Pubblicato il 23/02/2016, 11:35 | Scritto da Gabriele Gambini

Gabriele De Luca, da ‘Zoolander’ a ‘Baciato da sole’: “Io, simbolo di un’Italia giovane e multietnica”

Gabriele De Luca, da ‘Zoolander’ a ‘Baciato da sole’: “Io, simbolo di un’Italia giovane e multietnica”
Unico attore italiano nel cast del film con Ben Stiller, Owen Wilson e Benedict Cumberbatch, il trentenne romano racconta delle sue origini e della sua esperienza nella fiction di Rai 1.

Baciato dal sole, per parafrasare la fiction, in onda su Rai 1, in cui è tra i protagonisti. Ma anche baciato dalla sorte, che gli ha permesso di superare il provino per Zoolander 2 – sotto gli occhi attenti di Ben Stiller – risultando l’unico attore italiano del cast. Gabriele De Luca è italiano, dall’accento romanissimo, ma con antenati di origine anche brasiliana e maghrebina, «Un mix che, in principio, mi confinava a ruoli stereotipati, ma che oggi potrebbe rappresentare al meglio un’Italia aperta al multiculturalismo». Forse, più che di sorte, con lui si potrebbe parlare di destino. «Ho mosso i primi passi come attore e ballerino quando avevo 14 anni. Ricordo uno spettacolo di quel periodo, organizzato per raccogliere fondi da destinare ai bambini della Bielorussia: ero sul palco assieme a una giovanissima Virginia Raffaele. Siamo amici di vecchia data, mi riempie di gioia vedere quanta strada abbia fatto».

Ha visto Virginia a Sanremo?

Vederla sul palco dell’Ariston mi ha fatto un certo effetto. La ricordo quattordicenne, al mio fianco mentre muovevamo i primi passi in questo mestiere. Siamo entrambi di Roma, cresciuti all’Eur. Lei ha sempre avuto una forza creativa pazzesca. Io provavo a fare il ballerino e sognavo di recitare. Quando ci capita di rivederci, rievochiamo i vecchi ricordi.

Anche lei ha fatto strada. Entrare nel cast di Zoolander è un bel colpo.

Hai presente quelle leggende metropolitane belle da sentire ma impossibili da credere? Ecco, all’inizio Zoolander per me è stato così. Un’agenzia mi ha contattato per sostenere un provino in lingua inglese, senza però dirmi di quale produzione si trattasse. Arrivo all’appuntamento, distaccato e tranquillo. Entro nella sala e mi trovo davanti Ben Stiller in carne e ossa.

Che impressione le ha fatto?

Dopo il colpo iniziale, ci siamo presentati. Mi ha messo a mio agio. Non c’era ombra di divismo, in lui. Mi ha detto senza mezzi termini che cosa si sarebbe aspettato dal mio provino, quale caratterizzazione avrei dovuto dare al mio personaggio, l’ eccentrico art director A.D. Era alla ricerca di dinamismo, di qualcuno capace di improvvisare, varcando i confini della mera ripetizione di un copione.

E lei c’è riuscito al primo colpo?

Sono sempre stato un fan di Zoolander. Mi sono lasciato andare, immaginando una parodia divertente del mondo della moda. Gli è piaciuta e mi hanno preso.

Sul set si è trovato assieme a Ben Stiller, Owen Wilson e Benedict Cumberbatch.

Stiller sa essere carismatico. Aveva in mente esattamente come si sarebbe dovuto svolgere il film, dall’inizio alla fine. Benedict Cumberbatch è un ammaliatore. Ha un timbro e una pronuncia suadenti, da canto delle sirene. Se sommi questo al suo sguardo, risulta difficile non esserne affascinati. Senza contare che è un’autentica macchina da lavoro: sa entrare nelle parti in modo impeccabile, cambiando completamente modo di essere allo scattare del ciak.

Che cosa l’ha colpita, di una produzione internazionale così importante?

La coesione. È difficile da spiegare, ma ho notato una precisione millimetrica nella gestione dei tempi e delle modalità di lavoro, senza rinunciare a un’attitudine inclusiva verso tutti: dal primo attore all’ultimo dei cameraman. Senza contare i budget faraonici, che consentono di osare maggiormente nella scrittura e nella produzione.

In questi giorni è in onda con la fiction Rai Baciato dal Sole.

Il mio personaggio è quello di Malcolm, un redattore di un network giovanile. Un ragazzo determinato a sgomitare con la vecchia generazione per farsi strada sul lavoro e nella vita. Sul set, mi sono trovato benissimo con Barbora Bobulova e con Luigi Fiore, che interpreta il personaggio con cui emergerà in modo evidente la contrapposizione anagrafica.

Con Fiore, uno scontro narrativo simile, lo aveva già avuto nella trama di Provaci ancora Prof!.

Vero. Ma in quel caso, la contrapposizione era quella classica tra professore e alunno. Qui, invece, il confronto tra generazioni assume livelli più articolati. Ciò mi rende particolarmente contento, perché riesco ad affrancarmi dal classico ruolo stereotipato del ragazzo extracomunitario che mi era capitato di interpretare nel passato.

Ruoli stereotipati dovuti a una certa consuetudine italica nel non sapersi aggiornare?

Non dico questo. Ma di certo, l’Italia, è ancora indietro sulle tematiche dell’inclusione multietnica rispetto ad altri Paesi. Le fiction giocano un ruolo essenziale nel raccontare i cambiamenti della società e delle generazioni. Per questo, spero di poter ottenere ruoli sempre più variegati come simbolo di un felice messaggio di integrazione.

Sognando di arrivare dove, un giorno?

Di solito cerco sempre di partire con poche aspettative, nella vita, così tutto ciò che arriva di positivo è ben accetto. Ho iniziato a recitare e a ballare per assecondare un’urgenza personale. Anche a scuola, mi divertivo con le imitazioni dei miei compagni, perché essere al centro dell’attenzione in un certo senso mi ha sempre stuzzicato, senza tentazione di eccessivo esibizionismo. Per ora sono contento di come si stanno mettendo le cose.

Però, potendo azzardare…

Recitare con Helena Boham Carter, una donna per cui impazzisco da sempre, oltre che un’attrice bravissima.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Gabriele De Luca)