessandro Haber,<br />

Jazz on White – la libertà della<br />

musica nera nella Notte Bianca,<br />

dedicato ai grandi della storia<br />

del jazz. Figuriamoci che casino.<br />

Forse, potrei dormire da Peppe?<br />

Lui ha casa un po’ fuori, a Prima<br />

Valle, ma mi diceva qualcosa sui<br />

Bandao… on the road, la banda<br />

brasiliana di 40 elementi tra<br />

percussioni e ballerini, un vero<br />

delirio! Come quello che faranno<br />

tutti i perdigiorno che andranno<br />

alla maratona musicale del tea-<br />

classici, come il contrabbasso,<br />

per riprodurre suggestive sonorità<br />

elettroniche e meccaniche;<br />

Efterklang, gruppo emergente<br />

composto da dieci persone che<br />

si esibiranno con due laptop, un<br />

piano, una chitarra, tre vocalist,<br />

batteria, basso, violino.<br />

Domenica, finale con Pole, l’artista<br />

berlinese che unisce all’elettronica<br />

contaminazioni, dub e<br />

hip-hop e, probabilmente, Miguel<br />

Marin aka Arbol. Tutti gli aggiornamenti<br />

su www.audiovisiva.com.<br />

GIULIA CHIESA<br />

Fossati del Castello Sforzesco<br />

dal 29 settembre al 2 ottobre<br />

NOTTE BIANCA: LA PALPEBRA NON CALA<br />

tro Ambra Jovinelli, Notte Bianca<br />

all’Esquilino. Musica per l’integrazione,<br />

all’insegna della world<br />

music, con percussioni africane,<br />

danza e folklore brasiliano: e anche<br />

casa di Sabrina e Barbara è<br />

inagibile. A questo punto potrei<br />

chiederlo a Martina, che abita in<br />

piazza dei Sanniti: così almeno<br />

mi ascolto il concerto di Elio e le<br />

Storie Tese. Tanto di dormire, ho<br />

già capito, non se ne parla!<br />

Info: www.lanottebianca.it.<br />

ANDREA BAFFIGO<br />

CLUB<br />

Al calar delle tenebre<br />

la vita si accende<br />

MILANO<br />

Follow the pleasure<br />

Volete unire in una sola notte<br />

molti dei piaceri della vita, come<br />

cucina, vino e buona musica?<br />

Dal 13 settembre provateci al<br />

Tocqueville, ogni martedì dalle<br />

21.30 in poi. In attesa di agitarvi<br />

in pista, potete degustare sushi<br />

targato Parco o, se preferite,<br />

salumi e formaggi doc accostati<br />

a rossi decisamente interessanti.<br />

Il tutto condito da raffinate<br />

sonorità house che si declinano<br />

su ritmi più dance e commerciali<br />

col trascorrere della notte.<br />

Info: tel. 393-3364648<br />

www.followthepleasure.it<br />

TOR<strong>IN</strong>O<br />

The Plug<br />

Buone notizie per chi ama la<br />

musica elettronica. La nuova<br />

stagione di The Plug riparte al<br />

Centralino il 17 settembre con il<br />

dj tedesco Reinhard Voigt, personaggio<br />

chiave dell’etichetta<br />

culto Kompakt. E il 23, per la<br />

gioia di tutti, dalla Francia arriva<br />

Ark, autentico innovatore della<br />

scena elettronica, già anni fa.<br />

Via delle Rosine, 16<br />

Info: tel. 011-837500<br />

BOLOGNA<br />

Ca.Cu.Bo.<br />

Grande festa di inaugurazione<br />

post-estate, l’ultimo sabato<br />

di settembre, per il Ca.Cu.<br />

Bo. (letteralmente: Cantiere<br />

Culturale Bolognese), una sorta<br />

di cittadella della cultura nata<br />

sulle spoglie di un cantiere abbandonato,<br />

che ospita gruppi,<br />

associazioni, laboratori e organizza<br />

eventi e serate dance e<br />

live. Tante le cose che bollono<br />

in pentola, tipo un drive-in, una<br />

scuola di jazz, un corso formazione<br />

dj e l’allestimento di sale<br />

prova per musicisti e teatranti.<br />

Via Santa Caterina di Quarto<br />

Info: tel. 340-6446013 -<br />

347-1321000<br />

URBAN 67


PRIMA&DOPO<br />

ARTHÈ CAFÉ<br />

02-29528353<br />

Un anno compiuto da poco,<br />

tre soci, di cui uno, Andrea,<br />

sempre in trincea, e un sacco di<br />

cosine interessanti da bere, fare<br />

e vedere. Ovvero: all’ora felice<br />

(18-20.30) un buffet fatto come<br />

chef comanda, con tanto di<br />

involtini di pollo farciti al crudo<br />

e golosità assortite che escono<br />

espresse dalla cucina (5 euro i<br />

soft drink, 7 i long, con mojito<br />

in cima alla classifica); opere di<br />

artisti alle pareti e finché il caldo<br />

regge, tutti i giovedì degustazione<br />

di bianchi con piattino<br />

di crudité di pesce a 10 euro.<br />

Via Pisacane, 57<br />

Sempre aperto<br />

MOSCATELLI<br />

02-6554602<br />

Il sciur Moscatelli ha ceduto il<br />

suo regno ai maestri panettieri<br />

della porta accanto, che con<br />

rispetto hanno traslocato il<br />

locale un portone più in là,<br />

conservandone insegna, scaffali<br />

e ammenicoli vitivinicoli.<br />

Oggi in più c’è un bel bancone<br />

enogastronomico e una cucina<br />

a vista. Resta l’aperitivo vinoso<br />

(dalle 18, 5 euro al calice),<br />

contornato da focaccette e pizzette<br />

del padrone di casa e da<br />

qualche sfizioso piatto caldo.<br />

Una ventina i vini alla mescita.<br />

Corso Garibaldi, 93<br />

Chiuso domenica<br />

BEAUVISA<br />

02-45484516<br />

Lo dice il nome: qui siamo<br />

nella ex-periferia milanese<br />

della Bovisa, sempre più trendy,<br />

sempre più frequentata. In<br />

un vecchio deposito edile è<br />

spuntato un locale nottambulo<br />

con aperobuffet a 6 euro (a<br />

partire dalle 18) e omonimo<br />

cocktail della casa a base di<br />

Martini Bianco, amaretto, succo<br />

d’arancia e frutta. Poi c’è cucina<br />

italiana, in settimana live-music<br />

e, se avete ancora fame, pizza<br />

tutta la notte: più di così…<br />

Via Ugoni, 18<br />

Chiuso domenica<br />

68 URBAN<br />

MANGIARE & BERE | MILANO<br />

DI MIRTA OREGNA<br />

LO SQUALO È À LA CARTE<br />

Tutti al Kirribilly, davanti<br />

a una bistecca di<br />

antilope, di squalo o a<br />

una coscia di renna!<br />

C’era una volta Kirribilly, un<br />

popolare pub-birreria australiano,<br />

dove si veniva per trangugiare<br />

pinte di buona birra, seguire<br />

le partite di rugby, cricket, calcio<br />

o qualsiasi altro sport propinato<br />

dal satellite inglese e, se<br />

pungeva vaghezza, provare<br />

un panino farcito con carne di<br />

canguro. Se lo era inventato nel<br />

1999 Alessandro, al ritorno da<br />

un viaggio in Australia, riempiendo<br />

le pareti di bric-e-brac<br />

e variopinti souvenir oceanici.<br />

Dopo sei anni e fiumi di birra, lui<br />

e il socio Luca, girata la boa dei<br />

40, hanno deciso che era giunta<br />

l’ora di fare qualcosa di nuovo.<br />

Detto e fatto: abbassata la serranda,<br />

hanno allargato le mura<br />

Risotto giallo e polletto<br />

all’abbazia di Chiaravalle<br />

Di giorno tutti in ufficio, aria<br />

condizionata e cravatta intorno al<br />

collo, la sera ancora tanta voglia<br />

di stare all’aperto, magari sotto<br />

un pergolato verde, sopportando<br />

anche qualche zanzara, perché<br />

comunque fa estate… ma dove?<br />

A pochi minuti dal Corvetto, di<br />

fronte all’Abbazia di Chiaravalle:<br />

qui c’è il “Laghett”, un ristorante<br />

milanese che esiste da una vita<br />

inglobando la vicina bottega di<br />

lingerie, hanno pittato le pareti,<br />

tolto qualche applique di troppo<br />

(restano, per gli affezionati, la testa<br />

di squalo, i graffiti aborigeni,<br />

le sciarpe da tifoseria e il profilo<br />

piatto delle Ayers Rock), ma<br />

soprattutto hanno allestito una<br />

sala ristorante vera e propria<br />

con tanto di tovaglie in fiandra<br />

pesca-salmone, mega-bicchieroni<br />

di vino da degustazione e<br />

lampade/lanterne in rame scintillante.<br />

Resta anche il nome, corredato<br />

di suffisso “Beer & Food”, per far<br />

capire a chi non li conosce che<br />

il pub è passato di categoria, ha<br />

abbandonato l’Australia e ora<br />

gioca la carta ristorazione.<br />

E qui c’è un’altra bella sorpresa:<br />

la sera, infatti, nei sette tavoli (e<br />

non uno di più) della sala affacciata<br />

su strada (tranquilli, nell’altra<br />

permane il mega-schermo<br />

per le partite, che d’ora in poi<br />

(ovvero 1890), quando bisnonna<br />

Emma dava da mangiare ai viaggiatori<br />

di passaggio sulla strada<br />

per la campagna. Oggi in cucina<br />

c’è Paolo, aiutato da mamma<br />

Pinuccia, ma i locali (ristrutturazioni<br />

a parte), l’ambiente (con un<br />

pergolato a prova di giardiniere)<br />

e soprattutto i piatti sono rimasti<br />

quelli di sempre.<br />

Primo fra tutti il risotto alla milanese,<br />

fatto come Dio comanda<br />

con midollo, brodo di manzo<br />

e gallina, zafferano e un bel<br />

saranno a numero chiusissimo),<br />

al Kirribilly si ha la possibilità di<br />

assaggiare – udite, udite – un<br />

bel bisteccone di carne di canguro<br />

(non poteva mancare), antilope,<br />

bisonte canadese, renna (e<br />

settembre è proprio la stagione<br />

giusta) e addirittura squalo, oltre<br />

ai tagli più comuni, per modo di<br />

dire, di filetto Angus argentino<br />

e Picaña brasiliano, il tutto fatto<br />

alla piastra per far capire bene<br />

il sapore che hanno e a cifre abbordabili<br />

che viaggiano dai 14 ai<br />

25 euro. Se poi avete con voi chi<br />

si impressiona, non rinunciate:<br />

dalla cucina esce un fantastico<br />

Fish & chips a 14 euro. Niente<br />

primi piatti, solo qualche verdura<br />

(grigliata, pastellata o fresca) da<br />

condire con salse britanniche<br />

o un piatto misto di formaggi<br />

sempre made in UK, da accompagnare<br />

a una selezione speciale<br />

di birre e a un pot-pourri<br />

di vini italiani e non (Sudafrica,<br />

bicchiere di Barbera, che viene<br />

servito anche “al salto” (certo è<br />

un avanzo, ma la tradizione vuole<br />

così!). Altrimenti ci sono pasta e<br />

ravioli fatti in casa o una zuppa.<br />

Tra i secondi, sul calar dell’estate<br />

impera ancora il vitel tonné, in<br />

lotta per la pole-position con il<br />

mitico polletto alla piastra: unica<br />

raccomandazione, ordinatelo ad<br />

Angelo per tempo perché richiede<br />

un’ora di cottura. Più avanti in<br />

autunno, cassoela e rustisciada<br />

con polenta diventano invece<br />

Cile, Australia e California per<br />

gradire).<br />

Alla fine si spende sui 30/35<br />

euro, in media con il caro-euro<br />

milanese, ma senz’altro provando<br />

qualcosa che dalla media ci<br />

esce alla grande.<br />

Sul lato bevereccio, per i patiti<br />

dei super-alcolici il Kirribilly ora<br />

ha inserito una carta dei cocktail<br />

più richiesti (6,50 euro l’uno), le<br />

pinte di birra costano sempre 3<br />

(media) e 5 (intera) euro, mentre<br />

per l’aperitivo, sotto il bancone-bar,<br />

è nascosto un progetto<br />

speciale, di cui i soci ancora<br />

non vogliono rivelare nulla. Che<br />

significa che per scoprirlo vi toccherà<br />

mangiare una bella bisteccona<br />

di squalo.<br />

KIRRIBILLY BEER & FOOD<br />

via Castelmorrone, 7<br />

tel. 02-70120151<br />

sempre aperto, ristorante solo<br />

la sera, chiuso domenica<br />

PERGOLA CON VISTA <strong>FUORI</strong>PORTA<br />

scelte obbligate. Si finisce con<br />

una iper-calorica panna cotta,<br />

torta Sbrisolona o gelato alla crema<br />

annegato nel Barolo Chinato.<br />

Il tutto sui 35 euro (senza vino,<br />

che in caraffa è buono e abbordabile):<br />

un’ottima scusa per trascorrere<br />

le ultime serate all’aperto.<br />

ANTICA TRATTORIA LAGHETT<br />

via Sant’Arialdo, 126<br />

loc. Chiaravalle<br />

tel. 02-5691717<br />

chiuso martedì sera e mercoledì<br />

illustrazione: Ilaria Faccioli_due mani non bastano<br />

MOUSSAKA CON NOSTALGIA<br />

Piatti e ricette dal menu greco per sentirsi ancora un po’ in quel magico mondo fatto di bianco e di blu<br />

MYKONOS<br />

02-2610209<br />

Piace sempre questo angolo di<br />

Grecia costruito sulla Martesana:<br />

siete in città ma vi sembra di non<br />

esserlo… e, quando finalmente<br />

avete parcheggiato le quattroruote<br />

e vi sedete tra le pareti intonacate<br />

(non fosse che manca il mare<br />

e che c’è qualche zanzara in più),<br />

quasi quasi provate l’ebbrezza di<br />

sentirvi ancora in vacanza. Si cena<br />

con 25 euro, se non si esagera<br />

con le bottiglie di Santorini secco<br />

o di Moscofilero della Macedonia.<br />

Sul menu ci trovate tutto quello<br />

che una tradizionale taverna greca<br />

deve avere: poker di salsine (tzatziki,<br />

taramo-melizano-tirosalata),<br />

Mezeraki (antipastone di olive,<br />

peperoni alla griglia, pomodori,<br />

involtini di acciughe) servito con<br />

bicchierino di ouzo, super-moussaka<br />

(attenzione, qui fatta con<br />

zucchine), souvlaki assortiti (due<br />

spiedini a testa, uno se di filetto) e<br />

specialità come l’insalata di polpo<br />

e imam bayildi (melanzana ripiena<br />

di verdure). Si finisce in bellezza<br />

con biscotti alle mandorle annegati<br />

nella metaxa.<br />

Via Tofane, 5<br />

Aperto solo la sera, chiuso<br />

martedì<br />

Ristorante o libreria:<br />

l’importante è imparare<br />

a spignattare<br />

Eh sì. Per molti il rientro<br />

dalle vacanze estive ha un<br />

effetto dirompente, più che<br />

il Capodanno: settembre è il<br />

momento di mettersi a dieta,<br />

di iscriversi in palestra, di fare<br />

questo e quello, ma soprattutto<br />

è il momento di dedicarsi<br />

a un corso, non importa se di<br />

“Storia del frullino e del minipimer”<br />

o di “Dialetto mongolico”,<br />

quello che conta è che sia<br />

un corso per imparare.<br />

E poiché, ultimamente, sembra<br />

che tutti passino per la<br />

dispensa (tiggi incluso), ecco<br />

che <strong>Urban</strong> vi suggerisce due<br />

simpatici modi per imparare a<br />

spignattare (cosa che nella vita,<br />

fidatevi, serve sempre).<br />

Il primo è un corso di cucina<br />

al ristorante, nella fattispecie<br />

nel nuovo locale polifunzionale<br />

impiantato all’Isola dal giovane<br />

chef Rico Guarnieri, il Teatro<br />

7 (via Civerchio, 9. Tel. 02-<br />

KALLIOPI<br />

02-58107040<br />

Da Salonicco un take away<br />

che è una garanzia. Perché è<br />

sempre lì, con i suoi sgabelli<br />

appollaiati sul Naviglio Grande.<br />

Il suo pita gyros (che ha ormai<br />

tagliato il traguardo dei 4,60<br />

euro) è un intramontabile<br />

evergreen, da ruminare nella<br />

notte seduti a bordo darsena<br />

sognando l’Egeo, con l’immancabile<br />

lattina di birra Mythos in<br />

mano. Dentro alla pita di pane<br />

untuoso navigano insieme alla<br />

carne ingredienti come cipolle,<br />

pomodori, salsina yogurtosa<br />

tzatziki e persino delle simpatiche<br />

patatine.<br />

Se, poi, avete appresso l’amico<br />

vegetariano, per lui la carne<br />

viene prontamente sostituita da<br />

formaggio feta e verdure.<br />

Se gradite, potete buttarvi su<br />

un antipastino a 3,60 euro<br />

come tiropita (sfoglia con feta),<br />

dolmadakia (riso avvolto nelle<br />

foglie di vite) o kolokithokeftedes<br />

(impronunciabili polpette<br />

di zucchine) e, per finire, un<br />

classico yogurt greco con miele<br />

e noci.<br />

Ripa di Porta Ticinese, 13<br />

Sempre aperto<br />

69900702). Qui si mangia con<br />

vista sulla cucina a pranzo e a<br />

cena, a base di piatti semplici<br />

ma deliziosi e con un buon rapporto<br />

qualità prezzo (12 euro<br />

ESPERIDES<br />

02-26143634<br />

Una squadra di donne di<br />

Ioanninon nell’Epiro, capeggiate<br />

dalla signora Anastasia, vi accoglie<br />

nelle due sale più ingresso<br />

bianche e blu di questa ristogyrosteria<br />

doubleface unica in<br />

città. Il gyros di carne qui, infatti,<br />

ve lo portate a casa per 3,50<br />

euro oppure, con 8,50 euro,<br />

ve lo mangiate su un piatto in<br />

dose doppia mettendo le gambe<br />

sotto il tavolo. Un menu potente,<br />

con iper-classici come moussaka<br />

di melanzane e la novità<br />

fresca fresca del pesce: souvlaki<br />

di gamberi e calamari, garides<br />

iouvetsaki (gamberi al forno con<br />

feta) e un difficilissimo kalamara<br />

tiganita (calamari fritti). Sedici<br />

etichette di vino greco, birra,<br />

ouzo, metaxa, tsipouro (grappa<br />

tipo raki) e triandofilo (liquore alle<br />

rose) così, quando c’è musica<br />

dal vivo (una volta al mese, info<br />

su www.esperides.it), l’alcol fa<br />

muovere le gambe e tutti ballano<br />

il sirtaki. Piatti di carne sugli 8<br />

euro, di pesce sui 10/12: regolatevi<br />

voi sul bere…<br />

Via Lulli, 28/b ang. via<br />

Porpora<br />

Chiuso lunedì<br />

a mezzogiorno, 30 a cena); ma<br />

soprattutto si frequentano i<br />

corsi di cucina di Rico e compagni,<br />

con lezioni a tema (dal<br />

13 settembre, in successione,<br />

MYTHOS<br />

02-29001851<br />

Sottotitolato “Sapori<br />

Mediterranei” ma greco di<br />

Atene al 100 per cento con<br />

tanto di cerchi olimpici fotografati<br />

sulla parete di fondo,<br />

Mythos è un allegro localino<br />

con cucina a vista dai colori pastello<br />

a due passi dal Cimitero<br />

monumentale.<br />

Alle griglie il suo boss<br />

Alessandro, un greco dai capelli<br />

bianchi, un po’ schivo,<br />

ma sorridente, che cura personalmente<br />

la ricerca degli<br />

ingredienti, molti dei quali (pita<br />

per prima) arrivano direttamente<br />

dall’Egeo. Il gyros pita di<br />

maiale con pomodoro, cipolla<br />

e tzatziki costa 3,50 euro, ma<br />

se lo mangiate sul posto arriva<br />

su piatto ovale con patate fritte<br />

(quelle vere), insalata e salsa<br />

di yogurt (il tutto a 9 euro, ma<br />

vi riempie). Il pasto si completa<br />

con una birra ghiacciata<br />

Marathon o con un densissimo<br />

yogurt guarnito da amarene<br />

e frutta fresca. Questa volta ci<br />

sbilanciamo: il gyros più mitico<br />

della città.<br />

Via Quadrio, 23<br />

Chiuso lunedì<br />

TE LA LEGGI E TE LA CUOCI<br />

erbe aromatiche, tè e caffè,<br />

farine e grani, per esempio) che<br />

si svolgono il martedì. Ciascuna<br />

ammonta dai 30 ai 50 euro,<br />

ma la didattica costa e poi vi<br />

sedete a tavola e assaporate i<br />

risultati.<br />

Il secondo modo è un corso di<br />

cucina fai-da-te, per il quale ci<br />

si avvale, oltre che della batteria<br />

di pentole, di una nuova collana<br />

di libri edita dai Magazzini<br />

Salani (Luigi Spagnol – Niccolò<br />

Barbiero, Corso di Cucina: la<br />

Pasta). Prendiamo per esempio<br />

il primo uscito, quello sulla pasta:<br />

in nove lezioni i due autori<br />

(dei quali il risvolto di copertina<br />

dice solo che mangiano<br />

spesso l’uno a casa dell’altro)<br />

vi accompagnano passo a<br />

passo dalla preparazione di un<br />

banale piatto di maccheroncini<br />

in bianco ai 22 passaggi per<br />

cimentarsi in un Timballo di<br />

bucatini alla Flammand, con<br />

trucchi e segreti per stupire<br />

anche chi non vi avrebbe mai<br />

dato una lira come chef…<br />

Una sfida davvero all’ultimo<br />

coltello!<br />

ROSSO&BIANCO<br />

Alt! Fermatevi in<br />

Dogana<br />

Ve li ricordate? Totò e soci<br />

stavano alle colonne di San<br />

Lorenzo e la loro Dogana<br />

Golosa, inaugurata nel 2003,<br />

aveva raccolto un bel numero<br />

di adepti. Dallo scorso giugno<br />

hanno traslocato baracca<br />

e burattini in una traversa<br />

della Stazione Centrale (certo,<br />

meno trendy ma assai<br />

più parcheggevole). Totò è<br />

rimasto, così pure i soffitti a<br />

volta in mattoni a vista, gli<br />

scaffali pieni di enogastroguide,<br />

le vetrinette con i ferri del<br />

mestiere (bicchieri, cavatappi<br />

e dintorni) e il bancone di<br />

legno su cui spesso troneggia<br />

un bel prosciuttone stretto<br />

nella sua morsa; di nuovo c’è<br />

un mega-trompe-l’oeil che<br />

raffigura (banale ma a tema)<br />

una cantina. Circa 320 le<br />

etichette a disposizione, per<br />

la stragrande maggioranza<br />

di casa nostra, con eccezione<br />

per qualche bottiglia francese<br />

e spagnola; tutto il resto<br />

ciccia, perché – sentenzia<br />

Totò senza mezzi termini<br />

– “questi vini costruiti ci<br />

hanno proprio rotto le palle!”.<br />

Tutto fumo e niente uva,<br />

insomma… Qui in Dogana al<br />

calice si beve quasi tutto con<br />

partenza da 2 euro fino ai<br />

15 di un Barolone del 1997<br />

e la premiata carta dei vini<br />

sembra un vocabolario che<br />

dall’Aglianico arriva fino allo<br />

Zinfandel. Aggiungeteci vini<br />

dolci, bollicine e pure le magnum<br />

dei vini, e soprattutto<br />

un invitante menu dove i<br />

piatti più gettonati sono zuppa<br />

di cipolle e controfiletto di<br />

manzo alle fave di cacao. La<br />

buona notizia è che spenderete<br />

sui 30/35 euro, quella<br />

meno buona è che siete in un<br />

interrato senza finestre. Ma<br />

pazienza.<br />

DOGANA GOLOSA<br />

via Gasparotto, 3<br />

tel. 02-66711051<br />

chiuso domenica e sabato<br />

a pranzo<br />

URBAN 69


PRIMA&DOPO<br />

FRIENDS<br />

06-6861416<br />

Legno, acciaio e una bella illuminazione<br />

intorno al bancone<br />

non vi distolgano da una serie<br />

di cocktail da lode. Il Friend’s<br />

Frozen, per esempio, con gelato<br />

home made. Già, perché qui la<br />

qualità si sente anche negli assaggi:<br />

caponatina di melanzane,<br />

farrotto con verdure e addirittura<br />

una tempura più che espressa,<br />

da un menu di appetizer a parte.<br />

Non per niente, Friends è il locale<br />

che ha importato gli aperitivi<br />

nella capitale e ancora fa scuola.<br />

Fermatevi anche a cena perché<br />

le premesse ci sono tutte.<br />

Via della Scrofa, 60<br />

Sempre aperto<br />

SOCIÉTÉ LUTÈCE<br />

06-68301472<br />

Dilaga sulla bella piazzetta la<br />

simpatia di questo localino nato<br />

esclusivamente per aperitivi<br />

fino a notte fonda. Tre ambienti<br />

grandi come le stanze di casa,<br />

arredi che sembrano volutamente<br />

rimediati, poltroncine, tavolini<br />

dagli anni ’50 ai ’70 e nella saletta,<br />

che fa pensare a un tinello<br />

neorealista, il tavolo con le cose<br />

buone: quattro paste per sera,<br />

il cous cous, le verdure grigliate,<br />

salse allo yogurt, sesamo e<br />

così via. Fantastico! Si beve e si<br />

mangia, anche solo con 2 euro<br />

e mezzo! E in Trastevere, dagli<br />

stessi poliedrici soci, è appena<br />

arrivato anche Freni e Frizioni (in<br />

via del Politeama 4).<br />

Piazza di Montevecchio, 17<br />

Sempre aperto<br />

LA BOTTEGA DEL CAFFÈ<br />

06-4815871<br />

Più che altro un salotto allargato<br />

sulla piazza, in un mélange di<br />

umanità varia suadente e rilassato.<br />

Mai quanto ai tavolini della<br />

Bottega, però, dove vi passano<br />

davanti aperitivi accompagnati<br />

da spiedini di frutta, bruschette e<br />

altre amenità. All’interno, volte a<br />

mattoncini, grandi tubi in acciaio<br />

e un bancone con tanti sfizi.<br />

Piazza Madonna dei Monti, 5<br />

Sempre aperto<br />

MANGIARE & BERE | ROMA<br />

DI LAURA RUGGIERI<br />

<strong>IN</strong> UNA TAZZA DI TÈ, TUTTA<br />

LA C<strong>IN</strong>A CHE NON TI ASPETTI<br />

Tè ma non solo,<br />

direttamente dalla<br />

Grande Muraglia<br />

Di questi tempi non c’è paese<br />

al mondo più della Cina che<br />

incuriosisca, scateni passioni,<br />

ribalti soprattutto idee e preconcetti.<br />

Non c’è locale più di<br />

Green T che capovolga una certa<br />

idea della Cina, che più o meno<br />

tutti e più o meno fino a ieri<br />

avevamo. Tanto più a tavola… e<br />

allora andiamo a scoprire l’intrigante<br />

spazio dalle tante funzioni,<br />

avvolto da un’aria di fascino<br />

sottile, da una luce d’oriente, la<br />

grazia dei gesti, la morbidezza<br />

dei suoni, l’armonia dei profumi<br />

e l’incanto dei sapori. Una casa<br />

di delizie dagli occhi a mandorla,<br />

che però guarda anche oltre<br />

l’oriente.<br />

“Mangiare, bere, vestire, sognare…”<br />

è il logo del locale, dove T<br />

sta per tè, una elegante Casa da<br />

Tè, dove si possono degustare<br />

rare qualità del salutare oro verde.<br />

Nel pomeriggio i tè vengono<br />

serviti insieme a una selezione<br />

di biscotti, mentre alla carta si<br />

possono ordinare a parte spuntini<br />

dolci e salati preparati dallo<br />

chef, i “Dim sum” in cantonese,<br />

“Dian xin” in cinese mandarino.<br />

Per sua natura una Casa da Tè<br />

è anche musica, letteratura,<br />

arte, dialogo e in questo caso<br />

una cucina cinese declinata<br />

esclusivamente per gourmet, tra<br />

citazioni, rivisitazioni, contaminazioni<br />

di intensa suggestione.<br />

Piaceri e sapori dell’alta cucina<br />

orientale, spaziando tra ben<br />

sette tipi di cucine di regioni<br />

diverse.<br />

E così, quando arrivano in tavola<br />

piatti fatti anche di giochi<br />

Assaggio e massaggio in un<br />

colpo solo: è il binomio vincente<br />

del Wai Thai, il primo relaxing<br />

and massage lounge bar della<br />

capitale ideato da Valentina<br />

Sorangelo al rientro da un lungo<br />

viaggio in Thailandia. Atmosfera<br />

cromatici e armonie di forme, si<br />

rimane sorpresi e intrigati, così<br />

come dai sapori nuovi e concettualmente<br />

suggestivi, in un ambiente<br />

speciale e di atmosfera,<br />

simile a quella che si respira oggi<br />

nell’elegante e modernissima<br />

Shanghai.<br />

distesa, manco a dirlo, musica<br />

chill-out selezionata dal dj<br />

Francesco Fichera, toni e ritmi<br />

etnici, profumi speziati, oli aromatici,<br />

e non solo nel piatto…<br />

Tartine, finger food, verdurine in<br />

agrodolce, insalate di riso thai<br />

e frutti esotici, spiedini di pollo<br />

al curry verde, involtini, tagliate<br />

di frutta, bocconcini misti e poi<br />

tante tisane profumate, centrifughe<br />

preparate al momento,<br />

cocktail aromatici e speziati di<br />

Come la spirale verticale di una<br />

fumante coppa di tè, il Green<br />

T è su quattro livelli: piccoli<br />

ambienti (40 tavoli in tutto),<br />

quasi incastonati l’uno sull’altro,<br />

come scatole cinesi, appunto.<br />

Cambiano magari i colori, i leggeri<br />

arredi antichi, i bellissimi<br />

tradizione orientale ma anche<br />

robusti vini italiani. Il tutto, però,<br />

mentre adorabili e dolcissimi<br />

esperti del massaggio vi coccolano<br />

da capo a piedi, è il caso<br />

di dirlo, al centro della sala, a<br />

vista. Sdraiati su comodissime<br />

long chair potete scegliere di<br />

entrare in un mondo di benessere<br />

anche solo per 20 minuti,<br />

e alla modica cifra di 15 euro.<br />

Per calarvi in una sensazione di<br />

vaga spiritualità di casa nostra<br />

divani in seta per l’oppio. Ed è<br />

magico il minuscolo giardino<br />

segreto dove degustare tranquillamente<br />

i tè più pregiati, dal<br />

salutare tè verde, all’aromatico<br />

Oolong, all’energetico tè nero.<br />

Struttura e distribuzione degli<br />

spazi naturalmente seguono i<br />

dettami del Feng Shui, l’antica<br />

arte cinese dell’architettura<br />

naturale. È forse per questo che<br />

l’atmosfera che vi si respira è<br />

particolare e l’attività principale<br />

sembra quella del contemplare<br />

una qualche idea di bellezza.<br />

Sempre che questa sia un’attività<br />

che ci si possa permettere…<br />

Per circa 45 euro in ogni caso<br />

permettetevi la cena, spaziando<br />

dalla Gran selezione di crudi<br />

di giornata (tonno, salmone,<br />

mezzancolle, ostriche, a 20<br />

euro) alle zuppe (di anatra, di<br />

tartaruga, all’orientale, tra i<br />

6,50 e i 12 euro) ai piatti solo<br />

su prenotazione, come il Maiale<br />

del Grande Timoniere (piatto<br />

preferito da Mao Tze Tung) o<br />

il prelibatissimo Granchio allo<br />

zenzero (ma qui il prezzo sale:<br />

siamo sui 30 euro). Altrimenti<br />

fermatevi nella boutique con<br />

capi unici di abbigliamento realizzati<br />

appositamente, tessuti<br />

pregiati, scarpe artigianali magari<br />

in seta, accessori, ma anche<br />

tazze, teiere, componenti di<br />

arredo, antiquariato, libri, cd. O<br />

approfittate di presentazioni di<br />

libri, corsi di cucina, calligrafia,<br />

lingua e cultura cinese, mostre,<br />

concerti e ovviamente dell’organizzazione<br />

di viaggi. In Cina,<br />

s’intende.<br />

GREEN T<br />

via di Pié di Marmo, 28<br />

tel. 06-6798628<br />

chiuso lunedì<br />

MASSAGGIO CON COMPANATICO<br />

A tutto thai: dalla<br />

cucina al benessere, le<br />

mille risorse della Terra<br />

del Sorriso<br />

ci sono il massaggio della Pace,<br />

quello dell’Energia, l’Antistress<br />

oppure il più promettente, quello<br />

dell’Armonia. Ormai immersi<br />

nella Terra del Sorriso, sarà dura<br />

risalire quelle scale che vi riportano<br />

nel delirio cittadino del<br />

quartiere Prati.<br />

WAI THAI<br />

via Fabio Massimo, 113<br />

tel. 06-3231005<br />

chiuso lunedì<br />

ADESSO MANGIA CHE TI TAPAS<br />

“Contaminati” o filologici, semplici o rinforzati: il dove, come e quando degli assaggini più spagnoli che ci siano<br />

<strong>IN</strong> CUC<strong>IN</strong>A CI VUOLE MALIZIA<br />

Nel locale ispirato all’Allende, tra salmone marinato al tè verde e palle gelide ai lamponi, si sente l’arte dello chef<br />

Non sarà l’habanera di gamberi<br />

o l’insalata delle odalische<br />

e neppure un cesto di ciliegie<br />

civettuole a farvi tornare, anche<br />

se i proprietari rivelano che,<br />

se non sono state le ricette di<br />

Isabel Allende a ispirarli, del<br />

suo libro però hanno fatto tesoro.<br />

E così, l’idea della cucinatempio<br />

del piacere dei sensi li<br />

ha guidati intanto nella scelta<br />

di uno chef versatile e creativo,<br />

poi in quella di una carta tutta<br />

giocata su colori, profumi, contrasti.<br />

Un locale che, forse, però<br />

meriterebbe arredi e atmosfera<br />

più giocosi per una serata<br />

leggera e divertita, condita di<br />

ironia, senza prendersi troppo<br />

sul serio. Il piacere comunque<br />

è assicurato, garantisce lo chef<br />

Emiliano Malizia. L’avranno<br />

mica scelto per il cognome?<br />

No, è anche bravo e con un<br />

curriculum piuttosto corposo<br />

per i suoi 26 anni. Guidato,<br />

almeno ai nastri di partenza,<br />

da Alessandro Circiello, solo un<br />

anno di più, ormai un professionista<br />

per quanto riguarda lo<br />

start up gastronomico di molti<br />

locali della capitale. In sala,<br />

Emiliano De Angelis, anni 28,<br />

proprietario con papà e mamma,<br />

che i libri della Allende li<br />

divora. Ai tavoli ci si diletta tra<br />

consistenze soffici e croccanti,<br />

gusti dolce amaro, sensazioni<br />

caldo freddo, temperature abbinate,<br />

giochi di geometrie, in<br />

un’escalation di contrasti che<br />

soddisfano e dilettano anche<br />

lo sguardo. Tra premesse e<br />

promesse, ecco sfilare una tentazione<br />

di salmone marinato al<br />

tè verde con finocchi croccanti<br />

e il suo caviale, o una spuma<br />

tiepida al parmigiano, un flan<br />

di pecorino che è una piccola<br />

piramide morbida e appena<br />

pungente al gusto. E poi un<br />

millefoglie tenero di pasta o<br />

un filetto di tonno con semi di<br />

mostarda e friabilità di pane.<br />

Senza più inibizioni, ormai, concedetevi<br />

anche una sfera gelida<br />

ai lamponi con interno liquido<br />

al frutto della passione. Il resto<br />

andrà da sé…<br />

AFRODITA<br />

via dei Ciancaleoni, 31<br />

tel. 06-4742265<br />

chiuso domenica<br />

Qui il bicchiere è<br />

sempre mezzo pieno<br />

70 URBAN URBAN 71<br />

PAN DIV<strong>IN</strong>O<br />

Paninoteca e tapas: connubio<br />

interessante soprattutto se lo si<br />

scopre per caso in un vicoletto<br />

della Roma storica. A due passi<br />

da Campo de’ Fiori è dura trovare<br />

posto a sedere un po’ ovunque:<br />

qui vi sedete al massimo<br />

su sgabelloni improbabili, però<br />

davanti a voi sfilano salami, prosciutti,<br />

caci di ogni tipo e ancora<br />

sott’oli, di quelli da paese. Il pane<br />

ve lo scegliete e il panino o la<br />

bruschettona diventano insolito<br />

mix tra sapori locali, appunto, e<br />

il gusto iberico che ci gusta mucho.<br />

Insomma le tapas con pane<br />

casareccio, magari sfornato ai<br />

Castelli, c’intrigano, soprattutto<br />

se la taperia sembra quasi una<br />

fraschetta... Per 3 euro e mezzo,<br />

scegliete tra circa 50 tipi di tapas<br />

tostate al forno o se andare sugli<br />

imbottitissimi panini. Potete<br />

sfamarvi fino alle 4 del mattino,<br />

chiacchierando con Giuseppe,<br />

che poi è anche molto simpatico!<br />

Via del Paradiso, 39<br />

Chiuso lunedì<br />

TOROS Y TAPAS<br />

06-44290351<br />

Qui teoricamente giochiamo in<br />

casa: proprietà madrilena, cuoco<br />

pure, o almeno iberico, ambiente<br />

e arredi idem (manco a dirlo),<br />

menu totalmente tapas oriented,<br />

a parte due o tre tipi di paella e<br />

qualche piatto più consistente.<br />

Eppure a noi l’assaggio-degustazioni<br />

di tapas non ha entusiasmato,<br />

anche se la scelta è così<br />

ampia che si può sempre tornare<br />

e provare ancora e l’ambiente<br />

decisamente carino. Mattonello<br />

di Toledo e cotto spagnolo, molto<br />

azzurro in giro, poster e quadri<br />

di colore e folklore andaluso<br />

e una bella lista di piattini che<br />

incuriosiscono. Andate subito<br />

sul bel patanegra a vista oppure<br />

sui gambas cucinati in tanti modi,<br />

alici fritte all’andalusa, lomo<br />

marinato e così via, senza lasciare<br />

la tavola se non avete provato<br />

la regina di Valencia che Pilar<br />

Hernando vi garantisce come<br />

una tra le migliori paella.<br />

Via Nomentana, 79<br />

Chiuso lunedì<br />

TAPA LOCA<br />

06-6832266<br />

“Restaurante bar de Tapas”<br />

recita l’insegna, che rischia di<br />

passare inosservata nella caciara<br />

di una delle strade più deturpate<br />

intorno a piazza Navona, tra<br />

orribili gelaterie e creperie, pizze<br />

al taglio spalmate di Nutella<br />

e maionese e altri orrori vari a<br />

uso esclusivo dei turisti. Eppure<br />

questo localino non è male:<br />

tanto legno, anche qui tante<br />

azulejos, tori e corride nelle iconografie<br />

più consuete, specchi<br />

e tavolacci di legno a fare aria<br />

di taverna. Tante tortilla e mica<br />

male la paella vegetariana. E poi<br />

un fuoco di fila di assaggi che<br />

incuriosiscono: pimientos del<br />

piquillo, che poi altro non sono<br />

che peperoni ripieni, l’estofado<br />

de buey cucinato come si fa a<br />

Pamplona, i calamares rellenos.<br />

Buono il jamon serrano e le<br />

patatas bravas. Se già vi piace<br />

la crema catalana, qui provate la<br />

natilla alla cannella.<br />

Via di Tor Millina, 5<br />

Sempre aperto<br />

EL ABANICO<br />

06-8553336<br />

Le guide recitano che è l’unico,<br />

autentico bar de tapas a Roma.<br />

Arredi, mobilio e il cuoco, Esos<br />

di nome, arrivati da Siviglia<br />

fanno respirare una certa aria<br />

autentica e in qualche modo<br />

fanno sembrare di stare sul posto.<br />

Per pranzo meglio evitare<br />

il Sangre de toro, che è una potenza,<br />

ma limitarsi a una buonissima<br />

sangria. In menu tapas<br />

frias e calientes: jamon iberico,<br />

patanegra e serrano, choriso<br />

di Salamanca e poi i mariscos,<br />

polpo all’aglio, polpo alla galega<br />

bollito e servito su un<br />

tagliere spruzzato di paprika, il<br />

queso manchego, l’empanada<br />

di tonno, il solomillo al brandy.<br />

Una specialità la paella nigra,<br />

al nero di seppia, o la paella fideua<br />

che invece del riso è fatta<br />

con una pasta speciale tipo vermicelli.<br />

Per chi vuole contenere<br />

al massimo i costi, tortillas di<br />

patate o cipolle...<br />

Corso Trieste, 150/b<br />

Sempre aperto<br />

illustrazione: Ilaria Faccioli_due mani non bastano<br />

ROSSO&BIANCO<br />

Se non vi spaventa la parentela<br />

col dirimpettaio,<br />

L’Altro Mastai, ristorante<br />

gourmet sempre più in<br />

ascesa, anche come prezzi<br />

– ahinoi – (anzi, magari<br />

una volta fate una follia<br />

e prenotate un tavolo da<br />

Fabio Baldassarre, giovanissimo<br />

genietto dei<br />

sapori italici distillati in<br />

composizioni di squisita<br />

armonia), fermatevi a bere<br />

e non solo al bicchiere. Le<br />

tante bottiglie intorno a<br />

voi, lo scorcio sulla cantina<br />

che s’intravede dai tavoli<br />

in marmo e ferro battuto,<br />

il cotto a terra, i quadri da<br />

alcune gallerie metropolitane<br />

alle pareti, le luci studiate<br />

in abbinamento con le<br />

candele, ne fanno un wine<br />

bar vagamente ricercato,<br />

insomma da serata in cui al<br />

vino volete prestare molte<br />

attenzioni. Non per niente<br />

la cantina conta circa mille<br />

etichette che ruotano ogni<br />

mese. Per chi non vuole<br />

stappare una bottiglia, in<br />

mescita ogni giorno spaziate<br />

tra almeno 15 esemplari<br />

di bianchi e rossi di tutto<br />

rispetto, più le bollicine.<br />

Non da meno la lista dei<br />

salumi e formaggi dop, tipo<br />

il prosciutto di Sant’Ilario e<br />

il salame di Campagnano.<br />

Tra i formaggi, quelli delle<br />

Langhe, quello delle vacche<br />

rosse, stagionato ben 12<br />

mesi, o il provolone del<br />

Monaco. E quando l’estate<br />

è veramente e tristemente<br />

finita, ordinate una zuppa:<br />

buonissima quella di patate<br />

e porri.<br />

IL BICCHIERE DI MASTAI<br />

tel. 06-68192228<br />

via dei Banchi Nuovi, 52<br />

chiuso lunedì


PRIMA&DOPO<br />

KM. 5<br />

011-4310032<br />

In pieno quadrilatero, con un<br />

piacevole dehor lungo via San<br />

Domenico, è sempre molto frequentato,<br />

soprattutto martedì<br />

e venerdì. È infatti in queste<br />

serate che il locale tiene fede<br />

alla sua denominazione iberica,<br />

offrendo paella e una serie di<br />

assaggi di pesce, accanto a<br />

classici cocktail, birra o vino.<br />

Assidua la frequentazione anche<br />

per il dopo cena e oltre. La<br />

buona musica non manca fino<br />

alle ore piccole: chiusura alle 4.<br />

Via San Domenico, 14/16<br />

Chiuso domenica<br />

TABERNA LIBRARIA<br />

011-836515<br />

Locale a forte rischio di tentazioni:<br />

si entra per bere un aperitivo<br />

e si esce carichi di libri,<br />

utensili da cucina e golosità. Si<br />

sceglie tra bollicine di diversa<br />

nobiltà, ma indubbia qualità,<br />

sette o otto bianchi e altrettanti<br />

rossi. Vi può anche capitare<br />

un “grande” vino scaraffato e<br />

offerto a bicchiere (a 5/6 euro,<br />

mentre la normalità sta intorno<br />

ai 3,50). Il tutto da accompagnare<br />

con salumi e formaggi<br />

tipici. A questo punto, se vi<br />

distraete e buttate un occhio<br />

su tutto il bendidio esposto,<br />

siete finiti.<br />

Via Bogino, 5<br />

Chiuso domenica<br />

CHEZ GABY<br />

011-8172207<br />

Gaby è un pub con una carta<br />

dei vini da far invidia a tante<br />

pseudo-vinerie e ristoranti,<br />

con etichette insolite e grande<br />

attenzione ai vitigni inconsueti<br />

(una bella moda!). E poi, nulla<br />

vieta di bere pure una buona<br />

birra, magari una weizen o una<br />

rossa, per stuzzicare l’appetito.<br />

Al resto penseranno formaggi e<br />

salumi (anche qui, non banali) e<br />

quello che chiamano “pane fritto”<br />

(che sarebbero, poi, gnocchetti<br />

di pane soffici e caldi).<br />

Via Santa Croce, 2<br />

Chiuso lunedì<br />

72 URBAN<br />

MANGIARE & BERE | TOR<strong>IN</strong>O<br />

Tra una picanha al sale<br />

grosso e una porzione<br />

di feijoada, il Piemonte<br />

si tinge di verde-oro<br />

Non c’è dubbio!<br />

Nell’immaginario collettivo<br />

dell’italiano medio, sportivo<br />

da poltrona, nominare Brasile<br />

e Argentina porta subito alla<br />

memoria grandi prodezze “pedatorie”:<br />

da Di Stefano a Pelè,<br />

passando per Falcao e Sivori e<br />

arrivando ai due “sgorbi divini”,<br />

Maradona e Garrincha, dimostrazione<br />

definitiva che per essere<br />

dei del calcio, se l’intelligenza<br />

non serve, anche il fisico non è<br />

fondamentale. In verità a Torino,<br />

come in molte altre città, la sede<br />

di questo immaginifico derby si<br />

sposta, sempre più frequentemente,<br />

su palcoscenici più appetitosi:<br />

quelli della ristorazione.<br />

Buenos Aires ha trovato la sua<br />

consacrazione in due locali,<br />

caratterizzati dalla buona carne<br />

bovina e dalla magia del tango,<br />

aperti nei mesi scorsi: il Pasion, in<br />

via Silvio Pellico 2/bis, e il Volver,<br />

al numero 7/c di via Botero. Ma<br />

proprio a poche centinaia di metri<br />

da quest’ultimo ecco, dal mese<br />

scorso, la risposta verde-oro: il<br />

ristorante del Caffè Norman apre<br />

con la cuoca Margarida Ferreira<br />

una churrascaria brasiliana. E,<br />

se gli arredi di classico stile subalpino<br />

del ristorante non sembrano<br />

in stile con l’impostazione<br />

“carioca”, la proposta del menu<br />

calca la mano, ancor più provocatoriamente,<br />

sulla fusion. Si parte,<br />

infatti, a sorpresa, con una gran<br />

quantità di piatti classici di antipasti<br />

piemontesi: vitello tonnato,<br />

acciughe al verde, lardo, salame<br />

crudo, tomini elettrici, tomini al<br />

verde. È necessario, però, non<br />

esagerare, perché le specialità del<br />

locale devono ancora arrivare:<br />

in pochi minuti si balza al di là<br />

dell’Oceano Atlantico e arriva il<br />

DI BRUNO BOVERI E LEO RIESER<br />

TRA BRASILE E ARGENT<strong>IN</strong>A<br />

IL VERO DERBY È <strong>IN</strong> CUC<strong>IN</strong>A<br />

riso al vapore con la tradizionale<br />

feijoada di fagioli neri, carne e<br />

peperoni e si dà finalmente inizio<br />

allo spettacolo del rodizio.<br />

I camerieri brasiliani cominciano a<br />

portare i classici spadoni, con cui<br />

con perizia affettano nel piatto<br />

di ogni commensale in rapida<br />

sequenza: tacchino avvolto nel<br />

lardo, pollo, “maminha” di vitello,<br />

costine di maiale, la “picanha” al<br />

sale grosso, il filetto di maiale,<br />

il prosciutto alla griglia e, per<br />

i più coraggiosi, il “coraçao de<br />

galinha” (cuore di pollo). Se<br />

proprio nella vostra compagnia<br />

qualcuno non fosse carnivoro<br />

(ma, certo avrebbe scelto il locale<br />

sbagliato!), Margarida è in grado,<br />

comunque, di proporvi un bel<br />

piattone di verdure di stagione<br />

grigliate. Ancora da mettere a<br />

punto i dessert (ottimi i gelati,<br />

comunque) e la carta dei vini: ma<br />

fiumi di buona birra e una caipirinha<br />

o una cachaca ghiacciata<br />

vi permetteranno di non soffrire<br />

troppo per la carenza di grandi<br />

etichette. Il costo della cena<br />

(bevande escluse) è di 25 euro<br />

a testa.<br />

RISTORANTE NORMAN<br />

via Pietro Micca, 22<br />

tel. 011-540854<br />

aperto solo la sera, chiuso<br />

lunedì<br />

ENOPELLEGR<strong>IN</strong>AGGIO DI STAGIONE<br />

Le cantine hanno sempre il loro fascino, ma anche intown non mancano le occasioni per stappare come si deve<br />

SOTTO LA LUNA<br />

011-3293415<br />

Nel cuore del popolare quartiere<br />

di Santa Rita, Fabrizio gestisce<br />

questa graziosa “trattoria con<br />

enoteca” da oltre dieci anni. Una<br />

carta dalle poche proposte, ma in<br />

continua rotazione, che prevede<br />

un antipasto piemontese, uno<br />

vegetariano, pasta fresca fatta in<br />

casa, arrosto, spiedino di salsiccia<br />

all’arneis, una valida selezione di<br />

formaggi e, per finire, torte casalinghe<br />

(di nocciole oppure di mele)<br />

o affogato al Brachetto. Carta<br />

dei vini di circa 120 etichette, con<br />

ricarichi molto ragionevoli. Conto<br />

assai corretto che difficilmente<br />

supera i 20/22 euro, da qui il<br />

meritato successo tra i giovani.<br />

Via Caprera, 54/a<br />

Aperto solo la sera, chiuso<br />

domenica<br />

BABETTE<br />

011-547882<br />

Bel locale, nel centro di Torino,<br />

a due passi da piazza San Carlo,<br />

sale e salette su piani diversi e<br />

un’architettura decisamente particolare.<br />

A evidenziare la vocazione<br />

“vinicola”, la splendida cantina a<br />

vista, una vera e propria torre con<br />

6mila bottiglie di oltre 900 etichette,<br />

con veramente tutto il meglio<br />

che la vostra fantasia possa<br />

suggerire. Ma in cucina non sono<br />

da meno: lo chef Ivan Accorsi<br />

prepara, con cura e fantasia, delizie<br />

come il Carpaccio di lingua<br />

di vitello con gelatina alle pesche<br />

di vigna. Tre menu degustazione<br />

(vegetariano, a base di carne e a<br />

base di pesce) tra 30 e 50 euro.<br />

Via Alfieri, 16/F<br />

Chiuso sabato a mezzogiorno<br />

e domenica<br />

TRE GALLI<br />

011-5216027<br />

È il fratello della storica trattoria<br />

(ora ristorante) Tre Galline due<br />

vie più in là. La proprietà è la<br />

medesima per entrambe e si<br />

nota. Il progetto si è fermato qui,<br />

niente Tre Pulcini (magari sorbetteria,<br />

non certo Kindergarten<br />

alcolico). Nato come enoteca/vineria,<br />

ha poi ampliato l’offerta<br />

gastronomica, sempre basata<br />

sulla cucina della tradizione e i<br />

prodotti di territorio (per capirci,<br />

dalle mitiche “acciughe al verde”<br />

a eccellenti affettati e formaggi<br />

d’alpeggio). Carta dei vini ampia,<br />

interessante, evidente frutto di<br />

studi attenti e ricerche anche<br />

insolite. Menu tipo intorno ai<br />

28/30 euro.<br />

Via Sant’Agostino, 25<br />

Chiuso domenica<br />

illustrazione: Ilaria Faccioli_due mani non bastano<br />

V<strong>IN</strong>ERIA AL SORIJ<br />

011-835667<br />

Dal 1998 questa è una meta<br />

sicura per chi vuole bere qualche<br />

buona bottiglia, accompagnata<br />

da altrettanto buoni piatti.<br />

Siamo ben oltre le 500 etichette,<br />

soprattutto nazionali, con possibilità<br />

di sbizzarrirsi e fare qualche<br />

piacevole scoperta. Stesso<br />

discorso per la bella scelta di<br />

grappe e distillati di pregio con<br />

cui chiudere degnamente.<br />

Di solito, in locali analoghi, c’è la<br />

tendenza a considerare la cucina<br />

solo un’ancella del vino. Qui non<br />

è così. Piatti rustici, tradizionali,<br />

ma fatti come Dio comanda e<br />

anche di più. Da tornarci, anche<br />

per bere. Spesa contenuta<br />

(18/25 euro).<br />

Via Matteo Pescatore, 10/C<br />

Chiuso domenica


MANGIARE & BERE | VENETO<br />

PER I CAPRICCI DI GIORNATA<br />

CI SONO I RICCI DEI PILOTI<br />

Ostriche, sardoni in<br />

saòr, carpacci a piacere:<br />

sapore di mare a due<br />

passi dall’Adige<br />

VERONA<br />

Ai piloti<br />

In uno dei più antichi e storici<br />

quartieri di Verona, di fianco<br />

alla piazza dove troneggia San<br />

Zeno, ha aperto i battenti da appena<br />

due mesi una trattoria che<br />

prende il nome dai due pilastri<br />

secolari, detti “piloti” in dialetto<br />

veronese, collocati proprio davanti<br />

all’ingresso.<br />

L’ambiente è quello tipico, caldo<br />

e avvolgente delle osterie venete,<br />

con bancone, tavoli e sedie in<br />

legno massiccio, che però, oltre<br />

alle due sale interne, riserva una<br />

piacevole sorpresa: un ampio<br />

cortile racchiuso tra antiche<br />

mura. Nel locale, aperto sia a<br />

pranzo sia a cena, ci si può ritrovare<br />

già per l’aperitivo: un buon<br />

bicchiere di Gambellara (1 euro)<br />

accompagnato da qualche spuntino<br />

di tradizione veneziana, come<br />

i polpi, la frittura mista e le<br />

polpette di pesce; oppure, per i<br />

più sfiziosi, un calice di champagne<br />

con ostriche o ricci di giornata.<br />

Con 5 euro, comunque, si<br />

placano più che dignitosamente<br />

i primi morsi della fame.<br />

Ma proseguiamo. Il proprietario,<br />

coadiuvato da un collaboratore<br />

con una ricca esperienza di ristorazione<br />

alle spalle, ha optato per<br />

un menu a base di otto portate<br />

di pesce, compatibilmente con<br />

quello che offre di giorno in<br />

giorno il mercato. Oltre ai piatti<br />

consueti come l’insalata di mare,<br />

la m’pepata de cozze e vongole,<br />

gli spaghetti allo scoglio serviti<br />

al cartoccio o i vari branzini,<br />

cotti semplicemente al forno con<br />

l’aggiunta di un filo d’olio crudo<br />

e rosmarino per i più attenti alla<br />

linea, i carpacci di tonno e spada<br />

o il rombo con patate, lo chef<br />

Alberto, veneto doc, propone,<br />

sempre a seconda della disponibilità,<br />

le sarde in saòr, preparate<br />

con un intingolo a base di cipolla,<br />

bacche di ginepro, alloro,<br />

aceto e vino bianco, oppure il<br />

carpione, presentato con una<br />

salsa analoga con l’aggiunta di<br />

pinoli e uva sultanina.<br />

Il prezzo è fisso: 35 euro, bevande<br />

escluse. Ma si può spendere<br />

ancora meno, scegliendo il<br />

“menu piccolo” a 25 euro, per<br />

un’insalata di pesce, m’pepata<br />

di cozze e vongole, un primo e<br />

un gran fritto. La cantina, invece,<br />

offre circa 90 etichette di vini di<br />

tutta Italia.<br />

Se però non gradite il pesce, non<br />

preoccupatevi: vi aspettano un<br />

primo e un secondo a base di<br />

carne o un’abbondante selezione<br />

di formaggi. E il coperto, in<br />

ogni caso, non si paga. Su prenotazione<br />

si possono degustare<br />

anche raffinate cene a base di<br />

crudité, ma vi conviene buttarvi<br />

sul baccalà o su qualche piatto<br />

tipicamente veneto. Per altre pretese:<br />

n’asì a magnar da un’altra<br />

parte!<br />

piazza San Zeno, 22-24 I<br />

tel. 045-597348<br />

chiuso domenica sera<br />

e lunedì<br />

MANGIA, BEVI, BALLA E BRUCIA<br />

Dopo aver cenato abbondantemente a base di carni o pesce, quattro salti (non in padella) aiutano a smaltire!<br />

ARBIZZANO (VR)<br />

CÀ LUPA<br />

045-6020273<br />

Alla Cà Lupa la festa continua,<br />

nonostante l’estate stia per<br />

volgere al termine. Dal mercoledì<br />

alla domenica viene servito<br />

un menu alla carta che include<br />

antipasto, primo o secondo, il<br />

giovedì la grigliata di carne e,<br />

per le compagnie numerose,<br />

antipasto alla veronese più due<br />

primi accompagnati da abbondante<br />

mescita di vino, tutto per<br />

20 euro. Verso mezzanotte la<br />

trattoria si trasforma in una sorta<br />

di Coyote Ugly: tutti i clienti<br />

si avventano sui tavoli di legno<br />

per saltare, ballare e cantare<br />

da Rino Gaetano ai KC & the<br />

Sunshine Band!<br />

Via Torino, 1<br />

Chiuso lunedì e martedì<br />

BARDOL<strong>IN</strong>O (VR)<br />

PRIMO LIFE CLUB<br />

045-6210177<br />

La prima attrattiva del locale<br />

cercatela al piano superiore:<br />

Le Perlage, sofisticato ambiente/piano<br />

bar in cui si possono<br />

degustare cene a base di carne<br />

o pesce rigorosamente di<br />

giornata (a partire da 30 euro,<br />

bevande escluse), mentre il<br />

pianista continua a dilettarvi<br />

soddisfando ogni genere di richiesta<br />

musicale.<br />

Per i più giovani, nella main<br />

room al piano di sotto si spazia<br />

dalle 23.30 in poi dalla ’r’n’b<br />

alla house music, a 14 euro per<br />

gli uomini e 8 per le fanciulle,<br />

consumazione inclusa.<br />

Via Marconi, 14<br />

Aperto venerdì, sabato<br />

e domenica<br />

CAMPODARSEGO (PD)<br />

LE CLAN<br />

393-2900000<br />

DI FRANCESCA ROVEDA<br />

Vietato chiamarlo club! La giovane<br />

proprietaria Chiara, che<br />

cura personalmente ogni dettaglio,<br />

ama definire il suo locale<br />

“un salotto basato sulle affinità<br />

e sui contrasti delle culture contemporanee”,<br />

in cui tutto, dalle<br />

poltrone alle lampade, è in vendita.<br />

Le Clan propone spettacoli<br />

di danza, vernissage, performance<br />

artistico-musicali, feste a<br />

tema e dj set; su prenotazione<br />

si cena a sushi e sashimi ed è<br />

sempre disponibile la cicchetteria<br />

a base di frutta fresca, da<br />

accompagnare agli insuperabili<br />

frozen della casa.<br />

Via Olmo, 12<br />

Aperto venerdì, sabato<br />

e domenica<br />

MARGHERA (VE)<br />

AL VAPORE<br />

041-930796<br />

Al Vapore, nato nel 1986 come<br />

“specchio dell’attività artisticomusicale<br />

di Mestre e Marghera”,<br />

propone ogni tre settimane<br />

mostre, concerti di musica jazz/<br />

blues il venerdì e il sabato, con<br />

inizio previsto alle 21.30, e dj<br />

set. Il locale, però, funziona non<br />

solo come snack e american bar<br />

fino a notte fonda, ma anche<br />

come “risto-buffet”: se scegliete<br />

di andarci il martedì, il mercoledì<br />

e il giovedì, dalle 19.30 alle<br />

21.30 potete godere gratis del<br />

jazz buffet, una sorta di happy<br />

hour gastronomico con una<br />

buona scelta di sfiziosi primi e<br />

secondi.<br />

Via F.lli Bandiera, 8<br />

Chiuso lunedì<br />

illustrazione: Ilaria Faccioli_due mani non bastano<br />

PRIMA&DOPO<br />

VERONA<br />

RETROGUSTO<br />

045-8002167<br />

Se non vi sono bastati gli assaggi<br />

dei pregiati prosciutti come il<br />

parsut dolze de Montagnana o<br />

dei particolari formaggi, come<br />

il cimbro barricato alle foglie<br />

di noci, serviti con mostarde,<br />

confetture e gelatine magari<br />

durante gli aperitivi, potete poi<br />

acquistarli. Comprate quello<br />

che volete, ma non perdetevi la<br />

mortadella d’oca con il tartufo o<br />

il monte veronese all’Amarone,<br />

tutto della zona. A coronare il<br />

tutto, oltre 450 etichette di vini.<br />

Via Francesco Berni, 1<br />

Chiuso domenica<br />

PADOVA<br />

GODENDA<br />

049-8774192<br />

Che dire di un locale allettante<br />

già dal nome? Il “godere” qui<br />

può prendere la forma di un<br />

aperitivo da scegliere tra i 70<br />

vini alla mescita e da accompagnare<br />

a polpette di carne, baccalà<br />

mantecato e capesante al<br />

forno oppure alla vasta selezione<br />

di pesce crudo e affumicato;<br />

può trasformarsi in un pranzo<br />

veloce o in una cena rilassante;<br />

può diventare anche un piacere<br />

esclusivo, prenotando l’ampia<br />

sala al piano superiore per un<br />

evento speciale. E poi, ogni giovedì,<br />

musica dal vivo.<br />

Via Squarciane, 4-6<br />

Chiuso domenica<br />

VICENZA<br />

SARTEA<br />

0444-563725<br />

Ritrovo di tutti i vicentini, il<br />

Sartea resiste nonostante il<br />

cambiare dei tempi e delle mode.<br />

Specializzato in aperitivi e<br />

long drink, si trasforma di notte<br />

in un bistrò dalle atmosfere<br />

bohemienne immerso nella musica<br />

elettronica dei vari dj set.<br />

Se vi trovate a Vicenza, è d’obbligo<br />

la tappa qui per uno spritz<br />

(la droga dei vicentini!), anche<br />

nella versione “macchiata”.<br />

Corso Santi Felice e<br />

Fortunato, 362<br />

Chiuso lunedì<br />

URBAN 73


MANGIARE & BERE | BOLOGNA<br />

DI C<strong>IN</strong>ZIA NEGHERBON<br />

DA NON TUTTE LE STALLE<br />

SI AMMIRANO LE STELLE<br />

Tradizione e territorio<br />

all’ombra delle torri<br />

di Kenzo<br />

La cucina della nonna non stufa<br />

davvero mai. E per celebrare<br />

i sapori di una volta, i bolognesi<br />

doc Andrea Donati e Andrea<br />

Zappi – già gestore di un agriturismo<br />

in provincia il primo e<br />

totalmente inesperto ma a caccia<br />

di una “nuova vita” il secondo<br />

– hanno tirato su un ristorante in<br />

una vera stalla, ormai in disuso<br />

dagli anni ’50, una delle ultime<br />

sopravvissute in città. Certo,<br />

è difficile immaginare che un<br />

tempo mucche e maiali bazzicassero<br />

in questi ambienti, ma a un<br />

occhio attento non sfuggiranno<br />

particolari come il grosso portone<br />

d’accesso in legno massiccio<br />

o le due mangiatoie sui due lati<br />

della sala da pranzo e le rustiche<br />

colonne portanti a decorare la<br />

“navata” centrale. Il tutto senza<br />

mai scadere in una dimensione<br />

da “museo della civiltà contadina”.<br />

Ultima chicca, le tavolate in<br />

legno nel giardino esterno con<br />

vista sulle torri di Kenzo Tange<br />

in Fiera, che si innalzano a debita<br />

distanza quasi a ricordare ai<br />

commensali di essere ancora in<br />

città e tuttavia in un rifugio d’altri<br />

tempi. Chiaramente in linea<br />

con l’ambiente, anche la cucina a<br />

cura della cuoca Vittoria che, nel<br />

pieno rispetto della tradizione<br />

emiliano-romagnola, propone<br />

carne alla brace in puro spirito<br />

stalla, la Gramigna della Sdoura,<br />

piatto di vanto preparato con<br />

pasta fatta in casa e condimento<br />

a base di salsiccia, radicchio trevigiano<br />

e ricotta fresca; e ancora<br />

tagliatelle e passatelli, crescentine<br />

e cotoletta alla bolognese e<br />

il tagliere dello stalliere, ovvero<br />

fiorentina per due con contorno<br />

di patate al forno. Il tutto annaf-<br />

fiato con ottimi vini regionali e<br />

nazionali. Meglio prenotare, soprattutto<br />

se si vuole approfittare<br />

dei pochi coperti del giardino.<br />

La spesa è nella norma, variabile<br />

tra i 20 e i 35 euro.<br />

Un’ultima curiosità per gli amanti<br />

della botanica e per chi teme le<br />

punture d’insetto: sul tavolone<br />

al centro del locale è disposta<br />

un’enorme, temibile quanto bella,<br />

pianta carnivora mangiatrice<br />

di mosche e mosquito!<br />

LA STALLA<br />

via F. Garavaglia, 5<br />

tel. 051-510392<br />

chiuso domenica<br />

PIZZA: VARIAZIONI SUL TEMA<br />

Come la preferite: filologica, fantasiosa, eretica, addirittura dolce. Ma sulla qualità degli ingredienti non si discute<br />

DA TOTÒ<br />

051-523150<br />

Una pizza davvero gigantesca<br />

dall’impasto sottile, da condire<br />

naturalmente nei modi più<br />

svariati, secondo la propria<br />

fantasia. L’ambiente semplice e<br />

accogliente e il personale particolarmente<br />

amichevole lo rendono<br />

ideale per una tavolata<br />

di amici in vena di chiacchiere.<br />

Prenotazione non necessaria,<br />

salvo non si pretenda il tavolo<br />

sul terrazzo. E i prezzi? Beh,<br />

concorrenziali!<br />

Via S. Valentino, 2/b<br />

Chiuso martedì<br />

PIZZERIA BELLA NAPOLI<br />

051-555163<br />

Il nome è già una garanzia. È<br />

un piccolo locale in via San<br />

Felice, con proprietario napoletano<br />

doc. La delusione per le<br />

dimensioni un po’ ridotte del<br />

raggio sarà scacciata fin dal<br />

primissimo assaggio: pizza alta<br />

ma croccante, per un impasto<br />

da acquolina in bocca. Da<br />

sperimentare le tante varianti:<br />

le più interessanti forse sono<br />

quelle alle melanzane e alle<br />

cozze.<br />

Via San Felice, 40<br />

Chiuso lunedì<br />

LA FATTORIA<br />

051-827072<br />

La pizza della Fattoria deve la sua<br />

leggerezza al particolare impasto,<br />

preparato in due fasi e lasciato a<br />

lievitare 48 ore. Gli ingredienti, di<br />

primissima qualità, garantiscono<br />

85 tipi diversi di pizza, tra cui<br />

quelle abbinate ai primi piatti,<br />

pizze dessert e pizze dolci con<br />

cioccolato, crema, frutta... Tra le<br />

proposte, la stuzzicante alternativa<br />

di gustare più assaggi.<br />

Via Crevalcore, 84<br />

Amola di S. Giovanni in<br />

Persicelo<br />

Chiuso lunedì e martedì<br />

TRIANGOLO<br />

051-6825201<br />

Ambiente semplice e accoglienza<br />

− a dire il vero − non<br />

troppo speciale, ma una pizza<br />

da urlo. Al Triangolo la scelta<br />

dell’impasto può variare dalla<br />

versione “tirata” a quella “gigante”<br />

fatta con ben due palle<br />

di pizza. E per gli amanti dei<br />

dolci, la specialità della casa<br />

è la pizza con mascarpone,<br />

nutella e deliziose scaglie di<br />

cocco. Tosta!<br />

Via Cento, 210<br />

San Matteo della Decima<br />

Chiuso lunedì e martedì<br />

illustrazione: Ilaria Faccioli _due mani non bastano<br />

PRIMA&DOPO<br />

PUNTO<br />

333-4528095<br />

Aperto dalla scorsa primavera,<br />

un nuovo locale con<br />

porticato all’aperto dall’arredo<br />

vagamente design, che<br />

si è presto fatto conoscere<br />

in zona Pratello come nel<br />

resto della città. Buona la<br />

selezione di vini, quelli alla<br />

carta diversi tutti i giorni,<br />

offre aperitivo con buffet<br />

variegato a partire dalle<br />

18,30.<br />

Via San Rocco, 1G<br />

Sempre aperto<br />

CICCIO BAR OSTERIA<br />

051-584506<br />

Ai piedi dei colli bolognesi,<br />

il Ciccio è il classico bar<br />

sport un po’ pub un po’<br />

osteria. Aperto dal mattino<br />

fino alle 2 di notte, offre una<br />

dimensione di paese con<br />

una ricca gamma di birre<br />

alla spina inglesi, tedesche e<br />

irlandesi, e un ottimo assortimento<br />

di vini con circa 50<br />

etichette nazionali. E poi biliardo,<br />

videogiochi, calcetto<br />

e tutte le partite su Stream<br />

Tv. Trattamento in stile “parolaccia”.<br />

Via San Mamolo, 128<br />

Chiuso lunedì<br />

OLMO COLMO<br />

051-232260<br />

L’appuntamento con i migliori<br />

vini italiani è all’Olmo<br />

Colmo di Strada Maggiore,<br />

dal lunedì al venerdì dalle<br />

18 in poi. Allegro e accogliente,<br />

il bar offre una<br />

selezione di etichette locali<br />

e nazionali da abbinare ad<br />

assaggi di salumi. E oltre<br />

al nettare di Bacco, dalle<br />

18 alle 20 aperitivo a base<br />

di cocktail creativi e happy<br />

hour su tutte le bevande.<br />

Strada Maggiore, 13/C<br />

Chiuso sabato pomeriggio<br />

e domenica<br />

URBAN 75


MANGIARE & BERE | NAPOLI<br />

NELL'ERA POSTSUSHI ECCO IL<br />

TRADIZIO-MENU DI RITORNO<br />

Nippo esausti? Riprovate<br />

le melanzane ai funghetti<br />

o gli ziti al ragù<br />

Napoli, la City, pomeriggio in<br />

un interno ancora assolato.<br />

Fine luglio. Il telefono squilla.<br />

Una lei: “Uè, ciao, sei già al<br />

lavoro?”. Un lui, soddisfatto,<br />

risponde: “Sì, già preso anche<br />

il caffè”. Lei: “Sei stato al giapponese<br />

col capo?”. E lui, quasi<br />

orgoglioso: “Sei scema!?. Altro<br />

che. Sono stato con Giovanna,<br />

sai, te la ricordi, a mangiare in<br />

quella nuova trattoria che ti<br />

dicevo”. Lei, macbethiana: “Ah.<br />

(Pausa). Sì, buona idea. E che si<br />

mangia? Le solite cose immagino,<br />

che p....”. Lui, paziente, come<br />

sempre: “Che bello, sì, proprio le<br />

solite cose. Io ho preso una pasta<br />

e fagioli... Mitica! Gio’ gli ziti<br />

al ragù. Poi abbiamo avuto tutt’e<br />

due polpette al sugo, buonissime,<br />

e, non so, avevamo proprio<br />

fame oggi, abbiamo assaggiato<br />

anche le melanzane ai funghetti<br />

e le zucchine alla scapece... Ci<br />

hanno offerto il mirto e avevamo<br />

pure preso un po’ di vino della<br />

casa... Insomma, ci abbiamo dato<br />

dentro”. Lei, di contro, tradita<br />

nel sushi più che nell’orgoglio,<br />

perentoria: “Povero, chissà quanto<br />

avrai speso...”. E lui, stavolta<br />

prontissimo: “Otto euro. Otto<br />

fantastici euro. A persona, però”.<br />

Poi, a voce un po’ più alta: “Vero<br />

che abbiamo mangiato benissimo,<br />

Giovi? Pronto. Pronto?”.<br />

Tu... tu... tu... La linea telefonica<br />

cade. Peccato. La vendetta è un<br />

piatto che si consuma freddo.<br />

Come il sashimi, è vero. Ma<br />

pure come la mozzarella. O il<br />

polpo all’insalata. E la nascita<br />

di una nuova trattoria, con cibi<br />

geneticamente tipici, con le<br />

solite ricette, due piccole salette,<br />

pochi tavoli ideali per due,<br />

le tovagliette a quadretti, due<br />

arzille settantenni, donna Mena<br />

e donna Maria, che cucinano<br />

come se lo facessero per i nipoti,<br />

le mattonelle che ammiccano<br />

ai vitigni del Chiostro di Santa<br />

Chiara, i grappoli d’uva di vetro<br />

che nascondono le lampadine,<br />

gli specchi appena in diagonale,<br />

l’odore di pulito, i servizi in<br />

perfetto ordine, i fornelli a vista,<br />

le paste (imperdibile quella con<br />

patate “a crudo”) sempre perfettamente<br />

al dente, il bianco e il<br />

rosso di Villaricca, l’Asprinio di<br />

Caserta, le falanghine limitrofe,<br />

il menu che si recita solo per<br />

tradizione orale, quell’infinità di<br />

contorni che ti fanno acquolina<br />

già solo a pensarci, la simpatia e<br />

i modi semplici e gentili di tutti<br />

quelli che ci lavorano, il dolce<br />

della casa semifreddo che trovi<br />

solo la sera, piazza Plebiscito a<br />

due passi, il parterre giovane o<br />

adulto ma frizzante, il limoncello<br />

ghiacciato e quegli otto euro...<br />

TRATTORIA GUSTO E SIMPATIA<br />

via Gennaro Serra, 29<br />

tel. 081-7647860<br />

sempre aperto<br />

SANTA LUCIA AMA LE NEWS<br />

Pizza-chic, chef americanapoletano di nuovo a casa, Totò e gli altri: questo e altro ancora, tutto in un’unica via<br />

VESI<br />

081-7649749<br />

Dopo il successo della piccola<br />

sede in pieno centro antico, sul<br />

decumano maggiore, ecco la<br />

replica chic & anche open air di<br />

una tra le pizzerie più apprezzate<br />

in town. Lungo il boulevard<br />

più elegante della città, tavoli all’aperto<br />

protetti da inconfondibili<br />

ombrelloni giallonapoli, sala<br />

interna di buon gusto e, naturalmente,<br />

nonsolomargherita!<br />

Via Santa Lucia, 145<br />

Chiuso martedì sera<br />

BELLA GENTE<br />

081-2452374<br />

Gli americani in visita alla città<br />

pare impazziscano per lui. Il<br />

cuoco, ovviamente. Il quale,<br />

dopo aver cucinato per anni in<br />

the USA, se n’è tornato nella sua<br />

Santa Lucia luntana con l’idea<br />

di una trattoria a due passi dai<br />

grandi alberghi e dal lungomare.<br />

Menzione speciale per gli antipasti<br />

e nominescion per i primi.<br />

Non carissimo. Bella... sorpresa!<br />

Via Santa Lucia, 115<br />

Sempre aperto<br />

ATTORI E SPETTATORI<br />

081-7642661<br />

DI CIRO CACCIOLA<br />

Il locale è un omaggio a Totò,<br />

Eduardo e Sofia, il menu è saporito:<br />

tubettoni con dadolata di<br />

pesce spada e tocchetti di melanzane<br />

fritte, riso con peperoni<br />

verdi, asparagi e gamberetti, pizzelle<br />

ripiene di ricotta o ricoperte<br />

di pomodoro. Il rischio è che<br />

accendano il televisore, specie<br />

nei giorni festivi. Tavoli anche<br />

all’aperto. Da 30 euro in su.<br />

Via Santa Lucia, 21<br />

Sempre aperto<br />

OSTERIA DEGLI<br />

ANTICHI SAPORI<br />

Extension di una storica salumeria<br />

adusa (che forbiti!) alla preparazione<br />

di cibi napoletani da<br />

consumare in pausa pranzo o da<br />

portare a casa, la simpatica osteria<br />

on the road (i tavoli migliori<br />

sono tutti all’aperto) ostenta un<br />

“very cooking Naples” che stimola<br />

la fantasia e l’appetito divertito<br />

di molti stranieri. Spendi poco<br />

e mangi molto. Very, very.<br />

Via Santa Lucia, 20<br />

Chiuso domenica<br />

illustrazione: Ilaria Faccioli_due mani non bastano<br />

PRIMA&DOPO<br />

CAFFETTERIA CARRATURO<br />

081-2457022<br />

Ogni tanto pare che vi ordini<br />

un espresso anche quel caffettiero<br />

di Antonio Bassolino<br />

(gli uffici regionali sono proprio<br />

qui). Ma la piacevolezza<br />

della nuova sede di una delle<br />

premiate ditte pasticciere<br />

napoletane sta anche nella<br />

tranquillità dell’area pedonale,<br />

negli sfiziosi snack semprefreschi<br />

e tendenzialmente<br />

mediterranei, oltre che negli<br />

aperitivi tardivi after work. I<br />

cornetti, poi...<br />

Via Santa Lucia, 71<br />

Sempre aperto<br />

PUTIPU’<br />

081-7646528<br />

“Nipote” del ben noto ristorante<br />

“Rosolino” e “figlio”<br />

del più disinvolto e pizzesco<br />

“Posto Accanto”, questa<br />

nuova appendice con vista<br />

su mare, Vesuvio e Penisola<br />

Sorrentina è una delle new<br />

entry più piacevoli del 2005.<br />

Due piani dal buon disegno,<br />

dominati dall’avorio e dalle<br />

tonalità biancolatte/beige,<br />

aria condizionata, tende a<br />

specchio funzionali per i giochi<br />

di luce e per i lumi di candela<br />

al profumo di vaniglia,<br />

angolo bar per i più sbrigativi<br />

e tanti tavoli per due (la vocazione<br />

è romantica, soprattutto<br />

all’ora di cena), offre una serie<br />

di occasioni per stare insieme,<br />

in modo anche dichiaratamente<br />

gossip (“inciuciamo<br />

insieme”, dalle 17 alle 19) o<br />

più easy (l’happy hour va in<br />

onda dalle 12 alle 13.30 e,<br />

in replica, dalle 19 alle 20),<br />

e una carta che spazia dalla<br />

cotoletta dell’ortolano con<br />

emmenthal e verdure grigliate<br />

all’insalata “casamicciola”<br />

ischitana. Il tono generale è<br />

glam (al bar c’è sempre un<br />

cachepot con champagne), la<br />

musica è down beat, italiano<br />

e straniero, molto Novanta. Di<br />

sera, consumazione obbligatoria<br />

per almeno 8 euro.<br />

Via Lucilio, 21<br />

Sempre aperto<br />

URBAN 77


© Rainer Drexel/Bilderberg/Grazia Neri<br />

UNURBAN<br />

l'altrove che avete sempre inseguito<br />

Miraggio con servizi<br />

Forse, dopo il mare, il deserto è uno luoghi più mentali<br />

con cui confrontarsi: una distesa infinita di sabbia, incendiata<br />

dal sole, in cui il vento scompone e ricompone<br />

gigantesche dune.<br />

Basta però anche solo un assaggio di Sahara per riempire<br />

un’idea astratta di contenuti concreti: oltre alle dune<br />

si incontrano rocce o montagne, la sabbia può essere<br />

di tanti tipi e, nonostante l’asprezza del clima, anche<br />

questo ambiente conta i suoi abitanti. Insomma, l’esperienza<br />

sul campo insegna come talvolta anche il deserto<br />

non sia poi così deserto.<br />

In questa estrema varietà di situazioni, uno tra i luoghi<br />

più suggestivi del Sahara pare proprio sia quella porzione<br />

di deserto nota come l’Erg Chebbi nel Marocco meridionale,<br />

poco distante dall'oasi di Merzouga.<br />

A seconda delle ore del giorno, ma soprattutto all’alba<br />

e al tramonto, le dune della sabbia più fine del mondo<br />

assumono i colori più diversi, dal giallo al blu, passando<br />

per il rosa. Un tale spettacolo naturale non lascia<br />

insensibili ma, come si sa, anche l’emozione più eterea<br />

non riesce mai a elevare tanto da liberare delle esigenze<br />

corporee più banali…<br />

URBAN 79

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