*  JeMM Edizioni-  Via E. Barigozzi 2, 20138 MILANO  *

 

 

Divi-Dead / Deivuaideddo, Giappone 1998
Software house: C's Ware
Publisher: C's Ware (Giappone),
Otaku Publishing Ltd. (Usa), HimeyaSoft (Europa)

 

 

  Rappresentante paradigmatico di quella categoria di videogiochi prettamente giapponese denominata visual novel, Divi-Dead è anche un eccellente esemplare della branca più estrema dei "romanzi visuali" suddetti: gli eroge orrorifici.
  Contrazione di
erochikku gēmu "gioco erotico", gli eroge sono videogiochi dal gameplay punta-e-clicca caratterizzati dalla forte presenza di contenuto sensuale e dall'artwork animeggiante. Dopo i primi rozzi prodotti degli anni '80, in cui la trama costituiva un mero pretesto e l'unica ragion d’essere era rappresentata dalle sequenze di sesso gratuito (un po' come nella pornografia con attori in carne e ossa), nei '90 il genere si è progressivamente raffinato, puntando su storie sempre più elaborate, complesse e toccanti dove l'erotismo occupa sì e no il 10-15% del totale. La struttura ludica del romanzo visuale è anch'essa mutata negli anni '90, con diminuzione delle opzioni interattive per consentire all'utente di abbandonarsi piacevolmente al flusso della narrazione, gustando l'apparato illustrativo e sonoro assai raffinato.
  Come esistono nella letteratura di consumo i romanzi horror, non deve meravigliare che un ramo - piuttosto rinomato, anche se elitario –
deivisual-novel eroge vanti contenuti orrorifici.
 
Divi-Dead è uno dei più perfetti esemplari in questione, con una trama elaborata e ottimamente ritmata capace di costruire una suspense solidissima dove le scene di sesso risultano del tutto funzionali. Naturalmente, come qualsiasi altro membro della sua categoria, è un gioco riservato all'utenza PC dato che l'elevatissimo tasso di sangue, violenza ed erotismo preclude a priori l'approdo a qualsivoglia console (tecnologia tradizionalmente "per famiglie"). È anche uno dei pochi visual novel che possono vantare traduzione e distribuzione occidentale, risultando quindi un boccone particolarmente ghiotto per i patiti di orrore videoludico.

 


Trama:

   In un letto d'ospedale un ragazzo si desta ansioso. Qualcosa non va, la finestra della camera è spalancata e alcuni macchinari medici sono stati rotti. Il ragazzo scorge vicino a sé un volto familiare che subito dopo gli squarcia la gola. La visione sfuma, era tutto un sogno.
  Il diciottenne Ranmaru Hibikiya si sveglia. Ha avuto un incubo, ma non riesce a rammentarlo. Il giovane non è nuovo ai vuoti di memoria, da quando era bambino ha sofferto di una malattia misteriosa che gli ha procurato gravi attacchi apoplettici quasi letali. Per fortuna da tre anni a questa parte Ranmaru si sente bene, ma i suoi ricordi sono rimasti danneggiati (anche a causa dei farmaci che i medici lo hanno obbligato ad assumere). Non rammenta neppure i volti dei genitori, morti da tempo.
  Ora è sotto la tutela dello zio, il miliardario Ishijima, che gli ha affidato un compito delicato. Tra le numerose proprietà di Ishijima c'è la Scuola Privata Asao, un prestigioso istituto che sorge in una località isolata. Cose bizzarre stanno accadendo all'Asao, ha detto lo zio (senza scendere nei dettagli) che ha incaricato il nipote di "indagare" in via ufficiosa prendendo nota di tutto quello che appare fuori dal comune.
  La scuola Asao è ben tenuta, gli insegnanti e il personale assai capaci e gli studenti dediti allo studio, tuttavia Ranmaru percepisce già il giorno del suo arrivo una strana atmosfera. Diverse persone e altrettanti piccoli dettagli appaiono inquietanti. Il presidente del corpo studentesco, fin troppo untuoso e gentile... il vicino di camera di Ranmaru, un ragazzino che dimostra la metà dei suoi anni (anche mentalmente!), salvo in certi momenti quando sembra esprimere una consapevolezza superiore alla norma... l'infermiera della scuola, il cui passatempo preferito è dormire nei sottoscala... una ragazzina trecciuta che legge sempre lo stesso libro e parla di sé in terza persona (dettaglio perso nella traduzione dall'originale giapponese)... un'acqua di colonia penetrante che tutti gli studenti sembrano apprezzare e invece il naso di Ranmaru trova disgustosa... il segno di un succhiotto sul collo di Ranmaru dopo il risveglio del ragazzo da un sonno normale (?)...
  Tre studentesse in particolare attirano l'attenzione: Azusa, che ha lo stesso nome e lo stesso volto di una ragazzina conosciuta da Ranmaru nell’infanzia (ma lei giura e spergiura di non avere mai visto l'altro in vita sua); Sachiko, membro del Club della Cerimonia del Té, composta ed educata fino al parossismo e con lo sguardo distaccato di chi sembra sapere tutto; infine Haruka, una ragazza fragile che tutti gli studenti maschi si divertono a molestare ed angariare e che subisce passivamente ogni violenza senza mai reagire. E intanto eventi catastrofici incombono...

Grafica e gameplay:

  Divi-Dead sfrutta un gameplay tipico dei visual nove l anni '90: interazione ridotta all'osso, con molte descrizioni e dialoghi a corredo di tableaux realizzati graficamente in stile anime. Per procedere, il player non deve far altro che cliccare di volta in volta sulle opzioni fornite dal menu ("vai nella stanza A", "vai nella stanza B"...). Qualcosa di simile agli adventure games occidentali punta-e-clicca, ma con netta prevalenza del testo scritto sull'immagine e gamma di interattività più ristretta.
  Va rilevato che dopo il 2000 i
visual novel giapponesi sono diventati progressivamente sempre più essenziali dal punto di vista interattivo, preferendo lasciar fluire liberamente le storie e rendendo l'attività del player quanto mai minimale. Ciò per favorire gli utenti stessi, che quando hanno a che fare con i "romanzi visuali" preferiscono assumere una posizione il più possibile passiva. Pressappoco l'equivalente di un comune lettore che interagisce fisicamente col proprio libro preferito solo sfogliando le pagine.
  Come tutti i
visual novel, Divi-Dead non è un survival tout court dato che non contiene "azione" propriamente detta e non contempla l'eventualità che il protagonista muoia a partita in corso. Tuttavia il gioco possiede finali multipli e alcuni di questi significano morte nuda e cruda. Il finale dipende dalle scelte compiute dal player durante la partita, nella maggior parte dei casi dall'assistere o meno a certe specifiche sequenze. Purtroppo il gioco non avverte mai il player quando si è in presenza di eventi cruciali, quindi ottenere il finale desiderato è molto difficile.
  Anche la grafica di
Divi-Dead è tipica dei visual novel. Realizzata in stile "cartone animato" con tanto di dialoghi parlati (ma con pochissime sequenze animate vere e proprie, causa limiti tecnologici), per la maggior parte del tempo fa sfilare su sfondi semi-realistici pre-renderizzati personaggi in Piano Americano che conversano col protagonista. Quest'ultimo è privo di voce e non è praticamente mai ripreso dalla "telecamera", in quanto incarnato dal player. In presenza di situazioni clou o comunque fortemente d’impatto, i tableaux diventano più illustrativi e pittorici. Le rarissime volte che il protagonista compare nell'immagine, i suoi tratti somatici appaiono confusi e incerti per non disturbare l'identificazione da parte del player. Divi-Dead è ancora un tipico prodotto anni '90, giacché i visual novel post-2000 trattano quasi sempre il protagonista alla stregua degli altri personaggi (quindi col volto ben caratterizzato, benché non sempre dotato di voce) e disdegnano di adottare un unico punto di vista narrativo.
  La componente erotica in
Divi-Dead è rilevante, ma non occupa più del 10% dell'insieme. Inoltre è perfettamente funzionale alla trama, con scene di sesso collocate in punti narrativamente cruciali che prevedono un preciso crescendo emotivo. Nulla a che fare con la meccanicità e la pretestuosità tipiche della pornografia propriamente detta.

  Analisi

  Pur essendo un'opera tipicamente popolar-giapponese nella maniera di tratteggiare i personaggi e costruire intreccio e relativi colpi di scena, Divi-Dead è pienamente godibile anche da parte del pubblico occidentale grazie alla struttura da "horror spirituale" che sembra anticipare i film di M. Night Shyamalan (l'esordio hollywoodiano del regista, The Sixth Sense - Il sesto senso, è del 1999). Il miglior Shyamalan e i migliori visual novel orrorifici hanno in effetti parecchi tratti stilistici in comune: atmosfera plumbea carica di risvolti misteriosi e indefinibili; ritmo molto lento, ma punteggiato da inquietudini che mantengono elevata la tensione; colpo di scena finale che illumina di nuova luce tutto quanto è accaduto in precedenza. Ovviamente in Shyamalan e nei film di orrore metafisico non c'è traccia di sesso esplicito, però Divi-Dead sfrutta questa componente più o meno obbligata (i visual novel, tradizionalmente, non vendono se non contengono una certa dose di erotismo) in maniera funzionale, rinforzando il climax emotivo in punti narrativi cruciali, senza concessioni all'oscenità pornografica.
  Precisato ciò, qui si vuole provare a offrire un'interpretazione di
Divi-Dead piuttosto insolita, una lettura incentrata sulle dinamiche del masochismo.
  Come è ormai assodato grazie a Freud, "masochista" è sostanzialmente colui che non ha superato la fase orale della sessualità. Ovviamente sotto molti aspetti il punto di vista freudiano è oggidì superato, soprattutto per quanto riguarda le presunte affinità tra masochismo e sadismo. In realtà, come ha ampiamente dimostrato Gilles Deleuze (vd. in particolare
Il freddo e il crudele), il masochismo non ha nulla a che vedere con l'apatia sadiana, che presuppone l'abolizione dei sentimenti ed esalta un'impersonale sensualità dimostrativa. La caratteristica fondamentale del masochismo non è, come comunemente si crede, l'unione di piacere e dolore o la combinazione di colpa e punizione, ma un insieme di freddezza e teatralità, di denegazione e attesa, di sottomissione e rivincita, di umiliazione e rinascita.
  Qualcosa che consente una vittoria indiretta - ma non per questo meno effettiva - sull'autorità e la figura paterna.

  Nel masochismo assume importanza fondamentale l'aspetto formale ed estetico, in altre parole la ritualità. È perciò errato, spiega Deleuze, vedere nel masochista colui che ricerca l'umiliazione, la sconfitta e il dolore fisico.
  Il masochista non è uno stupido, tutt'altro. Il suo formalismo cerimoniale è un
escamotage per sottrarsi alla "legge" o almeno per non esserne vittima, un tentativo di trionfare mediante una strada indiretta. La sindrome masochistica non è incentrata sul legame tra piacere e dolore, né sulla sofferenza fisica vista in qualche modo come fonte di voluttà, bensì sulla consapevolezza che il dolore è una preparazione necessaria per potere in seguito provare piacere. La "legge" che impedisce al masochista di appagare il desiderio se non previa punizione è la stessa che in seguito non può negargli l'appagamento, avendo il soggetto già scontato la pena. Il masochista è "un insolente mediante ossequiosità, un ribelle tramite sottomissione".
  Come si può facilmente dedurre dall'analisi di Deleuze, nel rapporto sado-maso colui che detiene il potere non è dunque il soggetto masochizzante (quello che viene sbrigativamente ed erroneamente definito "sadico"), ma il masochista stesso. Il legame servo/padrone è regolato dall'allievo, dal subordinato, dal servo, il quale plasma, forma, educa il proprio padrone. Libertà e schiavitù non si escludono a vicenda, ma sono l'una la condizione per l'altra. La dipendenza è frutto di una libera scelta, e in fondo la libertà che scegliesse ancora la libertà al posto della schiavitù non potrebbe poi aspirare a un'alternativa alla sottomissione e finirebbe in nulla (vd. anche Nick Mansfield,
Masochism: The Art of Power).
  In Divi-Dead tutto ciò è palese. La trama presenta personaggi con caratteristiche masochistiche, fortemente passivi, che in un secondo momento si rivelano i principali motori della vicenda. Non si tratta di un banale capovolgimento di ruoli, come avviene nella maggior parte dei thriller più macchinosi dove il presunto innocente si rivela colpevole in seguito a colpi di scena del tutto gratuiti, bensì di una logica conseguenza delle premesse. I soggetti inizialmente passivi che in seguito assumono un ruolo attivo incarnano l'essenza del masochismo. Sono "schiavi" che educano e dominano i presunti "padroni" senza che questi se ne avvedano, entità che scelgono la sottomissione per poter successivamente trionfare sulla legge e l'autorità. Il tutto in un contesto estetico intriso di teatralità e ritualità.

  Il personaggio di Haruka è il più esplicito in questo senso. Molestata e tormentata da studenti teppisti cui non oppone altro che una quieta rassegnazione, è il soggetto-chiave che giostra la maggior parte degli eventi e riesce a spingere gli altri nella direzione da lei desiderata "grazie a" la sua passività anziché "nonostante". A un livello più sottile, la posizione del protagonista Ranmaru Hibikiya si rivela molto simile. Ranmaru non è masochista in senso letterale (anche se, a ben vedere, uno dei finali di Divi-Dead insinua parecchi dubbi in proposito...), ma è comunque profondamente passivo, sia per la sostanziale irresolutezza di carattere sia per l'aspetto erotico/sentimentale. Sono sempre le partner femminili a prendere l'iniziativa e l'unica volta che il ragazzo si fa avanti per primo il risultato è un netto rifiuto. Eppure al momento della resa dei conti Ranmaru si rivela, come Haruka, un personaggio-chiave che riesce a non farsi travolgere dagli intrighi altrui e a sopravvivere proprio in virtù della propria remissività. L'equivalente di un salice che piegandosi evita di venire abbattuto dalla bufera.
  L'ultima conferma sul masochismo trionfante è data dalla posizione del player.
Anche colui che gioca infatti riveste un ruolo fortemente passivo, a causa di un gameplay dove l'interazione è minima e gli sviluppi della
nove l sono spesso regolati da cause e motivazioni nient'affatto limpide. Per la maggior parte del tempo il player di Divi-Dead è obbligato a muoversi a tentoni, incapace di decifrare la topografia ideata dagli autori del gioco. E, in fondo, un'opera con scene di sesso non relega per forza di cose il fruitore in posizione subordinata, l'equivalente di un voyuer obbligato a guardare e non toccare? Ma questa sottomissione alla lunga premia il player, che abbandonandosi al flusso narrativo della vicenda e al gameplay "ritualistico" si ritrova gratificato con una splendida storia, forti emozioni e brividi di paura e angoscia indimenticabili.
  In tale contesto la componente erotica di
Divi-Dead, pur molto esplicita, dimostra di non possedere nulla di volgare o puramente exploitativ, in quanto l'atto sessuale è al servizio della trama, del ritmo, del respiro. Non si tratta di un caso: anche in letteratura le opere di Sacher-Masoch appaiono straordinariamente decenti se paragonate con l'oscenità sadiana. Tipico della sindrome masochistica è infatti il processo di desessualizzazione, che Gilles Deleuze descrive in modo acuto: l'umiliazione della figura autoritaria paterna e la celebrazione idealizzante di quella materna implicano che "la libido sia neutralizzata, diventi neutra, indifferente e spendibile". Per questo oggidì i visual novel erotico-orrorifici contano schiere di fans affezionati anche presso chi non è minimamente interessato alla pornografia e costituiscono un unicum affascinante del panorama videoludico.
  E a noi fans dell'orrore interattivo non resta che cadere docilmente ipnotizzati e sedotti quando gli intrecci di
Divi-Dead e opere consimili (Saya no Uta, Kyuuketsu Senki Vjedogonia, Kawarazaki-ke no Ichizoku 2... ) ci avvolgono nelle loro spire inesorabili.
 

Versioni

  Gioco solo per PC, come è lecito aspettarsi da un prodotto caratterizzato dall'elevato tasso di crudo orrore e sesso,
Divi-Dead è uno dei pochissimi
visual novel giapponesi ad aver goduto di una distribuzione in occidente. Onore condiviso con altri rinomati classici dell'oggidì defunta software house C's Ware: EVE Burst Error e Desire (opere non horror e dunque non incluse nel presente dizionario).
  La versione occidentale è tradotta in un inglese non sempre impeccabile.
  Titolo di culto, in occasione del decimo anniversario (2008)
Divi-Dead è stato omaggiato dai fans con la realizzazione di porting multilingua (in giapponese, inglese, francese, tedesco, spagnolo e italiano) per Sega Dreamcast e Sony PSP reperibili sul web.

 

 

 

- CD-Rom per Windows PC (1998)

- DVD per Windows PC solo giapponese (1999)

- cofanetto Millennium Box 2000 Vol. 2 per Windows PC solo giapponese (2000)

  

 

 

 

 

Marco "Night Walker" Montericcio                            

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