TOM RUSSELL (Borderland)
 di Rino 'Pili' Colangelo Iacovella



     

  Recensione del  31/01/2004
    

Tom Russell sta facendo, nell'ambito della musica country e texmex, quello che Dave Alvin ha messo in opera per il folk. I suoi dischi sono operazioni culturali che scavano in profondo nelle tradizioni della sua terra e che vanno addirittura a riscoprire la musica dei propri avi, come aveva fatto con il precedente The Man From God Knows Where, dove la musica del border si mischiava al folk europeo, con radici nella musica irlandese ed in quella dei paesi del Nord.
Il discorso di Alvin ha una maggiore valenza culturale, ma Russell, da parte sua, porta alla luce le tradizioni di un tempo rivestendole con la propria musica. Borderland riprende il discorso di dischi come The Rose of San Joaquin e Cowboy Real, Songs of the West e The Long Way Round, ma con accenti molti più marcati verso la musica tex mex. Infatti, grazie anche alla partecipazione sostanziosa di Joel Guzman (leader degli Aztexs e membro part time di Los Super Seven, Los Lobos e Joe Ely Band) l'album ha connotazioni molto forti verso la musica del border. Grande autore di ballate, classico storyteller, Russell è uno dei padri del movimento Americana e ha forti implicazioni con l'alternative country.
Il paragone con Alvin viene naturale, primo perché i due sono amici, quindi perché hanno spesso lavorato assieme, come dimostrano California Snow e Down The Rio Grande, scritte a quattro mani. Borderland, paese di confine, è uno dei dischi più riusciti del cowboy newyorkese, grazie alla sua scrittura lucida, alla sua bella voce ed agli arrangiamenti intriganti del chitarrista texano Gurf Morlix, produttore del lavoro e prima chitarra in tutti i brani. Di conseguenza questo è anche uno dei dischi più elettrici di Russell: ma il fatto che molte canzoni hanno una base rock non vuole dire che il nostro ha abbandonato la sua vena folk roots. Oltre a Gurf ed a Guzman, il disco si avvale della partecipazione di Andrew Hardin, Ian Mac Lagan, Jimmy LaFave ed Eliza Gilkyson. Il marchio di Morlix è forte, ma anche la fisarmonica di Guzman dice la sua, il resto 10 fanno la voce di Tom e le canzoni: ballate struggenti, brani rock con venature country, story songs come la lunga What Work Is, dove cantato e parlato si mischiano in modo naturale.
Touch Of Evil, omaggio al grandissimo noir di Orson Wells (ndr: L'Infernale Quinlan), le cui liriche raccontano la storia di quel mitico film e mischiano passato e presente in un pampleth affascinante, è una border ballad di grande presa. Russell racconta la sua storia mentre Guzman spolvera la canzone con la sua fisarmonica creativa e ci porta sul confine tra El Paso e Juarez, dove due mondi si incontrano e due culture si mischiano. Down To Rio Grande è una ballata di confine, amara e struggente, che il nostro ha scritto con Alvin.: c'è sempre Joel Guzman, ma il suono è più riflessivo. È una tipica story song di Russell, dove mito e realtà si incontrano, dove il Messico diventa America, dove l'eredità musicale dei nostri padri si mischia modo definito con l'attualità degli avvenimenti.
When Sinatra Played Juarez (bel titolo) racconta una storia vera (?) e la rende più calda con suoni messicani, con l'uso accentuato di fisarmonica e tromba mariachi. Il ritmo è mosso, la canzone ha una linea melodica che cattura all'istante mentre Guzman punteggia di continuo la ballata e Tom lascia andare la voce su un tappeto di suoni che avrebbero reso felice sia Ry Cooder che Joe Ely. When The Dream Begins è una folk song interiore, dal tema melodico profondo e gentile al tempo stesso, costruita sull'acustica di Hardin e sulla bella voce del leader, con un crescendo leggero ma continuo.
Hills of Old Juarez è, per contro, elettrica: un rock'n'country di stampo classico ed una altra story song che si staglia sul confine (Tom preferisce Juarez e El Paso) mentre Joel Guzman conferma che la sua è più che una semplice comparsata. Bello il ritornello a più voci, profondo ed evocativo. The Santa Fe at Midnight si colloca nel medesimo territorio delle composizioni che la hanno preceduta: una canzone ad ampio respiro, una storia di confine, punteggiata da una ritmica semplice e da una chitarra che ricama note dopo note, mentre Guzman è sempre lì a dare più profondità al suono.
The Next Things Smokin' è un rock'n'country elettrico e deciso, con Morlix che giganteggia all'elettrica ed una melodia di fondo di stampo classico, scolpita nei cieli del Texas. California Snow è una grande canzone, la conoscevamo già, e Tom la rende alla sua maniera, voce e chitarra, voce profonda e chitarra struggente, e crea una atmosfera personale, che solo un autore di grande spessore è in grado di trovare. Il brano si elefttrifica lentamente, ed anche Joel Guzman da il suo contributo: canzone vera, specchio dell'arte di questo grande artista.
Let it Go è un brano più rock, di buona qualità, ma inferiore a quelli che abbiamo testè descritto. What Work Is è lunga, epica e profonda ed è tra le cose più riuscite del lavoro. Si sviluppa con lentezza con Tom che inizia parlando, poi gli strumenti entrano, il nostro prende a cantare e la composizione trova la sua forma definita. Chiude il disco (cinquanta minuti) la solida ed elettrica The Road It Gives, The Road it Takes Away. Un altro grande album da parte del cantautore americano, che nel corso degli anni si è conquistato un posto tra gli eletti.