Speleologia n. 24 - marzo 1991

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RIVISTA DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA

SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA sede legale: via Zamboni 67 - 40127 BOLOGNA codice fiscale 80115570154 - partita IVA 02362100378 Anagrafe nazionale ricerca L 18909 LL ISSN 0394-9761

N. 24 MARZO 1991

PRESIDENZA

SPELEOLOGIA

VICE PRESIDENZA

Autorizzazione Tribunale di Milano N. 493 del 22-10-1983 Proprietario: Società Speleologica Italiana Direttore Responsabile: Renato Banti Redazione: Renato Banti, Tullio Bernabei, Claudio Catellani, Mina Dallera Banti, Paolo Forti, Giampie­ tro Marchesi, Marco Masciadra, Fa­ bio Tonali. Comitato di lettura: a cura della Re­ dazione COMPOSIZIONE: Bassoli Prestampa SpA Via Asiago 45 - 20128 Milano STAMPA: Miolagrafiche di Miola Francesco Via N. Battaglia 27 - 20127 Milano Spedizione in abbonamento posta­ le - gruppo IV - Pubblicità inferiore 70% Associata alla Federazione nazionale ProNatura Segreteria c/o ISEA Via Marchesana 12 40124 BOLOGNA Associato all’USPI Corrispondenza, scambi, notizie e articoli vanno inviati a: Redazione di Speleologia c/o S.C. “ I Protei” SSI Via Inama 22 20133 MILANO La Rivista viene inviata a tutti i Soci della S.S.I. in regola col versamento delle quote sociali Quote 1991 Singoli Lit. 25.000 Gruppi Lit. 50.000 Arretrati: n. 1 / 2 / 3 / 6 / 7 / 9 / 12 esauriti n. 4 / 5 / 8 / 10 / 11 per i Soci Lit. 20.000 non Soci Lit. 25.000 n. 13/14/15/16/17/18/19/20/21/ 22/23 per i Soci Lit. 12.500 non Soci Lit. 15.000 Versamenti: C.C.P. N° 58504002 intestato a Società Speleologica Italiana Via Zamboni 67 - 40127 Bologna Specificare sul retro del bollettino la causale del versamento FOTO DI COPERTINA Impressionante deposito di ossa umane ritrovate nei sotterraneo dei Bastione cinquecentesco deii’A cquasoia appartenente aita Vi cinta muraria di Genova (foto Corrado Leoni Comm. Naz. Cavità Artificiali)

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SEGRETERIA E DISTRIBUZIONE

UFFICI UFFICIO AMMINISTRATIVO ASSICURAZIONI RIVISTA “SPELEOLOGIAREDAZIONE PUBBLICITÀ BIBLIOTECA SSI “F. ANELLIBIBLIOGRAFIA CENTRO DOCUMENTAZIONE GRANDI CAVITÀ

- Paolo FORTI via Zamboni 67 - 40127 BOLOGNA tei. 051/354547 fax 051/354522 - Franco CUCCHI viale 3a Armata 17 - 34123 TRIESTE tei. uff. 040/ 5603224 (TS) 090/392058 392333 (ME) - Giampietro MARCHESI Museo di Scienze Naturali via Ozanam 4 25128 BRESCIA tei. uff. 030/2983705 ab. 030/3773384 (ore serali) - Cristina DONATI via Enriques 13 - 40139 BOLOGNA tei. ab. 051/ 540745 • - Renato BANTI via Tertulliano 41 - 20137 MILANO SPELEO CLUB I PROTEI via Inama 22 20133 MILANO - Mina DALLERA BANTI via Tertulliano 41 - 20137 MILANO tei. ab. 02/ 5453988 dopo le 19,30 - via Zamboni 67 - 40127 BOLOGNA tei. 051/354547 - Ezio BURRI Strada Storta 21 - 66100 CHETI tei. ab. 0871/346613 - Gilberto CALANDRI salita Don Glorio 2 -18100 IMPERIA tei. ab. 0183/21372

COMMISSIONI PERMANENTI COMMISSIONE NAZIONALE SCUOLE- Paolo GRIMANDI via Genova 29 - 40139 BOLOGNA DI SPELEOLOGIA tei. uff. 051/264801 tei. ab. 051/451120 COMMISSIONE CATASTO - Alfredo BINI via B. Verro 39/C - 20141 MILANO tei. ab. 02/8466696 COMMISSIONI SPECIALI COMMISSIONE SPELEOLOGIA SUBACQUEA SCUOLA NAZIONALE SPELEOLOGIA SUBACQUEA COMMISSIONE SPELEOLOGIA IN CAVITÀ ARTIFICIALI GRUPPI DI LAVORO COMMISSIONE SCIENTIFICA COMMISSIONE DIDATTICA MATERIALI E TECNICA FOLKLORE DELLE GROTTE SPELEOTERAPIA GRANDI SPEDIZIONI REDAZIONI «SPELEOLOGIA» «INTERNATIONAL JOURNAL OF SPELEOLOGY» «GROTTE D'ITALIA» «SPELEO» «IPOANTROPO» «GROTTE» «SOTTOTERRA» «TALP»

Gabriele CREVATIN c.p. 997 - 34100 TRIESTE Alessio FILECCIA via G. da Coderta 15 33100 TREVISO tei. 0422/411520 Roberto NINI vicolo Torto 14 - 0035 NARNI (TR) tei. 0744/726531

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SOMMARIO La peste e il bastione dell’Acquasola di R. Bixio e S. Saj I sei sifoni della Sorgente “Le Mole” di M. Bollati e A. Bartolini Alverman, per non dimenticare di G. Calandri, L. Ramella e M. Gismondi Chiusetta, 9 Dicembre 1990 del G.S. Piemontese - G.S. Imperiese La leggenda della Grotta degli Olmi di G. Donzellini I “Mulinelli" del Biafo di G. Antonini Nel cuore della Repubblica di F. Bollini Codula di Luna: conoscenze attuali e prospettive di M. Pappacoda e S. Fercia Processi ipercarsici e speleogenesi di P. Forti L’angolo di Bax “Libero”, un abisso proteso verso incredibili congiunzioni di G. Calandri, L. Ramella, M. Mercati II precursore della meteorologia ipogea: Silvio Polli di P. Guidi Quasi record ai “Tre Livelli” di R. Corsaro e G. Giudice Protezione delle Grotte Speleosub Notizie Italiane a cura di R. Banti Cosa succede nel mondo a cura di C. Catellani Spulciando qua e là in biblioteca a cura di T. Bernabei e P. Forti

pag. 5 pag. 8 pag. 13 pag. 17 pag. 23 pag. 28 pag. 33 pag. 35 pag. 42 pag. 47 pag. 49 pag. 53 pag. 56 pag 61 pag. 64 pag. 71 pag. 80 pag. 87

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EDITORIALE

A PROPOSITO DI LABASSA Sono passati pochi mesi dalla tragedia di Labassa, molti anni oramai da quella del Canin. i due più grandi incidenti nella storia della Speleologia Italiana. Oggi come allora una slavina ha falciato speleologi ai ritorno da esplorazioni in cavità di alta montagna, non dando loro alcuna possibilità di scampo. Oggi come allora alcune persone si sono affrettate a scrivere su organi di stampa, sia specializzati che non, ia loro versione dei fatti: di volta in volta I’assolutamente imponderabile o la colpevole leggerezza stavano alla base di quanto è avvenuto. Altra materia per far disquisire i nostri so/oni sarà dove mettere questi incidenti nelle statistiche che oramai dominano la nostra vita : ap­ pesantiranno quelle speleologiche (ma non sono avvenuti in grotta) oppure quelle alpinistiche (ma sono la conseguenza di una spedizio­ ne speleologica)?? ... stupida “querelle”. Come è possibile che si possa sostenere in buona fede che tra i migliori speleologi italiani, esperti alpinisti e, in buona parte, facenti parte de Corpo Nazionale di Soccorso Alpino siano degli sprovveduti, o quanto meno dei temerari?... E come non ritenere risibile il concetto che le slavine sono solo fatalità, non potendosi prevedere il tempo ed il luogo dove si svilupperan­ no?... Questi due concetti contrapposti derivano semplicemente dalla difesa “corporativa " di due ambienti (ia montagna e ia grotta) da parte dei toro cultori, che cercano di esorcizzare e rimuovere i pericoli insiti nelle loro attività. La realtà è diversa, e p e r e vitare che tra qualche anno, Dio non voglia, siamo di nuovo a piangere nostri cari amici bisogna che ne prendia­ mo coscienza. La realtà è che con il procedere delle esplorazioni sempre di più gli speleologi si spingono, e si spingeranno in futuro, in zone di atta mon­ tagna alla ricerca di abissi sempre più profondi. Essi pertanto sono destinati ad agire sempre di più in aree ove le valanghe e le slavine so­ no possibili e probabili. È pertanto indispensabile fare della prevenzione, fornendo a questi speleologi elementi concreti e corretti di valutazione delle condizioni meteorologiche e ambientali, poiché senza tali strumenti le decisioni da prendere non potranno che essere aleatorie. A dualmente, in Italia, sono certamente pochissimi gli esperti di questo settore, ma comunque esistono anche se del tutto al di fuori del­ l ’enclave speleologico: compito primario della SSI e del Soccorso Speleologico dovrà quindi essere quello di contattare tati persone per ottenere la loro disponibilità ad insegnarci I fondamenti delle loro conoscenze. Non potremo certo pretendere che questi esperti siano a disposizione di tutti e sempre, ma sarà sufficiente iniziare ad istruire quelli di noi che p oi insegneranno agii altri. Ed è per questo che nell’immediato futuro dovremo impegnarci, perché almeno a tutti g li istruttori delle Scuole di Speleologia vengano fornite quelle minime conoscenze di base (caratteristiche fisico-chimiche della neve, semplici test sul terreno ecc.) che possono in caso di emergenza, fornire indicazioni utili, certo non ad eliminare, ma a rendere meno ineluttabili tragedie come quelle di Labassa.

ATTENZIONE, ATTENTION, ACHTUNG, ÀTENCION, ATTENTION Nuovo indirizzo della Segreteria e Redazione di “Speleologia” C/O SPELEO CLUB “I PROTEI” SSI / Via Inama 22 / 20133 Milano / ITALIA

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SPELEOLOGIA URBANA

LA PESTE ED IL BASTIONE DELL’ACQUASOLA Un’impressionante riscoperta nel sottosuolo del centro di Genova fa si che storia, architettura, archeologia, geologia e paleopatologia si alleino per trovare una risposta agli ancora tanti interrogativi. La validità della Speleologia Urbana. di Roberto BIXIO e Stefano SAJ (Commissione Nazionale Cavità Artificiali S.S.I. - Gruppo di Lavoro di Genova) PREMESSA Generalmente quando, nel contesto dello studio delle cavità artificiali, si fa riferimen­ to a esplorazioni di strutture militari, que­ ste riguardano camminamenti, opere di approvviggionamento idrico, depositi sot­ terranei, e così via. Due sono le rilevanti particolarità relative alla scoperta da parte del gruppo di lavoro genovese del bastione cinquecentesco dell’Acquasola: la prima consiste nel fatto che l’intera fortificazione si trova comple­ tamente «sepolta» nel centro della città. Quindi tutta la struttura è attualmente sot­ terranea, e non solo le sue parti. La se­ conda, ancora più straordinaria, riguarda il sensazionale ritrovamento, nel suo in­ terno, di imponenti accumuli di ossa uma­ ne di non ancora accertata provenienza. Vediamo lo scenario cronologico di riferi­ mento.

zazione di Rio Carbonara, nei pressi del­ l’omonima Porta; la cisterna nel Bastione di Montegalletto sui resti del quale è stato edificato nel 1886 il Castello De Albertis. Il Bastione dell’Acquasola, il ritrovamento più rilevante, si colloca tra la già citata Porta dell’Acquasola, in corrispondenza di Piazza Corvetto, e la più meridionale Porta dell’Arco, della quale rimane traccia storica nella denominazione delle attuali Via degli Archi e Via Porta degli Archi, tra­ verse della centralissima Via XX Settem­ bre. GENOVA, ANNO 1656 L’orrore della peste che percorre l’intera Europa, travolge anche le genti genovesi. Le cronache dell’epoca riferiscono di ol­ tre 70.000 morti su una popolazione che raggiungeva le 100.000 unità: una strage di immani proporzioni! Dalle pazienti ricerche documentarie di

archivio si ricava che le inumazioni venne­ ro effettuate almeno in tre luoghi diversi, fuori delle mura cittadine. Diecimila cada­ veri avrebbero trovato sepoltura comune negli scavi appena iniziati per le fondamenta del costruendo «Albergo dei Pove­ ri», antistante alla Porta di Carbonara. Re­ sti di inumazioni sarebbero venuti alla luce in epoca recente nei pressi dello sbocco a mare del torrente Blsagno, dove di certo sorgeva il lazzaretto della Foce. Infine un altro lazzaretto venne apposita­ mente costruito nel 1656 nella zona della Consolazione, all’esterno della Porta del­ l’Arco, a pochissima distanza dal Bastio­ ne dell’Acquasola, dinanzi al quale furono realizzate delle «gran fosse comuni» co­ me scrive nel 1658 l’agostiniano Padre Antera Maria di S. Bonaventura, ove «a più di settecento uomini si diede sepoltura, e forse in maggiore numero di donne. E che gran meraviglia se, per alcuni giorni, ven­ nero fino a cinquecento, anzi a mille»!

GENOVA, ANNO 1537 In questa data, per volere dell’ammiraglio Andrea Doria, si da inizio all’ampliamento delle già esistenti mura fortificate con l’e­ dificazione della VI cinta muraria che, con i suoi 9615 metri, 19 bastioni e 25 guardio­ le, racchiuderà Genova entro una superfi­ cie urbana di 155 ettari. Vestigia di questa fortificazione si posso­ no riconoscere lungo tutto l’antico trac­ ciato, sia semplicemente attraverso la conservazione dei nomi delle strade (Mu­ ra del Prato, Mura di S. Chiara, Via Porta degli Archi,... ), sia nelle emergenze ester­ ne di tratti di mura ancora oggi inglobate nel tessuto urbano. Particolarmente si­ gnificative sono le tracce invisibili, ma an­ cora esistenti nel sottosuolo cittadino, si­ no ad oggi rilevate dalla Commissione Ca­ vità Artificiali di Genova, quali l’ampio va­ no ipogeo sotto Piazza Corvetto, in corrispondenza dell’antica Porta dell’Acquasola; la cisterna all’interno della Villet­ ta Di Negro, nell’area di uno dei bastioni; le imponenti cisterne appartenenti alla fortificazione ormai scomparsa di Spiana­ ta Castelletto; le strutture a plani sovrap­ posti individuate all’interno della canaliz­ SPELEOLOGIA 24, 1991

L'esplorazione è resa difficile dalla presenza de! fragile deposito osteológico, (foto: L. Pagano)

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GENOVA, ANNO 1825

GENOVA, ANNO 1989

La città si amplia e si modifica. L’architetto Carlo Barabino riceve, tra gii altri, l’incarico di ristrutturare la zona dell’Acquasola, trasformandola in una «pub­ blica passeggiata» alberata con filari di ip­ pocastani, arricchita da un laghetto e da un teatro all’aperto. A tal fine, sulla collina che si affaccia sul pendio digradante sulla piana alluvionale del torrente Bisagno, dove attualmente sorge la stazione Brignole, si costruisco­ no imponenti muraglioni che oggi delimi­ tano via Carcani, prospicente Villa Serra, e via SS. Giacomo e Filippo, a scopo di con­ tenimento del riempimento che modifi­ cherà il profilo del rilievo sul quale, non di­ mentichiamo, si erge il Bastione cinque­ centesco, appartenente alle già citate mu­ ra del Doria. L'edificio militare, diventato inutile per la difesa della città in espansione, ormai in disuso, anziché essere demolito viene semplicemente «seppellito» nel sottosuo­ lo del nuovo parco e abbandonato all’o­ blio.

Un sopralluogo fortunato, ma non casua­ le, perché susseguente a sistematiche ri­ cerche cartografiche e bibliografiche, conduce l’equipe genovese della Com­ missione Cavità Artificiali alla riscoperta delle strutture interrate del Bastione dell’Acquasola. Un tombino localizzato sul piano stradale di Viale IV Novembre consente l’accesso ad un pozzetto di circa 12 metri. La disce­ sa avviene sotto stillicidio prodotto dal condotto di drenaggio del laghetto del parco. Uno stretto e breve pertugio colle­ ga il pozzetto ad una bassa galleria oriz­ zontale voltata che si sviluppa nelle due opposte direzioni. Il ramo di sinistra (dire­ zione Piazza Corvetto), dopo un paio di curve, diventa quasi impraticabile a causa della presenza di acqua sotto la cui super­ ficie, un infido e consistente sedimento melmoso maleodorante risucchia gli sti­ vali degli esploratori. Alcune lastre di are­ naria incastrate di traverso, a filo d’acqua, sistemate chissà quando e da chi, agevo­ lano un poco il faticoso procedere lungo il

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condotto che risulterà poi, dal rilievo, adiacente, ma esterno, al perimetro della struttura militare vera e propria: si tratta probabilmente di una «galleria di contro­ mina». Si raggiunge infine un punto più elevato, sormontato da un duomo un tempo in co­ municazione con la superficie, che risulte­ rà essere tangente al vertice saliente del bastione cinquecentesco. Proprio in que­ sto punto una stretta breccia irregolare consente infine di penetrare all’interno degli ampi corridoi interni, la cui pianta si sviluppa a forma di pentagono. Ovviamente grande è la meraviglia nel constatare la pressoché perfetta conser­ vazione della struttura militare di cui si po­ teva ipotizzare ia presenza di tracce; ma non già la possibilità di percorrerne, addi­ rittura ampi tratti senza particolari impedi­ menti. Sulle volte a sesto ribassato si aprono ca­ mini verticali, forse bocche di aerazione, ai quali corrispondono consistenti accu­ muli terrosi probabilmente risalenti ai mo­ mento deil’interramento del bastione. Nello spessore del potente muro a valle si SPELEOLOGIA 24, 1991


Ossa umane parzialmente inglobate da fenomeni di concrezionamento. (foto: L. Pagano)

aprono, con cadenza regolare, nicchie profonde, la cui funzione non è del tutto evidente. Da un più ampio vano semialla­ gato si diparte una galleria discendente che sifona. Entrambe le estremità dei cor­ ridoi sotterranei presentano rampe che conducono ad un livello superiore, assai vicino alla attuale superficie, murato o oc­ cluso da sedimenti.

ducibili ad eventi bellici. Ha rilevato alcune malformazioni anatomiche o tracce di si­ tuazioni patologiche, ma non certo deri­ vanti dalla peste, malattia che non porta conseguenze a livello osseo. Anche la datazione appare problematica a causa del troppo breve periodo di tempo relativo agli eventi cronologicamente pos­ sibili. Tuttavia l’ipotesi più attendibile, per esclusione di altre senzaalcunfondamento storico, per la quantità dei reperti e per il loro aspetto generale, pare proprio quel­ la relativa alla peste del 1656. Il secondo interrogativo si pone sulla pre­ senza stessa delle ossa all’interno del ba­ stione. Non avrebbe infatti senso pensare che l’inumazione sia avvenuta negli anni 1656/57, durante la pestilenza, quando la fortificazione ancora si ergeva sulla colli­ na ed era probabilmente ancora utilizzata. D’altra parte teschi, ulne, clavicole, femori giacciono alla rinfusa, non in connessione anatomica: si presume quindi che proven­ gano da una successiva traslazione delle sepolture nelle fosse comuni a cui faceva riferimento il già citato Padre Lantero, for-

RILI EVO PLANIMETRICO DEI SOTTERRANEI DEL BASTIONE DELL'ACQUASOLA IN RIFERIMENTO ALLA SITUAZIONE URBANISTICA ATTUALE DI GENOVA

I MORTI DELLA PESTE Convenzionalmente abbiamo stabilito di attribuire alla peste del 1656, di cui si è ri­ ferito in precedenza, gli impressionanti ed inquietanti accumuli di ossa umane che ingombrano le nicchie ed i corridoi del ba­ stione, in alcuni punti stipati sin quasi alla volta! In realtà sul ritrovamento esistono almeno due punti interrogativi, tra loro, in certo qual modo, connessi. II primo punto da chiarire riguarda l’effetti­ va causa del decesso di una così grande quantità di individui, valutabile a vista in molte migliaia. Una prima superficiale, in­

dagine anatomo-patologica ha stabilito la presenza di ossa appartenenti ad entram­ bi i sessi e di ogni età, con prevalenza di maschi adulti. Ha escluso, per il momento, la presenza di lesioni traumatiche ricon­

se avvenuta al momento della ristruttura­ zione dell’area dell’Acquasola, con la co­ struzione del parco nel 1825. Soltanto ul­ teriori rigorose indagini sul campo e negli archivi storici potranno forse risolvere gli attuali stimolanti quesiti.

// deposito di ossa umane è valutato in molte migliaia, (foto: L. Pagano)

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ESPLORAZIONI ITALIA

I SEI SIFONI DELLA SORGENTE «LE MOLE» Millequattrocento e passa metri di sviluppo potrebbero sembrare pochi ma la presenza di sei sifoni ed un dislivello positivo di 150 metri la dicono lunga su quello che è stato fatto e ciò che resta da fare in questa grotta dei Monti Lepini.

di Massimo BOLLATI e Annachiara BARTOLINI (Gruppo Speleologico C.A.I. Folignate) INQUADRAMENTO GEOLOGICO DELL’AREA La «Grotta Sorgente le Mole» si trova nel massiccio del M. Lepini, i quali costitui­ scono la struttura più occidentale legata alla piattaforma carbonatica LazialeAbruzzese. Strutturalmente sono formati da due unità tettoniche ad andamento ap­ penninico (NW-SE) che si accavallano lungo l’allineamento Montelanico-Carpineto-Maenza. I Lepini sono costituiti In gran parte da cal­ cari dolomitici e dolomie per lo più In fa­ cies neritica interna cripto e microcristalli­ ni, spesso Irregolarmente stratificati. La serie carbonatica comprende un interval­ lo di tempo che va dal Giurassico medio fi­ no al Senoniano, localmente giunge sino al Maastrictiano ed al Paleocene, con uno spessore complessivo che può raggiun­ gere circa 2.300 m. Sul Mesozoico e talora sui terreni paleogenici poggiano in tra­ sgressione i termini miocenici. Le litologie affioranti sopradescritte, co­

stituite prevalentemente da potenti suc­ cessioni carbonatiche, hanno determina­ to un comportamento di tipo “fragile” (strutture monoclinatiche embricate, fa­ glie inverse, trascorrenti, faglie per trasci­ namento, faglie dirette, ecc.) al momento delle deformazioni verificatesi durante la tettonica compressiva del miocene supe­ riore e quindi durante la tettonica disten­ siva del Pilo-Pleistocene. Conseguenza delle vicissitudini tettoniche è l’aspetto al­ quanto diverso dei due versanti della Ca­ tena Lepina: il versante occidentale ha una morfologia dolce e si raccorda alla Pianura Pontina tramite una serie di balze rocciose, mentre quello orientale ha fian­ chi verticali perfaglie inverse e sovrascorrimenti. La compattezza strutturale dei Lepini è rotta da un complesso di solchi allineati secondo le direttrici NW-SE (Montelanico-Maenza, Fosso di M. Acu­ to) e NE-SW (Valle di M. Acuto). Il massic­ cio carbonatico dei Lepini costituisce un’unità idrogeologica a sé stante. A nord confina con le vulcaniti dei Colli Albanbi ; a

NE il complesso in oggetto viene a contat­ to con i sedimenti impermeabili miocenici (Flysch Tortoniano) della Valle del fiume Sacco; a SE la Valle del Fiume Amaseno separa i Lepini dagli Ausoni; a SO un reti­ colo di faglie subverticali (NW-SE) segna il confine con I terreni alluvionali della pro­ spiciente Pianura Pontina, sotto i quali è presente la coda ribassata della dorsale. All’Interno del massiccio carbonatico la circolazione idrica è condizionata da due importanti discontinuità, la prima costitui­ ta dalla faglia di Carpineto e la seconda dal complesso con ridotta permeabilità degli strati calcareo-dolomitici e dolomie giu­ rassici. Le direzioni principali di flusso so­ no comunque verso SW ed infatti a con­ tatto tra i Lepini e Piana Pontina sono pre­ senti numerose sorgenti basali. Il carsismo è l’elemento morfologico più importante, rilevabile dalle numerosissi­ me manifestazioni superficiali presenti sulle sommità e sui versanti meno adivi, quali Lapiaz, Doline, Uvala e Polje. LA GROTTA SORGENTE LE MOLE

Oltre Hprimo sifone (foto: M. Bollati) R

La Grotta si apre nei calcari in facies di piattaforma cretacei sul versante SE del M. Salerio (1457 m s.l.m.) a 840 m s.l.m. e precisamente presso la sommità della Valle di M. Acuto. Importante area di as­ sorbimento del sistema è il versante sud del M. Salerio e Fossa dei Felci dove, nel­ l’area denominata Le Canavine, è presen­ te un vasto altopiano carsico «martorlzzato» dai Lapiaz e ricchissimo di doline, le quali costituiscono evidenti punti di dre­ naggio delle acque piovane, mentre il reti­ colo Idrografico esterno è praticamente inesistente. L'altopiano costituisce un «gradino» ribassato impostato su faglie a direzione appenninica ed antiappenninica. Altra probabile area di assorbimento è il Pian della Croce compreso tra le cime di M. Salerio - Fossa dei Felci e M. Semprevisa - M. Malaina. È un tipico esempio di Polje occupante una depressione inter­ montana a forma di «L», i cui due rami han­ no orientazione E-W e NNE-SSW. Il fondo della depressione è disseminato di doline, RPFI FDI nFSIA PA 1Q91


La sala oltre Hprimo sifone (foto: M. Bollati)

Primo sifone: la partenza (foto: A. Bario lini)

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La sala oltre il primo sifone (foto: M. Bollati)

Primo sifone: ia partenza (foto: A. Bartolim)

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spesso anche coalescenti, e da pozzi in­ ghiottitoio. Sono numerosissime (più di trenta) le cavità catastate in quest’area dallo S.C.R. (vedi notiziario SCR, GS CAI Roma n° 6 1985 e n° 7 1986) e sono a pre­ valente sviluppo verticale. Al momento attuale dell’esplorazione del­ la Sorgente Le Mole è evidente come li­ nee strutturali hanno condizionato «l’ar­ chitettura» della grotta, infatti essa si im­ posta su due direttrici principali: una in di­ rezione appenninica e si dirige verso il «cuore» di M. Salerio l’altra in direzione antiappenninica. La genesi stessa della

Sorgente Le Mole è dovuta non tanto ad un cambio di permeabilità, ma piuttosto ad una via preferenziale di fratturazione. La portata della Sorgente varia da 4 a 8 l/s, ma in conseguenza di eccezionali precipi­ tazioni può subire piene deil’ordine di 500 l/s. Attualmente lo sviluppo complessivo del­ la cavità è di 1.400 m con un dislivello di c.a. + 150, naturalmente questi dati sono soggetti a continue variazioni con l’avan­ zare delle esplorazioni. Tutti i rami sinora esplorati sono attivi con una successione di ambienti freatici e vadosi.

DESCRIZIONE DELLA CAVITÀ ED ESPLORAZIONE RAMO NW Costituisce la direttrice principale del si­ stema e fornisce il maggior apporto idri­ co. I suoi primi 180 m sono caratterizzati dalla presenza di diverse opere di presa del locale acquedotto (Comune di Maenza) attivo sin dal 1869 e da poco potenzia­ to con una captazione diretta nelle acque dei sifone «terminale». La nostra esplorazione, quindi, inizia con il superamento di questo primo sifone che dopo 100 m relativamente facili «sbuca» in

SEZIONI TRASVERSALI DEL CANYON DEI GURKHA

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aria in una galleria molto concrezionata e comoda (4 x 3), poi un punto basso e più avanti ancora la galleria si fa più grande si­ no ad un vasto ambiente : Sala Maenza (20 x 15 h10). Si tratta di una sala di crollo che rappresenta il punto di intersezione tra le due principali direttrici del sistema. Al centro della sala, salendo sopra i massi di crollo, un’ampia galleria punta dritta verso NE, mentre, proseguendo avanti, il ramo NW si restringe molto e «risifona» di nuo­ vo (S-2). Questo sifone è uno dei punti più bassi dell’intero ramo, la sua sezione è el­ littica con l’asse maggiore orizzontale.

Più avanti, oltre l’S-2, la galleria si fa gra­ datamente più ampia e, in corrispondenza di una frattura trasversale, si apre un poz­ zo cascata di una trentina di metri (Pozzo Ruggente). Risalito il pozzo in artificiale notiamo che la grotta cambia decisamen­ te aspetto: ora la prosecuzione è un si­ nuoso meandro stretto ed alto 7-8 m, alla cui base scorre il fiume. Serpeggiando nella parte più alta (e asciutta!) del canyon si arriva ad un saltino oltre il quale il mean­ dro si allarga sino a 4-5 m per poi essere interrotto da un paio di cascate (8-10 m) facilmente aggirabili. Più avanti il meandro

termina in una condotta che si stringe e si abbassa sempre di più sino a «finire» in uno stretto sifone. Con un po’ di fortuna è possibile trovare, nella bella stagione, un palmo d ’aria per passare senza bombole. Siamo a 750 m dall’ingresso e, oltre il sifo­ ne, una forte corrente d’aria ci guida verso una galleria interstrato che a sua volta conduce ad una bella sala. Proseguendo, un alto (15 m) meandro interrotto da due piccole cascate sfocia alla base di un grosso pozzo-cascata che, ad oltre 900 m dall’ingresso, come un incubo ci ostacola il cammino. La risalita è dura: il pozzo ha

GROTTA SORGENTE LA MOLE MAENZA ( L T ) S E Z I O N E Rilevatori:

L O N G I T U D I N A L E B a r t o l i u i A n n ach iara B o l l a t i Massiao G a a b e l l i G iuseppe

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pareti lisce ed oltre al martellare Insisten­ te dell’acqua, tira sempre un vento forte che, anche se di buon auspicio, fiacca ra­ pidamente la resistenza dell’«uomo della sicura» che notoriamente è il più esposto al freddo.

di gallerie interstrato (8 x 7) e stretti mean­ dri (0,5 x 15) che dopo 250 m conducono alla base di un pozzo a «binocolo» alto 35 m. Il pozzo intercetta un altro meandro che in breve conduce ad una verticale già salita per 15 m. La prosecuzione è eviden­ te anche in questo ramo.

RAMO NE Ha origine oltre il 1° sifone nella Sala Maenza, modesto è il suo contributo Idri­ co al sistema, in ogni caso si hanno varia­ zioni notevoli della portata solo in caso di forti piogge ed II drenaggio è molto rapi­ do. È costituito da un susseguirsi di gran­

RAMO DEL IIP SIFONE Ha origine nel ramo NW 55 m oltre l’S-2, si sviluppa prevalentemente in direzione est e costituisce l’unico apporto idrico co­ stante anche in periodi siccitosi. Con uno sviluppo di ca 100 m dei quali 50 in sifone

DEL RAMO PRINCIPALE

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RAMO DEL V° SIFONE Ha origine anch’esso nel ramo NW 115 metri a monte dell’S-2, fornisce un mode­ stissimo apporto idrico ed è costituito da una bassa galleria interrotta da un breve sifone (S-5) .Più avanti la galleria si allarga in una bella condotta a pressione che do­ po pochi metri sprofonda in un ulteriore sifone (S-6) da esplorare. Lo sviluppo complessivo è di circa 30 m. / SIFONI S-1 : lunghezza 100 m larghezza 1 2,5 m H 0,6 -r 1,5 m Prof. 5,2 m Acqua limpida, 2 «cloque» d’aria all’inizio, 2 punti bassi S-2: lungh. 30 m Largh. 1 t 2 m H 0,6 r 1,2 m Prof. 3 m Acqua torbida ai ritorno S-3: Lungh. 50 m Largh. 1 -r 13 m H 0,5 - f 1 m Prof 3,5 m Acqua torbida al ritorno, sifone basso. S-4: Sifone basso, da esplorare S-5: Lungh. 3-4 m Largh. 1,2 m ca Sifone facile, in caso di siccità diventa un’ardita volta bagnata S-6: Da esplorare

SEZIONI TRASVERSALI

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(S-3) «termina» con un ulteriore sifone (S-4) da esplorare.

PROSPETTIVE, TECNICHE E PROBLEMI DA RISOLVERE Attualmente il sistema ha quattro prose­ cuzioni: due in aria con pozzi da risalire e due in sifone. L’esplorazione vede la sim­ biosi «perfetta» delle tecniche speleo e speleo-sub, con un post-sifone davvero impegnativo per le continue risalite in arti­ ficiale e sotto-cascata. Per la progressio­ ne nei sifoni vengono utilizzati bi-mono da 4 o da 5 1con attacchi Din. Tutti i sifoni so­ no attrezzati con sagolature fisse e rinvìi indiretti. Per il trasporto dei materiali nei sifoni si utilizzano barattoli stagni oppor­ tunamente zavorrati. Oltre il 1° ed il secondo sifone sono stati approntati dei campi con materiale tecni­ co e di emergenza quali stecco-bende, te­ li termici ecc. Uno dei problemi principali da risolvere è quello relativo ai disagio delle lunghe per­ manenze (oltre 12 ore) nella muta umida, pertanto si pensa di ricorrere a delle mute stagne leggere (tipo Viking) opportuna­ mente modificate con delle tenute alle ca­ viglie per consentire l’uso degli stivali.

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ESPLORAZIONI ESTERO

ALVERMANN, PER NON DIMENTICARE Nato da un impensabile connubio tra G.S.I. e G.S.P., l’Alvemannschacht era stato disceso tra l’85 e l’86 sino a — 440 m. Certo la fine di un capitolo ma non di una storia... di Gilberto CALANDRI, Luigi RAMELLA e Marina GISMONDI (Gruppo Speleologico Imperiese C.A.I.) A b s tra c t D is c o v e re d in the 1985 d u rin g the G S i-G S P e x p e d itio n A lv e rm a n n s c h a c h t (H a g e n g e b irg e , S alzbu rg, A u s tria ) was d e s c e n d e d (1986) up to — 440 m. This chasm , in the D a c h s te in lim e s to n e s (U p p e r Trias) is a p o /y g e n e tic cavity. The re s u rg e n c e in the S c h w a rz e n to rre n p la c e d 7 k m N N E w ith 1470 m d iffe re n c e in level.

Sull’Alvermannschacht poco è stato scrit­ to (qualche articoletto sui Bollettini di Gruppo) ;le righe che seguono perché questo promettentissimo abisso non ca­ da nell’oblio. Infatti l’Alvermann 440 m di profondità, con quasi 1500 m di potenzia­ le, rappresenta sinora la maggiore esplo­ razione di speleologi italiani in terra au­ striaca. Inoltre documenta una impensabile co­ munanza tra le più bellicose e contrappo­ ste tribù di esploratori del Marguareis. Nell’agosto dell’anno di grazia 1985 G.S. Imperiese CAI e G.S. Piemontese CAIUGET uniscono le loro forze per affronta­ re i mitici plateaux dell’Hagengebirge oc­ cidentale, settore di confine tra Austria e Germania: malgrado un tempo da trage­ dia, che costringe anche i bivacchi in cavernoni semiallagati, flagellati da pioggia e neve, saltano fuori alcune decine di cavità, tra cui un abissetto, battezzato Alver­ mannschacht disceso, sotto gelide ca­ scate, sino a quasi 250 m di profondità. L’alleanza ligur-piemontese prosegue, l’anno successivo, con una punta a fine lu­ glio che porta l’Alvermann a — 440 m, su uno stretto condotto (da allargare) troppo pieno di acqua. La grotta rimane armata per due anni, sino a quando (agosto 1988) una sparuta pattuglia (con Bosch e gran­ de scorta di batterie) ritorna all’Alvermann: ancora una volta l’acqua impedisce l’allargamento della strettoia, eppure, po­ co sotto, la c a sca te li sembra parlare di più accessibili gallerie. Il disarmo, in quattro, 600 m di corde in­ fangate, batterie al piombo e tutto il resto, è sul limite del demenziale. Ma tant’è: un attimo prima dell’ennesima bufera sull’hagen una decina di megasacchi sono al­ lineati all’ingresso dell’Alvermann. Finisce un capitolo ma la storia non è an­ cora chiusa. LA CONCA DELL’ALVERMANN Nelle rare giornate di sole (dopo tre ore di SPELEOLOGIA 24, 1991

LA VIA DELL’ALVERMANN La base di partenza p e r l ’Alvermann è il centro di Berchtesgaden all'estremo sud­ orientale della Baviera (Germania occidentale), raggiungibile dall’Italia attraverso l'au­ tostrada Brennero-Innsbruck-Rosenheim sino al confine austriaco , quindi 18 km di statale. Da Berchtesgaden l ’ovovia Jennerbahn porta a quota 1802; quindi con una m ezz’oret­ ta di mulattiera s i raggiunge l ’accoglientissimo rifugio K. Von Stahlhaus (q. 1728), ap­ pena oltre la linea di confine. Dai rifugio si risaie (segnavia 416) verso Sud la cresta sino alla cima dello Schneibstein (m2276) : s i prosegue sempre sui crinale (segnavia 416 o 454) sino alla base della cima dei Windschartenkopf, dove conviene tagliare per I pendìi orientali, mantenendosi in quota sino a raggiungere la grande conca glacio-carsica tra Hochsoienkopf e Kahlersberg. L'abisso Alvermann si apre a quota 1980 tra ip in i mughi, sul bordo di un campo solcato, a ca. 300 m da! confine tedesco. Il tempo di percorrenza Von SthalhausAJvermann è di ca. 3 ore. È da rammentare che l ’attività speleologica nel Salisburghese è ufficialmente possibi­ le (pena gravissime reprimende: es. arresto, megamulte...) solo dietro autorizzazione del LANDSVEREIN FÜR HÖHLENKUNDE (Schloß Hellbrunn, Objekt Nr. 9, 5020 Salz­ burg) del tutto restio a concedere tali permessi. I plateaux dell ’Hagengebirge sono ri­ serva di caccia : questo non parrebbe di ostacolo agli speleologi, a parte ii divieto di at­ tendamento. Come cartografia, consigliabile TAlpenvereinskarte, scala 1:25000, n° 10/2 Hochkönig-Hagengebirge. H lavoro fondamentale sul massiccio è il Salzburg höhlenbuch, volume III (1979) di Klappacher e Hasecke-Knapczykck edito dal Lands verein für Hölenkunde.

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tarlo dello spit e del megapozzo; l’appro­ fondimento dei solchi carsici a doccia è talora di dimensioni metriche, testimo­ nianza di processi di corrosione subgla­ ciali o preglaciali. Il tutto fra bogaz, con­ dotti fracassati dall’esarazione glaciale e buchetti vari... ALVERMANN: CENNI DESCRITTIVI

All'ingresso dell'Alvermannschacht dopo Hdisarmo dell’agosto 1988 (foto: G. Calandri).

marcia dal rifugio Von Sthalhaus) lo spet­ tacolo della conca dell’Alvermann, sotto la parete settentrionale del Kahlersberg (m 2350) è una di quelle immagini che aprono il cuore allo speleologo: una gran­ de distesa di calcari biancheggianti incisi da lapiez e traforati di buchi. La conca dell’Alvermann ripete, in picco­ lo, il paesaggio dell’Hagengebirge (una serie di grandi depressioni, poco accen­ tuate, probabilmente databili al mio-pliocene, fortemente incise dall’azione gla­ ciale quaternaria): infatti esarazione gla­ ciale pleistocenica e gelifrazione postwurmiana hanno modellato i pendìi in campi solcati controllati dalla stratificazio­ ne. E un susseguirsi di bellissimi “ Rundhockerkarst” , su compatte bancate cal­ caree montonate, e di campi solcati strut­ turali, con tipico arretramento delle testa­ te degli strati. Eccezionale è la varietà delle micromorfologie di corrosione, che colpisce anche lo speleologo con il solo 14

L’ingresso (q. 1980 m) è tettonico, sub­ triangolare, modificato dalla gelifrazione: ma basta scendere una decina di metri per accorgersi che è la via giusta per scendere nel cuore dell’Hagengebirge. Si spalancano, separati da un meandrino (rognoso assai con i tubolari) due mega­ pozzi di 92 e 62 m, cilindrici, a pareti lisce dove la corrosione ha messo in rilievo, su grandi estensioni, i fossili di Megalodon: la genesi di questi pozzi sembra legata al­ la corrosione-erosione delle acque di per­ colazione, specie con scorrimenti lamina­ ri sulle pareti. Segue un terzo fusoide cilindrico, pz. E. Toti, sceso, sinora, solo per 25 m: l’acqua ha costretto ad aeree tirolesi e traversi per raggiungere la via più alta, semifossi­ le. Quindi è una serie di saltini di erosione regressiva (P. 6, P. 11, P. 14, P. 15) sepa­ rati da stretti condotti meandriformi, in parte a pressione, decisamente fangosi. Intorno a — 250 m di profondità si ritrova l’acqua, sul fondo del meandro. La volta piatta e levigata indica una prima fase a pieno carico evoluta con successivi ap­ profondimenti gravitazionali. Procedendo sul fondo della foretta lo strettissimo meandro (con tratti intorno ai 20 m di lar­ ghezza), spezzato da due saltini (P. 6 e P. 12) e da accumuli graviclastici, porta in un bellissimo P. 21, cilindrico, di erosione re­ gressiva. La galleria diviene, a luoghi, più ampia, con larghe mensole tipiche dell’evoluzio­ ne regressiva; caratteri che, grosso mo­ do, si ripetono nei successivi tre pozzi (P. 36, P. 9, P. 30 spezzato in saltini). Le di­ mensioni del meandro si riducono nuova­ mente, e l’acqua diventa sempre più l’o­ stacolo maggiore: ancora due salti (P. 5 e P. 25) sino ad una fessura semiallagata (a — 440) che richiede qualche allargamen­ to, poco avanti il ruscello precipita in un pozzo probabilmente ampio. L’andamento tipicamente verticale della

Evoluzione geomorfologica del settore HochKömg-Hagengebirge nel Pliocene e nel Pleistocene. Gli asterischi indicano la copertura dei ghiacciai quaternari. Ca: calcari dolomitici dei Dachstein (Trias sup.), D. dolomie triassiche, B: basamento impermeabile, (dis. G. Calandri, C. Grippa)

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L’HAGENGEBIRGE L ’H agengebirge (alt. m x2362m ) è uno dei grandi massicci calcarei del Salisburghese (assieme a Tennegebirge, Hochkönig, Steirness meer, Göll Stock, tu tti con caratteri simili): occu­ pa una superficie di 144,5 Kmq. di cui 52 dell’altipiano centrate, estremamente carsificato, compreso tra i 1700 e i 2100 m di quota. È costituito dalia potente serie calcareo-dolomitica del Dachstein (Norico-Retico, Trias sup.) immersa blandamente a NNE (settore delle risorgenze dello Schwarzentorren). Un centinaio le grotte sinora ca­ tastate, in realtà il numero di cavità è enorme: la maggiore è la Tantalhöhle (sviluppo 35 km, profondità 435m), se­ guita dallo Jägerbrummtrogsystem (sviluppo 29 km, profondità 1078 m), entrambi sui bordi meridionali testimo­ niano diversi cicli di carsificazione svi­ luppati dal tardoterziario. La parte cen­ trale dell’altipiano è sinora sommaria­ mente esplorata: degni di nota la Zen­ trumshöhle (— 557) ed ora l ’A lvermannschacht ( — 440). Non si deve tuttavia credere che trova­ re abissi sull'Hagengebirge sia una passeggiata, al contrario. Se ancora enormi sono le potenzialità, la scoper­ ta e l ’esplorazione di grandi cavità nei carsi di alta montagna sallsburghesi è sicuramente tra i capitoli più impegna­ tivi della speleologia alpina. Problemi burocratici a parte, la lunghezza ed i di­ slivelli delle marce di avvicinamento, la stagione esplorativa m olto breve e so­ prattutto l ’inclemenza del tempo (co­ me abbiamo avuto modo di verificare sulla pelle, nelle nostre esperienze su ll’Hagen), unite alle difficoltà tecni­ che in profondità (strettoie, pozzi sot­ to cascata, ecc), spiegano perché moltissimo resti da fare e perché l ’e­ splorazione dei grandi compiessi ab­ bia richiesto m olti anni. Anche se ora, con tecniche e mentalità moderne, questi tempi possono esse­ re decisamente abbreviati.

cavità, alternanza di pozzi cilindrici e a campana raccordati da brevi meandrini di dimensioni decimetriche potrebbe dare accesso, intorno ai 1500 m di quota (cioè poche decine di metri più in basso), a grandi reti freatiche fossili tipiche del massiccio. Almeno, questa è la speranza. NOTE MORFOIDROLOGICHE

Pozzo sezionato dall’erosione glaciale presso l ’A lvermann (foto: G. Calandri).

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Una speranza confortata dalla storia car­ sica di questo antico massiccio: nelle me­ gacavità dell’Hagen (vale a dire Jàgerbrumtrogsystem e Tantahòhle, ma anche in altre grotte vicine all’Alvermann) esisto­ no, specie tra i 1400 e 1800 m di quota, enormi sistemi di gallerie freatiche residui probabili della carsificazione pliocenica (o precedente). L'energico sollevamento tardo-pliocenico innescò processi vadosi favorendo (nelle alternanze climatiche pleistoceniche) l’approfondimento verti­ cale delle cavità. Il modellamento nivo­ pluviale oleocenico si è limitato principal­ mente a ritoccare le morfologie superfi­ ciali. 15


La conca dell’Alvermann, modellata a campi solcati strutturali, sotto la parete settentrionale de! Kahlersberg (foto: G. Calandri).

L’Alvermannschacht è importante perché rappresenta uno dei limiti idrogeologici dei massiccio (e già di acqua in grotta ce n’è parecchia, sin troppa...). L’immersione settentrionale della serie carbonatica (congiuntamente alle espe­ rienze con traccianti degli austriaci nella vicina conca dell’Hinterschlum, a quota 1740, nel 1976) permettono di ipotizzare, con buona sicurezza, come la risorgenza dell’Abisso Alvermann sia rappresentata dalla Schwarzentorren (valle di Bluntau) che, con i troppo pieni superiori, raggiun­ ge deflussi, in massima piena, superiori ai 20 m3/s! Drenaggi rapidi (come indicato dai colo­ ranti) che sembrano la premessa per grandi esplorazioni: d’altronde il dislivello tr a l’Alvermann e la risorgenza è di 1470 m su una distanza in linea d’aria di 7 km. La strettoia terminale attende solo tosti (ed attrezzati) esploratori che abbiano la sorte di una stagione climatica favorevole (diciamo un buon settembre), senza trala­ sciare la via diretta, alla base del pozzo E. Toti, che può riservare qualche sorpresa. Insomma l’Alvermannschacht non è pro­ prio un abisso da dimenticare.

Pianta schematica dei collegamenti idrogeologici nel massiccio dell'Hagengebirge in base alle esperienze con traccianti de! 1976 e de! 1978 (da Vólkl modif.) (ridis. G. Calandri, C. Grippa).

Sezione schematica del collegamento idrogeologico Abisso Alvermann-Zentrumshòhle e risorgenza di Schwarzentorren. Il punto interrogativo indica le ipotetiche gallerie freatiche tardoterziarie intorno a quota 1500 m (d/s. G. Calandri, C. Grippa).

CLAUDIO BENEDETTI (CAIO) Domenica 25 novembre 1990, al rientro da un'esplorazione all Abisso degli Incubi (Friuli), moriva — colto da malore — a soli 23 anni l'amico Claudio Benedetti, socio del Gruppo Triestino Speleologi, nonché membro del Consiglio Direttivo del gruppo stesso. Usciti dall'abisso nel prim o pomeriggio, “Caio " e i suoi due compagni (A. M osetti e M. V/ezzoll) rientrano al bivacco Lomasti e da lì decidono di rag­ giungere l ’a uto p e r ritornare a Trieste. Purtroppo — giunti circa a metà strada — // sopraggiungere d e ll’oscurità, t'abbondante neve caduta e una bufera di neve in corso ti costringe a desi­ stere dal loro tentativo, ed assieme iniziano a ripercorrere i loro passi verso il bivacco. A circa mezz ’ora dalla loro meta, “Caio " viene colto da un malore e tu tti i tentativi d i aiutarlo a coprire la distanza che li separa dal bivacco risultano vani e quindi viene scavata una “truna " nella neve nella quale si tenta in tutte le maniere di riscaldarlo. Ma probabilmente p e r Lui non c 'è più nulla da fare. / tre si apprestano quindi a passare una notte all'addiaccio, con ii corpo d i “Caio" sistemato tra quelli degli altri due, nell'estremo tentativo d i donargli un po ' d i calore. A l mattino, la tragedia: solo Alessandro e Marco (che riporterà un principio d i congelamento agli arti inferiori) escono dai riparo improvvisato e mesta­ mente raggiungono il bivacco, dove aspetteranno i soccorsi. “Caio" non ce l'ha fatta! Era dal lontano 1955, quando Lucio M ersi precipitava nell'abisso Gaché (Piemonte), che nel nostro gruppo non si verificavano eventi luttuosi nel cor­ so d i uscite esplorative. Per noi giovani della 37 e 4‘ generazione che componiamo e portiamo avanti il G. T.S., è molto difficile accettare la morte di un amico, e lo è ancor di più se accade, come in questo caso, fuori di grotta p e r dei m otivi imprevedibili e quanto meno assurdi. Nei pochi anni nei quali Claudio Benedetti è stato con noi, ha dato moltissimo, partecipando con entusiasmo all'attività e portando lui stesso nuove idee, tra le quali merita menzionare la costruzione del bivacco fisso a -450 nel complesso Klondike-Kloce-Pastore, praticamente opera sua. Ognuno di noi si ricorderà sempre dei bei momenti trascorsi assieme a “Caio ", amico d i tu tti all'interno del nostro gruppo, persona “speciale " anche all'esterno, dove aveva iniziato ad affermarsi nei mondo del lavoro, come del resto in tutte le attività che praticava. Non ti dimenticheremo, ciao “Caio"! il Gruppo Triestino Speleologi

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IN MEMORIA

CHIUSETTA, 9 DICEMBRE 1990 La mattina del 9 Dicembre 1990 all’uscita da una punta esplorativa nella Grotta Labassa (Massiccio del Marguareis, Prov. Cuneo), Aldo AVANZINI, Roberto GUIFFREY, Marino (Guru) MERCATI, Luigi (Bob) RAMELLA, Mauro SCAGLIARINI, Flavio TESI e Paolo VALLE sul margine orientale del pianoro della Chiusetta venivano travolti da una slavina. Una mezz’ora dopo nel passaggio della gola della Chiusetta un’altra slavina uccideva Sergio ACQUARONE e Stefano SCONFIENZA anch’essi appena usciti da Labassa. I loro compagni Andrea Bixio, Alessandro Maifredi e Pierclaudio Oddoni, rimasti illesi, dopo un vano tentativo di ricerca riuscivano a tornare in grotta dove il giorno successivo venivano salvati da un elicottero del Soccorso. L’intervento di soccorso, già scattato la domenica pomeriggio, ha visto impegnati per tre giorni un centinaio di tecnici del Soccorso Alpino, cani da valanga, elicotteri. A causa delle cattive condizioni del tempo e della pericolosità del manto nevoso solo il Mercoledì 12 Dicembre sono stati localizzati e recuperati i corpi senza vita dei nostri nove amici.

In occasione del week end che compren­ deva anche la festività dell’8 Dicembre, speleologi del G.S.I. Imperla e del G.S.P. C.A.I. - UGET di Torino si erano accordati per condurre Insieme una punta esplorati­ va nella grotta di LABASSA. Venerdì 7 Dicembre si sono dati appunta­ mento per il pomeriggio a Viozene quattro da Imperia (Sergio Acquarone, Marino Mercati, Luigi Ramella e Paolo Valle), due genovesi (Andrea Blxlo e Alessandro Maifredl) e due torinesi (Claudio Oddoni e Stefano Sconflenza). L’obiettivo era di raggiungere il campo base interno, situa­ to verso le regioni di probabile congiun­ zione con il complesso di Piaggia Bella, per poi esplorare e rilevare alcune gallerie di quel settore, coadiuvanti da una secon­ da squadra che II avrebbe raggiunti II gior­ no successivo,formata da Aldo Avanzini di Genova e dai torinesi Roberto Gulffrey, Mauro Scagllarini e Flavio Tesi. Raggiunta la grotta in circa due ore di cammino su terreno scarsamente inneva­ to di neve vecchia e dura, e con tempo splendido, gli otto uomini sono poi perve­ nuti al campo base interno verso la mez­ zanotte. Dopo una buona dormita si sono addentrati in esplorazione nelle Gallerie del Minotauro. Una squadra (Acquarone, Mercati, Oddonl e Sconfienza) ha rimontato un’ampia galleria Inclinata, sino ad un sifone di fan­ go dove dopo tentativi di scavo ha rinun­ ciato, esplorando poi un ramo laterale si­ no a che, dopo una risalita, la galleria è di­

venuta stretta sino ad esser impraticabile ; il rilievo topografico ha occupato il tempo restante prima del ricongiungimento con i compagni fissato per le 18,30/19. L’altra squadra (Bixio, Maifredi, Ramella e Valle) SPELEOLOGIA 24, 1991

ha disceso invece un pozzo di 30 m conti­ nuando poi lungo II fiume In risalita; ha rile­ vato gallerie situate poco prima del sifone terminale, ha esplorato e topografato un ramo ascendente e poi un pozzetto all’in­ gresso delle Gallerie del Minotauro e un altro ramo che sfonda più volte sul Fiume dei Mugugni; dopo 9 ore di lavoro (duran­ te il quale, con I tratti rilevati, si sono supe­ rati i 12 km, sinora topografati in questa cavità) si è ricongiunta ai compagni. Alle 21 tutti sono rientrati al campo base; dove poco dopo è arrivato Avanzini da so­ lo. Si ignora quale attività abbia svolto la squadra che era con lui e che ad un certo punto si è distaccata. I quattro erano giun­ ti sabato a Viozene, avevano pranzato al­ l’albergo Mongole e alla sera dovevano essere entrati In grotta, ancora con tempo bello. Ma di lì a poco sarebbe arriva la per­ turbazione che II bollettino meteo aveva annunciato per domenica ma considerate le precedenti esperienze Invernali a La­ bassa si pensava che non avrebbe creato gravi problemi per il ritorno. Dopo un’ora Avanzini ha deciso di avviarsi verso l’uscita, sempre da solo. Gli altri tre suol compagni, che non sono giunti al campo base, è probabile lo abbiano poi incontrato durante la sua risalita, nelle pri­ missime ore del mattino, e che Insieme abbiano proseguito verso l’esterno. For­ se i quattro speleologi sono giunti all’usci­ ta alle prime luci del giorno, e constatato che era caduta molta neve e che stava an­ cora nevicando hanno deciso di attendere i compagni. Senz'altro hanno avuto tutto il tempo per equipaggiarsi per la discesa nella neve, e Guiffrey, che aveva con sé la macchina fotografica, ha scattato foto dell’ingresso innevato.

Gli otto compagni dopo aver bivaccato hanno lasciato il campo Interno domenica alle 7.30 e risalendo senza fretta sono giunti all’uscita alla spicciolata: poco pri­ ma di mezzogiorno Ramella, Mercati e Valle, a 15 - 30 minuti I rimanenti. All’arrivo dei primi, quelli che erano In attesa hanno iniziato a scendere, percorrendo con l’au­ silio della corda II ripido pendio che, forse per la situazione sottovento, dalle foto scattate da Guiffrey non appare essere troppo carico di neve. Dopo i primi, sono scesi Ramella e Mercati, quindi Valle che era pronto sulla corda nel momento In cui sono arrivati all’uscita i compagni della re­ troguardia, ai quali ha raccomandato di fa­ re In fretta e di scendere senza cambiarsi. Forse In quel momento la nevicata era in fase di attenuazione. Ma la montagna era carica di neve e spirava un vento teso che la accumulava pericolosamente. Senza neve il percorso sino a Camino e alle auto è di circa un’ora. Altre volte si erano affrontate situazioni del genere, o almeno come quella che si è presentata sul pendio iniziale. Primo ad avventurarsi, come testimoniato dalle foto di Guiffrey che lo ha seguito, è stato Sca­ gliarmi che più dei compagni aveva espe­ rienza di montagna invernale. Ma la consi­ stenza del manto nevoso, fuori dal comu­ ne ai primi di Dicembre, (anche la viabilità è rimasta bloccata in più punti nell’alta Val Tanaro), deve essere apparsa in tutta la sua rilevanza non appena raggiunto il pia­ noro della Chiusetta: la precipitazione era stata rapida, farinosa e quindi non asse­ stata e per di più soggetta agli effetti del vento. Mentre i primi avanzavano a fatica, gli altri del primo gruppo li hanno potuti raggiun17


CHIUSETTA, 12 DICEMBRE // nucleo d i questo scritto i'ho steso ad una ventina d i giorni dall’incidente con lo scopo di riviverlo, p e r uscire da quella situazione mentale irrisolta che ha preso un po ’ tutte le persone ferite dalla perdita dei compagni. Poi ho pensato d i trarne un articolo e di pubblicarlo. Ma era opportuno ? M otti l'han­ no tetto e dato ip iù vari consigli: curiosa, anzi, è stata la varietà dette reazioni che ha suscitato. Infine ho deciso che valeva la pena di renderlo pubblico. Una sede naturale era «Grotte», ma in redazione, ambiente emotivamente coinvolto dall’a ccaduto, avevamo optato p e r pubblicare solo scritti che fos­ sero poco personalizzati, e dunque questo era da escludere. L'altra sede naturate è questa rivista, anche più del bollettino GSP perché quanto è acca­ duto esce ampiamente dall’a mbito del nostro gruppo. Eccolo, dunque. Rendere pubblico questo scritto risponde al desiderio che ho che altri rivivano quell 'episodio che ci ha sottratto tanti compagni, alcuni dei quali hanno dato contributi decisivi a formare la speleologia italiana così come è adesso. Rivivere per ricordarti, e rivivere ancora più perché negli speleologi au­ m entila coscienza di certi pericoli, e cresca t'impegno sulla nostra organizzazione disoccorso. Il CNSAS a volte soffre del distacco di chi, non vivendo mai salvataggi, finisce p e r considerarla una organizzazione che prepara esercitazioni accademiche e di conseguenza centellina l'impegno dando il minimo p e r non essere buttato fuori; con questa tecnica si creano squadre incapaci di aiutare un compagno in difficoltà. La lotta contro questa ten­ denza è vecchia e dura: quest'articolo ne è, almeno in parte, un episodio. In un futuro prossimo cureremo altre iniziative in ambito CNSAS e SSI. Di nuovo, quest’anno, mi trovo a scrivere di situazioni d i soccorso. Laprima volta s i trattava dì un incidente a grande profondità, al Veliko: un soccorri­ tore, Heidi, intervenuto p e r un altro incidente si era ferito e noi avevamo tentato di recuperarlo. Ma aveva ferite troppo gravi, ed era morto. Allora mi ero trovato ad osservarmi, p e r la prima volta in vita mia, alle prese con un fallimento d e ll’idea guida del soccorso, salvare qualcuno, e m i ero stupito di come avevo potuto viverla senza esserne leso. Questa volta era diverso. Non era una operazione di soccorso, ma una tragedia, compiuta: noi ne eravamo le tarde comparse. Il mio ruolo era incerto, sono specialista di soccorso In grotta addestrato a quello in montagna, e m i sono trovato trascinato qua e là dagli eventi sottili che sovrintendono alla localizzazione di un volontario durante un recupero. Mentre ero trascinato ho visto motte cose, e capito altre, ed adesso voglio scriverne su questa tastiera, soprattutto per me perché sono immerso nel­ le contromisure mentali che m i hanno permesso divivere, distaccato, alcune d i quelle cose e voglio uscirne. Ora che scrivo ancora non so chi e quan­ do leggerà queste righe. Il giorno più intenso, quello che ha attivato in me modifiche, è stato // mercoledì. Prima si erano succedute fasi di “interveniamo ma non saremo neces­ sari" quando ancora eravamo convinti che i nostri amici fossero tutti moderatamente infreddoliti a ll’ingresso. Era, allora, lunedi. Riandando po i con la memoria al giorno precedente, quando la nostra squadra era stata sterminata, ho avuto difficoltà a ricostruire quel che avevano, contemporaneamente, fatto. Nevicava forte a Torino, ero a pranzo da Poppi e Lori, scampato al tentativo p e rW Le Donne, nel pomeriggio eravamo an­ dati in giro sotto la neve a comprare regali, fra mille difficoltà d i circolazione. Eppure quando sono tornato a casa dall'incidente, giorni dopo, m i sono sorpreso a vedere neve nelle strade: avevo dimenticato tutto. Il lunedì, dicevo, sembrava un intervento accademico, per perfezionare quello degli alpinisti e coprirti in caso di sviluppi improbabili. L'annuncio che dall'elicottero avevano visto gente a ll’ingresso lo avevamo salutato scherzosamente, era ovvio che erano lì. Tutto era cambiato quando ia radio alla piazzola dell'elicottero aveva gracchiato che nella grotta erano solo tre, gli altri erano sotto una slavina. La relazione dei tre faceva giudicare perduti Stefano e Sergio, ma ci eravamo aggrappati alla vita degli a ltri Chissà dove erano, dovevamo aiutarti. Era ancora, volevamo che fosse ancora, una operazione di soccorso. Ed allora ecco tante speranze, tanta attesa di veder di notte apparire luci nel vallone sotto il Ferrà o al Buco delle Mastrelle. Erano già tutti svaniti, già mentre pranzavamo a Torino, o altrove, svaniti con tu tti i loro ricordi, sotto poca bianca e fredda neve. Siamo frastornati il lunedì sera, disperati il martedì, non si può salire, nevica, gli elicotteri tentano di avvicinarsi ma non riescono. Dico a qualcuno che è la prima volta in vita mia che non vorrei essere presente all'operazione di soccorso, vorrei essere altrove, vorrei ci pensassero altri. La sera l'elicottero francese sbuca dai colle verso Nizza e riesce a portare su Meo, ma non vedono tracce. La sera tutti insieme, alpinisti e speleologi, guardiamo te previsioni televisive del tempo: c ’è un boato, su tutta l'Italia prom ette brutto ma sulle A lpi Marittime appare l'icona del sole, pulsante. Mercoledì. Fa bello, il cielo sembra riempirsi di elicotteri che portano su le squadre. Salgono te unità cinofile, incredibilmente numerose. Si avvia nel cielo la squadra che cercherà Flavio, Armando e Mauro ai Buco delle Mastrelle. lo sono una delle vedette p e r la ricerca nella zona della Chiusetta ma ancora non c'è bisogno di me e vago, attrezzato, alla piazzola. Da su chiedono sondatori. Significa, lo so, che i cani hanno trovato qualcosa. Una delle macchine ora è Ubera p e r fare ricerca dei tre p e r ¡quali speria­ mo, forse si sono infilati in qualche tana: m i chiedono di satire p e r indirizzarla, insieme a Giusta e un altro alpinista. Votiamo accanto atte pareti, nel vallone, scrutando la neve, ho l'orecchio su un Arva pe r sentire se p e r caso sorvoliamo quello che dovrebbe avere su d i sé uno dei dispersi, Mauro. La giornata è splendida, dopo m olti giorni. Anche queste pareti sono splendide, piene d i luce, inusuali dall'aria. Votiamo, vediamo molte tane, una ci emoziona ma te tracce che ha la neve da vanti sono di chissà quali bestie. Dei tre che speriamo vivi nessuna trac­ cia. Frastuono dei motore. Giusta ha le cuffie della radio, io ho l ’A rva silenzioso appoggiato all'orecchio nel rumore della macchina. M i tocca sulla spalla, ne hanno trovato uno, mi urta. Stefano? Penso. Altre tane, passiamo davanti anche a Labassa, lenti, tutto quieto, assolato. Di nuovo m i tocca, alza due dita, ne hanno trovato due, capisco. Stefano e Sergio, penso. Voliamo. M i tocca, alza tre dita. Ahi, oramai la tragedia mostra te porzioni: non sono più solo quei due, ci sono g li altri. Qualcosa in me va in pezzi, sbarcatemi là, dico, io li riconosco, sbarcatemi. Non m'importa più nulla delle pareti e delle tane improbabili. Sentivo arrivare questo momento ed ora è qui, mi sovrasta, dovrò riconoscerli, tocca a me: dimentico tutto, lascio sull'elicottero persino il fondamen­ tale zaino. Sbarco. Mi scaricano alla bocca della Chiusetta. Cammino, la neve è alta, verso il gruppo che scava. Dentro di me avvengono processi strani, la luce è grande, il cielo azzurro cupo, tutto è quieto. La mia mente prepara ie difese. Ho potuto vivere, tranquillo, quello che sarebbe avvenuto, questa è stata la cosa più incredibile. Ho visto che la nostra mente ha pronte in sé reazioni di difesa che permettono ad un individuo di recuperare i corpi d i tanti di quegli amici che ad un certo punto g li sembrano tutti, senza essere preso dalla disperazione. «Sotto choc», chiamiamo p e r semplicità un individuo nei quale stanno girando queste specie di program mi di difesa: che p o i si ferme­ ranno pian piano: in parte li disattivo ora scrivendone. Sono passati venti giorni ed io ho sinora dormito bene, solo ora che sento di po ter comunicare cominciano ad affiorare sogni, la notte. M i sembra di eliminare l'anestetico ora, che racconto, mentre disattivo i program mi antichi di autodifesa che abbiamo in noi p e r certi casi, perfezionati in millenni di pestilenze e stragi, quando tornavi a casa ed erano tutti m orti e tu vivo, p e r caso. Supero il colletto, c 'è gente che scava, dentro di me scattano m oltitudini di interruttori chimici mai attivati, lasciano solo d i me // frammento che deve agire. Da dettagli che stento a percepire capirò p o i che mi vengono rese inaccessibili le parti che hanno i ricordi. Non ho più a disposizione altro che la memoria tecnica, p e r agire lì. Gran buca nella neve. Dentro ci sono altri due speleologi, Sasso e Pastor, non sapevo che fossero su anche loro. Scavano. Anche altri, alpinisti, sca­ vano. Ce ne sono almeno quattro, dice uno di questi alzando lo sguardo sbarrato, sul fondo della buca profonda un metro emergono zaini e vestiti da grotta e guanti gelati ne ll’ultimo gesto. Ecco, io ti non ho più passato, cerco solo dei nomi. Voglio sapere se là sotto ci sono anche quelli che la squadra di Giampiero sta cercando al Buco delle Mastrelle. Uno zaino non vuol uscire, tagliatelo, dico. Lo fanno, me io consegnano, guardo nella pattina (ci saranno i documenti, m i dice un alpini-

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sta accanto a me, la mia voce dice fredda che no, noi non ce li portiamo mai appresso). Sullo zaino c 'è scritto «Mauro Scagliarmi», uno dei tre p e r i quali speravamo.

Li abbiamo persi tutti, capisco, sono tu tti qui, sotto la neve. Ricordo nitidamente l ’e splosione d i dolore che m i arriva ma che subito viene isolata e sommersa dallo scattare di altri pietosi interruttori, ritorno di­ staccato. Bisogna avvisare di ritirare la squadra dalle Mastrelle, i dispersi sono tu tti qui, dice ia mia superficie; ed è l ’unica parte di me che sia coscien­ te. Sasso scava febbrile, ha gli occhi che forse ho io. Credo voglia essere lui a togliere il peso della neve dai nostri compagni; io voglio solp, vagamente, essere qui, ora. Cominciamo ad estrarli. Escono Flavio, Armando, tu tti vestiti sostanzialmente da grotta. La mia superficie osserva distaccata i volti, li riconosco, guardo come sono vestiti, i dettagli. Constato che Flavio ha midriasi, cioè che è morto davvero. Scrivo questo p e r spiegare quanto sia irreale : le rigide difese m i fanno sopravvivere con­ centrandomi su dettagli irrilevanti, proibendom i i ricordi. Le infinite ore passate insieme con Flavio sono inaccessibili, sepolte ne ll’incoscienza di gran parte di me. Un alpinista è allucinato, disperato, sono tutti qui, dice. Penserò, poi, che in lui non sono scattati interruttori incaricati di impietrirlo, come in noi spe­ leologi. Scaviamo. La neve ai contatto coi corpi non è polverosa e fredda ma bagnata, più scura, vagamente fangosa p e r una decina di centimetri intorno. D'improvviso sbarcato da chissà che voto arriva anche Marantonio, solo dopo ricorderò che lui era nella squadra Mastrelle. Sono proprio contento che ci sia; lui dopo m i dirà che sembra che tendiamo a trovarci insieme a vivere cose d i intensità inaudita: è vero, è stato Khayyam, ora ci è toccato questo. E Ramella ? chiedo a Sasso, che continua a scavare. Si distoglie dalla paia, è questo, dice impietrito, indicando io zaino e i vestiti che sta liberando in fondo alla buca. Lo liberiamo. Scaviamo. Escono cinque corpi che ammucchiamo a lato della buca, nel sole stupendo del Marguareis. Li dimentichiamo subito. A d istanti alzo lo sguardo dai fondo della buca e toro sono lì, non mescolati ai paesaggio incredibile, surreali, ammassati, mescolati agii zaini, ancora nelle ultime posizioni. Ma appena inizia la percezione dell’immagine scattano le contromisure mentati e non li vedo più e continuo a sondare, indiffe­ rente. Potevamo esser noi sotto la neve, invece stiamo scavando p e r liberare i corpi di altri, ia differenza è dipesa da dettagli trascurabili, casuali. Sondiamo le pareti della buca, in modo automatico Ancora uno. Oramai g li alpinisti se ne sono andati, proseguiamo noi a liberarli dalla neve. È Guru, ora che esce dalia neve. A l Veliko, quando morì Heidi, sedetti accanto ai suo corpo e gii mormorai il canto di Ulisse della Divina Commedia, che tengo custodito nella mia me­ moria. Qui le cerco, qui vagamente decido che è ora di dirlo a quei corpi sulla neve, sopra le ignote gallerie della grotta i cui frammenti noti chiamiamo Piaggia Bella e Labassa. Cerco i versi, ma non li ho più. Assorto rievoco con sforzo «lo maggior corno de ia fiamma antica» ma tutto si disperde come ie imma­ gini che vedo, ridivento macchina senza memoria che guarda neve e cura dettagli. Ora temo, cercando di far diventare articolo questo sfogo, che chi leggerà non potrà capire. Ho riletto, e non rendo l ’idea. Il fondamentale è che siamo svuotati, percettivi in modo selezionato, distaccato. Lucidi. Ricordiamo ogni istante. L'elicottero comincia i voli a recuperare i corpi, qualcuno li lega due a due sugli imbraghi da grotta che ancora hanno addosso e po i appare ii vento enorme delie pale che ci schiaccia nella buca ed il verricello che scende dall'aria e ii solleva. E alziamo i nostri occhi iniettati, vagamente lacrimosi a guardare quegli amici che si allontanano nell'aria mentre l'argano se ii chiama in cabina. Manca Aldo, dov'è Aido. Ricostruiamo una piccola squadra di sondaggio ed avanziamo. Eccolo, in profondità nella neve. Ancora scaviamo mentre ancora l'elicottero sottrae quel carico inaccettabile dai bordo della buca. Scava, scava. Ecco Aido, anche lui finisce sul bor­ do, con g li occhi chiari tornati a guardare ii cielo. I nostri ricordi in comune sono senza fine, ci siamo stati maestri nelle mille discese nel Fighiera, nelle ore passate insieme. Là, posandolo con Marco sul bordo della buca nulla riesce a tornarmi aita memoria. Sette, questa valanga ce ne ha po rta ti via sette, in una buca d i cinque metri. E che sette. I cani hanno segnalato qualcosa più a valle, ci dicono. Tempo d i finire li e già anche Stefano viene estratto dalla neve dagli alpinisti. Manca uno, manca Sergio. Sarà a monte o a valle, m i chiedono. Non so, non m i sono informato, non dovevo essere qui, forse è a monte. I cani non sentono niente d i chiaro, Stefano giace assente sulla neve fredda. Stefano, allievo grande e difficile. Lo sguardo attento, ha ii volto profonda­ mente assorto, si è immerso nelle acque profonde concentrandosi, è riuscito a raccogliere le idee. Ora che scrivo posso ricordare esattamente ia sua espressione dimentica sulla neve, e accanto alla sua quella di alcuni degli altri, come fossero gallerie del Corchia o dei Marguareis. M i possono torna­ re in mente, ora, e ne sono contento. C'è pericolo d i caduta valanghe, qui dove deve essere Sergio. Formiamo una squadra piccola, con ie radio che frusciano pronte a gracchiare l ’allarme delle vedette, torniamo a disporci in fila a sondare. La mia mente e quella di Marco si aiutano a farci sopra wivere, ci continuano a suggerire dettagli secondari dei quali occuparsi. Mi trovo ai suo fianco, forte d i un corso valanghe, a spiegargli che la sensazione dell'incontrare con ia sonda un corpo sotto ia neve è inconfondibile. Siamo assenti ed acca­ demici, sondiamo, assorti. Tocca a lui sentire Sergio, sepolto molto sotto: astrattamente immergo ia mia sonda nel bianco immacolato p e r confermargli l'impressione. Cominciamo a scavare l ’ultima volta, sia l'ultima, sia l'ultima. Ancora l'elicottero che batte sopra di noi accumulando sulla cengia di imbarco i corpi di Slrbiss, Guru, Stefano, l ’elenco è incredibile. / conduttori discutono se e quale e dove ogni cane ha segnato, te vedette scrutano il pendio di neve che ci sovrasta. C 'era neve immacolata qui, sciabile nel sole, e tu scavi scavi e m etri sotto appare uno zaino, in fondo alla buca e p o i uno speleologo che gli è legato : ma è l'ultimo, ancora lo strato di neve fradicia al contatto col corpo, un ultimo volo e anche lui è con g li altri. E noi là, a chiacchierare con lo sguardo vuoto, ma sereni. È finita. Li abbiamo trovati. È stato meglio essere qui, a scavare, che vederti arrivare giù. Nove. Rievochi uno ed il ricordo degli altri sommerge ii dolore del primo, e ti anestetizza. Ci riuniamo nella zona di imbarco. I corpi dei compagni, g li ultimi quattro, sono ammucchiati accanto agii zaini. Dicono che bisogna coprire ia faccia di Stefano, aiuto un alpinista a farlo. La testa di Stefano è assurdamente fredda, indifferente. Ora, scrivendo, ricordo quante cose conteneva, memorie, episodi, polemiche, punti d i vista, problemi. La neve, là, li ha fatti svanire ma anche p e r noi che non recuperiamo i corpi quei ricordi comuni sono divenuti non più rievocabi/i. Li riprenderemo po i poco a poco, scrivendone, leggendone, o rievo­ cando p e r caso episodi nei quali quei compagni avevano fatto sentire ia toro presenza. La percezione ambientale è strana e fortissima, ho la testa piena della visione dei posto benissimo, innevato, il cielo azzurro e gli elicotteri bianchi che si fermano in overing a po chi centim etri dallo sperone di imbarco: inghiottono via via ie squadre dei cani p o i i sondatori, p o i i corpi rimasti. Sasso è andato giù, siamo rimasti tre a chiacchierare, con molte pause. Ci chiedono se vogliamo scendere. No, non ora, vogliamo stare ancora qui scendiamo fra g li ultimi. Dico agii altri che m i fermerei qui, non voglio vivere ciò che accade là in valle ; qui non c 'è disperazione, questo posto ha assi­ stito alla tragedia ma è ancora incantato, non è stato lui a portarceli via. M i viene in mente un pensiero che dico agii altri : quei praticello, fra qualche mese, tornerà a fiorire. È banale e retorico, ma io ha creato quella parte di me senza ricordi che era là, distaccata e tranquilla. Lo percepisco come pensiero fondamentale e lo dico agli altri e lo ripeterò p o i giù, alla compagna di Ramella. Allora ed ora, più d i questo pensiero, m i sembra fondamentale il fatto che m i sia venuto in mente in quel momento, non so perché. Giovanni Badino

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STEFANO SCONFIENZA

MARINO MERCATI

PAOLO VALLE

gere (oltre ai predetti, anche Avanzini e Tesi) e si èform atajn tal modo una fila ser­ rata di sette persone. Il gruppo di retroguardia invece era anco­ ra all’ingresso della grotta, dove Sconfienza aveva preferito cambiarsi, imitato dai compagni. Il gruppo di sette in fondo al pianoro ha ri­ preso ad avanzare compatto con Avanzini a fare da apripista. All’altezza del masso poco dopo il quale ha inizio la gola vera e propria della Chiusetta, alle spalle della fila all’Improvviso una valanga è slittata dal pendio della destra orografica, travolgen­ do Il gruppo Intero. Il rombo è stato percepito dal 5 ancora al­ l’Ingresso, che l’hanno commentato e si sono affrettati, lasciando la grotta alle 12,20 circa: dopo Acquarone sceso per primo, uno per volta si sono calati con la corda anche gli altri. Giunti al fondo della corda stessa, non hanno più trovato la pi­ sta aperta dai compagni, e hanno pensato ad un loro passaggio più in alto o più In basso o all’opera del vento. A fatica hanno fatto strada nell’ordine Acquarone, Sconflenza, Oddoni, Blxio e Malfredl, Ignari del­ la sorte del compagni e convinti di ritro­ varne e di seguirne le tracce più avanti. La situazione meteorologica era Intanto peggiorata, con neve e tormenta e conse­ guente scarsa visibilità nel biancore gene­ rale. Tutti insieme, i 5 della seconda squa­ dra sono giunti al masso dove è caduta la valanga che ha sepolto la prima e si sono avveduti soltanto che la neve era quanto mai abbondante. Con difficoltà hanno ol­ trepassato il masso aggirandolo da un la­ to e superandolo di qualche decina di me­

tri sono andati verso la gola. Fortunatamente si sono distanziati: dato che Oddoni improvvisamente si è sentito mancare II terreno ed è sprofondato, Bixlo e Maifredl si sono fermati per aiutarlo a trarsi d ’impaccio. Ripreso II cammino ver­ so Sconfienza ed Acquarone ormai in di­ scesa, al tre è venuta a mancare Improv­ visamente sotto i piedi la neve d’un am­ masso farinoso che divenuto valanga, è andato a travolgere i due compagni, i quali sono scomparsi nella massa nevosa. A lungo I tre superstiti li hanno cercati scavando invano con le mani e con I rami dell’unico arbusto emergente. Quando si sono sentiti sul punto di essere sopraffatti dal freddo e dalla bufera, e con II buio or­ mai incombente, hanno rinunciato alla ri­ cerca e saggiamente hanno deciso di ri­ salire verso l’ingresso della grotta, che hanno raggiunto dopo essere stati sfiorati da altre due valanghe. Oddoni, Bixio e Maifredi hanno passato la notte sistemati alla meglio in una nicchia. Al mattino di lunedì il tempo non è miglio­ rato: ancora neve e vento. Verso mezzo­ giorno è cessato di nevicare, ma hanno continuato a farsi sentire i boati delle va­ langhe. Finalmente alle 13 -14 un elicotte­ ro è riuscito a sorvolare la zona e II ha av­ vistati; poco dopo è stato effettuato il re­ cupero. La ricerca ed II ritrovamento del nove tra­ volti si sono potuti effettuare soltanto il mercoledì, quando le migliorate condizio­ ni del tempo hanno finalmente consentito agli elicotteri di levarsi in volo e di traspor­ tare sul posto i soccorritori da tre giorni in attesa di intervenire.

La nevicata verificatasi dalla sera dell’8 Di­ cembre al mezzogiorno del giorno dopo, seppure non eccezionale, è da ritenersi comunque fuori norma. Tali condizioni hanno causato la caduta di valanghe anche in luoghi abbastanza in­ soliti. Nonostante la situazione di alto rischio, i nostri compagni probabilmente erano in­ consapevoli di esporsi ad una minaccia In­ combente. Del resto, la massa di neve che hanno In­ contrato sul pendio, dalla grotta fino al piano della Chiusetta, non era enorme, al­ meno per quanto si può vedere dalle foto scattate da Roberto Gulffrey. Soltanto sul pianoro l’altezza della neve è apparsa nella sua reale consistenza. E al fondo di questo, la prima squadra si è riu­ nita, forse per decidere cosa fare. Mentre quelli della seconda squadra avevano so­ lo la facoltà decisionale di seguire i com­ pagni davanti a loro. Le precauzioni da prendere in questo ca­ so sono di tenersi a distanza di sicurezza l’uno dall’altro, In modo di diminuire la probabilità di essere travolti e soprattutto nella zona di attraversamento, di tenere lo zaino su un solo spallaccio In modo da li­ berarsene se investiti, per non essere ap­ pesantiti ed ostacolati nei movimenti e per rimanere a galla. Se queste precauzioni non sono state prese è perché nessuno si considerava effettivamente in pericolo. Probabilmente chiunque di noi, anche se si sarebbe comportato In modo analogo.

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SERGIO ACQUARONE Sergio Acquarone aveva 20 anni ed era entrato nei G.S.I. con l'ultimo corso. In pochi m esi ave­ va «bruciato le tappe- partecipando ad alcune delle punte più impegnative sulle Liguri: a La­ bassa, all'Abisso Libero, negli ultimi tentativi sul fondo dei Caprosci. Un giovane fatto per la speleologia e p e r stare sui calcari, e con tutte ie premesse p e r divenire in breve tempo uno dei punti di riferimento pe r il G.S.I. Il grande rimpianto, fra g ii altri, è proprio quello di aver perduto con lui un elemento di si­ curo avvenire, di quelli che, purtroppo, i corsi di ci danno di rado.

ALDO AVANZINI Con Aldo A vanz/ni se ne è andato uno dei mae­ stri, uno che ha dato alla nostra speleologia al­ cune delle sue caratteristiche fondamentali, inizia ad andare in grotta nei '71, a 27 anni, con il G.S. Bolzaneto di Genova. Dal '74 ai '76 è molto attivo alla Spluga della Preta (VR) ed inizia a fre­ quentare il G.S.P. collaborando, nel '75, ai cor­ so speleo. Nello stesso anno fonda a Genova il SIAL. nel '76 è fra g li animatori delle esplorazioni pie­ montesi sul M. Corchia che io vedono in Figherà fino a ll'83, alla giunzione con l ’A ntro dei Cor­ chia. Dall'82 aii'84 è delegato dei 125 gruppo CNSASS. Negli anni successivi è m olto attivo sul Marguareis, ancora in prima linea durante ie esplorazioni che portano alla giunzione Gola dei Visconte-Piaggia Bella. Da/1'86 ai 90 parte­ cipa a m olte «punte» a Labassa sia in direzione della risorgente, verso valle, che soprattutto nei rami d i monte. È stato T«elitario» p e r eccel­ lenza, tanto che non sentiva la necessità di scrivere o ammaestrare. La sua ultima discesa in grotta ne è un esempio: in solitudine rag­ giungendo g ii altri in esplorazione. La grotta era una scusa, vagandoci dentro Aido si adat­ tava a tei, ma in realtà esplorava soprattutto se stesso.

SERGIO A CQUARONE

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ROBERTO GUIFFREY Roberto Guiffrey finisce il corso speleo G.S.P. a 20 anni neii'81. N ell’estate dello stesso anno è il protagonista de ll’esplorazione all'Abisso Penthotal (M. Marguareis) scendendo in esplorazione il «mitico- Pozzo della Papessa e guadagnando il soprannome con il quale è noto ai più: Armando Pozzi. Attivissimo sul Margua­ reis scende con i francesi all'Abisso Cappa, con Avanzini ed altri nella «troupe» della giun­ zione Gola dei Visconte-Piaggia Bella. È con i cuneesi ai Bacardi (l'abisso più importante dei Piemonte, ai di fuori dei Marguareis). N ell'86 è tra i protagonisti delle punte verso la giunzione Piaggia Bella-Gaché: è tra i pochi che possono dire di aver visto la «Sala delle ac­ que che cantano» in Labassa. Negli anni suc­ cessivi continua una assidua attività speleomarguareisiana: F5, A H , 0 Freddo, sono alcu­ ne delle grotte che lo vedono nelle vesti di esploratore.

grotta cambiava: sfoderava ia sua grinta ed en­ trava in sintonia con qualsiasi compagno. Non si tirava mai indietro, nei rilievi più rognosi, sempre prim o nei forzare una fessura o nei ten­ tare un pozzo esposto.

MARINO MERCATI (GURU) inizia l ’a ttività coi G.S. Imperiese nell'autunno 1972 non ancora quindicenne. Il prim o campo della C1, Tanno successivo, segna la sua storia speleologica, dedicata p e r quasi vent'anni alle ricerche sulle A lpi Liguri. Qui una quindicina di campi estivi ed ogni gros­ sa esplorazione dei G.S.I.: dal C1-Regioso, a ll’S2, a Libei c, alle Mastrelle, a Labassa, reca ia sua impronta, fatta di grandi capacità tecni­ che unite a forza e serenità (che p e r tanti anni io hanno fatto apprezzare come volontario del Soccorso), non disgiunte da un impegno co­ stante all'esterno, nelle attività d i campagna più integrate e faticose, ne ll’a ccanimento a ri­ passare ai setaccio anche ie zolle d i calcare più dimenticate (ba stipe r tutte ia riscoperta dell'A­ bisso delle Frane). Quasi 1.000 uscite, anche fuori dalle Liguri, come in Toscana o in alcune spedizioni all'estero (Giordania, Tunisia, Corsi­ ca). Era un grande esploratore, completo, sempre pieno di entusiasmo. Silenzioso e riservato, in

LUIGI RAMELLA (BOB) La prima uscita di Luigi Ramella col G. S. I. è nel­ l'estate 1972: (dopo alcune esperienze di spe­ leologia «individuale») questa data non rappre­ senta solo l ’inizio di una ventina d i anni di co­ stante e sempre più entusiastica attività esplo­ rativa, ma costituisce una vera svolta nella sua vita: da allora gran parte delle sue energie e della sua capacità, costantemente affinatasi nei corso degli anni, è dedicata aita speleologia ed ai Gruppo. Una speleologia a tempo pieno, fatta sì di tante esplorazioni e di tanto lavoro a tavolino; ma so­ prattutto un modo totale, con ia testa e con il cuore, d ’intendere questa attività. Ramella esploratore e speleologo di punta: ol­ tre 1.000 uscite, una ventina di campi estivi sul Mongioie e sul Marguareis, numerose spedi­ zioni all'estero (Algeria, Marocco, Tunisia, Giordania, Austria, Corsica), soprattutto un grande trascinatore delle esplorazioni sulle amate A lp i Liguri: da/l’S2, a Libero a Labassa, di cui era l ’instancabile propulsore, come nella ricerca dei buchi più nascosti e dimenticati, ma che tante volte grazie ai suo inesauribile ottim i­ smo ed alle sue intuizioni avevano «pagato». Speleologia d i punta, ma fatta anche p e r star insieme con g ii amici. Una disponibilità dimo­ strata p e r tanti anni nei Soccorso, anche negli ultimi episodi come al Veiiko Sbrego. Ramella organizzatore: segretario efficentissimo dei G.S.I. praticamente dalla sua entrata in Gruppo, 33 numeri dei Bollettino dei G.S.I. co­ me redattore, nella costante ricerca di un mi­ glior livello qualitativo, organizzatore dei gran­ dioso Congresso Internazionale sul Carso di Alta Montagna, p e r diversi anni Consigliere del­ la Società Speleologica Italiana, responsabile dei Centro Documentazione Grandi Cavità,

ROBERTO GUIFFREY

MAURO SCAGLIARINI

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«fondatore morate» detta Biblioteca del G.S.I. (6.000 volumi) ed organizzatore dei retativi ser­ vizi, e l'elenco sarebbe ancora lungo... Ramella documentatore: Bob era davvero, un grosso esperto della speleologia italiana e mondiale; competenza, applicazione, precisio­ ne ed entusiasmo si possono leggere nelle sue numerosissime pubblicazioni (oltre 150) spes­ so dedicate a classifiche, aggiornamenti dei grandi fatti esplorativi: p e r anni aveva curato in questo senso le rubriche su Speleologia, at­ tualmente illustrava le novità sotterranee di ca­ sa nostra sulle riviste nazionali francese e bel­ ga. Più silenziosamente, ma altrettanto effica­ cemente forniva la sua esperienza e compe­ tenza a quanti, invero molti, in Italia ed a ll’estero (con cui aveva una fitta rete d i tegami e contatti) chiedessero ia sua collaborazione. MAURO SCAGLIARCI Mauro Scagliarmi fà il corso G.S.P. a 33 anni ne ll'86. Si definisce uno speleosafo un p o ' ro­ mantico con il gusto dell'avventura. «A volte mi chiedo che mai sarò venuto a fare su questa Terra cosi terrosa, terrestre ed erosa ? Sarò ve­ nuto p e r assolvere una missione o p e r fare una commissione?» N ell’e state '86 partecipa a tutte le principali esplorazioni marguareisiane: Meandro dei Nar­ di (P.B.), Latte & Miele (Labassa), Nevado Ruiz. Quello che scrive sul Bollettino G.S.P. dà una buona immagine del suo carattere, dalla vena umoristica sempre pronta alla sottile iro­ nia. Nell'87 è nelle esplorazioni alle Porte di Ferro (P.B.) e all'Abisso Baygon. Negli anni succes­ sivi continua u n ’a ttività speleologica senza perdere d i vista anche i suoi m olteplici interes­ si: montagna, musica, mountain-bike, pesca.

STEFANO SCONFIENZA Stefano cominciò a far parte del Gruppo Spe­ leologico Piemontese dopo aver frequentato il corso, nel 1982. Per lu i la speleologia diviene subito passione e partecipa assiduamente a tutte le campagne esplorative d i quel periodo, dal campo delle Carsene alle punte all'Artesinera. Nel 1983 ottiene la sua prima grande soddisfa­ zione, partecipando alla giunzione Gola del Vi­ sconte-Piaggia Bella. Ben presto, date le sue buone qualità d i orga­ nizzatore, diventa uno dei fulcri dell’attività. Nel 1984 lo ritroviamo di nuovo alle Carsene, p o i all'Abisso F5 dove esplora p e r ben quattro anni consecutivi e Tanno successivo al/’A lvermann, in Austria. Il gioco della speleologia lo coinvolge molto a tal punto che ne nasce una disciplina d i cui lui è uno dei migliori rappresentanti. Scrivendo su «Grotte» ci comunica la sua filo­ sofia: «... il grande sistema, la complessità fatta abisso, affascina in modo inarrestabile una speleologia che sente H bisogno d i capire p ri­ ma di esplorare». Nell’85 e nell'86 lo vediamo tra g li artefici delle esplorazioni al fondo di Piaggia Bella ed al Finis Africae in Figh/era. Arriva così la giunzione Piaggia Bella-Gache che segna u n ’altra tappa fondamentale della sua «carriera speleologica». P o il’87, Tanno dell'incidente al Corchia e Stefa­ no, allora direttore d i corso, rimane profonda­ mente segnato da questa triste avventura. Si evidenziano così due aspetti del suo carattere: da una parte quello de ll’ingegnere destinato a fare carriera e dall'altra quello dello speleologo di punta che «... indugia continuamente tra il superbo compiacimento di sé ed il tentativo di uscire da questo isolamento». Negli anni seguenti vengono le esplorazioni di O-Freddo ed A11 e vediamo in lui un forte so­ stenitore delle attività sul Marguareis, un gi­ gante dove dedicarvi le proprie energie e non solo fisiche. Una delle colonne portanti del Gruppo e del Soccorso, Stefano cercava di trasmetterci la sua speleologia, una disciplina interiore che lo aveva trascinato a tale punto da non considera­ re più g li aspetti esterni come la forza indoma-

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ALDO AVANZINI bile della natura. Sull’incidente scampato ad O-Freddo, quando fu colto dalla bufera, ci racconta: «Come pe r tanti incidenti sfiorati, quello che c i frega è l'ec­ cessiva confidenza che m olti di noi hanno con quella montagna». Dopo poco più d i un anno ci lascia, a 31 anni. FLAVIO TESI Flavio Tesi era di Pinerolo (TO) dove nell'84, a 21 anni, è tra i soci fondatori del G.S. Pinerolo, è membro del G.S.P. un anno dopo e, neIT87 è di­ rettore del corso speleo con Sconfienza. N ell’88 entra nel 1° Gruppo CNSASS. Nell'esta­ te '90 è in Brasile con Badino e g li amici di Por­ denone e Trieste p e r esplorazioni e ricerche carsiche sul Mato Grosso. Numerosi altri interessi coronavano la sua pas­ sione p e r le grotte: prima fra tutte la moto, po i lo sci, la vela (brevetto d i skipper nel ’90), te Ok­ tober-fest e te cene pantagrueliche.

PAOLO VALLE Con le esplorazioni di questi ultim i mesi sulle A lpi Liguri (a Libero, a Big Jim a Labassa) aveva veramente scoperto, a 27 anni, l'entusiasmo e la «vocazione» p e r la speleologia d i punta. Un cammino speleologico iniziato con le prime esperienze col Gruppo d i Borgio Verezzi e pro­ seguito dall'87 nel Gruppo Speleologico Alas­ sino, dove il suo Impegno e capacità si erano espresse nelle lunghe disostruzioni alla Taramburla e nelle punte alla Mottera. Nel 90 si avvicina alle Liguri, partecipando alle uscite più impegnative del G.S.I. ed al campo estivo alla Bùgnola, negli stessi m esi entra co­ me effettivo nel Soccorso. Quella di Paolo era una speleologia fatta sere­ namente, con naturalezza e disponibilità, che lasciava intravedere grande potenzialità, anche p e r questo il rimpianto è ancora maggiore. Il nostro più vivo ringraziamento a tu tti coloro che si sono prodigati nelle ricerche dei nostri amici e ci sono stati vicini in questa tragedia. C D P

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DOCUMENTI ITALIA

LA LEGGENDA DELLA GROTTA DEGLI OLMI A Ferrania, in Val Bormida, da sempre una leggenda parla della Tana e del suo labirinto. Riannodando un filo spezzatosi trentanni fa, qualcuno è andato a rialimentarla... di Giuliano DONZELLINI (Gruppo Grotte C.A.I. Savona) INTRODUZIONE Se abiti a Ferrania (Val Bormida, SV), ed hai meno di 20 anni, sai che prima o poi dovrai affrontare la Prova del Fuoco. Anzi, la prova della Grotta degli Olmi. Di facile accesso nei rami alti, questa grot­ ta ha da sempre animato I sogni degli «av­ venturosi» del luogo: da qui leggende di labirinti e terribili strettoie, di coraggio e di incoscienza. Tutti conoscono l'esistenza della «Tana», quasi una presenza mitica, la Grande Madre dispersa nella Riserva Na­ turalistica dell’Adelasia. Eppure, fino ad oggi, non si possedeva un rilievo della cavità. Catastata negli anni 60 dal Gruppo Grotte Ferrania, ha visto pochi attimi di notorietà attraverso le pagine dei loro bollettini. Il GGF aveva iniziato a rile­ varla, ma poi il gruppo si perse nei diffe­ renti impegni delle persone, e a catasto ri­ mase soltanto un tratto di rilievo: un centi­ naio di metri del meandro centrale. Dopo il tentativo di concludere qualcosa nel Gruppo Speleologico Savonese, alla fine degli anni 70, e dopo una parentesi in­ credibilmente lunga, nel '90 mi ritrovo con i nuovi amici del Gruppo Grotte CAI Savo­ na... ed eccoci qua. Mancano ancora alcuni tratti strumentali del rilievo (dopo tanta siccità, ora c ’è trop­ pa acqua), ma l’ossatura della Grotta or­ mai risulta appieno dal riporto. Guardate la sezione longitudinale, non sembra un piccolo abisso? Diramazioni, torrenti, pozzetti, sale, cascate, forre, meandri, giù fino a quota — 127. Qui tutto è intricato, tutto in miniatura, comprese le strettoie: sostengo, sicuro di essere smentito, che ogni anno che passa diven­ tino sempre più strette... L’INGRESSO La Grotta degli Olmi (421 Li/SV) si apre sulle pendici Sud-Occidentali del Bric Curiino, nel pieno della Riserva recente­ mente Istituita dalla 3M Italia. Nella zona sono al momento note pochis­ sime grotte, tutte catastate negli anni 60 dal GGF. Da un punto di vista geologico, questi luoghi sono caratterizzati dalla pre­ senza di numerose faglie, inversioni, sovrascorrimenti e presenze alloctone che complicano non poco la situazione strut­ turale. I calcari stessi sono poco evidenti SPELEOLOGIA 24, 1991

L'ingresso della grotta (foto: G. Donzelllm)

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in superficie, spesso soggiaciono ad altre rocce. Il fatto stesso che esista una grotta così completa, in una zona così poco da manuale, costituisce un elemento di ri­ flessione. Alla quota di 620 metri, nascosto nel bo­ sco ed appoggiato a una piccola paretina, l’ingresso della grotta si apre pochi metri a Sud del crinale che separa le due vailette originate dal Rio della Grinda e dal Rio del­ l’Acqua che Bolle, torrenti normalmente asciutti. Nella figura in piccolo si può os­ servare il posizionamento della grotta ri­ spetto ai due torrenti, che si incontrano poco più a valle. LA GROTTA NEL SUO INSIEME La grotta si compone principalmente di tre rami, che si dipartono dall’insieme labi­ rintico di sale che troviamo nelle parti alte, a poca distanza dall’ingresso. Il ramo di­ retto a Nord porta al fondo della cavità, scendendo in forte pendenza per un an­ gusto meandro. Al fondo troviamo due di­ stinti corsi d’acqua perenni, ognuno con una bella e suggestiva cascata. Questa zona profonda si trova oltre l’alveo del Rio della Grinda, che lungo questo tratto pre­ senta numerosi punti di perdita. I Rami Occidentali sono piuttosto com­ plessi: anche qui troviamo una cascata, peraltro più modesta e presente solo quando è In piena il Rio della Grinda, ma anche delle belle sale fossili e rami in salita che riportano quasi all’esterno, in direzio­ ne dell’ingresso. UNA GROTTA CHE NON SI LASCIAVA RILEVARE... Conobbi l ’esistenza della grotta nei prim i anni 70, quando me ne diedero notizia alcuni amici del posto: mi parla­ rono di una strettoia tremenda, che so­ lo poche persone erano state capaci di superare... Anni dopo, ormai divenuto speleo nel Gruppo Speleologico Savo­ nese, decisi di saperne di più. Rintrac­ ciata finalmente la cavità, m i resi imme­ diatamente conto dell’importanza di questa grotta da tutti i punti di vista. Data la carenza di documentazione, decisi così che fosse necessario rie­ splorarla e rilevarla da capo tutta, e lo proposi agli speleo del GSS di allora. Ma la grotta, stretta, bagnata, Intricata e faticosa come poche, dopo un perio­ do iniziale di attività vedeva cadere l'in­ teresse generale dei soci. Solo ogni tanto riuscivo a trascinarvi dentro qualcuno p e r continuare un pezzo di rilievo. Poi il nulla. E la Grotta manten­ ne i suoi segreti. Ma nell’estate dei 90, insieme a tanti amici che credevo persi p e r strada, riprende l ’interesse gene­ rale p e r questa grotta: il rilievo, le risa­ lite... Si tentano nuove strettoie, si p ro ­ vano tecniche di radio-posizionamen­ to, si trovano nuovi rami sconosciuti 10 anni prima. Riusciamo nel frattempo a costituire ufficialmente H nostro nuovo Gruppo Grotte, che nasce nella Sezione di Sa­ vona del Club Alpino Italiano. Sarà la volta buona? Credo di si, ed i fatti lo dimostrano. In pochi mesi, e con l ’uso dei calcolatore, la Grotta degli Olmi è stata domata.

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La prima galleria ampia, poco dopo l ’ingresso (foto: G. Donzellini, C. Ferrari)

Nel Ramo delle Unghie, diretto a Sud-Est, osserviamo numerosi arrivi d ’acqua: si passa infatti pochi metri al di sotto dell’inghlottltol del Rio dell’Acqua che Bolle, che viene oltrepassato in direzione Sud. Una rumorosa c a s c a te li non perenne è presente anche in un ramo secondario, a Sud della prima saletta dopo l’ingresso. Nella grotta troviamo a più livelli tracce di riempimenti ad opera di materiale alloctono, prevalentemente ciottoli ofiolitlcl, mentre nelle zone profonde troviamo pu­ re una saletta quasi Interamente negli sci­ sti. ENTRIAMO IN GROTTA Pochi metri dopo aver superato la soglia dell’ingresso, e la cortina di innumerevoli e cortesi ragni, ci ritroviamo su di un salti­ no di 3 metri, che immette in una diaclasi più ampia [A], Qui abita un ghiro, che di solito al nostro passaggio si affaccia da

una cengietta in alto... per poi rintanarsi, suppongo disgustato. Dopo uno scivolo che presenta alcuni gradini artificiali, ci troviamo in una prima saletta dalla quale si diparte, sulla destra, il citato rametto laterale che termina con la cascatella [B ]. Se invece prendiamo il passaggio basso sulla sinistra, si sbuca nella bassa e caoti­ ca Sala del Labirinto [C ]. Qui l’intreccio delle gallerie si preannuncia complesso. Proseguiamo per ora In discesa, verso Nord, tralasciando i rami a Sud-Est: dopo una decina di metri, un bivio consente di scendere per due diverse vie nella suc­ cessiva Sala delle Condotte [D], da cui partono alcuni rami laterali ed il meandro che ci porterà al fondo. Esplorando i din­ torni di queste sale, ci si rende immediata­ mente conto della complessità del retico­ lo. C’è più aria che roccia: le prime volte, al ritorno, trovare l’uscita al primo colpo non è facile. Sulle pareti e sulla volta, notevoli 25


tracce di antiche condotte, riempimenti e canali di volta. Il materiale alloctono sedi­ mentato appare costituito da ciottoli di piccola e media taglia, prevalentemente non calcarei (quarziti, porfiroidi, ofioliti), cementati da argilla e concrezione. Dalla multiforme Sala delle Condotte, che un muro di materiale di riempimento divi­ de in due, si può andare un po’ dovunque. Nella metà ad Ovest si Imbocca (E] l’inte­ ressante diramazione dei Rami Occiden­ tali oppure, scendendo tra forme caotiche di erosione, riempimenti e concrezioni fossili, si accede al meandro del ramo del fondo. I TORTIGLI Tanto per rimanere in tema di labirinti da incubo, dal lato della parete Est della Sala delle Condotte si apre un passaggio dal­ l’aspetto freatico, l’entrata dei Tortigli [G]. Infiniti e divertenti tubi freatici, di piccole dimensioni, ti costringono ad imparentarti con i lombrichi: girano, salgono, scendo­ no, si biforcano, si riuniscono. Poche de­ cine di metri cubi di spazio in cui ti perse­ guita l’incubo di trovarti improvvisamente faccia a faccia con un gigantesco Lombri­ co delle Caverne... provate a immaginarlo! Nei Tortigli troviamo una forra che conflui­ sce poco più avanti nel solito meandro: da qui proviene la maggior parte dell’acqua che ne dilava la prima parte, nel periodi di piena, e che proviene dal Ramo delle Un­ ghie. IL MEANDRO Se si scende nel meandro, il caos di con­ dotte e condottine che ci hanno preceduti trova finalmente un senso: tutto sembra confluire qui dentro. Antipatico, stretto, scivoloso, insomma un normale meandro, contorto ma non esagerato, si tuffa a ca­ pofitto verso il fondo, seguendo penden­ ze Intorno ai 30/40 gradi. Anche qui le tracce di riempimenti ed i canali di volta. Si sdoppia, si riunisce, poi la progressione si fa più scomoda e contorta [H ]. Dopo qualche discussione con le anse del meandro ci si alza per poco in piedi ma poi, in punto stretto, dobbiamo armare il

Vaschette tra le concrezioni, nella Sala della Lama (foto: G. Donzelllni)

primo pozzetto [L ]. Un attacco naturale, tanti maniglioni ed il meandro scampana in un primo saltino, poi un terrazzo, e via! Pochi metri di doc­ cia gratis. Sul fondo del pozzetto l’acqua scompare tra le pietre. Stiamo oltrepas­ sando, sulla nostra verticale, il letto del Rio della Grinda, che troveremmo circa 60 metri sopra di noi, ma siamo anche una quarantina di metri sopra la galleria dal fondo. SEMPRE PIÙ STRETTA La galleria piega bruscamente verso Ovest, un saltino, e poi lo stretto diventa sempre più stretto. A circa — 80 metri di profondità, davanti a noi si chiude (!) la fa­ migerata e gelida strettoia [M], Ti pieghi a destra, poi a sinistra... rinunci a respirare, ti incastri, spingi, ti sollevi... qualche me­ tro di tregua, senza spazio: poi il vuoto e ti ritrovi quasi in piedi a respirare, su di un piccolo terrazzino. Superati questi pochi metri da Incubo, ci si ritrova nel bel mezzo

di una comoda ed interessante galleria, molto diversa dalle precedenti (la parete di fronte è costituita da scisti), che prose­ gue in due opposte direzioni. LA CASCATA PICCOLA Il lato della galleria diretto a Sud-Ovest, in lieve salita, porta ad una saletta ove preci­ pita una significativa cascata [N], qui i cal­ cari sono eccezionalmente chiari e dall’a­ spetto marmoreo, e alcuni camini testi­ moniano l’arretramento della cascata. L’acqua si perde in una forra intasata da massi instabili: queste vistosissime pietre nere lucidate dall’acqua (ofioliti, verdi all’interno), fuoriescono da alcuni anfratti laterali. Qui accanto troviamo inoltre la sa­ letta negli scisti di cui ho accennato all’ini­ zio [P]. LA GALLERIA DI INTERSTRATO Se dalla cascata piccola seguiamo l’anti­ co scorrimento fluviale, ora fossile, ripas­ siamo davanti alla strettoia e proseguia­ mo verso valle: per una volta, si cammina normalmente. Sulla sinistra gli scisti, sulla destra i calcari: non capita tutti I giorni di percorrere così comodamente una di­ scontinuità di interstrato. Poi le dimensioni aumentano, la voltasi in­ nalza e si perde nel buio: in corrisponden­ za di una incredibile e brusca piega degli strati, la galleria gira di 90 gradi verso SudEst [Q], LA CASCATA GRANDE Davanti a noi un sordo e tremendo rumore si innalza dal silenzio della galleria. Quan­ ta acqua cl sta aspettando al varco? Ora le pareti ci obbligano a procedere in opposi­ zione, da entrambi i lati abbiamo i calcari, sempre più puliti e dilavati: quindi la galle­ ria si sfonda e scampana nel buio, mentre il rombo della Cascata Grande, ancora In­ visibile, inizia a spaccarti le orecchie ed il cervello. Pochi metri di corda, un’altra doccia gra­ tis, e sei nella Sala del Frastuono [R] : pio­ ve da tutte le parti, sotto i nostri piedi luc-

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deano le pietre nere e gli accumuli di sci­ sti, ma la vera cascata precipita a Est, In un piano superiore della sala, ove domina­ no forme di erosione regressiva [S ]. Quando il fiume è In piena, l’acqua precipi­ ta prepotente dall’alto e si Infrange violen­ ta su di una sporgenza, generando una in­ credibile nebulizzazione. La dimensione e la forma dell’ambiente Ingigantisce II ru­ more, che fa apparire la massa d’acqua molto più grande di quello che non è. Il fiu­ me prosegue in una via impraticabile alla base della cascata e, quando in piena, an­ che in una serie di piccole salette leviga­ tissime, vistosamente «arredate» dalle solite pietre nere. LE GALLERIE DEL FONDO Dall’altro lato della Sala II pavimento spro­ fonda in una galleria dalla sezione levigata e spettacolare, con tanta acqua di perco­ lazione. Questa termina poco dopo, ma alcuni passaggi ci portano nuovamente presso le rapide del fiume, che si placa per un breve tratto in un bellissimo laghet­ to dalla volta bassissima. Oltre, l’acqua sparisce ancora nella roccia. Se invece traversiamo sulla destra l’orlo del salto, si entra in un’altra grossa galleria, all’Inizio sub-circolare. Fissata una corda, scen­ diamo una serie di saltlni e scivoli forte­ mente infangati, lungo una pendenza me­ dia di una quarantina di gradi. Nella saletta terminale, l’acqua del fiume si riaffaccia da una angusta galleria, scor­ rendo tra I detriti, e si getta ancora In una stretta forra... siamo al fondo, a — 127 metri dall’ingresso [T]. Tentare di passare di lì appare troppo rischioso: puoi fare da tappo e finire rapidamente sommerso dal­ l’acqua. La grotta prosegue, ma non per noi. GLI ALTRI RAMI DELLA GROTTA / / Ramo delle Unghie Dalla Sala del Labirinto, risalendo In dire­ zione Sud, troviamo una condotta di origi­ ne freatica, inizio del Ramo delle Unghie [U ]. Questa prima serpeggiante galleria, da percorrere a quattro zampe, è caratte­ rizzata dalla volta tonda tipica del freatici e da un pavimento di concrezione piatto, ri­

sonante. Infatti è spesso soltanto una trentina di centimetri, sotto di noi il riempi­ mento è stato svuotato dal dilavamento più recente. La parte risparmiata dal riem­ pimento manifesta la tipica morfologia da Immersione, caratterizzata però da scor­ rimento idrico non violento. Nel piano in­ feriore della galleria, l’erosione ha creato un intrico di forre, percorse da una discre­ ta quantità d’acqua nei periodi di piena e mai asciutte, neanche nei periodi di forte siccità (estate ’90). A monte queste forre terminano tutte occluse dalle solite «roc­ ce nere», mentre a valle si ricongiungono per convogliare l’acqua, attraverso II co­ siddetto Ramo del By-Pass [J], ai Tortigli e quindi al meandro. Usciti dalla stretta galleria, l’ambiente si allarga in una sala molto inclinata, dal fon­ do fangoso [V], SI fa subito sentire, poten­ te, il rumore di un forte getto d’acqua, rag­ giungibile sulla sinistra scendendo, che si perde poco dopo in una fessura imprati­ cabile. Dall’altra parte, salendo verso Sud, l’am­ biente si fa più pulito, per la presenza di un forte stillicidio: sulla parete si notano sot­ tili interstrati di scisti. Più avanti, le dimen­ sioni del passaggio si riducono: prose­ guiamo sulla destra, a sud, risalendo la ri­ pida pendenza degli strati. Pochi metri dopo però, una infima diaclasi verticale ci sbarra la strada [Z], dopo avere oltrepas­ sato il sovrastante alveo del Rio dell’Ac­ qua che Bolle. /

Rami Occidentali

Dal lato Nord-Ovest della Sala delle Con­ dotte si dirama l’angusta galleria con la quale iniziano i Rami Occidentali [E], che con un ampio giro ci porteranno in prossi­ mità dell’ingresso della grotta. Il cunicolo è molto stretto e ripido, stiamo seguendo il piano di giacitura degli strati: è ben evi­ dente Il canale di volta. Dopo esserci rovi­ nati gomiti e ginocchia, ci si ritrova di nuo­ vo in piedi: davanti a noi la volta si innalza e l’ambiente si fa concrezionato e scintil­ lante di veli d ’acqua. Scendendo ancora e passando tra le forme di erosione più in basso, si giunge in un ambiente piuttosto articolato e di discrete dimensioni: siamo ad una cinquantina di metri di profondità.

Qui, nei periodi di piena, precipita una mo­ desta cascata in una luccicante saletta, caratterizzata dalla presenza di scisti di interstrato [X], L’acqua si perde nella ghiaia. Se proseguiamo verso Sud-Ovest, lungo una galleria dal pavimento concre­ zionato, progressivamente la sezione del­ la galleria si restringe e diventa impratica­ bile. Tuttavia si può risalire in diagonale un po’ dovunque, verso Sud, lungo il plano delle stratificazioni, ritrovandoci a confluire in un intrico di ex condotte freatiche di pic­ cole dimensioni. Poco sopra si sbuca nel­ la Inaspettata Sala della Lama [Y], domi­ nata da un notevole masso inglobato dalla concrezione; ancora sopra, la risalita ter­ mina in un’altra saletta, in pianta vicinissi­ ma all’ingresso della grotta. Dalla Sala del­ la Lama, scendendo verso Ovest, si può accedere ad un altro ramo che poi risale fino a toccare quasi l’esterno, in un punto dove abbiamo reperito tracce di tana d’a­ nimale [K], NOTE CONCLUSIVE Il rilievo è stato riportato mediante l’uso di un Personal Computer di tipo compatibile IBM (un 386 a 25 MHz). Il posizionamento della poligonale è stato ottenuto tramite un programma interattivo progettato e realizzato appositamente dall’autore. Il di­ segno della cavità (e II posizionamento dei torrenti esterni) è stato ricavato utilizzan­ do un programma di disegno grafico, nel quale è stata «riversata» la poligonale pri­ ma calcolata: Intorno a questa è stata di­ segnata la grotta, a video. I disegni qui pubblicati sono stati ricalcati su lucido dai plottatì in scala ottenuti con una normale stampante a matrice di punti. RINGRAZIAMENTI Il lavoro non è finito qui. Colgo l’occasione per ringraziare tutti quelli che hanno colla­ borato allo studio di questa grotta, nel passato e nel presente: gli amici del Grup­ po Grotte Ferrania, del Gruppo Speleolo­ gico Savonese e del Gruppo Grotte CAI Savona. E ringrazio l’Ente proprietario della Riserva, la 3M Italia, per la disponibi­ lità dimostrata.

speleo fai da te ...no S.S.I. ? ahi! ahi! ahi! ahi! SPELEOLOGIA 24, 1991

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ESPLORAZIONI ESTERO

I «MULINELLI» DEL BIAFO Speleologia glaciale in Pakistan e scontate (ma non troppo) conclusioni: i «mulinelli» si assomigliano tutti ma, a differenza delle grotte, la loro vita è effimera ed è pertanto prematuro generalizzare un fenomeno ancora in fase di indagine

di Giuseppe ANTONINI (Gruppo Spelelologico Marchigiano C.A.I. Ancona)

PAKISTAN - SECONDA PUNTATA Ore 17, il sole sta calando mentre la tem­ peratura precipita verso valori siderali. La tazza di tè bollente che ho appena preso in mano senza conseguenze me lo con­ ferma: è l’ultimo dei tanti bevuti durante la giornata, il tempo stringe e bisogna darsi da fare; abbiamo solo un’ora di luce per prepararci, partire e superare la morena. Stanotte infatti ci aspettano «Gume 7» e «Gume 8», i due buchi neri nel ghiacciaio trovati ieri durante la prospezione nelle zone a monte di Chon pin Sha, il nostro re­ motissimo campo posto a 4200 metri. Ca­ sco, ramponi, attrezzi, ferraglia ed il com­ pleto in Gore-Tex, c’è tutto (o quasi) nello zaino, manca solo la lampada a carburo che sto caricando con una soluzione ipersalina a difesa dai 20 gradi sottozero, l’u­ suale temperatura del ghiacciaio a notte inoltrata. Partiamo infine, la zona delle operazioni non è vicina e bisogna prima attraversare ia morena laterale, sicuramente l’ostacolo maggiore da superare: un infido labirinto di roccia e ghiaccio dove niente è stabile, tutto si muove e rischia di rovinarti addos­ so. Di notte poi c ’è il pericolo di perdersi in zone crepacciate e l’unico modo di supe­ rarla è una pista che abbiamo tracciato fin dal primo giorno e che in poco meno di mezz’ora porta sulla zona operativa. Una volta usciti tutto è più semplice: un’auto­ strada bianca lunga 60 Km e larga media­ mente 2, interrotta longitudinalmente da alcuni cordoni morenici che fungono an­ che da spartiacqua per i torrenti di fusione epiglaciali. Ora la marcia prosegue quasi al buio, nel silenzio interrotto dal pesante passo degli scarponi, infine il rumore del­ l’acqua richiama la nostra attenzione, an­ nunciando l’imminenza di un mulinello: dopo qualche minuto siamo infatti dinanzi a «Gume 7». Qui come stabilito ci dividia­ mo in due squadre: noi ci fermiamo, men­ tre Sergio, Marcello e Maurizio si sposta­ no più a valle fino ad intercettare il mulinel­ lo successivo. Opereremo a stretto con­ tatto ed in zone attigue per consentire, in caso di necessità, un tempestivo vicende­ vole soccorso. Si, ho detto tempestivo poiché l’esplora­ zione di un abisso glaciale si vive come nei sabba delle streghe: nell’arco di una not­ te, dal tramonto all’alba quando il gelo

L ’avvicinamento a!campo (foto: G. Antonini)


Finalmente si scende! (foto: G. Antonini)

blocca l’acqua In forma solida. Ma attenzione, l’incantesimo è breve e ra­ ramente sono concesse più di otto ore; allo scadere del tempo chi è nel mulinello vi rimarrà per sempre. In realtà nessuno ha mai parlato dei rischi che si corrono praticando questo tipo di speleologia. A mio parere sono pochi : ba­ sta non sconfinare dalle regole del gioco. Questi pensieri mi affollano la mente men­ tre mi sto vestendo in fretta tanto perché fa freddo quanto perché il nostro arma­ mentario polivalente (ibrido tra speleolo­ gia d ’esplorazione e un alpinismo in piolet-traction) richiede tempo per la messa a punto. Intanto qualcuno controlla le cor­ de ancorate nel pomeriggio: questo truc­ co ci risparmia ogni volta una prolungata ed indesiderata esposizione alla brezza di monte, ( — 20°C). Il controllo è di rigore poiché I chiodi, benché nascosti all’ombra dei sacchi, riescono comunque da buoni SPELEOLOGIA 24, 1991

metalli ad assorbire calore sciogliendo il ghiaccio ad Immediato contatto. Così c ’è sempre da rifare qualche armo. Sono qua­ si pronto. Ora il vento mi investe ed il fred­ do è veramente Intenso. Contrariamente a quanto accade normalmente nella spe­ leologia glaciale c ’è sempre una gran vo­ glia di entrare e di inabissarsi; così inseri­ to il discensore nella corda che sembra di legno, scendo, paradossalmente conten­ to di immergermi nel tepore a zero gradi del mulinello. Perdo prudentemente tem­ po sui chiodi di rinvio mentre fuori, ne so­ no certo, le mie compagne si stanno di­ fendendo dalla morte bianca. Poco sotto sono al centro del grande pozzo, un cilin­ dro dai riflessi irreali; osservandolo penso di fare speleologia spaziale, altre volte di vivere in un incubo. Scendendo tento di indovinare dove mi assalirà l’acqua e son­ do Inutilmente il pozzo con l’alogena: l’ac­ qua nebulizzata mi impedisce qualunque

previsione. So solo che la corda da 8,3 mm inghiottita dal buio strattona irrequie­ ta anticipandomi l’Inizio di un tornado li­ quido. Comincia così la partita con l'acqua. Ora la vedo. SI gioca a chi sarà più furbo. Affronto la prima cascata da destra: la evi­ to con un gran pendolo. È poi la volta di una lama di ghiaccio alta almeno 20 m ed in precario equilibrio. Risolvo con una vite di deviazione che mi porta lontano da queirenorme spada di Damocle incom­ bente. La corda riprende a scorrere veloce nel dlscensore e mi preparo ad affrontare la seconda cascata, stavolta da sinistra: al­ tro pendolo ma (sfiga) i ramponi non fan­ no presa ed il ritorno mi porta sotto la doc­ cia gelata; faccio allora appello alle affila­ tissime lame simond che si piantano ag­ gressivamente mordendo il ghiaccio. Fraziono e continuo la discesa convinto ormai di aver vinto la partita, ma a castigo della mia superbia, sotto di me l'esito della partita si ribalta: complice un colatoio mi si rovescia addosso l’acqua delle due ca­ scate confluenti. Nonostante questo ten­ to di scendere ancora, ma quando capi­ sco d’aver perso è troppo tardi e com­ prendo che chi perde paga caro sono in­ fatti al centro del tornado nebulizzato dal quale riesco a sfuggire a malapena. GII in­ dumenti protettivi in «Polar-fleece» ed il guscio in «Gore-tex» ben poco servono contro questa mortale cascata a — 0,1°C: un fiammifero che si spegne al vento è l’e­ satto paragone tra me e la cascata. Devo quindi rinunciare mio malgrado, ma solo per questa notte. Domani tornerò. Salendo penso alle mie sventurate com­ pagne all’esterno: ho dimenticato di farle scendere. Attendendomi esposte al sof­ fio del ghiacciaio, Rebecca ed Elena sono ormai quasi due statue di ghiaccio; temo mi vogliano scaraventare di nuovo nel pozzo, ma fortunatamente il pensiero co­ mune corre verso un tè caldo ed il sacco­ letto e, poco dopo siamo già in fuga verso il campo. L’indomani stesso appuntamento, solita ora. Scendiamo velocemente sulle corde di ieri; i primi metri sono allucinanti, hanno una spessa corazza di ghiaccio sulla cor­ da. Modifico poi alcuni frazionamenti nel vano tentativo di uscire dalle cascate: sa­ rà tutto Inutile ed una volta toccato il fon­ do del pozzo a — 90, dovrò limitarmi a ve­ dere un torrente che sparisce nella gran­ de forra che gli fa seguito; peccato forse era l’occasione buona, ma stavolta ho vi­ sto troppo e sto rischiando alla grande. Risalgo sotto cascata ed una pedalata do­ po l’altra finalmente riesco ad uscire da quel tornado senza conseguenze. Poi so­ no fuori ad osservare da un punto di vista molto più sicuro questo singolare feno­ meno nel ghiaccio: si tratta di una copia, esattamente una copia di tutti gli altri, ma del resto l’acqua segue la sua regola ten­ tando di scendere nel minor percorso possibile i 150 metri di dislivello che sepa­ rano la superficie dal ghiaccio plastico. I risultati di questo sono evidenti: i muli­ nelli si assomigliano tutti. Peccato, è il momento di tirare le somme e sinceramente ci aspettavamo qualche cosa di più, ma ormai ciò che è fatto è fatto e dopodomani sbaracchiamo a causa di un prematuro esaurimento delle scorte vi­ veri. 29


All'interno di Gume 10 (foto: G. Antonini)

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Questo fatto se da un lato ci costringe a comprimere tutto il programma di lavoro, in particolare il reportage video, dall’altro viene accolto con larghi consensi: venti­ cinque giorni di isolamento sul ghiacciaio assolutamente fuori dal mondo, al di fuori perfino dalle rotte aeree, senza vizli, an­ che i più elementari, è una dura prova nella quale l’esplorazione glaciale diventa un piacevole e rilassante intermezzo ad una dura vita di campo durante la quale ogni tanto spontaneamente affiorano sulla cor­ teccia cerebrale I soliti quesiti insoluti: macchiccelofaffare? Dubito che mai lo sapremo... ATTIVITÀ Esplorazioni - Complessivamente sono stati esplorati 12 mulinelli, tecnicamente semplici ma in qualche caso in condizioni idriche sfavorevoli perfino di notte, tanto da doverne abbandonare l'esplorazione (es. «Tornado»). I mulinelli sondati, in generale non hanno presentato condizioni di rischio particola­ ri, tuttavia in qualche caso si è dovuto pro­ cedere con cautela a causa di grandi ed esili lame (fino a 20 m di altezza) ed a mas­ si erratici affioranti, inglobati nel ghiac­ ciaio. È da segnalare infine II repentino innal­ zamento del livello freatico nel mulinello GUME 8 dove, a distanza di 24 ore lo specchio freatico è salito di circa 30 m co­ stringendo ad abbandonare circa 130 m di corda ancorata sul fondo. TECNICHE D’ARMO E MATERIALI La tecnica utilizzata per l’armo è stata quella speleologica con l’adattamento alle particolari condizioni. Per l’armo venivano utilizzate corde stati­ che speleo superleggere da 8,3 mm di diametro, ancorate a chiodi da ghiaccio di vario tipo con preferenza per quelli a vite con passo stretto (hanno minore tenden­ za a spaccare). LTancoragglo principale veniva di prefe­ renza costruito su tre chiodi (oppure 2 chiodi ed un sicuro masso di rinvio) ad al­ meno 5/10 metri dalla soglia del pozzo co­ sì da garantire uno spazio minimo per l’in­ stallazione ed il tiro di un eventuale paran­ co di soccorso. Le esplorazioni notturne (2 squadre) veni­ vano precedute dalla costruzione dell’an­ coraggio d ’ingresso da parte della squa­ dra diurna, in modo da minimizzare i tempi di attesa dell’armo notturno durante il quale le squadre erano sovente esposte a temperature oscillanti tra — 15 e — 20°C. ORGANIZZAZIONE DEL CAMPO Campo base Chon-Pin-Sha 4200 m. L’organizzazione del campo è stata impo­ stata sulla base del ritmo di lavoro sul ghiaccialo. Nei primi giorni dedicati alla prospezione di ricerca ed all’addestramento sulle ele­ mentari tecniche di movimento su ghiac­ cio in profondità, l’attività è stata esclusi­ vamente diurna; particolarmente efficace sul piano logistico si è rivelata la ripartizio­ ne dei 9 componenti in 3 squadre, delle quali ogni giorno (a turno) due in attività sul ghiacciaio ed una di corvée al campo (cucina e presidio), anche a causa della 39

presenza di animali quali grossi felini e or­ si. Dopo le prime ricognizioni nel ghiac­ ciaio, e constatate le sfavorevoli condizio­ ni Idriche diurne, si è optato per un’attività profonda prettamente notturna, a garan­ zia di esplorazioni In tutta sicurezza. Le punte notturne (solitamente dalle 18 alle 4), sono state progettate con una scelta su mulinelli geograficamente tra lo­ ro vicini, in modo da garantire un tempe­ stivo e vicendevole soccorso in caso di necessità. LE GROTTE, QUALCHE CONSIDERAZIONE Il motore genetico di questi superbi buchi nel ghiaccio è, come per le grotte carsi­ che, l’acqua. Sempre lei! La sua trasformazione dal ghiaccio è in massima parte dovuta all’energia fornita dal sole. Abbiamo provato a misurarne la temperatura: 0 , 1° C; un’innalzamento co­ sì impercettibile ai nostri sensi permette tuttavia ai torrenti di fusione di serpeggia­ re indisturbati su vaste superfici, anche se durante il percorso subiscono perdite ri­ levanti nella portata, fatto questo dovuto quasi certamente ad un’intensa frattura­ zione superficiale del ghiacciaio. Là dove II bacino collettore è vasto, alme­ no 1 km di diametro, i torrenti nonostante le perdite crescono enormemente sino a cadere nelle grandi voragini dall’Inconfon­ dibile ruggito: le più imponenti le abbiamo osservate allineate lungo grandi fratture che solcano il ghiacciaio trasversalmente ; queste sembrano corrispondere con la confluenza delle lingue glaciali provenien­ ti dalle sommità dei rilievi: la spinta eserci­ tata spiegherebbe la frattura. Siamo scesi dentro II Biafo fino a 140 metri di profondi­ tà, quasi a confermare l’esistenza di una quota critica, alla quale il ghiaccialo sotto­ posto al suo stesso peso modifica le pro­ prie caratteristiche fisiche con accentua­ zione esasperata della plasticità tale da non consentire le condizioni di formazio­ ne e soprattutto di conservazione delle cavità. Ma attenzione: anche di fronte ai risultati sarebbe affrettato affermare che il feno­ meno rimane comunque limitato a questa profondità; è vero soltanto che In quel particolare momento ed in quella porzio­ ne del ghiacciaio non siamo riusciti a pro­

seguire oltre, ed è chiaro che questa si­ tuazione non può essere assolutamente generalizzata. Dall’analisi del profilo dei mulinelli ne risulta una gran caduta verti­ cale con pozzi di 50/100 m anche di note­ voli dimensioni, seguiti da un tratto meandrlforme caratterizzato generalmente da brevi verticali e piccole pozze d’acqua tal­ volta profondissime. Questa descrizione fisionomica profonda è puramente indica­ tiva, dal momento che I mulinelli subisco­ no modifiche valutabili anche su scala giornaliera. Già, il ghiacciaio è vivo, una grande bestia viva, e vive sono anche le sue grotte con un ciclo di nascita vita e morte che possiamo stabilire tra una seraccata e l’altra. Abbiamo avuto la fortuna di osservare una importante tappa nella storia evolutiva del mulinelli: visitato a di­ stanza di sole 20 ore, lo specchio freatico di GUME 8 era salito di oltre 30 m. Come spiegarlo? Mah, possiamo azzardare l’I­ potesi di una compressione locale e tem­ poranea del ghiaccialo in movimento con­ tinuo, con una conseguente fusione. Ma GUME 8 non è un fenomeno isolato e tutte le cavità passano probabilmente per una 0 più-di queste fasi così come testimonia­ to dai .tipici depositi di ghiaccio incorrente che l’acqua in fluttuazione abbandona ad ogni stasi del livello. Tutto ciò che abbia­ mo visto, se da una parte ha chiarito tanti dubbi, ne ha comunque creati altri di più difficile soluzione. La speleologia glaciale rappresenta una delle future frontiere del­ l’esplorazione sotterranea. È vero, si trat­ ta di esplorazioni effimere, ogni volta uni­ che ed irripetibili, maè proprio il loro fasci­ no. Ormai è chiaro, e nel dirlo getto un sasso nello stagno: molte delle grandi esplora­ zioni del futuro potrebbero avere teatri di gioco molto più freddi di quel che si pen­ sa, in quelle aree immense che ormai dob­ biamo accettare come «carsiche a tutti gli effetti», Polo Sud e Polo Nord. Ho forse detto una fesseria? Il tempo giudicherà. 1costi di una spedizione come questa di solito viaggiano su cifre al di fuori della no­ stra portata. Per questo ci siamo rivolti agli abituali interessati: ditte, Industrie, banche ecc. I risultati? Ne sanno qualcosa le nostre tasche tu tto ­ ra più al verde che mal. Uniche agevola­ zioni le abbiamo avute dalla ditta Amorini di Perugia, dalla Thommen-Wild Italia e dalla Euromec che ha fornito un piccolo e pratico generatore portatile, motore della spedizione. A questa carenza di patrocini materiali ha supplito, come potete facilmente immagi­ nare, una barca di patrocini morali. Di mol­ ti enti locali: non ne avrei mai dubitato! Ma forse è stato meglio così, avendocela fatta da soli, considerato poi che le oltre 5 ore di reportage video girate dentro e fuo­ ri del ghiacciaio rimangono un documento di grande valore che trascende di gran lunga il vile denaro. Infine un elenco di no­ mi, i protagonisti della spedizione affinché li possiate additare come eletti ad esem­ pio di «fessi». Paola Santinelli, Rebecca Murgi, Elena Governa, Gigliola Mancinelli, Paolo Grillantini, Maurizio Mainiero, Marcello Papi, Sergio Ulisse e ancora il sottoscritto. Un grazie infine per le informazioni logisti­ che a Mario Vianelli e Leo Piccini, pionieri in questa disciplina. SPELEOLOGIA 24

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ESPLORAZIONI ESTERO

NEL CUORE DELLA REPUBBLICA ... parliamo ovviamente della Repubblica di San Marino ove gli “esplosivi” speleo locali stanno conducendo con successo una titanica lotta con strettoie e meandri che vorrebbero impedire una giunzione ipotizzata molto tempo fa.

di Fabio BOLLINI (Gruppo Speleologico Sammarinese) La Voragine del Titano, con i suoi 160 me­ tri di profondità e 250 metri di sviluppo è la più grande e più profonda grotta della Re­ pubblica di San Marino e, per dislivello, la seconda cavità dell’Emilia Romagna. L’in­ gresso, situato nel centro storico di San Marino, è costituito da una fenditura po­ sta sulla strapiombante parete sottostan­ te i Castelli. Questa spaccatura dà acces­ so ad un pozzo di 136 m con direzione 25°NE, di origine tettonica, benché le ac­ que di percolazione ne abbiano profonda­ mente influenzato e modificato la fisiono­ mia. Gli enormi blocchi incastrati tra le pa­ reti fanno da terrazzi lungo la discesa alla profondità di —32, —50, —75, —83 e —104 metri. Sino a poco tempo fa la Voragine chiude­ va in una saletta di crollo ma una più accu­ rata visita degli speleo sammarinesi ha permesso di individuare una piccola aper­ tura posta sulla destra idrografica dell’ulti­ mo salto. Da questa ci si infila in un mean­ dro che continua, con andamento oriz­ zontale ed intervallato da un solo saltino, per circa 50 metri sino ad una serie di poz­ zi (25, 30 m) che portano la profondità del tutto a -1 6 0 m; la prosecuzione si intravvede ma non è per il momento accessibile causa l’ingresso troppo angusto. Sempre agli stessi speleo, dopo un este­ nuante lavoro condotto con mezzi poco ortodossi, spetta la prosecuzione nella fa­ mosa Grotta Canepa, In un meandrostrettoia allungato da 55 a 208 metri e ia scoperta di due camini ancora da risalire. La cavità è ancora in fase d’esplorazione a causa dell’incredibile meandro infram­ mezzato da una serie di strettoie al limite dell’umano. Le gallerie di Canepa fin’ora esplorate, hanno una forma subcircolare in leggera salita e sono impostate lungo un interstrato dei Calcari di San Marino (qui affioran­ ti) . Lo sviluppo della grotta è stato influen­ zato da una frattura di direzione NE. La cavità è una risorgente fossile e infatti è possibile reperire al suo Interno ciottoli arrotondati e notevoli depositi di sabbia. È anche ricca di concrezioni e di fossili che però risultano in gran parte asportati, spe­ cie nella prima concamerazione, dai fre­ quenti esploratori della domenica. Al con­ trario della Voragine,la Grotta Canepa è pressoché orizzontale. Superata l’entra­ ta, simile ad un arco, si attraversano due salette caratterizzate dalla presenza di numerosi fossili; proseguendo in leggera SPELEOLOGIA 24, 1991

salita, si giunge alla Sala del Crollo, là dove Inizia il Meandro delle Sottilette. La grotta per i faentini terminava qui ma, dopo vari tentativi, il Gruppo Speleologico Samma­ rinese riuscì a scoprire la posizione per passare (24 Ottobre ’87). Dalla strettoia si arriva in una stanzetta dove è possibile girarsi; proseguendo si passa un’altra strettoia per giungere ad uno slargo di ridotte dimensioni. Si supera la successiva Strettoia del Militare, lunga 6 m e che si collega col Grande Meandro (sic), alto un metro e lungo venti.

Si giunge così ad un bivio in strettoia: a si­ nistra la via sembra tropo angusta mentre a destra inizia il cosiddetto Cunicolo. La grotta a questo punto sembra volersi nuovamente chiudere. Infatti il cunicolo (lungo 8 m) è largo appena 23 cm... Superato questo nuovo ostacolo si giun­ ge alla Sala Alta, così chiamata per la pre­ senza di un camino; la prosecuzione è an­ cora una volta in strettoia, infatti il Mean­ dro del Verme, lungo 15 m, in discesa, porta alla fessura che ci ha bloccati per due anni. Solo due speleologi, dopo innu-

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GROTTA DI CANEPA Q .365m s .1.m . Rilievo effettuato nel gennaio 91 rilevatori :f.boilini-d.cardinali dislivello :+18m. sviluppo :208m. profilo :1: 400 disegno :f.bollini ubicazione:s.mustiola(r.s.m.)

CUNICOLO A 'u u T flflc

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merevoli tentativi, riusciranno ad allargar­ la e a passare il 6 Ottobre ’90. La grotta si apre finalmente in una sala di modeste dimensioni dove è stato allestito un campo fisso onde agevolare gli speleo costretti a spogliarsi preventivamente per passare le interminabili strettoie battute da una micidiale corrente d’aria fredda. Dalla Sala Alberta si prosegue in leggera salita fino ad un passaggio atletico, dopo di che ci si trova davanti a due camini di modeste dimensioni. Solo uno dei due è stato risalito e sembra chiudere, dopo 20 m, in una strettoia ostruita da stalattiti. Il proseguimento del­ la grotta è ancora da contorsionisti e si apre alla base del camino. Da qui si acce­ de alla Saletta dei Bivi, così chiamata cau­ sa le diverse possibilità di avanzamento visibili, tutte però ostruite da sabbia o da fango. Quella sin’ora affrontata prosegue perunaventinadi metri e dopo l’ennesima strettoia porta ad uno slargo ove le esplo­ razioni si sono per il momento arrestate. Attualmente nei calcari di San Marino so­ no conosciute 5 cavità, che dal punto di vi­ sta genetico ed evolutivo possono essere così suddivise: 3 Grotte tettoniche: La Voragine del Tita­ no, la Genga del Tesoro e la Grotta di Ca Caccio 1 Risorgente fossile: La Grotta di Canepa 1 Risorgente attiva: La Risorgente dei Tu­ bi La Grotta di Canepa è la parte fossile della Grotta dei Tubi, una risorgente perenne che scaturisce alla base dei calcari di San Marino. Fu osservata per la prima volta nel 1913: aquel tempo l’acqua della cavità era utilizzata per fare funzionare un vicino mu­ 34

lino. La portata minima della sorgente è di 101/ sec. influenzata dalle forti precipitazioni. Tutte queste cose stanno ad indicare, co­ me il suo bacino di alimentazione non può essere locale, ma deve essere costituito da una area molto più vasta quale appunto tutta la struttura calcarea del Monte Tita­ no. La Grotta dei Tubi quindi costituisce la risorgenza attiva del sistema carsico di cui la Grotta di Canepa è la risorgente fos­ sile e la Voragine del Titano e la Genga del Tesoro gli inghiottitoi estremi tu tt’ora atti-

vi. Causa lo sbarramento artificiale per la presa dell’acquedotto, la cavità è comple­ tamente allagata. La grotta risulta essere una condotta sub­ circolare in leggera discesa che termina su due piccoli sifoni e un terzo ramo che prosegue alla stessa altezza con alcune strettoie. Attualmente in fase di allarga­ mento, si attende la stagione di magra per lavorarci senza pericolo di piene. La Genga del Tesoro è una stretta frattura che si apre in una zona altamente tettonizzata posta circa a metà della parete calca­ rea che dalla sommità del monte Titano strapiomba su Borgo Maggiore. La cavità, che è praticamente un unico pozzo, è co­ stituita da una fenditura molto stretta (lar­ ga al massimo 40-50 cm). A 40 m di profondità la frattura si restringe al punto di impedire il passaggio di una persona, ma prosegue verso il basso con un andamento costante e verticale. La grotta è sempre interessata da una violen­ ta circolazione d ’aria ad andamento alter­ no a seconda deile condizioni metereologiche e della stagione dell’anno. Questo fatto ha permesso di stabilire che la Gen­ ga del Tesoro deve essere considerata un “ingresso basso” di un sistema carsico più complesso con aperture anche a livelli più elevati. Questa ipotesi veniva del resto conferma­ ta nel 1963 quando, con fumogeni, si di­ mostrava l’interconnessione esistente tra questa grotta e la Voragine del Titano, che funge appunto da “ ingresso alto” del si­ stema. Il sistema carsico è quindi certamente più vasto di quanto ad oggi ipotizzato ed il fat­ to che la Voragine del Titano e la Grotta di Canepa siano allineate sulla stessa frattu­ ra è di per sé un invito ed un augurio: di entrare dalia Voragine e di uscire all’ester­ no per la Canepa, realizzando la prima tra­ versata della Repubblica!

Passaggio a Canepa (foto: F. Bollini)

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UNA ZONA CARSICA ALLA VOLTA

CODULA DI LUNA: CONOSCENZE ATTUALI E PROSPETTIVE Passano gli anni, crescono le conoscenze ma i grandi dilemmi di fondo restano. Anche in Codula le cose sono andate così ma forse, grazie all’ostinazione dei «soliti pochi», la soluzione non sembra lontana. di Mario PAPPACODA e Stefano FERCIA (Centro Speleologico Cagliaritano)

Quando nell’ormai lontano 1982 attri­ buimmo i nomi di White Nile e Blue Nile ai grandi fiumi che avevamo appena scoper­ to nella Grotta di Su Palu, non potevamo immaginare che nove anni dopo saremmo stati ancora alle prese con il grande dilem­ ma dell’origine di uno di questi, il Blue Ni­ le. Nella lunga e leggendaria storia che ha caratterizzato le esplorazioni del Nilo ve­ ro, quello che nasce dai grandi altopiani dell’Africa centrale e dell’Etiopia sfocian­ do infine nel Mediterraneo, fu il Nilo bian­ co a creare i maggiori problemi di indivi­ duazione delle sue sorgenti. Il Nilo Azzur­ ro venne invece risalito e le sue sorgenti individuate forse già intorno al 1554 dall’italo-etiope Giovanni Gabriel e poi certamente raggiunte dal portoghese Ma­ nuel de Almeida tra il 1624 e il 1634 e più tardi dallo scozzese James Bruce il 4 no­ vembre 1770. Noi, lontani dal volere acco­ stare in un paragone così spropositato quelle incredibili ed ormai leggendarie esplorazioni africane con le nostre fatiche decennali nella Grotta di Su Palu (ormai Sistema Carsico della Codula di Luna, con oltre 27 chilometri di sviluppo rilevati), sia­ mo costretti ciononostante a notare che, nel caso dei nostri due piccoli fiumi ipogei, le sorgenti del White Nile sono state le pri­ me ad essere individuate : si tratta infatti di ben quattro affluenti che trovano origine in altrettante perdite della Codula di Luna. Così non vi sono dubbi che il rio che scor­ re alla base del salone iniziale e quelli di Elinda Steccu, Chiddubiuggiriddunau e del Ramo degli Hobbit concorrono a for­ mare il White Nile che infine si getta nel grande lago. I problerni nascono da qui poiché risalendo dal lago il Blue Nile lungo il suo attuale percorso oppure attraverso la mostruosa gallerie fossile di Lilliput per poi recuperarlo nella regione del Sahara/ Sand Creek attraverso il Budello del Pejote (nome attribuito dagli ormai dispersi amici dello Speleo Club Oliena, sui quali il fungo americano produceva evidente­ mente i suoi ben noti effetti allucinogeni), risalendo il Blue Nile, dicevamo, si giunge in località Sa Ciedda, dove uno splendido sifone smorza, abbatte, annulla anche il più generoso entusiasmo per l’esplora­ zione sotterranea. Attraverso un foro di poche decine di centimetri in un disar­ mante muro di concrezione si penetra in SPELEOLOGIA 24, 1991

Codula di Luna (foto: M. Pappacoda)

una fiabesca saletta che cerca di consola­ re gli speleologi con la sua smodata, quanto affascinante quantità di stalattiti e stalagmiti della delusione che provano nel vedere così bloccata la loro lunga caval­ cata verso il cuore della montagna. Qui in­ differente e sornione ti guarda col suo cri­ stallino occhio color verde smeraldo e ti sorride di un sorriso sardonico quel sifo­ ne maledetto, fonte di tutti i misteri. Miste­ ri che rimangono tutti anche se pochi me­ si fa il sifone è stato superato da Leo Fancello, del Gruppo Ricerche Ambientali di Dorgali. L’esplorazione, della quale pote­ te leggere le relazioni di Valerio Tuveri e dello stesso Leo Fancello, non ha infatti portato alla scoperta di grandi presecuzioni. È così che abbiamo dato nuovo im­ pulso alle ricerche cui da anni ci dedichia­ mo, delle perdite dei pochi, anzi pochissi­ mi rii che scorrono sugli altopiani granitici retrostanti. Perciò ie ricerche si sono spo­ state nella zona di Marghine e susu/Piano d ’Otzio e di Su Canale, due località dove, al contatto tra basamento cristallino e bancate calcaree, si sviluppano diversi in­ ghiottitoi. Qui però nasce un altro proble­ ma: dove vanno le acque di questi inghiot­

titoi? Si dirigono verso la Codula di Luna ed il suo Sistema Carsico o, indirizzate da faglie, pendenze di strati e sbarramenti di rocce impermeabili, se ne vanno verso la Codula di Sisine risorgendo poi in una del­ le innumerevoli sorgenti sottomarine che si trovano lungo la costa? L’inghiottitoio di Su Clovu, nel quale per anni ci siamo sbattuti alla ricerca di una prosecuzione, lo hanno espugnato i Bolo­ gnesi del GSB scoprendo una bellissima cavità di quasi due chilometri di sviluppo il cui ruscello, che la percorre tutta, scom­ pare al contatto coi graniti (vedi Sottoter­ ra n° 82, aprile ’89). Poco distante abbia­ mo poi scoperto una cavità di origine tet­ tonica, Sa ‘rutta’ e Lessò, delio sviluppo di qualche centinaio di metri. Nella ricerca di un accesso all’ipotizzato sistema carsico abbiamo poi rivisitato e approfondito fino a — 153 m la Nurra de su Lenzonargiu, che si trova in perfetta corrispondenza di una grande faglia, che ne incrocia un’altra proprio dove si trova la Nurra Dolimasìo, tappata inesorabilmente a - 30 metri. Po­ co più a nord si trova un altro inghiottitoio, quello di s’Eni Pidargiu (trad. : «Il luogo del tasso»), presso Genna Istirzili, percorribi35


le solo per qualche metro a causa di una frana che occlude II passaggio. A Genna Arrivai una piccola cavità fossile, detta Grotta della Dispensa o di Tesulali, non of­ fre nessuna possibilità. A Su Canale inve­ ce alcuni inghiottitoi assorbono le acque che ruscellano dai vicini versanti granitici. Il primo fenomeno carsico è S’Utturu ’e Pedru Modde, una piccola cavità che si trova al fondo di una valle chiusa: qui si raccolgono le acque che, sparendo al fon­ do di un cunicolo impraticabile, attraver­ sano subito più a valle la grotta di Tentinolè, esplorata dai bolognesi negli anni '60. Da questa cavità ha infatti origine una pic­ cola sorgente le cui acque si infilano, po­ chi metri più in là, nella grotta di Su Cana­ le, un altro inghiottitoio di scarso sviluppo, dove II ruscello, temporaneo, sparisce al contatto coi graniti. All’esterno, poco più a valle, si scoprono altri due punti di assorbimento. Il primo, al di sopra del quale si apre una stretta frat­ tura occlusa dalla frana dopo pochi metri, è stato colorato con la fluoresceina, ma i captorl posti a Su Palu nel Blue Nile non hanno dato risultati positivi, il secondo ed ultimo non offre, almeno per ora, nessun segno di accesso. Nell’altopiano retrostante si trovano di­ verse voragini segnalateci da pastori e cacciatori: una di questa, la Nurra Loriscatorgiu, presso Punta su Contu, è stata discesa, ma non ha dato nessun risultato. Lungo i versanti della Serra Oseli si cono­ scono diverse cavità, come al solito ric­ chissime di concrezioni, ma che però non presentano un grande sviluppo. La prima, sul versante della Codula di Luna, è quella un tempo detta Suttaterra de su Predarglu e catastata con questo nome, ed oggi meglio conosciuta come Sa Rutta ’e su Para (la grotta del prete) poiché qualche anno fa vi è stato tenuto prigioniero un fra­ te offertosi in cambio di una donna seque­ strata ad Ozieri, nel nord della Sardegna. I banditi, scoperti e circondati da carabi­ nieri e polizia, fuggirono liberando l'ostag­ gio: la cavità cambiò così nome, ma non offrì altri motivi di interesse agli esplorato­ ri, a parte le meravigliose sale ricoperte da candide concrezioni. Poco più a valle, sempre sul versante della Codula, si trova un’altra cavità, la «Rutta de s’iscala de sas baccas», esplorata da speleologi di Dorgall e di Varese qualche anno fa. Infine, sul versante destro della breve gola di Gorroppeddu si apre una cavità fossile a circa 40 metri dal fondovalle. Si tratta di un relit­ to di un sistema di gallerie che, ormai smantellate, si aprono sulla gola e sulla Codula di Luna con grandi finestroni dal quali si può ammirare un panorama spet­ tacolare. È proprio qui, in questa piccola, ma profonda valle granitica le cui acque in occasione di forti piogge si infilano nella gola di Gorroppeddu, che albergano le ul­ time speranze di trovare l’origine del Blue Nile. Finora non sono stati trovati punti di assorbimento precisi, ma le ricerche con­ tinuano, soprattutto a valle della gola. IDROGEOLOGIA La grande zolla carbonatica che si affac­ cia sul Golfo di Orosei con Imponenti fale­ sie è stata ed è ancora oggi sede di studi e indagini volte a definire, almeno nelle linee essenziali, la circolazione Idrica sotterra­ nea. 36

Le poche certezze di cui oggi disponiamo sono relative al fatto che tutte le acque circolanti nel massiccio carbonatico ven­ gono disperse in mare tramite un cospi­ cuo numero di sorgenti sottomarine, dove il livello freatico Interno è sostenuto da quello delle acque salate. Tra queste sor­ genti la più importante è sicuramente quella esistente poco a sud della spiaggia di Cala Luna, che drena le acque, inghiot­ tite molti chilometri più a monte, del Com­ plesso Carsico della Codula di Luna. La successione stratigrafica della zona è caratterizzata, dal basso verso l’alto, dal complesso intrusivo cristallino granitico, che rappresenta II basamento geologico dell’area, e conseguentemente funge da base impermeabile per le acque. I graniti sono sormontati dai sedimenti carbonatici mesozoici del Giura (Malm), la cui sedi­ mentazione inizia con le dolomie grigie basali depositate direttamente sui graniti o tramite un pacco di sedimenti marno-

argillosi rinvenibili in affioramento lungo il bordo della strada statale 125 (orientale sarda), ma solo in rari tratti. Nelle dolomie II carsismo si è evoluto In maniera notevole ed ha creato grandi gal­ lerie al loro Interno. Questo è osservabile sia nella grotta di Su Palu che in quella di Su Clovu. In concordanza segue la sedimentazione dei calcari, dapprima oolitici e poi organo­ geni, che raggiungono potenze superiori a 700/800 metri. La giacitura dei sedimenti carbonatici, che sono discordanti sul basamento, è sbandata verso E-SE con una Inclinazione di circa 20/30 gradi verso Est, senza alcun cenno di piegamenti. Lo stile strutturale della zona sembra infatti determinato da movimenti differenziali-verticali del basa­ mento cristallino che sarebbero comin­ ciati già nel Cretaceo superiore. Le faglie hanno tutte carattere distensivo e sono varie sia per entità che per orientamento. SPELEOLOGIA 24, 1991


SA-N U

NURRA

D O U M A S IO

BAU N EI - D O U M A S IO R IL . C .M O N N I- M .P A P P A C O D A

(C SC )

0

453

SA-N U

NURRA

BAUNEI - PUNTA

L O R IS C A T O R G IU SU C O N TU

R IL . T .A T Z O R I - V . T U V E R I

Quelle di maggiore Importanza per esten­ sione e rigetto hanno un andamento ge­ neralmente N-S e NE-SW; numerose so­ no poi quelle secondarle con orientazioni prevalenti NE-SW e NW-SE con rigetti in genere di modesta entità. Tutte le grotte conosciute nella zona, e soprattutto le SPELEOLOGIA 24, 1991

maggiori (Su Palu, Monte Longos), sono chiaramente impostate lungo grandi di­ rettrici tettoniche, alcune delle quali visi­ bili sia in foto aerea sia dalle immagini dal satellite. L’esplorazione delle cavità fino ad ora co­ nosciute ha permesso di conoscere una

(CSC)

piccola porzione del grande collettore ipogeo esistente in profondità. È stato ac­ certato, tramite accurati studi, come le principali linee di drenaggio sotterraneo facciano capo a grandi discontinuità tet­ toniche che incanalano le acque lungo percorsi il più delle volte subparalleli alla 37


G R O T T A "SU PALU"

SU PALU: OLTRE IL SIFONE DEL SAND CREEK Guai a farsi precettare da speleosub in cerca di avventure. Si rischia d i progredire per pozzi e gallerìe in simbiosi con un prezioso monobombola di 15 chili. La notizia che un urto un p o ’ più forte potrebbe avere l'effetto di un'autobomba a Beirut, contribuisce p o i a far si che quei bombolone venga trasportato e vezzeggiato come un bimbo biz­ zoso e viziatello. Naturalmente il monobombola ha un gemello (assieme, pensate un po ’, fanno un bibombola), e si sa che i parti, ed i trasporti, gemellarì sono i più difficili. Se p oi a questo si aggiunge che io, ironia della sorte, son gemello e che il gemello del mio monobombola lo trasporta il mio gemello, la situazione diventa comprensibilmen­ te paradossale. Se a ciò si unisce un eterogeneo contorno fatto di mute, piombi, mac­ chine fotografiche, giubbotti idrostatici ed altro, direi che la misura è colma, e non solo p e r speleologi gemelli (con tanto di caschi, tute, bombole in sintonia), ma p e r altri die­ ci portatori, dissimili solo p e r fisico gracile e salute malferma a degli schiavi nubiani. Ma tanto ha fatto Leo Fancello del G.R.A. di Dorgali, Hnostro speleosub di fiducia, da convincerci ad accompagnarlo a cancellare dal rilievo d i Su Palu uno dei più evidenti punti interrogativi: il percorso delle acque a monte del sifone di Sa Ciedda, alla lettera, in dialetto olianese, «la vecchia», o, in dorgalese «l’organo sessuale femminile», sce­ gliete voi. Comunque lo chiamiate è da quel sifone che s i va a formare il grande affluen­ te di destra del lago di Su Palu. «Continua, non continua, è stretto, è largo ,...». Erano anni che si accavallavano le ipotesi su quel sifone, inserito in un ambiente da fiaba nel­ le gallerie del Sand Creek. Ora sappiamo che continua. Tutto ciò p e r modiche 25 ore di punta, ma ne valeva la pena. Valerio Tuveri (Centro Speleologico Cagliaritano) idrografia superficiale. Le prime certezze sono del 1985, quando si ebbe la sicurezza, tramite colorazioni, che le acque catturata e monte, nella Codula di Luna, fuoriescono, dopo aver per­ corso un tragitto per lo più sconosciuto, attraverso un’importante risorgente si­ tuata poco a sud della spiaggia di Cala Lu­ na e posta qualche metro sotto l’attuale li­ vello marino. La risorgente è visibilmente allineata su una grande frattura che taglia ortogonalmente tutta lafalesla soprastan­ te, frattura lungo la quale si aprono nume­ rosi buchi ancora in fase di esplorazione. 38

Ma se della zona a valle del «conosciuto» qualcosa si intuisce, restano ancora tanti dubbi sulle zone a monte, cioè quelle di assorbimento situate sugli altopiani di Otzio e Su Canale. Le acque degli inghiottitoi di cui si tratta nel presente lavoro sono stati oggetto di studio con traccianti, ma purtroppo con esiti negativi In tutte le grotte e sorgenti conosciute. La scoperta della grotta di Su Clovu da parte degli spe­ leologi bolognesi ha permesso di studiare e conoscere la parte più alta del sistema Idrologico della zona. Come si vede dal ri­ lievo la grotta non tende a scendere (nella

parte sino ad ora conosciuta) verso la Codula di Luna, ma piuttosto sembra alli­ nearsi lungo fratture e faglie che drenano il corso ipogeo verso la Codula di Slsine. L’idrografia superficiale è praticamente assente in tutta la zona (fatta eccezione per gli inghiottitoi di Su Clovu e di Su Ca­ nale), essendo stata completamente so­ stituita da quella sotterranea. Solo nelle stagioni più piovose gli innumerevoli tor­ rentelli e rii, diretti principalmente lungo le

Sifone di Sa Ciedda (foto: S. Fercia)

SPELEOLOGIA 24, 1991


alla sorgente di Cala Luna o verso altre sorgenti minori nulla è dato ancora sape­ re. Le ipotesi possibili da un punto di vista Idrogeologico sono sostanzialmente tre: 1°) Le acque assorbite seguendo direttrici tettoniche e giunti di strato si incontrano, provenendo da più parti, in un unico col­ lettore ipogeo che prende forma e corpo ad elevate profondità (600/700 metri sotto gli altopioani). 2°) Esistenza di una connessione reale tra la grotta di Su Clovu e gli altri inghiottitoi vicini con il complesso sotterraneo di Codula di Luna, anche se ciò, allo stato attua­ le delle cose, sembra una Ipotesi poco credibile. Le acque, una volta superato il salone finale della grotta di Su Clovu, do­ vrebbero Incanalarsi, seguendo forti disli­ velli, lungo un grosso condotto che le rac­ cordi al collettore principale. Le analisi ne­ gative, seguite con traccianti, potrebbero dipendere da un’eccessiva dispersione della fluoresceina nell'acqua, presuppo­ nendo che l’acqua decanti in grossi bacini sotterranei. 3°) Esistenza di punti di assorbimento tut­ tora sconosciuti che in caso di forti preci­ pitazioni convoglino in tempi molto rapidi (lasciando poche tracce) le acque verso il collettore ipogeo della Codula di Luna, se­ guendo le grosse discontinuità osserva­ bili in foto aerea e sulle immagini da satelli­ IL SIFONE sifone si presenta con una larga apertura (6-7 metri), di modesta p ro ­ fondità ( 1.50 metri), e col pavimento ri­ coperto da sabbia finissima. Dopo un breve tratto in piano, il fondo declina velocemente sino alla profondità di 10 metri, dove il sifone stesso finisce in una vasta sala di crollo sommersa, ca­ ratterizzata da un conoide di frana di grossi massi. Il condotto del sifone, di natura freatica, ha direzione 18CP N e lunghezza 30 metri. Sulla sinistra e sul fronte della sala non si è in grado di percepire le pareti o quantomeno chia­ ri segni di riferimento. Sulla destra è in­ vece visibile una rapida «scarpa» ascendente in sabbia, che guadagna velocemente quota. Dai basso è visibi­ le lo specchio di uno stretto lago dalle pareti inaccessibili e fortemente ag­ gettanti. Sul bordo destro de! lago, in corrispondenza della sommità della scarpa menzionata, si nota la presenza di piccoli vortici d ’acqua rivelanti un af­ flusso idrico. In base a valutazioni ine­ renti la situazione si è deciso di risalire sul lato destro, emergendo, dopo circa 40 metri, in una piccola spiaggia com ­ posta dalla solita sabbia piuttosto in­ stabile. Sul retro della spiaggia scorre un fiume che, attraverso essa, si Im­ mette nel lago, scorrendo in un am­ biente diaclaslco con direzione 17(? N e dimensioni di 6-8 m etri per 15-20 di altezza. L ’acqua è poco profonda, al massimo 80 centimetri. Dopo aver ri­ salito / / fiume p e r circa 20 m etri si in­ contra una bianca spiaggia sul lato si­ nistro; dopo ulteriori 30 m etri H corso d ’a cqua termina con un sifone molto simile nell'aspetto e nelle dimensioni a quello Sa Ciedda. Leo Fancello (Gruppo Ricerche Am ­ bientali - Dorgali) //

SPELEOLOGIA 24, 1991

linee di massima pendenza e lungo diret­ trici tettoniche ben marcate, mostrano acque correnti. Queste vengono drenate quasi totalmente dagli inghiottitoi presen­ ti, quali Su Clovu, Su Canale ed altri minori segnalati in carta, posti a breve distanza ed allineati lungo una grossa frattura con direzione NNO-SSE, che mette a contatto i sedimenti carbonatici coi graniti sotto­ stanti. Se le acque assorbite vengano convogliate verso il collettore che fa capo

te. Una zona in cui è verosimile tale Ipotesi è rappresentata dal bacino imbrifero che fa capo alla gola di Gorroppeddu, che an­ che se piccolo idrograficamente potreb­ be non esserlo idrogeologlcamente: cioè il suo bacino di raccolta potrebbe essere molto più grande e catturare anche le ac­ que drenate dagli inghiottitoi di Su Cana­ le, etc. (vedi carta allegata). È evidente che i punti di assorbimento, se esistono, sono mascherati da una coltre detritlco39


alluvionale di non elevata potenza. L’in­ ghiottitoio di Su Clovu, in questa ipotesi, non farebbe parte dei sistema, ma an­ drebbe ad alimentare una delle sorgenti sottomarine disperse lungo il tratto di co­ sta compresa tra Cala Sisine e Capo di Monte Santu. Altri studi ed altre prove idrologiche, in at­ tesa di forti precipitazioni, sono previsti a breve scadenza. Uno degli obiettivi princi­ pali sarà appunto quello di colorare tutti gli inghiottitoi (mai fatto a causa della scarsissima portata dovuta alla siccità) ed il secondo sarà la ricerca sistematica di eventuali punti di assorbimento nellazona di Gorroppeddu. LE CAVITÀ CONOSCIUTE NELL’AREA 1) 1988 Sa-Nu Complesso carsico del­ la Codula di Luna (ingr. di Su Palu) Urzulei - Co­ dula di Luna Lat. 40°10’36” Long. 2°53’17” Quota 185m Svii. 26500m Il punto chiave dell’e­ splorazione di questa cavità è attualmente il sifone di Sa Ciedda 2) Sa-Nu Sa rutta ’e s’iscala ’e sas baccas Urzulei - Costa d ’Esone Lat. 40°09'22" Long. 2°53’30” Quota 605m Svii. 90m Piccola cavità d’interstrato fossile e di scar­ so sviluppo 3) 1985 Sa-Nu Grotta di Gorroppeddu Urzulei - Gorroppo Lat. 40°08’50" Long. 2°53'18” Quota 830m Svii. 122m Cavità relitto di origine vadosa con diversi in­ gressi tutti in parete. 4) 1466 Sa-Nu Suttaterra de Su Predargiu Urzulei - Serra Oseli Lat. 40°07’30” Long. 2°53’32” Quota 835m

Grotta Su Clovu (foto: M. Pappacoda)

Svii. 521 m Di originte tettonica è costituita da vari am­ bienti in notevole pen­ denza determinata dal­ l’inclinazione degli stra­ ti. Nell’ambiente più basso si notano le trac­ ce di un leggero scorri­ mento idrico. 5) 453 Sa-Nu Nurra Loriscatorgiu Baunei - Punta su Contu Lat. 40°08’54” Long. 2°52’23” Quota 915m Disi. —58m Voragine originata da erosione inversa in cor­ rispondenza di una fa­ glia. Sul fondo conoide di detriti. 6) Sa-Nu S’Utturu ’e Pedru Modde Baunei - Nuraghe Pedrusaccu Lat. 40°07’59” Long. 2°52’43” Quota 960m

7)

455 Sa-Nu

8)

454 Sa-Nu

9) 1996 Sa-Nu

10)

995 Sa-Nu

11) 1997 Sa-Nu Nei pressi di Su Canate (foto: M. Pappacoda)

40

Svii. 84m Inghiottitoio dall’ingres­ so a pozzo. Sul fondo un cunicolo impraticabi­ le convoglia le acque nella vicina GrottaTentinolè. Grotta Tentinolè Baunei - Su Canale Lat. 40°08’05” Long. 2°52’44” Quota 930m Svii. 117m Risorgenza delle acque provenienti da S’Utturu ’e Pedru Modde. Si trat­ ta di un cunicolo basso che termina con una pozza d’acqua. Grotta di Su Canale Baunei - Su Canale Lat. 40°08’04” Long. 2°52’38’’ Quoa 920m Svii. 65m Inghiottitoio che riceve le acque della vicina Grotta Tentinolè. Ampia galleria in pendenza in­ terrotta a metà da una bassa strettoia. Sul fon­ do le acque si perdono al contatto coi graniti. Diaclasi del 2° inghiotti­ tolo di Su Canale Baunei - Su Canale Lat. 40°08’17” Long. 2°52’32” Qutoa 910m Svii. 15m Stretta diaclasi situata alcuni metri al di sopra di uno degli inghiottitoi di Su Canale. Grotta della dispensa Baunei - Genna Arrivai/ Tesùlali Lat. 40°07’47" Long. 2°52’26” Quota 930m Svii. 73m Cavità fossile in pen­ denza con pozze d’ac­ qua utilizzate dai pastori durante l’estate. Inghiottitoio di S’Eni Pidargiu Baunei - Genna Istirzili SPELEOLOGIA 24, 1991


12)

Lat. 40°07’26” Long. 2°52’22” Quota 880m Svii. 5m. Inghiottitoio dall’acces­ so angusto interrotto dopo qualche metro dalla frana. Sa-Nu Sa rutta ’e Lessò Baunei - Su Clovu Lat. 40°07’69” Long. 2°52’15” Quota 880m Svii. 317m Cavità di origine tettoni­ ca situata all’incrocio di alcune faglie. Per uno stretto cunicolo in forte pendenza si accede ad un primo salone e da qui ad un secondo salone invaso da blocchi di fra­ na. All’ingresso vi è una corrente d’aria molto forte che nelle fredde e umide giornate invernali si condensa formando una caratteristica densa nube di vapore visibile

SPELEOLOGIA 24, 1991

da lontano. Sa-Nu Inghiottitoio di Su Clovu Baunei - Su Clovu Lat. 40°07’00” Long. 2°52’07” Quota 820 m Svii. 1762m È il più interessante fra tutti gli inghiottitoi pre­ senti nell’area per la quantità d’acqua che assorbe e per lo svilup­ po. La cavità è suboriz­ zontale e molto concrezionata. Termina al con­ tatto coi graniti. 14) 1998 Sa-Nu Nurra Dolimasio Baunei - Dolimasio Lat. 40°07’13” Long. 2°51’36” Quota 800m Disi. 30 m Voragine poco profon­ da con tappo di detriti sul fondo. 15) 447 Sa-Nu Nurra su Lenzonargiu Baunei - Su Lenzonar­ giu Lat. 40°06’47” Long. 13)

2°51 ’43” Quota 850m Disi. — 153m Profonda voragine im­ postata lungo una gran­ de faglia con diversi pozzi modellati dallo scorrimento idrico. Sul fondo una fessura im­ praticabile blocca ogni prosecuzione.

41


FACCIAMO IL PUNTO SU...

PROCESSI IPERCARSICI E SPELEOGENESI Capita, nel corso dell’esplorazione di una cavità, di porsi delle domande sul come la stessa si sia formata tanto è differente da quanto visto sino allora. Forse in queste pagine troverete la risposta a patto che siate in grado di leggere il tutto senza di­ strarvi. di Paolo FORTI (Istituto Italiano di Speleologia) prima parte

INTRODUZIONE Inizialmente il termine di ipercarsismo era stato utilizzato in senso morfologico, per indicare forme esasperate dovute alla dissoluzione car­ sica: naturalmente un simile utilizzo risultava esser molto problematico data la natura pretta­ mente soggettiva delle osservazioni su cui si basava l’attribuzione della qualifica di ipercarsico ad una determinata fenomenologia. In generale, comunque, si era portati a ritenere le morfologie ipercarsiche estremamente rare e limitate a particolarissimi ambienti speleoge­ netici, che quindi potevano esser normalmente trascurati data la loro minima incidenza per­ centuale all’interno della globalità dei fenomeni carsici. La prima definizione dei fenomeni ipercarsici basata su dati oggettivi e non soggettivi è do­ vuta a CIGNA (1978, 1983) che presentò una suddivisione dei fenomeni carsici in base al meccanismo chimico prevalente che portava all’evoluzione del carsismo stesso. Tale suddivisione si basa sulla “ regola delle fa­ si", che viene utilizzata per definire il numero dei componenti indipendenti esistenti all’equi­ librio nella reazione (chimica) di carsificazione. La suddivisione di Cigna, comunque (v. Tab. 1), risentiva ovviamente dell’opinione corrente e pertanto i fenomeni ipercarsici venivano anco­ ra limitati ad ambienti idrotermali. Questa idea del confinamento delle reazioni ipercarsiche a questi particolari ambienti aveva da un lato contribuito a ritenerli sufficientemente rari e dall’altro aveva fatto sì che molte morfologie di grotte assolutamente “ normali” venissero at­ tribuite a fenomeni termali, quando invece mai acque di tal tipo avevano in realtà interessato quelle cavità. Anche se alcuni lavori speleogenetici avevano evidenziato meccanismi corrosivi chimici chia­ ramente ipercarsici (MOREHOUSE, 1968, PICKNETT, 1977), il problema del reale peso che le reazioni speieogenetiche a più di tre componenti indipendenti all'equilibrio rivesto­ no nella carsificazione veniva affrontato per la prima volta solamente nel 1981 a proposito del­ la carsificazione del gessi ad opera delle acque carbonicate (FORTI & RABBI, 1981). Tale lavoro riveste una certa importanza per­ ché per la prima volta viene evidenziato come fondamentale meccanismo ipercarsico il feno­ meno della “dissoluzione incongruente” (v. Pa­ ragrafo seguente), che è una delle caratteristi­ che più comuni nelle reazioni ipercarsiche, ove è normale che la corrosione si accompagni alla precipitazione.

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Solamente nella seconda metà degli anni o t­ tanta (FORTI & PERNA, 1986) viene affrontato per la prima volta il problema dell’ipercarsismo nella sua globalità, tentandone una suddivisio­ ne in classi (v. Tab. 2) e cercando di collegare tali classi con morfologie ad esse peculiari (v. Fig. 1). La suddivisione operata da FORTI & PERNA è ancora per molti versi valida, anche se i nume­ rosi studi sull'argomento portati avanti in que­ sti ultimissimi anni hanno ancora ampliato il pa­ norama dei casi da ascrivere a ipercarsismo in­ vece che a carsismo semplice o addirittura a classi ancora minori, mentre per quelli già noti ne ha ampliato il campo di applicabilità. Qui di seguito verranno brevemente discussi, sulla base delle conoscenze attuali, i vari mec­ canismi di corrosione ipercarsica, cercando per ognuno di chiarirne, per quanto possibile gli ambienti in cui gli stessi possono estrinse­ carsi e, qualora ne producano, descrivendone le relative morfologie prodotte. L’EFFETTO DELLO IONE COMUNE E LA DISSOLUZIONE INCONGRUENTE Uno degli aspetti peculiari dei meccanismi iper­ carsici è quello di causare molto spesso accan­ to alla corrosione la precipitazione di sali diffe­ renti, sotto forma sia di cristallizzazioni che di concrezionamenti ; a sua volta la precipitazione di questi sali permette una ulteriore dissoluzio­ ne (carsificazione) della roccia. Per capire come questo possa avvenire biso­

gna considerare che, mentre per la carsifica­ zione classica si suppone di avere all’equilibrio della dissoluzione esclusivamente carbonato di calcio (Calcite), anidride carbonica ed ac­ qua, nei processi ipercarsici, invece, altri sali sono contemporaneamente presenti nella so­ luzione o nella roccia da carsificare, e il loro contributo all'insieme degli equilibri chimici che dovranno instaurarsi dovrà quindi esser considerato. I sali presenti potranno esser di due tipi: po­ tranno avere uno ione comune con la sostanza che subisce la carsificazione o con le sostanze che intervengono negli equilibri chimici relativi, oppure no. In questo secondo caso l'unica in­ fluenza sarà quella di una variazione della forza ionica della soluzione, che in alcuni casi in­ fluenzerà in maniera sensibile la dissoluzione, come indicato nel paragrafo seguente. Solamente quelle sostanze che hanno uno o più ioni comuni con quelle che intervengono di­ rettamente nel processo carsificante, comun­ que, potranno causare la precipitazione di ma­ teriale durante il processo carsificante. In realtà si tratta dell’applicazione dei principio chimico notissimo dello “ ione comune", se­ condo il quale l’effetto dell’aggiunta ad una so­ luzione di una sostanza che possegga uno ione comune con quella già presente in soluzione causa una diminuzione nella solubilità di ques t’ultima. Comunque, nell'ambito dei fenomeni carsici

CLASSIFICAZIONE DEI FENOMENI CARSICI Classe

Ipercarsismo Carsismo

Numero dei com­ ponenti dell'equi­ librio delle fasi > 3 3

Paracarsismo

2

Ipocarsismo

1

Pseudocarsismo

0

Sottoclasse

Olocarsismo Merocarsismo Bradicarsismo Tachicarsismo ' P. singenetico P. epigenetico

Esempi

Grotte in ambienti idrotermali Grotte nel calcare puro Grotte nella dolomia, nel cal­ care marnoso Grotte nella quarzite,nel tufo Grotte nel gesso,nel salgem­ ma Grotte nel ghiaccio, di scorri­ mento lavico Bolle di gas nella lava Grotte tettoniche, da erosio­ ne

Tab. 1: Classificazione dei fenomeni carsici in funzione dei numero dei componenti all'equilibrio del­ le fasi. (Da Cigna 1983).

SPELEOLOGIA 24, 1991


CLASSE: IPERCARSISMO NUMERO DEI COMPONENTI ALL’EQUILIBRIO: MAGGIORE DI 3 SOTTOCLASSI

MORFOLOGIE DELLA CAVITÀ

RIEMPIMENTI

CLASSI DI RIEMPIMENTI

AMBIENTI

BIBLIOGRAFIA

ESEMPI

BIOLOGICO

Alveoli d i corro­ sione Vaschette di corrosione

Detriti organici ed inorganici, concrezioni

Sedimenti, con­ crezioni

Superfici espo­ ste, litorali

PERNA 1974, PERNA & SAU­ RO 1978, SCHNEIDER 1977, DE FANTI 1971, FORTI et Al. 1983

A lp i Meridionali, Iglesiente

ELETTROCHI­ MICO

(v

Eccentriche di idrossidi ed ele­ m enti nativi

Concrezioni, cristallizzazioni

Zona freatica e/o vadosa di giacimenti mi­ nerari

DE TOMASO et Ai. 1984

Alpi, Iglesiente

(1) Non sono note morfologie date da corro­ sione elettrochi­ mica

TERMALE

Brecce di dissoluzione, Filoni d i cal­ cite, dolomite, solfuri, barite ecc.

Concrezioni, se­ dimenti, cristal­ lizzazioni

Aree di anomalia termica, risalita di acque termali (2)

DZULINSKI 1976

Iglesiente, sia

(2) Anche in aree di altera­ zione di solfuri, idratazione di anidride

ACIDI FORTI

Crevasse, gro t­ te

Residui d i dis­ soluzione, con­ crezioni, cristal­ lizzazioni

Sedimenti, con­ crezioni, cristal­ lizzazioni

Giacimenti di solfuri, solfati

PERNA 1981

et Al.

Iglesiente

DIFFUSIONE

Crevasse, grot­ te

Residui di dis­ soluzione, cri­ stallizzazioni, concrezioni

Sedimenti, con­ crezioni, cristal­ lizzazioni

Interfaccia tra acque carboni­ cate ed acque clorurate

COTECCHIA et Al. 1975, PERNA & TURI 1981

Iglesiente, lento

NOTE

Sle­

Interviene an­ che la azione batterica Sa-

Tab. 2: Classificazione de ll’ipercarsismo (Da Forti e Perna, 1985)

era già stato notato che in alcuni casi la regola dello “ ione comune” non veniva rispettata: in particolare PICKNETT (1977) dimostrò come l’aggiunta di piccole quantità di carbonato di magnesio ad una soluzione satura di Calcite ne aumentava la solubilità anziché diminuirla (v. Fig. 2), permettendo così di spiegare l’esisten­ za di grandi vacui al contatto tra calcari puri e calcari dolomitici o dolomie. L'effetto Picknett, che prende appunto il nome dal suo scopritore, non è stato ancora totalmente spiegato a livello teorico, anche se si suppone che il magnesio riduca la possibilità di sviluppo dei germi cri­ stallini della Calcite e ne inibisca, in parte, la possibilità di svilupparsi sino a raggiungere le dimensioni sovracritiche. In tutti i casi dal pun­ to di vista peleogenetico è chiaro che questo effetto deve esser necessariamente inquadra­ to nel campo deH’ipercarsimo essendo neces­ saria un’altra sostanza, il carbonato di magne­ sio, appunto, perché possa estrinsecarsi. Ritornando al semplice “ effetto ione comune", comunque, è evidente che nei casi normali, se l’aggiunta della nuova sostanza è tale da ridur­ re la solubilità della prima oltre la sua concen­ trazione reaie, avremo la produzione di un pre­ cipitato. Ogniqualvolta questo succederà ci troveremo dinanzi ad un processo ipercarsico e la solubilizzazione accessoria di roccia carsificabile sarà dovuta a “dissoluzione incon­ gruente” (v. Fig. 3). Si definisce infatti dissoluzione incongruente di una roccia quella dissoluzione che porta’ ad una soluzione in cui i rapporti tra gli ioni prodot­ ti dalla dissoluzione non mantengono lo stesso rapporto percentuale esistente nel solido, co­ sa che invece avviene normalmente (dissolu­ zione congruente) quando non si ha la conco­ mitante separazione di un solido. Se consideriamo la dissoluzione di gesso in ac­ qua pura, per esempio, il rapporto tra ione cal­ cio e Ione solfato rimarrà costante e uguale al­ l’unità se la solubilizzazione avviene in acqua distillata (dissoluzione congruente), lo stesso avverrà per il rapporto calcio magnesio nel ca­ so della dissoluzione di una Dolomite e così via. Se però supponiamo che la nostra acqua con­ tenga anche altri ioni, per esempio anidride carbonica, allora nel caso precedente del ges­ so, potranno a un certo punto verificarsi le con­ dizioni per il raggiungimento della sovrassatu-

SPELEOLOGIA 24, 1991

razione rispetto alla Calcite (FORTI & RABBI, 1981), che iniziando a precipitare sottrarrà ioni calcio alla soluzione man mano che questi sa­

ranno resi disponibili dalla solubilizzazione del gesso: da quel momento in avanti assisteremo a una continua variazione del rapporto tra cal-

Fig. 1. Carsismo normale. Morfologie superficiali con karren (1), doline (2), pozzi ecc. ; sotterranee con grotte sviluppate in zona vadosa, con concrezioni (3) e sedimenti (4). Verso il basso in zona freatica compaiono concreazioni sommerse (5), sedimenti (6) e cristalli (7). Ipercarsismo p e r diffusione. Nella zona di miscelazione tra acque superficiali carbonicate e profon­ de clorurate si ha la esaltazione del fenomeno carsico con attiva corrosione (8). Ipercarsismo elettrochimico. Si conoscono depositi chimici formatisi p e r azioni elettrochimiche con concrezioni (e cristallizzazioni) (5) in zona freatica. Ipercarsismo p e r acidi forti, in superficie i solfuri si ossidano e si ha la formazione di minerali ossidati (9), verso // basso nella zona di cementazione ( 10) si ha arricchimento in metalli e neoformazione di solfuri (11). L'acido solforico produce attiva corrosione sia sulla roccia (12) che sui cristalli (13). È at­ tiva la deposizione di limi residuali (14). Ipercarsismo biologico. Si esplica in superficie con vaschette di corrosione ( 15), alveoli (e pinnacoli) (16) e concrez/onamento di travertini (17). Ipercarsismo termale. Si ha dissoluzione e/o corrosione della roccia (18), formazione d i cristalli ( 19), brecce d i dissoluzione (20) con contemporanea corrosione e deposizione, filoni (21). Nella zona di influenza delle acque superficiali s i hanno concrezioni sommerse (22). In corrispondenza d i zone ove si liberano e permangono gas si formano microambienti freatici profondi con deposizione d i sta­ lattiti, stalagmiti in corrispondenza delle bolle di gas (23). (Da Forti e Perna, 1985).

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ne di acque carbonicate o solfate in acque clo­ rurate è stato sino a poco tempo addietro sicu­ ramente sottovalutato soprattutto per la diffi­ coltà oggettiva che gli speleologi Incontrano nell’esplorazione diretta delle zone in cui è atti­ vo un slmile meccanismo, che sono sempre completamente allagate. L'effetto dell’aumento della salinità sulla solu­ bilità del CaC03 è schematizzato in fig. 4, nella quale è riportata la quantità teorica di carbona­ to di calcio solubilizzabile in un litro d ’acqua con forza ionica via via crescente sino ai valori caratteristici dell’acqua marina; effetto analo­ go si riscontra per il gesso o qualunque altra roccia carsificabile. L’aumento progressivo della solubilità all’aumentare del contenuto salino dell’acqua è do­ vuto al ben noto effetto sale che fa diminuire l’attività ionica delle singole specie presenti man mano che la concetrazione salina totale aumenta. La relazione che lega le attività alle concentra­ zioni è data da;

(J) = [J]*x

Fig. 2. Andamento detta sotubitità del carbonato di cateto in funzione del contenuto di magnesio (da Picknett, 1977): l ’andamento detta curva di saturazione fa sì che a basse concentrazioni d i magnesio sia possìbile che ia miscela di acque sature ma a diverso tenore di questo ione (W1 e W2) diano sem­ pre luogo ad una soluzione aggressiva. ciò e solfati che ci indicherà il passaggio da una dissoluzione congruente ad una Incongruente. Sempre il meccanismo della dissoluzione In­ congruente è quello che fa sì che nelle grotte in dolomia o in calcare dolomitico le concrezioni siano effettivamente quasi sempre di Calcite o di Aragonite. In senso strettamente chimico, in generale, la carslficazione delle dolomie e dei calcari dolo­ mitici deve esser sempre considerata un mec­ canismo ipercarsico, essendo molti più di tre i componenti indipendenti all'equilibrio (Calcite, Magnesite, Dolomite, Calcite a basso contenu­ to di magnesio e ad alto contenuto In magne­ sio, solo per citare le principali fasi solide pos­ sibili). In concreto comunque, ogniqualvolta in queste rocce si instaura un meccanismo di dis­ soluzione incongruente sicuramente possia­ mo affermare che il processo è ipercarsico. Esempio eclatante di ipercarsismo nelle dolo­ mie è la genesi della Wind Cave, negli Stati Uniti (FORD, 1988), che presenta chilometri di galle­ rie scavate nella dolomia con potenti depositi (essenzialmente boxwork) di Calcite all’inter­ no. La genesi di questa grotta sarebbe stata cau­ sata in massima parte da dissoluzione incon­ gruente a causa dell’Ingresso nella formazione dolomitica di acque ricche in carbonato di cal­ cio ma povere in magnesio: come si vede que­ sto tipo di meccanismo, quindi, può causare anche la solubilizzazione di un sale meno solu­ bile con la precipitazione di un altro più solubi­ le. Analogo effetto (solubilizzazione di un sale me­ no solubile a spese di uno più solubile) si verifi­ ca quando acque solfate entrano in ambienti carbonatici, con dissoluzione di calcare e de­ posizione di gesso. Anche se meno comuni, poi, le genesi di mine­ rali secondari di grotta quali i carbonati metalli­ ci o i fosfati di calcio ed altri ancora possono formarsi per lo stesso meccanismo ipercarsico della dissoluzione incongruente. Pertanto pos­ siamo concludere che la concomitante corro­ sione carsica e precipitazione di una sostanza in ambito ipercarsico a seguito di dissoluzione incongruente sono non l’eccezione, come po­ teva esser ritenuto sino a pochissimi anni ad­ dietro, ma la normalità. L’IPERCARSISMO PER MISCELAZIONE Nelle grotte, normalmente, le acque che si mi­ scelano sono chimicamente affini: hanno cioè una composizione chimica abbastanza simile l’una all'altra, e una concentrazione di sali di­

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dove (J) rappresenta l’attività dello Ione J, [J] rappresenta la concentrazione dello stesso Io­ ne e x è II suo coefficiente di attività. Il coefficiente di attività ionica ha sempre un va­ lore inferiore all'unità e risulta essere inversa­ mente proporzionale alla forza Ionica della so­ luzione. In altre parole è tanto più piccolo quan­ to maggiore è la concentrazione salina della soluzione. Ora poiché tutti gli equilibri chimici sono deter-

V W W W W W W W W W W W W W W W W W + +

Saturazione in calcite

CO

Dissoluzione incongruente

O

CD C o

N

Passaggio dalla dissoluzione alla precipitazione della calcite

(0 +-« c

(D O C

o

O

Aumento del rapporto .. X/Ca++ Fig. 3. Diagramma che indica ia variazione dei rapporto ionico in funzione dei tipo di dissoluzione che sta avvenendo (da Lohmann, 1988): ia dissoluzione di un solido in assenza di fasi che concomitante­ mente precipitano porta a un rilascio dei suoi ioni costituenti in un rapporto stechiometrico. Nell'e­ sempio ia Calcite (A) e ia Dolomite (B) s i sciolgono in maniera congruente sino a che il limite di satu­ razione della Calcite è raggiunto. Dopo questo momento ogni ulteriore dissoluzione comporta la precipitazione dei carbonato di calcio con conseguente variazione nei rapporto ionico calcio/ magnesio, nel caso della Dolomite, caratteristico della dissoluzione incongruente. (Da Lohmann, 1987). sciolti abbastanza bassa, dai 200 ai 500 mg/l nei calcari sino al 2.5-3 g/l nei gessi. La miscela di acque di questo tipo, non com­ portando una grande variazione di sali disciolti, non avrà In generale sulla carsificazione un ef­ fetto diverso da quello previsto per esempio dal Bogli. Infatti a bassa concentrazione i sali estranei hanno una piccolissima influenza (Ef­ fetto sale) sulla solubilità della roccia carslficablle. Nel caso però che cl si trovi in contatto di ac­ que fortemente saline, quali per esempio quel­ le marine o profonde, allora si attiverà un pro­ cesso di magnificazione della carsificazione a causa della variazione della “forza ionica della soluzione” . Anche se messo in evidenza già da altri Autori, l’effetto dell’ipercarsismo dovuto alla dlffusio-

minati In funzione delle attività, e non, come normalmente si è portati spesso a ritenere, del­ le concentrazioni, è evidente come la presenza di acque fortemente saline comporti una ma­ gnificazione degli effetti speleogenetici. Si ricava infatti dalla fig. 4 che la solubilità in ac­ qua marina del carbonato di calcio è varie volte superiore a quella che avrebbe in acqua distil­ lata. Quando due acque, una meteorica di infiltra­ zione (solfato-carbonicata) e un’altra marina o profonda (clorurata), si miscelano l’effetto che si ottiene è di un “ ringiovanimento” dell'acqua risultante in maniera assai più marcata che nel caso del semplice “effetto Bogli” , che comun­ que sarà anche lui contemporaneamente pre­ sente stante il fatto che la quantità di anidride carbonica disciolta è normalmente assai diffe-

SPELEOLOGIA 24, 1991


rente tra l’acqua di mare e quella di infiltrazione carsica. Come si può desumere dalla fig. 5 l'acqua di mi­ scela può risultare aggressiva se i due membri di partenza erano ben oltre II limite di saturazio­ ne (PLUMMER, 1975; LOHMANN, 1988), e tale effetto sarà tanto maggiore quanto maggiore era la concentrazione di carbonato di calcio nell’acqua di percolazione carsica. In generale l’effetto di questa dissoluzione ipercarsica si svilupperà nella zona di miscela tra le acque di infiltrazione meteorica e quelle marine e quindi ben al di sotto della zona aerata e pertanto darà luogo solamente a un generale allargamento delle “ protogrotte” (FORD, 1988) con aumento generalizzato nella zona di diffu­ sione della permeabilità. Molto spesso nella zona di miscelazione si svi­ luppano una grande quantità di condotti, intersecantesi tra loro che danno alla roccia un aspetto tipo “formaggio svizzero” (BACK et Al., 1984) o ad “alveare” (GREGOR, 1981). In casi particolari, comunque, questo meccani­ smo potrà portare all’evoluzione di vere e pro­ prie grandi cavità freatiche in quelle zone ove oltre alla diffusione sia presente un movimento di masse idriche a causa per esempio di diffe­ renze di temperatura che rendano le acque sa­ late più leggere di quelle dolci, come nel caso dell’lglesiente (FORTI & PERNA, 1986). Le uniche morfologie peculiari di questo mec­ canismo Ipercarsico si sviluppano lungo le co­ ste a livello della superficie del mare e morfolo­ gicamente sono analoghe ai solchi di battente con cui spesso sono state confuse: quelle de­ rivanti dal meccanismo di diffusione di acque meteoriche in acque salate, infatti non necessi­ tano assolutamente di energia meccanica per la loro evoluzione, energia quest'ultima assolu­ tamente indispensabile per la formazione del solchi di battente. In generale il notevole potere di corrosione svi­ luppato da questo meccanismo ipercarsico non consente laformazione di depositi chimici: in alcuni casi però si possono avere formazioni di cristallizzazioni di Calcite (quando la miscela

Fig. 4. Andamento delta solubilità dei carbonato di calcio in funzione della forza ionica I della soluzio­ ne. Gii estremi corrispondono rispettivamente ad acque meteorica pura e acqua marina pura. La curva a corrisponde alla pura solubilità dei carbonato di calcio senza apporti d i C 02. La curva b è quella che corrisponde ad un 'acqua meteorica di partenza con PC02 eguale a l m atm. mentre perla c la pressione parziale di anidride carbonica di partenza è d i 6 m atm. (Da Forti e Perna, 1985). risultante si trova ad essere nel campo delle soluzioni sovrassature) oppure di Barite (FOR­ TI & PERNA, 1983), nel caso che le acque me­ teoriche che si miscelano siano ricche di solfa­ ti. L’IPERCARSISMO PER ACIDI FORTI L’Insieme delle reazioni di carsiflcazlone (v. Tab. 3) è chiaramente controllato dal pH, dato che vari degli equilibri coinvolgono lo Ione idro­ geno. In generale le acque naturali di percolazione

La grotta di Santa Barbara in Sardegna ha conosciuto vari c id i carsici, vari dei quali ipercarsici. Le mineralizzazioni presenti ai suo interno ne sono una testimonianza (foto: P. Forti)

SPELEOLOGIA 24, 1991

che vengono a trovarsi in contatto con la roccia carbonatica hanno pH compresi in un “range” assai ristretto tra 6 e 8: in questi casi il mecca­ nismo di carsificazione e gli equilibri risultano esser quelli di tab. 3. In alcuni casi, però, possono concretizzarsi si­ tuazioni in cui sufficientemente elevate quanti­ tà di acidi non neutralizzati vengano a trovarsi nell’ambiente in cui la carsificazione è attiva: in grotte in calcare sono stati misurati infatti valori di pH anche inferiori all’unità (FORTI & SALVA­ TORI, 1988). In questi casi, senza considerare la variazione di forza ionica o l’eventuale interrelazione tra questi acidi e lo ione calcio (che ricadrebbero nei casi considerati nei paragrafi precedenti), che comunque esistono e concorrono a tra­ sformare il meccanismo da carsico ad ipercar­ sico, è evidente che la presenza di un acido non neutralizzato in una concentrazione non trascurabile, avrà un notevole effetto sul pH e quindi, per quanto detto sopra sposterà note­ volmente gli equilibri di carsificazione nel sen­ so di una maggiore solubilità del carbonato di calcio. Gli acidi che più comunemente possono esser presenti sono: innanzitutto l’acido solforico, quale prodotto dell’ossidazione dei solfuri, e l’acido nitrico, derivante dall’ossidazione del­ l’ammoniaca e in generale dell’azoto organico. Oltre a questi due, poi vi sono tutti gli acidi umi­ ci ed in generale gli acidi organici, che, pur es­ sendo non eccessivamente forti in generale però dimostrano di esplicare un'azione carsificante analoga a quella dei due acidi inorganici appena citati. Non esiste a tutt'oggi una vasta letteratura su questo problema e tanto meno dati quantitativi, ma comunque tutte le persone che hanno avu­ to modo di trattare il problema hanno eviden­ ziato la sua importanza non solo teorica nel proqesso della carsificazione stessa. La difficoltà nella quantizzazione di questo meccanismo ipercarsico deriva, da una parte dal fatto che le misure del pH vengono fatte normalmente in luoghi accessibili e quindi di norma in luoghi ove lo stesso è già stato tam­ ponato dagli equilibri relativi all’acido carboni­ co, e dall’altra dal fatto che producendo sem­ plicemente uno spostamento di un equilibrio già esistente nella carsificazione normale non dà praticamente luogo a morfologie peculiari o esclusive, ma solamente alla magnificazione di quelle normali carsiche.

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IPERCARSISMO ORGANICO Di recente è stato evidenziato il ruolo dell’at­ tacco biologico, in particolare ad opera di alghe endolitiche, nella dissoluzione delle rocce carbonatiche (FOLK et Al., 1973; PERNA & SAU­ RO, 1978). In questo caso alla dissoluzione carsica nor­ male dovuta alle acque carbonicate si aggiun­ ge una ulteriore componente : la digestione or­ ganica della roccia. Le morfologie peculiari di questo tipo di attacco ipercarsico sono esclu­ sivamente superficiali (essendo richiesta la presenza della luce per la sopravvivenza delle alghe) e constano di vaschette di corrosione, alveoli e pinnacoli (PERNA & SAURO, 1978). In alcuni casi, a seguito di produzione da parte degli organismi viventi di acidi organici o inor­ ganici (essenzialmente fosforico) si possono avere, anche più in profondità effetti di corro­ sione del tipo già descritto nel paragrafo prece­ dente e inoltre si può assistere a depositi, es­ senzialmente di sali fosfatici dovuti a dissolu­ zione incongruente). Più importanti per la speleogenesi comunque, sono gli effetti prodotti della degradazione del­ la sostanza organica, di cui le acque di percola­ zione, soprattutto nel caso di un “carso coper­ to", sono sempre ricche. L’ossidazione, biologica o inorganica di tutte le sostanze organiche porta sempre alla forma­ zione, come prodotti finali, di anidride carboni­ ca e acqua, cosicché acque ricche di materiale organico, una volta entrate in ambiente carsi­ co, si trasformano lentamente e progressiva­ mente in acque aggressive (FORTI & PERNA, 1986). In questo caso è difficile dare un’esatta quantizzazione al processo ipercarsico, che co­ munque è stato dimostrato esser in alcuni casi molto efficiente, giungendo a rappresentare ol­ tre il 20% degli agenti carsificanti (BRAY, 1972). Questo meccanismo ipercarsico, comunque, essendo basato esclusivamente sull’aggiunta progressiva di anidride carbonica al sistema non può produrre morfologie diverse da quelle normali carsiche e questo è anche un motivo per cui spesso si tende a sottovalutarne l’im­ portanza. Un caso particolare di questo meccanismo di arricchimento in anidride carbonica con con­ seguente effetto carsificante accessorio è rap-

Fig. 5. Effetto delta miscela di acque meteoriche a differente contenuto di anidride carbonica (cre­ scente d a A a C ) ed un 'acqua marina, sempre sovrassaturate rispetto aita Calcite: è evidente un no­ tevole effetto di corrosione p e r miscelazione. (Da Lohmann, 1987).

NELL’ATMOSFERA C02

+H 0

C 0 °2 ^ = i -H O

+ H+ h :2C03

+H

— -H +

+ Cq2+

HCO; , ----- -- C o f -"+ 3

-C o

+Ca 2+

T -»

CaCO, solido 3

Ca2- +Ca 2+

CcHCOj T^T^CaCO“ REAZIONE VELOCE REAZIONE LENTA

- 2+ “ La

CqCO, solido

M

Tab. 3 - Schema degli equilibri chimici retativi ai sistema Calcite - acqua - anidride carbonica gas­ sosa presentato dalla ossidazione del metano pre­ sente nei giacimenti petroliferi. Studi recenti hanno dimostrato che queste reazioni sono particolarmente importanti nell’evoluzione del carsismo molto profondo in prossimità di que­ sti giacimenti. Alcuni autori, poi, mettono in re­ lazione questo effetto con lo sviluppo di alcune grandi e famose cavità carsiche quali la Carl­ sbad Caverns nel Nuovo Messico (HILL, 1987). Effetti analoghi sugli equilibri delle reazioni di carsificazione si hanno qualora l’anidride car­ bonica che viene fornita non derivi da ossida­ zione delle sostanze organiche ma abbia una origine profonda (vulcanica). Pur non essendo molto comuni, sono conosciute varie grotte al mondo ove notevoli quantità di C 0 2 così pro­ dotta contribuiscono allo sviluppo speleoge­ netico: per restare nel ristretto ambito italiano possiamo citare la Grotta di Monsummano Ter­ me in Toscana e quella di Sciacca in Sicilia. Effetti di ipercarsismo biologico sono noti an­ che per altre rocce carsificabili, quali i gessi (FORTI, 1984), con esempi evidenti di dissolu­ zione incongruente (deposizione di calcare e solubilizzazione del gesso). Molto probabil­ mente poi la dissoluzione delle quarziti è anch’essa controllata, almeno in parte, da reazio­ ni organiche, infatti in alcune grotte in Quarzite della Sardegna è stato evidenziato come la concrezioni di opale attualmente in formazione contengano materiale organico con concen­ trazioni sino al 20% (FORTI & PERNA, 1986).

Anastomosi di tubi freatici nella Grotta dei Fiume e dei Vento: queste morfologie esasperate debbono la loro origine all'effetto sul calcare di acidi forti (foto: P. Forti)

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SPELEOLOGIA 24, 1991


TUTTOSPELEO CONVOCAZIONE DELL’ASSEMBLEA STRAORDINARIA DEI SOCI PER LA MODIFICA DELLO STATUTO SOCIALE

HAI RINNOVATO LA TUA

QUOTA D'ISCRIZIONE? FEDERAZIONE SPELEOLOGICA VENETA

GRUPPI SPELEOLOGICI VICENTINI

OPERAZIONE CORNO DAQUILIO

Sabato 5 ottobre 1991 è convocata in Costacciaro (PG) presso la sede di “ PHANTASPELEO 91 ” , alle ore 4 in prima convocazione e alle ore 17 in seconda convocazione TASSEMBLEA STRAORDINARIA DEI SOCI per discutere il seguente ORDINE DEL GIORNO 1 - Verifica dei poteri. 2 - Discussione e votazione delle modifiche da apportare agli articoli 14,16 e 21 dello Statuto Sociale dalla S.S.I. Art. 14 Aggiunta alla fine della prima riga: “o congiuntamente fra i medesimi e persone da essi delegate” Aggiunta dopo la parola “ nominativi” , nella terza riga: “sottoscrivere dei titoli di stato,” Art. 16 Cambiare alla quarta riga il numero 6 in: “4 ” Togliere alla quinta riga la frase: “anche per posta,” Art. 21 Aggiungere i seguenti punti: d) interessi bancari e interessi su titoli; e) utili da società di partecipazione. Si ricorda che potranno votare solo le persone e i Gruppi Speleologici in regola con il pagamento della quota sociale 1991. Il Presidente della S.S.I. Prof. Paolo Forti

A sia g o , m arzo 1 9 9 1

CONVOCAZIONE ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI

ALFINE CAVES: ALPINE K ARST SYSTEMS AND THEIR ENVIRONMENTAL CONTEXT

INTERNATIONAL CONGRESS 12th - 13th - 14th o f JUNE 1992 FIRST CIRCULAR

ASIAGO (VI) - ITALY

PATROCINI/SPONSORS Gli Enti Patrocinanti, gli sponsors ed il c o m ita to s c ie n tific o verra nno m en zio n a ti nelle prossim e circolari.

Supporters, sponsors and sdentine committee will be mentioned in the next circular

Sabato 5 ottobre 1991 è convocata il Costacciaro (PG) presso la sede di “PHANTASPELEO 91 ” , alle ore 4,30 in prima convocazione e alle 17,30 in seconda convocazio­ ne TASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI per discutere il seguente ORDINE DEL GIORNO 1 - Verifica dei poteri 2 - Comunicazioni del Presidente, dei Segretario, del Tesoriere e dei vari responsabili delle Commissioni, Uffici e Gruppi di lavoro. 3 - Programmi per il triennio 91-93. 4 - Varie ed eventuali. // Presidente della S.S.I. Prof. Paolo Forti

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LA COMMISSIONE CATASTO S.S.I. NELL’INTENTO DI UNIFORMARE IL PIÙ POSSIBILE LE OPERAZIONI DI RESTITUZIONE DEI RILIEVI, CHIEDE A TUTTI COLORO CHE SONO IN POSSESSO DI PROGRAMMI PER IL DISEGNO DI POLIGONALI DI GROTTE SU P.C. DI PRENDERE CONTATTI CON ALFREDO BINI, VIA BERNARDINO VERRO 39/C, 20141 MILANO, TEL. 02/8466696 GRAZIE

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SPELEOLOGIA 24, 1991

I


VP CONGRESSO della FEDERAZIONE SPELEOLOGICA TOSCANA

“ C e l e b r a z io n e

150

CLUB ALPINO ITALIANO Sez. di Napoli

SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA

dei

ANNI DI

ESPLORAZIONI DEL CORCHIA”

O rg a n iz z a to DALLA F e d e r a z io n e S p e l e o l o g ic a T o sc a n a e

DAL

G ru ppo S pel e o l o g ic o A r c h eo l o g ic o V e r s il ie s e

C on il p a tro c in io di / S p o n so red by

STAZZEMA 1 - 3 NOVEMBRE 1991

Società Speleologica Italiana Club Alpino Italiano Giunta Regionale della Campania Consiglio Regionale della Campania Comune di Napoli

Tutta la corrispondenza dovrà essere indirizzata alla: SEGRETERIA VI° CONGRESSO FST CELEBRAZIONI “CORCHIA '91" Casella Postale 96 55045 PIETRASANTA (Lucca)

C L U B ALPINO ITALIANO

Sez. “Antonio Locateli!” BERGAMO

XIV Convegno di Speleologia Lombarda

SPELEO CLU3 0 R 0 3 ÌC 0

BERGAMO 23-24 Novembre 1991 C o n il p a tro c in io d e ll’E nte S p e le o lo g ic o L o m b a rd o

Tutta la corrispondenza dovrà essere indirizzata alla SEGRETERIA DEL XIV CONVEGNO DI SPELEOLOGIA LOMBARDA c /o Patrizia Belotti Via Pascoli, 6 24020 Torre Boldone (BG).

CENTRO PER L’EDUCAZIONE AMBIENTALE DI MONTE NERONE Una occasione per visionare audiovisivi di tema naturalistico e speleologico e di visi­ tare le Grotte del Nerone (Grotta delle Tassare 2,5 km -438 m, Grotta dei 5 Laghi, 1 km) e le altre cavità dell’Appennino um­ bro-marchigiano, raggiungibili facilmente dalla sede del Centro. Nelle montagne cir­ costanti vi sono anche stupende forre per torrentismo, palestre per esercitazioni speleologiche e vie per arrampicata libe­ ra. - Ampia sala conferenze e audiovisione - Biblioteca specializzata - Area espositiva con raccolte paleontolo­ giche, tassidermiche ed erbario - Laboratorio per trattamento e osserva­ zione reperti naturalistici - Cucina e refettorio - 30 posti letto - Area camping Informazioni - Centro per l’Educazione Ambientale di Piobbico (PS) Via G. Matteotti, 1 - Tel 0722/99800 - Fax 9427 - Direzione: Marco Bani - Tel 075/8550550

“...mi raccomando baldi giovinetti, pagate per tempo la quota sociale!... ”.

SPELEOLOGIA 24, 1991


DATI CONSUNTIVI CORSI 1° LIVELLO La trasmissione dei dati consuntivi alla segreteria della Commissione avviene con molto ritardo, sia p e r il fatto che alcune Scuole debbono essere più volte sollecitate a rispettare i termini fissati (20 gg dalla data delia conclusione del Corso), che p e r la scarsa efficienza di alcuni Coordinatori Regionali, i quali trattengono p e r mesi i dati nei cassetto, senza in­ viarli a Bologna. Ripeto p e r l ’ultima volta quanto comunicato o fatto chiaramente intendere agli interessa­ ti, vale a dire che: 1) Le Scuote che continueranno a dimostrarsi Incapaci di gestire le più banali pratiche conseguenti dalla organizzazione di un corso, s i vedranno negata l ’omo­ logazione del Corso successivo e quindi anche l ’accesso alla Assicurazione S.S.I. 2) I Coordinatori Regionali pigri o inadeguati verranno rimossi dai toro incarico. Colgo l ’occa­ sione p e r ringraziare quanti giungono a dimostrare che correttezza e puntualità possono essere elementi caratteristici anche degli speleologi. In pratica ed infine ritengo stupido ed inutilmente dispendioso offrire servizi ed organiz­ zazione a chi non sa giovarsene con intelligenza. Costoro pertanto si rivolgono alla U.S.L. territorialmente competente o al locale patronato, non aita S.S.I. il segretario Paolo Grimandi

DATI CONSUNTIVI CORSI 1° e 2° Liv. C.N.S.S.-S.S.I.

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LIGURIA (a cura Coord. Reg.le, Rinaldo Massucco) Scuola di Imperia del G.S. Imperiese CAI

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5

7

NN

PUGLIA (a cura Coord. Reg.le, Gianni Campanella) Scuola di Nardo del G.S. Neretino

11-12/90

14

7

7

31

10

4

4

NN

Scuola di Grumo Appula, dell’Ass.ne Spel. Barese

7-8/90

12

6

6

24

8

8

7

NN

12°

10-11/90

28

18

10

48

12

7

7

NN

11-12/90

23

14

9

23

12

10

5

NN

3-5/90

21

18

3

27

10

6

5

NN

UMBRIA (a cura Coord. Reg.le, Claudio DI Mattia) Scuola di Narni del G.S. UTEC Narni

9-11/90

17

9

8

24

7

10

6

NN

SCUOLA NAZIONALE DI SPELEOLOGIA SUBACQUEA (a cura del Dirett. del Corso, Alessio Fileccla) Corso SNSS, organizzato dal G.G. Treviso

10/11/90

6

6

22

3

4

6

NN

Scuola di Castellana G. del G. Puglia Grotte Scuola di Martina Franca del G.S. Martinese Scuola di Foggia del G.S. Dauno

Incid.

11

N° I.T.

Età media

7-8/90

Lez. prat.

Donne

EMILIA-ROMAGNA (a cura Coord. Reg.le, Paola Pagnonl) Scuola di Bologna del G.S.B.-U.S.B.

o

z

Lez. teor.

Uomini

CALABRIA (a cura Coord. Reg.le, Felice Larocca) Scuola di Alessandria del Carretto (CS) del G.S. Sparviere

W o

Regione, Scuola e Gruppo

Periodo

N. Allievi

Il 3CP Corso di f Livello (1991). o

.

SPELEOLOGIA 24, 1991

wm m m im à de! CNSS-SSI Scuoia di Bologna.


ASSICURAZIONE E MONGOLFIERA Tutti sanno che cos 'è l'assicurazione: un contratto con cui l'assicuratore, contro il pagamento di un premio, si impegna a tenere indenne l ’a ssicurato (contraente una polizza assicurativa) dagli effetti economici dannosi di un evento futuro e incerto. Tutti sanno anche cos'è una mongolfiera (pallone aerostatico), e pertanto specifico che qui s ’intende invece la manifestazione con la quale annualmente si festeggia e viene premiato, a Ulan Bator, il Mongolo più distinto del continente Asiatico. Scopo della presente nota informativo-prepedeutica è proporre per l'anno 1991 e seguenti l ’istituzione di un analogo premio speciale — possibilmente in natura — da assegnare allo speleologo, al Gruppo italiano o alla Regione che avrà combinato la più fantasiosa atrocità nelTutilizzazione delle nostre Polizze S.S.I. p e r l ’a ssicurazione infortuni. Contrariamente a quanto succede net caso di altri prem i — siatene certi — non mancheranno e invero fin d ’ora pullulano i candidati. Una Commissione giudicatrice provvisoria si è riunita nell’oltre Po Pavese i l 24.03.91, in preparazione della Prima solenne Mongolfiera, p e r attribuire il premio simbolico '90 alle sole tre prime Regioni postesi incontrastate ai vertici della classifica: una vera Lega Nord, autri­ ce delle più sesquipedali bestialità “assicurative": f : Lombardia 2T: Venezia Giulia 3T: Liguria Le motivazioni del premio meritano attenta considerazione, e ben giustificano il primato, anzi, passatemi la vituperata, impronunciabile definizione: il record speleologico dell’area predetta, tutta la disopra del 44? Parallelo. Ne cito in ordine sparso un estratto, attingendo dal verbale notarile della Commissione: - Vi sono Gruppi che hanno inviato il danaro direttamente aita Milano Assicurazioni, e non al Cassiere della S.S.I. - A ltri Gruppi hanno inviato bollettini di C/C Postale con im porti scritti in lettere diversi da quelli scritti in cifre. - Alcuni Gruppi — per il loro Corso di speleologia — hanno trasmesso all'Assicurazione l ’elenco degli assicurati senza mettere la data dell’uscita. - A ltri hanno spedito a ll’A ssicurazione, in corrispondenza delle uscite programmate p e r il Corso, e quindi per tre settimane successive, la stessa fotocopia della prima denuncia, con gli stessi nominativi, la stessa data, la stessa grotta. - C ’è anche chi ha pagato al Cassiere della SSI / / corrispettivo di un ’uscita, mediante bollettino di C/C Postale, ma non ha mai inviato la denuncia alla Assicurazione. - Molti coloro che — sistematicamente — inviano la raccomanda con la denuncia a ll’A ssicurazione, ma non la copia al Cassiere S.S.I., in­ dubbiamente per facilitargli il compito di incassare i soldi anticipati dalla Società. - Non pochi, nei Corsi, assicurano contro g li infortuni solo g li allievi e non mai g li istruttori, ritenuti a torto infrangibili. - Quasi tu tti omettono i riferimenti della denuncia nello spazio del bollettino di C/C Postale riservato alla “Casuale ” del versamento, e ciò - è chiaro — lo fanno solo per stuzzicare la nostra curiosità sulle motivazioni del pagamento. - Pochi davvero, ma a noi cari come perle, versano ancora le 750 lire giornaliere, che una robusta maggioranza sa da anni passate a L. 1. OOO/uomo/giorno. - Poi c ’è chi versa con un bollettino unico, ovviamente senza dettagliare alcunché, g li im porti p e r la polizza infortuni, p e r quella RCT istruttori, ed anche p e r la quota annuale S.S.I., il tutto arrotondato — lo sapremo dopo — alle 10.000lire, in difetto, p e r comodità nostra e sua. Ed ancora c ’è: - Chi paga l ’assicurazione al Cassiere SSI con 8 (otto) mesi di ritardo. - Chi, provvidenzialmente accortosi di non averla sistematicamente pagata negli ultimi 16 mesi (attività più due corsi), compila un bolletti­ no con un importo forfettario, p e r semplificare e dimostrare la buona volontà del Gruppo. In questo caso l ’arrotondamento passa alle 50.000 Inferiori. - Chi non la paga proprio, se non dopo terrificanti solleciti e minacce da parte del N.H. Bresciano. - Chi utilizza l ’assicurazione infortuni ed R.C.T. (o meglio, ci prova) p e r corsi di speleologia non omologati dalla CNSS-SSI. - Chi non completa i dati anagrafici degli allievi assicurati (e, a volte, degli istruttori). Manca il nome, o la data di nascita, o l ’indirizzo. - Chi si dimentica la raccomandata in tasca, ma, pentito, la spedisce il lunedì successivo a ll’incidente in grotta della domenica. Ebbene, tutto questo è capitato e capita sul serio, e potrebbe essere anche divertente, ma — credetemi — crea una marea di casini, due dei quali, determinati dagli ultimi due casi elencati, possono produrre conseguenze gravi. Infatti, in caso di necessità (incidente), la copertura ce la possiamo scordare. Quindi, al di là dell’assegnazione del Premio Mongolfiera '91, che faremo? Innanzi tutto una modulistica forse più chiara, che i Gruppi hanno già ricevuto, in allegato al Regolamento della CNSSSSI, p oi — ogni tanto — ristamperemo un breve memorandum, qui, sulle pagine gialle, azzurre o verdi centrali. Infine, qualche penalità, ma no, qualche premio — si diceva — ai recidivi, o a coloro che continueranno a creare più danno e sprechi di quanto sia onestamente tollerabile. Inguaribili estimatori dell’impegno e della disponibilità di tempo degli altri, noi non possiamo infatti e davvero sottovalutare l ’importanza dei nostro; chi la pensa in modo rispettabilmente diverso, può rivolgersi ad altri cartelli, Medellin compreso. Paolo Grimandi

...nelle foto: de! GSB - USB...

IV

SPELEOLOGIA 24, 1991


COMMISSIONE NAZIONALE SCUOLE DI SPELEOLOGIA DELLA SOCIETÀ SPELEO­ LOGICA ITALIANA Segreteria: PAOLO GRIMANDI - Via Genova, 29 - 40139 BOLOGNA - Tel. ab. 051.451.120; uff. 051.264.801 COORDINATORI REGIONALI: ABRUZZO: FABRIZIO DI PRIMIO - Via Capestrano, 34 - 66010 CHIETI Scalo - Tel. ab. 0871.562.484; uff. 0871.57396 BASILICATA: CARMINE MAROTTA - Piazza del Popolo, 147 - 85049 TRECCHINA PZ Tel. ab. 0973.826.027 CALABRIA: FELICE LAROCCA - Stradella del Caffè, 24 F - 70124 BARI - Tel. ab. 080.412.664 EMILIA-ROMAGNA: PAOLA PAGNONI POGGIALINI - Via Quarto, 67-48100 Ravenna Tel. ab. 0544.46.31.33 FRIULI-VENEZIA GIULIA: VITTORIO MICOL - Via Scompanni, 1 -34139 TRIESTE - Tel. ab. 040.94.46.25; uff. 040 - 36.33.36 (int. 245) LAZIO: CLAUDIO FORTUNATO - Via T. Quinzio Penno, 9 - 00175 ROMA - Tel. ab. 06.766.2011 LIGURIA: RINALDO MASSUCCO - Via Mondovì, 3/11 - 17100 SAVONA - Tel. ab. 019.853.752; uff. 010.600.1802 LOMBARDIA: WALTER PASINETTI - Via S. Fiorano, 24 - 25128 BRESCIA - Tel. ab. 030.59.567; uff. 030.341.651 MARCHE: PIER DAMIANO LUCAMARINI - Via Cecchetti, 39 - 62012 CIVITANOVA MAR­ CHE MC - Tel. ab. 0733.74.602 PIEMONTE: DARIO OLIVERO - Corso G. Ferraris, 19 - 12100 CUNEO - Tel. ab. 0171.693.577 PUGLIA: GIANNI CAMPANELLA - Via Selva di Fasano, 75 - 70013 CASTELLANA GROT­ TE BA - Tel. ab. 080.896.6092; uff. 080.896.8803 SARDEGNA: ANTONELLO FLORIS - Via Libeccio, 25 - 09100 CAGLIARI - Tel. ab. 070.572.436; uff. 070.603.0254 SICILIA: ANTONIO MAZZULLO: Via Naumachia, 68 - 95121 CATANIA - Tel. ab. 095.345.429; uff. 095.310.483 TOSCANA: FABIO GUIDI - Piazza del Collegio, 6 - 55100 LUCCA - Tel. ab. 0583.47.596; uff. 0583.25.104 UMBRIA: CLAUDIO DI MATTIA - Vicolo dei Capretti, 4 - 05035 NARNI TR - Tel. ab. 0744.717.145; uff. 0744.737.620 VENETO: DIEGO CARLI - Via S. Failoni, 2 - 37124 Verona - Tel. ab. 045.914.162, uff. 045.990.779

C O M IT A T O N A Z IO N A L E PER IL T R IE N N IO 1991-1993 ABRUZZO: EZIO BURRI - Strada Storta 21 - 66100 Chieti - Tel. ab. 0871346613 BASILICATA: CARMINE MAROTTA - Piazza del Popolo, 10-85049 Trecchina Pz - Tel. ab. 0973-826027 CALABRIA: CAMPANIA: AURELIO NARDELLA - Via D. Fontana, 95 - 80128 Napoli - Tel. ab. 081-465787 - uff. 081-7974394-7074111 EMILIA ROMAGNA: GIOVANNA CARNATI - Via F.lli Cervi, 38 - 42100 Reg­ gio Emilia - Tel. ab. 0522-792132 - uff. 0522-50238 FRIULI VENEZIA GIULIA: GIUSEPPE MUSCIO -Viale Ungheria, 141 -33100 Udine - Tel. uff. 0432-504256 LAZIO: CARLO GERMANI - Via A. Borelli, 5 - 00161 Roma - Tel. ab. 064463234 - uff. 06-57533616 LIGURIA: SEBASTIANO LOPES (Delegazione Speleologica Ligure) — Via Verdi, 21 - 18100 Imperia - Tel. ab. 0183-63264 - uff. 050-575443 LOMBARDIA: SEGRETARIO COMITATO NAZIONALE - MASSIMO RO­ GNONI - Via Noseda, 7 - 22020 S. Fermo della Battaglia Co - Tel. uff. 031570553

MARCHE: SANDRO GALDENZI - Via Marrata, 10 - 60035 Jesi An PIEMONTE: ASS. GRUPPI SPELEOL. PIEMONTESI - Segreteria A.G.S.P. c/o G.S.P. CAI UGET Galleria Subalpina, 30 - 10123 Torino PUGLIA: VINCENZO PASCALI - Contrada Sanità - Via Maria d ’Enghien -74015 Martinanfranca Ta - Tel. SARDEGNA: ANGELO NASEDDU - Via Roma, 8 /A - 09015 Domusnovas Ca - Tel. 0781-70669 SICILIA: ANTONIO MARINO - Via Centuripe, 11 - 95128 Catania - Tel. ab. 095-441558 TOSCANA: GIOVANNI PENSABENE - S. Alessio - Via per Pieve s. Stefano, 754 - 55100 Lucca - Tel. uff. 0583-330798 TRENTINO ALTO ADIGE: UMBRIA : MARCO BANI - Via Polacchino, 4 - 06012 Città di Castello PG - Tel. 075-8550550 VENETO: ENRICO GLERIA - Via Peschiera, 44 - 36100 Vicenza - Tel. ab. 0444-924384

SPELEOLOGIA 24, 1991

VERBALE DELL’ASSEMBLEA GENERALE STRAORDINARIA DEI SOCI DELLA S.S.I. Udine 8 settembre 1990 Il giorno 08 settembre 1990 alle ore 14,45 in se­ conda convocazione si è riunita a Udine (’AS­ SEMBLEA GENERALE STRAORDINARIA DEI SOCI DELLA S.S.I. con il seguente ordine del giorno: 1. Verifica del poteri. 2. Discussione e votazione della modifica al­ t a r i 1 del nostro statuto, consistente nell’ag­ giunta al termine dello stesso del seguente te­ sto “ ...Per perseguire tali finalità la S.S.I. può edita­ re e diffondere libri, produrre audiovisivi, orga­ nizzare corsi, convegni, congressi e simposi, partecipare in Società, anche di capitali, che abbiano come scopi quelli affini agli interessi della S.S.I..” 1. Verifica dei poteri Il segretario Marchesi fa la verifica dei poteri dell'assemblea: Sono presenti n. 63 Soci in re­ gola con il pagamento delle quote sociali. 2. Discussione e votazione delia modifica a ll’art. 1 del nostro statuto.... Forti legge all'assemblea il testo della variazio­ ne e passa la parole a Slmone Pinto che spiega le ragioni di questa modifica. Laureti e Cappa chiedono chiarimenti ai quali risponde in modo esauriente Pinto. Forti invita l’Assemblea a votare l’approvazione della modifica. L’Assemblea approva con un astenuto. Ad approvazione avvenuta l’Articolo 1 dello statuto recita: Art. 1 - La società speleologica italiana ha per scopo la diffusione ed il progresso della spe­ leologia, con particolare riguardo all’esplora­ zione, lo studio e la salvaguardia dell’ambiente naturale carsico e sotterraneo, per perseguire tali finalità la società speleologi­ ca italiana può editare libri, produrre audiovisi­ vi, organizzare corsi, convegni, congressi e simposi, partecipare in società, anche di capi­ tali, che abbiano come scopi quelli affini agli in­ teressi della S.S.I. L’assemblea viene tolta alle ore 15,10 IL SEGRETARIO DELL’ASSEMBLEA GIAMPIETRO MARCHESI

VERBALE DELL’ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEI SOCI DELLA S.S.I. Udine 8 settembre 1990 Il giorno 08 settembre 1990 alle ore 15,30 in se­ conda convocazione si è riunita a Udine (’AS­ SEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEI SOCI DELLA S.S.I. col seguente ordine del giorno: 1. Comunicazioni del Presidente. 2. Comunicazioni del Segretario. 3. Commemorazione anniversario S.S.I. 19031950-1990. 4. Varie ed eventuali. Presiede l’Assemblea Giuseppe Muscio e fun­ ge da Segretario Giampietro Marchesi. Sono presenti 87 Soci. Non essendo pervenute richieste relative alla modifica dell’ordine del giorno, questo viene approvato. 1. Comunicazioni dei presidente Forti da inizio alla sua relazione ricordando che quest’anno ben 3 regioni, Liguria, Emilia Roma­ gna e Lazio si sono dotate di una legge sulla Speleologia, mentre invece la legge nazionale è da tempo ferma. La S.S.I., con l’aiuto di tutti gli speleologi, dovrà farsi carico di questo pro­ blema e cercare di smuovere la proverbiale len­ tezza dei politici per arrivare ad avere una vera legge sulla Speleologia.

V


S O C IETÀ S P E LE O LO G IC A IT A L IA N A C A R IC H E S O C IA L I D E L LA S O C IETÀ PER IL T R IE N N IO 1991-1993 C O N S IG L IO D IR E T T IV O Giunta esecutiva Presidente: PAOLO FORTI - via Zamboni, 67 - 40127 Bologna - Tel. 051-354547, fax 354522 Vice Presidente: FRANCO CUCCHI - viale 3° Armata, 17 - 34123 Trieste - Te,l. uff Trieste 040-5603224 - Uff. Messina 090-392058392333 Segretario: GIAMPIETRO MARCHESI - Museo Scienze Naturali - Via Ozanam, 4 - 25128 Brescia - Tel. uff. 030-2983705 ab. 0303773384 Tesoriere: SIMONE PINTO - Via Grotte, 124 - 70013 Castellana Grotte Ba - Tel. Uff. 080-8965041 ab. 080-8967764 Consigliere: PAOLO GRIMANDI - Via Genova, 29 - 40139 Bologna - Tel. Uff. 051-264801 ab. 051-451120 Consiglieri GIOVANNI BADINO - Via S. Francesco di Paola, 17 - 10122 Torino - Tel. ab. 010-8397605 RENATO BANTI - Via Tertulliano, 41 - 20137 Milano - Tel. ab. 02-5453988 ALFREDO BINI - Via B. Verro, 39/C - 20141 Milano - Tel. ab. 02-8466696 MAURO CHIESI - Via del Follo, 10 - 42100 Reggio Emilia - Tel. uff. 0522-49763 GIOVANNI MECCHIA - Via M. Borsa, 103 - 00159 Roma - Tel. ab. 06-4384489 uff. 06-5759941 Consiglieri designati dal Comitato Nazionale MASSIMO ROGNONI - Via Noseda, 7 - 22020 S. Fermo della Battaglia Co - Tel. uff. 031-570553 EZIO BURRI - Strada Storta, 21 - 66100 Chieti - Tel. ab. 0871-346613 ANTONIO MARINO - Via Centuripe, 11 - 95128 Catania - Tel. ab. 095-441558 Collegio Sindaci Revisori dei conti GIANBATTISTA CAMPANELLA - Via Selva di Fasano, 75 - 70013 Castellana Grotte Ba - Tel. ab. 080-8966092 uff. 080-8958803 GIUSEPPE PALMISANO - Via Dott. Guarnieri, 58 - 70010 Locorotondo Ba FRANCO UTILI - Via Cimabue, 5 - 50121 Firenze - Tel. 055-2343077 ore pasti; -C.P. 101 50039 Vicchio Fi - Tel. 055-8448155 Probiviri MASSIMO BRINI - Via Pellico, 4 - 40033 Casalecchio di Reno Bo - Tel. ab. 051-573083 ARRIGO A. - CIGNA - Frazione Tuffo - 14023 Cocconato d’Asti At - Tel. ab. 0141-907265 - uff. 0161-483361 LAMBERTO LAURETI - Viale Murillo, 21 - 20149 Milano - Tel. ab. 02-4079840

Forti passa quindi ad illustrare gli sforzi fatti dalla Società per aumentare i servizi a disposi­ zione dei Soci. Tra gli altri servizi ricorda: la segreteria, l’ufficio amministrativo, l’assicurazione, la commissio­ ne scuole, la commissione catasto, l'ufficio per la salvaguardia, la biblioteca (entro l’anno do­ vrebbe riaprire) e la nostra rivista “Speleolo­ gia” . Gli obiettivi per il prossimo anno e più in gene­ rale per il futuro sono da individuarsi nel cerca­ re di rendere professionali alcuni settori impor­ tanti della Società come l’ufficio amministrativo e la segreteria. Il nuovo Consiglio dovrà cerca­ re di risolvere questo problema. La S.S.I. nei prossimi anni dovrà essere prepa­ rata alla sempre maggiore richiesta di salvaguardia e gestione dei territori carsici. Negli ul­ timi tempi sono aumentati gli enti locali e le Re­ gioni che si sono accorte di avere un patrimo­ nio naturale da proteggere. La S.S.I. dovrà attrezzarsi (in parte lo sta già facendo) per po­ ter rispondere alle richieste di consulenze nel­ l’ambito speleologico. Altro problema scottante sono i rapporti con le altre realtà speleologiche straniere. Ogni anno aumentano le spedizioni italiane all’estero e na­ turalmente molti stranieri vengono nelle nostre grotte. Non sempre i comportamenti degli uni e degli altri sono buoni. La S.S.I. potrebbe essere il punto di riferimento (in parte lo è già) sia per i contatti con le società straniere sia per i con­ tatti degli stranieri che vogliono venire in Italia. I problemi finanziari non sono una novità. La S.S.I. ogni anno deve sudare le proverbiali set­ te camice per far quadrare il bilancio. Forti ricorda che è stato recuperato un finan­ ziamento pubblico e che con l’aiuto della pub­ blicità e di alcuni sponsor anche quest’anno siamo riusciti ad uscire in pareggio. Forti conclude la sua relazione augurando buon lavoro al nuovo Consiglio Direttivo e rin­ graziando il Consiglio uscente per l’impegno profuso. II Presidente dell’Assemblea Giuseppe Muscio Invita i soci a votare la relazione di Forti. La relazione viene approvata con 1 contrario e 4 astenuti. Laureti legge la relazione del bilancio consunti­ vo per l’anno 1989 ed invita l’Assemblea a vota­ re la sua approvazione. Il Bilancio viene approvato con un voto contra­ rio e due astenuti.

VI

2. Comunicazioni del segretario Marchesi relazione sulla situazione dei soci e sul pagamento delle quote sociali. Soci singoli paganti 789 Gruppi paganti 161 Sono stati presentati 34 nuovi Soci e 2 nuovi gruppi che portano la situazione seguente: Singoli Gruppi TOTALE

825 paganti 163 paganti 988 paganti

Marchesi comunica i risultati dello scrutinio delle schede di votazione per il rinnovo delle cariche sociali per il triennio 1991-1993: Presidente Paolo FORTI Consiglieri Giampietro MARCHESI Giovanni BADINO Paolo GRIMANDI Renato BANTI Alfredo BINI Franco CUCCHI Mauro CHIESI Giovanni MECCHIA Simone PINTO Sindaci revisori dei conti Franco UTILI Giuseppe PALMISANO Gianbattista CAMPANELLA Probiviri Arrigo CIGNA Massimo BRINI Lamberto LAURETI L’Assemblea applaude.

voti 440 voti voti voti voti voti voti voti . voti voti

316 288 277 252 251 236 183 142 135

dei Gruppi Speleologi Bolognesi annuncia l’in­ tenzione di commemorare nel 2003 il Centena­ rio della S.S.I. con un Convegno internazionale. L'Assemblea entusiasticamente approva con un lungo applauso. 4. Varie ed eventuali Binda chiede che venga affrontato, nelle sedi opportune, il problema dell’accesso alle grotte situate nei Parchi naturali. Utili comunica che dal 13 al 15 settembre 1991 a Città di Castello si svolgerà un Simposio in­ ternazionale di Protostoria della Speleologia. Utili mette al corrente l’Assemblea sulla situa­ zione del Corchia. Ci sono stati numerosi in­ contri ai quali hanno partecipato tutte le parti in causa. La soluzione della questione è ancora lontana e sicuramente sarà una soluzione poli­ tica. L'Assemblea viene chiusa verso le ore 17,30 IL SEGRETARIO DELL’ASSEMBLEA GIAMPIETRO MARCHESI

VERBALE DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA S.S.I. Costacciaro 2 novembre 1990

voti 361 voti 256 voti 243 voti 355 voti 309 voti 273

Sono presenti: Forti P., Marchesi, Banti, Grimandi, Muscio, Ruggieri, Burri, Badino, Pinto e Mecchia. Sono assenti giustificati: Bini, Utili, Chiesi, Cucchi, Palmisano, Cigna, Laureti, Campanella e Brini. Ordine dei giorno

3. Commemorazione anniversario S.S.I. 1903-1950-1990 Viene chiamato Arrigo Cigna per presentare la relazione ufficiale, già approvata dal Consiglio Direttivo aN’unanimità, sul tema: S.S.I. 19031950-1990. Cigna evidenzia tra l'altro la continuità logica, se non temporale, tra la Società Speleologica Italiana fondata in Bologna nel 1903 e quella ri­ costituitasi in Verona nel 1950. L’Assemblea plaude all’ottimo lavoro bibliogra­ fico ed archivistico svolto da Cigna. Chiede la parola Paolo Grimandi che a nome

1. Approvazione del precedente verbale. 2. Comunicazioni del Presidente. 3. Comunicazioni del Segretario, del Tesoriere e dei Segretari del Comitato Nazionale e del­ la Commissione Scuole. 4. Discussione preliminare sulle attività future e sul bilanci preventivi per il 1991. 5. Varie ed eventuali. La riunione ha inizio alle ore 8,35 presso l’aula didattica del Centro Nazionale di Speleologia a Costacciaro (Pg) 1. Approvazione dei precedente verbale

SPELEOLOGIA 24, 1991


CLUB ALPIN O ITALIANO

CORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO SEZIONE SPELEOLOGICA

RESPONSABILE NAZIONALE

BIANUCCI GIANPAOLO Via Marinari, 179/F - Loc.TAglietta - 55058 S. MARIA DEL GIUDICE (LU) A (0583) 370243 - L (0586) 416354

VICE RESPONSABILE NAZIONALE

PAVANELLO AURELIO Via Casini, 4 - 40127 BOLOGNA A (051) . 501414

SEGRETERIA CNSAS

Via Fonseca Pimentel, 7 - 20127 MILANO Tel. (02) 26141375 - Fax (02) 26141395 Cod. Fise. 10090520155

COMMISSIONE MEDICA

GIOVINE GIUSEPPE Via Brusà, 10 - 10040 VAL DELLA TORRE (TO) A (011) 9680411 - L 835835

GRUPPO LAVORO TECNICHE

APPOLONI MIRCO Via Divisione Julia, 18 - 36100 VICENZA A (0444) 571995 - 322434

COMMISSIONE PREVENZIONE

GHERLIZZA FRANCO Via T. Luciani, 11 - 34138 TRIESTE A (040) 768137 - L 829800 - E 762027

COMMISSIONE SUBACQUEA

FABBRICATORE ALESSIO Via Fatebenefratelli, 26 - 34170 GORIZIA A (0481) 531514 - L 82160

REDAZIONE SPELEOSOCCORSO

FABBRICATORE ALESSIO Via Fatebenefratelli, 26 - 34170 GORIZIA A (0481) 531514 - L 82160

1° GRUPPO Piemonte Valle d'Aosta Liguria

Delegato

EUSEBIO ATTILIO C.so Correnti, 35 - 10136 TORINO A (011) 320122 - L 586555 - E 612205 - 3190202

Vice Delegato

BUCCELLI ROBERTO Via Matteotti, 88 - 18100 IMPERIA A (0183) 20541

Vice Delegato

LOVERA UBERTO Via Tonale, 16 - 10100 TORINO A (011) 613347 - L 791092 - E 6052765

Caposquadra Piemonte

CARRIERI GIANPIERO C.so Peschiera, 281 - 10100 TORINO A (011) 721474 - L 586555 - E (019) 485935

Vice Caposquadra

PAVIA RICCARDO Via S. Paolo - 10100 TORINO A (011) 3855010 - L 5567631

Caposquadra Liguria

DE NEGRI PAOLO Via Foce, 3 - 18100 IMPERIA A (0183) 25340 - L 273396

Vice Caposquadra

SASSO LUCIANO Via Costa, 8 - 17020 GIUSTENICE (SV) A (019) 648863 - L 648251

Delegato

DAMBROSI SERGIO Via R. Manna, 23 - 34134 TRIESTE A (040) 420050 - L 7360 - E 327205

Vice Delegato

IMPERIO LUCA Via Da Palestrina, 1 - 34133 TRIESTE A (040) 733803 - L 365570

Caposquadra Trieste

SAVIO SPARTACO Via Cologna, 33 - 34127 TRIESTE A (040) 576454 - L 300811

Vice Caposquadra

SOLLAZZI GUIDO Via Elia, 7 - 34135 TRIESTE A (040) 420496 - L 6732463 - E 761835

Caposquadra Pordenone

BESSEGA GIORGIO Via Amalteo, 16 - 33077 SACILE (PN) A (0434) 72457 - (0438) 5691

Vice Caposquadra

VELO PAOLO Via Manzoni, 9 - 31029 VITTORIO VENETO (TV) A (0438) 554755 - L (0421) 329607 - 329620 - E (0434) 921294

Caposquadra Udine

ZAMPARO GIACOMO Via Cormons, 20 - 33040 SPESSA DI CIVIDALE (UD) A (0432) 716151 - L 730776

2° GRUPPO Friuli Venezia Giulia

SPELEOLOGIA 24, 1991

VII


3° GRUPPO Toscana

4° GRUPPO Umbria

5° GRUPPO Lazio Abruzzo Molise Campania

Vili

Vice Caposquadra

GIOVAGNOLI PAOLO Via Collevillano, 34 - 33040 FAEDIS (UD) A (0432) 728360

Caposquadra Gorizia

JUREN IGOR Via Cervi, 9 - Loc. Marcottini - 34070 DOBERDÒ DEL LAGO (GO) A (0481) 78228

Vice Caposquadra

TAVAGNUTTI MAURIZIO Via Ristori, 31 - 34170 GORIZIA A (0481) 520537 - L 21821

Delegato

BIAGI ROBERTO Via Puccetti, 8 - 55027 GALLICANO (LU) A (0583) 747725 - L 418286 - 584862 - 55289

Vice Delegato

■ MATTEOLI SERGIO Via 1° Maggio, 90/A - 56025 PONTEDERA (PI) A (0587) 53414 - L (050) 23449 - E (0587) 213949

Caposquadra

MARANTONIO MARCO Via Don Bosco, 21 - 55044 FIUMETTO (LU) A (0584) 20218 - E (019) 480271 - (010) 204442

Vice Caposquadra

PICCINI LEONARDO Via Don Bosco, 6 - 50121 FIRENZE A (055) 665093

Vice Caposquadra

BECATTINI GIOVANNI Via Pratese, 14 - 51100 PISTOIA A (0573) 25843

Vice Caposquadra

NERLI FILIPPO Via Stipeti, 5 - 55012 COSELLI - CAPANNORI (LU) A (0583) 947921

Delegato

SALUSTRI PIERLUIGI Strada della Val di Serra, 96 - 05030 GIUNCANO (TR) A (0744) 238106 - E 811319

Vice Delegato

PENDOLA VIRGILIO Strada di Borgaria, 20 - 05030 BORGARIA DI NARNI (TR) A (0744) 746610 - 717189 - L 813310 - E 722353

Caposquadra Perugia

SALVATORI FRANCESCO Via S. Andrea, 1 - 06100 PERUGIA A (075) 29312 - L 9170236 Via Galéazzi, 3 - 0621 COSTACCIARO (PG) (0337) 650256

Vice Caposquadra

LA ROCCA FELICE Loc. Antria - Case Sparse, 8 - 06063 MAGIONE (PG) A (075) 8409375 - L (071) 50049 - (0333) 737856

Caposquadra Temi

CONTI N1LIO Via Manabrea, 4 - 05100 TERNI A (0744) 53027 - L 453147 - 420223

Vice Caposquadra

GATTI CARLO Strada Narni - Amelia, 55 - 05020 FORNOLE (TR) A (0744) 989134 - E 419344

Caposquadra Alpina

PIERBATTISTI SANDRO Vocabolo Piedimonte, 38 - 05100 TERNI A (0744) 407832 - L 457249

Vice Caposquadra

LEPRI SILVANO Fontana della Mandorla, 4/G - 05100 TERNI A (0744) 59277 - L 407229

Delegato

BONUCCI ANDREA Via V. Fiacco, 1 - 00175 ROMA A (06) 7140278 - L 5296283 - 5296280 - E 7612955

Vice Delegato

GERMANI CLAUDIO Via Borelli, 5 - 00161 ROMA A (06) 4463234 - L 57533640

Caposquadra Lazio

ZANNOTTI LEONELLO Via V. Publicola, 23 - 00174 ROMA A (06) 7672735 - L 7486711

Vice Caposquadra

BERNABEI TULLIO Via Leon Pancaldo, 88 - 00147 ROMA A (06) 5137385 - (0764) 919660

Vice Caposquadra

PAPPALARDO MAURO Via Molteni, 227 - Pai. 4 Se. 4 - 00125 ACILIA (ROMA) A (06) 5212279 - L 912951

Caposquadra Abruzzo

MONTI ANDREA Via N. Urbani, 7 '- 64100 TERAMO A (0861) 34360 - L 410051

Vice Caposquadra

PANZANARO MAURO Via Acqua Santa, 4 - 67100 LAQUILA A (0862) 22186 - E 432579

Caposquadra Campania

GIULIVO ITALO Via Tagliamento, 32 - 83100 AVELLINO A (0825) 31306 - L 36521 int. 224 - E 33347

Vice Caposquadra

ROMANO ATTILIO Via S. Domenico, 75 - 80127 NAPOLI A (081) 644828 - E 5785979

SPELEOLOGIA 24, 1991


6° GRUPPO Veneto Trentino Alto Adige

7° GRUPPO Puglia Basilicata Calabria

8° GRUPPO Sardegna

Delegato

MINCIOTTI GIUSEPPE Via Sgulmero, 33 - 37132 VERONA A (045) 972545 - L 8077289

Vice Delegato

VERICO PAOLO Via Corpus Domini, 71 - 36100 VICENZA A (0444) 321125 - 973420

Caposquadra Vicenza

DALLA ZUANNA ENRICO Via Mons. dalla Zuanna - 36020 VALSTAGNA (VI) A (0424) 99915

Vice Caposquadra

TESSARO ANTONIO Via Giacobele, 5 - 36030 MONTE DI MALO (VI) A (0445) 606943 - L 602140

Caposquadra Verona

LASAGNI GLAUCO Via Donizetti, 1 - 37060 SONA (VR) A (045) 8348054 - 6081159

Vice Caposquadra

MEGGIORINI STEFANO Via Brigata Regina, 26/a - 37100 VERONA A (045) 8900758 - L 8092136 - E 561941

Caposquadra PD-VE-TV

DE VIVO ANTONIO Via Caboto, 7 - 35100 PADOVA A (049) 713918 - 8071157 - L 755233

Vice Caposquadra

CAMPION MICHELE Via Zanella, 10 - 31100 TREVISO A (0422) 62620 - L 23963

Caposquadra Belluno

FOGGIATO ENRICO Via Brigata Marche, 1 - 32100 BELLUNO A (0437) 28167 - L 30128

Vice Caposquadra

ZATTA BRUNO Piazzale Stazione, 12 - 32100 BELLUNO A (0437) 940933

Coordinatore Sub

MAGOTTL GIORGIO Case Ferroviarie, PN 14 - 37100 VERONA A (045) 561870 - L 8004626 - 8002716

Squadra Autonoma Trento Caposquadra

MARCON ENZO Via Segantini, 35 - 38015 LAVIS (TN) A (0461) 41638 - L 41181 - E 46093

Vice Caposquadra

BRONZETTI WALTER Via Claudia Augusta, 18 - 38015 PRESSANO-LAVIS (TN) A (0461) 41466 - L 858772 - E 40242

Squadra Autonoma Bolzano Caposquadra

GALVAN BRUNO Via Maso della Pieve, 74/15 - 39100 BOLZANO A (0471) 940720 - L 934244 - E 912815 - 40647

Vice Caposquadra

MARCADELLA CLAUDIO Via Nazionale, 58 - 39051 BRONZOLO (BZ) A (0471) 967119

Delegato

ONORATO RAFFAELE Via Duomo, 19 - 73048 NARDO (LE) A (0833) 811158 - L 567710 - E 573071

Vice Delegato

GIULIANI PAOLO Via G. di Vittorio, 114 - 71100 FOGGIA A (0881) 31209 - L 8185 int. 298-290

Caposquadra

SANNICOLA GIANCLAUDIO Via Pignatelli, 14 - 74023 GROTTAGLIE (TA) A (099) 665312 - L 4813874 - 4813864

Vice Caposquadra

CALCULLI GIULIO Via Peluso, 126 - 74100 TARANTO A (099) 379727

Caposquadra Alpina

GERNONE GIUSEPPE Via R. di Bari, 135 - 70100 BARI

Vice Caposquadra

DEL VECCHIO FRANCESCO Via Don Gnocchi, F/4 - 70123 BARI

Delegato

PETRINI ONORIO Via Della Pineta, 102 - 09126 CAGLIARI A (070) 494775 - L 306836 - E 830211

Vice Delegato

DOMENICHELLI GIUSEPPE Loc. Su Spantu Petit Residence - 09012 CAPOTERRA (CA) A (070) 718163

Vice Delegato

USAI GIOVANNI Via Sardegna, 135 - 09100 CAGLIARI A (070) 662215 - L 6064038

Caposquadra Cagliari l a

AMBU ERCOLE Via C. Emanuele III, 2 - 09100 PIRRI (CA) A (070) 561090 - E 562245

Vice Caposquadra

CHESSA LUCHINO Via Siviglia, 7 - 09100 CAGLIARI A (070) 494979 - L 6028200

Caposquadra Cagliari 2a

CARA IGNAZIO P.zza Giovanni XXIII, 8 - 0947 SELARGIUS (CA) A (070) 850481 - L 286510

Vice Caposquadra

ATZENI BENIAMINA Vico Tonara, 3 - 09100 MONSERRATO (CA) A (070) 564408 - L 522990

SPELEOLOGIA 24, 1991

IX


Caposquadra Sassari/Alghero

MUCEDDA MAURO Via Gorizia, 3 - 07100 SASSARI A (079) 295411 - L 210255

Vice Caposquadra

LORU ROBERTO Str. Vie. S. Maria Lu Cardu - 07040 BANCALI (SS) A (079) 309723 - L 237463

Caposquadra Nuoro

GUSAI SERAFINO Via Lollove, 88 - 08100 NUORO A (0784) 31070 - L 232762 - E 38607 - 232306

Vice Caposquadra

PALIMODDE FRANCESCO Via Crimea, 40 - 08025 OLIENA (NU) A (0784) 288544

Caposquadra Sulcis-Iglesiente

AUTELITANO ANTONIO Via Indipendenza, 4 - 09016 IGLESIAS (CA) A (0781) 22920 - L (070) 49150

Vice Caposquadra

GESSA MASSIMO Via Marconi, 19 - 09015 DOMUSNOVAS (CA) A (0781) 71683 - L 71511

Caposquadra Alpina

CANNAS ANTONIO Via Vittorio Emanuele, 10 - 08040 LOCERI (NU) A (0782) 77125

Vice Caposquadra

BUCARELLI GIOVANNI Via del Sestante, 7 - 09100 CAGLIARI A (070) 380005

Delegato

CROCI DARIO Via Pazzea, 1 - 22073 FINO MORNASCO (CO) A (031) 928781 - L 451623 - E 461734

Caposquadra

CASTELLETTI SERGIO Via S. Maria Assunta, 15 - 24022 ALZANO LOMBARDO (BG) A (035) 513292 - L 247842 - E 701595

Vice Caposquadra

PARENTI ANDREA Via del Borgo, 20 - 24030 VILLA DADDA (BG) A (035) 793840 - E 781222

Vice Caposquadra

TOMASI GIORGIO Via Piccinelli - 24020 SCANZO (BG) A (035)'665903 - L 610333 - E 293318

Vice Caposquadra

BERGAMINI ALDO Via Milano, 3/A - 24020 PARRE (BG) A (035) 703009 - L 703310 - E 701061

Delegato

FAVARA ROCCO Via S. Raffaele Arcangelo, 37 - 90128 PALERMO A (091) 224532 - L 6161574 - 6161516 - E 597852

Vice Delegato

GULLI GINO Via Ferrarotto, 7 - 95125 CATANIA A (095) 336762 - L 40139 - 553151

Caposquadra Sicilia Occ.

BIANCONE VINCENZO A (091) 523036 - L 334577 - E 8693861

Vice Caposquadra

SAMMATARO SALVATORE Viale Regione Siciliana, 1325 - 90100 PALERMO A (091) 218857 - L 486092

Caposquadra Sicilia Orient.

GIUDICE GAETANO Via Seal azza, 22 - 95026 ACI TREZZA (CT) A (095) 276591

Vice Caposquadra

GULLI GINO Via Ferrarotto, 7 - 95125 CATANIA A (095) 336762 - L 40139 - 553151

Delegato

BUSCARINI MAURO Via R. Sassi, 13/A - 60044 FABRIANO (AN) A (0732) 5481 - L (071) 910901 - E (0732) 4328

Vice Delegato

GAGLIARDINI ANDREA Via del Barcaglione, 27 - 60100 ANCONA A (071) 889586 - L 9188891 - 9188944

Caposquadra

ANTONINI GIUSEPPE Via G. da Fabriano, 9 - 60100 ANCONA A (071) 898143 - E 8061

Vice Caposquadra

ROSCINI SANDRINO P.le Roma, 9 - 60044 FABRIANO (AN) A (0732) 625665

Delegato

CATELLANI CLAUDIO Via Fili Cervi, 38 - 42100 REGGIO EMILIA A (0522) 792132 - L 50238 - E 941029

Vice Delegato

RAVAGLIA PIERLUIGI Via A. Del Sarto, 80 - 41100 MODENA A (059) 340082 - L 216966

Caposquadra

OLIVUCCI STEFANO Viale Appennino, 52 - 47100 FORLÌ A (0543) 53895 - E (051) 334049

Vice Caposquadra

SIVELLI MICHELE Via Enriques, 9 - 40139 BOLOGNA A (051) 777585

V

9° GRUPPO Lombardia

10° GRUPPO Sicilia

11° GRUPPO Marche

12» GRUPPO Emilia Romagna

X

SPELEOLOGIA 24, 1991


Viene approvato all’unanimità il verbale della precedente riunione del Consiglio Direttivo. 2. Comunicazioni dei presidente Il gruppo “ I Tassi” di Cassano D’Adda (Mi) fa sapere di non far più parte della Federazione Speleologica Varesina; di collaborare perii Ca­ tasto con l’Ente Speleologico Regionale Lom­ bardo, ma per il momento ritiene opportuno non farne parte. La Federazione Speleologica Sarda ha chiesto all’Ente Minerario Sardo un sopralluogo alla Grotta di S. Barbara, avendo ragione di credere che la grotta stessa possa essere stata dan­ neggiata. Al momento non è ancora arrivata al­ cuna risposta. C’erano state delle incomprensioni all’atto del­ la posa della targa per l'anniversario della S.S.I. presso il Museo di Verona. I problemi sono stati risolti ed il direttore del Museo di Storia Natura­ le di Verona ha scritto a Forti sottolineando la propria soddisfazione per l'esito positivo del problema. Burri comunica che c ’è la possibilità per la S.S.I. di effettuare una consulenza per il Comu­ ne di Carsoli su di una grotta del suo territorio. Dopo varie peripezie la S.S.I. è rientrata negli elenchi del Ministero per i Beni Culturali. Que­ st'anno il contributo che ci è stato assegnato sarà di lire 8 milioni. Negli ultimi tempi, incarichi presi da alcuni Con­ siglieri non sono stati portati a termine. Forti fa presente che non è una cosa seria. Per il futuro gli impegni presi vanno onorati. Si ricorda che nel caso di impossibilità oggetti­ va a svolgere l'incarico di Consigliere c ’è sem­ pre la possibilità di dimettersi. 2. Comunicazioni del segretario Marchesi comunica la situazione attuale dei Soci. Soci singoli paganti 872 Gruppi paganti 178 TOTALE 1.050 Soci paganti Vengono presentate n. 52 domande di ammis­ sione di nuovi Soci Bebi Bettella Bollini Bottari

Carpegna Padova S. Marino Roma

PS PD RSM

Carpegna Ragusa Pescara Recco Ragusa Roma Foggia Catania Roma Sovramonte Milano Chieti Chieti Foggia Foggia Orsago S. Giovanni Rotondo L’Aquila S. Giuliano Terme Bari Roma Atessa Alessandria Del Carretto e Villaverla

PS RG PE GE RG

Maurizio Giuseppe Fabio Maria Fran­ cesca Bravi Daniele Giuseppe Brugaletta Giancarlo Cappelletti Cassulo Fabio Causapruno Donato Cerisola Riccardo Citarelli Antonio Conti Guglia Daniela Continenza Alessandro Corso Paolo Crescentini Luca Di Carlo Claudia Di Federico Gianna Doria Matteo D’Agostino Pio Fantuz Olimpio Fini Aldo Pio Gilioli Giuntoli

Sergio Roberto

Grieco Hallgass lacovone La Rocca

Donatella Riccardo Cesare Giuseppe

Maddalena

Graziano Lina Giuseppe Antonello Mauro Domenico

Mare Mele Montini Napoli Natale

Grottaglie Thiesi Narni Alessandria Dei Carretto Mario Anto­ Thiesi nio

SPELEOLOGIA 24, 1991

FG CT BL MI CH CH FG FG TV FG AQ PI BA CH CS VI TA SS TR CS SS

Nocentini Orsini Pintar Pozzolo Reghin Rossi Rotunno Santo Soccio

Lorenzo Sergio Davide Marco Cesare Donatella Vito Sante Antonio Natàlino

Sordi Sudano Tannoia Tigli

Marco Pasquale Umberto Francesco Maria Pierpaolo Riccardo Antonio Giancarlo Cosimo

Tigli Torri Verdacchi Zaccaria Zinzanella

Trieste TS Bologna BO Gorizia GO GE Genova BL Feltre Foggia FG Altamura BA AV Avellino S. Marco in FG Lamis RA Faenza Bari BA Foggia FG Carpegna PS Carpegna Roma Perugia Modica Grottaglie

PS PG RG TA

Tutti vengono ammessi all’unanimità. Vengono presentate n. 7 domande di ammis­ sione di nuovi gruppi: Cooperativa Puglia Grotte A.R.L. Castellana Gr. Attività speleologica veronese Verona Gr. speleol. archeol. Verslliese Pietrasanta Gruppo speleologico Pistoiese Pistoia Speleo club Cai Sanremo Sanremo Speleo club Sperone S. Giovanni R. Speleo club Valle Intelvi Ramponio Verna

BA VR LU PT IM FG CO

Tutti vengono accettati all’unanimità. I Soci e i Gruppi che hanno presentato doman­ da di ammissione sono da considerarsi Soci ef­ fettivi a partire dal 1° gennaio 1991. II Consiglio ribadisce l’ammontare delle quote sociali per il 1991 : Soci Singoli lire 25.000 Gruppi lire 50.000 COMUNICAZIONI DEL TESORIERE In mancanza del Tesoriere Forti legge e com­ menta il bilancio preventivo per il 1990. COMUNICAZIONI DEL SEGRETARIO DEL COMITATO NAZIONALE Muscio comunica che sono partite le comuni­ cazioni per ia convocazione delle Assemblee per la designazione dei Rappresentanti Regio­ nali per il triennio 1991-1993. Nel pomeriggio verrà effettuata una riunione dei R.R. uscenti. COMUNICAZIONI DEL SEGRETARIO DELLA COMMISSIONE SCUOLE Grlmandi comunica che sono andati in porto felicemente 2 Corsi di 3° livello sui 3 program­ mati. Il Corso programmato a Costacciaro sui materiali non ha avuto luogo. Alla data attuale sono stati effettuati: 48 Corsi di 1° livello 5 Corsi di 2° livello 3 Stages per la qualificazione di Aiuto-Istruttori I Corsi sono stati effettuati sotto l’attenta guida di 385 Istruttori come confermato dalle assicu­ razioni RCT stipulate. Sono in via di organizzazione i Corsi di 3° livello per il 1991 : 14° a Verona Meterologia in chiave esplorativa. 15° a Pian della Fioba (Ms) Risalita in artificiale. 16° a Lama dei Peligni sull’uso del computer in speleologia. 17° a Costacciaro Idrologia Carsica con istrut­ tori internazionali. Per quanto riguarda i rapporti con le Scuole del C.A.I. è stato consegnato a Rossi il testo da pubblicare. Non ci sono state reazioni negati­ ve. . Il Consiglio Direttivo plaude Grimandi essendo uno dei pochi che riesce a portare a termine gli impegni assunti.

4. Discussione preliminare sulle attività future e sui bilanci preventivi p e r H 1991 Forti presenta il bilancio preventivo, e apre la discussione. Si prevedono aumenti di uscite per: “Speleologia" si spera di fare un 3° numero (monografico). Ufficio Amministrativo. Segreteria. Biblioteca: sono cominciati i lavori di ristruttu­ razione. Commissione scuole Commissione Speleosubacquea e rivista Serie diapositive Promozione: magliette, adesivi, distintivi ed al­ tro. Vengono ringraziati gli amici pugliesi (Pinto) per il rapido approntamento delle magliette S.S.I. con disegno di Bax. Centro di Speleologia Maiella di Lama dei Peli­ gni: sarà stanziato un finanziamento per lo svolgimento di Corsi di 3° livello. Dopo ampia discussione con l’intervento di quasi tutti i presenti, la bozza di bilancio pre­ ventivo viene approvata dal Consiglio Direttivo. Per il futuro il Consiglio propone di preparare un progetto per la realizzazione di videotapes. La prima fase del progetto consiste nella rac­ colta delle video cassette già realizzate. Tutti i Consiglieri sono invitati a portare il materiale che riusciranno a reperire. Viene incaricato Badino di preparare un pro­ getto di fattibilità di una serie di video di poca durata su temi specifici. Bàdino s ’impegna a relazionare in merito alla prossima riunione. 5. Varie ed eventuali Forti invita i consiglieri e far uso dei buoni ben­ zina acquistati dalla S.S.I.. Burri in qualità di responsabile della Commis­ sione Bibliografia, ritiene che la Bibliografia inerente le Cavità Artificiali apparsa negli ultimi tempi sia incompleta, faziosa ed inattendibile. Il Consiglio convoca il Responsabile delia com­ missione Cavità Artificiali Nini per la prossima riunione e dopo aver ascoltato il suo parere de­ ciderà in merito. Pinto comunica l’intenzione di parlare nella prossima riunione dell’Istituto Italiano di Spe­ leologia e della redazione di “ Le Grotte d ’Italia” . Ruggieri comunica che dal 14 al 16 dicembre a Ragusa si svolgerà il 1° Convegno Regionale di Speleologia della Sicilia; tutti i Consiglieri sono invitati a partecipare. Forti comunica che la prossima riunione del Consiglio direttivo si svolgerà sabato 19 gen­ naio 1991 a Bologna. La riunione viene tolta alle ore 10.00. IL SEGRETARIO DELLA S.S.I. GIAMPIETRO MARCHESI

VERBALE DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA S.S.I. Bologna 19 febbraio 1991 Sono presenti: Forti P., Chiesi, Cucchi, Badino, Bini, Banti, Campanella, Pinto, Mecchia, Gri­ mandi, Daliera Banti, Cigna, Donati, Burri, Pa­ scali e Marchesi. Sono assenti giustificati: Palmisano, Brini, Utili, Laureti, Muscio, Ruggieri e Nini. Ordine del giorno 1. Approvazione del precedente verbale. 2. Comunicazioni del Presidente. 3. Comunicazioni del Segretario, del Tesoriere (Cassiere), del Segretario del Comitato Na­ zionale e del Segretario della Commissione Scuole. 4. Cariche Sociali. 5. Bilancio preventivo 1991. 6. Programmi di attività 7. Varie ed eventuali

XI


- Progetto per videotape - Cavità artificiali - Le Grotte d’Italia e l’Istituto Italiano di Spe­ leologia La riunione ha inizio verso le ore 10,10 presso la sala riunioni dell'Istituto di Geologia dell’Uni­ versità di Bologna in via Zamboni 67 I punti 2, 3, (Comunicazioni del Tesoriere, dei Segretario Comitato Nazionale e del Segretario della Commissione Scuole) 4 e 5 sono stati ver­ balizzati da Chiesi. Marchesi, giunto verso le ore 14 ha verbalizza­ to il resto. 1. Approvazione del precedente verbale Marchesi consegna ai presenti i verbali delle Assemblee (Straordinaria ed Ordinaria) di Udi­ ne ed ii verbale della precedente riunione del Consiglio Direttivo. I verbali vengono approvati all'unanimità con eccezione degli assenti delia volta scorsa. 2. Comunicazioni dei presidente Forti comunica le date dei prossimi convegni: a. luglio 1991 a Napoli (Cavità artificiali). b. 15-17 settembre 1991 a Padova a cura di Sauro (Enviromentai changes in karst). c. 22-24 maggio 1991 a Palinuro (grotte mari­ ne). d. 1991 a Perm (URSS) problemi di ingegneria geologica in regioni carsiche. e. 13-15 settembre 1991 Simposio Internazio­ nale di Protostoria a Città di Castello (Pg). Viene invitato Bini a richiedere gii atti di un con­ gresso che si svolgerà a Milano che dovrebbe avere una qualche attinenza con le grotte (pro­ pongono di adibire le cavità a sede di rifugi e of­ ficine!!) OPERAZIONE CORNO D’AQUILIO Sono state installate nella Preta 11 apparec­ chiature che serviranno a parametrare la grotta stessa. I responsabili dell’O.C.A. hanno fatto ri­ chiesta di chiudere la grotta per proteggere gli strumenti che sono stati loro prestati e chiedo­ no la collaborazione della S.S.I. per assicurare tale protezione. Dopo ampia discussione, con interventi di Cucchi e Grimandi, viene deciso di appoggiare la richiesta. CATASTO DELLA LIGURIA Forti e Marchesi hanno incontrato Pastorino in occasione del ritiro del materiale S.S.I. deposi­ tato a Busalia. Non essendo possibile risolvere la questione del Catasto in via pacifica Pastorino ha chiesto in quell’occasione che la S.S.I. faccia da arbitro nella questione. Questo incontro doveva svolgersi oggi, ma per i tristi fatti del Marguareis lo stesso Pastorino ha chiesto di soprassedere per un po' di tem­ po. RICHIESTE DA REGIONI La Regione Lombardia ha richiesto il nominati­ vo di una persona da adibire a esperto sui pro­ blemi speleologici: Forti ha fatto il nome di Bini. La Regione Emilia Romagna ha chiesto un no­ minativo per l’incarico di esperto della Com­ missione tecnica del Parco dei Gessi Bologne­ si: l’esperto nominato è Grimandi. GROTTA BEATRICE CENCI (AQ) Burri relaziona su quanto sta accadendo in questi ultimi tempi in Abruzzo. L’interesse per l’apertura di nuove grotte turistiche in questa regione ha raggiunto anche inverosimili : il caso più eclatante è rappresentato dalla Grotta “ Beatrice Cenci". Associazioni Ambientalistiche locali hanno denunciato lavori selvaggi di cementificazione sia sul sentiero di accesso che all’interno della cavità. La S.S.I. tramite il suo Gruppo di lavoro sulla salvaguardia nella persona di Chiesi ha scritto dando tutta la sua collaborazione e professio­ nalità per minimizzare gli impatti prodotti e mi­ gliorare tecnicamente i progetti approvati dalla Soprintendenza Archeologica competente. Burri viene delegato a rappresentare ufficial­ mente la S.S.I. in caso di richiesta di consulen­ za tecnica. MANUALE TECNICO DIDATTICO PER SPELEOSUB Fabbricatore comunica che tra breve spedirà la

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bozza del regolamento della Scuola Speleosu­ bacquea. Chiede inoltre che il Consiglio si esprima sulla possibilità di pubblicazione di un Manuale tec­ nico didattico di Speleosubacquea, premet­ tendo profondi dubbi sull'attuazione stessa per le ovvie implicazioni di sicurezza. Cucchi e Chiesi ritengono la cosa inopportuna. Grimandi dice che la Scuola è molto qualificata e che pertanto, per evitare equivoci, occorre un contatto diretto con Crevatin, Fabbricatore e Freccia RAPPRESENTANTI REGIONALI Ad oggi questi sono i nuovi rappresentanti re­ gionali eletti: PUGLIA: Vincenzo PASCALI VENETO: Enrico GLERIA LAZIO: Carlo GERMANI LOMBARDIA: Massimo ROGNONI FRIULI VENEZIA GIULIA: Giuseppe MUSCIO ABRUZZI: Ezio BURRI EMILIA ROMAGNA: Giovanna CARNATI TOSCANA: Giovanni PENSABENE CONGRESSO NAZIONALE DI LUCCA Pensabene ha organizzato una prima riunione preliminare per l’organizzazione del Congres­ so nazionale. Forti parteciperà a tale incontro. BIBLIOTECA I lavori hanno avuto inizio e dovrebbero aver termine a primavera iniziata. Lo spazio è stato ridistribuito e dovrebbe sopportare un incre­ mento librario per i prossimi 10-15 anni. PATROCINIO II Gruppo Puglia Grotte richiede il patrocinio della Società per una spedizione che effettuerà a sue spese in Venezuela. Il patrocinio è concesso. CONDOGLIANZE Sono arrivati telegrammi di condoglianze per la scomparsa di 9 speleologi in Marguareis da parte della Federazione Speleologica Spagno­ la e dal Presidente della Commissione di Soc­ corso dell’U.I.S. Viene deciso di recapitare ai gruppi di Imperia e di Torino i due telegrammi. Il Consiglio, per ricordare gli speleologi scom­ parsi, a questo punto dei lavori, ritiene di dover osservare un minuto di raccoglimento e silen­ zio. L’Assemblea del Consiglio si alza in piedi. Badino parla del problema valanghe relativo al­ l’attività speleologica. Dice che è un grosso problema anche in fun­ zione della nostra impreparazione in materia. Bisognerebbe portare avanti azioni di preven­ zione. Si apre una discussione con intervento di tutti i presenti che porta alla richiesta di compilazio­ ne di una bibliografia relativa. Si da incarico a Badino di effettuare tale ricerca e lo si delega a preparare proposte operative che dovranno essere discusse nei prossimi Consigli. 3. Comunicazioni del segretario, dei tesoriere (cassiere) e dei segretari dei comitato nazionale e della commissione scuote COMUNICAZIONI DEL SEGRETARIO Situazione Soci Soci singoli paganti 926 Gruppi paganti 926 Gruppi paganti 185 TOTALE 1.111 Vengono presentate N° 27 domande di ammis­ sione di nuovi Soci: Agolini Graziano Arpago Paola Botta Mauro Canzani Angelo Colombo Fausto S. Ferrari Graziano Ferrarlo Barbara Fiora Stefano Gallo Marco

Rastignano Milano Castiglione Intelvi Castiglione Intelvi Fedele Intelvi Milano S. Fermo Dizzasco Varigotti

BO MI CO CO CO MI CO CO SV

Gobetti Andrea Leoni Dimitri Leoni Igor Ramponio Lollobrigida Alfredo Mariano Elia Natarella Romeo Palmisano Francesco Penner Marcello Procaccianti Angelo Regis Fabio Renaudo Giuseppe Romani David Rossi Carlo Salandin Antonio Salandin Giovanni Siccardi Fabio Tinti Stefano Vidoletti Claudio

Matraia Pigra Verna Subiaco Subiaco Milano Martinafranca Savona Subiaco Ceva Peveragno Subiaco Fino Mornasco S. Fedele Intelvi S. Fedele Intelvi Albisola Capo Milano Pellio Intelvi

LU CO CO RM RM MI TA SV RM CN CN RM CO CO CO SV MI CO

Tutti i nuovi Soci vengono ammessi all’unanimità. Nuova situazione Soci Soci singoli paganti 926 ( + 27) 953 Gruppi 185 TOTALE 1.138 COMUNICAZIONI DEL TESORIERE (CASSIE­ RE) Le comunicazioni vengono fatte al punto 5. COMUNICAZIONI DEL SEGRETARIO DEL COMITATO NAZIONALE Muscio (assente giustificato) ha richiesto che il Comitato nazionale venga riunito lo stesso giorno del Consiglio Direttivo. La proposta vie­ ne accettata. COMUNICAZIONI DEL SEGRETARIO DELLA COMMISSIONE SCUOLE Grimandi relaziona sul buon andamento dei corsi di 1° livello e sulla preparazione dei corsi di 3° livello. È stato stampato il regolamento della Commis­ sione Scuole e tra breve verrà spedito a tutti i gruppi. L’assicurazione R.C.T. ha avuto più di 400 co­ perture per il 1990. 4. Cariche sociali Visti i risultati delle elezioni per il triennio 1991 1993 si insedia il nuovo Consiglio Direttivo, i Revisori dei Conti e i Probiviri. Tutte le persone elette hanno accettato la loro elezione. Il Consiglio Direttivo distribuisce fra i suoi com­ ponenti le seguenti cariche: VICE PRESIDENTE Franco CUCCHI SEGRETARIO Giampietro MARCHESI TESORIERE Simone PINTO CONSIGLIERE Paolo GRIMANDI Le persone sopracitate, elette aH’unanimità, hanno accettato la carica, e presiedute dal PRESIDENTE PAOLO FORTI formano la GIUN­ TA ESECUTIVA del Consiglio Direttivo della S.S.I. 5. Bilancio preventivo 1991 Forti coadiuvato dalla cassiera Donati relaziona al Consiglio in merito alla situazione ammini­ strativa della Società e presenta una bozza del­ l’assestamento di bilancio per il 1990. Il bilancio definitivo verrà presentato per l’ap­ provazione al prossimo Consiglio di aprile 1991. Forti passa quindi ad illustrare la bozza del bi­ lancio preventivo per il 1991. Si apre una ampia discussione che vede impe­ gnati tutti i presenti. Il bilancio preventivo verrà ripresentato dopo che il nuovo Tesoriere Pinto ne avrà preso vi­ sione. 6. Programmi di attività Bini per la Commissione Catasto, dopo aver messo al corrente i presenti dell’andamento

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dei lavori per l'inserimento dei dati catastali con il nuovo programma della S.S.I. e sulle difficoltà riscontrate in alcune regioni, comunica che nel prossimo futuro sarà necessario predisporre la stampa di tutti i dati catastali. I dati pubblicati dovrebbero avere una larga diffusione presso gli Enti locali, le Amministrazioni provinciali e le Regioni; questo per cautelarci su problemi di proprietà dei dati e per scoraggiare eventuali malintenzionati che vogliano usufruire di questi dati senza averne diritto. Per il prossimo Consiglio Bini relazionerà sui modi, i tempi e i costi di attuazione. Chiesi e Forti relazionano su problemi di salvaguardia e su possibili acquisizioni di aree carsi­ che da parte della S.S.I. Si apre una discussione con interventi di Cuc­ chi, Grimandi, Campanella e Pinto. Alla fine si da incarico a Pinto di prendere infor­ mazioni e di relazionare al prossimo Consiglio. Banfi chiede lumi sulla possibilità pratica (arti­ coli) di poter uscire con un numero monografi­ co di SPELEOLOGIA. Forti dice di poter dare una risposta nella pros­ sima riunione di Consiglio. Badini propone di preparare un opuscolo illu­ strativo che potrebbe essere distribuito pres­ so le grotte turistiche. Si apre una lunga discussione nella quale oltre a interventi di Forti, Chiesi, Cucchi, Pinto e Campanella, Cigna relaziona sui risultati della riunione avuta a Udine dalla costituenda Asso­ ciazione Nazionale Grotte Turistiche. Chiesi viene incaricato di tenere i contatti con questa Associazione e di coordinare visite a nuove grotte turistiche per proporre ai gestori i servizi della S.S.I.. 7. Varie ed eventuali Badino parla dei videotape che è intenzionato a fare. Si tratterebbe di brevi filmati (15 minuti) su temi specifici come: corde, fissaggi, discesa, salita ect.. Chiede di poter effettuare le riprese con una te­ lecamera SUPER VHS. Dopo breve discussione viene deciso di dare incarico a BADINO di prendere opportuni con­ tatti per l’acquisto dell’apparecchiatura neces­ saria (circa 3 milioni). Badino relazionerà al prossimo Consiglio. Pinto parla del problema della bibliografia delle cavità artificiali. In un incontro gli autori di questo loro lavoro hanno accettato le critiche costruttive che ve­ nivano poste e si sono dichiarati disposti a te­ nerne conto per il futuro. Viene anche deciso di riunire per il prossimo Consiglio anche i nuovi Rappresentanti Regio­ nali per le Cavità artificiali (nel frattempo do­ vranno essere effettuate le nomine mancanti). Bini osserva che una parte del regolamento della Commissione Cavità Artificiali è in contra­ sto con il regolamento della S.S.I.; viene a tal proposito incaricato Cucchi di risolvere la que­ stione. Pinto comunica che il Sindaco di Castellana Grotte è intenzionato a mantenere presso il suo comune la struttura dell’Istituto Italiano di Speleologia e di dar vita di nuovo alla pubblica­ zione di “ LE GROTTE D’ITALIA” . Si decide di rimandare alle prossime riunioni qualsiasi decisione, dopo aver preso visione delle delibere del Consiglio Comunale di Ca­ stellana. Pinto e Campanella faranno da trami­ te. Cigna mette al corrente su le vicissitudini della costituzione della FEDERAZIONE SPELEOLO­ GICA DELLA COMUNITÀ EUROPEA. Grazie alla smisurata pazienza e alla grande di­ plomazia di Cigna la federazione ha visto la sua nascita a Udine lo scorso settembre. Il Consiglio Direttivo ringrazia e applaude Cigna per il grande lavoro svolto. Campanella fa presente che c ’è la possibilità di entrare a far parte dell’elenco delle Associazio­ ni di protezione ambientale del Ministero del­ l’Ambiente ai sensi dell’art. 13 della legge 8.7.1986 N° 349.

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Viene dato incarico di prendere gli opportuni contatti a Chiesi. La FEDERAZIONE SPELEOLOGICA VENETA chiede che la S.S.I. entri in società con la SIE per l’affitto della Malga Preta. Dopo opportuni chiarimenti verrà deciso in me­ rito nelle prossime riunioni. Grimandi si prende l’incarico di presentare una

nuova bozza per la stampa di un depliant sulla S.S.I.. Il prossimo Consiglio Direttivo si svolgerà sa­ bato 13 aprile 1991 alle ore 19 presso la stessa sede di Bologna. La riunione viene tolta alle ore 17,45 IL SEGRETARIO VERBALIZZANTE GIAMPIETRO MARCHESI

COMMISSIONE NAZIONALE SPELEOSUBACQUEA (fondata nel 1985) DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA VERBALE DELLA RIUNIONE DELLA COMMISSIONE NAZIONALE SPELEOSUBAC­ QUEA DELLA S.S.I. TENUTASI IN II CONVOCAZIONE PRESSO LA SEDE DELLA SO­ CIETÀ ADRIATICA DI SPELEOLOGIA DI TRIESTE IL GIORNO 28 GENNAIO 1991. Alla riunione erano presenti o avevano presentato delega i sottonotati componenti della Commissione: Gabriele Crevatin Coordinatore e Delegato FVG Luciano Postogna Direttore Scuola Carlo Rossetti Rappresentante Cons. Naz. Didattico Alessio Fileccia Delegato Veneto Alessio Fabbricatore Rappresentante U.I.S. Francesco Dal Cin Rappresentante Cons. Naz. Didattico Luciano Russo FVG Marco Zarotti FVG Luciano Longo FVG Giuseppe Casagrande Veneto Gabriele Maran Veneto Giovanni Contessa Veneto Gianfranco La Prova Veneto Paolo Abbadir Veneto Leo Fancello Sardegna Aprono la discussione il Coordinatore della Commissione ed il Direttore della Scuola che espongono le proposte di modifica ai Regolamento, elaborate precedentemente assieme al Delegato del Veneto ed al Rappresentante U.I.S., anche in base alle recenti indicazioni fornite a livello internazionale. Le proposte vengono discusse dai presenti, vengono apportate alcune modifiche e quindi la bozza di regolamento proposta viene approvata, dando incarico ai Direttore della Scuola ed al Coordinatore di passare alla stesura definitiva. Si passa poi all’esame della bozza del Regolamento didattico della Scuola, che dopo la discussione viene definito ed approvato per la stesura finale. Al successivo punto dell’O.D.G., in base al nuovo regolamento approvato, si procede alle elezioni e alle nomine per i previsti incarichi, così suddivisi: Coordinatore Commissione Crevatin Gabriele Vice Coordinatore Contessa Giovanni * Direttore Scuola Fileccia Alessio Vicedirettore Scuola Postogna Luciano Delegato U.I.S. e Stampa Fabbricatore Alessio * [eletto in deroga al Regolamento, in considerazione dell’attuale incompleta diffusio­ ne della Delegazioni] Vengono quindi nominati i responsabili delle Delegazioni Periferiche, così suddivisi: Delegato Friuli Venezia Giulia Fabbricatore Alessio Delegato Veneto Fileccia Alessio Delegato Sardegna Fancello Leo La riunione si conclude con la discussione in merito all’eventuale pubblicazione di un manuale di Speleologia Subacquea, vengono vagliate alcune proposte ma il problema principale è il costo elevato, quindi si decide di dare priorità alla verifica di possibili fi­ nanziamenti. IL VERBALIZZANTE Crevatin Gabriele REGOLAMENTO ART. 1 - COSTITUZIONE, FINALITÀ, STRUTTU­ RAZIONE E COMPITI È costituita dal 1985 la COMMISSIONE NAZIO­ NALE SPELEOSUBACQUEA (C.N.S.) della SOCIETÀ SPELEOLOGIA ITALIANA, quale or­ ganismo di coordinamento dell'attività esplora­ tiva, tecnica, scientifica e didattica della spe­ leologia subacquea. La C.N.S. aderisce alla COMMISSION FOR CA­ VE DIVING delia U.I.S. Sono membri della C.N.S. gli speleosub in atti­ vità soci della S.S.I., oppure soci di Gruppi Spe­ leologici aderenti alla S.S.I., che abbiano fatto domanda di adesione. La C.N.S. è strutturata in DELEGAZIONI PERI­ FERICHE interregionali o regionali, i membri

della C.N.S. fanno capo, agli effetti delle pre­ senti forme, alla Delegazione Periferica sul cui territorio hanno residenza. Sono compiti istituzionali della C.N.S.: - coordinare l’attività esplorativa e tecnico­ scientifica degli speleosub aderenti alla C.N.S. stessa; - organizzare congressi, campi, seminari, riu­ nioni ed incontri, anche a partecipazione inter­ nazionale, sulle tematiche di carattere tecnico­ operativo, scientifico e didattico proprie della speleologia subacquea; - partecipare all’attività promossa dagli organi­ smi internazionali della U.I.S. inerente alla spe­ leosubacquea; altresì, nell’ambito della coope­ razione internazionale, fornire assistenza ed in-

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formazioni ai gruppi speleosub stranieri che in­ tendono effettuare campagne esplorative e/o di ricerca speleosubacquea in Italia; - istituire, gestire ed aggiornare un CATASTO NAZIONALE delle cavità di interesse speleosu­ bacqueo; - abilitare all’insegnamento nonché alla pratica speleosubacquea, tramite la propria struttura didattica identificata nella SCUOLA NAZIONA­ LE DI SPELEOLOGIA SUBACQUEA (S.N.S.S.).

Delegazioni stesse; - gestire l’amministrazione della C.N.S. e predi­ sporre annualmente il rendiconto d ’esercizio nonché il bilancio preventivo; - curare la pubblicistica della C.N.S. nonché i contatti con la stampa nazionale ed internazio­ nale. Tali compiti possono essere delegati dal Coordinatore Nazionale ad un Delegato Stam­ pa scelto tra i consiglieri del C.E.N. L’incarico di Coordinatore Nazionale è incom­ patibile con quello di Delegato Periferico.

ART, 2 - IL CONSIGLIO ESECUTIVO NAZIO­ NALE DELLA C.N.S. È l’organismo elettivo, deliberativo ed esecuti­ vo della C.N.S. ed è formato dai DELEGATI PE­ RIFERICI in carica; sono altresì consiglieri di diritto i soci deila S.S.I. fondatori della C.N.S. (*)■ Il Consiglio Esecutivo Nazionale (C.E.N.) è pre­ sieduto dal COORDINATORE NAZIONALE DELLA C.N.S. e si riunisce ordinariamente una volta all’anno, oppure straordinariamente nelle seguenti occasioni quando: - il Coordinatore Nazionale lo ritenga necessa­ rio per ratificare o deliberare decisioni o prov­ vedimenti urgenti di competenza del C.E.N. stesso; - la metà più uno dei consiglieri abbia fatto esplicita richiesta scritta al Coordinatore Na­ zionale. La convocazione del C.E.N. viene formalizzata dal Coordinatore Nazionale, tramite comunica­ zione scritta, almeno quindici giorni prima della data stabilita per la riunione stessa; la riunione è valida, in prima convocazione, quando sono presenti almeno la metà più uno dei consiglieri in carica; in seconda convocazione è sempre valida indipendentemente dal numero dei pre­ senti. Al C.E.N. compete: - eleggere nel suo seno il Coordinatore ed il Vi­ ce Coordinatore Nazionali, il Delegato delia C.N.S. presso la Commission for Cave Daving della U.I.S. il Curatore Nazionale del Catasto, il Direttore ed il Vice Direttore della S.N.S.S., questi ultimi due scelti tra i consiglieri in pos­ sesso del brevetto di ISTRUTTORE DI SPE­ LEOLOGIA SUBACQUEA (I.S.S.); - istituire, su proposta del Coordinatore Nazio­ nale, le Delegazioni Periferiche nonché ratifica­ re le nomine dei rispettivi Delegati; - ratificare, su proposta del Coordinatore Na­ zionale e/o del Delegato U.I.S., ogni iniziativa a carattere internazionale che coinvolga in qual­ siasi modo e a qualsiasi livello le strutture della C.N.S.; - ratificare, su proposta del Curatore del Cata­ sto, le modalità istitutive e gestionali del Cata­ sto stesso; - ratificare, su proposta del Direttore della S.N.S.S., le norme ed i programmi didattici del­ la S.N.S.S. stessa, nonché ogni loro variazione o deroga; - approvare il rendiconto finanziario di eserci­ zio nonché il bilancio preventivo, presentati an­ nualmente dal Coordinatore Nazionale; - deliberare provvedimenti a carico dei membri della C.N.S. per inadempienze al regolamento o per azioni o comportamento lesivi dell’imma­ gine della C.N.S. o della S.S.I.; - deliberare su ogni altra cosa, di competenza del C.E.N., richiesta dal Coordinatore naziona­ le o dagli organismi direttivi della S.S.I. Il C.E.N. delibera a maggioranza semplice ed in caso di parità prevale il voto del Coordinatore Nazionale.

ART. 4 - IL VICE COORDINATORE NAZIONA­ LE DELLA C.N.S. Viene eletto, a maggioranza semplice, in seno al C.E.N. e resta in carica quattro anni, è rieleg­ gibile. Il Vice Coordinatore sostituisce a tutti gli effetti il Coordinatore Nazionale in caso di assenza o impossibilità di agire di quest’ultimo, oppure su espressa delega del Coordinatore Nazionale stesso. L'incarico di Vice Coordinatore è incompatibile con quello di Delegato Periferico. ART. 5 - IL DELEGATO DELLA C.N.S. PRESSO LA U.I.S. Viene eletto, a maggioranza semplice, in seno al C.E.N. e resta in carica per quattro anni, è rie­ leggibile. Il Delegato della C.N.S. cura, a nome e per con­ to della C.N.S. stessa, i rapporti con la Com­ mission for Cave Diving dell’Unione Internazio­ nale di Speleologia (U.I.S.), partecipa in tale ve­ ste agli incontri, congressi, campi, seminari e riunioni internazionali dedicati alle problemati­ che della speleologia subacquea, relazione al C.E.N. sull’attività espletata e propone iniziati­ ve internazionali a cura della C.N.S. Mantiene inoltre i rapporti con gli speleosub stranieri che richiedano informazioni tecnico­ logistiche per effettuare campagne esplorative e/o di ricerca speleosubacquea in Italia, in ac­ cordo con i Delegati Periferici. ART. 6 - IL CURATORE DEL CATASTO NAZIO­ NALE Viene eletto, a maggioranza semplice, in seno al C.E.N. e resta in carica per quattro anni, è rie­ leggibile. Il Curatore ha il compito di istituire, gestire ed aggiornare il Catasto Nazionale delle cavità di interesse speleosubacqueo, classificandole e catalogandole secondo i criteri già in atto nei catasti speleologici; le sue proposte sono pre­ viamente ratificate dal C.E.N.

ART. 3 - IL COORDINATORE NAZIONALE DELLA C.N.S. Viene eletto, a maggioranza semplice, in seno al C.E.N. e resta in carica quattro anni, è rieleg­ gibile.

ART. 7 - LA SCUOLA NAZIONALE DI SPELEO­ LOGIA SUBACQUEA È l’organismo tecnico-didattico della C.N.S. ed è suo compito prioritario preparare ed abilitare gli Istruttori di Speleologia Subacquea, sui qua­ li si basa ogni attività della Scuola stessa (S.N.S.S.) Attraverso le strutture periferiche della C.N.S., organizza i corsi di avviamento della pratica speleosubacquea previsti per il rilascio dei bre­ vetti di IMMERSIONE IN RISORGIVA nonché di SPELEOSUB di 1° e 2° GRADO. Le presenti norme regolano e disciplinano an­ che l’attività della S.N.S.S., fatte salve le norme complementari previste dal Regolamento Di­ dattico della Scuola stessa. La S.N.S.S. ha facoltà di rilasciare brevetti, atte­ stati e certificazioni secondo gli standards del­ l’Unione Internazionale di Speleologia, i quali acquisiscono valore nazionale ed internaziona­ le. Alla conduzione della S.N.S.S. sono preposti un Direttore ed un Vice Direttore eletti,' a mag­ gioranza semplice, in seno al C.E.N., tra i consi­ glieri in possesso del brevetto di Istruttore, re­ stano in carica quattro anni e sono rieleggibili.

A l C o o rd in a to re N a z io n a le c o m p e te :

A l D ire tto re d e lla S .N .S .S. c o m p e te :

- dirigere, disciplinare e sviluppare l'attività del­ la C.N.S. coordinando l’attività delle Delegazio­ ni Periferiche; - nominare, su ratifica del C.E.N, i Delegati re­ sponsabili delle Delegazioni Periferiche sce­ gliendoli tra i membri della C.N.S. in forza alle

- dirigere, disciplinare e sviluppare l’attività tec­ nico-didattica della Scuola, coordinando a que­ sto riguardo le Delegazioni Periferiche; - proporre alla ratifica del C.E.N. modifiche e deroghe ai programmi didattici; - indire, organizzare e dirigere i corsi di abilita­

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zione ad Istruttore di Speleologia Subacquea;' - concedere le autorizzazioni ai corsi di abilita­ zione alle Immersione in Risorgiva, Speleosub di 1° e 2° GRADO nonché di specializzazione; - rilasciare i brevetti, gli attestati e le certifica­ zioni di ogni ordine e grado firmandoli conte­ stualmente al Coordinatore Nazionale della C.N.S. Il Vice Direttore coadiuva il Direttore nella con­ duzione della S.N.S.S. e lo sostituisce in caso di sua assenza od impossibilità ad agire, o su sua espressa delega. ART. 8 - LE DELEGAZIONI PERIFERICHE Vengono istituite dal C.E.N. a livello regionale od interregionale secondo le esigenze speleo­ subacquee di ordine tecnico-operativo e didat­ tico. Le Delegazioni Periferiche coordinano, nel ter­ ritorio di loro competenza, l’attività della C.N.S. e della S.N.S.S. seguendo le direttive del Coor­ dinatore Nazionale e del Direttore della Scuola, così come deliberate dal C.E.N. Il Coordinatore Nazionale nomina, previa retifi­ ca del C.E.N., un Delegato responsabile per ogni Delegazione Periferica scelto tra i membri della C.N.S. residenti nel territorio di compe­ tenza della rispettiva Delegazione. Al Delegato periferico compete: - dirigere, disciplinare é sviluppare l’attività di competenza della Delegazione di cui è respon­ sabile; - organizzare l’attività didattica nel territorio di competenza, secondo le norme ed i program­ mi della Scuola, avvalendosi della collaborazio­ ne degli Istruttori in forza alla Delegazione stessa. Il Delegato privo di brevetto di Istrutto­ re dovrà nominare un membro della C.N.S., in possesso di detto brevetto, quale responsabi­ le della Delegazione per la parte didattica. L’incarico di Delegato ha durata quadriennale ed è riconfermabile. ART. 9 - MODIFICHE E DEROGHE AL PRE­ SENTE REGOLAMENTO Ogni proposta di modifica o deroga al presente Regolamento dovrà essere deliberata e ratifi­ cata dal C.E.N. SCUOLA NAZIONALE SPELEOSUBACQUEA (SSI) CORSO SPELEOSUB PRIMO GRADO A DORGALI (NU) 24-29 APRILE 1991 Il G. Grotte Treviso con l’appoggio del G. Ricerche Ambientali di Dorgall ha organizzato un corso di speleologia subacquea di primo grado in Sardegna. Leo Fancello e Fabio Sagheddu (G.R.A.) hanno da­ to un valido aiuto in posto, sia per quanto riguarda la logistica sia le lezioni teorico pratiche, mettendo a disposizione i locali per i partecipanti a Cala Gonone, le Imbarcazioni e i compressori per le ricariche ARA. Al corso erano iscritti 10 allievi di cui 7 hanno ottenuto il brevetto al termine delle prove. Istruttori e aiuto erano del G. Grotte Treviso, nelle persone di A. Fileccia (direttore del corso), G. Ca­ sagrande (aiuto istr.) G. Maran (aiuto istr.). Le lezioni di teoria (15 ore) sono state corredata da 4 proiezioni video e diapositive. Le 5 immersioni si sono svolte nelle risorgenze del Bue Marino e di Su Cologone, mentre la prova speleo al Bue Marino (la­ go Abissale). Le prove d ’esame consistevano in una scritta e un colloquio orale, mentre per la prati­ ca è stata fatta una valutazione complessiva tenuta dall’allievo durante il corso. Nel complesso abbiamo effettuato: 18 ore di teoria 600 ore di immersione 50 ricariche 10 trasporti in barca a/r Cala Gonone - Bue Marino 2 spuntini sardi svuotato 32 bottiglie di Cannonau, Tocai, Marzemino ecc. (la media è più bassa del normale perché Leo, Fabio e Alessio sono astemi). Durante le Immersioni i partecipanti hanno potuto collaudare alcune nuove attrezzature specifiche, costruite dal gruppo docente, tra cui le più interes­ santi sono un nuovo rullo svolgisagola che può contenerne 150 m e una versione migliorata di faro subacqueo da 20 W ad accumulatori al piombo, con 3 ore di autonomia. Questa nuova versione può essere usata anche in acque salate.

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COMMISSIONE NAZIONALE CAVITA ARTIFICIALI DELLA S.S.I. VERBALE DELLA RIUNIONE DEL 9/9/1990 Il giorno 9/9/1990 alle ore 9.30 a Udine, presso la sede del XVI Congresso Nazionale di Speleo­ logia, si è tenuta la riunione della Commissione Nazionale Cavità Artificiali della Società Spe­ leologica Italiana, alla quale hanno partecipato: Del Vecchio Francesco - Bari Guglia Paolo - Trieste La Pegna Ulisse - Napoli Piciocchi Alfonso - Napoli Piciocchi Carlo - Napoli Pinto Simone - Bari Rizzi Italo - Bari Stocco Roberto - Treviso Vi è stata inoltre la gradita presenza di Nardella Aurelio (Napoli) e di Trevisani Claudio (Trevi­ so). Presidente e verbalizzante della riunione viene eletto il sig. Paolo Guglia. Il presidente GUGLIA apre la riunione è, su invi­ to di alcuni presenti, pone come primo punto di discussione la situazione esistente nella regio­ ne Puglia. Prende la parola PINTO che comuni­ ca ai membri della Commissione di essere pre­ sente in veste di Rappresentante Regionale su preciso mandato della Federazione Speleolo­ gica Pugliese. In tale veste, PINTO ha già preso contatto con i vari gruppi pugliesi, ed intende intraprendere tutte quelle iniziative che, secon­ do lui, non sono state finora avviate (come ad esempio il Catasto C.A. regionale). DEL VECCHIO, obbiettando a quanto riferito, precisa che non è stata compilata alcuna sche­ da catastale solamente per il fatto che il Cata­ sto C.A. non esiste ancora, ma comunque si di­ chiara disponibile a farlo non appena tale strut­ tura sarà funzionante. Prendendo la parola ed interpretando il pensie­ ro di tutti i presenti, GUGLIA sottolinea l’impor­ tanza che anche la regione Puglia abbia un suo rappresentante e che venga attivato quanto prima il Catasto. Si prende atto quindi dell'e­ spressione della Federazione Speleologica Pugliese che vuole in PINTO il suo rappresen­ tante in seno alla Commissione, e si esprime il desiderio che eventuali malintesi non vengano a compromettere la partecipazione di DEL VECCHIO ai lavori della Commissione stessa. Prima di passare ai vari punti previsti all’O.d.G., LA PEGNA ricorda che la stampa del primo contributo della Bibliografia C.A. allegata ai pre-print del XVI Congresso Nazionale di Spe­ leologia deve considerarsi solamente un inizio, e che quindi si rinnova l’invito di inviare allo stesso ogni ulteriore aggiornamento bibliogra­ fico. Il primo punto all’O.d.G. prevede la relazione del Presidente uscente della Commissione e GUGLIA riferisce come gravi motivi personali non abbiano permesso la presenza di NINI e che la relazione da lui preparata è la stessa che è stata presentata al Congresso con il titolo: “ La Commissione per le cavità artifciali della S.S.I., 1981-1990: Dieci anni di attività” . Proseguendo nel secondo punto all'O.d.G., si affronta l'argomento del rinnovo delle cariche all’interno della Commissione e del Catasto C.A., che scadranno con il prossimo anno. GU­ GLIA ricorda che il Regolamento indica i rap­ presentanti regionali come espressione dei va­ ri gruppi operanti nelle Cavità Artificiali delle singole regioni, e che in tal senso bisogna rin­ novare l’appoggio alle attuali cariche. Tali ap­ provazioni alla candidatura dovranno essere espletate entro l’anno, e si raccomanda di ri­ spettare tale scadenza. Per quanto riguarda le cariche del Coordinatore responsabile e dei tre Coadiuvatori, si rimandano le varie candidature

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e ie relative accettazioni alla prossima riunione. Per quanto riguarda il Congresso Internaziona­ le di Napoli, prende la parola il sig. Aurelio Nar­ della che, a nome della Segreteria, riferisce che l’organizzazione è oramai a buon punto. Ricor­ da inoltre che, a causa del carattere internazio­ nale dell’iniziativa, l’intestazione definitiva sarà “3° INTERNATIONAL SYMPOSIUM ABOUT UNDERGROUND CAVES” (Sic... ndr). Vengo­ no distribuite le schede di adesione prelimina­ re. PICIOCCHI C. riferisce, a proposito, che sta continuando la raccolta dei lavori sugli acque­ dotti da inserire nei pre-print, e si spera di avere tutte le relazioni nei tempi previsti. Essendo prevista nella prima giornata del “Symposium” una tavola rotonda sulla termino­ logia, si invitano tutti i membri della Commis­ sione ad inviare a PICIOCCHI A. delle schede con precisate le particolari terminologie usate a livello locale, con allegata la descrizione della relativa tipologia di Cavità. Il punto seguente riguarda l’elaborazione della carta intestata della Commissione e GUGLIA si incarica di preparare qualche bozza. A propo­ sito si ricorda che chiunque può presentare una propria bozza per tale carta intestata e che le varie proposte verranno vagliate nella prossi­ ma riunione. Si passa quindi alle “varie ed eventuali". GUGLIA riferisce di una comunicazione spedi­ ta da uno speleologo olandese al presidente della Commissione NINI, nella quale si propone una scheda “ internazionale" per il Catasto C.A. ; i presenti ritengono che la scheda attuale utilizzata dalla Commissione sia adatta allo scopo di PICIOCCHI A. specifica che la scheda italiana, a suo parere, è sicuramente più appro­ fondita di quella proposta dall’amico olandese. DEL VECCHIO annuncia che i giorni 25/26 ot­ tobre si terrà a Roma un incontro dell’ordine dei Geologi che, fra le altre, avrà una riunione dedicata alla “ stabilità delle cavità artificiali” . Viene evidenziata l’importanza dell'occasione, ed alcuni membri della Commissione annun­ ciano che, a livello personale, parteciperanno all’iniziativa. Per finire, STOCCO annuncia che nella città di Treviso sono stati avviati alcuni esperimento per l’individuazione di cavità tramite l’impiego di particolari apparecchiature (georadar) e che i risultati sono stati abbastanza incoraggianti. Viste le passate esperienze, DEL VECCHIO, RIZZI e LA PEGNA consigliano di essere molti cauti nelle valutazioni di tali dati, in quanto non sempre i risultati, in passato, si sono dimostrati validi. La prossima riunione si svolgerà nei primi gior­ ni del mese di gennaio 1991, in sede ancora di definirsi. La riunione viene chiusa alle ore 11.00. // presidente deila riunione Paolo Guglia

VERBALE DELLA RIUNIONE DEL 13/1/1991 Verbale della riunione del 13/01/91 - Roma presso Associazione Verde Italia - V. G. Bianchi 7 Presenti i rappresentanti regionali: R. Nini (Umbria) S. Pinto (Puglia) A. Piciocchi (Campania) B. Signorelli (Lombardia) P. Porri (Toscana) R. Bixio (Liguria) G. Pintus (Lazio) Erano inoltre presenti:

A. Gottaldi (Bergamo) C. Piciocchi (Napoli) M. Benedetti (Orvieto) G.C. Papini U. La Pegna (Napoli) R. Gugliardi (Genova) C. Bizzarri (Orvieto) C. Leoni (Genova) I punto O.d.G.: a) rinnovo rappresentanti regionali. Sono stati riconfermati dalle rispettive organiz­ zazioni speleologiche tutti i rappresentanti pre­ senti a questa riunione sopra riportati. b) rinnovo cariche interne e Presidente. Al fine di avere una rappresentanza più ampia e definitiva delle realtà speleologiche regionali che si occupano di cavità artificiali, si decide al­ la unanimità di rimandare le nomine in occasio­ ne dei III Simposio Internaz. Cavità Artificiali che si terrà a Napoli il 10/07/91. Si prowederà nel frattempo a sollecitare la nomina degli altri rappresentanti regionali, ove possibile. II punto O.d.G.: ricerca sugli acquedotti preprints Piciocchi rinnova l’invito ad inviare con estrema sollecitudine il materiale relativo alle ricerche sugli acquedotti da pubblicare sui preprints che verranno distribuiti in occasione del III Sim­ posio Int. Cav. Art. di Napoli (10/7/91). Ili punto O.d.G.: a) III Simposio Internazionale sulle Cavità Ar­ tificiali Piciocchi riferisce che la SSI ha dato il proprio patrocinio per la manifestazione. Il Comitato Organizzatore del Simposio farà sa­ pere a questa Commissione se gradirà un in­ tervento della medesima collaborativo/finanziario, anche sotto forma di pubblicazione del preprint nell’ambito delle iniziative editoriali della SSI (ad esempio Grotte d’Italia). b) incontro con II Ministro BB. CC. Dal dibattito emerge che l’opera di sensibiliz­ zazione e coinvolgimento deve essere estesa ai Ministeri Lavori Pubblici, Protezione Civile, Ambiente oltre a quello dei Beni Culturali. Nel­ l’attesa di prendere gli opportuni contatti si sta­ bilisce di realizzare un “opuscolo di presenta­ zione” della Commissione da utilizzare come “biglietto da visita” nei confronti dei Ministeri o di ogni altro interlocutore pubblico o privato. Alla unanimità si delibera di impostare tale opu­ scolo sulla struttura di similare documento rea­ lizzato dal gruppo di lavoro genovese, utiliz­ zando un comune ed omogeneo contributo dei rappresentanti regionali. Si incarica Bixio di as­ semblare la documentazione che i presenti si sono impegnati ad inviare entro il 15/02/91, uni­ tamente ad una diapositiva verticale e a lit. 50.000 per la copertura delle spese di realizza­ zione. IV punto O.d.G.: bibliografia cavità artificiali. Viene data lettura di una lettera inviata da Ezio Burri, nella sua qualità di “ responsabile per la bibliografia” deila SSI, nella quale si comunica che l’elenco bibliografico relativo alle cavità ar­ tificiali consegnato dalla Commissione alla So­ cietà per la sua pubblicazione, non è conforme in maniera sostanziale ai canoni SSI/UIS, e quindi non utilizzabile. Dalla lettera si rileva tra l’altro che la quasi totalità della bibliografia si ri­ ferisce'alla Campania. A seguito di ciò, il re­ sponsabile per la bibliografia della Commissio­ ne, Ulisse La Pegna, sollecita ancora una volta tutti gi interessati ad inviare elenchi bibliografi­ ci al proprio indirizzo ULISSE LA PEGNA - VIA G. BONITO 27 E - 80129 NAPOLI

XV


(n.b. : i dati dovranno essere forniti come da scheda allegata al presente verbale). V punto O.d.G.: varie ed eventuali. a) bozza regolamentazione consulenze. Si incarica Roberto Guagliardi di stendere una bozza sulla regolamentazione della gestione di eventuali consulenze che venissero richieste direttamente alla Commissione, anziché per­ sonalmente o a singoli gruppi. Tale bozza sarà visionata nella prossima riunio­ ne di Commissione. b) mostra fotografica cavità artificiali - Orvie­ to 19/04/91 Si apre una discussione sulla circolare di invito alla manifestazione di cui sopra, nel corso della quale emerge che la mostra non sarà gestita dallo Speleo Club di Orvieto, bensì da una so­ cietà privata, la Speleotecnica di Papini G. & C. (peraltro membri dello Speleo Club medesi­ mo), come chiaramente indicato dalla intesta­ zione della stessa circolare. Giancarlo Papini, presente alla riunione, precisa che le foto invia­ te non saranno restituite in quanto la mostra non si esaurirà con la manifestazione di Orvie­ to, ma diventerà itinerante al fine di dare massi­ ma diffusione alla attività relativa alle cavità arti­ ficiali. A tale proposito Papini si impegna ad inviare ul­ teriore circolare di precisazione. Dichiara inol­ tre di mettere già da ora a disposizione il mate­ riale per ogni eventuale richiesta da parte della SSI o di ogni altro Ente o persona interessati, a titolo gratuito. Si riserva ovviamente di chiede­ re un rimborso spese esclusivamente per vitto ed alloggio necessari per l’allestimento della mostra medesima, da concordarsi di volta in volta. La Commissione si dichiara unanimamente fa­ vorevole a tale iniziativa nei termini sopra de­ scritti. Il verbalizzante: Roberto Bixio

ATTIVITÀ IN CAVITÀ ARTIFICIALI IN CORSO PRESSO I GRUPPI SPELEOLOGICI LAZIALI Nell’Assemblea dei Gruppi Speleologici del Lazio del 27/2/1991 è emerso che le attività in corso in cavità artificiali sono nu­ merose e spesso di notevole impegno. Vi­ sto che anche nel Lazio comincia a funzio­ nare una struttura di coordinamento re­ gionale e per un preciso mandato dell’as­ semblea sopra citata, provvedo a trasmettere una nota informativa sull’ar­ gomento. Occorre premettere che la regione Lazio è particolarmente ricca di cavità artificiali: se volessimo catastarle tutte occorrereb­ be una numerazione a sei cifre ed un uffi­ cio con decine di impiegati. Per fortuna gli archeologi in questi due ultimi secoli han­ no già provveduto a studiarne e pubbli­ carne moltissime ma resta ancora un’e­ norme mole di lavoro: l'esplorazione sot­ terranea dei cunicoli è molto più scomoda degli scavi archeologici. Questa ricchezza è dovuta alla concomi­ tanza di diversi fattori: - la presenza di numerose miniere (per es. nei Monti della Tolta) e cave sotterranee (di materiali per edilizia: tufo, pozzolona), attive a partire da oltre 2500 anni fa. - la costruzione, ad opera degli Etruschi, Falischi, Latini, Ernici, ecc. ecc. e da ulti­ mo Romani di numerosissimi acquedotti, fogne e cunicoli di bonifica idraulica (sono alcune migliaia). - l’usanza etrusca, falisca, poi romana e cristiana di costruire ipogei sepolcrali di notevoli dimensioni (sono nel Lazio molte decine di migliaia visto che numerose cit­ tà etrusche ne possiedono 5-s-10.000 cia­ XVI

scuna; le catacombe di Roma sono famo­ se, ma ne esistono moltissime altre poco studiate o dimenticate dopo sommari stu­ di di oltre un secolo fa, nella campagna e nei centri minori). - l’usanza medioevale di utilizzare grotte naturali o cavità artificiali (in entrambe i casi adattandole, allargandole, integran­ dole con costruzioni murarie) per creare santuari rupestri, monasteri od eremi (sia­ mo nell’ordine di 1004:200). - l’usanza chissà quanto antica ma ancora viva di scavare nel tufo grotte per conser­ vare il vino e l’olio, svuotando dal di sotto i centri urbani fin tanto che cominciano a crollare e sprofondare (di nuovo centinaia di cavità per varie decine di abitati, più tu t­ te quelle sparse nelle campagne). Al momento attuale ho ricevuto informa­ zioni solo da cinque gruppi ma sono al corrente che anche qualcun altro svolge, forse in modo meno sistematico, attività nelle cavità artificiali. GRUPPO SPELEOLOGICO E ARCHEOLOGICO “F. Orofino” (Montopoli in Sabina - RI) 1) ESPLORAZIONE DI NUOVE CAVITÀ Nel corso di ricerche sistematiche nel territorio sabino sono state incontrare varie cavità artificiali (cunicoli di captazione o di natura indefinita) nei tufi o in altre rocce non carsificabili (arenarie, conglomerati) che sono state rilevate e documentate. 2) COLLABORAZIONE CON ALTRI GRUPPI ARCHEOLOGICI Tale collaborazione deriva da richieste di aiuto per l’esplorazione di cunicoli con difficoltà tecniche (frane, allagamenti, salti verticali). Il Gruppo comprende un numero limitato di Soci (13 di cui solo 6 attivi) che si dedicano indifferentemente ad attività in grotte naturali e artificiali. ASSOCIAZIONE SPELEOLOGICA ROMANA / 86 1) EMISSARI DEI LAGHI VULCANICI DEL LAZIO a) LAGO ALBANO: Percorso per metà (LE MOLE-OCCLUSIONE), rilievo, foto, filmato b) LAGO DI NEMI: Percorso interamente, rilievo, foto; filmato ricerche bibliografiche. c) LAGO DI VICO: Percorso quasi intera­ mente, foto, ricerche bibliografiche. d) LAGO DI MARTIGNANO: percorso in­ teramente, foto, rilievo, filmato, ricerche bibliografiche, ancora in corso di studio. e) LAGO DI STRACCIACAPPE: percorso quasi Interamente, foto, ricerche biblio­ grafiche. f) Ricerca dei fantomatico secondo Emis­ sario del lago di NEMI (?) trovato cunicolo interrato. 2) EMISSARIO DEL FUCINO (Lago del Fucino-AVEZZANO) Percorso integralmente, foto, rilievi (in coop. GR. SPEL. P. CHIERICI ± RE); in corso di studio; ricerche bibliografiche. 3) CUNICOLI DI ADDUZIONE ACQUE Vari, ma principalmente nella zona FORMELLO ± VEIO (territorio Etrusco) sono stati riesplorati quasi integralmente vari cunicoli anche di notevole sviluppo (6 km), foto, mostra, ricerche bibliografiche. 4) CISTERNE Zona S. MARIA IN VESCOVIO - Cisterna,

acquedotto (Romani) ; cantine scavate tra il 1200 e il 1400. 5) CLOACHE Cloaca Massima (Roma), foto ricerche bi­ bliografiche. 6 ) MINIERE Varie miniere nella zona della Maremma, raccolta di minerali, foto. Soci che si dedicano a queste attività 7 su 25 SPELEO CLUB ROMA 1) ACQUEDOTTI E ALTRI CUNICOLI IDRAULICI a) Acquedotto Alsietino (dal Lago di Martignano e di Stracciacappe al Gianicolo): ricerche per identificare tratti sotterranei sconosciuti. b) Acquedotti di Palestrina (romano), Ponte Terra (preromano), Ponte di Ponte (falisco) ed Emissario del Lago di Nemi (pre-romano): ricerche, esplorazioni, ri­ lievi e fotografie, in collaborazione col prof. V. Castellani. c) Acquedotti romani della valle dell’Aniene, a Vicovaro: ricognizioni e fotografie. d) Cunicoli etruschi di Velo: ricognizioni e fotografie. 2) IPOGEI DI EPOCA VARIA Partecipazione professionale ai rilievi eseguiti daH’Amministrazione Provinciale di Roma negli ipogei del centro urbano di Montecompatri (quasi 400 cavità). 3) ANTICHE MINIERE Ricognizioni e ricerche nelle miniere ab­ bandonate della Tolta, per studi universi­ tari. 4) SANTUARI RUPESTRI Ricerca e studio sistematico delle chiese, cappelle ed eremi della Regione Lazio, posti in ipogei naturali od artificiali. Soci che si dedicano a queste attività 12 circa su 73 SPELEOLOGI DA CARPINETTO ROMA­ NO (non ancora costituiti formalmente in gruppo) Collaborazione con archeologi per l’e­ splorazione di cavità artificiali nelle colline tufacee poste ai piedi dei Montj Lepini. Vincenzo Battisti con qualche amico. Giulio Cappa

GRUPPO LU.PA. Il Gruppo LU.PA. è costituito da 5 soci, al­ cuni dei quali fanno parte anche del Grup­ po Spel. CAI Roma, ed ha come finalità essenziale lo studio di ambienti sotterra­ nei, in particolare nella città di Roma. La sua attività di Speleologia urbana si svolge in stretta collaborazione con la Sopraintendenza ai Monumenti, con la esplorazione di nuove cavità o la riesplo­ razione di cavità studiate nei secoli scorsi, in particolare di quelle che richiedono il ri­ corso a tecniche speleologiche, anche subacquee. Sono ad esempio attualmente allo studio alcuni Ninfei, una Insula romana (divenuta sotterranea a causa delle costruzioni dei secoli successivi), un sepolcro allagato. Le esplorazioni sono completate da rilievi topografici e da ampia documentazione fotografica. I risultati sono rapidamente tradotti in articoli su riviste di Archeologia a larga diffusione o danno vita a veri e pro­ pri libri. Giulio Cappa Resp. Regionale Lazio pe r la Comm. Cavità Artificiali

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«LIBERO», UN ABISSO PROTESO VERSO INCREDIBILI CONGIUNZIONI Mai nome venne più felicemente scelto: posto a 2526 metri s.l.m., «Libero», è una delle grandi cavità poste a più alta quota nel mondo. E, come un vero re, è in attesa di essere messo in scacco... di Gilberto CALANDRI, Luigi RAMELLA e Marino MERCATI (Gruppo Speleologico Imperiese C.A.I.) Abstract The Abisso Libero (2526 m a.s.t.) near Cima Bozano (Marguareis massif, Ligurian Alps, CN), bored in the Anisic dolomitic limestones (Middie Trias), is described. This chasm, — 500 deep (deveioppment 1650 m), is a semifossil prewurmian cave. The resurgence is represented by the Garb d ’la Fus with 1350 m difference in level. Storia recente quella dell’Abisso Ubero, ma già ricca di episodi. È l’abisso più alto della Alpi Liguri e, per i maniaci delle clas­ sifiche, si colloca, con i suoi — 500 m e l’ingresso a quota 2526 m, tra le grandi ca­ vità a più alta quota nel mondo. Ma è pure la storia di serrate esplorazioni, condita da baruffe e riappaciflcamenti, si spera definitivi, tra savoiardi e liguri del Ponente, pervicaci antagonisti di questi calcari. La scoperta è del viozenese Libero (da cui il nome della cavità) Dani che, nell’estate ' 88 , vi guida gli amici del G.S. Panda di Vil­ lanova di Albenga: l’esplorazione si fer­ ma, in frana, dopo una ottantina di metri. A fine settembre albenganesl e G.S. Impe­ riese CAI forzano la mega-ostruzione e, nelle settimane successive, scendono si­ no a — 280 scontrandosi con una instabi­ lissima frana negli scisti verdi. Al campo dell’estate ’89 nell’ultima frana, complice un crollo per poco non finito tra­ gicamente, non si passa. Invece c ’è chi lo ha fatto, e con più fortuna, qualche setti­ mana prima. Negli ultimi mesi mentre gli imperiesi si accaniscono in disostruzioni su un condottino superiore (finirà dopo un centinaio di metri a — 227 m) i “ piratatori” oltre lafrana toccano I — 400. L’anno 1990 è quello della pace e, con il “Trattato di Viozene” le due contrapposte “speleopotenze” decidono di collaborare fattiva­ mente per risolvere insieme i grandi inter­ rogativi del Marguareis sotterraneo, co­ me la congiunzione tra Piaggiabella e La­ bassa, e l’esplorazione dell’Abisso Libero che ha tutta l’aria di essere il buco buono per entrare nella misteriosa zona D Marguareisiana: così nel settembre scorso con due “punte” , assai rognose, si rag­ giungono i 500 m di profondità, ma l’acqua del torrentello, impetuosa malgrado le ari­ dissime ultime annate, sembra indicare la via giusta verso il collettore di Labassa. ABISSO LIBERO: CENNI DESCRITTIVI L’Abisso Libero (accesso in poco più di SPELEOLOGIA 24, 1991

Posizionamento dell Abisso Libero e dei grandi compiessi sotterranei del Marguareis (dis. G. Calandri, C. Grippa).

un’ora dal Colle del Signori, sul confine italo-francese) si apre poco sotto la cima Bozano (crinale del Marguareis) nella pa­ rete settentrionale strapiombante per 400 metri: questo spiega perché l’ingresso, largo quasi un paio di metri, fosse sfuggi­ to ad anni di ricerche. La prima parte della cavità è fossile carat­ terizzata da gallerie vadose interrotte da collassi gravitativi, con depositi di mondmilch e frequenti ciottoli silicei alloctoni, retaggio delle glaciazioni pleistoceniche. Al primo bivio si scende a sinistra un poz­ zo di 23 m: alla base, discesi i massi di fra­ na ed un paio di pozzetti, si raggiunge uno

stretto meandro semifossile, dove il pas­ saggio deve essere cercato a varie altez­ ze o risalendo instabili accumuli di bloc­ chi. Da — 127 la morfologia cambia bru­ scamente con saltini di erosione regressi­ va, sempre controllati da fratture subverticali: è una forra di erosione, polifasata, a tratti spezzata da accumuli detri­ tici, con belle morfologie a larghi caldero­ ni, netto l’approfondimento vadoso evolu­ to da una fase primaria a pieno carico lun­ go gli interstrati ancora visibile nel regolare soffitto immerso a SW. Man ma­ no si accentuano le Intercalazioni pelitiche, ed i relativi crolli, sino alla sala di — 49


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Il campo '89 presso l'Abisso Ubero. A destra l ’inghiottitolo del C3 e dietro la zona dei Colle del Torinesi principale zona di alimentazione del torrentello dell'Abisso Libero. Sullo sfondo la cresta del Marguareis. (foto: G. Calandri)

255 dove una potente intercalazione di scisti verdastri (raddoppiamento delia se­ rie carbonatica dell’Anisico) ha determi­ nato una grande frana di blocchi instabili. Complessivamente Libero sino a questa megafrana è una cavità assai piacevole, con alternanza di pozzetti (quattordici con profondità da 4 a 23 metri) e belle morfologie di erosione vadosa regressiva nei calcari dolomitici scuri venati. Dopo la frana, assai instabile e pericolosa, per quanto prevalgano sempre gli appro­ fondimenti gravitazionali le dimensioni si riducono, a parte rotture di pendìi (serie di pozzi-cascata), e bisogna cercare il pas­ saggio giusto tra le intercalazioni scistose alla testata del meandro o sul fondo della forretta dividendo il poco spazio con l’ac­ qua. Così, passato l’incubo del caos di blocchi negli scisti verdi, subito due stretti poz­ zetti: poi, sorpassato un grande camino da cui precipita un torrentello, la progres­ sione nel meandro è interrotta da una bru­ sca serie di pozzi (7,27,12, 33 m). Si evita fortunosamente l’acqua con armi molto spostati e, sull’ultima grossa verticale, con un pozzo parallelo quasi fossile. Alla base una galleria, verso NE, con bloc­ chi collassati termina, per ora, in grandi camini (che sia la via buona per un colle­ gamento con i fossili di 0 Freddo —402,?). Il percorso verso l’attuale fondo di Libero è lungo una stretta forretta, condizionata dalla stratificazione, interrotta da 3 saltini. Il termine a — 500 (dopo uno sviluppo di 1650) è su un passaggio che necessita di pochi colpi di mazzetta: se ne riparlerà la prossima estate.

NOTE GEOLOGICHE E MORFOLOGICHE

Sezione geologica schematica Cima Bozano (dietro cui si apre l'Abisso Libero). Rocche del Bisté. A : calcari dolomitici dell'Anisico (Trias medio). P: peliti mediotriassiche. Ti: Quarziti, Scisti, ecc. del Trias inf. R: rocce politiche (dis. G. Calandri, C. Grippa).

L’Abisso Libero si sviluppa compietamente nei calcari dolomitici (a luoghi con intercalazioni di peliti policrome) dell’Ani­ sico (Trias medio) immersi a SW con una inclinazione di 20-25°. L’assetto struttura­ le è grossolanamente monoclinale sino a ca. — 270 m, dove si evidenzia il raddop­ piamento della serie carbonatica medio­ triassica. La grotta si sviluppa in dipendenza di due principali sistemi di fratture a direz. WSWENE e, ortogonalmente, ESE-WSW; gros­ solanamente il percorso è parallelo alla li­ nea di crinale. La cavità, attiva solo nella seconda parte, è caratterizzata dalle morfologie di ero­ sione vadosa regressiva, in parte eredita­ te. Infatti l’originario bacino di assorbi­ mento della cavità è, in massima parte, scomparso, sezionato dalle vicende gla­ ciali quaternarie e dall’arretramento olecenico del versante. Infatti la presenza sia in cavità sia all’esterno, di frequentissimi ciottoli erratici, anche decimetrici forte­ mente arrotondati, di natura silicea, tra­ scinati dai ghiacciai sulla cresta della montagna, testimonia come i ghiacciai pleistocenici ricoprirono completamente il massiccio e come le successive degla­ ciazioni siano all’-origine di parte delle morfologie erosive dell’Abisso Libero.

CENNI IDROGEOLOGICI

L'ingresso dell'Abisso Libero (foto: G. Calandri)

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L’acqua sul fondo di Libero continua a scorrere copiosa, anche nei periodi più siccitosi che il Marguareis ricordi a me51


Sezione geologica schematica indicante lo sviluppo delia prima parte della cavità sino alla grande frana a -280 nei livelli scistosi corrispondenti al raddoppiamento dei calcari triassici (T); P: principali livelli pelitici; B: basamento impermeabile permotriassico (dis. G. Calandri, C. Grippa).

Sezione schematica con la posizione dei principali erratici silicei e presunta copertura glaciale (e: massi erratici silicei), (dis. G. Calandri, C. Grippa).

moria di uomo (e proprio l’acqua sarà il grosso pericolo per le esplorazioni future in annate normali). Un torrentello sotto la cresta affilata del Marguareis, (senza un briciolo di nevai), parla già di collettore che dovrebbe raccogliere le acque delle doline intorno al Colle dei Torinesi e di quella estrema fetta di calcari, assai proli­ fica di grotte in questi ultimi anni (03, 0 Freddo). I rilievi sembrano indicare drenaggi indi­

// pozzo de! ramo destro ai bivio del p. 23 (foto: G. Calandri)

La galleria di erosione, modificata da processi clastici, prima del p. 23 (foto: G. Calandri)

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rizzati verso il settore dell’Abisso F5 (in­ torno al Colle dei Signori), ma poco avanti le strutture tettoniche suggeriscono de­ flussi, sotto zona D, verso Labassa: certo è che le acque tra Abisso Libero e Labas­ sa confluiranno in quella grande zona se­ mifreatica poco sopra i 1600 m di quota che alimenta il fiume sotterraneo del Mar­ guareis verso la Gola delle Fascette. Le potenzialità di Libero sono ancora enormi: il dislivello tra ingresso e risor­ genza de la Fus (esutore di tutto il sistema Piaggiabella-F5-Labassa) è di oltre 1350 m, i percorsi sotterranei plurichilometrici. Unire questi grandi sistemi (80 km di svi­ luppo ipotizzabili) è un sogno che, proba­ bilmente, un giorno si materializzerà; più realisticamente il primo obiettivo rimane il raggiungimento dei livelli freatici tra F5 e Labassa: ci sono ancora 400 metri di disli­ vello dal fondo di Libero, e molti chilometri di gallerie. Ma la cima del Marguareis può ancora da­ re molto, anche nelle congiunzioni tra i re­ centi vicini abissi: forse uno degli ultimi grandi capitoli nella mitica storia speleolo­ gica di questa montagna. SPELEOLOGIA 24, 1991


PIONIERI

IL PRECURSORE DELLA METEOROLOGIA IPOGEA: SILVIO POLLI di Pino GUIDI (Commissione Grotte “ E. Boegan” Trieste)

La ricerca nel campo della meteorologia Ipogea nella Venezia Giulia vanta una tra­ dizione più che decennale, tradizione do­ vuta alla razionalizzazione delle ricerche legata alla presenza di studiosi che con la loro opera hanno saputo non solo portare nuovi contributi alla conoscenza specifica in materia ma altresì creare una scuola ca­ pace di accrescere questa conoscenza. Dopo le raccolte di dati meteorologici dei decenni a cavallo dei secoli XIX-XX (le temperature interne ed esterne di una ca­

vità facevano parte dei dati che venivano inseriti in catasto assieme alla profondità e lunghezza della stessa) negli anni ’20 e ’30 vengono realizzate, ad opera di ricer­ catori quali il Crestani, l’Anelli, il Vercelli, alcune campagne di ricerca di meteorolo­ gia ipogea nel postumiese e nelle Grotte di San Canziano i cui risultati sono suc­ cessivamente pubblicati su atti di Con­ gressi e su riviste quali Grotte d ’Italia e Al­ pi Giulie. Ponte fra i ricercatori di quegli anni e la

T Maggio 1960. Grotta “Doria". Il Prof. Polli accompagna una comitiva di studenti (foto: CGEB)

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speleologia moderna è stato il prof. Silvio Polli, uno studioso che ha lasciato ampia traccia in molti campi dello scibile, dalla meteorologia alla mareografia, dalla mate­ matica alla speleologia, dalla fisica terre­ stre alla climatologia e all’oceanografia. Nato a Trieste il 26 dicembre 1904, si lau­ rea in scienze matematiche a Padova; pur coltivando moltissimi interessi, dopo una parentesi di alcuni anni in cui insegna ne­ gli istituti superiori della sua città (19331936), si dedica agli studi di fisica della terra e di mareografia, sia operando nel­ l’ambito dell’Istituto Geofisico dapprima ed in quello Talassografico di Trieste poi (in cui ricopre ruoli di responsabilità e di cui diviene, verso la fine della carriera, di­ rettore), sia con l’insegnamento (dal 1944 al 1975) di fisica terrestre presso la locale Università. Acuto osservatore, preciso nell’assunzio­ ne dei dati sino alla pignoleria, in virtù dei suoi studi e dei suoi contributi alle ricer­ che condotte nei settori a lui più conge­ niali (soprattutto oceanografia, mareo­ grafia, sismologia, meteorologia e fisica terrestre) diviene membro di vari sodalizi culturali fra cui l’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Udine, l’Accademia di Studi Economici e Sociali di Trieste, l’Ate­ neo Veneto, la Società Adriatica di Scien­ ze Naturali, il Collegio Internazionale dei Consulenti Onorari per le Scienze del Ma­ re dell’UNESCO; è chiamato pure a far parte del Comitato Interministeriale per lo studio dei provvedimenti a difesa della cit­ tà di Venezia (in cui ha modo di farsi ap­ prezzare per il concreto contributo forni­ to) e del Lyons Club. Se notevole è il suo contributo alla ricerca nei vari settori cui la vita ed il lavoro lo chiamano, insostituibile e determinante sarà il suo apporto nel settore che più ci interessa: la conoscenza del mondo delle grotte. Nel 1950, non più giovanissimo (ha già 46 anni), viene a contatto — forse tra­ scinato da un allievo — con il mondo delle grotte; inizia così a scendere nelle cavità del Carso triestino, dapprima con il Grup­ po Triestino Speleologi (con cui il 5 feb­ braio 1950 scende nell’abisso dei Morti) e successivamente con la Commissione Grotte ‘E. Boegan’ dell’Alpina, con i cui speleologi — soprattutto Fabio Forti e Tullio Tommasini — visita parecchie altre cavità. È per lui, buon alpinista, un’esperienza determinante: non si accontenta, come succede a molti, di appagare lo spirito con le bellezze del mondo ipogeo, ma nello 53


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Grotta “Dona". Lo studioso triestino verifica ta sistemazione dei geotermometri.

Grotta Sperimentate “C. Doria

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Sezione e pianta con ie stazioni di rilevamento e le sistemazioni strumentali

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stesso la sua mente razionale individua ben presto un settore di studio in cui c ’è ancora molto da fare : la meteorologia ipo­ gea, campo in cui ritiene possibile e dove­ roso proseguire il discorso interrotto dal­ lo scoppio delle ostilità ed a cui è interes­ sato pure il Gruppo Triestino Speleologi al cui ricercatore Lucio Pipan offre la massi­ ma collaborazione — con consigli sugge­ rimenti e strumentazione — per una ricer­ ca di meteorologia ipogea a vasto raggio. Partendo dagli studi fatti dal Crestani e dal Vercelli (quest’ultimo già direttore dell’I­ stituto Geografico — poi Talassografico — e suo maestro) imposta un programma di ricerche che si sviluppano — dopo un rodaggio quinquennale alla Grotta Doria (1956) ed alla Grotta di Padriciano (1965); con i suoi consigli o sotto la sua direzione il Carso sotterraneo viene studiato — nei principali parametri meteo-fisici — per quasi un quarantennio. I risultati di queste ricerche si concretizzano in relazioni e pubblicazioni (una ventina di studi, dai due primi presentati al l° Congresso Inter­ nazionale di Speleologia, Parigi 1953, al­ l’ultimo uscito sul numero 28 di Atti e Me­ morie deila Commissione Grotte ‘E. Boegan’); ciò nonostante l’enorme massa di dati raccolti in questo periodo è rimasta in buona parte tuttora inedita. Negli ultimi anni, libero ormai da impegni accademici o di lavoro, rivolge gran parte del suo interesse ai vari aspetti del Carso triestino — stagni, raccolte d'acqua, cam­ pi carreggiati, doline, baratri — e all’ap­ profondimento delle conoscenze dei meccanismi che presiedono ai fenomeni meteofisici delle “grotte. Pur senza abban­ donare gli studi meteorologici e la colla­ borazione a varie riviste e giornali, tra­ scorre l’ultimo ventennio raccogliendo (in ciò aiutato dai figli, soprattutto Elio e Gea) dati su dati — temperature, umidità, flus­ so eolico — di numerose grotte “campio­ ne” quali l’ab. dei Cristalli, il sistema gr.

Marcella - gr. Soffiante, la gr. Lazzaro Jerko, la gr. del Maestro. Di qualcuna, come nel caso dell’ab. dei Cristalli, ha il tempo di elaborare e pubblicare un consuntivo che si presenta — al di là dei suo valore come studio su quella singola cavità — come modello di ricerca fisica da eseguire in una grotta. In quarantatrè anni (dal 1937 al 1990) ha dato alle stampe 208 studi dedicati princi­ palmente alla mareografia, sismologia, cli­ matologia; dal 1953 inizia a scrivere anche di meteorologia ipogea, presentando i ri­ sultati delle sue ricerche soprattutto ai congressi, nazionali (Trieste 1954, Sarde­ gna 1956, Como 1958) ed internazionali (Parigi 1953, Bari 1958) di speleologia e di geografia (Trieste 1961). Nell’ultimo ven­ tennio i suoi lavori sono pressoché esclu­ sivamente rivolti al Carso, epigeo ed ipo­ geo, e la sua collaborazione con gli ‘Atti e Memorie’ della Boegan diventa quasi una costante. Sino ad oltre ottant’anni conti­ nua a voler eseguire personalmente l’as­

sunzione delle misure termometriche (chi scrive ha avuto l’occasione, recatosi un paio d ’anni or sono in una voragine per fa­ re un po’ di allenamento su corda, di ve­ derlo intento, assieme al figlio, a misurare temperature ed umidità dell’aria della vo­ ragine stessa), recandosi più volte alla settimana sul Carso: la sua ultima discesa nella Grotta Costantino Doria è del 1986, alla bella età di 82 anni. La malattia poi, che lo costringe a casa per parecchi mesi e sino alla sua morte avvenuta il 30 maggio 1990, non gli impedisce di proseguire lo studio e la discussione dei dati che il figlio continua a portargli. Nel suo caso si può veramente dire di trattarsi di “ una vita de­ dicata allo studio” . La Commissioni Grotte ‘E. Boegan’, che ebbe il privilegio di averlo suo socio per oltre trent’anni e maestro in questo cam­ po sin dall’immediato dopoguerra, lo ri­ corda con affetto e gratitudine. La speleo­ logia riconosce in lui uno dei maestri nel campo della meteorologia ipogea.

Siamo lieti di annunciare che la serie di diapositive didattiche:

PROTEZIONE DELL’AMBIENTE CARSICO predisposta congiuntam ente da CAI e SSI è finalmente disponibile. Trattasi di 48 diapositive che toccano tutti i principali temi relativi alla salvaguardia delle grotte e del carsism o in generale. Le immagini sono racchiu­ se in un contenitore assieme al testo esplicativo. La serie può esser richiesta alla Segreteria della SSI c /o Giampietro Mar­ chesi al prezzo di 30.000 lire + 5.000 (spese di spedizione) da accreditare sul cc postale della SSI n. 58504002.

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ESPLORAZIONI ITALIA

QUASI RECORD Al “TRE LIVELLI” Nuovamente alla ribalta la vulcanospeleologia etnea: 1750 metri di sviluppo e 400 metri di dislivello collocano questa incredibile cavità lavica ai primi posti della relativa classifica mondiale di Rosanna CORSARO e Gaetano GIUDICE (Centro Speleologico Etneo, Catania)

La travagliata storia delle esplorazioni alla Grotta dei Tre Livelli inizia nell’estate del 1964, epoca in cui si scopre l’ingresso principale durante i lavori di sbancamento per la costruzione della strada che collega ¡I paese di Zafferana con il Rifugio Sapien­ za. La grotta si apre In contrada Casa del Vescovo a 1625 metri di quota e viene ca­ tastata con la sigla SI CT 4. Passando sot­ to la sede stradale si raggiunge un poz­ zetto di 7 metri che oggi come allora si at­ trezza con scalette metalliche, la lava In­ fatti riduce in breve tempo a mal partito le corde speleo a causa della sua grande scabrosità. Alla base del pozzo si giunge nel secondo livello e scendendo per pochi metri verso valle, un altro piccolo dislivello superabile in roccia porta al livello inferio­ re. Il primo livello, che è stato abbandona­ to nel discendere il pozzo, continua in realtà con un cunicolo di un metro di dia­ metro dal lato opposto del pozzo stesso, e conduce dopo pochi metri al secondo e quindi, un po’ più In basso, al terzo ingres­ so della grotta. Si tratta in realtà di finestre aperte sulla volta del cunicolo. Tornando al livello Inferiore ci si accorge che la grotta continua sia In discesa sia in salita, passando sotto I due livelli percorsi fin qui, nella caratteristica sovrapposizio­ ne che ha dato il nome a questa cavità. Affrontando la discesa i primi esploratori giunsero presto ad un restringimento del­ la grande galleria (alta 6 metri e larga 4) e quindi ad un cunlcoletto completamente intasato da scorie. Dal lato opposto, verso monte si inerpicarono Invece per quasi 200 metri in una ampia galleria fino ad un crollo di scorie che sbarrava compietamente la strada. Dopo qualche tempo venne tentato uno scavo nella parte a valle della cavità che in breve diede esito positi­ vo. Accompagnati da una forte corrente d’aria i fortunati scavatori percorsero così più di 200 metri di galleria, arrestandosi questa volta presso un cunicolo riempito da un bel laghetto di lava solidificata. La Tre Livelli da allora fino al recentissimo passato non è più stata fatta oggetto di in­ teresse esplorativo, ed ha comunque co­ stituito coi suoi 500 metri di sviluppo per 100 metri di dislivello e con le sue partico­ lari morfologie, uno del più Interessanti fe­ nomeni speleovulcanici dell’Etna. A questo punto entra In scena un perso­ naggio allampanato che oltre ad essere 56

Tre Livelli: il pozzetto iniziale. Si nota in alto il livello superiore di scorrimento.

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caparbio è anche un solitario, a causa del­ la sua professione di pasticciere che gli concede solo il Lunedì come giorno libero e nessuna delle festività di calendario co­ me giorno di ferie. NicolaScaiiaè il suo nome, daqualche an­ no approdato al CSE dopo un passato di speleo fai da te, ma “Talpa” è il suo so­ prannome (se ne può intuire il perché). Il nostro amico infatti, visitando una grotticella il cui ingresso è a soli 200 metri a monte di quello della tre livelli (è costituito da un finestrone sul tetto di una galleria che poi sale ripida per 60 metri) pensa be­ ne che quello sia in realtà un ingresso alto della stessa grotta, e scavando da solo nel cumulo di scoria a monte della suddet­ ta cavità, sbuca nel bel mezzo del conoide di detriti sottostante il finestrone di cui so­ pra. Fin qui niente di eccezionale, si è aumen­ tato lo sviluppo alla grotta di 60 metri ed II dislivello di 2 0 , si è aggiunto un ingresso alto, ma la importanza della cavità resta immutata. Siamo nell’estate dell’89 e fra campo esti­ vo ed attività varie, l’anno finisce rapida­ mente. Nel gennaio del 90 la scoperta del­ l’Importantissima Grotta Leucatia in piena Catania, con l’inestimabile patrimonio ar­ cheologico in essa custodito, ha assor­ bito anche le energie del nostro pasticcie­

re che per un po’ si è dimenticato la sua Tre Livelli. Cessato lo scalpore suscitato da quella scoperta, però la talpa torna al suo tunnel poco convinto che finisca lì. Accompagnato solo da qualche arnese da scavo, disostruisce un accenno di cu­ nicolo nella parte più a monte della grotticella da lui stesso collegata alla tre livelli e, praticamente con le sole mani, si crea un budello lungo circa tre metri nelle scorie di lava, aggirando un più cospicuo osta­ colo. Sbuca quindi in una bella galleria in ripida salita, investito da una fortissima corrente d’aria gelida. La talpa si è arre­ stata solo a quasi 1900 metri di quota, in prossimità della bocca effusiva; più avanti di così non poteva andare, a meno di scendere all’interno dello stesso condot­ to eruttivo, ma in ciò era comunque impe­ dito da un ennesimo sifone (Di lava solida, naturalmente!) A questo punto l’Importanza della grotta Incomincia a cambiare, sia in ambito loca­ le (Con i suol 1100 metri di sviluppo diven­ ta la più lunga del comprensorio Etneo) sia internazionale (con 304 metri di disli­ vello diviene la quarta grotta vulcanica più profonda del mondo — alle spalle della Cueva del Viento, Canerle Spagna, — 515; della Lieviathlanl Cave, Kibwezi Kenia, — 465; e della Ainahou Ranch Cave, Hawaii USA, — 352. Questi dati sono stati

ricavati da una raccolta di informazioni sulle grotte non calcaree del mondo, cu­ rata dal compianto Luigi Ramella nella estate del 1989). Ma la storia non è ancora finita! Nella pri­ mavera del 90 il solito Scalla, questa volta in compagnia di altri amici è di nuovo sulle lave della eruzione del 1792, deciso ad at­ taccare la parte a valle della nota grotta. Cercando di collocare il punto più a valle dellaTre Livelli in relazione alle morfologie esterne della colata, con una trasmissio­ ne tra radio a bassa portata si scopre po­ chi metri a valle di questo presunto punto esterno un budellino di 4 metri che, attra­ verso una stretta finestra, dà su di una ampia galleria. È la scoperta della KTM, prosecuzione a valle della Tre Livelli, una cavità di 650 metri di sviluppo e 100 di di­ slivello, questo porta il complesso a 400 metri di dislivello e 1750 di sviluppo! Anche se il passaggio tra le grotte non è percorribile (Il solito sifone!), esse costi­ tuiscono lo stesso tubo di lava, che per di più, fino al fondo della KTM, è l’unico o co­ munque il principale attraverso il quale la colata si è sviluppata, mantenendosi flui­ da e raggiungendo così quote molto bas­ se in relazione alle bocche. La nostraTre Livelli ha dunque rosicchiato un altro posto nella classifica delle cavità laviche più profonde, collocandosi al ter-

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CENTRO SPELEOLOGICO ETNEO VIA CAGLIARI 15 - 95127 CATANIA GROTTA DEI TRE LIVELLI (SEZIONE)

OG GETTO: LOCALITÀ TAV. IGM

C.DA CASA DEL VESCOVO MONTE ETNA SUD F.262 III S.O.

LATITUDINE

37° 41’ 56"

LO NG ITUDINE

2° 34’ 51”

SIG LA CATASTALE

SI CT 4

SVIL. ORIZZONTALE SVIL. VERTICALE QUOTA S.L.M.

m. 1150

m. 304,64

m. 1625

GIUDICE G„ MARINO A., LIOTTA A., PRIVITERA C„ D’AGATA F„ SCALIA N„ PUGLISI G„ PRIVITERA A., CAFLISH A., DI PAOLA A., LEOTTA A.

RILEVATORI

CLINOMETRO - SQUADRO - FILO A PIOMBO

STRUM ENTI

DISEGNATORI GIUDICE G„

SPELEOLOGIA 24, 1991

DATA

APRILE-GIUGNO ’90

PRIVITERA A.

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Tre Livelli: galleria nuova. Siamo in prossimità deità bocca effusiva. È rimarchevole l'andamento a forra della parte aita in cui si è fermata una parte di lava. zo posto. Il sistema di misurazione dei di­

slivelli nelle grotte laviche consente di sommare due cavità distinte nello stesso tubo di flusso (Del resto anche la Cueva

del Viento e la Leviathiani sono in realtà si­ stemi di più cavità!). Attualmente la «talpa» ed i suoi amici con­ tinuano le prospezioni in zona e non si di­

spera che possano regalare al C.S.E. qualche altra sorpresa da aggiungere a quelle sin qui avute. Le speranze sono tu tt’altro che infondate dal momento che la colata del 1792-93 è molto estesa e complessa ed ha delle morfologie superficiali che fanno pensare all’esistenza di un complesso sistema di gallerie di scorrimento lavico, alcune delle quali sono già da tempo note e catastate (Cassone, Coniglio, Acqua Vitale, etc.). Ad esempio, nel ripido tratto di colata che, dalla bocca effusiva, arriva sino alla S.P. 92 (quota 1650 m circa), è probabile che, oltre al ramo alto della Tre Livelli, si svilup­ pino altri tunnel subparalleli a questo, ma, ammesso che sia possibile l’accesso, non sono prevedibili dei grandi sviluppi a cau­ sa delle limitate dimensioni e spessore del corpo lavico in questa zona e del fatto che il canale principale di scorrimento fu sicu­ ramente quello della Tre Livelli. Invece un'area della colata speleologica­ mente molto promettente è quella che si individua a partire da quota 1500 m sino a quota 1200 m circa. Le morfologie di cam­ pagna cambiano e, da una lava di tipo «aa» (si dice che il nome derivi dal grido emes­ so dagli indigeni hawaiiani che cammina­ vano su questa superficie di scorie frasta­ gliate), si passa ad una «pahoehoe» (su questa gli indigeni hawaiiani passeggiava-

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SPELEOLOGIA 24, 1991


no più piacevolmente perché la superficie non è scabrosa, ma ha delle caratteristi­ che forme «a corda», a «budello», o «a la­ stroni» piani). Questa parte della colata si formò proba­ bilmente quando la lava proveniente da monte incontrò una brusca rottura di pen­ denza in corrispondenza della «Pianura dell’Arcimisa» (come ci testimoniano le fonti storiche), e rallentò il suo corso ver­ so valle, espandendosi lateralmente e svi­ luppando un intricato sistema di tunnel di lava del quale fa parte non solo il ramo a valle della Grotta dei Tre Livelli, ma anche la Grotta del Coniglio, quella di Cassone e chissà quante altre da scoprire ancora. Connessi all’esistenza di gallerie di scorri­ mento sono i «tumuli» di lava che, con il lo­ ro profilo cupoliforme, caratterizzano questa area; si formavano quando l’au­ mento della pressione della lava che scor­ reva nel tunnel, causava la rottura del tet­ to di questo in «zolle» che accavallandosi caoticamente le une sulle altre creano queste tipiche morfologie il cui diametro basale supera spesso abbondantemente 130 m e la cui altezza arriva anche a 2-4 m. Si può pensare all’esistenza di gallerie di scorrimento anche nella zona che, da quota 1200 m, si spinge sino ai fronti della colata, ma è un po’ pretenzioso cercare dei collegamenti con il sistema della Tre

Livelli. Un’ulteriore soddisfazione viene agli spe­ leologi del C.S.E. dall'avere esplorato una cavità la cui formazione è documentata nella «Storia dell’Etna» del canonico Re­ cupero che, vissuto alla fine dell’800, oltre a fare l’uomo di chiesa si dilettava a scri­ vere di «cose di scienza». Se le sue crona­ che possono talvolta fare sorridere lo smaliziato lettore moderno per l’uso di termini poco scientifici e per i particolari fantasiosi che accompagnano la descri­ zione di un evento naturale, ci lasciano però alcune preziose ed insostituibili te­ stimonianze. La sua descrizione dell’eru­ zione del 1792-93 è, ad esempio, estremamente dettagliata per ciò che riguarda l’u­ bicazione delle fratture eruttive, il succe­ dersi degli eventi e la descrizione del tipo di attività. È lui a dirci che «a pochi passi dalla voragine (intendi come tale la frattu­ ra eruttiva) lo strato delle scorie sopra il torrente attaccosi al terreno per i bordi e, staccatosi dal torrente, avendo scavato il terreno per cui scorrea, si fece un alveo profondo più di 30 piedi, e formò come un ponte su cui la gente ha passato da una parte all’altra. Quella volta si è indi conti­ nuata ed ha formato un sotterraneo nel quale è entrata la lava appena uscita dalla voragine». Per chi conosce lazona è immediato intui-

KTM: galleria iniziale. Sul tetto si notano delle piccole stalattiti di rifusione (denti di cane) e sul pavimento ia tipica lava AA.

re che si sta parlando della zona a monte della Tre Livelli e così... abbiamo anche la soddisfazione di avere esplorato un «pez­ zo» di storia!

CENTRO SPELEOLOGICO ETNEO VIA C A G L IA R 1 15 - 95127 C A TA N IA O G G E T T O : GRO TTA KTM (SEZIONE) L O C A L IT À C .D A C A S A D EL VESCO VO T A V . I G M M O NTE ETNA SUD F.262 III S.O. L A T IT U D IN E 37° 41'

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S V IL . V E R T IC A L E m. 99,80

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Q U O T A S .L .M . 1548,85 m

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“MODULAR”: MANIGLIA COMPONIBILE Caratteristica fondamentale della nuova maniglia KONG “MODULAR” è la componibilità dei suoi elementi: lo stesso nucleo bloccante può essere adattato ad usi diversi applicandovi l'impugnatura più adatta. Le tre parti che la costituiscono sono: A) Il bloccante dotato del famoso dente del “CAM CLEAN”, forato per espulsione del fango. Impiegato da solo risulta uno strumento versatile ed eclettico. B) Impugnatura “grande” conforme alle norme U.I.A.A, tipica da alpinismo. C) Impugnatura “piccola” ad ingombro ridotto, tipica da speleologia. Le due impugnature possono essere fissate singolarmente al bloc­ cante per costituire una “MANIGLIA GRANDE” (A+B) o una “MANI­ GLIA PICCOLA” (A+C) in relazione alle esigenze di utilizzo. Collegando tra loro entrambe le impugnature (a loro volta fissate al bloccante) si ottiene una “MANIGLIA A DUE MANI” (A+B+C) per facilitare le lunghe risalite su corda o per recuperi.

MOSCHETTONI E ATTREZZ PER ALPINISMO E SPELEOLOGIA

“PASO DOBLE”: DISCENSORE A 2 VELOCITÀ Il discensore speleo “PASO DOBLE” permette la scelta di due differenti velocità di discesa, in relazione alla posi­ zione d’uso dell’attrezzo. La posizione «V» (rosso verso l’operatore) crea un minor attrito della corda permettendo una discesa più RAPIDA. La posizione «L» (azzurro verso l’operatore) determina una discesa LENTA, dovuta al maggior attrito delle corde sulle pulegge. La doppia possibilità d’uso del “PASO DOBLE” (V = veloce, L = lento) è particolarmente interessante in quanto permette di scegliere la velocità ottimale in funzione del diametro, del­ la condizione e della lunghezza della corda, nonché del peso e dell’abilità dello speleologo. La particolare conformazione del dente posto sulla flangia mobile, permette la chiusura del discensore trattenendo il moschettone durante l'uso. Si consiglia comunque di inserire un moschettone di sicurezza nel foro superiore.

“TURBO”: CARRUCOLA SU CUSCINETTO A SFERE Nuova carrucola montata su cusci­ netti a sfere, che riducono al minimo gli attriti sul perno e l’usura delle pu­ legge durante le manovre di recupe­ ro e di calata. La schermatura del cuscinetto evita qualsiasi infiltrazione di polvere o fango.


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PROTEZIONE DELLE GROTTE

Grottaferrata, 5.2.1990 Spett. S.S.I. sig. Mauro CHIESI via S. Zenone, 6 42100 REGGIO EMILIA Oggetto: problemi di inquinamento nel Lazio Carissimo Mauro, mentre il problema di Carpineto Romano Iangue nella totale insensibilità degli ammini­ stratori locali ma non nella mia ( 1), voglio informarti di quanto sia diffusa net Lazio l'abi­ tudine ad inquinare non solo le aree carsiche ma anche quelle vulcaniche i cui terreni (cineriti, lave) sono pure permeabili e ricchi di faide idriche sotterranee che alimenta­ no oltretutto molte sorgenti minerali utilizzate p e r l'imbottigliamento, nonché incredi­ bilmente ricchi di cavità sotterranee artificiali (se si arriverà a catastarle, occorreranno numeri a sei cifre) di tutte te epoche e di grande interesse archeologico o storico. Dato che continuiamo nella nostra campagna di ricerche sulle grotte ed i santuari ipo­ gei, abbiamo constatato che i dintorni di m olti paesi e, in particolare, i valloni dirupati sopra i quali in genere sorgono g li antichi centri abitati si stanno trasformando in muc­ chi di immondizie sommerse in una vegetazione più impenetrabile della giungla amaz­ zonica (infatti i rovi nostrani lasciati liberi di crescere per oltre vent’anni resistono an­ ce ai più robusto machete, solo il napalm potrebbe aprirci un varco): Inoltre è diventa­ ta un ’abitudine scaricarvi senza alcun riguardo le fogne, le cui portate con la diffusione delle lavatrici, sono aumentate assai. Una volta questi valloni contenevano le vie principali di comunicazione (sentieri, mu­ lattiere); te sponde erano terrazzate e coltivate ad orti; le scarpate tufacee mostrano ancor oggi le imponenti “tagliate" operate dagli Etruschi p e r i collegamenti viari con i soprastanti abitati o altopiani dedicati a cotture estensive. Ora le strade sono tracciate su terreni meno impervi e gli o rti abbandonati. Nessuno percorre più questi valloni, tranne gli speleologi in cerca di grotte (e i tombaroli, nella toro instancabile azione di distruzione del patrimonio archeologico). Fare un censimento di questi inquinamenti sarebbe molto impegnativo, sono troppi; col tempo e la pazienza... si vedrà. Ma recentemente abbiamo avuto un 'esperienza che proprio nella nostra lunga carrie­ ra speleologica non c ’era ancora capitata; ti mando una noticina (2) in stile tragicomi­ co perché, e questo è il punto, penso che non resti più che riderci sopra un poco se vogliamo sopravvivere. Ridere p e r non piangere. Intervenire col sorriso sperando di ottenere un po 'più d'ascolto di una lettera acida e, sia p u r giustamente, incazzata, che non fa più effetto. Scrivo pensando alla rubrica Protezione delle Grotte, nella convin­ zione che vivacizzandola si possa ottenere qualche consenso in più. Che ne pensi? Con i più cordiali saluti, anche da Alberta ed Emanuele che, questa volta, ha dovuto pure lui immerdarsi per andare in grotta. Giulio Cappa (1) Ho dato copia di Speleologia n° 23 a Vincenzo Battisti d i Carpineto perché la faccia vedere ai suo Sindaco e g ii faccia capire che ia S.S.I. non demorde. (2) Alla nota è allegata copia delia scheda sulla grotta santuario e qualche foto significativa.

“PRIMA DI PREGARE È BENE FARE PENITENZA” Il 17 giugno 1990 passando da Castel S. Elia, piccolo borgo vicino a Nepl (Viterbo) ricco di ricordi storici di varie epoche, il parroco ci segnalava l'esistenza di una piccola cappella ipogea, dedicata a S. Leonardo, contenente affreschi, assai fre­ quentata fino a qualche decennio fa ma ormai relegata tra I dolci ricordi del passa­ to. SPELEOLOGIA 24, 1991

Dato che stava preparando la celebrazio­ ne liturgica del “Corpus Domini” , si scusò di non poterci accompagnare; né, d’altra parte, c ’era posto dove parcheggiare l’au­ to, tutto il paese era sottosopra per l’im­ minente processione: perciò proseguim­ mo per la vicina Sutri, nel cui pressi di chiese e cappelle ipogee ce n’è sempre una di più di quelle che si conoscono. Fu così che tornammo a Castel S. Elia sei mesi più tardi, Il 13.1.1991. I gentilissimi

paesani subito ci indicarono, dall’alto di una terrazza prospiciente sul profondo solco del fosso che scende da Nepi e più giù sbocca nel F. Treia presso Civita Ca­ stellana, la posizione della grotta al piedi di una parete verticale tufacea alta una ventina di metri: “è laggiù, a nemmeno cento metri, sotto l’ultimo sperone, basta seguire i sentiero... ma è tanto tempo che nessuno ci va più...” . Il sentiero comincia a scendere di fianco alla terrazza, presso il Monumento ai Ca­ duti: è una scalinata regolare, ben tenuta e pulita, che porta al sottostante Ufficio Tecnico Comunale. Due metri oltre, l’am­ biente cambia bruscamente: si scende tra gradini sconnessi coperti d’erbacce, poi cominciano i rifiuti. Prima bottigliette di plastica e vetro, stracci..., poi oggetti più grossi, catini rotti, damigiane sfonda­ te; quindi interi elettrodomestici. Da dove vengono queste porcherie? Ma che dia­ mine, dalla cima della scarpata sovrastan­ te, dove si allineano le case del paese che godono di una stupenda vista, a patto di non guardare troppo in basso (ma eviden­ temente gli abitanti soffrono le vertigini). Il sentiero è ancora riconoscibile ma occor­ re avanzare con cautela per non sprofon­ dare tra un rottame e l’altro, cercando di schivare le ortiche “arboree” ben nutrite da tanto concime. E, al tempo stesso, af­ frettarsi : non si sa mai che buttino dall’alto qualche altra immondizia, perché i caschetti speleo non sono collaudati contro la caduta di una lavatrice da venti metri. Quando finalmente la grotta è in vista, si scopre che occorre passare sotto una ca­ s c a te li a doccia, che scende all’alto della rupe. Niente paura, il casco e la tuta spe­ leo proteggono dagli spruzzi d'acqua... ma In questo caso si trattava di liquami densi e profumati! Niente da fare, la ca­ scata non può essere evitata, a meno di fare un giro di un buon chilometro In mez­ zo ai rovi. Per noi la realtà era ancora peggiore : pen­ sando asoli 100 metri di sentiero frequen­ tato dai vecchietti del paese e ad una cappelletta affrescata, eravamo in abiti nor­ mali. Questo non ci fermò, passammo te­ nendo sopra la testa una tinozza rotta (vantaggio della presenza di immondizie) a mo’ d ’ombrello, raggiungemmo la grot­ ta, la esaminammo, rilevammo e fotogra­ fammo. La cappella di S. Leonardo meritava il sa­ crificio: contiene un interessante altare ri­ cavato tutto dalla rocca viva e diversi af­ freschi che per l’abbandono e la scom­ parsa della porta, che li proteggeva dalla 61


troppa luce, stanno però svanendo. Meriterebbe anche più rispetto ed un bri­ ciolo di migliore conservazione ma forse la cascata immonda è un nuovo sistema per la protezione delle antichità, escogita­ to dai locali per mancanza di fondi della Soprintendenza. Dietro la cascata si apre un’altra cavità: probabilmente non contiene nulla di inte­ ressante ma, per arrivarci, occorrerebbe la muta stagna ed un nuovo modello di au­ torespiratore che protegga anche da mi­ crobi e virus. Al ritorno nel cosiddetto mondo civile puzzavamo di fogna in modo indegno; ancora adesso gli amici ci chie­ dono se abbiamo l’abitudine di trasporta­ re suini in macchina. A casa fu necessario lavare tutti gli indumenti... con la masche­ ra antigas in faccia. Il problema della protezione delle grotte dalle devastazioni e dagli inquinamenti sappiamo quanto è grave... tuttavia come si fa a convincere la gente del posto sui ri­ schi di inquinamento delle falde idriche sotterranee quando si constata che non si preoccupano nemmeno di vivere con lo scarico di immondizie e liquami sotto le loro finestre? E questo persino dove essi stessi sanno benissimo che esiste un luogo sacro, vec­ chio di secoli (anzi, millenni visto che la cappella è ricavata da tombe falische di 2500 anni fa), che era caro e rispettato dai ' loro nonni e genitori? A. Felici, G. & E. Cappa

GROTTA DI S. LEONARDO

( a r t if ic ia le )

Prov. Viterbo Comune Caste! S. Elia Valle: Fosso dei ponte o di Castello (T. Treia, F. Tevere) Monte: scarpata a Sud dell'abitato (Monti Cimi­ mi Terreno geologico: Pleistocene - colate piro­ clastiche coerenti a matrice cineritica Carta I.G.M. 1:25.000 143 I SE NEP1 (1940) Quota: 195 m s.l.m. ( ± 5 ) Long. CPOS’OO", 5 Ovest M. Mario Lat. 42? 1453", 2 Nord UTM 33T TG 8299 8094. Itin e ra rio /dalla piazzetta antistante la por­ ta di accesso all’antico borgo di Castel S. Elia, che si affaccia alla valle con un terraz­ zo-belvedere con Monumento ai Caduti, si scende per scalinata al sottostante Uffi­

cio Tecnico comunale; la scalinata prose­ gue verso il basso, in stato di totale ab­ bandono e ricoperta di rifiuti; dopo qual­ che metro essa svolta a dx. e ripassa sot­ to il terrazzo-belvedere costeggiando una scarpata traforata da tombe rupestri, de­ vastate e trasformate in ovili, terminata la discesa (circa 20 m di dislivello dalla ter­ razza), si prosegue in salita e poi in piano,

interno della cappella diS. Leonardo: a sinistra l ’altare scolpito nella roccia, a destra un'abside con tracce di affreschi (foto: E. Cappa)

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costeggiando la base della parete roccio­ sa per tracce di sentiero, restando so­ praelevati di circa 70 m sul livello del to r­ rente di fondovalle. SI continua così, In di­ rezione WSW, passando tra ortiche, can­ ne e mucchi di immondizie; si incontra un ampio riparo artificiale, di probabile riuti­ lizzazione medioevale in relazione al culto della vicina cappella ipogea; quindi si pas­ sa sotto una cascata di liquami. Immedia­ tamente dopo, ad un centinaio di metri dalla terrazza ed ai piedi di uno sperone ben visibile da essa, si apre l’ingresso del­ la grotta-santuario, che in antico, era mu­ nito di porta ad un battente (ne restano solo i cardini di ferro). D e s c riz io n e : la grotta è composta da una sala principale, luogo del culto, più una seconda saletta, accessoria; più oltre altri due piccoli ambienti sono aperti verso val­ le a mo’ di ripari. Ulteriori due ripari simili precedono, venendo dal paese, la grottasantuario. La sala principale, oltre alla por­ ta d ’accesso, presenta una finestruola che la illumina fino al fondo. SI entra a sini­ stra, sulla destra si nota un’abside semicircolare con tracce d’affresco, in parte costituita da blocchi squadrati di tufo. Nell’angolo destro interno esiste una nic­ chia che accoglie l’altare, preceduto da due gradini, il tutto scavato nella roccia vi­ va e privo di affreschi. Davanti all’abside si trovano due bassi gradini in salita e in centro all’abside v’è un lieve affossamento del pavimento che fa pensare ad un fonte battesimale (o alla SPELEOLOGIA 24, 1991


base di una statua o di un altro altare). Tra l’abside e l’altare si trova un’acqua­ santiera ed un piccolo ripiano per gli arre­ di sacri (calice, ampolline), entrambe sca­ vati nella viva roccia. Una porta larga oltre un metro, allargata da successivi crolli, conduce alla seconda saletta, a sinistra dell’ingresso: essa è spoglia e la sua parete esterna è costruita in blocchi squadrati di tufo, tra i quali si apre un’elegante monofora ad arco che provvede ad illuminare l’ambiente. In fon­ do, un foro circolare nella roccia di 85 cm consente di accedere ad un ripiano, aper­ to e costituito da due nicchie affiancate. Sul pavimento della saletta giace un mas­ so che in origine costituiva uno dei due stipiti della porta di separazione alla sala principale. Tutto il resto del pavimento, pianeggiante, è ricoperto da detrito fine: qua e là emerge il sottostante pavimento roccioso. Sulle pareti si aprono varie nicchie, troppo piccole per contenere inumazioni ma pro­ babilmente sufficienti per accogliere urne cinerarie. L’abside confina con un altro piccolo ripa­ ro, al di là del quale se ne trova un quarto, più ampio ma irraggiungibile a causa della pioggia di liquami che cadono davanti al suo ingresso. Tutti questi ripari appaiono come antiche tombe etrusche o falische, la cui parete antistante è scomparsa per l’arretramento della parete rocciosa esterna. I due ambienti ipogei sembrano essere stati in origine tombe analoghe, ma più grandi e scavate più in profondità: la crea­ zione della cappella rupestre ha compor­ tato poche modifiche, essenzialmente la creazione dell’altare e dell’abside (per la quale è stato necessario costruire un’o­ pera muraria di separazione dal vicino ri­ paro) e la costruzione di una parete ester­ na per rimpiazzare quella naturale, crolla­ ta. Le quattro zone affrescate sono molto mutili e le immagini abbastanza sbiadite, per cui attualmente la loro lettura è quasi impossibile. Di fronte all’altare, la parete della nicchia anziché essere verticale si presenta arro­ tondata come se in passato fosse stata progressivamente scalpellata per l’aspor­ tazione rituale di piccoli frammenti di roc-

La discarica di immondizie (foto: £ Cappa)

eia del santuario. R ilie vo : G. & E. Cappa - 13.1.1991 (scala 1 : 100) .

ingresso delia cappella di S. Leonardo: a destra della tinozza cadono a doccia i liquami (foto: E. Cappa)

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V. ITALIA ULTIME ESPLORAZIONI NELLA GROT­ TA MASERA La grotta Masera (Lo Co 2213) si trova lungo la costa del Larlo fra Como e Bellagio. li suo Ingresso è ampio ed invitante e la sua caratteristica di essere una risor­ genza temporanea con un flusso di pieno regime di almeno 1m3/sec, fa sì che essa sia da sempre conosciuta dagli abitanti del vicino paese di Nesso. La Masera si forma nel calcare di Moltra-

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sio (Giurassico-Lias Inferiore) tipico della zona, colore grigio chiaro fino a nero e ben stratificato. Gli strati (spessore 20/30 cm.) sono ab­ bastanza regolari con immersioni di circa 20° ed inclinazione di 30°/35°. La grotta si sviluppa per tutta la sua lun­ ghezza lungo le superfici di strato. La vol­ ta è costituita da un ietto di strato e la pen­ denza dipende dalla direzione della galle­ ria: massima quando questa è parallela al­ l’immersione degli strati, nulla quando è parallela alla loro direzione, cosicché va­ riano anche le sezioni in due forme tipi­

che: più o meno triangolari nei tratti oriz­ zontali (direzione degii strati), e rettango­ lare nei tratti inclinati (immersione degli strati). La sorgente temporanea è un troppo pie­ no di un sistema idrico che ha la sua sor­ gente perenne nella Frigirola a 732 m in li­ nea d’aria e 34 m di dislivello dall’ingresso della Masera e che in regime normale ha una portata di circa 10 l/sec. Si è stabilito che quest’acqua proviene dal 2 ° sifone a —120 m dall’ingresso e che fuoriuscendo da quest’ultimo si infiltra in uno stretto cu­ nicolo uscendo dalla Frigirola dopo 1h e

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15’. In regime di piena essendo la sezione del cunicolo troppo stretta per smaltire tutta l’acqua, succede che questa riempia tutte le gallerie superiori fino a fuoriuscire dall’ingresso della Masera. Un fenomeno curioso ed abbastanza uni­ co è che gli abitanti della zona sanno con qualche ora di anticipo che la sorgente sta per “buttare” , a causa di un boato prove­ niente dall’Interno della cavità provocato dal passaggio attraverso il sifone pensile di alcune decine di migliaia di m3 di aria In tempo breve. La sovrapposizione Interna dovuta alla massa d ’acqua in risalita pro­ voca uno squilibrio fra i due specchi del si­ fone pensile finché sfugge una grossa bolla d ’aria generano il “rombo” e riequili­ brando momentaneamente la pressione. Le prime esplorazioni iniziano nel 1925 e sono il Gruppo Grotte Milano ed il Gruppo Speleologico Comasco che se ne occu­ pano fino a fermarsi davanti ad un sifone pensile a —70m di profondità dall’ingres­ so. Nel 1962 Tito Samorè (speleosub del G.G.M.) passa il sifone pensile che oltre a dimostrarsi corto e poco profondo, svela la prosecuzione aerea e discendente. Altre spedizioni continuarono le esplora­ zioni lungo due scivoli molto fangosi e due passaggi suborizzontali che terminavano davanti ad un secondo sifone, quello da cui fuoriesce l’acqua che nuovamente in­ ghiottita formerà la sorgente Frigirola. Nel '68 viene forzato il secondo sifone e

G RO TTA

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quindi un terzo ed un quarto. Nel '69 dopo una breve risalita viene raggiunto ed esplorato fino a —28m il 5° sifone. Il problema generale di queste esplorazio­ ni è in primo luogo il fatto che lo stretto scivolo sabbioso attraverso il quale si rag­ giunge il 1° sifone, normalmente è chiuso dalla sabbia che si accumula a causa della pendenza. I tentativi fatti di svuotarlo manualmente con secchi si sono sempre rivelati faticosi lunghi ed infruttuosi. Agli inizi del 1990, probabilmente grazie ad una piena, il cunicolo si è svuotato dalla sabbia. L’occasione è stata colta al volo e parec­ chi gruppi lombardi hanno collaborato per poter avanzare l’esplorazione. Nel giro di 4 domeniche hanno lavorato il Gruppo Speleologico Lecchese, il Gruppo Grotte Busto Arsizio, l’Associazione Speleologi­ ca Bresciana, il Gruppo Speleologico Co­ masco e lo Speleo Club Orobico. II lavoro è stato abbastanza impegnativo soprattutto per i trasporto del materiale subacqueo. Lo scopo era di rivedere e completare il ri­ lievo del 2°, 3°, 4° sifone, raggiungere di nuovo II 5° sifone e proseguire l’esplora­ zione. Il primo sifone pensile (profondità 1m e lunghezza 3m) nonostante dopo il primo passaggio l’acqua diventasse veramente torbida, è stato superato da molti anche non esperti speleosub grazie ad una cor­

da speleo fissata saldamente ai due capi. Il 2°, 3°, 4° sifone sono stati percorsi da Luigi Casati, Beatrice Dell’Oro e Mauro Cavalieri e ne è stata rifatta anche la topo­ grafia con una certa facilità a causa della bassa profondità e dell’acqua che si man­ teneva abbastanza limpida. Questi sifoni sono molto affascinanti poi­ ché grazie alla acqua cristallina si può os­ servare tranquillamente la forma triango­ lare dei passaggi descritta da rocce lisce e pulite e dalla sabbia depositata sul fon­ do. Uscendo da questi sifoni si vede una ca­ s c a te li che fuoriesce da una stretta fes­ sura sullo stesso Interstrato. La prosecu­ zione è all’asciutto lungo una salita roc­ ciosa per raggiungere II 5° sifone. Solo Luigi Casati si è immerso qui durante l’ulti­ ma esplorazione, scendendo a —75 m di profondità in un tempo complessivo di 50’. L’avanzamento negli ultimi 40 m di svilup­ po si è dimostrato molto pericoloso poi­ ché il sifone, oltre ad essere stretto con una pendenza di 45°, è pieno di sabbia che al passaggio scende e si sposta minac­ ciando di ostruire la risalita. Questo sifone si presenta come uno del più profondi In Italia all’Interno di una cavi­ tà, e dalla topografia si può notare come la profondità raggiunta sia vicina al livello di uscita della sorgente Frigirola sia anche al livello del lago. Mantenendosi aperto il cunicolo che por-

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ta al primo sifone il programma per le prossima immersioni non sarà più rivolto alla continuazione lungo il 5° sifone, ma piuttosto si tenterà di seguire in favore di corrente, la perdita dell’acqua verso la Frigirola anche se si è ben consapevoli delle difficoltà. (Beatrice Dell'Oro - Luigi Casati G.S. Lecchese C.A.I.)

ESPLORAZIONI SPELEOSUB NELL’ABISSO DI TREBBIANO Nell’ambito delle ricerche ed esplorazioni previste dal PROGETTO TIMAVO, le squadre speleosubacquee delle due So­ cietà organizzatrici hanno recentemente iniziato una campagna esplorativa nel si­ fone di entrata dell’Abisso di Trebbiano, a 330 metri di profondità. Durante le prime immersioni è stato individuato, parallelo al sifone finora conosciuto, un ramo nuovo tuttora in corso di esplorazione, in direzio­ ne sud, che presenta buone possibilità di prosecuzione, limitata tuttavia dall’elevata torbidità. Alcune ricognizioni delia volta del sifone hanno permesso di individuare un’ulteriore caverna emersa, sulla cui vol­ ta si notano due camini. Per superare le attuali difficoltà logistiche del trasporto bombole a tale profondità, verrà allestito un campo base fisso, at­ trezzato anche con compressore elettri­ co di ricarica. Parallelamente proseguiranno le periodi­ che analisi idrogeologiche e chimiche, tuttora in atto, e inizierà una nuova serie di studi biospeieologici nella cavità. (Gabriele Crevatin S.A.S. Trieste)

NOTIZIE DALLA SARDEGNA Un fortissimo e super attrezzato team di speleosub C e c o s lo v a c c h i ha condotto in questi giorni esplorazioni sistematiche nella famosa Grotta del Bue Marino (Dorgali) nel Lago Smeraldo e nel Lago Nero, ottenendo risultati oltremodo interessan­ ti. In particolare: - L ago S m e ra ld o , proseguendo oltre la sa­ la all’asciutto da noi precedentemente in­ dividuata e superando 8 sifoni, gli speleosub cecoslovacchi sono emersi'nel Lago Abissale e da qui al Lago Nero attraverso il sifone menzionato nella precedente cor­ rispondenza. - L a g o N e ro : una volta trovata la sagola di 200 m posizionata dal sottoscritto e da Axel Mahler, essi hanno proseguito per altri 200 mt circa emergendo in un vasto lago dove erano presenti due diramazioni. In quella alla destra di chi emerge vi era una sagola guida di Hasenmeyer (indivi­ duata per tale da una sua particolarità...) con una piccola targhetta indicante “500 m” ; su quella a sinistra si “immergeva” un’altra sagola guida. Non si ha ancora idea da dove Hasenmayer sia provenuto. Le esplorazioni sono ancora in corso e noi siamo purtroppo tagliati fuori per le diffi­ coltà a comunicare nelle lingue a loro co­ nosciute; per poter avere queste notizie si è dovuto ricorrere a improvvisati interpre­ ti. Un piccolo commento finale: benché gli speleosub locali abbiano individuato per primi le Interessanti prosecuzioni della grotta, sono sempre gli agguerritissimi team non italiani (francesi, cecoslovacchi ecc.) a completare le esplorazioni. Que­ sto perché principalmente non esiste in

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Sorgente La Pissa (BL) Entrata nei sifone a -60 m dall’ingresso (foto: A. F/leccia)

zona una forte e motivata componente speleosubacquea, oltre alle difficoltà che si Incontrano nel cercare gli indispensabili supporti logistici, per cui le esplorazioni sono affidate più che altro alla buona vo­ lontà del singolo e dei suoi limitatissimi mezzi. Secondariamente perché sono tal­ mente assenti i contatti con gli speleosub continentali che spesso vengono nelle nostre località e con i quali sicuramente si sarebbe potuto lavorare, unendo forze e mezzi. (Leo Fancello)

ATTIVITÀ DEL GRUPPO GROTTE TREVISO - Risorgenza del Meschio (V. Veneto, TV) : finalmente dopo anni di inutili tentativi per la forte corrente, grazie ai mesi di siccità del 1989-90, siamo riusciti a risalire la fa­ mosa cascata che bloccava l’esplorazio­

ne a ca 80 m dall’Ingresso. Dopo 20 m di risalita in un budello vertica­ le dalle pareti scivolose un altro sifone pensile, dall’acqua cristallina è stato per­ corso per ca 60 m, eravamo in due e l’at­ trezzatura speleosubacquea non proprio canonica, così abbiamo deciso di ritorna­ re. Purtroppo le piene frequenti non ce l’han­ no ancora permesso e l’esplorazione è ancora ferma. - Sorgente del Forame (Montello, TV) : sia­ mo ancora fermi a — 15m, In una strettola con visibilità zero a ca 30 m dall’ingresso, l’aria delle bombole stacca il fango dal soffitto: classico sifone per apneisti. - Risorgenza La Plssa (Sedico, BL) : la visi­ tiamo ai primi di gennaio con l’acqua vici­ no all’ingresso, dopo 20 giorni il livello è sceso di 50 m (II). Il sifone sembra promettente e l’acqua SPELEOLOGIA 24, 1991


3m) con particolari difficoltà di supera­ mento che lo hanno Indotto a quel tempo a desistere in quanto l’immersione si sta­ va protraendo più del previsto a profondi­ tà elevate. Ora le esplorazioni continuano sperando che il meandro conduca alla continuazio­ ne della condotta principale che potrebbe proseguire fino alla profondità di — 110 . Sempre dal bollettino della Commissione speleosubacquea dell’Union Belge de Speleologie, viene tratta la lista dei sifoni più lunghi e profondi in Belgio, alla data del 1° Gennaio 1990. A. PROFONDITÀ (>30m ) 1. Résurgence d ’Eprave: —84m (Pauwels M „ 1989) 2. Résurgence de Goffontaine: —55m (Pauwels M., 1989) 3. Grotte de Remouchamps (S3): —46m (Pauwels M., 1989) 4. Grotte de Han (Gouffre de Belvaux): -4 5 m (Bastln J.P. 1988) 5. Grotte de Han (S4): —32m (Pauwels M „ 1986) limpida; ritorniamo in 5 trasportando l’at­ trezzatura per un sub (Giovanni) che si immerge con un bibo 7x7 I., senza troppa fortuna, anche perché gli si slaccia il cin­ turino dell’orologio che naturalmente non ritrova: visibilità 15 cm, prof. 10 m, distan­ za 20 m, continua. - Bus de la Genziana (Cansiglio, TV) : sifo­ ne di fondo a ca 600 m di profondità. In due uscite nel febbraio 91, con l’appog­ gio del gruppo speleo CAI di Padova, ar­ miamo e trasportiamo l’attrezzature per un sub (Alessio). Il motivo principale è rilevare il cunicolo al­ lagato, in parte esplorato da Savio alcuni anni fa. Dopo circa 70 m angusti di cui 7 m larghi ca40cm , la volta si abbassa di molto, ma il cunicolo prosegue. (Alessio FUeccia dir. Scuoia Naz. Speieosub S.S.i.)

GRAN BRETAGNA LA PIÙ LUNGA GROTTA SOMMERSA NEL REGNO UNITO John Cordingley coadiuvato da alcuni

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speleosubacquei inglesi è riuscito a riuni­ re e confrontare le molte informazioni ed i molti rilievi svolti negli ultimi 15 anni da di­ versi speleosubacquei riguardanti i sifoni e passaggi semisommersi fra la grotta Keld Head e la grotta West Kingsdale Ma­ ster. Keld Head era già da molto tempo il siste­ ma carsico sommerso più lungo e più im­ portante del Regno Unito. Ora si prevede una maggior estensione grazie alle ultime esplorazioni e scoperte effettuate nel ra­ mo orientale Kingsdale. Al momento (secondo i rilievi effettuati fi­ no al 26.11.1990) la lunghezza totale di tutta l’area è di 4814 metri. (Alessio Fabbricatore)

BELGIO RESURGENCE D’EPRAVE Sin dal 1984 la “ Resurgence d’Eprave (Rochefort) è stata oggetto di innumere­ voli esplorazioni che hanno portato Mi­ chel Pauwels neH’aprlle del 1990 alla pro­ fondità di —84. A tale quota Pauwels ha Incontrato un meandro stretto ed alto (1 x

B. SVILUPPO ( > 100m) 1. Grotte de Remouchamps (S2/S3): 300 m 2. Grotte de Han (S4): 255m 3. Grotte de Han (Gouffre de Belvaux): 180 m 4. Résurgence d’Eprave: 170m 5. Sourd d’Ave: 145m (Pauwels M., 1985) 6 . Grotte de Han (S2): 110m (Gillet R., Hoenraet E., Pauwels M., 1985) 7. Résurgence de l’Isbelle (S1): 93m (De Block, 1962) C. SVILUPPO TOTALE DELLE PARTI SOMMERSE ( > 100m) 1. Grotte de Han: 842m (11 siphons) 2. Grotte de Remouchamps: 290m (3 si­ phons) 3. Grotte de Hotton: 192m (6 siphons) 4. Résurgence d ’Eprave: 170m 5. Sourd d ’Ave: 145m 6 . Résurgence de l’Isbelle: 107m (3 si­ phons) (N.B.: En crue, siphon unique de 296m) 7. Résurgence de Goffontaine: 102m (2 siphons) (Alessio Fabbricatore)

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INCONTRO INTERNAZIONALE DELLA COMMISSIONE SPELEOSUBACQUEA DELL'UNIONE INTERNAZIONALE DI SPELEOLOGIA I rappresentanti della Commissione spe­ leosubacquea dell’U.I.S. si sono riuniti ad Ebensee in Austria dal 13 al 16 settembre 1990. I partecipanti provenienti dall’Au­ stria, Bulgaria, Cecoslovacchia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Svizzera, hanno avuto ia possibilità sia di discutere i pro­ blemi internazionali inerenti alla speleolo­ gia subacquea sia di confrontare le varie tecniche ed equipaggiamenti durante le immersioni in cavità. Le immersioni sono state effettuate gra­ zie all’interessamento dell’organizzatore dell’incontro, Hermann Kirchmayr, che ol­ tretutto è il responsabile del soccorso speleosubacqueo austriaco. Ci si è im­ mersi nella risorgiva Nestberg, nella Kessel e nelle grotte vicino Bad Ischi. All’apertura dei lavori, dopo l’incontro con il sindaco di Ebensee, c ’è stata la presen­ tazione ufficiale dell’“ U.I.S. Cave diving magazine” . L’edizione 1990, edita da Alessio Fabbricatore, ha riscontrato note­ voli consensi. La discussione si è poi incentrata sugli standards di preparazione dello speleo­ subacqueo e sull’instaurazione di un bre­ vetto internazionale presentati a Buda­ pest durante il Congresso internazionale di speleologia e pubblicati sul “ Cave di­ ving magazine” . Riguardo il secondo punto si era ipotizza­ to un brevetto unificato tra l’Unione Inter­ nazionale di speleologia ed il Comitato mondiale attività subacquee ma per il mo­ mento questa possibilità non sembra fat­ tibile. Sulla base delle proposte di allena­ mento ed istruzione è stata proposta la pubblicazione di un manuale internazio­ nale di speleologia subacquea. Il manuale sarà edito in lingua inglese ed avrà la se­ guente suddivisione di capitoli: 7. Introduzione: caratteristiche basilari della speleologia subacquea e del suo ambiente. 2. Storia della speleologia subacquea: relazioni di immersioni in grotta dal 18’ ai 18 secolo: esperienze e sviluppi; miglioramenti durante il nostro secolo e previsioni future. 3. Speleologia subacquea : tipi di grotte e toro sviluppo; caratteristiche delle rocce carsiche; vari tipi di sifoni e loro caratteristiche; pericoli relativi all'ambiente sotterraneo sommerso; pericoli in una grotta prima e dopo un sifone. 4. Equipaggiamento speleosubacqueo: requi­ siti essenziali dell'equipaggiamento e compa­ razione con quello usato in acque Ubere; ero­ gatore, bombole e loro assemblaggio; muta, equilibratore idrostatico, pinne, maschera, aeratore, luci, strum enti di misura, coltello, casco, sagola guida, miscele di gas e relative proble­ matiche. 5. Controllo dell'equilibrio idrostatico durante l'esplorazione in grotte sommerse: importanza de ll’efficienza deH'equilibratore idrostatico. Controllo de ll’equilibrio idrostatico e della p o ­ sizione del corpo sia in movimento che da fer­ mi. 6. Progressione in cavità sommersa: importan­ za delle tecniche d i avanzamento. Limitare il sollevamento d i sedimenti con un corretto uso delle pinne e degli arti. 7. Utilizzo della sagola guida e sua importanza: // tipo d i materiale, lo svolgisagola e la segnatu­ ra. Sagola guida permanente e temporanea. 8. Situazioni d'emergenza: regote fondamenta­ li p e r una corretta soluzione. Situazioni d'em er­ genza relative alla sagola guida (rottura, spo­ stamento), all'erogazione de ll’aria, all'illumina­ zione, a! blocco de ll’erogatore, alla perdita del-

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Incontro internazionale della commissione speleosubacquea dell’Unione Internazionale di Speleologia. 13-16 settembre 1990 Ebensee LISTA DEI PARTECIPANTI nome

indlrlzzo

club

1

Alexander MIKHOF

Storgozla Complex, B1.11 Ent. 2, Ap. 18,5800 Pleven Bulgarien

“ Studenez” Pleven

2

Hristo MERDSANOV

Drouzhba Complex, B1. 224, Ent.G, Ap.11, 5800 Pleven, Bulgarien

»

3

Theodore TSACHEV

Grenaderska Str 39/G 5800 Pleven, Bulg.

»

4

Thoctarides KOSTAS

Aristomenoys 130 104 46 Athens, Greece

Helllnlc Spei. Soc.

5

Werner GAMSJÀGER

Schneckgasse 6 A-3100 St Pölten

Österr. Wasserrettung

6

Maria GAMSJÀGER

>,

,,

7

Giannopulos VASSILIOS

Dlmitradou 11 21100 Nafplion Greece

Greec Ministry of Culturs, Dep. of Paleant. Spei

8

Kontrolozsos THEOLOGOS

Zoxioy 5 Athens, Greece

»

9

Jurko LAPANJA

Via Camdi 4 34170 Gorlzia, Ital.

C.R.C. C. Seppenhofer

10

Alessio FABBRICATORE

Via Fatebenefratelli Nr 26, 34170 Gorlzia Italy

C.A.I., Comm. Grotte Boegan" Trieste

11

Hermann KIRCHMAYR

Lindenstrasse 6 A. 4810 Gmunden

Verband Österr. Höhlenforscher

12

Wolfgang FAHRENBEGER

Albrechtsbergstr. Nr 2, A-3390 Melk

LVH Wien u NÖ

13

Michael MEYBERG

Hürstringstrasse 6 CH-8046 Zürich

Verband deutsch. Höhlen u Karstforscher

14

Bettina RINNE

Hürstringstrasse 6 CH-8046 Zürich

15

Ferdinand SMIKMATOR

Plankengasse 6 A-2700 Wr. Neustadt

Verband österr. Höhlenfor­ scher

16

Wolfgang MORLOCK

Bllfingerstrasse 79 D-7149 Freiberg/Ne

UlS-Kommissio, deutsch. Hö. u scher

17

Monika MORLOCK

»

18

Claude TOULOUMDJIAN

125 Rue Jaubert F-13005 Marseille France

Centre de Plogee et Rech., F.F.E.S.S.M.

19

Philippe LANCE

984 Duquesne, Rue des Pol­ lus Dörlent F-54 800 Villers, Fr.

3 L GAS

20

Frantlsek Tomas PISKULA

Olbrachtovo nam 3 624 OO B r n o Czechoslovakia

Czech Speleological Society

21

Michal PISKULA

Ondrova 23 635 OO B r n o Czechoslovakia

»

22

Donatella CERGNA

Via Fatebenefratelli Nr. 26, I-34 170 Gorizla

Club Alpino Italiano

23

George MOSCHONAS

13 Proteos Str., 17561 P. Fallro Hellas

Hellenic speleol. Society

24

Markus FLURY

Haldenstrasse 5 CH-6300 Zug

OGH/SGH Schweiz

25

Peter LUDWIG

Albert Schöpfstr. 66 4020 Linz

LVH f OÖ Linz, NSS

26

Dr Stephan KUCSKO

Habsburgergasse 3 A-1010 Wien

ASC

»

“ E.

Verband Karstfor­

»

SPELEOLOGIA 24, 1991


l'attrezzatura, alla perdita d i contatto con il compagno in immersione, alla scarsa visibilità, alla perdita dell'equilibrio idrostatico problem i relativi all'ambiente. 9. Il fattore umano nella speleologia subac­ quea: predisposizione fisica e psicologica, problem i fisiologici specifici (consumo d ’aria, freddo), aspetti psicologici, stress, panico e lo­ ro prevenzione. Filosofia dell’immersione sicu­ ra. 10. Decompressione: condizioni specifiche per la decompressione in grotta sommersa. Decompressione seguendo le tabelle relative a ll’uso dell'ossigeno. Decompressione con computer. 11. Trasporto del materiale e programmazione dell'Immersione. Preparazione del materiale p e r il trasporto In qualsiasi situazione sia essa semplice o complicata. Organizzazione del tra­ sporto. Discesa difficoltosa con entrata nel­ l'acqua direttamente dalla corda. 12. Importanza della programmazione dell'e­ splorazione: pianificazione deH'utilizzo e con­ sumo d e ll’aria, distanza massima da raggiun­ gere, profondità massima e tempo limite, pro­ grammazione del numero de! partecipanti, del­ le loro bombole e del trasporto di tutto H materiale sia in entrata che in uscita dalla cavi­ tà. Fasi della programmazione. 13. Misurazione della cavità sommersa e suo ri­ lievo. M etodi e mezzi di rilevamento, segni e simboli. 14. Addestramento ed allenamento di uno speleosub. Necessità d i esperienze, allenamenti e conoscenze precedenti. Brevetti speleosub In Francia, Gran Bretagna, USA ed altri paesi. Standard internazionali U.I.S. di allenamento e toro qualificazioni. Parte teorica del corso, alle­ namento pratico in superficie, in acque Ubere e in cavità sommersa. Metodi di allenamento usati da scuote con decennale esperienza. 15. Comparazione d i m etodi e filosofia della speleologia subacquea nei diversi paesi: USA, Gran Bretagna, Francia, Australia, Germania. 16. Appendici: Proposte U.I.S. di allenamento p e r spe/eosubacquei. Consigli dell'U.I.S. p e r la sicurezza nelle immersioni in cavità. La proposta di indice è stata tradotta dal testo inglese da Donatella Cergna.

CORSI SNSS La s c u o la s p e le o s u b a c q u e a S S I c o ­ m in cia le n ta m e n te a d e c o lla re ; g li u lti­ m i m e s i d e l 1990h a n n o visto d u e n u o v i c o rs i p e r s p e le o s u b I, a Verona e Trevi­ so, m e n tre q u e s t'a n n o s i s o n o s v o lti in m a rzo a Treviso e d in a p rile a D o rg a li (Sardegna). Il p ro s s im o sarà a n c o ra a Treviso in o t­ tobre, p e r in fo rm a z io n i riv o lg e rs i a l s o tto s c rìtto . G razie a g li in c o n tri c o n g li s p e le o s u b sardi, c i è s ta to p o s s ib ile a m p lia re la n o s tra e sp e rie n za e il d e s id e rio d i n u o ­ ve e sp lo ra zio n i. A n c h e s e V eneto e F riu li s o n o a n co ra il c e n tro d e ll’a ttiv ità d id a ttica , il n o s tro d e s id e rio è q u e llo d i a lla rg a rc i alle n o ­ s tre regioni. Da g e n n a io la S a rd e g n a ha un d e le g a ­ to della S cu o la s p e le o s u b a c q u e a (Leo F ancello), p e r le a ltre re g io n i stia m o a s p e tta n d o q u a lch e vo le n te ro so . M o lto sp e sso , un c o rs o è m o tiv o d i c o ­ n o s c e re n u o ve p e rs o n e , n u o v i s ifo n i e d in izia re un ’a ttiv ità in p o s ti d iv e rs i dai soliti. Alessio F/leccia dir. Scuola Naz. Spelelosub S.S.I. tei. 0422/411520

SPELEOLOGIA 24, 1991

PROGETTO TIMAVO La Società Adriatica di Speleologia e la Com­ missione Grotte ‘E. Boegan' della S.A.G. di Trieste hanno avviato a partire dal 1990 un arti­ colato programma esplorativo e di studio del­ l’acquifero carsico triestino, programma deno­ minato “ PROGETTO TIMAVO". Il programma prevede in particolare una serie di esplorazioni subacquee nei rami ipogei non ancora rilevati e scorrenti sul fondo della Ca­ verna Lindner della Grotta di Trebiciano ed alle risorgive di San Giovanni di Duino. Alle esplora­ zioni hanno finora partecipato speleosubac­ quei cecoslovacchi, francesi e tedeschi ope­ ranti secondo programmi preconcordati, in collaborazione con le squadre speleosubac­ quee delle Società organizzatrici. Durante le esplorazioni sono stati eseguiti i ri­ lievi planobatimetrici dei vani percorsi, posizio­ nate sagole e tracciati segnali a facilitare futuri studi, prelevati campioni di roccia e di sedi­ menti nonché campioni di acqua e di particellato in sospensione. Si prevede inoltre il posizionamento di “trappo­ le” e “captori” in più punti in modo da ricupera­ re nelle immersioni seguenti campioni di fauna, fiora, particellato ‘catturato’ nel periodo. Nel contempo l’unica cavità in cui è accertato passare un ramo del Timavo, nella caverna Lindner di Trebiciano, sarà attrezzata con stru­ mentazione fissa in grado di registrare in conti­ nuo l’andamento della falda freatica e le carat­ teristiche fondamentali delle acque. Vari sono gli scopi che il progetto si prefigge: fra questi, oltre allo scambio di conoscenze metodologiche sull’attività speleosubacquea, la migliore conoscenza delle caratteristiche fi­ sico-chimico-biologiche della falda acquifera carsica. Alle esplorazioni, ma in particolare agli studi e alle analisi, partecipano studiosi ed esperti uni­ versitari interessati alle risultanze scientifiche del programma. Infatti “ PROGETTO TIMAVO” , oltre a vantare il patrocinio della Società Adria­ tica di Scienze, dell’Università degli Studi di Trieste, della Società Speleologica italiana e dell’Unione Internazionale di Speleologia, ha assicurati strumenti e laboratori presso Istituti universitari. Le immersioni del “ PROGETTO TIMAVO” sono iniziate nel giugno 1990 e proseguiranno per il periodo necessario a completare gli studi. Il Comitato Scientifico coordina le partecipazioni e le modalità di ricerca, al fine di ottimizzare l’o­ peratività esplorativa delle varie squadre. La Di­ rezione Tecnica fornisce la documentazione sugli sviluppi esplorativi e scientifici ottenuti dai diversi partecipanti, che dovranno impe­ gnarsi ad operare in accordo al programma precedentemente concordato. La Società Adriatica di Speleologia e la Com­ missione Grotte ‘E. Boegan’, operanti tramite le proprie squadre speleosub, provvedono inoltre al supporto tecnico-logistico delle squadre estere partecipanti. RISULTATI DELLA CAMPAGNA ESTIVA 1990 ALLE FOCI DEL TIMAVO Le esplorazioni subacquee iniziano nel giugno ’90 al I ed al Ili Ramo delle Risorgive del Timavo, ad opera del team cecoslovacco di Brno guida­ to da Michal Piskula, in collaborazione con la squadra speleobus della Società Adriatica di Speleologia e della Commissione Grotte E. Boegan’, coordinate da Gabriele Crevatin ed Alessio Fabbricatore. Durante le immersioni vengono controllate e ri­ posizionate le sagole-guida dove necessario, scoperte ed esplorate nuove gallerie ed effet­ tuato un accurato rilievo topografico dei per­ corsi seguiti. Vengono inoltre prelevati cam­ pioni d ’acqua per analisi chimico-fisiche e cam­ pioni di fauna anche planctonica. Nel mese di luglio il profondista francese Clau­ de Touloumdjian effettua una serie di impegna­ tive immersioni, supportato dal team triestino, scoprendo un vasto ambiente sommerso di di­ mensioni difficilmente valutabili ed il cui fondo si trova a 60 metri sotto il livello del mare. Questo probabile collettore principale del fiu­

me Timavo viene inoltre raccordato in più punti dalle successive immersioni che il II Team ce­ coslovacco effettua, con la partecipazione del­ lo speleosub tedesco Wolfgang Morloch. Si completa inoltre il rilevamento topografico del­ le nuove gallerie scoperte ed il lavoro svolto viene documentato da riprese cinematografi­ che esterne e subacquee. Complessivamente vengono così esplorati quasi un migliaio di metri di sviluppo di gallerie e caverne sommerse, fino alla profondità mas­ sima di 62 metri, per un totale di 88 immersioni, effettuate in condizioni molto difficili dovute al­ l’andamento altamente labirintico dei vani, con presenza di strettoie, massi instabili, visitabilità sempre ridotta del tutto insufficiente in profon­ dità, dove la vastità degli ambienti rende im­ possibile l’orientamento e la valutazione dei va­ ni sommersi. I programmi futuri del PROGETTO TIMAVO prevedono la prosecuzione delle esplorazioni e delle ricerche idrogeologiche e biospeleologi­ che nell’area delle Risorgive e sul fondo della Grotta di Trebiciano, dove scorre il fiume Tima­ vo ad una profondità di 329 metri. RICERCHE BIOLOGICHE Nell'ambito del programma esplorativo e di studio relativo alle acque carsiche dell’area delle Bocche del Timavo, è iniziato lo svolgi­ mento di ricerche sulla fauna stigobia mediante opportuni prelievi. A tal fine sono state individuate le seguenti sta­ zioni di campionamento: - I, II, III ramo delle Bocche del Timavo (3919 V.G.) - Grotta del Lago (4583 V.G.) - Pozzo dei Colombi (227 V.G.) - Pozzo c/o S. Giovanni di Duino (226 V.G.) - Grotta c/o la Peschiera del Timavo (3948 V.G.) - Grotta del Villaggio del Pescatore Le raccolte sono effettuate secondo due di­ stinte modalità: 1) prelievi mediante retino da plancton in tutte le stazioni con frequenza stagionale; nella Grotta del Villaggio del Pescatore è prevista una frequenza mensile per lo studio dei cicli riproduttivi dello stigoplancton; 2) cattura mediante trappole con una frequen­ za stagionale nel Pozzo c/o S. Giovanni di Dui­ no e nella Grotta del Villaggio del Pescatore. INDAGINI IDROCHIMICHE Tra gli obiettivi del “ PROGETTO TIMAVO” vi è quello di approfondire mediante indagini idro­ chimiche le conoscenze sulle modalità di ali­ mentazione delle potenti risorgive del Timavo e delle vicinissime sorgenti Sardos, di minor por­ tata ma molto più importanti per l’approvvigio­ namento idrico della provincia di Trieste. Quale mezzo di indagine viene utilizzata l’anali­ si chimica dei principali componenti ionici delle acque ed in seguito l’analisi isotopica dell’ossi­ geno 18 e del tritio. L'analisi chimica delle acque si presenta nel ca­ so specifico un mezzo di indagine particolar­ mente efficace in quanto è ormai noto da tem­ po che la principale discriminante delle acque del Timavo è la presenza di alcune sostanze in­ quinanti, veri e propri traccianti artificiali. Si spera in tal modo di dare una risposta alme­ no parziale ai numerosi quesiti sulla circolazio­ ne idrica sotterranea nella zona di S. Giovanni di Duino, chiarendo in particolare i collegamen­ ti idrici Sardos — Timavo e Timavo — Alto Ti­ mavo. La coesistenza in una zona molto ristretta co­ me quella di S. Giovanni Di Duino di due sistemi idrici differenziati, di cui uno, quello del Sardos, indipendente dal Timavo, desta meraviglia non tanto per il fatto in sé stesso, non raro in territo­ ri carsici, quanto per l'entità delle masse d ’ac­ qua in gioco e per gli innumerevoli collegamen­ ti idrici individuati nel sottosuolo sia direttamente con esplorazioni subacquee sia indiret­ tamente con prospezioni geofisiche. Indubbiamente esistono in zona delle direzioni preferenziali di riflusso delle acque, condizio­ nate dalle dimensioni dei vani e dei carichi idraulici a monte, che si sviluppano non solo su

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linee suborizzontali ma anche, in particolare per il Timavo, In circuiti profondi. Per questi motivi l'indagine idrochimica deve caratterizzare le acque a movimento suboriz­ zontale, con particolare riferimento alle gallerie del Timavo che si sviluppano in direzione delle sorgenti Sardos, e le acque profonde, più diret­ tamente collegate ai circuiti sotterranei che hanno Inizio a Vreme e a S. Canziano ove si ina­ bissano le acque dell’Alto Timavo. CENNI STORICI SULLE ESPLORAZIONI DEL TIMAVO SOTTERRANEO Per fiume Timavo si intende comunemente quel corso d'acqua che sgorga da una serie di sorgenti carsiche del gruppo del monte Sneznik (Monte Nevoso), che scorre in superficie per 55 km su terreni Impermeabili marnoso — aranacei fino alle Skocjanske jame (Grotte di S. Canziano) con il nome di Reka (Recca), dove si inabissa nelle viscere della terra per ricompari­ re, dopo teorici 40 km di percorso quasi com­ pletamente ignoto, a S. Giovanni di Duino. Do­ po meno di due chilometri sfocia nel Mare Adriatico nel Golfo di Panzano. Al fiume Timavo si interessarono già gli scrittori latini, quali Plinio il Vecchio, Strobone e Virgilio. Nella cartografia la prima segnalazione la tro­ viamo nellaTabula Peutingeriana risalente pro­ babilmente all’età romana imperiale. Lo studio scientifico del fiume Timavo iniziò nel diciannovesimo secolo ed a tu tt’oggi non è progredito di molto. Diamo di seguito una succinta descrizione del­ la storia delle esplorazioni delle cavità che in­ tercettano il percorso sotterraneo del Timavo. Skocjanske jame (Grotte di San Canziano - ex 112 V.G.) Nelle Skocjanske jame il Timavo scorre per cir­ ca due chilometri e mezzo a pelo libero e quindi scompare nel cosiddetto Lago Morto. La serie di esplorazioni deN’imponente sistema ipogeo fu iniziata nel 1840 con Giacomo Svettina e proseguì con Adolfo Schmidl e Giov. Ru­ dolf. Nel 1882 Anton Hanke, Giuseppe Marinitsch e Federico MCiller diedero un impulso notevole all’esplorazioni delle grotte portando il grado delle conoscenze allo stato attuale. Kacna jama (Abisso dei Serpenti - ex 113 V.G.) I soci dell'Alpen Verein (Sez. Litorale del Club Alpino Austro-tedesco) esplorarono, oltre le Skocjanske jem, pure la profondissima voragi­ ne della Kacna jama. Il pozzo d ’accesso misura ben 213 metri di profondità. Le prime esplorazioni furono compiute da An­ ton Hanke, nel 1888. Il primo rilievo, eseguito da Giuseppe Marinltsch, risale al 1896. Già gli esploratori della fine dell’ottocento intuirono che sul fondo della grotta doveva scorrere il Ti­ mavo. Successivamente anche Guido Timeus sviluppò questa ricerca con l'immissione del Cloruro di Litio nella Caverna della Recca che diede un positivo risultato alle Bocche di S. Giovanni di Duino. Solo a seguito della campa­ gna esplorativa condotta nel 1971 dal Gruppo speleologico “S. Giusto” , durante la quale fu rinvenuto in un rigagnolo un esemplare di Proteus Angulnus, si ebbe la certezza che il Tlmavo scorresse sul fondo della cavità. Poco tem­ po dopo infatti un gruppo di ricercatori dell’Isti­ tuto di Ricerche Carsiche di Postojna intercet­ tò le acque del fiume Timavo. Grotta di Trebiciano - 17 V.G. La Grotta di Trebiciano è la più profonda del Carso triestino, raggiungendo i 329 metri di profondità. Fu oggetto di lunghi ed approfonditi studi nel tentativo di risolvere il problema dell’approv­ vigionamento idrico di Trieste. Nel 1841 Anto­ nio Federico Lindner esplorò la cavità, sul cui fondo trovò il corso del Fiume Timavo. Il rilievo completo della grotta risale al 1887 e fu esegui­ to da Eugenio Boegan e da Silvio Cobau della Società Alpina delle Giulie. Il Comune di Trieste prese in affitto, nel 1912, la cavità al fine di po­ tenziare gli studi Idrici e topografici. L’esplorazione della grotta si fermò di fronte ai due sifoni, rispettivamente di entrata e di uscita del Timavo. Solo negli anni 1952-'53 Walter

70

Maucci e Stefano Bartoll della Società Adriati­ ca di Scienze superarono, con respiratori ad ossigeno, il sifone d ’entrata raggiungendo una sala con acqua a pelo libero, denominata Lago Boegan. Le esplorazioni subacquee ripresero nel 1977 con una spedizione della stessa Società: Ga­ briele Crevatin e Pierpaolo Martellanl ripercor­ sero Il sifone di entrata, esplorando anche il La­ go Boegan, e rilevarono un centinaio di metri di percorso sommerso. Nel 1989 la Società Adriatica di Speleologia ha ultimato la nuova attrezzatura di discesa con scale metalliche fisse nella Grotta di Trebiciano fino alla Caverna Lindner, per consentire il pro­ seguimento delle ricerche. Le Foci dei fiume Timavo - V.G. 3919 Dopo parecchie decine di chilometri di percor­ so sotterraneo il Timavo rivede la luce del sole a San Giovanni di Duino a soli due chilometri dal mare. Le esplorazioni subacquee degli attuali tre rami del Timavo, ed in particolare del terzo ramo, sono state effettuate saltuariamente fino agli anni '80. In quegli anni un gruppo di speleosub francesi iniziava un’esplorazione sistema­ tica delle foci, esplorazione che veniva però poco dopo bloccata, per motivi di sicurezza, dalle autorità competenti. La prima documentazione riguardante l'esplo­ razione delle foci risale agli anni ’50 ad opera di Giorgio Cobol. Nel 1978 Gabriele Crevatin Ini­ ziava Il rilievo topografico, per circa 250 metri di sviluppo del III ramo. Negli anni 1980-'81 un gruppo di speleosubacquei francesi, guidati da Claude Touloumdjlan, esplorarono nel terzo ra­ mo una faglia, percorsa da abbondante flusso d ’acqua, fino alla profondità di 60 metri. La spe­ dizione prevista per II 1982 non fu però autoriz­ zata dalla Prefettura di Trieste, a seguito di un'ordinanza che vietava, per motivi di sicurez­ za, l’esplorazione delle foci del Timavo. Nell'area delle foci è inoltre da citare il Pozzo dei Colombi - 227 V.G. esplorato in immersio­ ne nel 1957 da Giorgio Cobol fino alla profondi­ tà di 30 metri e successivamente nel 1983 da Gabriele Crevatin e Luciano Postognafino alla profondità di circa quaranta metri. Le più re­ centi esplorazioni hanno appurato che il Pozzo dei Colombi non è un pozzo isolato ma è colle­ gato al complesso sistema sotterrano del fiu­ me Timavo. La Grotta dei Timavo - 4583 V.G. rilevata nel 1970, fu scandagliata manualmente fino alla profondità di circa 44 metri, e parzialmente esplorata. Nel 1988 Jean Jaques Bolanz effet­ tuò il collegamento tra questa grotta e le foci del Timavo. Slamo ben consci che anche altre esplorazioni sono state effettuate nel bacino del Reka-Timavo ma purtroppo non si è riuscito ad avere di queste una valida e certa documentazione. Elenco speieosub partecipanti alla campagna estiva 1990 - Michal Piskula, Ivo Kovar, Llbor Laus, Jaroslav Necas, Mlroslav Mekota, Tamara Mekotova, Pavel Otras, Jlrl Stetlna, Miroslava Bartonova. (CECOSLOVACCHIA) - Claude Touloumdjian, Marc Renaud. (FRAN­ CIA) - Wolfang Morloch, Axel Mahler. (GERMANIA) - Alessio Fabbrlctore, Gabriele Crevatin, Ser­ gio Satta, Luciano Postogna, (TRIESTE) Team speleologico - Walter Cesaratto, Franco Riosa, Furio Vatta, Luciano Longo, Bruno Vojtissek (S.A.S. TRIESTE)

Comitato scientifico - prof. Furio Ulcigrai (Ist. Geologia Università di Trieste) - prof. Franco Cucchi (Ist. Geologia Univesità di Trieste) - doti. Fabio Gemiti (Laboratorio Chimico ACEGA - Trieste) - dott. Sergio Dolce (Museo Civico Storia Na­ turale - Trieste) - geom. Fabio Forti (Comm Grotte ’E. Boegan’ - S.A.G. - Trieste)

Collaboratori scientifici - dott. Fabio Stoch (Ist. Zoologia Università di Trieste) - dott. Sergio Volpe (Ist. Chimica Università di Trieste) - sig. Erwin Pichl (SPELEOVIVARIUM - S.A.S. Trieste) Cartografia sig. Paolo Guglia (S.A.S. - Trieste) Direzione tecnica - sig. Alessio Fabbricatore (C.G.E.G. - S.A.G. Trieste) - sig. Gabriele Crevatin (S.A.S. - Trieste) - sig. Sergio Dambrosl (S.A.S. - Trieste) Segreteria: 040/60317 (ore 15-19) fax 040/368550 Alessio Fabbricatore 0481/82160 (ore 9-13) 0481/531514 (ore 21-23) Gabriele Crevatin 040/371205 (ore 21-23) Commssione Grotte “E. Boegan" 17, via Macchiavelli TRIESTE Società Adriatica di Speleologia 24, via Mazzini TRIESTE

STATI UNITI Il nuovo editore di Underwater Speleology la nota rivista di speleologia subacquea edita dalla National Speleological Society in Florida, è H.V. Grey. Al nuovo editore i nostri fervidi auguri. (Alessio Fabbricatore)

MONITORAGGIO CHIMICOMICROBIOLOGICO NEL “POZZO DI POLLAZZO” (CARSO GORIZIANO) Per la durata di 14 mesi la Società di Studi Classici “Lindner" ha effettuato una serie di prelievi di acque dal “ Poz­ zo di Poilazzo’’, che si apre nel Carso Goriziano, a breve distanza dalla Pia­ nura Isontina. I campioni sono stati poi analizzati dai laboratori dell’USSL “Go­ riziana”, che hanno determinato le ca­ ratteristiche chimiche e microbiologi­ che. Sul posto invece sono state effet­ tuate misure di pH, di temperatura e di variazione del livello idrico. In partico­ lare si è constatato che le acque del Pozzo presentano un chimismo abba­ stanza simile a quello della “falda di Doberdo” , però durante le piene la ca­ rica batterica aumenta notevolmente. A completamento delle ricerche sono state effettuate anche esplorazioni su­ bacquee ed analisi mineralogiche sui sedimenti che si sono depositati sul fondo della grotta. Tutti questi dati serviranno ad arricchi­ re ulteriormente le conoscenze sull’i­ drologia sotterranea del Carso Gori­ ziano, argomento di cui la Società “ Lindner” si occupa ormai da parecchi anni. (Fabio Marchio Società di Studi Carsici “Lindner")

SPELEOLOGIA 24, 1991


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NOTIZIE ITALIANE a cura di Renato BANTI

Riapriamo con questo numero un nuovo anno da quando, assieme, abbiamo iniziato un 'avventura trasformatasi col passare del tempo in certezza. La Societàsi muove. Forse, come dice felicemente il mio amico Paolo, su d i un bus un p o ' scassato, ma va avanti e non credo che nei prossimo futuro si presen­ tino ostacoli tali dal farci recedere dalle nostre scelte. Probabilmente sarebbe ora di rinnovare questa Rivista, direttore compreso: riceviamo tanti articoli ed abbiamo ampie possibilità discelta ma, a mio giudi­ zio, il livello non è ancora quello che ci eravamo prefissi di raggiungere non po chi anni fa. Miglioriamo insomma a piccoli passi. Alcuni sollecitano articoli sui grandi abissi, altri sulle grandi esplorazioni ma non m i pare che, quando pervenuti, la Redazione si sia mai permessa d i rispe­ dirli al m ittente! Certo è che, di quando in quando, qualche articolo viene restituito non certo p e r stupido calcolo o p e r campanilismo ma solo perché lo scritto è talmente squallido dal farci desistere dal rimetterlo in italiano. E allora, ma solo allora, sono d'accordo con chi lamenta che gran parte degli scritti che contano proviene dalle solite persone... brave ad esplorare ma brave anche a raccontare! Forse l'amico Terranova potrebbe m etterci una pezza, cercando d i cambiare l'attuale “trend", ma ritengo debba trattarsi d i un “cucciolo” perché, p e r il momento, abbaia ma non morde e a tu tto g g i suoi articoli in Redazione non se ne sono visti. Parlo ovviamente di scritti che siano in grado d i non farci rim ­ piangere la Gran Madre d i tutte le riviste speleo: “Spelunca " (e chi ha mai detto il contrario?). Quindi “forza Terranova!” forse questa è la tua grande occa­ sione! E passiamo ad altro... Nove di noi, nove del nostro ristretto giro se ne sono andati in un colpo solo. Dei nove ne conoscevo due e dei due ero amico d i uno. Vorrei quindi ricordare quell'uno p e r tutti, certo che m i comprenderete. Per me Bob è stato uno vero amico. Ci univano tante cose : l ’amore disinteressato p e r le grotte, una lunga militanza speleo ed un modo di praticarla che oserei definire goliardico. L'avevo conosciuto tanti anni fa e la nostra amicizia era continuata sul filo di telefonate che andavano dalla mezzanotte in avanti (io dicevo che era solo p e r una questione d i spirito ligure) e di congressi e/o convegni che si susseguivano nel tempo. Lo giudicavo un 'anima candida, un ligure tenace, capace di saper vedere lontano ed il solo guardarlo negli occhi era p e r me una garanzia che quel che stava promettendo avrebbe p o i man­ tenuto. Non m i pento di essermi battuto affinché un numero d i “Speleologia" venisse dedicato a Labassa, il suo canto del cigno. Del resto se lo meritava: lui alla Rivista era molto attaccato (c 'era stato dentro p e r sette anni) ed era sempre il prim o a telefonare, nel bene o nel male. Tra un “belin ’ ed un “belan ’ riusciva comunque a farmi ridere, anche quando ero incazzato nero. Vorrei quindi ricordarlo cosi, a testimonianza di una speleologia “senza orario e senza bandiera ", speleologia con la “s " non necessariamente maiuscola ma capace di partorire idee e scritti che hanno riempito e che riempiono le pagine dei bollettini e, perché no?, della Rivista che avete tra le mani. E credo che la lezione di Bob sia stata proprio quella di aver saputo mettere la speleologia al di sopra d i tutto, svincolandola da sigle e da grette meschini­ tà. Forse la mia è pura utopia ma sono convinto che nel panorama speleo nazionale ci siano altre anime sim ili alla sua. Personalmente resto in attesa. Non si sa mai: una telefonata potrebbe arrivare, magari ad orari impossibili...

LIGURIA BIG JIM: L’ULTIMO ABISSETTO DEL MONGIOIE (ALPI LIGURI) Il Mongloie, uno dei grandi massicci cal­ carei delle Liguri, è un po’ il parente pove­ ro del Marguareis, malgrado 12 Kmq di su­ perficie e le grandi risorgenze delle Vene (la Grotta delle Vene ha attualmente uno sviluppo di 4,5 Km) pochi sono gli abissi nel settore di assorbimento (il record di

e da un nuovo p. 40, sino ad un’ultimo pozzo in fessura troppo battuto dall’ac­ qua (piogge monsoniche del giorno pri­ ma) dove termina, per ora, a 164 m di pro­ fondità, questo capitolo della lunga ricer­ ca che favoleggia una possibile via verso il collettore delle Vene situato, proprio sot­ to la verticale di Big Jim, 600 metri più in basso. (G. Calandri, L. Sasso - G.S. Imperiese CAI)

CAMPANIA

p ro fo n d ità è a n co ra d e ll'A b is s o dei Ca-

prosci, - 3 0 7 m, degli estremi limiti set­ tentrionali). Tutti convinti che qualcosa di grosso sot­ to ci debba pur essere, si sono susseguiti, specie negli ultimi anni, lunghi lavori di di­ sostruzione. Big Jim, ultimo in ordine di tempo, ne è un tipico esempio. Per quanto scoperto (ignobile fessura nel dosso delle Colme, non molto distante dall’antico Abisso delle Frane) nel set­ tembre '87,e subito iniziato a disostruire, solo nel 1990 vede accanirsi, lungamente, il G.S.I. contro centimetriche fessure: un durissimo lavoro Bosch-dipendente che finalmente, in autunno, da qualche frutto. Traversati gli scisti di Upega si spalanca un p. 45: ancora disostruzioni per scen­ dere una mega-frana, seguita da pozzetti SPELEOLOGIA 24, 1991

NUOVE SCOPERTE L’ultima interessante novità che proviene dal massiccio degli Alburni è rappresen­ tata dalla Grotta C. Falzetti scoperta nel corso delle ricerche primaverili del 1990. Ubicata in località Serra dell’Abete rap­ presenta, con i suoi 250 metri di profondi­ tà, la cavità più profonda del versante nord del massiccio finora conosciuta. La grotta inizia con un largo pozzo profon­ do 70 metri. Alla base si è reso necessario un duro lavoro di scalpello per allargare lo strettissimo meandro che conduce nella parte profonda della cavità. Superata que­ sta iniziale difficoltà, si percorre agevol­ mente per un centinaio di metri un como­

do meandro che sbuca su un bellissimo pozzo cascata di 40 metri. Subito dopo l’approfondimento intercetta una grossa faglia che impostata trasversalmente alla condotta di arrivo, porta in pozzo di 90 metri. Alla base confluiscono due piccoli arrivi che si perdono in frana come anche il torrentello che accompagna tutta la di­ scesa e che proviene dai terreni imper­ meabili che ricoprono il piccolo bacino di alimentazione esterno. Alcune risalite in artificiale sono in corso, nel tentativo di aggirare l’ostacolo posto dalla frana terminale. Conclusa anche l’esplorazione del Pozzo S. Angelo. Scoperto e successivamente esplorato assieme al Gruppo Speleologico Dauno durante il campo estivo del 1989, aveva lasciato in sospeso uno stret­ to meandro che si è tentato di traversare alto. Questa grotta si presentava come un insi­ gnificante pozzetto fossile, relitto di un antico inghiottitoio, che a mezzo di forti disostruzioni ha permesso l’accesso in un pozzo su frattura profondo 115 mt. Alla base il consueto meandro impraticabile ed il tappo di fango. In considerazione della profondità del pozzo, uno dei maggiori degli Alburni, si è dedicata la cavità al Comune di S. Angelo che da anni ricambia cortesia ed amicizia 71


a tutti gli speleologi che si avvicinano a questa montagna. Dopo un anno di stasi finalmente si è con­ clusa l'esplorazione della Grotta dei Vitel­ li. Scoperta nel 1987 con un ingresso alto, la grotta dopo un primo periodo euforico è stata messa a riposo per le avventure in­ ternazionali degli amici del CAI-Napoli. Per il piacere di fare il fondo insieme final­ mente nell'estate 90 una squadra mista di 4 persone ha raggiunto e topografato il fondo posto alcune centinaia di metri dal limite precedente. Il rilievo in fase di resti­ tuzione sarà oggetto di una prossima no­ ta. (Michele Marraffa Gruppo Speleologico Martinese)

GRAVA DI SERRA MONACO È proseguita in questi ultimi anni, anche se con una leggera flessione, l'attività di esplorazione e ricerca sui Monti Alburni (Sa) del Gruppo Speleologico Dauno. Le prospezioni si sono incentrate preva­ lentemente nella parte occidentale del massiccio dove sono state visitate alcune nuove cavità, tutte di scarso sviluppo tranne una: la Grava di Serra Monaco, ubi­ cata ai piedi del rilievo omonimo presso il Bosco di Castecivita, e già esplorata sino a - 2 0 dallo Speleo Club Roma nel lonta­ no 1965. Qui dopo alcune disostruzioni si è proseguito con un P12 in fessura perve­ nendo in una sala di crollo da cui si diparte un'angusta condotta (oggetto di pesanti disostruzioni) che sbocca direttamente in un successivo P24 in cui confluiscono al­ cuni grossi arrivi. Alla base del pozzo ha inizio un’alta galleria meandriforme che in breve conduce su un ampio P20. Qui alla profondità di 110 metri un ulteriore poz­ zetto, in cui si perde il modesto corso d’acqua che percorre la grotta, è reso im­ praticabile da un tappo di fango. Constatata l’impossibilità di proseguire oltre l’alta forra terminale, che è stata inte­ ramente risalita senza peraltro trovare al­ cun passaggio praticabile, si tenterà in fu­ turo di procedere alla rimozione dei depo­ siti terrigeni che ostruiscono il pozzetto terminale. All'esplorazione hanno preso parte amici del Gruppo Speleologico Martinese e del Gruppo Speleologico CAI Napoli (Carlo Fusilli Gruppo Speleologico Dauno Foggia)

FRIUU VENEZIA GIULIA IN RICORDO DI FEDERICO LINDNER Il giorno 13 aprile 1991 — alla presenza di una quarantina di speleologi rappresenta­ ti praticamente tutti i gruppi della Federa­ zione Speleologica Triestina — ha avuto luogo sul fondo della Grotta di Trebiciano (17 V.G.) lo scoprimento di una targa in ri­ cordo del rinvenimento — avvenuto nel­ l'aprile di 15 anni fa — del fiume Timavo nella grotta stessa da parte di Antonio Fe­ derico Lindner. Infatti il 6 aprile 1841, dopo mesi di lavori e sacrifici, il Lindner, seguendo una corren­ te d’aria trovava a 270 metri di profondità il cavernone (che oggi porta il suo nome) nel quale scorre il fiume sotterraneo. Ancora oggi, nonostante le accanite ed accurate ricerche degli speleologi triesti­ 7?

ni, questa grotta rappresenta l’unico ac­ cesso al Timavo in territorio italiano ed è per questo motivo che la Federazione Speleologica Triestina in occasione di questo anniversario ha deciso di ricorda­ re con una targa l’esplorazione del Lind­ ner. (Gianni Benedetti — F.S.T.)

ABISSO STELLA MARINA La Catena Carnica, al cospetto di altre aree carsiche del Friuli-Venezia Giulia, quali il Canin o il Carso triestino, risulta es­ sere povera di cavità, anche se ultima­ mente — grazie soprattutto alle ricerche del Gruppo Triestino Speleologi — stan­ no venendo alla luce nuovi abissi e sistemi ipogei. E di conseguenza importante segnalare la scoperta di una nuova grotta che in altre zone già abbastanza note speleologica­ mente, a causa delle sue dimensioni pro­ babilmente non verrebbe neppure men­ zionata.

L’abisso “Stella Marina” , il cui nome nac­ que la notte della sua esplorazione, sotto un cielo stellato e sopra un mare di nuvo­ le, raggiunte appena i 90 metri di profondi­ tà, ma per la maestosità dei suoi pozzi ci­ lindrici è indubbiamente meritevole di es­ sere chiamato abisso. L’ingresso, di chiara origine tettonica, si apre sopra il lago di Avostanis (comune di Paluzza, Udine), presso la casera Pramosio a circa una trentina di metri di altezza rispetto al sentiero che costeggia la pare­ te sud della cima Avostanis. La parete da un paio d’anni è stata attrez­ zata come palestra per l’arrampicata ed è proprio grazie ad una vita sapientemente spittata dai “climbers” locali, che si può raggiungere l’ingresso della cavità. La via si chiama “ La Fessura” e altrimenti non potrebbe essere, dato che la frattura lun­ go la quale più in alto si apre la grotta, ta­ glia praticamente tutta la parete rocciosa, dalla base fino a quasi cento metri di altez­ za, dove I mughi e il resto della vegetazio­ ne la ricoprono. SPELEOLOGIA 24, 1991


Fortunatamente “ La Fessura” è una delle vie più facili dell’intera parete di roccia ed inoltre II terrazzino dove si sosta arrampi­ cando e/o per prepararsi a scendere è piuttosto comodo. L’imbocco, un po’ stretto, dopo un picco­ lo tratto orizzontale sprofonda in un bel pozzo cilindrico, che man mano che si scende diventa sempre più largo ed impo­ nente, fino a —45, dove la grotta si bifor­ ca: da una parte a spegnere I nostri sogni di grandi profondità, cl pensa un gran poz­ zo di 40 metri che stoppa In modo impres­ sionante; dall’altra parte il divertimento dura un po’ di più; Infatti per raggiungere la stessa quota dell’altro fondo, occorre percorrere uno stretto ma originalissimo meandrino,che però alla fine stringe sen­ za lasciare alcuna speranza. L’abisso, orientato sugli assi S/N e SE/ NW, è percorso da un debole ruscellamento sia lungo II meandro che nel P.38, e da una leggera corrente d ’aria avvertibile nei pressi dell’ingresso. Meritevole in ogni caso di una visita per la bellezza degli ambienti, soprattutto a sco­ pi fotografici, resta la possibilità di prova­ re a passare sul fondo del meandro, dove ci si è bloccati su una lunga e morfologica strettoia. In ogni caso ritorneremo sulla parete di Avostanis, anche perché ci sono altri oc­ chi neri, che in attesa di venir raggiunti, ci guardano ammiccanti.

Abisso STELLA MARINA R ilievo: Gava R .,V enier A., Viezzoli M. GRUPPO TRIESTINO SPELEOLOGI 2 9 /0 9 e 07/10 -1 9 9 0

(Gianni Benedetti e Roberto Gava — G.T.S. Trieste)

IN RICORDO DI FEDERICO LINDNER Il giorno 13 aprile 1991 — alla presenza di una quarantina di speleologi rappresenta­ ti praticamente tutti I gruppi della Federa­ zione speleologica Triestina — ha avuto luogo sul fondo della Grotta di Trebiciano (17 V.G.) lo scoprimento di una targa in ri­ cordo del rinvenimento — avvenuto nel­ l’aprile di 15 anni fa — del fiume Tlmavo nella grotta stessa da parte di Antonio Fe­ derico Lindner. Infatti il 6 aprile 1841, dopo mesi di lavori e sacrifici, Il Lindner, seguendo una correnta d’aria trovava a 270 metri di profondità il cavernone (che oggi porta il suo nome) nel quale scorre II fiume sotterraneo. Ancora oggi, nonostante le accanite ed accurate ricerche degli speleologi triesti­ ni, questa grotta rappresenta l’unico ac­ cesso al Timavo in territorio italiano ed è per questo motivo che la Federazione SpeleogicaTRiestinain occasione di que­ sto anniversario ha deciso di ricordare con una targa l’esplorazione del Lindner. (Gianni Benedetti - F.S.T.)

VIVA ZIO-MORNIG: GIUNZIONE

Scoprimento deità targa sui fondo della Grotta di Trebiciano (foto: G. Benedetti)

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Il 20 agosto ’90 un’importante congiungi­ mento è stato effettuato sull’altipiano del Monte Canin, In zona Foran del Muss: Il “Viva Zio” (Abisso quarto del Picut, WZ 10) è stato collegato con l’Abisso G. Mornig (1899 Fr). La storia di questa cavità, come accade spesso, non è breve; ebbe inizio Infatti una decina d ’anni fa: nel 1980, durante una campagna estiva in zona, il Gruppo Triestino Speleologi trovò uno dei due in­ gressi del WZ 10 (superiore). L’anno se­ guente venne scoperto il secondo imboc­ co, più facilmente agibile: si esplorò laca-

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vita fino alla profondità di 20 metri, subito oltre una strettoia ghiacciata con una for­ tissima corrente d’aria fredda uscente (“ FREEZER”). Nel 1982 gli imbocchi risultavano chiusi dal ghiaccio e le esplorazioni vennero ri­ mandate all'anno successivo. Durante la campagna estiva del 1983 si riuscì ad entrare nuovamente e superare il “Freezer” , ma a —55 una nuova fessura impraticabile sbarrava la strada. Un unico tentativo di allargamento con gli unici mezzi a disposizione (punta e mazzetta), risultò vano quanto assurdo, date le carat­ teristiche della fessura: circa due metri di lunghezza nella roccia viva per una lar­ ghezza di circa 20 centimetri. Oltre la strettoia un pozzo di oltre 30 metri aspet­ tava di essere disceso... 1990: sono cambiate le tecniche, la men­ talità, i rapporti con gli altri gruppi. Questa estate vede il ritorno degli speleologi del G.T.S. al “VIVA ZIO” in compagnia di due nuovi amici: gli speleo del Gruppo Grotte Ass. XXX Ottobre e... le cariche esplosive (“Manzotin"). L’obiettivo è naturalmente l’apertura della fessura a — 55 metri. In luglio si riarma la grotta, lasi rileva fino allafessurae si “ pre­ para” la strettoia. Ai primi di agosto si ini­ ziano i lavori di allargamento, che non consentono per il momento di passare. A Ferragosto finalmente, con tecniche mi­ ste (“ Manzotin” e “ Plasmon”) si riesce a rendere agibile la fessura e a scendere quel pozzo che da sette anni attendeva di venir percorso. Si tratta di un ampio P. 45, cui segue una galleria rettilinea di un cen­ tinaio di metri che poi sprofonda in un P.

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La strettoia a -55 dell'Abisso Viva Zio (foto: F. Viezzoli)

15 attivo che chiude alla base. La continuazione è rappresentata da una finestra dall’altra parte del pozzo. Nelle esplorazioni successive la si raggiunge, si possono qundi scendere una serie di poz­ zi, percorrere strette gallerie e basse con­ dotte. Alla fine si sbuca sul soffitto di una galleria freatica con un profondo solco gravitazionale. Lo si percorre tutto è un P. 41. Alla base vengono trovate delle trac­ ce: è l’abisso Morning, e più esattamente il meandro di 400 metri che dal Bivio Comi­ ci porta alla base dell’ultimo pozzo dell’a­

bisso stesso. L’importanza di questa scoperta non sta tanto nel “VivaZio” stesso, abisso, tra l’al­ tro, di difficile percorribilità e senza tante possibilità di proseguimento quanto nel­ l’impulso che questa giunzione dà e darà alle esplorazioni e ricerche future, che mi­ reranno al collegamento con altri vicinissi­ mi abissi (Cornisi, Procopio, ecc...) nel tentativo di formare un unico complesso ipogeo. (G. Benedetti - G.T.S. e F. Viezzoli — G.G. A. XXX Ottobre Trieste)

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anche a ricercatori di varie Università Ita­ liane. La SSI invita pertanto tutti gli speleologi italiani da astenersi dall’intralciare fre­ quentando in maniera non programmata e concordata il sistema carsico. Coloro che per qualunque motivo deside­ rassero ugualmente in questo periodo vi­ sitare la cavità sono invitati a prendere di­ rettamente contatto con la Segreteria del­ la spedizione Corno d’Aquilio (Via dei Lovoleti 5, Modena tei. 059/232295 per concordarne i tempi ed i modi. La SSI ringrazia quanti volontariamente si atterranno a queste disposizioni che non vogliono esser inutilmente restrittive ma tendono a garantire la serietà e il succes­ so auspicato delle ricerche in corso. Paolo Forti

PUGLIA

GRAVA DI COPPA GRANDE ! rami superiori della Grotta Ricoveri Cantore (foto: G. Benedetti)

GROTTA RICOVERI CANTORE Avevamo già dato notizia (Speleologia n. 22) della scoperta nella zona del Pai Pic­ colo (Catena Carnica, Friuli) di una inte­ ressante cavità di andamento labirintico. Nel 1990 sono state portate quasi com­ pletamente a termine le esplorazioni ed i rilevamenti nella nuova grotta, che è stata chiamata “Grotta Ricoveri Cantore” . Infatti all’esterno della cavità nel corso della 1a Guerra Mondiale i soldati italiani avevano edificato una piccola cittadella, denominata “ Ricoveri Cantore” ; l’imboc­ co stesso si trova dietro il muro di un edifi­ cio ed anche la caverna iniziale (modifica­ ta artificialmente) risulta sia stata utilizza­ ta dai militari. Speleologicamente la grotta è stata trova­ ta dal Gruppo Triestino Speleologi nel set­ tembre '89, nell’ambito delle ricerche in­ traprese sull’altipiano del Pai Piccolo. L’esplorazioni sono iniziate però nel gennaio ’90 ed hanno impegnato gli speleologi del G.T.S. per una decina di uscite nel corso dei mesi successivi. Come già menzionato, la grotta si svilup­ pa orizzontalmente in maniera labirintica,

ed è formata essenzialmente da basse condotte forzate, poste anche su più piani sovrapposti. Notevoli i depositi argillosi e di latte di monte, che hanno ostacolato non poco i lavori di rilevamento. Attualmente la “Grotta Ricoveri Cantore” raggiunge uno sviluppo pianimetrico di un chilometro ed un dislivello totale di una cinquantinadi metri; poche e di scarsaimportanza le possibilità di prosecuzione. (Gianni Benedetti - G.T.S. - Trieste)

VENETO

Durante lo svolgimento di una sistematica campagna di ricerche condotte dal Grup­ po Speleologico Dauno nel comprensorio comunale di Vieste (Fg), sono state esplorate numerose nuove cavità tra cui merita di essere menzionata la Grava di Coppa Grande, risultata profonda 116 metri (2 ° posto nella graduatoria delle grotte più profonde del Gargano). La cavità, la prima di un certo interesse esplorata nel Gargano orientale, ubicata sulla sommità di una collina fittamente co­ perta da macchia mediterranea che ne rende difficile il reperimento. Si tratta di un antico inghiottitoio fossile costituito da

O.C.A. Nel corso di tutto il 1991 e nei primi mesi del 1992 saranno posizionati, a cura del­ l’Operazione Corno d ’Aquilio, all’interno della Spluga della Preta, un certo numero di sensori automatici per lo studio della meteorologia della cavità. La delicatezza delle analisi in corso richie­ derebbe che la grotta non fosse assolutamente percorsa da nessun altro che i re­ sponsabili di questa ricerca che fa capo

Grotta Ricoveri Cantore: una galleria (foto: G. Benedetti)

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una sequenza di 7 pozzi in rapida succes­ sione (P24-P7-P8-P25-P12-P21-P8) che si apre nei calcari tipo “ maiolica” del Cre­ taceo inferiore in un’area alquanto tor­ mentata dal punto di vista tettonico per la presenza di numerose faglie dirette anche se di modesta entità. La roccia incassan­ te, minutamente fratturata e molto degra­ data, ne ha reso insidiosa l’esplorazione per il costante pericolo di scariche di sas­ si. (Carlo Fusilli Gruppo Speleologico Dauno Foggia)

ABISSO CINESE Sono proseguite le esplorazioni del Grup­ po Speleologico Dauno in questa interes­ sante ma al tempo stesso alienante cavità di cui si è già scritto in un passato numero di questa Rivista (Speleologia n. 15 - set. ’88). Oltre alle numerose risalite, tutte in­ terrotte dopo poche decine di metri da strettoie decisamente impossibili, la novi­ tà di maggiore rilievo è stata il superamen­ to del vecchio fondo con la relativa esplo­ razione di 3 nuovi pozzetti che portano la cavità alla profondità di -1 1 1 metri (stop

V. ,

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Abisso delle Volpi: IIP. 16a -85 (foto: G.S.D.)

su una nuova strettoia). Numerosi elementi, tra cui la circolazione d’aria che interessa la zona del fondo, fan­ no ben sperare in futuri possibili appro­ fondimenti della grotta. (Carlo Fusilli, Aldo Fini Gruppo Speleologico Dauno - Foggia)

ABISSO DELLE VOLPI Si tratta di una cavità di recentissima sco­ perta, la cui esplorazione è frutto di stretta collaborazione tra il Gruppo Speleologico Dauno e l’Archeo Speleo Club Rignano. Come l’Abisso cinese si apre nel vasto al­ tipiano a doline a nord di S. Marco in Lamis (Fg) in località Chiancate-Marialonga. La profondità raggiunta sinora è di 113 metri. Poiché le esplorazioni sono tuttora in cor­ so, si ritiene più opportuno rimandare al prossimo numero di questa Rivista la pub­ blicazione del rilievo completo e la relativa descrizione. (Carlo Fusilli, Aldo Fini (G.S. Dauno — Foggia, Matteo Viola ASC Rignano Garganico)

LOMBARDIA COLORAZIONE GROTTA MARELLI Il 7 Ottobre 1990 sono state colorate le ac­ que del Rio Orinoco, l’attivo principale della Grotta Marelli; si tratta della prima colorazione nel massiccio del Campo dei Fiori (Varese). Il tracciante è stato immes­ so a —480, corrispondente a quota 550 metri s.l.m. circa. Sono state tenute sotto controllo le tre principali sorgenti del mas­ siccio (Fontanone di Barasso, Sorgente di Valle Luna), sia mediante captori cam­ biati settimanalmente sia attraverso cam­ pionamenti quotidiani; le sorgenti distano circa 2.5 Km dal punto di immissione. Tutte tre le sorgenti sono risultate positi­ ve: nelle prime due il colorante è arrivato dopo 11 giorni, nella terza dopo 17; le cur­ ve di restituzione hanno indicato una estesa zona satura. Il potenziale carsico 76

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Siberia: verso nuovi orizzonti (foto: A. Angeletti S. C. Protei Milano)

del Monte Campo dei fiori risulta cosi di circa 900 metri. È stato utilizzato come tracciante il Tinopai, azzurrante di recente introduzione in Italia per fini Idrogeologicl; le difficoltà di utilizzo e la minore efficacia rispetto alla fluoresceina sono compensati dalla bas­ sissima tossicità e dall’invisibilità del pro­ dotto, caratteristiche Indispensabili per aver l’autorizzazione da parte delle autori­ tà sanitarie ad effettuare colorazioni in prossimità di sorgenti captate per scopi idropotabili. La colorazione e le analisi sono state ef­ fettuate grazie alla collaborazione del G.S. CAI Varese, dell’A.V.E.S., del Dipartimen­ to Georisorse e territorio del Politecnico di Torino e del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Milano.

bre 1990) è sinonimo di ricerche e scavi. Anche se fino ad ora spesso le delusioni hanno superato le piccole soddisfazioni, Il

desiderio di continuare ad esplorare, sco­ prire e lavorare, è ben presente In quasi ogni componente del gruppo (oggi si con­ tano 25 soci). Le ricerche di buchetti e probabili grotte, vengono eseguite di solito, in seguito a segnalazioni fornite dagli abitanti della Valle (soprattutto cacciatori e cercatori di funghi), che sembrano aver preso In sim­ patia questa attività, prima del tutto sco­ nosciuta. Quella di ricerca è una fase mol­ to divertente, proprio perché non sempre le informazioni sono precisissime, oppure semplicemente perchè certe zone non sono abitualmente frequentate neppure dai soci “del posto”. Così quasi gareggiando si setacciano val­ li, boschi, pareti rocciose, e fortunata­ mente qualche frutto è stato raccolto. Fino adesso infatti si è lavorato in circa una decina di buchi (senza contare quelli che per il momento si è preferito solamen­ te localizzare). Attraverso i ritrovamenti più rilevanti, è possibile dividere la Valle in tre zone di­ stinte: la prima sicuramente è quella del Monte Pinzernone, dove sono stati trovati il Boeucc del Mez Quai lungo circa 20 m con una profondità di 5 m e buone possl-

(A. Uggeri, B. Vigna G.G. Varese)

IL F.I.A.S.K. IN VAL IMAGNA Sono “solamente" 14 le nuove grotte sco­ perte ed esplorate dal F.I.A.S.K. In Val Imagna (Bergamo), In meno di due anni di attività, confermando l’opportunità di una scelta operativa guardata all’Inizio con dif­ fidenza. Due di queste sono situate nella prospi­ ciente Provincia di Como e le altre dodici in Provincia di Bergamo. Notevoli, per il momento, La Naia (svilup­ po maggiore di 150 m ed In fase di ulterio­ re crescita), Siberia (sviluppo certamente maggiore di 250 m con pozzi interni di 12, 20 e 35 metri) e la Risorgente II il cui ruolo nel contesto Idrico locale è in via di defini­ zione grazie a colorazioni condotte con traccianti (Blankophor BA) messici gentil­ mente a disposizione dalla Bayer Italia. Planno partecipato all'attività sin qui con­ dotta, speleo appartenenti al G.S.P. “G. Chierici” di Reggio Emilia, G.S. “Scavoli­ ni” del C.A.I. Erba e S.C. “ I Protei” S.S.I di Milano. I risultati definitivi verranno proba­ bilmente presentati in sede di Convegno Regionale. (Forza Intergruppo Applicazione Studi Karsici)

VAL D’INTELVI: BUONE NOVELLE È sicuramente un dato di fatto, che ogni week-end per l’appena nato S.C.V.I. (ottoSPELEOLOGIA 24, 1991

Risorgente II: la parte più interna (foto: R. Banfi F.I.A.S.K.)

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bilità di proseguimento; il Buco del Corvo, un cunicolo a pressione in parte ben concrezionato, lungo circa una trentina di me­ tri, che dà adito ad ottime speranze; la Cioca lunga 15 m circa in fase di lavorazio­ ne; la Tana dei Tassi una risorgenza fossi­ le con un’entrata spettacolare, forse la più in quota fra quelle fin’ora trovate (m 600 circa), lunga 10-15 m e profonda 5 m che si lascia scavare bene; l’Introvabile frattu­ ra di scollamento, riempita artificialmente e il Boeücc del Scupell di m. 7-8 in frattura scavabile. La seconda zona: complesso Sighignola dove si ha la Falò situata in do­ lina, dove (scavando) è stata trovata una cavità di circa m 100, il Fiadu, uno strato superficiale fratturato in cui tira aria, e l’In­ ghiottitoio dove si ha in entrata un pozzo di m 6-7 fermo su detriti e terriccio. La terza zona è quella dei Monte Galbiga. dove sono stati trovati il Boeucc del Biss, frattura d ’interstrato fermo in strettoia, lungo metri 10-12 con una buona corrente d’aria e il Büss del Sudu di m. 15 circa, molto stresso. Non bisogna tralasciare che durante le in­ numerevoli ricerche è stato rinvenuto in territorio svizzero il Prim de l’Ann uno scollamento di m. 40-50 profondo m. 1015, che è stato passato alla Sezione Speologica Ticinese, con la quale fra l’altro si era già in contatto. I buchi trovati e lavorati fino ad ora non sono di notevolissime di­ mensioni, però bisogna considerare che ii gruppo sta acquisendo pratica proprio in questo momento; si spera sempre e si scava tanto... (Massimo Rognoni - Speleo Club Vai Intelvi)

M ARCHE APERTO UN CENTRO PER L’EDUCAZIONE AMBIENTALE Al PIEDI DEL MONTE NERONE

La Cièca (foto: F. Colombo S.C.V.i.)

La struttura può costituire una ottima ba­ se da cui intraprendere l’esplorazione delle grotte del Monte Nerone e di altri ri­ lievi dell’Appennino umbro-marchigiano. Un progetto, reso possibile e ispirato dal­ le esperienze maturate dalla Sezione Spe­ leologica di Città di Castello sulla monta­

gna umbro-marchigiana, ha ottenuto il fi­ nanziamento del Ministero dell’Ambiente e ha consentito al Comune di Piobbico di inaugurare nel mese di maggio un Centro per l’Educazione Ambientale. La direzio­ ne è stata affidata ai sottoscritto, che è anche responsabile del progetto e, oltre

L'ingresso dei Mèz Quai (foto: F. Colombo S. C. VI.)

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che delle grotte, si occupa professional­ mente di didattica ambientale-naturalistica. Nei locali di un vecchio edificio scola­ stico, riadattato allo scopo, sono stati al­ lestiti laboratori, esposizioni di reperti fos­ sili, erbario, biblioteca, sala per conferenze e audiovisione, e al suo inter­ no si può anche mangiare e dormire a prezzi molto economici. La condizione per poter usufruire di tutti i servizi è di amare l’ambiente naturale e munirsi della tessera prevista. li Centro è stato concepito prevalente­ mente come base per escursioni sulla montagna lungo gli itinerari geo-paleon­ tologici, alla scoperta di boschi, torrenti, forre, palestre di roccia e grotte, nella convinzione che solo il coinvolgimento di­ retto permette di penetrare l’intima logica degli equilibri naturali. Artefice del coin­ volgimento è il clima di gioco e avventura che la metodologia didattica prevede, fa­ cilitata dalla spettacolarità naturalistica del luogo, soprattutto delle grotte. Utente privilegiato sarà il mondo della scuola, per il quale sono previsti programmi mirati, mentre le iniziative rivolte agli adulti pos­ sono anche scaturire dalla creatività delle associazioni e di ogni singolo fruitore del Centro. Una importante funzione propositiva può venire dal mondo della speleologia, che può trovare nella struttura piobbichese una occasione per organizzare meeting, SPELEOLOGIA 24, 1991


corsi, o spensierati fine-settimana dedi­ cati alla visita delle grotte. (M a rco B a n i S e zio n e S p e le o lo g ic a C AIS S I C ittà d i C a ste llo )

TRENTINO A.A . UVADA

Non sembra vero, ma una volta tanto, ba­ ciati dalla fortuna,alcuni prodi del G.S.P.G.C. in battuta, trovano una grotta in... Trentino. Si tratta di UVADA, pozzo di 27 metri, sulle cui pareti inclinate, e sul cui fondo giacciono immani strati di pattume. Nonostante questo la grotta continua !!! Infatti il pozzo intercetta una galleria che a valle, dopo un pozzetto di circa 6 metri, per ora chiude in un intasamento di sabbia e detrito. A monte, dopo una breve stret­ toia, la grotta prosegue in un alternarsi di diverse morfologie: meandri, saie e lami­ natoi, prima in calcare, poi in rosso ammonitico. Per ora lo sviluppo si aggira sui 400 metri, con un dislivello di 50,5 metri ( + 20,5; -3 0 ). L'esplorazione ed il rilievo sono ancora in corso. Avvisati della grave situazione eco­ logica in cui versa la cavità, attualmente la più estesa della zona del monte Agaro (Castel Tesino, TN), gli speleologi del gruppo di Lavis, si stanno prodigando a sensibilizzare le autorità competenti. (Carnati Giovanna G.S.P.G.C. Reggio Emilia)

ESTER O LO “SPARVIERE” IN GRECIA Per la seconda volta il G.S. (Sparviere” è ritornato in Grecia nel corso di una cam­ pagna di ricerche durata 1 ’ giorni a cavallo fra 1990 e 1991. Affiancati questa volta dall’Associazione Speleologica Barese, la spedizione ha nuovamente concentrato le sue ricerche in Laconia e precisamente nella penisola più orientale con cui term i­ na a Sud il Peloponneso. Obiettivo princi­ pale è stato quello di topografare le cavità già esplorate l’anno scorso: la Grotta di Valies ha così restituito uno sviluppo di ol­ tre 200 metri e due grosse voragini nel ter­ ritorio di Molaoi sono state rilevare e di­ scese rispettivamente a —82 e —40 me­ tri. Nei pressi del centro di Karavotra sono state individuate altre 2 cavità nuove. La prima, molto conosciuta dagli abitanti del luogo, è un’inghiottitoio semi-attivo nel quale confluiscono le acque meteoriche nei periodi fortemente piovosi. La grotta ha fama di essere profondissima ed ine­ splorabile: noi l’abbiamo percorsa per non più di 50 metri di sviluppo, cioè fin do­ ve essa termina su un piccolo sifone im­ praticabile. La seconda cavità, con un mo­ destissimo ingresso — un buchetto non più largo di 35 cm — è molto più interes­ sante. Una fortissima corrente di aria fred­ da prometteva sin dall’Inizio grosse sor­ prese. E così è stato! Un pozzo iniziale profondo 45 metri immette dall’alto in un vastissimo salone — lungo più di 150 me­ tri — che le luci di un folto gruppo di esploratori riescono ad illuminare tenue­ mente. Imponenti gruppi stalatto-stalagSPELEOLOGIA 24, 1991

Grotta Uvada: no commenti (foto: Jenny GSPGC)

mitici fanno da cornice all’impotenza degli ambienti. La grotta declina infine in una seconda verticale alla base della quale, fra sale e meandri splendidamente concrezionati, si giunge a quota —132 metri di profondità, dove le esplorazioni si sono fermate per mancanza di tempo. Per il momento sono stati rilevati soli 500 metri di percorso sotterraneo ma tutto lascia supporre anche al più presto la cavità farà parlare di sé. Una curiosità: attraverso il pozzo d’ingresso venivano gettati nella grotta, nel secolo scorso, i vestiti e gli og­ getti personali di un gruppo di tubercoloti­ ci, abitanti in un villaggio nelle vicinanze. Sul piano di calpestio sono state infatti trovate una copiosa quantità di forchette, cucchiai e coppe metalliche che testimo­ niano la veridicità delle tradizioni popolari dalle quali abbiamo appreso la notizia. In­ fine nel territorio di Monenasia è stata in­ dividuata un’altra cavità di vaste dimen­ sioni. Un “sotano” profondo una ventina di metri immette all’imbocco di un mae­ stoso salone che degrada fin sulle spon­ de di un profondo lago di acqua salma­ stra. In effetti si tratta di un’ingressione sotterranea delle vicine acque marine. Presenti altissimi colonnati stalagmitici che si ergono nel salone ed in parte anche in acqua, facilmente visibili in trasparenza. I risultati delle ricerche saranno entro la fi­ ne dell’anno pubblicati su L’AUSI, bolletti­ no del G.S. “Sparviere” .

NUOVA GRANDE GROTTA PRESSO MATTERIA Nel giugno 1990 alcuni cacciatori hanno segnalato agli speleo del J.K. Dimnice di Capodistria una fessura, non lungi da Matteria (paesino sito sul Carso sloveno, fra Trieste e Fiume), da cui usciva una no­ tevole colonna di vapore; spostato un grosso masso è apparso l’ingresso di una grotta rivelatasi lunga oltre due chilometri e la cui esplorazione non è ancora termi­ nata. La cavità — un complesso sistema di vaste sale molto concrezionate, ampie gallerie arabescate, pozzi e traversi (qual­ cuno piuttosto bruttino...) — è stata quasi interamente esplorata da Bojan Spasovic di Hoticina, speleo dello J.K.D. con cui gli uomini della Commissione Grotte hanno compiuto molte escursioni sotterranee. Nel mese di dicembre 1990 alcune disce­ se effettuate con lui (qualcuna durata pa­ recchie ore e terminata nel cuore della notte) hanno permesso di completare la documentazione fotografica e la risalita di un camino percorso da una notevole cor­ rente d ’aria (ma terminante con una breve galleria). Le esplorazioni nella Jazbina v Rovnah, è questo il nome della cavità che si avvia a diventare una “classica” della zona, sono tuttora in corso. (Pino Guidi CGEB - SAG)

(Gruppo Speleologico “Sparviere”)

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COSA SUCCEDE NEL MONDO a cura di Claudio CATELLANI AUSTRIA Questa nazione mitizzata per i suoi grandi pozzi anche quest’anno non si smentisce dal punto di vista delle novità: il Sotano Hondo di 227 metri di profondità con poz­ zo d’ingresso da 188 m, ed El Borbollón do —249 metri di dislivello con aH’interno un bel pozzo da 218 metri.

Il 19 agosto 1990, In seguito ad una esplo­ razione memorabile, è nata una quarta at­ traversata con più di 1000 metri di dislivel­ lo. Era il risultato, provissorio, di tredici anni di ricerche e di accanimento da parte dei Furets Jaunes de Seyssins, con la giunzione tra il Cosa Nostra Loch ed il Si­

Da Draco

Risultati eclatanti della Societad Venezo­ lana de Espeleología, nella Cueva de Sa­ man, esplorata per 9,5 km di sviluppo. La grotta viene descritta come monumen­ tale. A quanto pare, durante la maggior parte dell’anno è percorsa da un fiume sotterra­ neo dalla portata di 100 m3 al secondo e durante le piene arriva fino a 200 m3 al se­ condo!!! Queste enormi portate sono comprensi­ bili in quanto il bacino idrogeologico della Cueva de Saman è di 160 km 2 e le precipi­ tazioni sono di ben 2700 mm/annui. Da Spelunca

Ecco l’aggiornamento delle grandi traversate mondiali: 1 2 3 4 5 6

7 8

9 10 11

1 2 3 4 5 7 8

In Serbia, vicino al confine col Montene­ gro, è stata esplorata dagli speleo di Bel­ grado una nuova grande cavità denomina­ ta Pecina U Vrazjim Firovima, con uno svi­ luppo di oltre 10 km e gallerie concrezionatissime. Oltre al Vellko Sbrego, esplorato sino a -1 1 9 8 da triestini della CGEB, il Canin Ju­ goslavo ha regalato un nuovo grande abisso esplorato dagli speleo di Lubiana. Si tratta dello Skalarjevo Brezno che scende a ben 911 metri di profondità. Anche in croazia, un campo organizzato dal S.O.P.D. di Zagabria sulle montagne di Velebit, ha dato dei notevoli risultati. A Burinka un pozzo iniziale di 174 metri porta ad una sala enorme (160 x 100 x 120 ), e ad un fondo attualmente di —290 metri. Più interessante la Munizaba, grosso pozzo iniziale (P 124), e due grandi saloni con gallerie alte fino ad 80 metri. La profondità di - 4 4 8 ne fanno la mag­ giore per dislivello della Croazi?. Da Spelunca

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Lamprechtsofen Sistema Badalona Sima Aranonera Systeme de laC oum od’Hyouernedo Cosa nostra Loch-Berger hohle Sistema Purification Sistema Cueto-Coventosa Complesso Fighiera - Corchia Systeme de la Diau Raggejavre-Raige Systeme de la Dent de Crolles

1474 1149 1140 966 934 852 795 7T0 701 617 623

m m m m m m m m m m m

Austria Spagna Spagna Francia Austria Messico Spagna Italia Francia Norvegia Francia

PER P R O FO N D ITÀ

6

JUGOSLAVIA ’ :

stema di Plattenek-Bergerhöhle a 1100 metri di profondità nell’interno del mas­ siccio delle Tennegebirge (Prealpi au­ striache di Salzburg). Questo nuovo complesso ha uno svilup­ po superiore a 30 km e un dislivello totale di 1245 metri. Dopo anni di tentativi il Club Speleo di Cracovia (Polonia), durante il campo esti­ vo 90, ha congiunto il Verlorenenweg

9 10 11 12 13

Veliko Sbrego Skalarjevo brezno Jama u Vjetrenim brdima Slstem BPGG-Botrova jama Poloska jama Jama u Malom Lomnom dolu Majska jama Stara skola Vilimova jama (A-2) M-16 (Tolminskl Migovec) Brezno pri Laski pianini Ponor na Bunjevcu Jama pod Kamenltim vratima

Slovenija Slovenija Crna Gora Slovenija Slovenija Crna Gora Slovenija Hrvatska Hrvatska Slovenija Slovenija Hrvatska Hrvatska

Kanin Kanin Durmitor Bohinj Tolmin Durmitor Bohinj Biokovo Biokovo Tolmin Radovljica Velebit Biokovo

Slovenija Hrvatska Slovenija Crma Gora Hrvatska Slovenija Slovenija Hrvatska Bih Slovenija Slovenija Hrvatska Hrvatska Srbija Slovenija

Postojna Ogulin Tolmin Korita Krslje Divaca Loz Tounj Zavala Postojna Cerknlca Medvednica Krnjak Pester Planina

1198 911 897 819 705 605 592 565 547 547 536 534 520

m m m m m m m m m m m m m

19495 16396 10800 10549 9352 8619 8163 8010 7503 7446 7307 6654 6564 6200 6156

m m m m m m m m m m m m m m m

PER SVILU P P O

1 2 3 4 5 6

7 8

9 10 11 12 13 14 15

Postojnska kama (sistem) Sustav Dula-Medvedica Poloska jama Pecina nad Vrazijim firovima Sustav Panjkov ponor Krslje Kacna jama Krizna jama Spilja u kamenolomu Vjetrenica Jama pod gradom (Predjama) Velika i Mala Karlovica Veternica Jopiceva spilja Usacki pecinski sistem Planinska jama

Mlarden Kuhta

SPELEOLOGIA 24, 1991


SPELEOLOGIA 24, 1991



Schacht ( - 5 3 2 m) e il Lamprechtstofen ( + 995, - 1 1 m), creando così la terza grotta mondiale per profondità con i suoi 1485 metri di dislivello. Questo sistema ha inoltre conquistato un ulteriore record in quanto presenta la maggior traversava mondiale : ben 1474 m dall’ingresso alto (2134 m slm) all’ingres­ so basso (660 m slm).

De La Seine. Il nuovo fondo raggiunto a quota - 5 8 4 m con uno sviluppo di oltre 3 km, fanno ben sperare in nuove prosecuzioni in quanto la grotta è percorsa da notevole corrente d’aria. Da Spelunca

Da Spelunca

NUOVA GUINEA j| f| £ £

Sempre in Austria le novità più interes­ santi sono: 7,6 km di lunghezza per 340 metri di dislivello alla Windlòcher, mentre la Hirlatzhohole ha raggiunto ben 67 km di sviluppo rilevato.

Ecco finalmente i risultati della spedizione francese MANYANG 8 8 . Un’importante cavità risorgente, Drai Pasis, esplorata per 1675 m di lunghezza (disi. + 117 m), con enormi marmitte, laghetti e rami fossi­ li concrezionati. Il pozzo di Kea II, 100 metri di profondità con un laghetto d'acqua stagnante sul fondo. La Grotte Du Bout Du Monde, spettacola­ re risorgenza che dopo 420 m di sviluppo diviene sifonante in quanto la condotta è intercettata da una grande faglia trasver­

Da Der Schlaz

s v jz z e r a

Superato il limite precedente ( —275 m) al Gouffre du Grand Cor (Massif de la Dent de M ordes), da parte dello Speleo Club

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sale. Da Spelunca

Gli americani della National Speleological Society, hanno esplorato la Caverna Cor­ redores nella provincia di Puntarenas. Si tratta di una paleorisorgente che si apre a pochi metri dal Rio Corredor, con grandi gallerie concrezionate, il tutto per oltre 1,6 km di sviluppo. Da NSS NEWS

'••y-.v'-.-.V.. CECOSLOVACCHIA Y.^-Y Il Gruppo Alberice della Società Speleolo­ gica Ceca, ha approfondito la grotta Vecna Labuz fino ad un dislivello di —490 m. Nei calacari mesozoici di Kutna Hora, so­ no state esplorate delle antiche miniere datate dal 13° al 16° secolo delle quali una

SPELEOLOGIA 24, 1991


SPELEOLOGIA 24, 1991

CAVERNA CORREDORES PROVINCIA DE PUN TARENAS, GRiO COORDINATES LAMBERT PROJECTION CANOAS OUAO f i t VATION MSL TOTAL SURVEYED LENGTH TOTAL SURVEYEO OCPTM

C 271.686 »50.09 5.529 »9

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COSTA RICA e at.an

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1.0» 52

COMPASS ANO TAPE SURVEY ev MEMBERS Of THE 1989 COSTA RCA PROJECT OP THE NATIONAL SPELEOLOGICAL SOCIETY ALL DIMENSIONS ARE IN FEET CROSS SECTIONS ARE TO SCALE ALL ELEVATIONS ARE ABOVE OR BELOW CORQEDOR ENTRANCE CAVES ORAWN TO TRUE NORTH ( DETERMINED BY ASTRONOMICAL OBSERVATION , JANUARY |9,I989> CALCULATIONS B« Jiff UHL DRAWN BY MOPf £ UHL ©1989

00

co


due grandi verticali: Lubang Kapa Kapasa di 210 metri e Lubang Tomanangna di -1 9 0 m, con un pozzo di 170 m d’ingres­ so. Altre tre interessanti cavità sono state topografate: K21 (disi. -1 2 1 ; svii. 430), Lu­ bang Pangni (disi. - 100; svii. 600) e Gua Sarifa (svii. 1.175 metri). Più a nord, la risorgente di Gua Londron è stata risalita per un ulteriore chilometro portandola ad uno sviluppo attuale di 2400 metri. Elenco delle più importanti cavità del car-

Ecco l’aggiornamento sulle grandi cavità del Brasile DISLIVELLO: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13

Abismo do Juvenal Gruta do Corrego Fundo Gruta do Ouro Grosso Cavenra Ribeirázinho III Abismo da Gurutuva Caverna da Onca I Caverna do Dacio Abismo Tobías Abismo da Tentiva Abismo do Tira Prosa Gruta Olhoa d ’Agua Gruta dos Ecos Gruta do Padre

14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25

Fuma de Vila Velha 1 Fuma de Vila Velha 2 Abismo da Onca Parda Abismo da Tubaca Gruta Dr Aecio Gruta do Lago Azul Caverna Fatima Gruta do Quelo Gruta da Casa de Pedra Lapa do Janelao Lapa Encantada Gruta da Tapagem

Iporanga Iporanga Iporanga Apiai Iporanga Nobres Robario Oest Iporanga Iporanga Ribeira itacarambi Corumba de Goiáa Santana/Santa Maria Vitoria Ponta grossa Pronta grossa Iporanga Iporaga Nobres Bonito Azul Rondonopolis Nobres Iporanga Januaria/ltacarambi Montes Claros Eldorado

Sáo Paulo Sáo Paulo Sáo Paulo Sáo Paulo Sáo paulo M.T. M.T. Sáo Paulo Sáo Paulo Sáo Paulo Minas Gerais Goiàs

252 195 192 220 154 150 150 146 132 130 126 125

m m m m m m m m m m m m

Bahia P.R: P.R. Sáo Paulo Sáo Paulo M.T. M.S. M.T. M.T. Sáo Paulo Minas Gerais Minas Gerais Sáo Paulo

125 113 110 102 100 100 100 100 100 100 100 100 100

m m m m m m m m m m m m m

so di M aro s: 1) Gua Sakukkan Kallang 2) Gua Tanette 3) Leang Assuloang 4) Gua Londron 5) Gua Mimpiflstani Toakala 6) Gua Saripa

f b a n c ia

Il G ro u p e S p e le o

2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23

Conjunto Santa Rita Lapa do Sao Mateus III Lapa do Convento Gruta Olhos d ’agua Lapa do Brejoes I Lapa do Angélica Caverna de Sant'Anna Gruta da Tapagem Lapa Nova Gruta .da Cabana Lapa do Sao Mateus II Imbira Lapa da Terra Ronca II Gruta da Morena Gruta do Areado Grande II Lapa Encantada Gruta das Areias 1 Lapa da Mangabeira Lapa do Janeláo Lapa do Bezerra Lapa do Sao Vicente II Gruta dos Paiva Gruta do Cipo

24 Gruta Azul

Santana/Santa Maria Vitoria Iraquara Sáo Domingos Campo Formoso itacarambi Morro do Chapeu/lrece Sáo Domingos Iporanga Eldorado Vazante Apiai Sáo Domingos Sáo Domingos Cordisburgo Apiai Montes Claros Iporanga Ituacu Januaria/ltacarambi Sáo Domingos Sáo Domingons Iporanga Santana/Santa Maria Vitoria Iraquara

Da Speleoforum

Cinque membri della Federazione Bulgara di Speleologia e cinque speleologi dell’I­ stituto di Geografia dello Yunnan, hanno esplorato una serie di nuove cavità nella zona di Mengzi, tra queste una in partico­ lare, la Yan Zhi Dong, 266 metri di profon­ dità, dalle caratteristiche tipiche delle ca­ vità alpine. Altre nove grotte sono state esplorate per circa 5 km di sviluppo totale. Da Spelunca

W IIÈÊÊ^ÊïÊÊilÊÎSÊÊ Quarta spedizione in questo paese da parte dei francesi della Association Pyre84

M agnan

ha

Da Spelunca Bahia Bahia Goias Bahia Minas Gerais Bahia Goias Sáo Paulo Sáo Paulo Minas Gerais Sáo Paulo Goias Goiàs Minas Gerais Sáo Paulo Minas Gerais Sáo Paulo Bahia Minas Gerais Goiàs Goiàs Sáo Paulo Bahia Bahia

15800 14025 10828 9200 6760 6570 6390 5813 5130 4550 4185 4106 3530 3500 3400 3350 3260 3230 3020 3010 2920 2880

m m m m m m m m m m m m m m m m m m m m m m

Conosciuto da oltre 20 anni Le Scialet Des Serrasins (Château-Bernard, Isère), dava una profondità di —64 m. Dopo aver rag­ giunto una finestra sul secondo pozzo, gli speleo del Furet Jaunes de Seyssins sono riusciti a scendere sino ad un dislivello di —448 m senza grandi difficoltà, attraver­ so spettacolari gallerie concrezionate. La cavità ha tutte le caratteristiche per diven­ tare una classica grotta da speleoturismo. Da Spelunca

2760 m 2500 m Da Spelunca

supera i 500 m di profondità.

Espace

esplorato, nelle alpi marittime, una cavità denominata Gouffre de l’Epave fino alla profondità di - 1 9 6 metri, grotta molto ar­ ticolata che termina in un piccolo sifone insuperabile.

SVILUPPO 1 Gruto do Padre

12460 m 9700 m 3500 m 2410 m 1415 m 1175 m Da Spelunca

néene de Speleologie nel carso di Maros (Sulawesi Sud). Ecco i risultati: Gua l a ­ nette, esplorata per 9,7 km, facente parte del sistema Gua Salukkan Kallang di 12,5 km esplorato anch’esso in questa spedi­ zione. Nello stesso settore sono state scese GROTTA Da Xia Dong Sing Seo Dong Long Bao Pao Dong Bien Fou Dong Cavité sans nom Cavité sans nom Cavité sans nom Yan Feng Dong

PROVINCIA Mile Mile Mengzi Mengzi Mengzi Mengzi Mengzi Mengzi

Yan Zhi Dong Tantai Shan, Dong Total

Mengzi Weixin

Per il 12° anno consecutivo lo Speleo Club de Paris ha organizzato un campo estivo sul Picos De Europa, ed anche per que­ s t’anno i risultati sono stati più che positi­ vi: —401 alla Sima de los Quatro Camlinos, - 6 2 0 alla Sima de Cotalbin. Ques t’ultima ha al suo interno un pozzo da 304 m ed ha ancora buone possibilità di pro­ secuzione. Nella stessa zona i madrileni e gli inglesi di York hanno sceso fino a —300 un’altra ca­ vità siglata K 901, ma le esplorazioni sono state interrotte a causa di un incidente ad uno speleo inglese. Lo Speleo Club de la Seine ed altri gruppi francesi continuano le ricerche intorno alla zona del Sistema del Trave ( —1441), e a quanto pare con

LUNGHEZZA PROFONDITÀ VILLAGGIO -1 0 m 913 m Da He You -7 0 m 100 m Da He You -1 3 5 m 1320 m Long Bao Pao —35 m 70 m Salima -3 0 m 0 m Salima -1 2 0 m 60 m Salima 30 m Be Zu Di -7 7 m 1000 m Be Zu Di ( - 5 0 , + 27 m) -2 6 6 ,5 m 250 m Niu Peng +120 m 1200 m Washi 4943 m 863 m -7 1 6 , +147)

SPELEOLOGIA 24, 1991


successo: laT 27 oTorca de Los Rebecos è stata esplorata oltre il vecchio limite di —253. La grande difficoltà di questa cavi­ tà è una fessura (“la sardina”) di 5 metri di lunghezza e larga 20 centimetri che da su di un pozzo da 219 metri. È stata raggiunta la profondità di —710 m oltre la quale la grotta continua ulterior­ mente. Da Spelunca Il sifone terminale della Sima GESM (Ma­ laga, Spagna), fu esplorato nel 1979 (F. Poggia, F. Verger) fino alla profondità di 24 m. cosa che portò il dislivello totale del­ l’abisso a 1.098 m. Nel 9188 una colorazio­ ne ha dimostrato la connessione di que­ sta grotta con il Sistema del Hoyo Grande,

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una grossa risorgenza posta alla base del massiccio, ben. 1.243 m sotto l’ingresso dellaSima GESM. Sono quindi seguiti due tentativi (estati '88 e ’89) nel sifone finale, che però non hanno avuto esito. L’atten­ zione è stata allora rivolta all’Hoyo Grande e al suo sifone, percorso nel 1989 per 860 m di sviluppo con 62 di profondità: oltre questo limite la galleria sommersa conti­ nua, ma gli speleosub non possono anda­ re avanti perché in Spagna è vietata l’im­ mersione con utilizzo di miscele di gas. Di fronte a tale situazione, l’estate del 1990 ha visto scendere nella Sima GESM una grossa spedizione con speleo prove­ nienti da Malaga e Madrid (diretta da Juan

Gutiérrez Mayorga della Societade Excur­ sionista de Màlaga). La squadra sub ha superato il sifone, lungo 220 m. (stabilen­ do quindi un record: la maggiore immer­ sione mai fatta oltre i —1 .000 ) e si è trova­ ta in una gigantesca galleria fossile (più di 30 m di sezione) che dopo qualche centi­ naio di metri diventa un pozzo. I sub non avevano però corde per scenderlo. La prossima estate una nuova spedizione tenterà il congiungimento con l’Hoyo Grande: se la cosa riesce, il sistema avrebbe una profondità totale superiore ai 1300 metri. (Notizia di Tullio Bernabei e Miguel López Molina)

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IN MEMORIA DI AUGUSTO BINDA

In Augusto Binda abbiamo conosciuto un uomo straordinario dal punto di vista intellettuale, volitivo, immaginativo, dotato di uno spiccato senso del dovere e delle lealtà. Insie­ me abbiamo condotto vari passi importanti nella nostra vita e possiamo dire di averlo conosciuto In profondità. È soprattutto nelle condizioni difficili che si conosce l'uomo: nell'isolamento della foresta e del deserto, o nella profondità delle grotte in cui abbiamo vissuto assieme e quando le vicende volgono verso il basso e pare che tutto crolli. Binda era con noi nei momenti dell’espansione giovanile, in quelli felici e in quelli tristi. È per questa conoscenza che lo abbiamo sempre profondamente apprezzato e amato. Era uomo pacato, sempre disponibile, gentile, burlone e contemporaneamente serio, inesauribile raccontatore di barzellette, amico di molti, a noi compagno fedele. IL PROFESSIONISTA Nato a Milano II 26 giugno 1933 aveva compiuto gli studi fino al diploma di maturità scientifica, e poi di geometra, e infine di ingegnere dell’lnstltut Technique Supérleur de Fribourg nel 1962. Dal 1955 al 1964 lavorò come responsabile tecnico amministrativo in un’impresa familiare di costruzioni edili. Nel 1964 sposò Carla Tamborini. Il matrimonio gli fece molto bene perché Carla rappresentò per lui un punto di riferimento ordinato e rigoroso; avemmo l’Impressione che col matrimonio la naturale esplosiva espansività intellettuale e operati­ va di Augusto Binda si inquadrasse in un modo molto razionale e coordinato, merito certamente anche di Carla che gli fu accanto, guida e ispiratrice fino al termine della vita. Nel 1964 passò all’Assistenza Tecnica Bilaterale nella Repubblica del Congo (ora Zaire) p e rii Ministero degli Affari Esteri italiano. Lo vedemmo all'opera con una straordinaria vivacità nell’ambiente forestale africano per lui nuovo ma nel quale rapidamente acquistò una profonda capacità di rapporti umani con la popolazione del luogo. In un momento in cui l’Italia aveva assunto a Yangambi la gestione di un grande complesso abbandonato dall'INEAC (Institut National pour l'Etude Agronomique du Congo) gli avvenimenti bellici locali indussero l’Italia a ritirarsi : In quella occasione A ugusto Binda svolse un ruolo Importante nel recupero e salvataggio del personale italiano dai pericoli della ribellione armata che infieriva in Congo. In questa funzione africana ebbe ad occuparsi di piantagioni agrarie, della complessa organizzazione per la produzione e l’utilizzazione dei prodotti tropicali e degli apparati in­ dustriali produttivi. Dal novembre 1968 fino al settembre 1974 assunse la carica di direttore del servizio tecnico della Società delle colture dello Zaire, ne curò la produzione e di­ resse gli sviluppi tecnici su un’area di 12.000 ettari provvedendo a tutte le attività annesse fino alla gestione di un aeroporto e dei servizi di residenza per tutto il personale. Dal 1974 all'agosto del 1976 assunse il ruolo molto più esteso di direttore tecnico per le colture e gli allevamenti dello Zaire. Nell’ottobre 1976 si occupò come Ingegnere Capo Coordinatore di una società di Bruxelles, dei lavori agrari e industriali in Nigeria. Successivamente approfondi lavori tecnici pratici nei settori della sua specializzazione in Nigeria ed in Guinea Equatoriale. Nel 1978 ritornò in Zaire per i problemi della produ­ zione agraria, industriale, fino al marzo 1983 quando mutò il suo orientamento verso forme di consulenza con organizzazioni divarie nazionalità, anche Italiane, ma sempre con applicazione particolare ai problemi dell’agro industria tropicale. Fu così anche In Estremo Oriente. LO SPELEOLOGO Le grotte, da sempre, furono una Sua passione, seguendo ed approfondendo le orme del padre, Felice Binda. Così lo troviamo nel 1949 socio del Gruppo Grotte orientale del Verbano; poi del Gruppo Autonomo Speleologico Comasco e, successivamente, nel 1954, dello Speleo Club Universitario Comense. Attivo collaboratore della Rassegna Speleologica Italiana, fu socio della Società Speleologia dal 1954. Solamente l’impegno di lavoro all’estero, dal 1964 al 1985, interruppe la Sua presenza e collaborazione in campo speleologico, per riprendere con spiccata connotazione am­ bientale al Suo rientro in Italia nel 1985. Socio del Gruppo speleologico del CAI Varese nel 1986, se ne distaccherà nel 1987 per creare l’A.V.E.S. (Associazione Varesina per l'Eco-Speleologia) unendo alla normale at­ tività esplorativa, il fine della protezione deH'eco-sistema carsico dalle conseguenze deH'inquInamento atmosferico. Allora, dette alla Cittadella della Scienza di Campo del Fiori di Varese, una collaborazione entusiastica offrendo inventiva e sue energie nella realizzazione di migliorie alle attrez­ zature scientifiche e tecniche dell’Osservatorio astronomico e del Centro Geofisico Prealpino. Partecipò nel 1986 alla spedizione astronomico-naturalistica In Namibia per le osservazioni della Cometa di Halley. La sua collaborazione alla Cittadella della Scienza si svolse nell’ambito dell’Impianto e gestione di una stazione di raccolta per II controllo dell’acidità dell'acqua piovana e nella gestione di una stazione meteorologica, con attrezzature donate dal Comune di Brebbia, per conoscere gli elementi meteorologici anche con l'elaborazione dei dati raccolti da altra stazione analoga, impiantata a Corgeno, sul lago di Comabbio. Per quanto attiene l’attività di ecospeleologia la Presidenza del Centro Geofisico Prealpino nella Cittadella della Scienza aveva appoggiato fin dal nascere l’idea di Binda di rea­ lizzare un laboratorio ipogeo per la raccolta ed II controllo delle acque percolanti in grotta, onde stabilire un’eventuale influenza delle mutate condizioni chimico-fisiche delle ac­ que piovane su quelle Ipogee. Lo studio partiva dalla geniale intuizione di Binda, che piogge con grado elevato di acidità potrebbero, al contatto con le rocce calcaree del Cam­ po del Fiori, determinare la solubilizzazione di sali calcarei i quali, a loro volta, potrebbero, con il tempo, influire sulla durezza delle acque sorgive. In questo settore l’Inventiva di Binda si manifestò con l’ideazione e costruzione di strumenti atti a rivelare la corrosività dei calcari, messi in opera in varie grotte della provincia di Varese. Lo studio per il rilevamento In grotta con sistemi ottici, iniziato da Binda negli anni precedenti la Sua dipartita dall'Italia, allora concluso con la realizzazione di un apparecchio che, subito, si dimostrò utile allo scopo, venne da Lui ripreso nel 1985/86 con il perfezionamento in due successivi modelli. Come aveva curato il Catasto Speleologico Italiano, per incarico della Società Speleologica Italiana negli anni 1959/1964, cosi pure curò dal 1985 la riorganizzazione del Catasto Speleologico Lombardo per la zona della provincia di Varese, dandogli l'impronta tecnica della propria esperienza. Indirizzò la propria attività esplorativa dedicando la stessa cura ed attenzione a grotte Importanti e complesse, così come a semplici buchetti, indifferentemente. Ricordiamo la grotta dei Remeron (Bus di Remeròn) 2205 Lo, l’abisso della Scondurava 2230 Lo, il Buco della Volpe 2210 Lo, l’Antro delle Gallerie 2001 Lo, Il Buco del Piombo 2208 Lo, e la grotta Ferdinando Marelli 2234 Lo, e tante tante altre. GLI AMICI NELLA SUA MORTE Eravamo una sera in Patagonia, ed il discorso era scivolato inavvertitamente sul fenomeno della Morte; il silenzio delle pampas, il nulla della loro immensità sensibilizzarono I nostri animi ad una ricerca interiore, si discorse con tranquillità e ci stupimmo della concordanza del nostro parlare: che ben venga “ sorella Morte". La curiosità, il desiderio di conoscere la “Verità del dopo", cl spinse ad ipotizzare, quasi a desiderare di anticiparne il momento. Scherzi della Pantagonla o arsura di conoscere? No questa era l'ansia del ricercatore e l’ardente necessità di dare soluzione al problemi della ricerca ed ai travagli interiori. Il giorno 7 aprile dell’anno 1991, mentre con alcuni giovani speleologi si accingeva ad operare per l'allargamento della bocca di uno sfiatatolo (chiamato ‘ Grotta Cip” dal nome della omonima balta il cui proprietario ne aveva segnalato la presenza), situato In un bosco sopra Arcumeggia, all’Alpe Perlno sul Monte S. Martino (Varese), un ictus celebrale ne troncava l’esistenza. Si dice che la morte sla giusta e pensiamo che, in un certo senso, lo sia stata anche per Augusto Binda, che se ne avesse potuto scegliere il modo, il luo­ go e il momento, senz'altro avrebbe apprezzato la repentinità senza sofferenza e l’ambiente di una grotta, così come è avvenuto; il momento è stato Invece prematuro, In quan­ to era nel pieno della Sua maturità di ricercatore in procinto di raccogliere il frutto dei suoi studi. Ci ha preceduto, e ci dispiace tanto, nella “Verità del dopo". Salvatore Dell'Oca - Mario Pavan BIBLIOGRAFIA .... ‘ Rinvenimento d i manufatti lignei all'Antro deile Gallerie in Valganna (Varese - 2001 L o )’ in Rassegna Speleologica Italiana, II, 1950, pp. 76/77 .... ‘ La Grotta dei Remeron (Bus d i Remeròn) 2205 L o " in Rassegna Speleologica Italiana, VI, 4, 1954, pp. 189/199 BINDA A., POZZI R„ SOMMARUGA C. “ L ’Abisso della Scondurava Lo 2230’ in Rassegna Spel Ita!., Vili (2), 1956, pp. 143/152 BINDA A., POZZIR. “Tecnica p e ri! forzamento del sifone “A rge " (Buco della Volpe,2210Lo, Como)" in ATTI delI'VIII Congresso Nazionale di Spel. (1956), Memoria IV della Ras­ segna Spel. ItaI. tomo 2°, 1958, p. 68. ... ‘ Il Catasto Speleologico Italiano. Organizzazione e funzionam ento’ in Rassegna Speleologica Italiana, XIII (4), 1961, pp. 159/175 .... Un attrezzo p e r disostruzione (relazione presentata al XII Convegno d i Spel. Lombardia, Brescia 1986). In corso d i stampa nelle Monografie Natura Bresciana 12 ... Tecnologia speleometrica: apparecchiature e m etodi p e r rilevamenti speleologici con sistem i ottici, (relazione presentata al XII Convegno di Spel. Lombarda. Brescia 1986). In corso d i stampa nelle Monografie Natura Brescianaa 12. .... ‘L'inquinamento delle acque nelle zone carsiche". In ‘Il sogno in fondo ai p o zzo ’ pubblicazione del Gruppo Spel. del C.A.I. sezione d i Varese, X, 1986, pp. 21/23 .... ‘Le deposizioni acide e il carsism o" in Cronache d i Chimica, rivista della Farmitalia Carlo Erba, linea Reagenti, n. 5, 1988, pp. 14/19 .... ‘ Salvaguardare le grotte ed il carsismo in Lombardia", Regione Lombardia, Manuale delle Guardie Ecologiche, vo. 5 (2 La difesa dell'Ambiente), 1987, pp. 127/160 .... "Il fenomeno carsico e l'inquinamento delle acque", Bollettino n. I del Gruppo Spel. C.A.I. Varese, 1988, pp. 42/44 .... “Il progetto SPA 1 (Studio Piogge Acide, fase 1)’ e “Note aggiuntive alla relazione sul progetto Micro S PA’ in A tti XIII Convegno d i Speleologia Lombarda, Varese 1988, pp. 263-278 .... “Il progetto Micro SPA (Misure m icrometriche su marmi e rocce carbonatiche p e r io studio degli effetti corrosivi delle piogge acide “in A tti del XIII Convegno d i Spel. Lombar­ da, Varese 1988, pp. 279/292 .... “Il p rogetto S.P.A. 1" in corso d i stampa negli ATTI del XVI Congresso Nazionale d i Speleologia, Udine, 1990 .... 7 / progetto Micro S.P.A. ’ in corso d i stampa negli ATTI del XVI Congresso d i Speleologia, Udine, 1990 .... “Un apparecchio p e r misurare l'entità degli stillicidi e le loro variazioni ne! tem po’ in corso di stampa negli A tti del XVI Congresso Nazionale d i Speleologia, Udine, 1990

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SPULCIANDO QUA E LÀ IN BIBLIOTECA

STAMPA ITALIANA

BOLLETTINO DEL G.S. IMPERIESE CAI Anno 20. n. 34, giugno 1990 È difficile presentare il bollettino di un gruppo duramente colpito dalla tragedia della Chiusetta, firmato e concepito dallo scomparso Luigi Ramella. La qualità è co­ me sempre alta, l’augurio ora più che mai di continuare così, nonostante tutto. G. Calandri. L. Ramella: «La Grotta Akhiam-ims-er-Rebbi» Dettagliate informazioni su una risorgen­ za dell’Alto Atlante marocchino, esplorata dagli Imperiesi per oltre 1,5 km, e sul me­ raviglioso ambiente carsico in cui si apre: ulteriori esplorazioni probabili in via su­ bacquea. BOLLETTINO DEL GRUPPO TRIESTINO SPELEOLOGI Voi. 10, 1990 Puntuale come sempre, questo bollettino illustra l’attività molto intensa e ricca di entusiasmo che caratterizza il gruppo, colpito anch’esso da un grave lutto aliati­ ne del ’90. M. Buttazzoni: «Rileviamo»? Un invito all'utilizzo del PC per stendere la poligonale, visualizzarla sullo schermo, animarla ed esaminarla da angolazioni dif­ ferenti. Non è una novità assoluta ma il programma messo a punto sembra dav­ vero valido, e oltretutto è disponibile a chi ne faccia richiesta. G. Benedetti: «La grotta presso la centra­ le di Timau» Buon lavoro di ritopografia e sintesi su una grotta storicamente importante. A. Mosetti: «L'abisso Livio Pastore» Esauriente resoconto, completo di storia, rilievo e note idrologiche su un abisso de­ cisamente significativo nell’ambito delia Catena Carnica, facente parte del noto Complesso del Monte Cavallo di Pontebba: di quest’ultimo (5,5 km di sviluppo per 690 di dislivello) viene fornita la topografia completa in un inserto pieghevole. ESPLORARE DELL’UNIONE SPELEOLOGICA PORDENONESE Anno 1, n. 1, ottobre 1990 Questo sodalizio, nato nel 1980 dalla fu­ sione del G. S. Idrologico Pordenonese con la Commissione Speleologica Jama, è SPELEOLOGIA 24, 1991

riuscito a produrre il primo numero di un buon bollettino, con veste grafica di quali­ tà e un alto numero di articoli concernenti i più svariati argomenti. A. Cirillo: «Landri Scur - Il punto sulle esplorazioni» Aggiornamento sulle esplorazioni in que­ sta grotta (circa 5 km di sviluppo), che da anni caratterizza buona parte della attività del gruppo. Da notare che nell’articolo successivo, a firma di L. imperio, si rac­ conta di una punta massacrante volta al­ l'installazione di un bivacco fisso: in quat­ tro hanno portato ben 38 sacchi ! ! M. Zadro: «La stazione clinometrica di Barcis» Un fisico ci spiega come sia possibile ii monitoraggio di movimenti e deformazio­ ni della crosta terrestre, e in particolare di quelli che interessano il Friuli, grazie ad un pendolo orizzontale (clinometro) installa­ to nella grotta di Barcis. Si tratta ovvia­ mente di studi utilissimi per conoscere eventuali accumuli di tensioni e situazioni locali. GROTTE DEL G.S. PIEMONTESE CAI-UGET Anno 33. n. 103, agosto 1990 Anche in questo caso siamo di fronte ad un gruppo pesantemente colpito dall’inci­ dente della Chiusetta, e certo leggere del Trattato di Viozene fa venire un peso allo stomaco. Credo e spero, però, che quello spirito nuovo non possa essere seppellito da nessuna slavina. B. Vigna, A. Eusebio: «Il campo estivo a Pian Ambrogi» Diario e considerazioni su un campo in Marguareis avaro di risultati ma ricco di giovani entusiasti e di armonia: alla lunga, sarà forse questo il risultato migliore per il GSP. S. Delaby: «Vene: al di là del 5° sifone» L’esploratore belga del CSARI fa il punto sulle esplorazioni alla risorgenza deile Ve­ ne in Val Tanaro: lo sviluppo totale è di 4500 metri, dei quali più della metà oltre il secondo sifone. In tutto sono stati percor­ si 254 m sott’acqua, e ci si prepara ad un campo interno per risalire un camino oltre il quinto sifone. R. Pavia: «Sogno di una Grigna di mezza estate» Relazione di un campo estivo in Grigna che al posto di W le Donne ha portato un eterogeneo gruppo di esploratori prima all’interno dell’abisso Preparazione H, poi di Capitano Paff. Non male come alternati­

va. G. Badino, I. Meghini: «Brasil 90» Relazione a due voci su questa prima spe­ dizione di una certa sostanza in terra bra­ siliana. Zone nuove di grande bellezza, grotte, brasiliani desiderosi di apprendere la speleologia come la intendiamo noi. E tante regioni calcaree ancora da raggiun­ gere. P. Terranova: «The acid house, thè sweet house» Recensione “cattiva” e recensione “ lec­ cata” , in perfetta antitesi, di un numero di “Speleologia” . La trovata, che solo la mente perversa di Pancho Terranova po­ teva partorire, è a tratti divertente: ma a momenti, non me ne voglia, diviene di dubbio gusto e mi sembra un attimo pe­ sante. Ora comunque l’autore dovrebbe recensire, se ha le palle, un numero di “ Grotte". GRUTTAS E NURRAS DEL GRUPPO GROTTE NUORESE Anno 1990, luglio F. Murgia: «Circolazione idrica ipogea Su Bentu-Sa Oche-Su Gologne». Interessante sintesi delle conoscenze idrogeologiche sul grande sistema del Supramonte, dove il gruppo svolge attivi­ tà da 52 anni. M. Sanges: «Testimonianze del tardo Plei­ stocene nella Grotta Corbeddu di Oliena» Reperti preistorici animali ed umani in una grotta presso Oliena e considerazioni in relazione all’isolamento biologico della Sardegna rispetto al Continente. IL GROTTESCO DEL G.G. MILANO S.E.M. CAI N. 49 A. Buzio: “ L'Abisso dei Tarzanelli in Valle Arnetola” Un nuovo 550 in Arnetola, esplorato in po­ chi mesi da una miscela di speleo lombar­ di, dopo una lunga disostruzione voluta da pochi. M. Miragoli: “ Crimea ’89” Relazione sulla spedizione del GGM in Crimea, caratterizzata dalla visita di molte interessanti zone carsiche e di alcune grotte fra le più significative: nella Krasnaia (Grotta Rossa) è stato esplorato un nuovo ramo lungo 800 metri. M. Zambelli: “Grigna ’90” Relazione sulle esplorazioni estive negli abissi Preparazione H e Capitano Paff, portate avanti dal solito nucleo intergrup­ pi più i belgi del Csari. 87


IL PIPISTRELLO UBRIACO DELLA A.S. ROMANA 86 N. 6 , anno 1990 In questo numero il diario del campo esti­ vo alla grotta Vittorio Vecchi, che ospita un cimitero dell’età del bronzo, quindi la cronaca delle esplorazioni sul nuovo fon­ do dell’Abisso Consolini e il consueto elenco catastale di piccole grotte trovate dal gruppo: a dimostrazione di una attività di campagna costante. LABIRINTI DEL GRUPPO GROTTE CAI NOVARA N. 10, dicembre 1990 V. Di Siero: “Sambughetto: una grotta da salvare” In Valstrona la grotta di Sambughetto (o Bocc dal Faij) è stata martoriata per 40 an­ ni da una cava chiusa nei 1967, ma con­ serva aspetti di notevole interesse. Ora si paventa la riapertura della cava, cioè la di­ struzione totale: l’autrice propone valide alternative occupazionali valorizzando le bellezze dell’area e la grotta stessa. M. Fasola: “ Piano dei Cavalli, Buco del Ni­ do ed altro” S. Pedemonte, C. Vaselli: “Considerazioni geologiche e speleogenetiche su Pozzo del Negrin e Tana del Tesoro (AL)” Dettagliate considerazioni geologiche su due grotte verticali dell’alessandrino. AA. VV.: “Grotte presso la Capanna Ro­ salba” Lunga e dettagliata descrizione delle sco­ perte effettuate sulla Grigna, utile per un primo inquadramento generale della zo­ na. L’AUSI DEL G.S. SPARVIERE - ALESSANDRIA DEL CARRETTO (CS) N. 9, ottobre 1990 Notevolissima la veste grafica di questo bollettino, con foto a colori di ottima quali­ tà anche all’interno. Ricca anche in conte­ nuti, la pubblicazione testimonia la maturi­ tà raggiunta dai ragazzi dello “Sparviere” . E. Angiò: “Cenni sulla Calabria nella prei­ storia” Sintesi sulle attuali conoscenze relative alla preistoria della regione con riferimen­ to ai maggiori siti e in particolare ad alcu­ ne grotte. F. La Rocca: “ La via degli Anconetani al­ l’abisso di Bifurto” Dopo 10 anni di mistero viene risolto l’e­ nigma di questa diramazione, che a -200 metri rientra nel ramo principale. V. Manghisi: “ Primo contributo per la sto­ ria della speleologia calabrese...” Il lette­ rato ottocentesco Vincenzo Padula operò un singolare censimento speleologico, che data l’epoca riveste un interesse ge­ nerale per la storia della speleologia. E chissà che sulle sue tracce non esca fuori qualche nuova esplorazione. AA. W .: “ Cronache speleo di un campo estivo nell’Ato Crotonese” Una nuova zona nei gessi offre grandi possibilità esplorative: il lavoro è appena agli inizi. G. Calandri: “ Le acque sotterranee del Pollino” La colorazione dell’inghiottito Trabucco del Pollino non ha detto esito: c ’è da te­ mere la mancanza di condotti carsici facil­ mente percorribili, ma la speranza è l’ulti­ ma a morire. Da notare che il volume viene spedito gra­

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tuitamente a chi ne faccia richiesta: l’indi­ rizzo è: Gruppo Speleologico Sparviere Piazza San Vincenzo, 19 - 87070 Alessan­ dria del Carretto (CS) NOTIZIARIO DEL CIRCOLO SPELEOLOGICO ROMANO Anno 29, nuova serie, n. 3, 1988 La pubblicazione, di elevata veste grafica, comprende una prima parte dedicata ad alcuni sistemi sotterranei del Matese sud­ orientale (Cui di Bove, Campo Braca, Ri­ sorgenza lañara e Capo Quirino), seguita da un settore a carattere più generale. Per quanto riguarda il Matese, il lavoro ha il pregio di offrire una prima sintesi dei dati, delle teorie speleogenetiche e delle vi­ cende storiche, il tutto organizzato in mo­ do organico. Nocciono però al risultato fi­ nale una cronaca esplorativa totalmente di parte, la mancanza dei dati sul sistema maggiore (Pozzo della Neve) e alcuni er­ rori di rilievo e posizionamento delle cavi­ tà. Nella seconda parte da evidenziare la buona sintesi di S. Gambari sulle recenti esplorazioni nell’area di Camposecco (Monti Simbruini). Infine il consueto ag­ giornamento, curato da F. Rusconi, sul catasto laziale che giunge a quota 1.100 grotte. NOTIZIARIO DELLO SPELEO CLUB ROMA Lo SCR festeggia con questo numero i 30 anni di vita, e lo fa nel modo migliore pre­ sentando il grosso colpo della Grotta de­ gli Urli, di diritto fra le più importanti del Lazio e d’Italia. M. Mecchia: “ La Grotta degli Urli” Dettagliata descrizione di questa com­ plessa grotta, che con i suoi - 567 m è at­ tualmente la più profonda cavità rilevata del Lazio. Da notare che le prime esplora­ zioni furono rese molto dure dalla presen­ za di una zona molto stretta ora bypassata (Santabarbara). Lo sviluppo sfiora i 3 km. Segue il resoconto di più autori su un an­ no e mezzo di punte nell’abisso. A. Felici, G. Cappa: “ Le grotte santuario del Lazio” Seconda parte del lavoro di sistematica ri­ cerca svolto dagli autori in questo campo: un vero patrimonio storico e culturale or­ mai dimenticato e spesso in disfacimento. Sembra però che la gente del luogo voglia invertire la tendenza. G. Mecchia, M. Piro: “Campocatino e din­ torni" Assieme all’esplorazione della Grotta de­ gli Urli, l’area in esame ha portato diverse novità. Gli autori descrivono la cinquanti­ na di cavità finora scoperte, con posizio­ namento sulla carta e topografie. MONDO SOTTERRANEO DEL CIRCOLO SPELEOLOGICO E IDROLOGICO FRIULANO Anno 13, n. 1-2, ottobre 1989 L. Bozzer. G. Muscio: “ Haitises 1988” La seconda spedizione a Santo Domingo, nonostante qualche problema logistico, ha raggiunto buoni risultati. Sono state esplorate tre differenti regioni, nel “ Respi­ radero del Diablo” si è raggiunto i -250 (e successivamente, pare, i - 380), in diverse grotte sono stati rintracciati disegni risa­ lenti alla antica civiltà Taino. Di tali interes­ santi incisioni tratta l’articolo successivo a firma di B. Chiappa.

G. Muscio, U. Sello: “ Le ricerche nell’area di Capo Palinuro” Sono descritti in modo esauriente i risul­ tati di due campagne esplorative in Cilen­ to, con le esplorazioni compiute nelle Grotte di Punta Galera e I dati fisico-chimi­ ci della Grotta di Cala Fetente e altre cir­ costanti. Obiettivo non solo la creazione di un catasto dell’area ma anche e soprat­ tutto la definizione dell’evoluzione del fe­ nomeno carsico. P. Guidi: “ La speleologia esplorativa trie­ stina nel ventennio 1920/1940” Una sa­ piente ricostruzione dell’ambiente e delle motivazioni che caratterizzarono la spe­ leologia triestina in quel periodo, e che portò a ben 29 gruppi operanti nell’arco di tempo. Brani e fotografie dell’epoca mol­ to validi. RASSEGNA DELLA FEDERAZIONE SPELEOLOGICA TRIESTINA Numero speciale 1990 Pubblicazione dedicata alla storia degli 8 gruppi che compongono la Federazione. In attività esistono attualmente 13 asso­ ciazioni, ma dagli inizi ad oggi si contano ben 92 gruppi che si sono occupati in va­ rio modo di speleologia. Senza dubbio un altro record di questa città “carsica”. RIVISTA DEL CAI ANNO 1990, n. 9 L’appuntamento con la speleologia è or­ mai fisso sulle pagine di questa importan­ te pubblicazione, grazie soprattutto al coordinamento operato da Carlo Balbiano d ’Aramengo. Ultimamente troviamo due pezzi sulle grotte russe (Asia Centra­ le sul n. 5 del 1990 e Arabika sul n. 1 del 1991), e la presentazione della Grotta del Vento di Fornovolasco (LU): un esempio di turismo sotterraneo ragionato, ben di­ retto e compatibile con l’ambiente. SPELEOLOGIA SARDA DE. G. S. PIO XI DI CAGLIARI Anno 19, n. 4, dicembre 1990 Pubblicazione sempre ricca di contributi storici e archeologici molto approfonditi. Più propriamente speleologico è un vasto articolo di autori vari che descrive le grot­ te e i suoli che caratterizzano il comune di Nuxis. Oltre alla grotta, quindi, anche la pedologia e qualche nota fitogeografica. TALP DELLA F. S. TOSCANA N. 2, giugno 1990 Secondo numero di questa nuova pubbli­ cazione, decisamente migliorata nella grafica speriamo che decolli definitiva­ mente e metta d’accordo tutti gli speleo toscani. Anche stavolta molte notizie inte­ ressanti e parecchi articoli. Tra gli altri: G. Becattini: “Alla ricerca delle gallerie perdute” L'autore fa il punto sulle ricerche nell’area del Monte Sagro, presentando in partico­ lare l’Abisso Smilodonte (-650), Esseotto e A Nido d’Aquila, con topografie e sche­ de d’armo. G. M. Genovesi, T. Spadaccia: “Watanka un nuovo abisso sulle Apuane” A. Pergolini: “ La risorgenza della Pollac­ ela: esplorazione speleosub” 240 metri di percorso subacqueo e quota - 60 sono il limite che per ora impedisce ul­ teriori esplorazioni: ma con altri mezzi SPELEOLOGIA 24, 1991


tecnici e finanziari sarebbe possibile con­ tinuare. M. Bonini: “ Buca del Carbonaio” Una nuova cavità verticale sul versante N del M. Sumbra (- 185).

RECENSIONI J.C. Lalou & R. Wengler DANS LES CAVERNES DU MONDE ed Mondo, Losanna, 1991, p. 156 Ottimo libro di divulgazione generale, in cui i vari temi della speleologia vengono presentati in maniera piana e semplice, quasi scusandosi di istruire senza parere. Gli autori compiono un giro attraverso le grotte più famose, o meno, del mondo e pagina dopo pagina presentano temi di­ versi: esplorazione, archeologia, biologia, storia etc. Il tutto è contornato da decine di splendi­ de immagine a colori : unico neo alcune di queste foto si sono già viste in altre pub­ blicazioni, ma restano comunque splendi­ de. La cosa forse migliore del libro sono i di­ segni; schematici ma assolutamente di­ dattici e, cosa che non guasta affatto, molto belli e originali (anche se alcuni so­ no chiaramente dei remakes). In conclusione un libro che non sfigura nella Biblioteca della Società Speleologi­ ca Italiana e può esser considerato quindi uno dei “pezzi fo rti” di qualunque bibliote­ ca personale. P.F.

STAMPA ESTERA SPELUNCA N. 41 MARZO 1991 P. Meus et Al. Le Systeme de Teng Long, Lichuan, Province de Hubei, Chine p. 1018. La collaborazione Belga-Cinese iniziata nel 1986 ha dato i suoi frutti. Il sistema car­ sico più grande attualmente esplorato in Cina (oltre 40 km) con enormi cavernoni, grandi fiumi rare ma splendide concrezio­ ni. Completa l’articolo uno schema del si­ stema carsico. J.P. Holvoet La mission secours de la FFS et ses rapports avec la Federation Nationaie des sapeurs-pompiers francais p. 1921. Breve descrizione della nascita e dello sviluppo del soccorso speleologico in Francia e dei suoi rapporti con il Corpo dei Pompieri... segue un articolo di J.C. Fran­ chón che inquadra il modo e i mezzi dello stesso Soccorso. C. Mouret La Creation de la Federation Speleologique de la Communaute Europeenne F.S.C.E. 91988-1990, p. 25-34. Vengono ricostruiti i primi passi della Fe­ derazione che ha visto il momento più alto a Udine, durante il Congresso Nazionale di Speleologia, con la firma ufficiale del “Trattato di Udine” che ne sanciva la na­ scita ufficiale: auguri, soprattutto finan­ ziari, alla neonata. NSS NEWS APRIL 1991 J.P. Scheltens An NSS Member: to be or SPELEOLOGIA 24, 1991

not to be p. 106-108. Negli USA vi è un acceso dibattito relati­ vamente alla regola che non permette a uno speleologo di rimanere affiliato ad un Gruppo della NSS più di un anno senza di­ venire lui stesso affiliato. Personalmente sono d ’accordo con i molti che hanno scritto alla rivista dicendo che è un errore forzare le persone: è meglio educarle len­ tamente. L. Guy The exploration and preservation of Stanley-Carden cave p. 110-118 Lunga cronistoria delle peripezie che gli speleologi hanno dovuto affrontare per esplorare prima e difendere durante e poi questo grande sistema carsico. Belle le foto allegate, poco chiara invece la plani­ metria che risulta troppo piccola per es­ sere leggibile. L.O. Blair Big Bone Cave; paleo fecal materials yelds first fo rnew w orld p. 119-120 Non avrei mai pensato che il rinvenimento di feci umane, neanche troppo vecchie (circa 2000 anni), potesse fornire risultati interessanti per la scienza: come al solito mi sbagliavo. PIERK 4 DEC. 1990 D.J. Lensen Licht in duistere zaken (vor Plobbysten) p. 2-4 Articolo di tecnica e materiali: vengono confrontati i mezzi di illuminazione (car­ buro, lampade alogene e al litio) e quindi vengono forniti schemi per costruire da soli circuiti particolari per ottimizzare il tutto. L. Smets Sie Hiero’s straiks agen p. 9 Anche in Olanda ci sono speleologi semi­ professionisti che si fanno pubblicità gra­ tuita scendendo in corda da alti grattacie­ li: questa volta è il caso della Euro-Tower di Rotterdam... Tutto il mondo è paese. G. Van Winkel Grotnamen - Trou des Nutons p. 13 Molte grotte (almeno 48) del Belgio si chiamano Buco dei Nutons etc. e l’autore quindi spiega il perché: Nutons in belga significa Gnomo e l’autore insegna anche come comportarsi con questi strani esse­ ri che, pur essendo generalmente molto buoni, sono irascibili e possono esser la causa di vari inconvenienti in grotta... R. Akkermans Pietersberg voor de vleermuizen p. 40 Buona notizia per la protezione dei pipi­ strelli: l’accesso alle famose grotte di Maastricht è stato ridotto per non distur­ bare ie colonie di questi animali che vi tro ­ vano rifugio da sempre: da buoni calvinisti hanno calcolato che la protezione cause­ rà un danno economico alla GrottaTuristica di circa 80.000 fiorini (60 milioni di lire). LE PHAREFOUILLEUR N. 4 T. Fastres 1949-1989 Quarantieme anniversaire du Trou Bernard p. 5-11 Sono passati 40 anni dalla scoperta della grotta più profonda del Belgio e in questo articolo vengono ripercorse le tappe della sua esplorazione: le foto e i rilievi allegati non sono di buona qualità. M. Peeters La grotte Margaux a Anseremme recelait la plus ancienne sepolture collective decouverte en Belgique p. 27-29 In una piccola grotta è stata scoperta una “fossa comune” ove sono stati raccolti 10 scheletri dell’epoca mesolitica: si tratta di una scoperta importantissima per l’ar­ cheologia belga. R. Stabel Decouverte a Herve de un an­

cien puits miner de 170 metres sous... un terrain de tennis p. 31-32 Per la gioia degli speleologi in cavità artifi­ ciali in Belgio è stato scoperto, o meglio si è riaperto un profondo pozzo minerario proprio nei bel mezzo di un campo da ten­ nis ove il giorno prima era stato giocato un torneo femminile. Ora gli speleologi stan­ no esplorando la profonda cavità (170 m) perfettamente conservata, alla ricerca delle gallerie orizzontali. .....addresses des Clubs pour echanges p. 75-81 Viene fornita la lista aggiornata degli scambi e degli invii gratuiti di questo bol­ lettino, anche per l’utilizzazione da parte di altri Gruppi che volessero espandere i loro scambi. FURADA N. 3 J. Font i Cercos Un psicologo entre los speleologos? p. 16-20 Ovvero l’importanza della preparazione psicologica nella pratica dell’esplorazione sotterranea: come evitare situazioni di stress eccessivo, come superare mo­ menti di pericolo e panico etc. Comunque la conclusione è che per ottenere una speleologo di punta non è sufficiente il la­ voro di un buon psicologo (Grazie a Dio diciamo noi...) J.A. Galavez Garcia Apuntes praticos sobre Espeleogenesisi p. 35-37 Vengono prese in considerazione essen­ zialmente la forma delle gallerie e l’autore ritiene che essa sia determinata solo dalle caratteristiche meccaniche e giaciturali della roccia senza alcun riferimento al re­ gime delle acque. La seconda parte del­ l’articolo è dedicata al concrezionamento su cui l’autore ripropone schemi assai vecchi. F. M. Martinez Garcia Variaciones sobre el uso del bloqueador de pie “AphaniceBoulourd” p. 44-46 È piacevole vedere che ancora qualcuno tenta di migliorare la tecnica di risalita su corda facendo variare il modo di impiego degli attrezzi oramai standardizzati: belle le foto e anche il disegnino esplicativo: chissà se anche funziona... INTERNATIONAL JOURNAL OF SPE­ LEOLOGY 18(1-2 & 3-4) Questo volume esce dagli schemi con­ sueti della rivista: infatti ambedue i fasci­ coli sono dedicati al Carso Classico e si presentano come un “ Libro Guida” dell’a­ rea di cui vengono esaminati tutti gli aspetti fisici. Tra gli altri segnaliamo gli articoli: P. Flabic e al. Skocianske Jame speleolo­ gical revue p. 1-42 ovvero tutto quanto avreste voluto sapere sulle Grotte di San Canziano e non aveva­ te mai avuto il coraggio di chiedere. Fabio Forti La storia della speleologia trie­ stina in relazione al problema Timavo p. 65-72 Belle foto e alcuni passi ancora inediti sul­ la storiografia della Boegan. G. Cancian & F. Princivalle Caratteristiche mineralogiche delle grotte del Carso Trie­ stino p. 111-116 F. Cucchi, N. Radovich, U. Sauro I campi solcati di Borgo Grotta Gigante nel Carso Triestino p. 117-144 Ampia analisi morfologica-statistica cor­ relata da una carta a colori e da alcune belle fotografie. 89


SPELEO DORDOGNE N. 95 F. Guichard Une forme de concretion tres particuliere: le mondmilch p. 37-53 Lungo e ben documentato articolo che prende le mosse dai lavori storici (secolo sedicesimo e diciassettesimo) in cui oltre alla descrizione morfologica del mond­ milch viene dettagliatamente descritto il suo utilizzo in medicina. L’autore quindi prende in esame tutti i minerali che pos­ sono dar luogo a depositi “tipo mond­ milch” , dato che questo nome, a suo pa­ rere, dovrebbe esser riservato al carbo­ nato di calcio. Belle le foto al microscopio elettronico allegate, che sono purtroppo stampate in maniera non perfetta. THE BULLETTIN S. AFRICAN SPEL. SOC. N. 30 C.D Maxwell Cave divingin southern Afri­ ca: an overview p. 3-7 Vengono descritti i più importanti sifoni attualmente noti in Kenya, Namibia, Sud Africa e Zimbawe. Tre di questi superano i 100 metri in profondità e ci sono molte possibilità ancora aperte. L’articolo è cor­ redato da una bibliografia completissima particolarmente utile. J.E.J. MartiniThe 1987 Drachenhauchloch survey p. 11-15 Viene descritto il rilievo di una grotta appa­

rentemente facile da rilevare : si tratta di un grande cavernone collegato con l’esterno da un pozzo. Sembrerebbe tutto facile ma il cavernone è occupato da un profondissi­ mo lago e quindi si rende necessario l’im­ piego di un sonar per rilevarlo. Al termine di questo articolo seguono due altri sulla stessa grotta: il primo sull’esplo­ razione speleosub e l’altro sull’interes­ santissima fauna acquicola. A.W. Keyser & J.E.J. Martini Bakervillegrot p. 49 Descrizione genetica e morfologica di una grotta assai particolare: si apre infatti in depositi diamantiferi del W-Transwaal: penso che a molti di noi piacerebbe poter campionare i detriti presenti nella cavità, ma è assolutamente vietato.

mulatori più comuni e alcuni schemi. CAVERNES 1-1990 J.L. Cristinat Protection des cavernes neuchateloises - Bilan 1989, commentaires et reflexions p. 2-6 Ottimo bilancio di una attività che vede il Gruppo speleologico locale come sog­ getto attivo (ufficialmente) nel controllo e nella difesa delle grotte. La tabella rias­ suntiva finale dimostra che dal 1983, anno in cui il lavoro è cominciato, le grotte tenu­ te sotto controllo sono aumentate, men­ tre quelle che inizialmente erano abba­ stanza inquinate stanno tornando ad es­ sere più naturali. Un esempio di attività e di modo di operare sicuramente da segui­ re anche in altri paesi, prima di tutto in Ita­ lia. P. Morel Decouvertes d’ossements de mustelides sous terre - premiere tentative de synthese. p. 7-12 Articolo di sistematica relativo a rinveni­ menti quasi tutti olocenici fatti in caverna: belle le foto allegate. R. Wenger Lechugilla cave: un voyage au paradis souterrain p. 31-34 Descrizione in toni entusiastici di una escursione effettuate nella nuova meravi­ glia del mondo la grotta Lechugilla nel Nuovo Messico: belle le foto allegate.

THE JOURNAL OF SIDNEY SPEL. SOC. 34(8) S. Babka thè troglodytes p. 151. Bella poesia sul modo di comportarsi tipi­ ci degli speleologi australiani: che è poi del tutto identico a quello degli speleologi del vecchio mondo. S. MacCabe The light at thè end of thè squeeze - Part 1 p. 152-153 Ancora a proposito delle luci elettriche che possono esser utilizzate in grotta. Un intera pagina di diagrammi per gli accu­

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